Interrogazione n. 640/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 640/A

(Pervenuta risposta scritta in data 26/01/2021)

MELONI – GANAU – COMANDINI – CORRIAS – DERIU – MORICONI – PINNA – PISCEDDA, con richiesta di risposta scritta, sulle modalità di assegnazione dei fondi destinati ai Centri per uomini autori di violenza, di seguito denominati CU, già operanti sul territorio regionale sardo, con particolare riferimento alla stabilizzazione dei servizi presenti in maniera costante e continuativa sul territorio e che hanno garantito il pieno servizio anche durante il lockdown dovuto all’emergenza sanitaria Covid-19.

***************

I sottoscritti,

premesso che:
– la Regione autonoma della Sardegna, in attuazione alla legge regionale n. 48 del 2018 (Legge di stabilità 2019), ed in particolare all’articolo 9 “Interventi rivolti agli autori di violenza di genere e nelle relazioni affettive” promuove e sostiene sul territorio regionale, comprese le carceri, la realizzazione di specifici interventi di recupero e accompagnamento rivolti agli autori di violenza di genere e nell’ambito delle relazioni affettive;
– la Regione autonoma della Sardegna, con deliberazioni n. 48/20 del 29 novembre 2019 e n. 51/34 del 18 dicembre 2019, ha approvato per l’anno 2019 lo stanziamento di euro 50.000 a favore dell’Ufficio interdistrettuale di esecuzione penale di Cagliari (di seguito denominato “UIEPE”), quale organo periferico del Ministero della Giustizia competente per la Regione Sardegna per il “trattamento socio-educativo” delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, con l’obiettivo di favorire il reinserimento sociale delle persone che hanno subito una condanna definitiva;
– in data 8 giugno 2020, sulla base delle suddette deliberazioni, è stato pubblicato l’avviso pubblico per manifestazione di interesse a partecipare in qualità di soggetti attuatori alla presentazione di progetti recanti “Interventi rivolti agli autori di violenza di genere e nelle relazioni affettive. L.R. n. 48/2018 articolo 9 – DGR n. 48/20 del 29.11.2019 – approvazione preliminare e DGR 51/34 del 18.12.2019 – approvazione definitiva”;
– all’articolo 2 del suddetto avviso pubblico, si legge che “gli obiettivi degli interventi devono essere orientati a: interrompere immediatamente la violenza e prevenire la recidiva; migliorare la sicurezza delle donne, dei bambini e degli uomini rispetto ai soggetti che agiscono violenza; riconoscere la violenza agita e la responsabilità dell’azione violenta; potenziare la consapevolezza maschile in relazione ai temi della mascolinità nella sua impronta patriarcale e nel suo legame con la violenza; riflettere sui modelli relazionali e sull’essere padri, dedicando particolare attenzione al miglioramento della loro capacità genitoriale”;
– all’articolo 4 del medesimo avviso si specifica che “i destinatari degli interventi sono gli autori di violenza di genere e nell’ambito di relazioni affettive, come segue: adulti sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria: presenti all’interno delle carceri della Sardegna; ammessi a pene alternative/misure alternative alla detenzione e a misure/sanzioni di comunità; giovani adulti, di età compresa tra i 18 e 25 anni di età, sottoposti a provvedimento dell’autorità giudiziaria presenti all’interno dell’IPM di Quartucciu e in misure di comunità; adulti e giovani adulti con provvedimenti di sospensione del procedimento e in messa alla prova”;

evidenziato che:
– l’avviso pubblico è in contrasto con l’articolo 9 della legge regionale n. 48 del 2018 (Legge di stabilità 2019) in quanto esclude dai destinatari degli interventi gli autori di violenza di genere non sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria e/o non sottoposti a misure alternative alla detenzioni e/o a misure sanzioni di comunità, che giungono ai Centri per autori (CU) per accesso spontaneo su invio da parte di enti, associazioni, forze dell’ordine, liberi professionisti (intendendosi per autori di violenza di genere nelle relazioni affettive anche i figli minori e non, che agiscono violenza nei confronti dei genitori, delle sorelle e/o dei familiari, i quali per la maggior parte tendono a non voler denunciare, determinando un dato sommerso non intercettato dal circuito penale, bensì solo dai CU operanti sul territorio regionale sardo);
– porre un ente pubblico – “Ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna di Cagliari, competente per la Regione Sardegna, quale organo periferico del Ministero della Giustizia” – quale soggetto attuatore del suddetto avviso, si pone quindi in antitesi con quanto riportato nella legge regionale n. 48 del 2018 recante all’articolo 9 “Interventi rivolti agli autori di violenza di genere e nelle relazioni affettive”;
– l’articolo 9 della legge regionale n. 48 del 2018 è rivolto a “Centri che possano dimostrare un’esperienza nel lavoro con gli autori di violenza” senza quantificare le annualità di esperienza, e pertanto non in linea anche con i criteri applicati ai Centri antiviolenza, di seguito denominati CAV, per i quali è prevista un’esperienza comprovata e continuativa di n. 3 anni;

osservato che:
– oltre il 50 per cento degli uomini raggiunti dai CU – esclusi dal circuito penale intra e/o extra murario – non vengono presi in considerazione nell’erogazione di fondi 2019, nonostante rappresentino la quota maggiore degli uomini autori di violenza complessivamente in carico ai servizi;
– la maggior parte degli UEPE hanno esternalizzato il servizio di trattamento degli uomini autori di violenza inviandoli ai CU, che hanno fornito prestazioni gratuite a far data dal 2017 a oggi (tuttora in corso), così come previsto negli impegni siglati in ogni singolo protocollo d’intesa stipulato;
– ai CAV sardi le annualità vengono erogate sottoforma di contributo accessibile tramite domanda da presentarsi solo per enti e associazioni che dispongano “di personale adeguato per tali compiti e di avere almeno tre anni di esperienza in questo specifico settore” e fatto salvo che “per il 2013 i contributi, finanziati con risorse statali, sono stati assegnati ai nove centri antiviolenza (e relativi sportelli antistalking) e alle cinque case di accoglienza già operanti in Sardegna; che “per il 2014 le risorse complessivamente disponibili, sia regionali che statali, sono state ripartite con gli stessi criteri alle stesse strutture sono state così erogate: il 70 per cento dell’importo assegnato a titolo dì anticipazione, una volta rilevata la continuità dell’attività svolta e dopo che l’ente beneficiario avrà presentato la documentazione relativa alle spese sostenute nell’anno precedente e i dati sulle prestazioni erogate; il restante 30 per cento erogato in seguito alla presentazione della certificazione della spesa relativa all’anticipo erogato”;

rilevato che ai CAV, indicati quali gestori delle strutture beneficiarie dei contributi, viene richiesta – per l’accesso ai contributi – “una relazione sulle attività svolte dal 1° gennaio al 31 dicembre dell’anno precedente, corredata dei dati relativi agli utenti assistiti e della rendicontazione delle spese sostenute nello stesso periodo” con partecipazione ad avviso pubblico senza principio di competitività come avvenuto per i CU, bensì sottoforma di presentazione della domanda per concessione contributi relativi, garantendo una omogenea assegnazione dei fondi;

preso atto che:
– i CU esclusi dal bando si trovano ad operare gratuitamente con il rischio chiusura per mancanza di fondi, mettendo a rischio l’incolumità di donne e minori;
– gli autori di violenza di genere non intercettati dal circuito penale ovvero con accesso spontaneo ai servizi di recupero – operanti sul territorio regionale sardo – sono stati esclusi dal sopra descritto avviso pubblico;
– l’assenza di un indicatore chiaro sulle annualità di esperienza dei CU mette a rischio la qualità degli interventi attuati dai servizi, con aumento del rischio per le donne e per i minori,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per sapere se non ritengano opportuno:
1) sostenere l’attività dei CU – aventi comprovata esperienza e già operanti in maniera continuativa sul territorio regionale sardo – con forma di contributo per “le attività sostenute dai CU” così come avviene per i CAV;
2) consentire la parità di accesso ai servizi di recupero sia agli autori di violenza di genere nelle relazioni affettive che si rivolgono in maniera spontanea che agli autori di violenza di genere nelle relazioni affettive che sono dentro il circuito penale intra e/o extra murario, garantendo una congrua ripartizione delle risorse;
3) introdurre il criterio di esperienza indicato con tre annualità come indicato per i CAV.

Cagliari, 3 settembre 2020

Condividi: