Martedì 9 marzo 2021
Presidenza del Presidente MICHELE PAIS
La seduta è aperta alle ore 16 e 30.
CIUSA MICHELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 16 febbraio 2021 (105), che è approvato.
Congedi
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Sara Canu, Daniele Secondo Cocco, Michele Cossa, Carla Cuccu, Aldo Salaris e Alessandro Solinas hanno chiesto congedo per la seduta del 9 marzo 2021.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle interrogazioni numero 84, 241, 516. (Risposte pervenute in data 8 marzo 2021).
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
CIUSA MICHELE, Segretario. Sono state presentate le interrogazioni numero 905, 906, 907, 908, 909, 910, 911, 912, 913.
Annunzio di mozioni
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
CIUSA MICHELE, Segretario. Sono state presentate le mozioni numero 422, 423, 424.
Discussione dell'articolato del testo unificato: Riforma dell'assetto territoriale della Regione. Modifiche alla legge regionale 4 febbraio 2016, numero 2.(PL 6-20-155-176/A).
PRESIDENTE. Bene. L'ordine del giorno reca il testo unificato PL6-PL20-PL155-PL176/A. Ricordo che siamo arrivati all'articolo 5.
Passiamo all'esame dell'articolo 5.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.
AGUS FRANCESCO (Progressisti). Sull'ordine dei lavori, Presidente, con due motivazioni. In primo luogo per sollecitare una convocazione della Commissione VI, già citata durante l'ultima riunione, in merito alla campagna vaccinale in corso in in Sardegna, credo che sia interesse di tutti discuterne appunto in una riunione di Commissione convocata alla presenza dell'Assessore e del Direttore delle ASL. E visto che il tema è estremamente importante chiederei di iniziare a calendarizzarla in modo da poter discutere di questi temi già questa settimana, perché appunto c'è la massima urgenza.
In secondo luogo, Presidente, per segnalarle che cinque giorni fa il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto per lo slittamento delle elezioni amministrative e delle elezioni regionali della Regione Calabria che erano già previste. Noi non siamo vincolati automaticamente al rispetto di tale decreto, non è automaticamente applicativo alla nostra Regione che gode di un'autonomia speciale, tuttavia segnalo Presidente che quel decreto ha come motivazione il fatto che si sia ancora nel corso di un'emergenza per cui, senza arrogarmi il diritto di suggerire una direzione, lo faremo probabilmente con un ordine del giorno presentato a fine seduta, credo che sia utile che ci siano le interlocuzioni tra la Giunta e il Governo statale, visto che le motivazioni sono di tipo sanitario, per capire se nella finestra temporale aperta ad oggi, quindi senza ricorrere allo slittamento proposto dal Governo, siano assicurate le misure di sicurezza che invece sarebbero assicurate a ottobre al termine della campagna vaccinale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giorgio Oppi. Ne ha facoltà.
OPPI GIORGIO (UDC Cambiamo). Presidente, sono d'accordo con l'onorevole Agus e chiediamo anche noi che venga convocata urgentemente la Commissione VI, perché si sta verificando ormai da troppo tempo la "deportazione" delle persone che hanno praticamente sempre lavorato nei settori specifici, e quindi per quanto riguarda la categoria C, i quali praticamente come birilli vengono trattati male e trasferiti da Olbia nel Campidano e da Cagliari praticamente a Sassari, senza giustificati motivi, con una serie di frottole. Perché durante la seduta della Commissione VI, si è verificato che sull'interpellanza numero 140, il direttore Temussi, anche in un diverbio con l'Assessorato alla sanità, ha garantito che basandosi sulla graduatoria ognuno rimaneva nel proprio posto di lavoro. Perché non può avere due case una famiglia che guadagna 800/900 euro. È una vergogna! Sta diventando un problema di una gravità inaudita, e qui non siamo per fare i birilli, non consentiamo a nessuno di sovrastare Giunte, Consiglio regionale eccetera. Quindi è fondamentale questo incontro con la massima urgenza.
PRESIDENTE. Onorevole Gallus, per annunciare la data.
Ha domandato di parlare il consigliere Domenico Gallus. Ne ha facoltà.
GALLUS DOMENICO (UDC Cambiamo). Presidente, veramente avevamo deciso anche prima con l'Assessore che era d'accordo di convocare stamattina, ma purtroppo ci sono stati degli impegni improvvisi che hanno fatto sì che l'Assessore non desse più la disponibilità, in settimana, adesso vediamo come vanno i lavori dell'Aula. La disponibilità è totale, non ci son problemi.
Discussione dell'articolato del testo unificato: Riforma dell'assetto territoriale della Regione. Modifiche alla legge regionale 4 febbraio 2016, numero 2. (PL 6-20-155-176/A).
PRESIDENTE. Bene, è aperta la discussione sull'articolo 5.
È iscritto a parlare il consigliere Michele Ennas. Ne ha facoltà.
ENNAS MICHELE (LEGA). Presidente, il Gruppo della Lega da sempre ha abbondantemente riconosciuto il fondamentale ruolo che le province ricoprono nel governo del territorio, tanto da giustificarne non solo il ritorno ma anche il potenziamento, non da oggi, ma è una battaglia che inizia a livello nazionale. La restituzione della Provincia, così come quella dell'Azienda Sanitaria Locale, per quanto riguarda il territorio del Sulcis-Iglesiente era una parte fondamentale del programma elettorale con cui ci siamo presentati ai cittadini nel 2019. Durante questi mesi di dibattito, che hanno canalizzato caratterizzato l'iter di approvazione del testo in Commissione, abbiamo più volte ribadito la necessità di arrivare all'obiettivo di ripristinare un ente sovracomunale realmente rispondente alle peculiarità geografiche, culturali, economiche e storiche del territorio. La riforma quindi che portiamo avanti oggi è una riforma in grado di dare alle Province una dimensione vera e reale, affinché siano capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini e alle esigenze del territorio troppo spesso passate in secondo piano. È mancata la pianificazione territoriale, una visione generale sulle opere pubbliche, sulla viabilità, sull'istruzione e quant'altro. Non solo grazie al nuovo ente, e qui mi riferisco in particolare alla condizione del Sulcis-Iglesiente, dopo anni di vuoto e grave progressiva decadenza del territorio in ogni suo ambito, cercheremo di restituirgli anche rappresentanza politica. Ripristinare la Provincia significa quindi riconsegnare ai cittadini un organo di rappresentanza istituzionale con importanti competenze in grado di costruire, da una parte, una visione complessiva e organica delle criticità dei punti di forza e, dall'altra, percorsi concreti ed efficaci per attrarre investimenti economici. E oggi più che mai si stanno svolgendo delle partite importanti che riguardano sia il livello regionale, nazionale e anche europeo, una di queste riguarda in particolare quel territorio e quella di cui tanti oggi parlano, secondo me anche un po' a sproposito, non capendo neanche di che cosa si tratta, che è quella del fondo di transazione equa, il Just Transition fund. Ognuno vuole fare il pezzettino della propria parte, ma credo che questo sia fondamentale, e credo che su questo ci sarà anche un accoglimento delle nostre richieste, che abbiamo fatto anche attraverso una mozione, di poter agire con un gruppo concreto di persone che si occupi di questa che è una partita fondamentale per quel territorio. Quanto appena espresso non è solo il mio parere personale ma quello di tanti amministratori, noi li abbiamo ascoltati anche in Commissione, i Sindaci del Sulcis erano tutti quanti d'accordo sul fatto che dovesse essere ripristinato un ente intermedio realmente rappresentativo di quel territorio. Noi più di altri abbiamo sofferto, infilati in una provincia che non è la nostra, quella del Sud-Sardegna, di cui anche la città di Carbonia era solo un capoluogo sulla carta, e forse fra tutti era quella più abbandonata. Le voci degli amministratori non devono essere mai sottovalutate in quanto espressione più pura delle esigenze e delle istanze della popolazione. Noi vorremmo portare attraverso questo ente uno sviluppo omogeneo, uno sviluppo armonico, un insieme concreto e reale, ragionato sul territorio della programmazione economica.
Voglio ringraziare il Presidente della Commissione I, il mio collega di partito lui Pierluigi Saiu, e ovviamente tutti i membri della Commissione, oltre che i colleghi del territorio con i quali ho presentato la proposta di legge che oggi viene concretizzata, per aver dimostrato estrema capacità di sintesi tra tutte le proposte, dimostrando volontà di ascolto e condivisione della tematica con ogni consigliere e soprattutto con ogni territorio. E credo anche che siano un po' pretestuose le motivazioni espresse da qualche partito il quale da una parte dice di non volere il ripristino delle Province, però si permette, o ha comunque degli amministratori che amministrano questi enti, oppure si dissociano magari dalla legge sulle Province, però dicono che sono a favore della Città metropolitana di Sassari. Insomma la verità è che tutti stiamo riconoscendo che manca qualcosa. Il problema non sono le istituzioni in sé, il problema è che uso si fa di queste istituzioni e come le si riempie. Quindi forse è il momento anche di superare l'attacco che è stato…
PRESIDENTE. Onorevole Ennas, veramente mi piacerebbe ascoltarla, però c'è un chiasso insopportabile.
ENNAS MICHELE (LEGA). Dicevo, quindi, che sono un po' pretestuose le posizioni di alcuni colleghi da questo punto di vista. Tutti quanti credo che riconosciamo che manca un livello intermedio di governo del territorio, e questo è quello che oggi ci avviamo a restituire ad ognuna delle realtà della Sardegna.
Oggi, con l'approvazione del riordino degli enti locali per il ripristino dell'ente intermedio, la maggioranza tutta dimostra ancora una volta di tener fede agli impegni presi con gli elettori. L'ultima parola la esprimo per la mia città di provenienza, Iglesias, che torna a essere capoluogo di Provincia. Io credo che sia un'opportunità importante per questa città che, insieme a Carbonia, guida il territorio e che rappresenta la storia, la cultura e deve guidare veramente in una direzione di rinascita quel territorio.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Salvatore Corrias. Ne ha facoltà.
CORRIAS SALVATORE (PD). Nel discutere l'articolo 5 mi preme ribadire quanto già affermato in sede di discussione generale, declinando la questione, se mi è consentito, pro domo mea, per quello che credo fermamente sia necessario per l'Ogliastra e per tutti quei territori che oggi sono istituzionalmente orfani, per ragioni che conosciamo e che opportunamente abbiamo indagato. Per questa ragione io l'11 giugno del 2019 ho firmato la proposta di legge numero 20 che prevedeva, e prevede, la reistituzione appunto della Provincia Ogliastra, ovvero quel riconoscimento che nel tempo, dopo il referendum abrogativo, ma sbrigativo, del 2012, è venuto meno. Non voglio ripetere quanto già affermato, repetita iuvant e sarei davvero tentato di farlo ma basta richiamare una necessità che è quella del rilancio istituzionale, con una veste giuridica rinnovata, una condizione sovraordinata che serve ai comuni, i 22 Comuni che rappresentati dai sindaci hanno chiesto in audizione in Prima Commissione che questa benedetta Provincia venisse e venga ricostituita, che è quanto oggi stiamo facendo.
Io credo che questo sia un tema che non sopporta le peggiori trasversalità, e un tema che deve essere fatto proprio da tutti, nella misura in cui tutti, al di fuori dei populismi di qualsiasi segno, credono davvero che i territori più deboli abbiano bisogno di quella forza che oggi non c'è. E non voglio essere populista nemmeno io in questa sede laddove potrei, richiamando concetti tardo romantici o se vogliamo modernissimi, dire "noi siamo lontani dai centri del potere decisionale", ma non lo faccio, preferisco non farlo, preferisco invece richiamare da quel fronte, di quella Sardegna minore che è l'Ogliastra come le altre province che si vuole rendere redivive oggi, la necessità, appunto, di andare a fare sistema su quei temi e su quelle funzioni che vanno rivitalizzate, e parliamo di viabilità, di istituti scolastici, di ambiente, di promozione del territorio. Tutto funziona ma funziona molto poco, quando funziona. Io non entro nel merito di altri temi che riguardano altri territori, e se dovessi farlo in questo caso richiamerei la necessita davvero di una riforma più radicale, che vada a superare il dettato per il quale poi i legislatori che ci hanno preceduto sono stati più realisti del re - l'ho detto l'altra volta e lo ribadisco oggi -, credo che sia necessario, per dare quella forza democratica ai territori, che si vada a elezioni di primo livello, perché la democrazia diretta �� sempre più forte comunque della democrazia rappresentativa, e su questo, lo ripeto, abbiamo depositato una proposta di legge nazionale. Perché se così non fosse, e così non è, noi siamo ostaggio della peggiore trasversalità, delle guerre di contrada. L'Ogliastra era una curatoria del Giudicato di Cagliari, io non voglio tornare alle curatorie giudicali, men che meno, lo ribadisco, ai marchesati da affidare ai cortigiani. Questo io credo che voi non lo farete, voglio veramente essere fiducioso, e se intendete farlo noi fin d'ora non vogliamo essere complici di questo vostro disegno, perché altrimenti i cittadini, di destra e di sinistra, continueranno a non capirci, se noi non racconteremo onestamente che cosa ne vogliamo fare di queste Province, e quindi confido che in sede di variazione alla finanziaria, già votata da quest'Aula, in sede di determinazione esatta di ciò che si vuol fare sulla missione della coesione territoriale in seno a Recovery fund, a questi contenitori si diano contenuti, si dia una democrazia forte, fatta di risorse certe, di funzioni riconosciute e riconoscibili, altrimenti davvero sarà l'ennesimo errore che si presterà a un altro referendum abrogativo, e probabilmente sbrigativo, che esautorerà di fatto il potere rappresentativo di quest'Aula e darà per l'ennesima volta l'ennesima delusione ai sardi. Io questo non lo voglio, e per questo voto senz'altro questo articolo 5 che contempla il riconoscimento e la reistituzione della Provincia Ogliastra, ma d'ora in poi tutti usiamo la migliore volontà e mettiamo in atto le migliori trasversalità per dare risposte certe ai cittadini, soprattutto ai più scettici, a quelli che continuano a dire che è colpa nostra oppure vostra. Qua non ci sono colpe e non ci sono meriti, ci sono doveri, doveri di questa classe dirigente che saranno rispettati nel momento in cui sapremo dare risposte certe alle attese legittime, più che legittime dei cittadini. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI GIUSEPPE (PD). Non posso non intervenire rispetto a questo articolo 5 che, non lo nego, è l'articolo che più mi piace, almeno in parte, rispetto all'interno testo unificato, se non altro perché riproduce in parte la proposta di legge che il 18 aprile del 2019 presentai unitamente al collega Giovanni Satta per la reistituzione della Provincia del Nord-Est Sardegna. Riguardo al nome vorrei fare un piccolo inciso, anche perché se ne è parlato parecchio nella scorsa seduta del Consiglio, per�� vorrei precisare che ognuno di noi avrebbe preferito un nome specifico, "Gallura", così come è arrivato in Aula, piuttosto che il nome di qualche città, o addirittura come qualcuno diceva le due città che componevano il nome nella vecchia Provincia di Olbia-Tempio che è stata soppressa col referendum nel 2012, però si è deciso nella proposta e anche adesso arrivando nell'esame dell'articolato e nell'approvazione di emendamenti, di fare qualcosa di nuovo, a mio modo di vedere, si è deciso di non presentare all'attenzione dei sardi nel panorama del riordino degli enti locali un ente che fosse una riedizione della vecchia Provincia di Olbia-Tempio io credo affinché tutte le Province, in particolare le nuove che sono contenute in questo articolo 5, ma direi tutte le province che ci saranno nel panorama degli enti locali della Sardegna a seguito di questo riordino, io credo che tutte le Province dovranno partire con uno spirito nuovo: oggi si segna un inizio, oggi non è un arrivo, non è un traguardo ma si segna un inizio. Un inizio che non può non tener conto di ciò che è stato, di ciò che è accaduto dal 2005 in poi quando sono nate le nuove Province in Sardegna, di ciò che i detrattori di quelle Province avevano tentato di fare dall'inizio, dai primi anni Duemila e anche successivamente fino ad arrivare al referendum del 2012, e ciò che, ho avuto modo di dirlo anche in sede di discussione generale sul testo unificato… Presidente io cerco di… fra un po' non sento più la mia voce.
PRESIDENTE. Io ho richiamato più volte l'Aula ad un contegno��� Onorevole Giagoni! No però se lei urla sopra non fa altro che aumentare il rumore di sottofondo. Peraltro non la sento, quindi per me è rumore, anche gli interventi di protesta. Grazie.
MELONI GIUSEPPE (PD). Grazie Presidente, dicevo questo è solo un punto di inizio, io vedo queste nuove province come una nuova fase ed è per questo motivo che per esempio, per fermarmi alla provincia del Nord Est, si è deciso di attribuirgli questo nome, a mio modo di vedere, non solo perché già da oggi, già da ieri per meglio dire, non era contemplato nella Gallura, geograficamente intesa, un territorio che faceva già parte della provincia di Olbia - Tempio, anche perché nella mia zona…
PRESIDENTE. Non vi costringe nessuno ad ascoltare gli interventi, se dovete chiacchierare fatelo fuori da quest'Aula, abbiamo un bellissimo bar state lì ma consentite a chi vuole intervenire di intervenire, grazie.
MELONI GIUSEPPE (PD). Grazie Presidente, �� anche difficile parlare, perdere il filo quando poi viene interrotto continuamente dal brusio. Potrei anche concludere perché ho detto nel corso della discussione generale ciò che sostanzialmente pensavo…
PRESIDENTE. La seduta �� sospesa per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 57, viene ripresa alle ore 17 e 03.)
Riprendiamo i lavori dell'Aula. Veramente vi chiedo… onorevole Maieli, onorevole Schirru, nessuno vi impone di… per�� grazie…
Quindi, onorevole, lei deve concludere, se vuole può riprendere daccapo.
Ha facoltà di parlare il consigliere Giuseppe Meloni.
MELONI GIUSEPPE (PD). Concludo Presidente perché tanto non mi pare… c'è un clima da ultimo giorno di scuola non capisco il motivo, anche perché abbiamo appena iniziato la seduta e normalmente queste cose sono più giustificabili quando siamo in coda a una seduta molto corposa e invece qua stiamo solo iniziando, se il buongiorno si vede dal mattino io credo che sarà…
PRESIDENTE. Assessore, almeno lei dia il buon esempio!
MELONI GIUSEPPE (PD). Assessore, mi ascolti perché ho qualcosa da dire anche per lei insomma. Assessore, lei sedeva sui banchi del Consiglio provinciale di Olbia Tempio quando anch'io appunto ne facevo parte di quella assise; si ricorda bene che purtroppo quel referendum ha sicuramente tagliato le gambe alle province di nuova istituzione anche alla nostra, però tante cose non funzionavano bene nel senso che quella provincia era una provincia che a sette anni in quel caso di distanza dall'istituzione, dal primo giorno nel quale c'è stata la presenza delle istituzioni democraticamente elette aveva ancora tanta strada da fare. Allora io dico solo questo, una raccomandazione; noi oggi a quanto pare, e speriamo che questo clima di festa significhi veramente poi anche un'approvazione, un esito positivo per questo testo unificato, quindi per questa legge, noi oggi andiamo ad approvare questo nuovo assetto istituzionale della nostra Regione. Io credo che, ma lei immagino concordi con me, io credo che questo sia solo l'inizio di un lungo percorso che dovrà portare i cittadini, io direi i cittadini prima di tutto, a capire l'importanza di questo ente. Noi oggi stiamo facendo un passo in avanti rispetto a quella che dovrebbe essere poi una posizione dei cittadini che oggi probabilmente in Sardegna ancora in generale non sono sulla nostra stessa lunghezza d'onda rispetto alla necessità di restituire le province. Allora noi dobbiamo dimostrare, dovremo dimostrare con i fatti che invece questi enti servono, questi enti intermedi sono importanti nei territori anche, come ha detto bene il collega Corrias, con un'elezione di primo livello, che non significa prevedere nuove poltrone e quant'altro, semplicemente significa assicurare democrazia diretta. Io son convinto che se quella democrazia diretta venisse esercitata nei modi più alti di quel termine allora da parte poi dei rappresentanti delle istituzioni io credo che tornerà il feeling fra i cittadini e questo ente, fra le istituzioni in generale. Per fare in modo che questo possa accadere siamo determinanti noi, non solo oggi quando facciamo questa legge ma anche successivamente quando poi dovremo nominare i commissari, solo provvisoriamente per brevissimo tempo, quando i costi non dovranno lievitare e non dovranno permettere a chi magari pensa di utilizzare questi enti come un parcheggio per chi non ha altro da fare, sicuramente non dovremo permettere questo. E invece dovremo permettere che questo ente di area vasta possa funzionare, sia un ente intermedio assolutamente importante fra la Regione e i Comuni. Perché abbiamo tutti capito che purtroppo in questo senso le unioni di Comuni non hanno potuto svolgere quel ruolo che magari ci si aspettava con la legge 2, che io non votai.
Quindi una raccomandazione in questo senso importante, fondamentale; penso per esempio alla provincia ex Olbia Tempio, uno dei motivi per i quali i cittadini non l'hanno sentita forse così importante come è, anche se era sentita importante la richiesta che c'è stata da quel territorio in primis verso… la restituzione lo dimostra, anche il fatto che venga accompagnata, come non è stata accompagnata in quei sette anni, da uffici di prossimità per il cittadino che rendano quell'ente utile. Io ho fatto sempre l'esempio del tribunale, se oggi abbiamo il tribunale a Tempio lo dobbiamo al fatto che Tempio era capoluogo di provincia quando una legge ha tagliato non solo le sezioni distaccate dei tribunali come Olbia, ma anche tutte quelle sedi di tribunali che non coincidevano in quel momento con il capoluogo di provincia. La stessa legge oggi, la stessa legge, se fosse approvata oggi prima ancora di questa legge, cancellerebbe il Tribunale di Tempio. Ma penso anche alla Questura, alla Prefettura, sono tutti uffici fondamentali, essenziali rispetto ai quali il cittadino ovviamente riesce a comprendere maggiormente quali sono l'importanza e la necessità di determinati strumenti dello Stato. Io credo che su questo dovremmo assolutamente vigilare, quindi molto più attenti a province che funzionino e meno attenti invece a province che non siano luoghi per poter esercitare semplicemente attività politica nel suo senso deteriore del termine, cerchiamo di elevarci e fare in modo invece che torni la politica sana e bella in quegli enti. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Grazie Presidente. Nell'ambito della discussione sull'articolo 5, sia il collega Deriu con la relazione di minoranza illustrata nelle precedenti sedute, sia l'onorevole Corrias oggi e l'onorevole Meloni poco prima del mio intervento, hanno sottolineato da un lato il riconoscimento nominale nell'ambito del ripristino delle province in Sardegna, ma tutti hanno segnalato le preoccupazioni e i limiti se ci si limitasse al solo riconoscimento con questa legge del ripristino dell'organizzazione con le province del Medio Campidano, Sulcis-Iglesiente, Gallura e Ogliastra, che si aggiungono alle province storiche, perché la situazione che abbiamo vissuto nel corso gli anni passati ha determinato un impoverimento delle politiche territoriali operate nell'ambito delle province esistenti. E la prima questione è quella legata al ripristino della democrazia in termini di rappresentanza nell'ambito delle province, e lì bisogna stare attenti perché se c'è chi sostiene che sarebbe opportuno e indispensabile ripristinare anche l'elezione diretta nell'ambito delle province, sappiamo anche che questa è una battaglia lunga in relazione alle questioni che oggi pongono una serie di limiti perché questo accada, perché non esiste questa possibilità se non per le Province autonome di Trento e Bolzano, ma hanno caratteristiche, le Province autonome di Trento e Bolzano, diversissime rispetto al resto delle province italiane, perché insieme compongono la Regione, le Province autonome di Trento e Bolzano, cosa che non accade per quanto riguarda le altre province, in tutto il resto d'Italia le province hanno un'elezione di secondo livello. E perché bisogna stare attenti? Perché non vorrei che in attesa che si possa realizzare il massimo, cioè le elezioni di primo livello, si continui sine die con i commissariamenti. Quindi, primo punto, si eliminino i commissariamenti, è stato fatto un errore nel passato, nella precedente legislatura, lasciando gli enti commissariati e privi del Governo, che invece andrebbe affidato ai Sindaci e ai Consigli provinciali, e non si usi la scusa dell'elezione di primo livello per protrarre i commissariamenti ulteriormente rispetto agli anni che già sono passati con enti che hanno avuto qualche difficoltà nel funzionamento. L'altro elemento, e l'hanno detto bene i colleghi, perché veramente ci sia evidenza di quanto si crede nello sviluppo che possa partire dal basso, vale per i comuni, vale per le province, è indispensabile dare gambe agli enti di nuova istituzione. E non regge che a fronte delle poche risorse disponibili il primo intervento successivo rispetto all'approvazione della legge sulla riforma degli enti in Sardegna sia l'aumento di personale per la Regione, in particolar modo per gli staff del Presidente e degli Assessori, e non invece l'utilizzo di quelle risorse per iniziare un percorso per dotare la Città metropolitana di Sassari, la Provincia della Gallura, la Provincia dell'Ogliastra, del Sulcis-Iglesiente, del Medio Campidano di risorse e di personale per poterle far funzionare. E immediatamente dopo l'approvazione di una legge di questo tipo andrebbe impostata una riforma della Regione sempre nella direzione del dare evidenza alle possibilità che gli enti intermedi potrebbero avere se dotati degli strumenti per funzionare, ma è l'esatto opposto, dovremmo riformare la Regione per dimostrare l'esigenza di un ripristino di enti intermedi che a quel punto sarebbero indispensabili per attivare un meccanismo di relazione tra le cittadine e i cittadini e l'ente superiore Regione che si dovrebbe a quel punto limitare alla programmazione e a legiferare, adeguare le proprie leggi anche al sistema europeo e via dicendo. E invece sembra che venga dato un riconoscimento nell'ambito delle esigenze territoriali col nome e vengano però sottratte, quasi che la Regione non si fidi del delegare poteri alle province, viene invece sottratta la possibilità reale alle province di poter operare con strumenti, risorse, mezzi e competenze. Questo sarà il vero limite, e il rischio è ripercorrere la strada già percorsa nel passato, che poi ci sia a fronte dell'esigenza attuale un rigurgito da parte della popolazione se questi nuovi enti non dovessero essere messi nelle condizioni di poter dimostrare sviluppo reale nei territori, vale per le città metropolitane, vale per le province. Questo è il limite vero, perché mentre gli interventi delle colleghe e dei colleghi evidenziano il fatto che ci si crede realmente all'esigenza di ripristino di territori del genere, non sembra che invece la Regione…
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Angelo Cocciu. Ne ha facoltà.
Non c'è. Dov'è? Non interviene? Perfetto, decaduto.
È iscritta a parlare la consigliera Rossella Pinna. Ne ha facoltà.
PINNA ROSSELLA (PD). Grazie Presidente. Intervengo sull'articolo 5 perché come rappresentante eletta nel Medio Campidano, ancorché chiaramente consigliere di tutta la Regione e come persona che ha vissuto da subito in prima persona la costituzione della Provincia del Medio Campidano, devo dire che ci sono alcune cose che mi convincono poco, in questa legge alcune cose mi convincono poco. Noi parliamo dell'istituzione della Provincia del Medio Campidano e quindi parliamo di un territorio debole, di un territorio che purtroppo da sempre nella classifica dei territori della Sardegna in termini di PIL, in termini di sviluppo occupa sempre l'ultima posizione, un territorio dimenticato, era dimenticato dall'allora Provincia di Cagliari, in questi ultimi otto anni dimenticato da tutti. Ed ecco perché ritengo che questa proposta di legge non mi convinca, non mi convince perché io non vedo dentro questa proposta di legge oltre a un utilizzo della matita, della penna per segnare confini, per tracciare circoscrizioni, non vedo molto di più, non vedo funzioni, non vedo risorse, non vedo un tentativo, quanto meno un tentativo per togliere dall'ulteriore impoverimento il territorio del Medio Campidano. In questi ultimi otto anni siamo stati privati di un punto di riferimento, la comunità è stata privata della sua identità, questa proposta di legge non mi convince perché manca il cuore della legge, mancano le funzioni, l'ho detto prima, mancano le risorse finanziarie, manca chiarezza anche relativamente al futuro dell'Unione dei comuni, presenti nelle province ancora e cancellate nelle due Città metropolitane.; riordino degli enti locali che tenta di riordinare ma che non riesce completamente. Per me questa proposta di legge potrebbe definirsi la parte prima di una legge di riforma; senza adeguate risorse i sardi continueranno a individuare ancora una volta le province come enti inutili e resteranno delusi pochi anni dopo. Se l'ente provincia è uno strumento per i cittadini, per aumentare lo sviluppo del territorio, allora sì, qui però non ci sono le condizioni. Se a questa legge fa seguito una distribuzione territoriale dei servizi, allora sarà una buona legge, se continuerà la concentrazione dei servizi nei due poli o nelle città capoluogo di provincia storiche si ripeterà la condizione di marginalità del territorio del Medio Campidano, quell'essere periferia della Regione Sardegna. Il referendum del 2012 è stato considerato un referendum anticasta e, soprattutto, è stato considerato un territorio anticasta nei territori più poveri, nella provincia del Medio Campidano è stata individuata la provincia come il male assoluto, l'Ente provincia come il male assoluto, perché quando la gente ha fame, quando la gente non ha lavoro, tutto viene visto in maniera negativa. Allora, quello che io chiedo con forza, in questa Aula del Consiglio regionale, è che non solo la Regione Sardegna pensi ai territori ricchi, ma che pensi soprattutto ancora di più ai territori in sofferenza, perché, ripeto una frase che probabilmente ho detto molte altre volte, è una citazione che ho fatto molte altre volte, anime Don Milani in una lettera alla professoressa scriveva: "Fare parti uguali fra disuguali è la più grande delle ingiustizie"; allora noi aspettiamo davvero che per la Sardegna e per i territori più poveri non siano fatte parti uguali, ma ci sia veramente la possibilità per quei territori in sofferenza di avere l'attenzione che meritano. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Antonio Piu. Ne ha facoltà.
PIU ANTONIO (Progressisti). Grazie, Presidente, buonasera alle colleghe e ai colleghi. Riprendiamo la discussione partendo dall'articolo 5, io mi rivolgo direttamente all'Assessore, in quanto chi mi ha preceduto ha cercato di elencare quelle che sono le potenzialità delle province e del fatto che esse, una volta soppresse, hanno lasciato un vuoto che nessuna legge né nazionale né regionale è riuscita poi a colmare. Perché la verità vera è che senza enti intermedi i comuni da soli, lasciati al proprio destino, non riescono a sviluppare delle politiche per interi territori, non riescono a dare delle risposte certe su delle situazioni che purtroppo sono annose e che riguardano tutti indistintamente. Allora io mi chiedo se dopo l'approvazione di questa legge, Assessore, ci sia da parte della Giunta regionale, sia per quanto riguarda le funzioni ma soprattutto per quanto riguarda le risorse, una distribuzione che veda i nuovi enti, e quindi le province e le Città metropolitane, capaci di un nuovo confronto con la Regione Sardegna, soprattutto su materie come quella delle politica della casa, della digitalizzazione, della viabilità, che non consentiranno alle province di poter dare delle risposte immediate, in quanto le funzioni delle province attuali non saranno date da questa legge regionale che stiamo approvando oggi, ma sono date da una legge nazionale che prevede i tre ambiti per le province che sono, lo abbiamo già detto nel corso del dibattito, la scuola, la viabilità e l'ambiente. Oggi le società di oggi, i comuni di oggi, le persone i cittadini hanno bisogno di risposte differenti, che riguardano tanti altri campi, tante altre funzioni, che purtroppo i comuni da soli non riescono a dare. Io credo realmente che la politica negli ultimi anni abbia ceduto il passo a non si sa bene quale entità per prendere le decisioni, perché chi amministra, chi fa politica sa bene che ci si rivolge sempre e comunque a un consigliere comunale, a un assessore, a un consigliere regionale per cercare di evidenziare e di sensibilizzare su alcuni problemi; bene, oggi gli amministratori sono soli, io non so se questa sia la risposta adeguata per fare in modo che ci sia tra cittadini e politica fiducia reciproca, perché quello che manca nella società di oggi purtroppo è questa, gran parte della colpa ce l'hanno i partiti, gran parte della colpa ce l'ha avuta la politica quando ha abusato in alcuni casi del ruolo che gli competeva, e oggi con ritorno alle province l'unico argomento di discussione può essere quello di dire "si ritorna al passato", bene, se non si deve ritornare al passato io chiedo invece in che modo dobbiamo guardare al futuro, e quindi le province che stiamo istituendo avranno, Assessore, un nuovo tavolo di discussione in Regione e andranno realmente a colpire quelle necessità che sino ad oggi i cittadini stanno chiedendo e ai quali non hanno risposta? Questa è la sfida che la Giunta deve lanciare, a prescindere poi da quanto si possa essere favorevoli o meno alle province, o quanto si possa riuscire a cavalcare un argomento che nella sensibilità di tanti sa di antipolitica. Nella sua risposta finale alla discussione di questa legge io mi auguro che ci siano davvero i chiarimenti che possano dare la capacità a ognuno di noi di poter ritornare nei propri territori e dire "bene, la legge risponde anche a questo tipo di esigenze", perché se non riusciamo a fare questo, allora si ritorna sì al passato e non diamo una risposta vera ai problemi quotidiani né degli amministratori né tantomeno dei cittadini. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.
LAI EUGENIO (LEU). Grazie, Presidente. Non utilizzerò tutti e dieci i minuti, anche perché gli interventi degli onorevoli che mi hanno preceduto…
PRESIDENTE. Anche perché sono sei…
LAI EUGENIO (LEU). … Sono sei, Certo… gli onorevoli che mi hanno preceduto hanno ampiamente giustificato il perché delle posizioni del mio Gruppo su questo articolo, e in particolare riprendo l'intervento dell'onorevole Corrias quando parla di forza democratica all'interno dei territori e quando parla di rappresentatività di tutti quei cittadini che si sono sentiti abbandonati in tutti questi anni, e lo dico sollecitando ancora una volta la presa di posizione unanime di questo Consiglio regionale a favore della forza democratica, così come l'ha chiamata l'onorevole Corrias, che sono le elezioni dirette delle province. E lo dico perché veniamo da territori e da province costruite artificialmente che hanno visto la nomina di commissari e subcommissari neanche locali, che venivano spostati magari da Città metropolitane al sud Sardegna, che venivano spostati da Cagliari a Sassari, da Sassari a Cagliari; bene, questo non deve avvenire, i cittadini vogliono essere rappresentati da chi conosce alla perfezione quel determinato territorio, e superare la questione del voto ponderato è essenziale per dare questa rappresentatività. Quindi, Assessore, la invito, anche da questo punto di vista, a farsi portatore, insieme agli altri colleghi che l'hanno già sottoscritta, delle elezioni dirette. Ma comprendo, allo stesso tempo, la preoccupazione dell'onorevole Pinna, perché la farei mia; io vengo da un territorio, il sarcidano, Barbagia di Seulo, che è in forte difficoltà e che, così come il Medio Campidano, si è sentito abbandonato, si è sentito abbandonato perché le risorse sono state concentrate solo ed esclusivamente nel grande polo metropolitano, senza contare l'esigenza, senza tenere in minima considerazione le esigenze di tutti quegli altri territori che gravitano nella nostra Sardegna. Bisogna invertire rotta, bisogna invertire rotta e provare a far riempire di contenuti questo contenitore, riempire di contenuti con risorse, riempire di contenuti con funzioni, diceva bene l'onorevole Pinna, e riempire di contenuti con la rappresentatività. Sono questi i tre elementi che sono indispensabili per dar gambe alle province che voi ci state proponendo e su questo articolo in particolare, e poi chiudo, sono soddisfatto di un fatto, il Comune di Seulo già da tempo, già da quattro anni aveva attraverso un referendum popolare deciso a che provincia aderire. Al di là del fatto delle considerazioni personali di ognuno di noi, se sia giusta o sbagliata questa scelta, sta di fatto che noi dobbiamo premiare l'autodeterminazione dei territori, l'autodeterminazione dei Comuni, e l'autodeterminazione dei cittadini. Loro hanno fatto questa scelta ed è giusto che l'intero Consiglio regionale rispetti una decisione popolare e che finalmente trovi rappresentanza anche all'interno di un dispositivo di legge. Per questo io personalmente voterò a favore dell'articolo 5.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.
AGUS FRANCESCO (Progressisti). Io ho la soddisfazione o forse il rammarico di intervenire in quest'Aula su questi temi da ex Presidente della Commissione che si è occupata nella scorsa legislatura di enti locali. E quindi posso anche ricordare alcuni fatti che ormai sono agli atti, un po' come i personaggi di Edgar Lee Masters, non avendo altro da fare possono discutere del passato in maniera più serena. Ebbene, serenamente io ricordo che il giorno dopo l'insediamento nella scorsa legislatura, nel tavolo del Presidente della prima Commissione c'erano due lettere, la prima era una diffida a non adempiere presentata da un partito dell'attuale maggioranza, i Riformatori che tra l'altro non hanno cambiato opinione riguardo agli esiti del referendum. La descrissero come il primo passo della via giudiziaria, qualora la politica avesse deciso di calpestare il risultato dell'esito referendario.
Il secondo foglio era l'esito dell'assemblea dell'associazione dei Comuni più rappresentativa della Sardegna, l'ANCI, che chiedeva al Consiglio una riforma che andasse nel senso della semplificazione: "Vogliamo la Regione e i Comuni, via tutti gli enti intermedi". Eravamo nel 2014, quella ventata, sappiamo tutti, è passata, perché ormai quelli che minacciavano di occupare l'Aula oggi al massimo minacciano di disertarla, i Comuni che volevano cancellare tutto oggi chiedono di riproporre tutto, per cui più serenamente possiamo discutere di quello che c'è, di quello che non c'è e di quello che magari ci sarebbe potuto essere e non c'è proprio per questa cronica mancanza di serenità nel dibattito. Cosa ha portato questo? Ha portato nel 2001 a creare delle province, province che poi sono nate ufficialmente solo nel 2005 perché ci son voluti quattro anni per fare permute, spostamenti di personale, spostamenti di beni e che sono durate appena sette anni, perché nel 2012, dopo sette anni di attività, un referendum illegittimo e sbagliato le ha sostituite con dei commissari che poi non si è mai cambiato status. Nel 2016 l'abrogazione definitiva di fatto ha ucciso enti già morti da quattro anni, nel 2021 si pensa di poter ritornare al 2001, vent'anni dopo come se niente fosse, tra l'altro in una situazione in cui gli enti locali non hanno più risorse, non hanno più funzioni perché anche la legge numero 9 che a livello regionale aveva fatto transitare alle province alcune funzioni regionali è stata abrogata, quindi andrebbe riscritta, e in tutto questo ci si chiede appunto quando quella che voi considerate una legge indispensabile e urgente entrerà davvero in vigore. Allora, ce lo dice il recente passato, l'altra volta ci sono voluti quattro anni, questa volta ci vorranno altri quattro anni, per cui quello che stiamo facendo oggi, al netto di clamorose accelerazioni che non prevedo, anche perché siamo nel corso di un'emergenza sanitaria, tra quattro anni forse si taglierà finalmente il nastro delle nuove province che stiamo inaugurando con questa legge. Non solo, l'altra volta le province avevano in tasca 120 milioni di euro, 80 milioni erano i proventi delle tasse che Roma si sta tenendo, 40 milioni era il Fondo unico. Ora, per fare enti che a malapena possano fare le stesse cose di vent'anni fa, dobbiamo trovare altri 80 milioni di euro, poi dobbiamo fare una legge che decida quali siano le funzioni da portare a livello provinciale, e badate bene, su quelle si può aprire un ragionamento, io sono per lo snellimento della macchina regionale, non sono per creare nuovi Dipartimenti ingrossando una macchina che invece andrebbe indebolita, sono per una parcellizzazione anche di alcune funzioni, quelle che possono essere gestite meglio a livello locale. Però servono i soldi e quei soldi se li mettiamo lì non li possiamo mettere altrove, e in questa legge non c'è il becco di un quattrino, e si deve sapere. Per cui chiudo, è vero che c'è importantissimo anche un discorso legato alla democrazia, perché le elezioni di secondo livello sono un fallimento e tutti ne siamo consapevoli, però la democrazia è legata anche alle funzioni attribuite a quell'ente. Un Sindaco non si occupa di sanità, un Presidente di Regione non può riparare le buche nelle strade, oggi un Presidente di provincia eletto dal popolo cosa può fare? Perché quando si chiede al popolo un voto, bisogna anche capire perché cosa lo si chiede, quali sono le funzioni attribuite. Oggi le province hanno un ristrettissimo numero di funzioni, tra l'altro in gran parte funzioni diciamo di tipo burocratico, non c'è scelta politica, per cui l'invito anche in questo dibattito a chi ci crede, io non ci credo, l'ho detto dall'inizio, voterò contro e voterò convintamente contro, chi ci crede potrebbe anche integrarlo questo dibattito. Cioè, quali sono le funzioni che con una legge successiva vogliamo portare a livello periferico, magari sottraendole da un centro cieco e inefficace perché in quello siamo tutti d'accordo? Con questa riflessione credo che la discussione su questo articolo possa dirsi conclusa.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 5. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.
(È approvato)
L'articolo 6 lo sospendiamo e passiamo direttamente all'articolo 7.
All'articolo 7 è stato presentato l'emendamento numero 32.
Per esprimere il parere sull'emendamento ha facoltà di parlare il consigliere Antonello Peru, relatore di maggioranza.
PERU ANTONELLO (UDC Cambiamo), relatore di maggioranza. Il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
SANNA QUIRICO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Deriu. Ne ha facoltà.
DERIU ROBERTO (LEU). Noi abbiamo contribuito a questo articolo e anche a questo emendamento sostitutivo totale, quindi alla firma dell'onorevole Peru aggiungiamo anche la nostra perché è il procedimento che per la prima volta introduce una modalità di attuazione dell'articolo 43 dello Statuto di autonomia.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento sostitutivo totale numero 32. Chi lo approva alzi la mano. Chi non lo approva alzi la mano.
(È approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 8.
Poiché nessuno è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 8. Chi lo approva alzi la mano. Chi non lo approva alzi la mano.
(È approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 9.
È iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Presidente, mi sono prenotato, questo lo dico perché prima o poi questo sistema dovrà operare. Stabiliamo all'inizio della seduta che ancora siamo in un sistema misto, perché altrimenti uno tenta di operare sistema con il sistema del tablet, quindi rubo qualche minuto sull'ordine dei lavori, e il sistema tabelle del tablet prevede che se io mi voglio iscrivere su una discussione che è aperta sull'articolo, prima devo premere sull'articolo, e poi devo scorrere nuovamente nella parte superiore e prenotarmi, che significa una procedura di qualche secondo in più rispetto ovviamente al pigiare un unico tasto davanti a noi. Quindi questa procedura determinerà qualche secondo in più.
Per quanto riguarda il resto, ribadisco ciò che è stato detto dalla collega Pinna, giusto perché gli altri colleghi li ho citati prima, per dar gambe alle città metropolitane e alle province è necessario e indispensabile dotarle di competenze, personale e risorse, altrimenti la situazione non sarà neanche più quella che ha conosciuto la collega Pinna negli anni passati, perché rispetto agli anni passati, cioè ai primi dieci anni del 2000, le Province avevano dirigenti, personale, trasferimenti da parte dello Stato, trasferimenti da parte delle Regioni, erano enti dotati di una certa autonomia: intanto avevano il Presidente eletto con elezione diretta, i Consigli provinciali, avevano gli Assessori, c'erano uffici, erano enti che erano messi nella condizione di funzionare. Lasciamo poi perdere il grande dibattito sul costo, la verità è che il costo in questo Paese non è mai stato determinato né dai Comuni né dalle Province, dati alla mano, e anche la matematica ci direbbe questo. Il costo del debito pubblico nel nostro Paese è prodotto dallo Stato e dalle Regioni, non per una percentuale alta, ma quasi tutto il debito pubblico è prodotto dalle Regioni e dallo Stato, tanto che il debito pubblico di tutto il sistema dei Comuni si limita a un 2,2 per cento del debito pubblico totale, ma governando i Comuni e le Province risorse per un 7 per cento della spesa. Lo Stato è arrivato a raggiungere cifre del 155/160, adesso vedremo gli ultimi conti quest'anno, sul PIL. E nell'ambito anche degli enti intermedi o dei comuni il 2 per cento di debito pubblico è prodotto da Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Roma, lo zero virgola qualcosa è spalmato su tutte le migliaia dei Comuni d'Italia. Significa che quando si parla di sviluppo che parte dal basso, esigenza di far funzionare gli enti intermedi e i Comuni, si dicono cose che guardano anche nella direzione che spendere risorse in quella direzione ne determinano benefici e servizi ai cittadini immediatamente percepibili. Questa è la vera riflessione. Cioè quello che veramente dispiace di un ragionamento di questo tipo è che ripristinare enti che saranno in una situazione più difficile rispetto a quella passata senza dedicare la giusta attenzione sugli elementi che diceva prima la collega Pinna, e prima di lei ha ribadito il collega Corrias, significherà avere i contraccolpi della non percezione da parte dei cittadini, anche da coloro che sono d'accordo, di non voler vedere e toccare con mano risultati positivi in termini di miglioramento delle condizioni dei luoghi gestiti dalle Province e dalle Città metropolitane e dei servizi erogati. Così come per le Città metropolitane ora si dà la possibilità alla città metropolitana di Sassari e alla Città metropolitana di Cagliari di crescere in termini di confini, estensione territoriale, ma se la Città metropolitana di Sassari e quella di Cagliari devono erogare servizi o governare processi per un territorio più ampio le si vorrà mettere nelle condizioni di poter governare non solo servizi metropolitani, ma avere la possibilità di governare contestualmente servizi metropolitani: il trasporto pubblico locale che è stato citato come esempio, le scuole, e i servizi di livello provinciale, visto che stiamo raggiungendo una dimensione più alta. Questa è la vera sfida se ci si crede, altrimenti il rischio è far franare il sistema, cosa che penso non sia nelle volontà di coloro che hanno con forza sostenuto la tesi della creazione di nuove province e nuove città metropolitane, penso che siano stati mossi dalle esigenze di farli funzionare. Se veramente ci si crede, immediatamente dopo, ma veramente al termine di questa discussione ci dovrebbe essere una discussione su strumenti, mezzi, competenze, riforma della Regione, si capisce che non sarà una discussione breve, perché è la prima volta che affrontiamo un tema di così grande portata, cioè ripensare veramente la Regione a Statuto speciale per dar gambe agli enti intermedi e ai Comuni però va fatto, altrimenti i rischi che molte colleghe e colleghi hanno…
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 9. Chi lo approva alzi la mano. Chi non lo approva alzi la mano.
(È approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 10.
Poiché nessuno è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 10. Chi lo approva alzi la mano. Chi non lo approva alzi la mano.
(É approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 11.
Poiché nessuno è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 11. Chi lo approva alzi la mano. Chi non lo approva alzi la mano.
(È approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 12.
Poiché nessuno è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 12. Chi lo approva alzi la mano. Chi non lo approva alzi la mano.
(È approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 13. All'articolo 13 è stato presentato l'emendamento numero 27.
Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Antonello Peru, relatore di maggioranza.
PERU ANTONELLO (UDC Cambiamo), relatore di maggioranza. Lo rimettiamo all'Aula.
PRESIDENTE. Il Consiglio è sospeso per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 47, viene ripresa alle ore 18 e 02.)
Chiedo ai consiglieri di riprendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Gianfranco Ganau. Ne ha facoltà.
GANAU GIANFRANCO (PD). Sull'ordine dei lavori, per chiedere la votazione a scrutinio segreto dell'emendamento numero 27.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gian Franco Satta. Ne ha facoltà.
SATTA GIAN FRANCO (Progressisti). Presidente, nel mio intervento sull'articolo 13 mi rivolgo al relatore, all'onorevole Peru, che in fase di discussione dell'articolo 13 che istituiva la Città metropolitana di Sassari definiva il mio intervento "confuso e contraddittorio". Lui oggi, in fase di discussione dell'articolo 13 e in particolare sull'espressione di rimettersi all'Aula sull'emendamento numero 27, dimostra la confusione permanente dell'onorevole relatore, dell'onorevole Peru; una confusione dettata dal fatto che nell'articolo 13, ed è quello che io sottolineavo nell'ambito della discussione relativamente all'articolo 3 sull'istituzione della Città Metropolitana, con questo articolo non si tiene conto delle Unioni di Comuni. Per le Unioni di Comuni oggi presenti nel territorio di Sassari con l'istituzione della Città metropolitana si prevede la possibilità esclusivamente di condividere servizi e funzioni sulla base di convenzioni, quindi è evidente, Assessore, la richiamo al buon senso affinché quelle Unioni di Comuni che hanno ben operato, e mi riferisco alle unioni di Comuni che faranno parte prossimamente della Città Metropolitana, di continuare ad esistere, perché con la modifica dell'articolo 7 si tiene conto di quello che la norma di istituzione della Città metropolitana di Cagliari, che non consentiva la possibilità di istituire… o meglio non c'era un divieto nella costituzione delle Unioni di Comuni ma prevedeva la possibilità di associare attraverso l'utilizzo dello strumento delle convenzioni. Quindi questo è un vulnus che va assolutamente recuperato, pena la messa in discussione di quella che è l'operatività delle Unioni di Comuni, che hanno, ricordo a tutti, in pancia milioni di euro che riguardano la programmazione territoriale fatta nella precedente legislatura e che si apprestano a porre in cantiere le opere. È dirimente un ulteriore ripensamento e ragionamento dell'articolo 7, ove si possa prevedere la possibilità di continuare ad esistere quei territori che sono marginali rispetto alla città capoluogo e più urbanizzata del nostro territorio.
Allora su questo, Assessore, io chiederei a lei, visto che manca il buonsenso da parte del relatore, di approfondire questa casistica che io ho richiamato in più interventi e richiamo oggi in quest'articolo, di consentire a quelle Unioni di Comuni che oggi già operano, attraverso l'associazione alle Unioni di Comuni, di continuare a operare, così da prevedere una modifica in ordine di possibilità di utilizzo di uno strumento diverso dalle convenzioni, quindi la possibilità di avere le associazioni dei Comuni e quindi le Unioni dei Comuni.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Mula. Ne ha facoltà.
MULA FRANCESCO (PSd'Az). L'intervento del collega Satta mi ha stimolato per fare un ragionamento per quanto riguarda l'emendamento. Noi parliamo di Unioni di Comuni, io credo che nessuno si offenda nel poter pensare, non dico lo faremo oggi, di aprire un ragionamento se, istituendo le Province, serva veramente mantenere in piedi le Unioni dei Comuni, perché a mio avviso, e lo dico con cognizione di causa, le Unione dei Comuni per la maggior parte non funzionano, perché continuano ad avere una gestione a mo'di bancomat, dove i servizi associati vengono svolti secondo le convenienze, e questo lo può dire uno che ha fatto il sindaco e che sa come funzionano veramente le Unioni dei Comuni. Quindi non dico che lo proporremo oggi ma gradirei anche da parte dell'opposizione che più avanti si apra anche un ragionamento per quanto riguarda l'effettiva, non dico convenienza ma fattibilità di poterle tenere in piedi. Visto che stiamo istituendo le Province credo che non serva a nulla continuare a tenere queste organizzazioni, che ad oggi non hanno dato nessun risultato, poi magari da qualche parte funzionano ma io vi posso dimostrare che il 99 per cento delle Unioni dei Comuni in Sardegna non funzionano.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.
AGUS FRANCESCO (Progressisti). Secondo me questa parte della norma non è stata istruita in maniera adeguata, perché con questa norma noi abbiamo una porzione di territorio dove le stesse funzioni sono attribuite a due enti diversi, e questa è l'unica cosa che andava evitata, perché può esserci un'idea diversa su chi deve fare le cose in un determinato territorio ma non possono esserci le stesse funzioni attribuite a enti diversi, perché altrimenti il primo esito è il non sapere chi deve fare le cose. Ebbene, qui è ancora in vigore il comma 4 dell'articolo 17 della legge 2, che attribuisce alla Città metropolitana anche le funzioni delle Unioni di Comuni, e parallelamente si sta allargando la Città Metropolitana a territori dove operano già Unioni dei Comuni, e si sta trasformando in Città Metropolitana una Provincia al cui interno ci sono Unioni di Comuni: il giorno dopo quelle Unioni di Comuni possono operare? Questo non sarebbe un problema se non ci fossero comunque dei contratti in essere, dei rapporti in corso d'opera, delle attività che le Unioni dei Comuni stavano portando avanti. Per cui su questo secondo me vale la pena fare un supplemento di istruttoria, perché il giorno dopo aver approvato la legge e averla pubblicata nel BURAS, troviamo un fornitore che non può essere pagato perché chi deve pagare non è più titolare di quella funzione.
Poi un'altra precisazione. Nella legge 2 c'è una grossa parte che non è stata applicata ovviamente, perché quella legge è costituita da due capi, nel primo si crea una fase transitoria sino al referendum, secondo nella legge era contenuta la disposizione che avrebbe creato il futuro dell'Isola nel caso di un referendum a favore dell'abrogazione delle province, cosa che non è successa. Tutta la parte che riguarda il transito delle funzioni alle Unioni dei Comuni non è stata applicata ed è di fatto cancellata nei fatti. Per cui oggi le Unioni di Comuni, e chiudo, sono quelle né più né meno previste dalla normativa statale; attenzione a non andare oltre quella che è la normativa statale in maniera restrittiva, perché sarebbe assurdo se ai Comuni sardi fossero precluse strade di unità, anche tra i Comuni del nostro territorio, che invece sono consentite nelle altre Regioni. Cioè evitiamo di usare lo Statuto d'autonomia come un'arma contro le comunità locali, magari anche a nostra insaputa perché all'atto del legiferare magari non si hanno chiarissimi gli effetti e su leggi di questo tipo purtroppo a volte è facile perdere qualche comma.
PRESIDENTE. Mi pare che c'è un problema sull'articolo 13… andiamo avanti con la votazione, sì?
(Interruzioni)
Sull'articolo 13 bis, sull'aggiuntivo o sul 13?
No sull'emendamento, ancora non abbiamo… però non ci sono dichiarazioni di voto sull'emendamento, perché non c'è discussione. La faccio intervenire sull'articolo 13, non sull'emendamento.
È iscritto a parlare il consigliere Domenico Gallus. Ne ha facoltà.
GALLUS DOMENICO (UDC Cambiamo). Allora perché l'onorevole Satta ha parlato dell'emendamento 27?
PRESIDENTE. Perché in maniera surrettizia molte volte si introducono degli argomenti…
GALLUS DOMENICO (UDC Cambiamo). Allora faccio la persona seria e non parlo.
PRESIDENTE. È stato chiesto il voto segreto per l'emendamento, quindi non possiamo intervenire in ordine… ha parlato… Onorevole Peru, se vuole ovviamente l'emendamento voto segreto, quindi mi raccomando…
Ha domandato di parlare il consigliere Antonello Peru. Ne ha facoltà.
PERU ANTONELLO (UDC Cambiamo). Non cito l'emendamento, cito la confusione che qualcuno ha richiamato. Allora citando la confusione vorrei ricordare che il sottoscritto non ha deciso di rimandare all'Aula l'emendamento ma l'ha deciso la maggioranza, l'ha deciso la maggioranza degli elettori che hanno eletto questa maggioranza, che non l'ha deciso il sottoscritto innanzitutto e quindi qualcuno se ne deve fare sicuramente una ragione. La seconda cosa è che lo prevede già l'articolo 7 della 2 approvata dalla precedente Amministrazione. Noi abbiamo solo riportato che dove esiste l'area metropolitana, quindi la Città metropolitana di Cagliari, non esiste assolutamente l'Unione dei Comuni, la stessa identica cosa nella Città metropolitana di Sassari non esiste Unione dei Comuni, Quindi non ha deciso il sottoscritto, ha deciso la legge 2 e oggi ha deciso sicuramente questa maggioranza di trasferire all'Aula la discussione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianfranco Ganau. Ne ha facoltà.
GANAU GIANFRANCO (PD). Grazie, però onorevole Peru, le voglio ricordare che la legge 2 prevedeva una Città metropolitana compatta e quindi non servivano le Unioni dei Comuni, mentre adesso stiamo ricomprendo tutta la provincia e credo che l'Unione dei Comuni abbiamo una ragione di essere, ecco qual è la contraddizione ed ecco perché stiamo chiedendo un approfondimento su questo articolo semplicemente la legge 2 prevedeva una città compatta, che quindi era di fatto un'Unione dei Comuni, adesso si sta allargando a tutta la provincia e le Unioni dei Comuni hanno una ragione di essere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.
LAI EUGENIO (LEU). Io non entrerò nel merito dell'emendamento però voglio approfondire la questione sull'Unione dei Comuni. Perché l'onorevole Saiu, Presidente della prima Commissione, ha più volte citato l'intenzione della maggioranza, che è quella anche annunciata dall'onorevole Mura. Però in una fase transitoria, almeno fino a quando non si farà una riforma, così come voi la chiamate, di tutte le Unioni dei Comuni e si deciderà quei servizi a chi affidarli, secondo me è un errore oggi andarle ad abolire in territori naturalmente così ampi. Io inviterei la maggioranza ad un ragionamento almeno in questa fase transitoria permettere alle Unione dei Comuni di sopravvivere. Poi è vero che la anche la legge 2 nonostante l'avesse previsto sulla carta non è mai stata applicata realmente, perché ci sono Comuni che hanno fatto parte fino ad oggi della Città metropolitana e facevano parte anche delle Unioni dei Comuni. C'è nella legge 2, e qui si dice che si prevede anche per la Città metropolitana di Sassari. E quindi proverei ad invitare l'Assessore a fare un piccolo ragionamento, se serve anche attraverso una sospensione di dieci minuti, e provare a trovare un collante che individui una soluzione nella fase transitoria. Perché, badate, ci sono Unioni dei Comuni che possono anche non lavorare bene, ci sono altre Unioni dei Comuni che lavorano bene e hanno dei servizi associati, hanno dei contratti in corso e naturalmente pensare di abolirle da un giorno all'altro è deleterio. È deleterio per i servizi che vengono offerti ai cittadini ed è deleterio anche per le ditte che hanno appalti con quelle determinate Unione dei Comuni. Quindi un approfondimento da questo punto di vista, almeno nella fase transitoria, poi la maggioranza ci dirà quale sarà la sua idea, però almeno in una fase transitoria consentire all'Unione dei Comuni di continuare ad esistere, anche all'interno delle città metropolitane, anche perché non vedo qual �� la differenza con le nuove province che verranno istituite e potranno avere al proprio interno delle Unioni dei Comuni.
Quindi, Presidente, io la invito a fare una sospensione di dieci minuti e individuare una soluzione che garantisca i territori.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Fausto Piga. Ne ha facoltà.
PIGA FAUSTO (FdI). Sì grazie Presidente, io ricordo che il tema delle unioni dei comuni era stato anche sollevato in Commissione e di fatto era stato poi rimandato all'Aula. Il discorso dell'Unione dei Comuni rientrava esattamente nel ragionamento che comunque ha fatto sia l'onorevole Lai che l'onorevole Ganau nel senso che ovviamente parlando di province che hanno 60-70 comuni è evidente che magari la figura dell'Unione dei Comuni anche nel periodo di transizione a maggior ragione necessita di una maggiore riflessione. Tuttavia nell'articolo 7 comma 2 si cita: tutti i Comuni della Sardegna hanno l'obbligo di associarsi in Unioni dei Comuni, esclusi i Comuni facenti parte della Città metropolitana di Cagliari e le città medie. Io dandogli anche una interpretazione larga non vedrei immediatamente una soppressione delle Unioni dei Comuni ma bensì interpreterei il fatto che non hanno l'obbligo di associarsi. Ciò significa che comunque chi vorrà associarsi potrà continuare a farlo. Io vengo da un territorio dove per esempio c'è Settimo San Pietro che è sia nella Città metropolitana e sia nell'Unione dei Comuni. Quindi ben venga anche la sospensione di dieci minuti, ma io credo che questo fatto di interpretarlo sulla obbligatorietà o meno possa anche aiutarci per mandare avanti i lavori con più serenità, grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.
COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Invito il Presidente del Consiglio e ai due relatori di maggioranza e minoranza probabilmente di chiedere dieci minuti di sospensione dei lavori dell'Aula. Perché questo articolo 13 comma 1 così com'è scritto è molto, molto pericoloso. In quanto il comma 2 dell'articolo 7, come hanno ricordato diversi colleghi, nasceva soprattutto per la Città metropolitana di Cagliari a 17 comuni, proprio per permettere ai comuni dell'ex Provincia di Cagliari, del Sulcis-Iglesiente, del Medio Campidano di organizzarsi in Unione dei Comuni. Se noi invece approviamo così com'è questo articolo, noi rischiamo di cancellare le Unioni di Comuni che invece sono previste dalla legge e che possono sussistere con la Città metropolitana di Cagliari più ampia. Per cui da un punto di vista veramente di architettura istituzionale di una norma importante che è quella della riforma degli enti locali, fermarsi un attimo per non creare qualcosa che blocchi l'attività dell'Unione dei Comuni, che è importantissima in termini di personale, di risorse, di lavoro, di appalti che hanno già in essere, io credo che fermarci un attimo sia necessario, perché non vanno cancellate, possono sussistere quelle città metropolitane.
PRESIDENTE. Per cercare di portare un po' di chiarezza, posto che le questioni sollevate dai colleghi non sono manifestamente infondate, ritengo che sia opportuno sospendere per cinque minuti il Consiglio.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 23, viene ripresa alle ore 18 e 29.)
Riprendiamo i lavori.
All'articolo 13 è stato effettuato un supplemento di approfondimento in ordine all'articolo medesimo, quindi non è venuta fuori nessun tipo di incoerenza.
Andiamo avanti, è in votazione l'articolo 13.
Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Presidente, mi sono avvicinato alla Presidenza, lei era impegnato nella riunione, ma c'erano ovviamente gli Uffici, o meglio il personale degli Uffici. Dicevo, mi sono avvicinato sia alla dottoressa Onnis che al dottor Cocco e al dottor Tack…
PRESIDENTE. Non si sente perché c'è un chiacchiericcio che è più forte della voce dell'oratore.
ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Provo in questo modo, forse si sente. Dicevo, la faccio breve, avendo avuto conferma da parte degli Uffici, la volontà come abbiamo cercato di dirvi di eliminare le unioni dei comuni è già stata votata purtroppo, si è già votato l'accorpamento di tutte le funzioni attualmente in capo alle unioni dei comuni alle nuove città metropolitane e alle nuove province. Questo è perché c'è un serio problema nello scrivere leggi senza valutare le conseguenze di quello che viene fatto, senza avere una verifica puntuale. È chiaro, come diceva non ricordo se al microfono o informalmente l'onorevole Ganau, che avendo esteso confini, giocoforza dovremmo avere ulteriori enti intermedi per il governo dei Comuni più distanti anche in termini di decentramento amministrativo, ma questa cosa è già stata fatta con gli articoli precedenti purtroppo. Il problema è la non consapevolezza di quello che viene votato, perché anche al vostro interno c'è ovviamente chi amministra e proviene da unioni dei comuni che ha qualche dubbio, e il paradosso è che è già stata votata l'eliminazione anche di quei luoghi dove comunque un minimo di funzionamento c'è, come vi ha detto o ha cercato almeno di dirvi, inascoltato da parte vostra, ma non da noi, l'onorevole Loi, che diceva di valutare caso per caso, laddove le unioni di comuni funzionano lasciare che queste possano funzionare, capire come correggere laddove ci sono difficoltà. Ma certo che se ogni riforma prevede il costo zero, nessun dipendente, nessuna possibilità di operare, andremo sempre nella direzione anche di smantellare quel poco che sta funzionando, non solo determinare un beneficio perché possa funzionare qualcosa in più, ma demolire anche quello che funziona.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Rossella Pinna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PINNA ROSSELLA (PD). Presidente, semplicemente per chiedere che quel supplemento di istruttoria fatto in Aula e a mio parere liquidato con troppa velocità sia ripreso con maggiore calma, ma perché il principio incriminato, a mio parere, e il fulcro di tutto il pasticcio che si sta mettendo in campo è il comma 1 dell'articolo 13. Nel momento in cui noi andiamo a dire che tutti i Comuni sardi hanno l'obbligo di associarsi in unione dei comuni, esclusi i comuni della città metropolitana di Cagliari ed esclusi i comuni della città metropolitana di Cagliari ed esclusi i comuni della Città metropolitana di Sassari, stiamo dicendo che le Unioni dei comuni vanno a gambe all'aria, cioè, non c'è più obbligo ma di conseguenza possono essere sciolte; chiedo davvero di pensare a quello che state facendo, prima che tutti i servizi che sono oggi gestiti dalle Unioni dei comuni vengano messi in seria difficoltà.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampietro Comandini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Grazie, Presidente. Per esprimere il mio voto contrario all'articolo 13 e per fare in modo che rimangano a verbale le mie perplessità, ma soprattutto la mia contrarietà a così come è scritto il comma 1 dell'articolo 13, che rischia effettivamente di sopprimere tutte le Unioni di comuni comprese nelle due Città metropolitana di Sassari e Cagliari, perché così scritto l'articolo, e leggendolo col comma 2 significa che tutti i comuni della Sardegna hanno l'obbligo di associarsi in Unione dei comuni esclusi quelli che sono ricompresi all'interno della Città metropolitana di Cagliari e Sassari. Io dico ai colleghi di maggioranza, che forse troppo velocemente hanno o stanno approvando questo articolo, cosa significa questo relativamente agli impegni presi all'interno del quelle Unioni dei comuni, cosa significa per il personale dell'Unione dei comuni, per le risorse, per i servizi che già stanno erogando quelle Unione dei comuni; rischiamo veramente di creare un corto circuito istituzionale che pagheranno i cittadini, non pagherete voi che andate ad approvare questo articolo, ma saranno i cittadini a pagarlo, in termini di inefficienza da parte del sistema degli enti locali nell'attribuire quelle funzioni e quei compiti propri delle Unioni dei comuni. Per cui fermatevi un attimo, riflettiamo cinque minuti in più, possiamo approvarlo domani mattina, facciamo un'ulteriore verifica coi funzionari, abbiamo già sospeso Presidente un altro articolo, possiamo sospendere anche questo, ma cerchiamo di non creare ulteriori danni in questo momento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Diego Loi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOI DIEGO (Progressisti). Grazie, Presidente. Io intervengo stimolato dalle varie riflessioni, in particolar modo dall'ultima, quella dell'onorevole Zedda, che ricorda il i vari tentativi fatti in Commissione di poter far ragionare gli onorevoli colleghi in merito a uno sbaglio epocale che si sta evidentemente commettendo, non so se in maniera cosciente o non cosciente, ma evidentemente tale si configura. Con l'incastro praticamente dei vari provvedimenti e delle previsioni all'interno degli articoli, sostanzialmente si svuota il tema della architettura istituzionale, che fino adesso ha, dalla legge 2 in poi, caratterizzato l'organizzazione della Regione Sardegna, sostanzialmente attribuendo a questa convinzione, ovvero quella per cui le autonomie locali messe assieme, associatesi, non funzionano e non servono, io questo lo enfatizzo soprattutto provando a sensibilizzare ancora una volta i colleghi che sono sindaci, la Regione non fa altro, non sta dicendo altro, il Consiglio non sta dicendo altro in questo momento che "le Autonomie locali, la capacità di crescita che hanno avuto i comuni stanno assieme, la forza di contrattazione che i comuni hanno avuto assieme nella interlocuzione con i vari livelli istituzionali, questo non serve a niente", si sta dicendo sostanzialmente che la possibilità per i comuni di governarsi meglio, come si è fatto adesso con le Unioni dei comuni, come si è fatto gestendo degli importanti servizi che evidentemente per ragioni di economia di scala ed efficienza non potevano essere gestiti a livello locale, e quindi ritornando agli anni che furono, dove il piccolo comune locale non aveva la capacità di gestire servizi di, come dire, dimensione competitiva forte, bene, oggi si sta sostanzialmente dicendo questo, con un incastro di parole, di passaggi di articoli, di commi eccetera, noi stiamo sostanzialmente, anzi, voi state sostanzialmente dicendo alle comunità della Sardegna, che tutto ciò che hanno fatto fino adesso non serve a niente, tutto ciò che è stato fatto probabilmente non è in grado di essere più la ragione per la quale si è stati assieme e hanno costruito delle alleanze territoriali, e si sta dicendo che da un giorno all'altro tutto ciò venga cancellato, non solo il problema dei contratti in essere, ma io lo reputo un grande errore di assenza di visione strategica, e cosa voglia dire per i nostri territori, soprattutto per le comunità più piccole e fragili, la forza dello stare assieme.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Franco Satta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SATTA GIAN FRANCO (Progressisti). Grazie, Presidente. Per dichiarare il mio voto contrario e per chiedere, così come hanno fatto prima di me negli interventi fatti dalle colleghe e i colleghi, di approfondire il ragionamento rispetto all'utilizzo dello strumento della convenzione e dell'associazione. Nel momento in cui con questo articolo noi escludiamo la possibilità di utilizzare lo strumento "associazione", significa che stiamo cancellando e chiudendo le Unioni dei comuni dei territori che fanno capo alla Città metropolitana di Sassari e alla Città metropolitana di Cagliari. Io che vengo da un'esperienza di lungo corso, ho fatto per 15 anni il Sindaco e per cinque anni anche il Presidente delle Unioni dei comuni, conosco, se mi consentite, la difficoltà che abbiamo avuto nel passaggio di procedimenti in capo alla alle vecchie Comunità montane con il trasferimento alle istituzioni e alle unioni dei comuni di nuova istituzione. Ancora oggi noi stiamo portando avanti, nelle Unioni dei comuni ad esempio dell'Anglona, e i procedimenti della vecchia Comunità montana numero 2 e, come diceva bene il collega Loi, noi abbiamo in carico anche del personale nelle Unioni di comuni, quindi è evidente che sottraendo la possibilità a questi comuni di utilizzare lo strumento dell'associazione, stiamo sottraendo le risorse che sono destinate nel Fondo unico alle Unioni di Comuni. E allora, se il tentativo è quello di sottrarre risorse del Fondo unico che vanno ad incentivare quei comuni che delegano funzioni alle Unioni dei comuni, su questo dovete essere chiari e dire soprattutto a quei territori rurali e marginali della nostra Sardegna che volete in qualche modo sottrarre quelle risorse a beneficio invece dei centri urbanizzati. Lo diceva e lo sosteneva Weber qualche tempo fa, che guardare ai fenomeni urbani implica il confronto anche con gli ambiti territoriali, in particolare al potere sociale e politico, e con l'approvazione di questo articolo quest'Aula si sta disinteressandosi delle sue relazioni col territorio rurale marginale.
PRESIDENTE. Allora, solamente per specificare, perché altrimenti poi si va avanti con un equivoco. Vengono meno solamente le funzioni provinciali, non quelle comunali, perché altrimenti qua si continua ad andare avanti con l'equivoco, però quelle tipiche dell'Unione dei Comuni non vengono intaccate.
È iscritto a parlare il consigliere Pierluigi Saiu. Ne ha facoltà.
SAIU PIERLUIGI (LEGA). Anche io ero per richiamare l'Aula a maggior attenzione, seguendo proprio quell'invito formulato precedentemente dall'onorevole Satta a non essere distratti. E allora se non vogliamo essere distratti, ha fatto bene l'onorevole Zedda a ricordare quanto quest'Aula ha già votato e cioè gli articoli 3 e 4, e mi permetto di richiamare il secondo comma dell'articolo 3 il quale testualmente recita, comma già votato da questa Assemblea legislativa… non vorrei disturbare i colleghi che sono occupati in altre conversazioni.
PRESIDENTE. Purtroppo è un andazzo che oggi mi viene difficile anche contenere.
SAIU PIERLUIGI (LEGA). Credo che sia giusto anche da parte mia avere il massimo rispetto per tutti quei colleghi che ritengono che qui si debba fare di tutto, tranne che occuparsi delle leggi che si votano. E siccome credo che sia utile all'Assemblea richiamare quello che è stato votato, il secondo comma dell'articolo 3 recita testualmente: "alla Città metropolitana di Sassari sono attribuite oltre alle funzioni fondamentali ad essa proprie, le funzioni in capo alla soppressa provincia di Sassari e le funzioni provinciali attribuite all'Unione dei Comuni." Quindi come correttamente ricordava anche lei precedentemente, non c'è il collasso, non c'è l'incertezza, non c'è il big bang delle Unioni dei Comuni, a quest'Aula l'onorevole Mula ha richiamato un orientamento politico condiviso anche dalle Amministrazioni locali, perché quando abbiamo avuto modo di ascoltare i Sindaci in prima Commissione, abbiamo avuto modo di ascoltare le critiche pesanti che quegli stessi amministratori locali hanno rivolto alle Unioni dei Comuni. Allora, detto che nella prosecuzione del procedimento legislativo che poi vedrà impegnato… sì anche perché poi magari qualcuno li intervista fuori da questa Aula e non sanno cosa hanno votato. Cioè l'aspetto deprimente, a volte, è che quest'Aula è distratta sulle questioni più importanti, poi si esce da qui e non si sa cosa si è votato, non si sa di cosa si è discusso, quindi appunto per non fare brutte figure e per non dare l'impressione all'esterno di essere troppo distratti, si sta discutendo di funzioni provinciali. Le altre, quelle comunali, potranno continuare a essere esercitate in forma associata con gli strumenti che l'ordinamento continua a mettere a disposizione degli enti locali, per quanto riguarda poi la transizione delle funzioni provinciali delle Unioni che tornano alle province, è disciplinata perfettamente nell'articolo 24 della stessa legge e vorrei dire a quest'Aula, ancora un po' distratta, che quando in prima Commissione i consiglieri più attenti, che di questo si sono occupati, hanno saputo leggere l'articolo 3, l'articolo 4 e l'articolo 24 della legge.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Fausto Piga. Ne ha facoltà.
PIGA FAUSTO (FdI). Per esprimere il mio voto favorevole a questo articolo, intanto perché le Unioni dei Comuni non vengono soppresse da questa legge e quindi io questo lo voglio ribadire. Questo è il punto 1, il punto 2 è che quando si parla di Unioni dei Comuni si parla di funzioni provinciali, come ha detto bene sia il Presidente del Consiglio e l'onorevole Saiu. Poi rimarco nuovamente anche la parte che riguarda la legge numero 2, al comma in cui stabilisce l'obbligatorietà o meno dell'Unione dei Comuni, dove se si fa parte di una Città metropolitana non vi è l'obbligo, ma questo non significa che in modo volontario si possono comunque costituire. E dico ai colleghi dell'opposizione che l'interpretazione che voi avete dato alla legge numero 2 del 2016 �� proprio questa, perché ritorno a rimarcare l'esempio di Settimo San Pietro, nella città metropolitana di Cagliari e contemporaneamente nell'Unione dei Comuni del Parteolla e Basso Campidano. Qual è stata l'interpretazione? Che Settimo San Pietro non era obbligato ad essere in un'Unione dei Comuni, ma volontariamente l'ha fatto e quindi si trova sia nella Città metropolitana di Cagliari e sia nell'Unione dei Comuni. Quindi io ribadisco, è questa l'interpretazione che è stata data dal 2016 ad oggi e che ancora noi oggi dobbiamo dare come interpretazione evitando l'allarmismo che in Aula è stato fatto con gli interventi dei colleghi dell'opposizione, dove si pensa che il personale non si sa che fine faccia, gli appalti, i servizi, non c'è nessun timore in questo senso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Antonello Peru. Ne ha facoltà.
PERU ANTONELLO (UDC Cambiamo). Mi ha anticipato chi mi ha preceduto, qualcuno non si è letto bene l'articolo 24, non ci sarà assolutamente nessuna interruzione di servizi, perché l'articolo 24 al comma 2 e 3 disciplina esattamente il transito, quindi è una scelta su questo. E poi non si sono letti bene, mi stavo leggendo adesso il parere del CAL che lo dice molto chiaramente, il CAL ha parlato di un fallimento sull'Unione dei Comuni sicuramente per la scarsa organizzazione funzionale all'interno delle risorse umane, ma ha dato un parere negativo su questo.
Quindi noi abbiamo anche sentito la voce del CAL, non ci sarà assolutamente nessuna interruzione di servizi, ma ci sarà una gestione diversa sulle funzioni che passeranno alle città metropolitane di Cagliari e di Sassari.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 13.
Sull'ordine dei lavori
Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.
AGUS FRANCESCO (Progressisti). In apertura avevo sollecitato una riflessione, comunque una comunicazione all'Aula rispetto alla volontà di posticipare le elezioni amministrative. Leggo un'agenzia di stampa, volevo solo capire se corrisponde al vero e se effettivamente in questo testo sarà inserita la disposizione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
SANNA QUIRICO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Sì, è stato depositato un emendamento in cui chiediamo che la finestra per le elezioni si tenga tra il 15 settembre e il 15 ottobre.
Discussione dell'articolato del testo unificato: Riforma dell'assetto territoriale della Regione. Modifiche alla legge regionale 4 febbraio 2016, numero 2.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 13. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.
(È approvato)
Metto in votazione l'emendamento numero 27 con votazione a scrutinio segreto. Benissimo, adesso vi spiego le modalità di voto del voto segreto. Verranno distribuite due palline, una bianca e una nera. Dopodiché passeranno i commessi, per votare positivo si deve inserire la pallina bianca nell'urna bianca… perché voi mettete tutte e due le mani dentro e aprite quella dove c'è la pallina. Facile! Quindi si inseriscono le due mani e si fa cadere la pallina che si vuole far cadere. Va bene? Adesso vi faccio vedere come funziona.
(Interruzione.)
Allora, sospendiamo i lavori e procediamo, visto insomma l'incertezza delle modalità, con il sistema dei bigliettini.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 01, viene ripresa alle ore 19 e 14.)
Riprendiamo i lavori dell'Aula.
Procederemo alla votazione a scrutinio segreto dell'emendamento numero 27 mediante l'uso delle schede. Chi vuole votare a favore dell'emendamento, scriverà "sì", chi vuole votare contro l'emendamento bisogna scriverà "no".
Votazione a scrutinio segreto dell'emendamento numero 27
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per schede dell'emendamento numero 27. Viene estratto a sorte il numero 57, corrispondente al consigliere Stefano Tunis, invito i consiglieri Segretari a procedere all'appello partendo dal consigliere Tunis.
(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
favorevoli 25
contrari 26
astenuti 1
(Il Consiglio non approva)
Considerato l'orario e anche la comprensione del voto segreto, i lavori dell'Aula oggi finiscono qua e sono aggiornati a domani alle ore 10 e 30. La seduta è tolta, il Consiglio è aggiornato a domani alle ore 10 e 30. Grazie.
La seduta è tolta alle ore 19 e 33.