Lunedì 1° febbraio 2021
Presidenza del Presidente Michele PAIS
La seduta è aperta alle ore 17 e 24.
MELE ANNALISA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana dell'11 gennaio 2021 (95), che è approvato.
Congedi
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Daniele Secondo Cocco, Carla Cuccu, Domenico Gallus, Antonio Mundula, Francesco Mura, Gian Franco Satta, Giovanni Satta e Pierluigi Saiu hanno chiesto congedo per la seduta del 1° febbraio 2021.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Alfonso Marras e Giovanni Antonio Satta, con nota del 14 gennaio 2021, hanno reso noto di aver rassegnato le dimissioni dal Gruppo "Riformatori Sardi" e di aver aderito al Gruppo consiliare "Misto".
Comunico che il consigliere regionale Francesco Stara, già facente parte del Gruppo Progressisti, ha dichiarato con nota del 20 gennaio 2021 di aderire dalla medesima data al Gruppo UDC Cambiamo!
Comunico che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 7, 9, 17, 23, 28 e 30 luglio 2020, 4, 7, 21 e 27 agosto 2020, 4, 8, 17, 24, 25 e 30 settembre 2020, 8, 14, 23 e 28 ottobre 2020, 2, 5, 13, 18, 20, 27 e 28 novembre 2020 e 1°, 11, 18, 23, 28 e 31 dicembre 2020.
Comunico che in data 14 gennaio 2021 è stata presentata, primo firmatario onorevole Fancello, la "Richiesta di istituzione di una commissione speciale per l'individuazione di proposte per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per la durata di un mese", ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno.
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle interrogazioni numero 808, 809 (pervenute in data 14 gennaio 20 21), 605 (pervenuta in data 15 gennaio 2021), 774, 787 (pervenute in data 20 gennaio 2021), 156, 589, 608, 659, 667, 683, 684, 692, 704, 726, 749, 754, 757 (pervenute in data 22 gennaio 2021), 9, 37, 105, 319, 380, 486, 488, 509, 616, 635, 639, 640, 681, 753, 765, 776, 782 (pervenute in data 26 gennaio 2021).
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le proposte di legge numero 239, 241.
Annunzio di presentazione di disegno di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il disegno di legge numero 240.
Annunzio di interrogazioni
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
MELE ANNALISA, Segretaria. Sono pervenute le interrogazioni numero 835, 836, 837, 838, 839, 840, 841, 842, 843, 844, 845, 846, 847, 848, 849, 850, 851, 852, 853, 854, 855, 856, 857, 858, 859, 860.
Annunzio di mozioni
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
MELE ANNALISA, Segretaria. Sono state presentate le mozioni numero 388, 389, 390, 391, 392, 393, 394, 395, 396.
Discussione e approvazione della risoluzione della Commissione speciale per il riconoscimento del principio di insularità sulla necessità di agire presso le istituzioni europee per adeguare le norme in materia di aiuti concessi dagli Stati alle particolari esigenze delle regioni insulari e di avviare delle forme di cooperazione rafforzata con altre isole europee. (N. 3 (10 COM)) e del documento: "Commissione speciale per il riconoscimento del principio di insularità. Relazione annuale" (11/XVI/A) e approvazione di ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della risoluzione numero 3 e del Documento numero 11, è stata inoltre presentata da parte dei Capigruppo ed i membri della Commissione insularità una proposta di legge nazionale in merito al riconoscimento dei costi dell'insularità. Discuteremo unitamente tutti e tre i provvedimenti; il relatore avrà dieci minuti per l'illustrazione complessiva e poi gli interventi saranno di sei minuti per consigliere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dario Giagoni. Ne ha facoltà.
DARIO GIAGONI (Lega). Sull'ordine dei lavori. Siccome non funziona il sistema come è stato detto da lei in Capigruppo, per prenotarsi i colleghi come dovrebbero fare, alzare la mano?
Quindi, come finisce la presentazione del relatore di quelle che sono le proposte, i consiglieri alzano la mano, giusto?
PRESIDENTE. Esattamente.
Ha domandato di parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.
LAI EUGENIO (LEU). Presidente, su un tema naturalmente inerente l'ordine dei lavori di tutta la settimana, che non l'abbiamo trattato nella Conferenza dei Capigruppo. Abbiamo cioè stabilito il calendario dei lavori del Consiglio regionale dando quasi per assodato il fatto che tutte le altre Commissioni convocate naturalmente sono sconvocate a causa del Consiglio regionale, però naturalmente è giusto che lei lo ribadisca in Aula, anche per farlo sapere a tutti i consiglieri che non erano presenti.
PRESIDENTE. La comunicazione sarebbe arrivata ai Presidenti di Commissione i quali ovviamente l'avrebbero diramato a tutti i componenti.
Passiamo all'ordine del giorno della seduta.
Ha facoltà di parlare il consigliere Michele Cossa, relatore.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi), relatore. In realtà illustrare in un unico intervento i tre provvedimenti ha un senso forte, perché la proposta di legge nazionale che i Capigruppo hanno deciso di portare oggi in discussione davanti all'aula è il frutto del lavoro che la Commissione speciale per l'insularità ha svolto in questi mesi, un'attività che è stata fortemente segnata dalla pandemia, perché la Commissione ha iniziato praticamente ad operare a dicembre, ai primi di marzo c'è stato il lock down quindi una parte importante del lavoro della Commissione non si è potuto realizzare, perché nel programma di lavoro della Commissione c'era quello di stabilire una serie di rapporti a livello di Unione europea con la Commissione europea, col Parlamento Europeo, con il Comitato delle regioni e in particolare con il sottocomitato per le isole, con le isole europee, principalmente con quelle a noi più vicine con le quali abbiamo già da molti anni instaurato rapporti, cioè la Corsica, le Baleari e anche la Sicilia. Questo non è stato possibile e tutto fa pensare che non sarà possibile ancora per molto tempo, quindi è chiaro che la Commissione lavorerà ancora, non siamo in grado di stabilire quanto, a regime ridotto. Eppure nonostante questo la Commissione ha prodotto una grande mole di lavoro che potete vedere nel testo integrale della relazione, che sono circa oltre 400 pagine che verranno, grazie alla disponibilità della Presidenza del Consiglio, verranno trasfuse in un volumetto che verrà consegnato poi a tutti i Consiglieri, a tutti quelli che avranno interesse ad affrontare il tema. Relazione nella quale sono riportati naturalmente i verbali delle sedute delle audizioni, ma anche tutti i documenti che la Commissione ha acquisito. Alcuni di questi documenti, tutti documenti importanti, ma alcuni sono particolarmente significativi, in particolare io vorrei citare la ricerca dell'istituto Bruno Leoni, che per la prima volta quantifica il deficit di PIL che deriva dalla insularità, una condizione diversa che pone la Sardegna in una condizione diversa per esempio rispetto alla Sicilia, che come sapete è più prossima allo zoccolo continentale italiano di quanto non sia la Sardegna, che incide sulla sul mercato interno, perché il mercato interno è molto limitato e quindi questo comporta una bassa domanda. E l'economia insulare si caratterizza per l'altro elemento della sua fragilità rispetto agli shock esogeni, e uno shock esogeno importante lo stiamo vivendo proprio in questo momento perché la pandemia è un tipico shock esterno che sta colpendo l'economia sarda, purtroppo ce ne accorgeremo nei prossimi mesi in maniera molto più pesante di quanto non accada alle altre economie. L'Istituto Bruno Leoni, utilizzando una serie di parametri economici, e prendendo come base di dati il PIL pro capite in relazione alla specifica composizione dell'economia sarda, i dati sugli investimenti di capitale umano e in particolare sul sistema educativo, e i dati dello SVIMEZ 2019, gli ultimi dati disponibili sulla dotazione infrastrutturale, vi ripeto il testo integrale della ricerca è a disposizione dei colleghi anche nel sito della del Consiglio regionale, hanno quantificato, e si tratta di una stima media perché la forchetta parte da 3500 euro pro-capite per arrivare a 7500 euro pro-capite, secondo l'Istituto Bruno Leoni una valutazione intermedia di 5700 euro pro-capite è una stima attendibile, hanno ripeto quantificato in questa somma il deficit di PIL che deriva dal semplice fatto che la Sardegna si trova nella condizione insulare, diversa rispetto ripeto alla Sicilia che è più vicina al continente, e che significa, per darvi un parametro di riferimento, che il PIL pro capite medio sardo era di 21.000 euro nel 2020, voi pensate quanto incide 5700 euro. Quindi una percentuale enorme che in cifra globale significano oltre 9 miliardi di euro l'anno. Da questa considerazione, che badate è centrale, io vorrei soffermarmi un attimo e chiedere l'attenzione anche dei colleghi su questo. Questo differenziale di PIL dobbiamo sempre averlo in mente, perché deve essere la base di ragionamento non soltanto del lavoro del Consiglio, della Commissione naturalmente come è stato, e del Consiglio, ma anche della Giunta regionale di questa che c'è adesso e di quelle che verranno, perché il vero dramma nostro della nostra isola è questo, una situazione di una condizione di partenza sperequata, di cui lo Stato deve assolutamente tener conto. Da qui nasce la proposta di legge, ringrazio i Capigruppo, che hanno accolto la proposta di legge della Commissione, un po' facendo anche un atto di fiducia nei confronti della Commissione, di questo naturalmente li ringrazio a nome di tutti i colleghi, che introduce partendo dalla cifra di 5700 euro all'anno un obbligo per lo Stato, che naturalmente dovrà essere negoziato ovviamente, di tenere conto di questo e di stanziare le risorse che servono per consentire alla Sardegna di recuperare questo gap, a partire dal gap infrastrutturale. Un elemento di questo noi lo troviamo anche nella recente modifica approvata in sede di legge finanziaria nazionale a fine dicembre dell'anno scorso di modifica della legge numero 42 del 2009, che contiene il fondo rotativo per la perequazione della dotazione infrastrutturale del Meridione. Io credo che la Regione, onorevoli assessori, debba quando andrà a trattare di questo con il Governo, debba avere ben presente il dato di 9 miliardi di euro di deficit di PIL. Quindi la proposta di legge va letta in parallelo con la riforma costituzionale che è stata approvata dalla Commissione affari costituzionali del Senato e che adesso andrà in Aula, e deve essere letta come anticipazione di una parte degli effetti della proposta di legge della riforma costituzionale. E dicevo un occhio bisogna anche tenere alla modifica della legge 42 del 2006, che riguarda i fondi per il recupero del deficit infrastrutturale del Mezzogiorno. L'altro capitolo che viene affrontato nella relazione e che è oggetto di un ordine del giorno, che è stato sottoscritto dai componenti della Commissione, riguarda l'obiettivo della realizzazione della macroregione del Mediterraneo occidentale, un processo in cui la Sardegna non può che essere capofila e protagonista, perché è tra i soggetti promotori dell'accordo IMEDOC, che risale ormai al 1995. Rammento all'Aula che la macro Regione non è una nuova sovrastruttura istituzionale, ma è una strategia europea molto valorizzata dall'Europa, sono già state create quattro macro regioni, c'è un buco nel Mediterraneo occidentale che noi dobbiamo cercare di colmare, una strategia europea per creare le sinergie che occorrono per affrontare e risolvere problemi comuni a partire naturalmente da uno dei problemi che noi sentiamo più di tutti gli altri, che è quello dei trasporti. All'attenzione del Consiglio c'è oggi anche una Risoluzione che la Commissione ha approvato il 6 febbraio del 2020, quindi tra i primi atti, circa un anno fa, che riguarda le norme sugli aiuti di Stato, perché è paradossale che le regioni più depresse vedano applicate la medesima normativa in materia di aiuti di Stato che si applicano in Baviera e nelle ricche regioni del nord Italia e del triangolo economico europeo, cioè la Sardegna, che è al centosettantasettesimo su 244 regioni d'Europa, quindi è sicuramente nella fascia bassa, non può legiferare per sostenere determinati settori o determinati interventi economici, adesso la pandemia ha permesso di fare molte eccezioni, ma quando si tornerà al regime normale noi ci troveremo con il medesimo quadro normativo. La Risoluzione è stata adottata, ripeto, nel periodo pre-pandemia, però il tema è attuale, e la Risoluzione fa voti affinché la Giunta regionale, il Presidente della Regione e la Giunta regionale possano agire a livello comunitario, anche attraverso il Governo, perché si applichino i requisiti derogatori di cui all'articolo 107, paragrafo terzo, del trattato per il funzionamento dell'Unione europea. Onorevoli colleghi, i tempi ristretti mi consigliano di arrivare rapidamente alla conclusione, e non posso concludere senza fare alcuni ringraziamenti: al Presidente del Consiglio Pais, che ha sempre sostenuto il lavoro della Commissione, anche autorizzando la stampa del volume di cui ho parlato, della relazione di cui ho parlato in apertura; tutti indistintamente i colleghi che fanno parte della Commissione speciale, che hanno permesso alla Commissione speciale di lavorare sempre in un clima di collaborazione e di coesione, non di sovrapposizione di vedute, ma di finalizzazione del lavoro a risultati utili, e da questo punto di vista la proposta di legge nazionale ordinaria che noi abbiamo oggi all'attenzione è un esempio importante perché ci abbiamo lavorato, ci siamo confrontati, abbiamo raccolto i pareri di tutti e siamo arrivati a un testo condiviso, che speriamo possa essere condiviso anche dall'Aula. Vorrei nominarli uno per uno, perché si tratta dei colleghi Dario Giagoni, Giovanni Satta, Giuseppe Meloni, Roberto Caredda, Francesco Agus, l'onorevole Gian Filippo Sechi, a cui poi è subentrato l'onorevole Peru, l'onorevole Nico Mundula, l'onorevole Eugenio Lai, l'onorevole Roberto Li Gioi e l'onorevole Angelo Cocciu. Un ringraziamento anche alla struttura del Consiglio, in particolare alla dottoressa Silvia Pintus e al dottor Gianfranco Cocco, e permettetemi, in chiusura di questo intervento, di rivolgere un pensiero anche a Roberto Frongia, che era presidente del comitato promotore per il referendum per l'insularità, con cui personalmente ho lavorato fianco a fianco su questo tema per gli ultimi tre anni della sua vita, e se oggi arriviamo a questo momento e, come io spero, con la collaborazione di tutto il Consiglio e con tutto il supporto che si potrà dare alla Giunta regionale, ma soprattutto il pezzo che vorrà fare il Consiglio regionale, se otterremo come io spero dei risultati questo sarà anche grazie al grande lavoro che Roberto e il comitato hanno fatto per ottenere questi risultati. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Cossa.
È iscritto a parlare il consigliere Ignazio Manca. Ne ha facoltà.
Ricordo ai colleghi che si possono prenotare durante l'intervento dell'onorevole Manca.
MANCA IGNAZIO (LEGA). Grazie Presidente, onorevole Giunta, colleghi. L'odierna seduta consiliare vuole essere un momento di rivendicazione collettiva del popolo sardo in nome della coesione nazionale e del diritto ad avere pari opportunità non solo rispetto a connazionali, ma al resto dei cittadini europei. La lunga battaglia che ha visto come ispiratori gli amici Riformatori ha di recente trovato accoglimento presso la prima Commissione affari costituzionali del Senato con l'approvazione dell'articolo 1 del disegno di legge costituzionale, ad iniziativa popolare, con la modifica all'articolo 119 della Costituzione e l'inserimento della frase "la Repubblica riconosce le peculiarità delle isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità". In pratica, viene riespresso sulla carta quel principio consacrato dai costituenti fin dal 1948, e successivamente espunto nel 2001 e sostituito con l'articolo 119 comma terzo. Il riconoscimento definitivo rappresenterà un atto di giustizia e di equità sociale per uno Stato-Regione come la Sardegna che paga da tempo a duro prezzo la sua condizione di insularità, ancor di più aggravata dall'atavica depressione meridionale. È sufficiente evocare due soli indicatori, la scarsa natalità e il tasso di disoccupazione giovanile per annoverare l'isola tra le regioni in maggiore affanno non solo su base nazionale, ma addirittura europea. Faccio questa premessa per evidenziare come l'argomento di cui oggi si dibatte non contenga solamente rivendicazioni storiche, culturali e sociali, ma soprattutto rivendicazioni economiche per ciascun cittadino sardo, sorvolo sul costo dell'insularità già illustrato dal collega Cossa. È notorio che la condizione di insularità di norma costituisca un freno allo sviluppo perché rende oggettivamente più difficoltosa la circolazione di persone, merci e servizi, circolazione che peraltro rappresenta il fondamento dell'Unione europea, la quale presuppone e garantisce la libera circolazione delle persone, dei beni, dei capitali e dei servizi all'interno del proprio perimetro. Dunque, non pare un caso che la Sardegna abbia il PIL pro capite tra i più bassi d'Italia conseguito attraverso un'economia incentrata soprattutto sul settore dell'agricoltura, del turismo e dei servizi, con un'incidenza piuttosto bassa, soprattutto se rapportata alla media nazionale dell'industria. È evidente infatti che l'insularità, limitando e diminuendo i benefici degli scambi con il mercato nazionale ed internazionale, abbia contribuito in modo determinante a configurare tale assetto economico. Le distanze determinate dall'insularità, infatti, comportano maggiori costi sia di beni prodotti in loco che di quelli importanti, e ciò porta ad una riduzione delle dimensioni dei mercati, e la riduzione di questi ultimi porta alla riduzione della domanda. La normativa nazionale, come è noto, è intervenuta inizialmente per riequilibrare tale situazione riconoscendo alla Regione Sardegna uno Statuto autonomo, tuttavia con l'adesione dello Stato italiano dapprima alla CEE e poi all'Unione europea, è l'impianto normativo comunitario, soprattutto in materia concorrenziale, quello che incide maggiormente sulle possibili politiche volte ad eliminare o ridurre il gap determinato dall'insularità. Va precisato che l'Unione europea è pienamente consapevole delle notevoli disomogeneità presenti sul suo territorio e cerca di promuovere apposite politiche di coesione finalizzate a rimuoverle citando espressamente le regioni insulari. Tuttavia le azioni finora adottate prevedono strumenti destinati in generale alle regioni più svantaggiate, ma nessuno specifico per le sole regioni insulari. Tale discrasia ha portato ad un dibattito crescente culminato poi in un documento comune sottoscritto da Sardegna, Corsica e Baleari e promosso davanti ai rispettivi Stati membri e alle istituzioni europee volte a promuovere il riconoscimento delle loro specificità isolane, finalizzato ad ottenere misure di compensazione e mitigazione degli svantaggi legati all'insularità. In attesa che si completi l'iter di modifica della Carta costituzionale e che la Commissione europea accolga le richieste già formulate dal Parlamento europeo si possono ipotizzare alcuni interventi volti a ridurre il gap determinato dall'insularità. Un primo intervento potrebbe essere quello di utilizzare i fondi erogati dall'Unione europea in sede di politiche di coesione per colmare i gap infrastrutturali, soprattutto quelli tecnologici e quelli del capitale umano. Un secondo intervento dovrebbe essere quello di favorire politiche di innovazione poiché l'economia digitale aiuta ora a superare i problemi storici inerenti alla qualità del capitale umano e le dimensioni dei mercati. Una terza linea di intervento potrebbe essere quella di introdurre aree con una fiscalità di vantaggio, già sperimentate con successo nel Regno Unito e in numerosi altri contesti, non da ultimo le stesse potrebbero contribuire in maniera significativa anche al contenimento del fenomeno dello spopolamento che investe da tempo l'Isola.
In conclusione, come disse il compianto Roberto Frongia, presidente del comitato promotore, basta assistenzialismo ed elemosine di Stato, anche ai cittadini sardi sia riconosciuto il diritto di cittadinanza e punti di partenza uguali al resto del Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Talanas. Ne ha facoltà.
TALANAS GIUSEPPE (FI). Ho letto con genuina attenzione i passaggi fondamentali della risoluzione numero 3, della prefazione della relazione annuale della Commissione speciale per il riconoscimento del principio di insularità. L'ho fatto sia da consigliere e ancor più da Presidente della quarta Commissione competente anche in materia di trasporti. Già a fine Ottocento avevano caratterizzato l'azione politica i due grandi parlamentari dell'allora Regno d'Italia, il deputato Giorgio Asproni e il senatore Giuseppe Musio, eminenti rappresentanti del territorio dal quale provengo, il Nuorese, una provincia sempre più depressa, oggi più che mai un'isola nell'isola. Molto attenti verso le problematiche che da sempre affliggono regioni come la Sardegna, Asproni fu inoltre promotore di un progetto che chiamò Lega delle Isole che si fondava sulla consapevolezza che le isole hanno le peculiarità proprie che le differenziano dalla terraferma, più specificatamente quelle sarde, quali quelle relative ai trasporti ferroviari, allo spopolamento, al fisco. Per questo non posso che esprimere massima soddisfazione e plauso per il percorso che la Commissione presieduta dal collega consigliere Michele Cossa sta portando avanti.
L'inserimento della frase "La Repubblica riconosce le peculiarità delle isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dalla insularità nell'articolo 119 della Costituzione", avvenuto il 20 di ottobre scorso durante i lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato, è indubbiamente un risultato importante ottenuto grazie all'attività della nostra Commissione speciale e di fatto il primo vero passaggio legislativo per riconoscere la condizione di insularità quale diritto inalienabile dei sardi. La condizione di insularità e il suo riconoscimento ci offrono oggi un'occasione storica, indispensabile per trovare soluzione ai problemi che da sempre gravano sulla Sardegna. È indubbiamente una forte spinta propulsiva politica di altissimo livello che ci aiuterà a preservare la nostra storia, le nostre radici, le nostre tradizioni, i nostri secolari codici. Abbiamo estremamente bisogno di questa spinta perché nonostante i concordati comunitari e internazionali, cito solo l'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea che riserva testualmente attenzione particolare alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali, quali le regioni insulari. La Sardegna, incomprensibilmente, continua ad avere uno svantaggio infrastrutturale e strutturale che si concretizza in danni di carattere sociale, economico e culturale. Svantaggio che si traduce in costi veri, reali, risorse in meno nelle tasche di ognuno di noi, la condizione insulare equivale infatti, così come ha detto Michele Cossa, a una tassa vera e propria stimata annualmente in circa 5700 euro pro capite che grava su ogni cittadino sardo, ridotta dimensione del mercato interno, distanza dal continente e difficoltà nella circolazione di merci e persone sono i principali motivi. Perciò, ripeto, il produttivo passaggio nella Commissione senatoriale riveste grande importanza, ma se ai concetti ben enunciati, se alle parole ben scritte e ben pronunciate non seguono poi reali intenzioni e applicazioni in atti di programmazione governativa, rimarranno ancora una volta e chissà per quanto tempo ancora fermi al palo e non riusciremo più a riequilibrare il forte gap strutturale. Infatti malgrado una sufficiente e frettolosa retromarcia dell'ultima ora nel Piano per l'utilizzo dei fondi legati al Recovery fund, il Governo ha dimenticato la Sardegna almeno per quanto riguarda lo sviluppo delle infrastrutture. Niente fondi o pochissimi per strade, porti, ferrovie. Scorrendo infatti le 125 pagine del dossier elaborato dal Governo con i progetti d'impiego dei 196 miliardi di euro previsti dal piano, gli stanziamenti per l'isola riguarderebbero solo sviluppo energetico con la realizzazione di nuovi impianti per l'energia rinnovabile. Non sarebbero contemplati nemmeno gli interventi per la messa in sicurezza per mitigare il rischio idrogeologico. Su questi, visti gli ultimi accadimenti disastrosi che hanno colpito diverse aree dell'isola, la Regione ha elaborato un piano di proposta contando proprio sui fondi del Recovery Fund. Le scelte politiche calate dall'alto, e mi avvio alla conclusione Presidente, che non tengono conto della conoscenza specifica di tempo e di luogo, raramente hanno successo, spesso non raggiungono nemmeno risultati duraturi o addirittura ostacolano la crescita di lungo periodo delle regioni depresse. Al contrario, azioni concepite e sviluppate sul territorio hanno maggiori probabilità di cogliere le reali caratteristiche di forza e determinare una crescita più sostenuta e duratura. Verso questo traguardo dobbiamo indirizzare quindi la nostra azione politica favorendo la creazione di un ambiente adatto alle nostre caratteristiche, sviluppo delle infrastrutture dove individui e imprese possano creare e prosperare, migliorando la condizione economica complessiva della nostra Isola.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.
LAI EUGENIO (LEU). Dico subito che come gruppo LEU voteremo a favore di queste proposte, lo faremo con la convinzione che abbiamo avuto all'interno della Commissione competente, che mi ha visto, come dicevo, e ci ha visto protagonisti senza distinzioni politiche e partitiche, ma con un solo obiettivo, provare a mettere al centro i problemi reali della Sardegna. Allora io credo che il lavoro di questa Commissione è stato anche difficile, complicato, anche ostacolato così come tutte le attività normali dal problema della pandemia che abbiamo in corso e abbiamo provato a superarlo anche grazie alla disponibilità da parte di tutti gli attori che sono stati partecipi della discussione. È emersa, alla fine dei lavori, una proposta di legge nazionale unitaria, unitaria che è stata sottoscritta da tutte le forze politiche e allora oggi dovrebbe essere solo una giornata di festa perché naturalmente ci siamo riuniti in un unico interesse generale che è quello della Regione Sardegna per provare a superare il gap infrastrutturale dell'insularità che ci ha sempre contraddistinto anche per le nostre ragioni orografiche. Però badate, questo deve essere solo un punto di partenza, come ho ripetuto più volte anche all'interno della Commissione, perché se si pensa che il riconoscimento dell'insularità da solo sia il risultato finale di un percorso si sbaglia, dal mio punto di vista. L'insularità e il tema dell'insularità deve essere il contenitore di una serie di proposte, di una serie di temi che devono vedere questo Consiglio regionale protagonista nella discussione. E allora quali temi inserire?
Di certo non solo ed esclusivamente la questione economica, perché la storia ci ha detto che non so se siano poche o molte le risorse che sono arrivate alla nostra terra, di sicuro talvolta sono state spese male e allora dobbiamo provare a studiare, ritrovare quel senso di unità che ha visto la Commissione insularità esprimere proposte su tutti gli altri temi. Allora, poc'anzi ho sentito il Presidente della Commissione trasporti, ma allora mi chiedo quante volte la Commissione trasporti si è confrontata sul tema della continuità territoriale in questa legislatura. Qual è l'idea che l'attuale maggioranza ha dei trasporti per superare il gap infrastrutturale, e allora qual è il tema che si pone all'interno della finanziaria regionale che ancora oggi non è arrivata in questo Consiglio regionale per provare ad incidere su quelle macro linee che la Commissione insularità ha trattato. Ancora. Ho sentito il tema del Recovery Fund, Presidente, che è un tema importante e dirimente per quest'Aula, perché alcuni consiglieri lo citano più volte, però io li sfiderei anche all'interno di questo dibattito anche oggi a sapere e a capire da loro quali sono i progetti che la Giunta regionale ha presentato al Governo. Io sono sicuro che anche molti consiglieri di maggioranza non conoscono le proposte che la Giunta regionale ha annunciato di aver fatto al Governo, e questi sono elementi strategici da inserire all'interno di questo contenitore, che sicuramente non possono essere esclusivamente la risposta al problema economico che abbiamo in corso, però sono un elemento di superamento della crisi finanziaria di tante piccole aziende e sono un elemento di programmazione per la nostra regione. Quindi voteremo a favore del contenitore, voteremo a favore della rivendicazione unitaria, di una vertenza unitaria che deve vedere tutte le forze politiche attente alle esigenze della nostra Isola, però chiediamo allo stesso tempo la stessa attenzione e la stessa abnegazione al lavoro, al confronto, al tentativo di risoluzione dei problemi su tutti gli altri temi che devono essere i contenuti di questo contenitore generale, che da solo non risolve i problemi dei sardi, perché sappiamo benissimo che il problema dell'insularità si risolve sia con più risorse economiche, sia con idee chiare che questa Isola deve provare ad avere su tutti su tutti i macrotemi e si risolve anche con un lavoro serio che questo Consiglio regionale deve provare a portare avanti. Quindi, Presidente e colleghi, voteremo certamente a favore, e lo ribadisco, però iniziamo anche a confrontarci sugli altri temi che possono diventare il contenuto di questo grande contenitore generale, perché è anche ora di smettere di piangerci addosso e di chiedere solo risorse ma anche provare ad alzare l'asticella, perché il problema dell'insularità non sono solo economici ma sono anche normativi, e quindi questo Consiglio regionale deve dimostrare di essere all'altezza dei problemi che i sardi e la Sardegna stanno vivendo in questa fase.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Roberto Li Gioi. Ne ha facoltà.
LI GIOI ROBERTO (M5S). Parlare di insularità e del percorso che stiamo portando avanti per il suo riconoscimento all'interno della Costituzione attraverso una proposta di legge nazionale di iniziativa regionale, rende ancora più nobile la seduta statutaria odierna, la impreziosisce ammantandola di una splendida veste identitaria, di uno di quei costumi delle nostre donne sarde che fanno strabuzzare gli occhi ai turisti di tutto il mondo, perché il concetto di insularità è qualcosa che abbiamo dentro sin da quando siamo concepiti, fa parte del nostro DNA, è il nostro DNA. Ecco perché quando mi è stato proposto di far parte della Commissione ho accettato con entusiasmo e convinzione di dare il mio piccolo contributo a questa battaglia campale, che ci vede tutti uniti, senza alcuna distinzione. A qualcuno l'obiettivo può apparire un sogno irrealizzabile, una chimera cui approcciarsi con spirito avventuroso nella consapevolezza della sua irrealizzabilità, a chi la pensa così mi sento di rispondere a nome di tutto il Consiglio che sono i sogni che spingono l'uomo ad evolversi, abbandonando al suo destino chi preferisce vivere senza.
Oggi è una giornata storica per la nostra regione, questo Consiglio licenzierà all'unanimità una legge che apre la strada maestra affinché l'insularità che ci contraddistingue sia finalmente un volano per il nostro futuro, quello dei nostri figli e dei nostri nipoti. Siamo consapevoli che saranno necessari tanti passaggi parlamentari, ma siamo altresì consci e orgogliosi di porre tutti insieme la pietra miliare su cui costruire il riscatto dell'isola di Sardegna. Arriviamo a questo fondamentale momento dopo un tragitto virtuoso che ha portato la Commissione a fare propri pensieri, concetti, idee e proposte di personalità di altissimo profilo, che hanno scritto la storia istituzionale della Regione Sarda. Abbiamo analizzato tutti gli aspetti del concetto di insularità che vogliamo sia inserito a pieno titolo nella Costituzione, scoprendo che la stessa, se supportata nella sua pienezza, non è un handicap ma al contrario una qualità dal valore inestimabile. Abbiamo scoperto la differenza tra periferia e discontinuità, abbiamo capito che non è auspicabile continuare a chiedere risorse a pioggia piangendoci addosso, ma è preferibile ottenere un nuovo sistema che si basi proprio sul riconoscimento dello status di isola, un obiettivo ambizioso che ci vede compatti nell'alzare educatamente la voce, un sogno da realizzare, perché insularità fa rima con sardità, perché la nostra epopea millenaria non è uguale al mondo, perché non stiamo chiedendo nulla che non ci spetta, e abbiamo trovato il modo migliore per chiederlo. Oggi scriviamo una tappa cruciale verso l'approdo ad una nuova dimensione della nostra terra, quell'isola che non c'è, al centro del Mediterraneo, crocevia di popoli e bastimenti, per alcuni Atlantide e per tutti Ichnusa, quell'isola che c'è, continente senza tempo, geloso come nessuno della sua impareggiabile identità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Emanuele Cera. Ne ha facoltà.
CERA EMANUELE (FI). L'espressione insularità racchiude in sé le molte tematiche in cui si articola oggi una questione sarda che forse è la più grande incompiuta dall'Unità d'Italia ad oggi, su questa battaglia vorrei che si continuasse nel percorso che va oltre le ordinarie dispute della politica e il gioco delle parti, e che fossimo capaci di attuare quell'unità grazie alla quale si possono perseguire obiettivi ambiziosi, in mancanza di ciò, lo abbiamo visto, perfino ciò che è ha a portata di mano rischia di sfuggire.
Pur nella sua tragicità il momento che stiamo attraversando dimostra quello che più volte è stato accennato: essere un'isola potrebbe diventare un giorno un punto di forza, non più un limite o una debolezza. Affinché questo avvenga, però, occorre che questo fattore venga preso in debita considerazione dalla politica sovraordinata. Bene ha fatto questo Consiglio a inquadrare due fronti, quello nazionale e quello europeo, e proprio su quest'ultimo si concentrano la risoluzione, l'ordine del giorno e la proposta di legge che la Commissione speciale e la Conferenza dei Capigruppo propongo all'Aula per l'approvazione.
Non partiamo da zero, ricordo le azioni della Sardegna in seno alla Commissione isole dell'Unione europea, ricordo ancora la vittoria quando ottenemmo il riconoscimento tra le regioni di transizione che mise al riparo le risorse anche dopo l'uscita dal vecchio Obiettivo 1, nel quale siamo ritornati nella scorsa legislatura. I nostri alleati in questa battaglia lo dicono i numeri, in Europa le regioni insulari hanno il 3 per cento della popolazione, quasi 15 milioni di persone, la nostra forza dipende dalle esigenze di unire le forze dentro e fuori dai confini dell'Isola, così come si evince dall'ordine del giorno, e di vedere riconosciute finalmente le necessarie risorse che ci facciano riequilibrare gli svantaggi derivanti dalla situazione di insularità. Trasporti, fiscalità di vantaggio e infrastrutture sono i tre assi principali sui quali dobbiamo agire insieme, su questi diversi aspetti abbiamo vissuto delle battaglie appassionanti e anche ottenuto dei risultati importanti, come ad esempio la revisione dell'articolo 10 dello Statuto che consentì di stabilizzare il taglio dell'IRAP del 70 per cento nella nostra Isola. A più riprese la Sardegna ha dimostrato coraggio e capacità di portare avanti battaglie che hanno determinato effetti concreti nel nostro tessuto sociale, ecco, ora bisogna ergere questo spirito a paradigma della nostra azione politica, riunire sotto un'unica bandiera queste battaglie. Noi ci siamo sempre stati, al di là delle maggioranze che si sono alternate a Roma, e siamo pronti ancora una volta a fare la nostra parte: questa non è la battaglia di un Presidente e della sua maggioranza ma è la battaglia di tutti e di ciascuno, una battaglia che non ammette diserzioni, perché è il principio di una nuova autonomia, quella di ogni sardo di poter realizzare la propria persona, di poter competere alla pari, con gli stessi diritti dei fratelli italiani e dei concittadini europei. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI GIUSEPPE (PD). Oggi nella seduta statutaria, è stato detto, siamo chiamati ad approvare in particolare un importante proposta di legge nazionale, che come ha detto giustamente il collega Lai deve segnare un punto di partenza, non certamente un punto di arrivo rispetto a questa battaglia sacrosanta per i sardi. La discussione verte su tre documenti in particolare che vengano trattati in questa seduta. Il primo è la risoluzione che è stata presentata a febbraio del 2020, poi la proposta di legge nazionale e poi l'ordine del giorno appunto che ci accingeremo ad approvare immagino in coda alla discussione. Per quanto riguarda la risoluzione, io vorrei ricordare che venne approvata in un momento particolarmente caldo, diciamo così, per quanto riguarda proprio uno dei temi cruciali nei quali si sviluppa, con tutta la sua crudeltà il problema della discontinuità territoriale della Sardegna. Era il periodo, che peraltro non è finito purtroppo, della crisi della continuità territoriale rispetto a un atteggiamento dell'Europa che non è esattamente in linea con quelle che sono le richieste della Sardegna. Noi per la verità iniziamo questa legislatura con una polemica su quel tema, forse una polemica che non è mai chiusa, perché riteniamo che sia stato commesso un grave errore nel momento in cui l'attuale Amministrazione regionale ha deciso di non proseguire quella battaglia che andava fatta rispetto a quei bandi. E ancora oggi mi chiedo, mi dispiace che sia assente l'Assessore dei trasporti, perché un tema così importante avrebbe richiesto la sua presenza, mi chiedo cosa ne sarà della continuità territoriale dei sardi, sia quella aerea, che quella marittima, in una situazione, in un contesto dove, a un anno di distanza, permane e si aggrava una situazione dove abbiamo la compagnia aerea e marittima che svolgono, o che svolgevano, una, per meglio dire, il servizio di continuità territoriale, fallite o in fallimento. Ecco in una situazione del genere, con la continuità territoriale a rischio, io credo che noi avremmo e da oggi in poi dovremmo e dobbiamo fare di più. Perché, entro subito nel concreto e non mi attardo nelle valutazioni che sono state ben esposte dai colleghi che mi hanno preceduto? Perché vorrei andare subito ad aggredire quello che è un esempio pratico di provvedimenti che anche questo Consiglio regionale, poi vedremo cosa farà il Parlamento. Dovremo lavorare perché il Parlamento nazionale, tutti speriamo che possa continuare questa legislatura, possa fare in modo che venga portata avanti quella proposta, però poi dobbiamo riempirla di contenuti, come giustamente ha detto il collega Eugenio Lai, e per poterla riempire di contenuti abbiamo necessità di continuare possibilmente il lavoro che è stato fatto con il nostro apporto, è stato riconosciuto, leale, e insomma io credo di poter dire importante, continuare quel lavoro che serva a dare gambe a quello che noi ci proponiamo come obiettivi in questi provvedimenti. Per fare in modo che possa essere fatto questo occorre però che noi siamo messi nelle condizioni di poter lavorare, almeno quanto è stato fatto con i lavori della Commissione. Perché sia per quanto riguarda il recovery fund, sia per quanto riguarda la questione dei trasporti, sia per quanto riguarda la questione delle infrastrutture, noi purtroppo lamentiamo che siamo completamente esclusi da quelle che sono, se ci sono, io spero che almeno ci siano, le interlocuzioni fra di voi con il Governo nazionale e con l'Europa, mi viene ancora una volta da citare per esempio la questione appunto della continuità territoriale, rispetto a tutti questi temi. Si legge di tutto, si legge di più, e vi leggiamo soprattutto quando non perdete l'occasione per attaccare il governo centrale nel solito teatrino del quale tutti ormai sono stanchi.
I sardi chiedono delle risposte concrete e noi abbiamo il diritto dovere di doverle dare e siamo disponibili a collaborare come abbiamo fatto per i lavori di questa Commissione, e come faremo responsabilmente anche oggi, purché ci mettiate nelle condizioni di poter offrire questo apporto. E allora su temi cos�� importanti che poi sono il contenuto di quello che oggi andiamo a prevedere come contenitore, io credo che voi dobbiate fare di più, noi siamo disponibili a continuare a lavorare nell'interesse dei sardi, però voi ci dovete mettere nelle condizioni di poter lavorare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Presidente, intanto ho ascoltato con piacere e poi ho anche letto i documenti presentati in particolar modo quelli che non attengono a relazioni, o comunque allegati che già erano stati oggetto di discussione come i resoconti consiliari, ma più che altro quelli citati nei punti salienti dall'onorevole Cossa, che purtroppo è stato ascoltato poco anche dai banchi della maggioranza devo dire la verità, in relazione ad alcuni aspetti di dati che sono riportati non solo nella relazione, anche se a grandi linee, ma in particolare in altri atti allegati. Vi sono però alcune questioni sulle quali si sono soffermati altri colleghi, e cioè nessuno nega che la proposta in esame sia una proposta che va nella direzione di un interesse più generale per la Sardegna e per i sardi, ed è molto interessante anche quell'aspetto che è stato ribadito dall'onorevole Cossa, e presente nella sua relazione, sia riguardo al Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale, sia in relazione alla micro regione del Mediterraneo occidentale, che sono degli elementi come dire strategici in termini di sviluppo futuro e anche di relazioni internazionali che, anche nella relazione viene detto, non possono esaurirsi solo nell'ambito delle isole citate, ma debbano invece essere estesi i confini di questa macroregione, e perché no questa Macroregione debba anche interloquire con i Paesi del Nordafrica in termini di relazioni, e cioè essere la porta dell'Europa nelle relazioni transfrontaliere con i nostri vicini della sponda sud del Mediterraneo. Almeno noi tutti pensiamo che nel nell'idea dell'onorevole Cossa, anche se non esplicitata in questo modo, questa possa essere una delle chiavi di volta per quanto riguarda gli indirizzi futuri. Ma il vero tema è, anche in relazione per alcuni per quanto solo schematici richiami a processi di sviluppo, tematiche relative allo sviluppo, sono quelle dell'aggressione ad alcuni elementi che sono slegati da aspetti strettamente connessi dall'essere circondati dal mare e che potrebbero però essere già aggrediti, almeno da un punto di vista di idee strategiche. E cioè mi riferisco a quello sul piano infrastrutturale, che non �� solo fatto da infrastrutture materiali, ma anche da infrastrutture umane, cioè di risorse umane in termini di valorizzazione, che è un altro tema. Alla debolezza in termini di infrastrutture materiali uniamo la debolezza per un impoverimento costante, perché perdiamo professionalità, idee, soprattutto giovani, e cioè persone, che vanno a dare quel loro contributo di idee e di professionalità in altri Paesi dell'Europa e del mondo, perché in parte non siamo in grado di valorizzare, e cioè rendere possibile che quelle energie possano essere spese nel nostro tessuto isolano. E su questo, così come sul sistema scolastico sardo, che è strettamente connesso rispetto all'elemento che dicevo poc'anzi, richiamato nella relazione, si dice nella relazione, proprio nelle premesse a tutti i documenti, agli allegati, sviluppata dall'onorevole Cossa, che fondamentali siano gli elementi di sviluppo di attività e di progetti, la modernizzazione delle reti dei trasporti, un compiuto sistema della continuità territoriale, la fruizione turistica e la valorizzazione in chiave scientifica dell'immenso patrimonio monumentale, ambientale, sommessamente, aggiungiamo, nuragico e prenuragico, anche in relazione al richiamo alla competizione Unesco, legata ai documenti approvati in Consiglio regionale. E così come altro che viene dopo, e cioè la trasformazione digitale, le relazioni internazionali, la sinergia in ricerca e innovazione, l'adozione di meccanismi per valutare la qualità e l'incisività delle politiche, la sburocratizzazione e il miglioramento dell'azione amministrativa, e via dicendo. Il tema vero è che al netto del riconoscimento in legge, in Costituzione, e con altri provvedimenti, dei temi dell'insularità, e al netto del riconoscimento anche grazie a interventi economici dalla compensazione legata a quei limiti di PIL, o meglio di impoverimento del PIL dato dall'insularità ed altri elementi, il tema vero è, i documenti della Regione, compreso il Recovery Fund, il piano di ripresa, contemplano linee strategiche di indirizzo in questi settori? Cioè, al netto delle risorse aggiuntive e del tema dell'insularità, su questi elementi che l'onorevole Cossa ha inserito nella sua relazione ci sono già strumenti di lavoro compiuti sui quali fondare la nostra azione politica? Questo è il vero dramma, cioè che anche con le poche o molte risorse che in alcuni casi sono arrivate all'isola e arriveranno, noi non abbiamo quegli elementi come strategici, non abbiamo inserito nei documenti, non avete promosso nell'ambito della documentazione sulla pianificazione strategica della Regione, sui piani di sviluppo, sul Recovery, che nessuno conosce oltretutto, in particolar modo quest'ultimo, cioè a noi tutti è negato sapere quali siano i progetti presentati allo Stato dalla Regione Sardegna, se quindi non vi sia…
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Laura Caddeo. Ne ha facoltà.
CADDEO LAURA (Progressisti). Grazie Presidente. Nei diversi interventi si è parlato molto dell'importanza della collaborazione, dell'importanza proprio in quanto isola di poter contare sulla solidarietà a livello europeo e a livello nazionale, e sul piano nazionale sappiamo che in Parlamento si lavora su questi temi con la Sicilia, e l'onorevole Cossa ha già citato, ha già fatto un riferimento a questo, e io mi auguro che si continui, che si possa innanzitutto avere un Governo per poter continuare su questo piano affinché il principio di insularità non sia solamente o non coincida solamente con quello di perifericità, e che sia compreso quali sono davvero gli svantaggi dell'insularità. Ma comprendendo quali sono gli svantaggi mi chiedo anche quanto sia chiaro, e non dico a chi si addentra nella materia per ragioni come le nostre di mandato elettorale, ma anche all'esterno, nella popolazione sarda, io mi chiedo quanto sia chiaro il guadagno che potremmo avere come isola se il principio di insularità viene riconosciuto. A questo proposito penso e ritengo, nonostante il periodo non sia certamente quello più favorevole per incontrare le persone, per poter raccontare anche questo lavoro, però ritengo che la Commissione possa programmare, l'onorevole Cossa diceva che il lavoro non è terminato, per esempio degli interventi per spiegare e per illustrare bene ai ragazzi che, badate, non conoscono bene questo tema. Quindi auspico che fra le attività che verranno proposte, messe in atto ci sia anche una discreta campagna di informazione e di opinione, ma anche di dibattito verso i giovani, in modo particolare verso le scuole. C'è un altro tema che, studiando gli allegati della Commissione, mi ha colpito, perché quando si parla di rivisitare lo Statuto naturalmente sembra di camminare sul vetro, sui vetri, e quasi sempre viene concepito come un tabù. Io invece credo che in prospettiva, e spero non tanto lontana, invece si ragioni sulla possibilità di declinare nello Statuto tutta una serie di competenze intorno a questo principio di insularità, e si può iniziare, si può iniziare attraverso le norme di attuazione. Pensiamo alle norme sui trasporti marittimi, aerei, sull'energia e sull'istruzione per esempio, e credo che occorra spingere un po' l'acceleratore su questa possibilità. Ne abbiamo parlato tanto parlando di istruzione, parlando del riconoscimento delle caratteristiche di disagio della nostra isola quando parliamo di dimensionamento, io credo che a maggior ragione possiamo farlo parlando di insularità, di principio di insularità, e quindi arricchendolo come è stato ripetutamente detto anche di questi contenuti. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Sara Canu. Ne ha facoltà.
CANU SARA (Riformatori Sardi). Grazie Presidente. Oggi, in modo inusuale rispetto alla mia consuetudine, voglio iniziare questo intervento evidenziando quello che le statistiche e gli studi riportano come uno degli indicatori indiretti del benessere economico, ossia il prodotto interno lordo della Sardegna, che ha citato anche l'onorevole Cossa poco fa. La stima riferita agli ultimi anni, precedente alla pandemia mondiale, vede la Sardegna tra le regioni più povere dell'Europa. Il reddito pro capite è meno di 21.000 euro a fronte degli 80.000 euro di regioni come il Lussemburgo, o dei 35.000 euro come l'Irlanda. La Sardegna si trova centosettantasettesimo posto nella classifica europea su un totale di 241. Il danno subìto dalla nostra isola è enorme, circa 9 miliardi di euro annui. Facendo parte della Commissione attività produttive ho girato in lungo e in largo in questo anno e mezzo che mi vede qui in Consiglio la Sardegna, ascoltando le difficoltà che incontrano i produttori locali e che limitano la competitività con le realtà d'oltremare italiane ed europee. Farò un esempio concreto in termini di costi aggiuntivi derivati dall'insularità, ed è il costo di 20 centesimi in più a bottiglia per i produttori vitivinicoli locali dovuti all'acquisto di uno stock di bottiglie rispetto ai corrispettivi sul territorio nazionale. Un semirimorchio ne trasporta a carico pieno 36.000, anche se l'azienda riceve un ordine di sole 24.000 bottiglie di vino, con un eccesso di 12.000 vuoti che rimarranno in magazzino per giorni o settimane prima dell'utilizzo fermando il capitale. Una volta confezionate le bottiglie, servono due semirimorchi per trasportarle all'acquirente nazionale di cui uno partirà a mezzo carico causando una perdita economica. La condizione di insularità della Sardegna la sottopone a quattro limiti, la libertà di circolazione dei beni, di cui ho fatto poc'anzi un esempio, dei capitali, dei servizi e delle persone. È pertanto importante derogare agli aiuti di Stato nella misura in cui gli aiuti sono strettamente necessari a compensare gli svantaggi economici derivanti da tale condizione di isolamento. Il Governo nazionale si impegni presso le istituzioni europee anche per quelle regioni svantaggiate e dia impulso all'adeguamento delle norme in materia di aiuti concessi dagli Stati anche inserendo l'insularità tra i principi previsti dall'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. La nostra isola condivide con le regioni ultraperiferiche sotto il profilo economico alcune caratteristiche, come la piccola dimensione territoriale e del mercato interno, la vulnerabilità all'aggressione di agenti esterni di origine naturale o economica. Lo Stato diventi custode delle opportunità uguali per tutti i cittadini italiani, vogliamo pari dignità.
Ben venga una macroregione del Mediterraneo occidentale in cui essere promotori per creare opportunità nuove, per creare occasioni di sviluppo attraverso la modernizzazione delle reti di trasporti e la realizzazione di una continuità territoriale che garantirebbe la fruizione turistica anche di quell'immenso patrimonio nuragico e prenuragico che ci caratterizza, con l'auspicio che l'UNESCO lo inserisca nella lista del patrimonio universale dell'umanità. Concludo ricordando il nostro compianto e stimato collega Roberto Frongia, a lui il merito di riportare l'attenzione sul tema dell'insularità, presiedendo il comitato promotore per chiedere di inserire l'articolo 119 nella Costituzione, un comma che richiamasse il principio di insularità passato in Commissione al Senato e attualmente in attesa di discussione alla Camera.
PRESIDENTE. �� iscritta a parlare la consigliera Maria Laura Orrù. Ne ha facoltà.
ORRU' MARIA LAURA (Progressisti). Premessi i dati esplicitati dall'onorevole Cossa, che ringrazio per il lavoro che sta svolgendo nella Commissione speciale, come tutta la Commissione chiaramente, e presi appunto per buoni questi dati, forse appare un po' in controtendenza il mio ragionamento di oggi. Nel senso che io mi sarei aspettata per questa giornata della Statutaria, una discussione che fosse più improntata sul futuro e non che avanzasse magari una posizione che è così lasciata da sola senza un ragionamento complesso, vista la pandemia che stiamo attraversando e visto il futuro con grande innovazione, soprattutto dal punto di vista tecnologico dobbiamo affrontare, dicevo, vista così sembra quasi una posizione che potrebbe sembrare di retroguardia. Mi spiego, la Sardegna a mio avviso deve presentare un progetto serio, che vada proprio nella direzione tracciata dall'Unione europea, la direzione è quella dell'innovazione tecnologica, quindi parliamo di smart e poi quella delle politiche green quindi le politiche di sviluppo sostenibile. È chiaro che questa battaglia così fatta in solitaria mi convince poco, è oggettivamente difficile a mio avviso portare una modifica così profonda in Costituzione, anche perché il resto del Mezzogiorno non sta vivendo un periodo meno difficile di quello che stiamo vivendo noi e quindi ho paura che questa battaglia potrebbe magari anche essere messa in secondo piano in un momento in cui questo non dovrebbe avvenire.
E poi secondo me dobbiamo assolutamente discutere di un progetto di Sardegna che parli chiaramente di digitalizzazione, innovazione tecnologica e poi soprattutto guardi con convinzione al futuro della nostra Isola proprio sui temi ambientali. L'ha detto bene l'onorevole Meloni, ma anche l'onorevole Zedda, chi è intervenuto prima di me, dobbiamo domandarci cosa è stato fatto, perché se parliamo del recepimento delle direttive europee, l'anno scorso ci siamo trovati alla scadenza del 30 di dicembre a rincorrere la Direttiva zolfo e non è stato fatto più nulla in questo senso, se poi per partiamo dalle direttive europee che saranno in scadenza adesso nel 2021, noi abbiamo presentato, onorevole Cossa, qua voglio ricordarglielo, una proposta di legge per l'abolimento e la minimizzazione dell'utilizzo della plastica che è ancora carta straccia e che non viene ancora portato all'ordine del giorno, capisco le difficoltà del periodo pandemico, ma o capiamo che la pandemia e la crisi sanitaria sono strettamente legate alla crisi ambientale o siamo fuori da tutti i tempi. L'Europa l'ha capito, detta delle linee precise, chiede alle regioni, addirittura agli enti locali di presentare progetti concreti in questa direzione e mi dispiace doverlo ammettere, è da giugno, forse anche prima che vi chiediamo di parlare di Next Generation Youth, i fondi destinati al Recovery plan e in quest'aula il silenzio è perenne su questo tema. Quindi io invito davvero la maggioranza e il presidente Solinas a farci capire quali siano i progetti su cui deve puntare la nostra Isola, perch�� è chiaro che dai temi ambientali possono nascere grandi opportunità e devono essere delle opportunità che guardano al turismo, un turismo diffuso, capace di accogliere chiaramente tutto l'anno e poi dalla nostra terra, l'agricoltura, ne abbiamo parlato, ne parliamo sempre, però poi dobbiamo entrare nello specifico del tema e capire che effettivamente i nostri prodotti potrebbero essere dei prodotti di qualità, dei prodotti di qualità che sui mercati nazionali e internazionali con una forte digitalizzazione e innovazione tecnologica, potrebbero davvero essere concorrenziali. Non dobbiamo continuare a piangerci addosso e vivere questo modello assistenzialistico, ma guardare davvero con convinzione e coraggio verso il futuro, perché il futuro parla chiaro e parla di mercati, vediamo la Cina, ma anche il Nord Europa dove il 40 per cento della produzione è dettato dall'innovazione tecnologica, dall'economia digitale, perché non trasformiamo l'isola in un grande potenziale digitale come era successo in tempi non sospetti quando nacquero dal nulla dei grandi motori di sviluppo, tant'è che nacque poi Tiscali, e grandi sistemi innovativi. Ripercorriamo quella strada, oggi più che mai, le risorse ci sono, sono dentro il Next Generation, continuiamo a chiedere al Presidente di parlare in maniera decisa di questo tema e cerchiamo di dare una visione di insieme per la Sardegna, perché io penso che davvero se queste battaglie vengono unite potremmo davvero uscire da quel sistema, diciamo un po' assistenzialistico e dobbiamo farlo anche investendo sulle competenze, sull'istruzione e sull'intelligenza dei nostri giovani, perché siano davvero cittadini del mondo nonostante vivano su un'isola e non si sentano già dalla nascita con un peso che effettivamente domani potrebbe essere non lo stesso. Quindi, l'ha detto bene l'onorevole Zedda, occupiamoci anche del tema dell'emigrazione perché è un tema fondamentale di cui la nostra Isola dovrebbe parlare tutti i giorni.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Fausto Piga. Ne ha facoltà.
PIGA FAUSTO (FdI). Costruirsi una famiglia, vivere e lavorare con serenità in Sardegna, credo che sia uno dei regali più belli che la vita può riservare. Oggi però vivere, costruirsi una famiglia e lavorare con serenità in Sardegna sta diventando complicato ed è proprio questo il motivo che ha animato la battaglia per il reinserimento del principio di insularità in Costituzione, quello di creare davvero i presupposti per rendere la vita di chi abita e lavora in Sardegna meno complicata, quello di permettere ai sardi e non solo di vivere e lavorare in Sardegna con gli stessi diritti, con le stesse opportunità di crescita e di sviluppo di chi vive nella terraferma.
L'insularità è una battaglia sarda che non identifica negativamente essere isola dal punto di vista geografico, ma bensì identifica in modo negativo il rapporto istituzionale e politico degli ultimi quaranta, cinquant'anni che la Sardegna ha avuto con lo Stato e che più di recente sta avendo con l'Europa. Un rapporto politico e istituzionale che non è stato capace di mitigare gli oggettivi svantaggi insulari infrastrutturali derivanti dalla condizione speciale che la Sardegna ha, ovvero quello di essere un'isola, di essere lontana, di essere grande e di avere pochi abitanti.
Oggi la Sardegna è l'unica regione italiana senza autostrade e senza una rete capillare efficiente e veloce ferroviaria, oggi in Sardegna continuano i ritardi sul piano delle infrastrutture energetiche e tecnologiche, basta pensare a internet o al metano; dalla Sardegna si è obbligati a muoversi con navi e aerei, eppure mancano collegamenti certi, continui ed economicamente accessibili con la terraferma. Non è garantito un adeguato diritto alla mobilità sia per le persone che per le merci, da cui dipendono poi gli aspetti organizzativi aziendali e anche gli investimenti per creare lavoro. Manca anche una continuità territoriale interna con le aree più periferiche e meno densamente popolate, dove tra l'altro avviene sempre di più il taglio di disservizi essenziali sia pubblici che privati.
Sia chiaro, l'insularità in Costituzione non è la panacea di tutti i mali, e tutti i mali non dipendono neanche dal rapporto con lo Stato e con l'Europa, i mali dalla Sardegna - credo che in modo responsabile bisogna anche dirlo - dipendono almeno in parte dalle scelte della politica sarda fatte negli ultimi quaranta, cinquant'anni, e dipende anche dai comportamenti degli stessi cittadini sardi, quindi è doveroso fare anche un'autocritica a cui io non mi sottraggo.
Chiudo, Presidente, nel ribadire quindi che l'importanza di arrivare in tempi brevi ad una modifica costituzionale con l'inserimento del principio di insularità non è un aspetto che può riguardare solo l'aspetto economico ma deve anche riguardare gli aspetti giuridici e burocratici, come abbiamo visto anche con la risoluzione, perché occorre sicuramente superare dei vincoli come quelli dei cosiddetti aiuti di Stato, che troppo spesso frenano investimenti, crescita e sviluppo, proprio quando si cerca di mitigare gli svantaggi insulari. Ci aspettiamo poi che il legislatore prevede anche un impianto giuridico chiaro, dove la scelta politica non dovrà essere discrezionale o dipendere dal colore politico dei governi o dei paletti di bilancio.
Per concludere, quindi, la Sardegna non vuole privilegi, la Sardegna non vuole elemosine o assistenzialismo; le idee ci sono ma per svilupparle vogliamo anche pari dignità, pari opportunità di chi vive nella terraferma, in termini di energia, tecnologia, trasporti, lavoro, per competere con armi pari con le altre regioni e per ridare a tutti i sardi la soddisfazione di vivere, crescere, studiare e lavorare in Sardegna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Angelo Cocciu. Ne ha facoltà.
Rinuncia.
È iscritto a parlare il consigliere Michele Ciusa. Ne ha facoltà.
Rinuncia.
È iscritto a parlare il consigliere Gian Filippo Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI GIAN FILIPPO (UDC-Cambiamo). La prima cosa che salta agli occhi leggendo le norme del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea è che c'è un vero e proprio vuoto normativo, che va a tutto svantaggio di realtà insulari come la Sardegna. L'articolo 170 stabilisce che l'Unione europea concorre alla costituzione e allo sviluppo di reti transeuropee nelle infrastrutture, nei trasporti, nelle telecomunicazioni e nell'energia, sembra di leggere una norma fatta apposta per la Sardegna, e la stessa cosa accade leggendo l'articolo 174 in cui si parla di promuovere uno sviluppo armonioso di rafforzamento della coesione economica sociale e territoriale, di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle regioni e il ritardo di quelle meno favorite. Una serie di enunciazioni che sembrano aprire le porte a strumenti e interventi volti a superare il gap esistente tra la nostra Isola e il resto dell'Italia e dell'Europa, e invece basta fare un esempio ben conosciuto da tutti, la continuità territoriale aerea e marittima, che continua a scontrarsi proprio con le norme europee, in particolare con quell'articolo 107 che blocca gli aiuti di Stato perché possono falsare o minacciare la concorrenza, aiuti che invece possono essere compatibili, se concessi a regioni definite ultraperiferiche, che soffrono di situazioni economiche e sociali aggravate dalla loro grande distanza, dall'insularità e dalla superficie ridotta. Anche in questo caso sembra di sentir parlare della Sardegna e invece la nostra isola è esclusa da queste misure e da queste deroghe, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. È sufficiente andare a vedere i nostri indicatori economici per capire che quello sviluppo armonioso enunciato non riguarda la Sardegna. Ogni sardo pagano la tassa di 5700 euro all'anno a causa dell'insularità, il PIL pro capite della Sardegna è pari a 21 mila euro contro una media nazionale di 29 mila euro; paghiamo costi superiori per l'energia elettrica per la scarsa infrastrutturazione; il nostro diritto alla mobilità è da sempre e costantemente messo in discussione, e questo nonostante le quattro libertà fondamentali che l'Unione europea dovrebbe garantire: la libera circolazione delle merci, libera circolazione delle persone, libera prestazione dei servizi, libera circolazione di capitali e liberalizzazione dei pagamenti. E allora, il prezioso lavoro della Commissione speciale istituita nel 2019 del Consiglio regionale assume un valore ancora maggiore, prima di tutto perché ci ritroviamo tutti insieme uniti nell'affrontare una questione che non è solo di mero riconoscimento giuridico, non è solo una rivendicazione di maggiori risorse economiche, non stiamo chiedendo niente di più di quel che ci spetta, di quello che sia le normative nazionali che quelle europee da una parte enunciano e dall'altra invece ci negano. Introdurre il principio dell'insularità nell'articolo 119 della Costituzione è un fatto che, come è stato giustamente detto anche da autorevoli giuristi, metterebbe lo Stato nell'impossibilità di non tenerne conto nell'attività legislativa, e a questo proposito il grande impegno del Comitato insularità e della stessa Commissione ha già portato un primissimo risultato con il sì del Senato al disegno di legge presentato con 100 mila firme dei sardi. Ma come abbiamo detto bisogna percorrere anche altre strade, e quelle tracciate dalla risoluzione che discutiamo oggi sono egualmente importanti, la prima ci consentirebbe di rientrare tra quelle regioni disciplinate dall'articolo 349 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che possono beneficiare delle regole per gli aiuti di Stato; e proprio perché non stiamo discutendo di mero assistenzialismo o della solita lista della spesa è altrettanto condivisibile seguire la seconda strada tracciata dalla risoluzione, quella che prevede di attivare forme di cooperazione con realtà simili alla nostra, con la costituzione di un Gruppo europeo di cooperazione territoriale, prima, e con l'istituzione della macroregione del Mediterraneo occidentale, poi. In questo contesto la Sardegna deve avere un ruolo da protagonista e da capofila, tutte le istanze strutture potranno essere presentate in Europa con una forza maggiore proprio perché non espressione di esigenze singole ma di un gruppo di regioni insulari che si uniscono per portare avanti programmi e strategie condivise, segnalare e sollevare problematiche comuni, individuare soluzioni e strumenti che possono aiutare a superare le distanze con le altre realtà continentali ma anche avviare forme di collaborazione e progetti che possano dare opportunità di sviluppo economico e imprenditoriale. Tutto questo è nello spirito e nelle motivazioni che hanno portato il Consiglio regionale ad avviare un percorso in cui il fine ultimo e dare la Sardegna pari dignità, pari opportunità, non privilegi ma l'accesso a diritti che devono essere garantiti a tutti i sardi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianfranco Ganau. Ne ha facoltà.
GANAU GIANFRANCO (PD). Intanto devo dire che abbiamo fatto bene a costituire una Commissione per l'insularità, e devo fare i complimenti ai colleghi e in primis al presidente Cossa, per il grande lavoro che è stato fatto e portato avanti fino a questo momento, e consentitemi anche di associarmi al ricordo di Roberto Frongia, che in questo campo in particolare ha messo tanto entusiasmo, tanta forza per il Comitato per il riconoscimento dell'insularità.
Credo che sia anche pleonastico ricordare quali sono gli svantaggi che derivano dall'essere Isola, a iniziare dalla mancata continuità territoriale per le persone e per le merci, a una rete ferroviaria che è ferma alla organizzazione dell'Ottocento, una rete viaria totalmente inadeguata. Ricordo ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che siamo l'unica Regione in Italia che non ha una energia a basso costo. E tutto questo causa ritardi che portano a una mancata competitività della nostra isola nei confronti del resto della nazione e delle altre regioni europee, con una arretratezza economica e sociale che è insostenibile. Ecco io credo che non possa sfuggire a nessuno che al di là del tema della insularità oggi esiste un'opportunità unica che è quella dell'utilizzo dei fondi del recovery fund, credo che su questo siamo in ritardo. Io colgo l'occasione per sollecitare ancora una volta un confronto ampio all'interno del Consiglio regionale che consenta di individuare quei 3, 4 temi strategici su cui puntare unitariamente e sostenerli, perché questa opportunità è un'opportunità che non ci possiamo permettere di tralasciare e di perdere. Le scadenze europee sono particolarmente ravvicinate, la Commissione europea ha deciso di approvare i piani nazionali entro il 15 di aprile, quindi i tempi per definire la progettazione regionale sono estremamente ridotti, e ancora una volta faccio appello quindi al Presidente della Giunta innanzitutto, e alla Giunta, di portare qui il tema, di affrontarlo all'interno dell'Aula, e di consentire di arrivare ad una sintesi unitaria che poi va sostenuta da tutte le forze politiche, da tutta la Regione, dai nostri rappresentanti parlamentari. Lo studio dell'Istituto Bruno Leoni calcola lo squilibrio di circa 5700 euro pro-capite, e questo porta ad una somma di 9 miliardi e 200 milioni l'anno, oltre le risorse che sono in capo a una finanziaria, è quindi un gap pazzesco che noi non ci possiamo permettere di sopportare ulteriormente. Per questo chiediamo con la legge che abbiamo in discussione oggi allo Stato di intervenire su questa cifra per consentire un recupero da parte della Regione dello svantaggio che abbiamo appena definito. Va molto bene anche la proposta di costituzione di una Regione insulare, una macroregione insulare del Mediterraneo, perché soltanto la rappresentanza unitaria al problema può essere vincente. E io pongo un tema che è quello della richiesta di deroga per l'insularità nell'applicazione dei principi della concorrenza, dando quindi piena attuazione all'articolo 174 del testo di funzionamento dell'Unione europea, che proprio al principio della compensazione degli svantaggi dell'insularità possa essere data piena applicazione, proprio con una deroga al Regolamento sugli aiuti di Stato. Guardate, io non mi aspetto che dopo che noi approviamo questa legge nazionale in Parlamento ci sia un accoglimento entusiastico e rapido di questa nostra proposta, credo che però questa proposta abbia un senso, come ce l'ha la richiesta di riconoscimento del principio di insularità in Costituzione, così come la costituzione di una macroregione europea, come strumenti che mettiamo in campo per tenere alta l'attenzione sulla condizione di insularità. Per questi motivi il nostro voto non potrà che essere pienamente e convintamente favorevole.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE PAIS
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dario Giagoni. Ne ha facoltà.
GAIGONI DARIO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Assessori presenti, impensabile per me quest'oggi esordire senza aver prima ricordato e in un certo modo omaggiato colui che ha ricoperto il ruolo di Presidente del Comitato per l'insularità in Costituzione, che più di chiunque altro ha creduto e lavorato affinché questa battaglia venisse intrapresa, parlo ovviamente di Roberto Frongia. Purtroppo un infausto destino ha deciso che non potesse assistere fisicamente alla discussione odierna, sono però certo che sarà ugualmente orgoglioso di come il suo lavoro non sia andato sprecato ma sia stato anzi raccolto e portato avanti da una laboriosa Commissione, di cui ne faccio parte, e da un Presidente all'altezza del suo mandato. Durante questo primo anno di attività in Commissione abbiamo avuto modo di ascoltare il pensiero di molti illustri esponenti facenti parte del mondo politico, culturale, accademico, giuridico e finanziario. Momenti di impagabile riflessione e studio durante i quali abbiamo spesso sentito il dibattito arricchirsi di un termine ricorrente: "svantaggio". Svantaggio a causa della discontinuità territoriale, peculiarit�� principale dell'insularità, svantaggio che ha negativamente inciso in termini di ritardi nell'innovazione e negli scambi, svantaggio economico per le imprese che per tale ragione non possono essere ritenute parimenti competitive rispetto a quelle di altre regioni. La norma che stiamo portando avanti non mira ad ottenere una condizione di privilegio ma è atta esclusivamente a garantire delle misure di compensazione necessarie che consentano ai cittadini e alle imprese sarde di raggiungere una qualità della vita e del lavoro stesso analoghe a quelle dei territori continentali. In poche parole miriamo a riequilibrare la nostra condizione con il resto delle realtà geografiche. Il riconoscimento concreto dell'insularità è un diritto che spetta alla Sardegna, un diritto di tutti i sardi. Allo stesso modo ritengo ugualmente doveroso e necessario soffermarmi per sollecitare i colleghi di maggioranza e di minoranza che allo stesso tempo sollecitino i rappresentanti a Roma, i nostri interessi a Roma, il prosieguo dell'iter parlamentare della proposta di legge di iniziativa popolare che prevede l'introduzione di un nuovo comma nell'articolo 119 della Costituzione, con chiaro riferimento a misure risorse statali aggiuntive nei confronti delle isole ha un significato forte, inoltre lo strumento necessario per trattare con l'Europa. Non solo, la Commissione di cui ho l'onore di far parte ritengo abbia dimostrato grande capacità di adottare una giusta impostazione decidendo di agire su due fronti, distinti ma paralleli, lo Stato centrale e la stessa Unione europea. L'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea che costituisce il fondamento della politica europea di coesione sociale economica e territoriale infatti stabilisce che l'UE mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle regioni attraverso il rafforzamento delle politiche di coesione, disponendo che una particolare attenzione venisse rivolta alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali, come appunto le isole. Purtroppo nonostante varie risoluzioni ad opera del Parlamento europeo, nonché gli specifici interventi del Comitato delle regioni, le politiche a favore delle specifiche condizioni rimangono ancora marginali rispetto al contesto generale, a riprova di questo abbiamo vari dati affermanti che nelle regioni insulari europee il PIL pro capite è meno dell'80 per cento rispetto alla media UE. Inoltre una parte significativa di esse appartengono ancora alla categoria delle regioni meno sviluppate, trovandosi ad affrontare difficoltà strutturali e permanenti specifiche che comportano costi supplementari e che pesano sulle loro prospettive di sviluppo, subendo negli ultimi venti anni un ulteriore aggravio della propria condizione. In quest'ottica e nella visione del periodo di crisi generalizzata che viviamo e ci apprestiamo ad affrontare con maggiore intensità d'ora in avanti dobbiamo avere il coraggio di portare avanti questa battaglia in maniera coesa, decisa e che ci veda finalmente totalmente uniti, scevri dalle ben note dinamiche di partito. Siamo un popolo che può far valere le sue ragioni, che deve cogliere il momento giusto che si presenta e agire, muniti di una collegiale e positiva testardaggine che talvolta purtroppo è venuta meno nella difesa e nella gestione delle nostre risorse, quando ha visto i diretti protagonisti vestire gli abiti di una collegialità che non sia solo di facciata, ma che sappia tradursi in fatti concreti. Come Gruppo Lega quindi siamo a favore della proposta di legge nazionale "Misure straordinarie finalizzate alla compensazione dei costi solidità della insularità della Sardegna", un dazio che cade sui sardi sin dalla nascita, così come è stato calcolato, di 5700 euro. Poi in base all'ordine del giorno che è stato proposto e firmato da tutti i Capigruppo, credo anche da altri Consiglieri, la prospettiva di realizzare una macroregione del Mediterraneo occidentale è un percorso istituzionale di grande attualità che ben si coniuga con la strategia dell'Unione europea che sostiene proprio questo genere di percorsi, atti ad accomunare nella crescita, così come nel superamento dei medesimi problemi, quei territori accomunati da medesimi peculiarità e caratteristiche. Pertanto prendere come base di partenza…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole…
GIAGONI DARIO (LEGA). ���l'accordo di (…) del '95 e un ottimo impulso da cui lavorare sinergicamente impegnando concretamente con sempre maggior forza i rispettivi governi nazionali, la Sardegna, la Corsica, che vedo tutti i giorni, e le isole Baleari, isole geograficamente vicine con legami storici innegabili, già all'epoca si erano dimostrate consapevoli di come la formazione di un gruppo di regioni che cooperino per la difesa dei loro interessi in Europa rappresenti un importante contributo per assicurare il progresso delle rispettive popolazioni. Il nostro voto pertanto è favorevole, è il momento, mi rivolgo a tutti, per dimostrare che siamo capaci di questo e tanto altro come rappresentanti istituzionali, come uomini e come sardi. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giagoni.
È iscritto a parlare il consigliere Francesco Mula. Ne ha facoltà.
MULA FRANCESCO (PSd'Az). Grazie Presidente. Intanto porto il saluto ed è doveroso anche dire due cose e fare due considerazioni alla luce del fatto che manca il collega Satta, che fa parte di questa Commissione, che in questo periodo ha lavorato e al quale va il nostro ringraziamento come Gruppo consiliare, come lo stesso ringraziamento va a tutti i componenti e al collega Cossa, collega e amico, al quale non solo faccio i complimenti, ma preme anche a me, anche a noi ricordare il grande assente, che è l'amico Roberto Frongia, che oggi non può essere qui con noi quasi quasi a festeggiare questo grande risultato dove oggi l'intero Consiglio regionale nella sua unanimità da prosecuzione a quello che �� un lavoro che è iniziato tanto tempo fa. Perché è importante il provvedimento? Perché il fatto di riconoscere lo svantaggio che ha questa benedetta o maledetta terra, la nostra terra, nei confronti delle altre regioni, perché non è assolutamente vero che noi siamo alla pari delle altre, ci considerano alla pari quando fa comodo, però lo svantaggio che la terra sarda ricopre nello scacchiere nazionale, e non solo nazionale, ma europeo, è evidente a tutti, lo dimostra il fatto che siamo nuovamente stati reinseriti dentro l'obiettivo 1, che è una grande nota di demerito per noi. Qualcuno dice che arriveranno tanti soldi, ma non è che arriveranno tanti soldi, noi continuiamo a non riuscire a spendere i soldi che ci vengono dati e continuiamo ad essere indietro rispetto alle altre regioni italiane. Quindi non è che stiamo vivendo un momento particolare, è un momento disastroso perché il fatto di poter pensare che noi siamo indietro rispetto alle altre regioni in temi di trasporti, vorrei ricordare la continuità territoriale, quella continuità che ancora continuiamo noi, almeno quella aerea, a pagarci dal nostro bilancio regionale, è una terra che ancora non ha l'energia, non ha il metano, ancora oggi non sappiamo se questa benedetta dorsale ci porterà il metano, sì o no, i nostri imprenditori continuano a pagare l'energia tre volte tanto rispetto a quello che pagano i nostri colleghi imprenditori oltremare. Cosa possiamo dire oltre? Quindi il fatto di poter riconoscere le nostre condizioni io dico disastrose all'interno della Costituzione e incidere per quanto riguarda la Comunità europea, ma soprattutto credo che sia il tema più importante, perché è inutile che a noi continuino a darci risorse che noi programmiamo per spenderle, e puntualmente, puntualmente veniamo non solo additati, ma quelle risorse le dobbiamo anche restituire perché considerate aiuti di Stato. Noi chiediamo che tutti quegli interventi che noi facciamo per colmare quel divario non debbano essere considerati aiuti di Stato, è questa la nostra battaglia. Quindi ringrazio i colleghi, tutti i colleghi che hanno lavorato in questa Commissione, riteniamo che sia il primo passaggio importante, ma naturalmente non ci fermeremo qui e chiediamo l'apporto dei nostri parlamentari, destra o sinistra, io spero che in questa occasione non ci siano divisioni, non ci siano ordini di scuderia perché tutti insieme dovranno fare battaglia comune insieme a noi per riconoscere i nostri diritti. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.
AGUS FRANCESCO (Progressisti). Grazie Presidente. Per ringraziare in apertura il presidente Cossa, i colleghi della Commissione di cui ho fatto parte, e ricordare all'assessore Frongia che proprio su questi temi anche nella scorsa legislatura più volte ha partecipato a incontri formali e informali in quella che allora era la prima Commissione. Anche su quello spunto, che non inizia in questa legislatura e sicuramente non finirà in questa legislatura, si è deciso unitariamente di procedere a un lavoro corale all'interno di una Commissione che in questi mesi è stato un luogo di dialogo e di confronto sereno durante una legislatura che ha avuto poco dialogo e pochissima serenità, visto che spesso la linea proposta dalla maggioranza ci ha visti su fronti opposti quando non su barricate. Ecco, colleghi, ci sono temi che dovremmo cercare, ovviamente lo dico a voi perché credo sia onere principalmente di chi governa cercare di rafforzare i momenti di dialogo, sono temi che dovremmo cercare di lasciare fuori dalla polemica politica, i trasporti, la sanità, le giuste rivendicazioni contro lo Stato, nei confronti di uno Stato che non è per forza buono o cattivo a seconda di chi sia l'interlocutore, è uno Stato composito in cui tanti alzano la voce, tanti chiedono e ovviamente spesso vince la logica del più forte o almeno del più unito. Altre regioni riescono a fare fronte comune, ci sono regioni anche a Statuto speciale e province autonome che a Roma contano più di noi da sempre perché quando si parla con un parlamentare che proviene da quel territorio si fatica a capire se sia di centrodestra o di centrosinistra, è un parlamentare altoatesino principalmente, chi viene da quei territori ha una sensazione diversa rispetto a chi storicamente parla con chi viene eletto nella nostra Regione. Per questo motivo ho apprezzato il fatto che sia stata costituita in Consiglio regionale una Commissione, e credo che il Consiglio sia centrale, abbia un ruolo centrale. Ovviamente, vado un po' fuori tema ma non troppo, il Consiglio si deve dotare anche di strumenti che ci mettano in grado e nelle condizioni di portare avanti questo compito. Abbiamo strumentazioni obsolete, ci diamo compiti importanti, penso per esempio alla riflessione che ha riguardato la macroregione, ebbene discutere con le altre regioni insulari nella nostra stessa condizione vent'anni fa sarebbe stato impossibile, oggi però i mezzi tecnici dovrebbero essere pienamente alla portata di un'Assemblea legislativa, non essere ancora in condizione semplicemente di interloquire, semplicemente di avere a disposizione dei traduttori o anche permettere, per darci la possibilità a distanza, visto che la tecnologia ce lo permette, la usiamo tutti i giorni, è una sconfitta anche della nostra istituzione. Credo che questo possa essere un modo per risolvere dei problemi sia in prospettiva sia nell'immediato per le tante vertenze aperte. Ho citato i trasporti, nella scorsa legislatura nazionale sono passati anche diverse volte emendamenti ispirati da un lavoro corale del Consiglio regionale, dovrebbe diventare una prassi consolidata. Ricordo poi il clima politico nazionale che esisteva quando abbiamo deciso di intraprendere questo lavoro, le Regioni del nord Italia in quel periodo stavano lavorando nella direzione dell'autonomia differenziata, il Veneto, l'Emilia Romagna, la Lombardia. Tante erano le spinte e le rivendicazioni appunto dei territori più ricchi, senza una nostra rivendicazione probabilmente avremmo avuto meno armi nel tavolo di contrattazione con lo Stato. Quindi bene abbiamo fatto ad avviare quel processo, però il mondo è cambiato nel mentre, quelle rivendicazioni non esistono più perché la pandemia che stiamo ancora affrontando ha reso tutti più deboli e ha reso anche tutti più cinici, il forte con il debole soprattutto. Per cui credo che il lavoro della Commissione non sia considerato esaurito, anche perché ogni volta che il piano inclinato si muove e occorre rimettere in gioco tutto e ridefinire anche quali siano le nostre rivendicazioni e quale sia la giustizia di cui abbiamo bisogno in quel preciso momento. Io penso, e chiudo, che sia però sbagliato considerare l'insularità, o comunque qualunque altro fattore, come la causa di tutti i mali e quindi una legge per contro come la soluzione a tutti i nostri problemi. Non lo è, non lo è perché alcuni problemi, pensiamo ai trasporti interni per esempio, non sono legati alla nostra insularità, sono legati a un modo sbagliato in cui noi abbiamo utilizzato le risorse nei decenni trascorsi. Il fatto che si sia ancora legati a uno Statuto vetusto, che è superato, che ci dà ampia discrezionalità nell'organizzazione degli uffici regionali, che a volte funzionano peggio di quelli organizzati secondo le leggi dello Stato, e invece non ci dà competenze forti in materia di trasporti, fa capire quanto si sia rimasti indietro. Pensare però che alcuni nostri problemi siano frutto solo di un nostro problema geografico, di una situazione irrisolvibile che può essere aiutata solo con altre risorse, è qualcosa che non deporrà a nostro favore nelle trattative future e probabilmente non servirà nemmeno per stimolare il meglio della nostra società. Per questo credo che si debba lavorare avendo cura di capire bene quello che avverrà in Europa nei prossimi mesi, il tema è quello del Recovery Fund che è stato più volte citato dai colleghi e credo lo si debba fare in questa Aula che deve essere sempre più centrale quando si discutono i temi che riguardano tutti e che riguardano non la stretta attualità, ma anche i decenni futuri.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale.
ZEDDA ALESSANDRA (FI), Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale. Intanto non vi nascondo che oggi c'è anche da parte mia una commozione ancora più sentita nel ricordo del nostro collega Roberto, proprio perché con lui ho davvero iniziato la battaglia per l'insularità, che si chiamasse referendum che si chiamasse una proposta di legge nazionale, che si chiamasse comunque l'esigenza di vedere una Sardegna e così tutte le isole periferiche del Mediterraneo che potessero avere un futuro assolutamente diverso.
Ma credo che oggi questo Consiglio regionale fa scrivere una bella pagina a colori per la nostra attività, ma soprattutto per quello che dobbiamo ai sardi e alla Sardegna. La nostra battaglia per l'insularità, che io rinnego fortemente quando qualcuno la definisce problema, no, questa è una opportunità. In quest'anno di pandemia probabilmente l'Unione europea, ed ecco perché qualcuno l'ha detto, il momento è proficuo, è opportuno, ha cambiato l'approccio nei confronti di tutti gli Stati membri, un'Unione europea che si è dimostrata più madre e meno matrigna, come noi molte volte l'abbiamo definita, soprattutto per la difficoltà di spendere i fondi comunitari quant'anche arrivano. E allora, io voglio dire però che insieme alla Sardegna, insieme a tutte le isole, soprattutto italiane, non deve mancare la presenza del nostro Stato, perché poi la parola va agli Stati membri, a quello che uno Stato membro è in grado di rappresentare anche a livello comunitario. E perché dico questo? Perché la politica di coesione che viene declinata all'interno del "174", a mio parere è ancora oggi pura filosofia per quanto riguarda l'integrazione delle isole periferiche, ma anche di quei territori periferici, e cito un fatto che ovviamente apprendo nel mio ruolo di Vicepresidente dell'Assemblea delle regioni, che la Slovenia non ha ancora la ferrovia, quindi davvero dobbiamo impegnarci per migliorare la nostra mobilità interna alle nostre infrastrutture regionali, però sicuramente questa partita la si vince con il coinvolgimento assoluto di tutte le istituzioni che ne fanno parte. Questa è una battaglia che l'Italia per prima deve vedere come una opportunità importante, perché attraverso la porta della Sardegna e delle sue isole, c'è anche la Sicilia ovviamente, deve vederericonosciuto quel valore che è servito per il riequilibrio della Germania dell'Est e della Germania dell'Ovest, noi non siamo cittadini di serie B in Europa, noi abbiamo la stessa dignità dei tedeschi, quando c'è stato un problema di riconversione territoriale, a seguito ovviamente di un evento storico, la caduta del muro di Berlino, la Germania ha fatto valere insieme, Est e Ovest, le sue prerogative. L'Italia deve riequilibrare il Nord con il Sud, deve riequilibrare a maggior ragione le isole col resto del Paese e questo credo che sia l'aspetto più rilevante che mi porta e mi fa convincere ancora di più che la nostra proposta di legge nazionale sia il primo strumento. E lo dico a Michele, io sono per la rivendicazione della modifica della Costituzione, ma credo che anche una legge importante, che possa essere annoverata con una tempistica molto più rapida, ci possa già garantire un percorso importante, certo se basato su quelle condizioni che sono indicate all'interno anche di questa proposta di legge. E dirò di più, quando abbiamo esaminato il tema della zona franca, abbiamo fatto un approfondimento importante di carattere tecnico, abbiamo visto che i gap infrastrutturali della nostra regione ci avrebbero già fatto valere quella zona franca riconosciuta alle Canarie e altre isole che già ne godono, quindi non è un problema di indici, di valori che devono essere dimostrati, ci sono tutti, se per di più anche dovessimo aggiungere quelli legati al PIL o al reddito pro-capite probabilmente avremo delle altre ulteriori conferme. Quindi, colleghi, andiamo avanti, la Giunta è ovviamente fermamente convinta, e al fianco del Consiglio regionale faremo la battaglia insieme perché ovviamente sarà ardua, sarà dura perché è ovvio che in un momento in cui tutti, anche a seguito della pandemia rivendicano delle condizioni diverse, le nostre però sono ancora peggiori. Noi dobbiamo fare emergere ancora le pesanti differenze che noi abbiamo e io mi batterei soprattutto per rivendicare davvero già a partire da subito una nuova politica di coesione che tenga conto del valore ultra periferico delle isole, ma anche di quei territori che pur nella zona ferma sono ancora veramente ultra periferici. Non solo, vorrei dire anche di più, che probabilmente l'autostrada del mare, l'autostrada ovviamente del cielo, sono due condizioni che si sposano perfettamente in questo momento nel quale le infrastrutture immateriali, come quelle della rete e il potenziamento attraverso un nuovo modello di sviluppo che passa soprattutto per ciò che poi deve tradursi però in temi pragmatici, qualcosa che dobbiamo toccare con mano. Noi abbiamo una infrastrutturazione interna che è veramente indietro, indietro rispetto al resto del Paese, figuriamoci rispetto alle zone più evolute dell'Europa. Quindi è giusto che rivendichiamo quello che per noi è la base, è fondamentale, perché non abbiamo alternative ovviamente al potenziamento della nostra mobilità e quindi dei trasporti in particolare. Ecco, anche a questo proposito, in materia di aiuti di Stato, do una notizia di avantieri, la decisione dell'Unione europea di confermare il nuovo Quadro comunitario e quindi ci auguriamo, lo dico ai colleghi, che questa nuova possibilità, questa ulteriore possibilità di allungare con i fondi, che è vero, qualcuno l'ha detto, saranno raddoppiati per la Regione Sardegna, ma lo voglio sottolineare, sono fondi ordinari, non sono quei fondi che devono servire al sistema Paese, all'Italia, per giustificare una politica di coesione, non sono quei fondi che servono per cambiare passo in temi di infrastrutturazione. Non è pensabile che perché si ha il raddoppio dei fondi per essere in Obiettivo 1 dobbiamo rinunciare ad una vera invece innovativa politica di coesione. Concludo dicendo che il presidente Solinas farà la sua battaglia, ce lo auguriamo tutti, nel Comitato delle regioni, oltre che ovviamente come Regione, noi la stiamo facendo all'interno dell'Assemblea delle regioni chiedendo una nuova legge, io dico anche basterebbe un'integrazione dell'articolo 174 sulle politiche di coesione, ma soprattutto è stata chiesta recentemente una nuova norma finanziaria che vada proprio ad integrare, attraverso una politica per le zone ultraperiferiche e per le isole, una vera politica di coesione, che si deve tradurre in nuove infrastrutture, nuovi strumenti, nuovi modelli di sviluppo attraverso proprio quell'infrastrutturazione immateriale e quelle professionalità, perché non dobbiamo dimenticare che si deve tradurre in capacità di sviluppo sia che sia per l'economia sociale sia che riguardi le altre attività produttive. Quindi una nuova finanza che sia in grado davvero di far cambiare passo a chi oggi è più indietro, e si vada in quello che concettualmente deve essere davvero un riequilibrio complessivo di tutta l'Unione. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della risoluzione numero 3.
Ha domandato di parlare il consigliere Michele Cossa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Scusi, Presidente, approfitto della modalità della dichiarazione di voto per dire solo due parole a conclusione di questo dibattito, che è stato molto ricco e di cui devo ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti, perché questo poteva essere un mero adempimento e invece gli interventi dei colleghi, ponderati, studiati, profondi, hanno dimostrato non soltanto partecipazione e voglia di partecipare fattivamente al dibattito ma anche capacità di approfondimento e capacità di calarsi perfettamente nel tema.
Io condivido tutte le cose che sono state dette, incluso il fatto che l'approvazione della proposta di legge non è un punto di arrivo; il riconoscimento dell'insularità, quando arriverà, non è un punto di arrivo ma è un punto di partenza, e non pensiamo che la risoluzione dei nostri problemi dipenda dall'approvazione di una legge o di una riforma costituzionale, la risoluzione dei problemi della Sardegna è in noi, è in questo Consiglio regionale, è in questa Giunta regionale, è in questa classe dirigente - così gramscianamente ci definiamo -, che deve avere piena consapevolezza del suo ruolo e della importanza delle cose che fa in questo momento storico. Se noi non comprendiamo questo, ci stiamo prendendo in giro.
Quindi ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti, anche un collega che non è intervenuto, l'onorevole Roberto Deriu, che è stato il primo firmatario della mozione e devo dire che non fa mai mancare il suo supporto in termini di contributo fattivo e di consigli quando servono. Volevo anche ringraziare i diversi colleghi che hanno espresso parole di stima nei miei confronti e volevo semplicemente sottolineare che io non ho alcun merito, il merito del lavoro della Commissione e di come stiamo conducendo questa battaglia è integralmente dei colleghi che fanno parte della Commissione e dei colleghi dell'Aula, in questo momento di dibattito allargato, perché hanno colto l'importanza del tema, hanno colto l'importanza del lavoro che si sta facendo, ripeto, un lavoro collegiale, che non significa annichilimento delle differenze ideologiche, culturali e di approccio ma significa capacità in ogni momento di trovare una sintesi. Credo che questo merito ci abbia premiato.
Una parola di ringraziamento anche all'assessore Alessandra Zedda. Assessore, il Recovery Plan è un'occasione unica, imperdibile e irripetibile: io credo che sia responsabilità non soltanto della Giunta regionale ma dell'intero Consiglio regionale capire quali sono gli interventi strategici da fare, e collaborare perché l'individuazione e il prosieguo degli interventi vada avanti nel modo migliore, perché su quegli interventi c'è bisogno non soltanto di capacità di individuare quali sono ma anche di una grande coesione perché arrivino a compimento. Quindi io sono consapevole delle difficoltà che ci sono nelle interlocuzioni tra Regioni e Governo e siamo consapevoli che la tentazione di gestire una partita così importante totalmente, o quasi totalmente, a livello centrale è la prima cosa da superare, e poi però bisogna veramente che ci sia una partecipazione corale in questo processo di pianificazione.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare sulla risoluzione numero 3, la metto in votazione. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.
(È approvata all'unanimità)
Poiché nessuno domanda di parlare sul Documento numero 11, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.
(È approvato all'unanimità)
Poiché nessuno domanda di parlare sull'ordine del giorno numero 1, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Discussione della proposta di legge nazionale: Misure straordinarie finalizzate alla compensazione dei costi dell'insularità della Sardegna. (7)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame della proposta di legge nazionale numero 7.
Poiché nessun iscritto a parlare sul passaggio all'esame degli articoli. Lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.
(È approvato)
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale della proposta di legge nazionale numero 7.
(Segue la votazione)
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
(Il Consiglio approva).
La seduta è tolta, il Consiglio è aggiornato a domani alle ore 10 e 30.
La seduta è tolta alle ore 19 e 47.