VI Seduta
Martedì 14 maggio 2019
Presidenza del Presidente MICHELE PAIS
indi
Del Vicepresidente GIOVANNI ANTONIO SATTA
La seduta è aperta alle ore 16 e 06.
CERA EMANUELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta dell' 8 maggio 2019 (5), che è approvato.
Annunzio di interrogazioni
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
CERA EMANUELE, Segretario. Sono state presentate le interrogazioni numero 12 e 13.
Annunzio di interpellanza
PRESIDENTE. Si dia annunzio dell' interpellanza pervenuta alla Presidenza.
CERA EMANUELE, Segretario. È stata presentata l' interpellanza numero 9.
Annunzio di mozione
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
CERA EMANUELE, Segretario. È stata presentata la mozione numero 11.
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 3, comma 2 della legge costituzionale 31 gennaio 2001, n. 2, ha trasmesso al Consiglio regionale in data 9 e 14 maggio 2019 i decreti numero 51 e 52, rispettivamente dell'8 e del 14 maggio 2019, contenenti la nomina degli Assessori regionali.
Sono nominati componenti della Giunta regionale: la signora Valeria Satta, in qualità di Assessore agli affari generali, personale e riforma della Regione; il signor Quirico Sanna, in qualità di Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica; la signora Gabriella Murgia, in qualità di Assessore dell'agricoltura e riforma agropastorale; il signor Roberto Carlo Frongia, in qualità di Assessore dei lavori pubblici; il signor Andrea Biancareddu, in qualità di Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport; il signor Giorgio Todde, in qualità di Assessore dei trasporti e la signora Anita Pili, in qualità di Assessore dell'industria.
Giuramento di Assessori
PRESIDENTE. Ricordo che gli Assessori nominati dal Presidente della Regione, che non sono consiglieri regionali, devono prestare giuramento ai sensi dall'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1949, numero 250.
Do, pertanto, lettura della formula del giuramento prevista dall'articolo 3 del citato D.P.R. Al termine ognuno degli Assessori, dei quali farò l'appello, risponderà: "Giuro". "Giuro di essere fedele alla Repubblica e di esercitare il mio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione".
VALERIA SATTA. Giuro.
SANNA QUIRICO. Giuro.
MURGIA GABRIELLA. Giuro.
FRONGIA ROBERTO CARLO. Giuro.
TODDE GIORGIO. Giuro.
PILI ANITA. Giuro.
Prego, auguri a tutti e buon lavoro. Chiedo al pubblico di astenersi dal fare qualsiasi tipo di manifestazione di approvazione o disapprovazione, fosse anche applauso, grazie.
Discussione delle Dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione.
Ricordo ai Consiglieri che, ai sensi del comma 2 dell'articolo 77 del Regolamento, i Consiglieri devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento. E che ai sensi del comma 1 dell'articolo 78 la durata gli interventi non può eccedere i quindici minuti.
Dovranno prenotarsi anche i Capigruppo, poi sarò io a scorporarli e farli intervenire alla fine della discussione, che si presume essere giovedì.
L'orario di conclusione dei lavori è previsto per le 19 e 30 della giornata odierna.
È iscritto a parlare il consigliere Aldo Salaris. Ne ha facoltà.
SALARIS ALDO (Riformatori Sardi). Grazie Presidente, gentile Presidente della Giunta, gentili Assessori, onorevoli colleghi, le dichiarazioni programmatiche presentate dal presidente Solinas nella precedente seduta sono in perfetta sintonia e linea col pensiero del nostro Gruppo dei Riformatori Sardi. Recepiscono i punti salienti del programma elettorale e impegnano il nuovo Governo dell'Isola a camminare verso il cambiamento richiesto. Non può che essere un giudizio positivo quindi il nostro rispetto a quanto espresso dal Presidente in aula che nell'esplicitare il programma ha puntato un faro sui temi dell'insularità e delle accise; temi che hanno bensì caratterizzato il programma elettorale della coalizione che ha vinto le elezioni, condivisi e ritenuti necessari per pianificare un reale e concreto sviluppo economico della Sardegna. Sulla consapevolezza che la condizione di insularità pone la Sardegna e i sardi in una posizione di oggettiva minorità rispetto a tutte le altre Regioni italiane si è infatti realizzata una convergenza che raramente si era mai vista prima e che oggi risulta centrale nell'azione di Governo dell'Isola. Non ci stancheremo mai di dire che dal riconoscimento del principio di insularità dipende lo sviluppo economico e sociale della nostra terra, meno che mai in un momento storico nel quale le Regioni del Nord chiedono più autonomia e risorse. Ecco sarebbe un errore imperdonabile aspettare il corso degli eventi senza muovere i dovuti passi verso Roma. Essere realmente coscienti dell'importanza di portare avanti questa battaglia, appunto, il riconoscimento del principio di insularità in Costituzione, a cui è strettamente legata quella delle accise, elemento imprescindibile per governare la Sardegna nei prossimi cinque anni. Da qui, infatti, la nostra proposta di legge nazionale di modifica delle norme di attuazione dello Statuto quale via maestra per ottenere ciò che ci spetta. Tuttavia possiamo dire anche che il riferimento agli altri punti delle dichiarazioni programmatiche del Presidente non cambia la nostra posizione sulle province, riteniamo che rivitalizzarle sia un errore ma riteniamo anche che su questo punto siamo pronti a confrontarci con il Presidente e con tutta la maggioranza.
Altro punto sul quale abbiamo dato un profondo impulso a questo programma è la sanità; sanità la nostra per cui non è tempo di guardare al passato e un diritto alla salute dei sardi va oltre le polemiche di schieramento e merita di essere affrontato da tutti con il massimo senso di responsabilità. Sono finiti i tempi delle spese senza controllo che davano dell'Assessorato alla sanità l'idea di un potentissimo centro di potere, di clientela e di spesa. Oggi l'Assessore alla sanità è colui che a nostro modo di vedere porta la croce più grossa per conto di tutta la maggioranza, anzi per conto di tutti i sardi e ha bisogno di un immenso aiuto per non finire schiantato sotto un peso che rischia di essere insopportabile per chiunque. La spesa sanitaria sarda rappresenta a consuntivo, come ben sapete e sappiamo, oltre il 50 per cento dell'intero bilancio regionale e sfiora i 400 milioni di euro con un disavanzo annuo rispetto all'assegnazione del fondo sanitario nazionale che è da anni consolidato sopra i 300 milioni di euro. Ciononostante i dati del CREA il Centro di Ricerca dell'Università della Sapienza di Roma certificano che la performance assistenziale del sistema sanitario regionale sardo è la peggiore d'Italia, nonostante la spesa pro-capite sia tra le più alte rispetto a tutte le Regioni italiane. Il giudizio dei cittadini e dei media ovviamente è sotto gli occhi di tutti, tutti sono insoddisfatti, le pagine dei quotidiani straripano di lamentele e di denunce di inadeguatezza. Però noi sardi abbiamo qualche riflessione in più da fare: la Sardegna non è una Regione come tutte le altre neppure in sanità, anche qui scontiamo la nostra insularità e perifericità a cui si aggiunge la scarsa densità di popolazione e il deficit di infrastrutturazione trasportistica, in altre parole gestire il 118 per 1.600.000 sardi ha un costo ben diverso che gestirlo per lo stesso numero di abitanti nel perimetro urbano di Milano. E allora è evidente che noi dobbiamo avere il coraggio di superare campanilismi e rivendicazioni settoriali per interrogarci tutti insieme su quali siano le reali esigenze di sanità dei sardi e su quale sia il modello migliore per dare loro soddisfazione. Le scelte che abbiamo fatto sinora, infatti, sono palesemente insoddisfacenti non possiamo ignorare che la nostra popolazione invecchia, che la cronicità avanza, che il modello nazionale scelto con l'attuale attuazione dei posti letto al 3 per mille va destinando gli ospedali soltanto agli acuti. Dobbiamo dunque potenziare il territorio perché nessun sardo si senta abbandonato e perché ci sia la funzione di filtro che impedisca l'inappropriatezza dell'attività degli ospedali, eviti attese interminabili al Pronto Soccorso, restituisca decenza alle liste di attesa, rivaluti le alte specializzazioni oggi mortificate e consenta al settore accreditato privato di svolgere la sua insostituibile funzione all'interno del sistema. Il compito che attende oggi all'Assessorato alla Sanità è dunque davvero tale da far tremare i polsi a chiunque, non c'è neppure un istante da perdere il tempo delle parole è terminato. E difatti plaudiamo al lavoro già intrapreso dall'assessore Nieddu a visitare personalmente tutti i presidi sanitari dell'Isola nessuno escluso. Occorre mettere mano immediatamente alla riforma del sistema con la profonda convinzione che soltanto se tutti noi Consiglieri, pur nella diversità di responsabilità assegnate dagli elettori, e quando dico tutti intendo davvero tutti, soltanto se tutti noi Consiglieri ci ricorderemo sempre delle responsabilità che abbiamo nei confronti del diritto alla salute delle nostre famiglie, in questi cinque anni si potranno fare cose importanti per uscire da questa emergenza perpetua, buon lavoro a tutti noi.
PRESIDENTE. Credo che abbia chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Mura per ricordare un'illustre concittadina scomparsa da poco, prego.
Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Mura. Ne ha facoltà.
MURA FRANCESCO (FdI.). Volevo chiederle, qualora non fosse già nelle sue intenzioni, di chiedere a quest'Aula di ricordare la scomparsa prematura di una persona che è stata in quest'aula nelle vesti di Assessore dei lavori pubblici, ed è stata anche sindaca di Oristano. In queste ore, stanno allestendo la camera ardente di Angela Nonnis, è stata una donna che è stata un grande esempio per me e per chi come me ha avuto l'onore di conoscerla. Io chiederei a lei, Presidente, di chiedere a quest'Aula un momento di pensiero per la sua memoria. Grazie.
Commemorazione dell'ex Assessore ed ex sindaco di Oristano Angela Nonnis, recentemente scomparsa.
PRESIDENTE. Sì, onorevole Mura, certo, è assolutamente opportuno fare un minuto di raccoglimento in ricordo della signora Angela Nonnis.
(Un minuto di silenzio in Aula)
Discussione delle Dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione
PRESIDETE. È iscritto a parlare il consigliere Roberto Deriu. Ne ha facoltà.
DERIU ROBERTO (PD). Signor Presidente della Regione, le sue dichiarazioni sono interessanti e ambiziose, un filo d'orbace le lega. Siamo rimasti rassicurati dall'assenza di cenni al colore di quell'orbace, ognuno di noi lo immaginerà pertanto più vicino alla propria sensibilità, come è giusto nel momento in cui insieme a lei tutti i sardi sognano un'epoca nuova. Noi siamo l'opposizione e per questo siamo autorizzati a ritenere, al di là della sua abituale cortesia, che ella non voglia da noi consigli, desiderando invece questi dai colleghi della sua maggioranza. Saremo dunque noi i suoi "sconsiglieri", cioè la sconsiglieremo, indicandole limiti e pericoli delle sue dichiarate scelte. Di tali raccomandazioni, una persona della sua sensibilità e intelligenza, saprà senz'altro fare tesoro.
In questo intervento, ci soffermeremo sul capitolo intitolato: "L'identità politica e istituzionale", pur senza omettere una lettura trasversale per cenni degli altri sette. Le confessiamo che siamo rimasti smarriti di fronte all'altezza dell'affermazione iniziale, secondo la quale la chiave di lettura è la sardità intesa come identità, poiché ci saremmo aspettati una forte motivazione dottrinale o analisi storiche a supporto di tale affermazione, che invece non abbiamo trovato dalla pagina 10 alla pagina 15. Concentriamoci, dunque, su identità politica e istituzionale o modello di governance, come ha scritto il Presidente. Innanzitutto alcune osservazioni preliminari in relazione ai principi generali che fanno da cornice al dettaglio della proposta del signor Presidente. Sulla prima affermazione riportata a pagina 16, "noi rappresentiamo qui il popolo sardo nella sua coscienza di nazione con tutti i caratteri della sovranità", dobbiamo sommessamente ricordare al Presidente della Regione e a noi tutti la sentenza della Corte Costituzionale del 24 ottobre 2007 numero 365, che confuta con nettezza le fantasiose tesi che postulano l'erosione dell'accezione classica di sovranità, e poiché le dichiarazioni oggi in discussione si configurano come atto solenne e formale, ogni tesi programmatica che indichi i propositi in materia costituzionale deve essere pronunciata con prudente circospezione dal Presidente della Regione, soprattutto in relazione al primo comma dell'articolo 126 della Costituzione. Esso infatti valuta con particolare durezza gli atti contrari alla Carta, che nel nostro ordinamento hanno il proprio interprete nel giudice delle leggi. Con ciò, si badi, non si vuole limitare la libertà del cittadino, giurista, intellettuale Christian Solinas, né quella di Christian Solinas, segretario nazionale del Partito Sardo d'Azione, libertà di enunciare, tratteggiare, configurare utopie politiche, costruzioni giuridiche, orizzonti culturali, nel solco o meno di tradizioni antiche, legittime e rispettabili. Avvertiamo però la necessità, quale opposizione repubblicana costituzionale e democratica, nel momento in cui è celebrato uno dei momenti solenni e fondanti di questa legislatura, di richiamare la necessità della distinzione tra la figura della più alta istituzione della Regione Autonoma e quindi garante, nell'ambito delle sue attribuzioni, dello Stato di diritto, dalla persona dell'esponente politico, dello studioso, seppure carismatico, autorevole, completamente libero di dispiegare il proprio pensiero e la propria immaginazione, e affermiamo ciò non per criticare o contrastare la teoria esposta dal Presidente, ma per precisare i limiti dentro i quali tutte le istituzioni repubblicane si muovono e danno vita alla comunità democratica alla quale apparteniamo, e all'ordinamento al quale abbiamo giurato di obbedire tutti. Non creda, signor Presidente, che da parte nostra ci sia una preconcetta, scontata, ottusa ostilità rispetto all'impianto generale del suo programma istituzionale, tanto apprezziamo lo spirito di alcune sue proposte da sottoscrivere integralmente, ad esempio l'affermazione da lei fatta a pagina 17: "costruire oggi l'identità politica e istituzionale della Sardegna significa disegnare e attuare un modello di governance territoriale che sappia interpretare in termini normativi e organizzativi le peculiarità geomorfologiche, storiche, corografiche di mobilità dell'isola, dando alle istituzioni un assetto estensivo che favorisca la sopravvivenza delle comunità locali". In tali affermazioni ritroviamo infatti la previsione costituzionale dell'articolo 5 della Carta: "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali". Entrando nel merito della sua analitica proposta, signor Presidente, ci permettiamo di formulare alcune osservazioni, che ella potrà utilizzare, qualora lo voglia, a guisa di sconsigli, poiché, come abbiamo detto in apertura di intervento, interpretiamo il nostro ruolo di consiglieri di opposizione quale "sconsiglieri". Primo "sconsiglio": non si imbarchi nella revisione dello Statuto di autonomia, la longevità di quell'elaborato, che ella ha descritto come difetto, può viceversa essere letto come rimarchevole prova di elasticità, adattabilità, duttilità, tutte doti, anziché vizi. Il baluardo costituzionale, sinora costituito dal nostro Statuto, ai ricorrenti, ciclici, ripetuti assalti del centralismo, dello statalismo, della disintermediazione potrebbe crollare proprio con la nostra inconsapevole collaborazione qualora esponessimo la nostra legge fondamentale ad un vaglio parlamentare italiano, rischiando di perdere quella speciale protezione sempre minacciata invero dagli abusi dello Stato centrale, per fortuna a volte rintuzzato dalla meritoria azione della Corte costituzionale, che dal 1948 l'isola ha ricevuto con il suo speciale ordinamento. L'occasione è preziosa per fare autocritica da parte della classe politica sarda, in un esercizio che travalica la cronaca riguarda invece propriamente la storia, una storia di classi dirigenti politiche che, sino a quando sono state integrate con quelle repubblicane, hanno fatto della specialità della Sardegna lo strumento potentissimo della rinascita, quando invece hanno svolto funzione gregaria, l'hanno relegata in un provincialismo marginale, decadente e irrilevante. Ella ricorda Cossiga, ha citato ripetutamente il pensiero vigoroso e vibrante di Mario Melis, valuti insieme alla sua composita maggioranza quale sia stata la collocazione di quei giganti in relazione alla politica coeva, popolata da altrettali titani. Vedrà che da quella ispirazione, da quegli esempi, ella potrà a vantaggio di tutti noi, fortemente ed efficacemente affrontare e risolvere i temi enunciati alla lettera b) di pagina 18 delle sue pregevoli dichiarazioni. Come non sposare poi le sue limpide affermazioni, alla lettera c) di pagina 18, il protagonismo dei comuni e il ruolo specializzato, elevato, programmatorio e legislativo della Regione sono i cardini della previsione inattuata e tradita di quello stesso Statuto che ella erroneamente ritiene obsoleto. Sulle province non possiamo che darle il benvenuto, avendoci ella raggiunti su una posizione che in dolorosa e a volte sconfortante solitudine abbiamo sostenuto senza mai deflettere, sin dall'ormai lontano 2011, certi della sua fondatezza, quando la furia demagogica della disintermediazione fece da schermo alla cinica e sprezzante valutazione ragionieristica, che consentì allo Stato di depauperare fortemente le città medie e i territori rurali, privandoli di quella infrastruttura civile ed essenziale soggettualità politica costituita dalle province. Ed è proprio in forza della coerenza delle nostre posizioni che ci permettiamo, anche su questo tema, di sconsigliare un approccio superficiale rispetto al tema di quella che ella definisce tutte le ulteriori forme aggregative stabili o temporanee tra enti locali, a partire dalle Unioni dei Comuni, poiché la abrogazione, tanto perentoriamente annunciata nelle sue dichiarazioni, è niente affatto conseguente, così come invece lei la definisce, visto anche che nella parte riguardante l'agricoltura aggregazioni di comuni vengono evocate per gestire, al posto delle province, quel delicato tema. La reale situazione dei Comuni, dei loro apparati amministrativi, delle condizioni dei loro bilanci, del loro forte depauperamento demografico, o delle accresciute urgenti emergenze sociali ha invece la conseguenza di rendere indispensabile un sistema di cooperazione per ambiti ottimali, nella cura delle funzioni di livello comunale, che non vanno confuse con quelle invece proprie e adeguate al superiore ambito territoriale, cioè con le funzioni propriamente provinciali. La sconsigliano cioè di procedere in controriforme, che "gettino via il bambino con l'acqua sporca", esattamente come le errate riforme alle quali si vuole porre, e giustamente, rimedio. Sulla riforma della Regione lo sconsiglio non è tecnico, ma politico, la sconsigliano, signor Presidente, per il bene di tutti, di voler affrontare l'immenso apparato regionale e para regionale armato del suo solo pensiero e cavalcando unicamente il focoso destriero della sua maggioranza. Voglia, invece, mobilitare in modo unitario e corale tutte le forze, a cominciare da quelle di questo Consiglio, per un cimento davvero formidabile. Chieda, e non le sarà negato un aiuto necessario per il bene comune, oppure lei sarà ridotto come l'eroe del Cervantes, a scorgere sulla sommità della collina 30 o 40 mulini, che egli affrontò "ben coperto con la rotella e, posta la lancia in resta, galoppando quando poteva, investì il primo mulino che incontrò, e diede della lancia in una pala. Il vento in quel mentre lo rivoltò con si gran furia, che ridusse in pezzi la lancia e si tirò dietro impigliati il cavallo e il cavaliere, il quale andò rotolando buon tratto per la campagna". Niente da dire sui propositi intorno alla legge elettorale, tanto son vaghi. Sul riconoscimento di una soggettività internazionale per la negoziazione con la UE siamo interessati e curiosi; non vorremmo però attendere la nomina di un assessore degli Esteri. Consideriamo pregevole, signor Presidente, la proposta federalista per l'Italia su iniziativa delle Istituzioni sarde, una forte suggestione culturale e un'interessante prospettiva politica; su ciò non la sconsigliamo. Le sconsigliamo vivamente, invece, il Dipartimento delle identità; percorra, invece, questa soluzione, faccia della sua Giunta intera il Dipartimento delle identità, spingendo i suoi Assessori a lavorare per attivare quelle competenze dormienti, che nelle sue dichiarazioni ella vorrebbe invece concentrare in nuovi apparati presidenziali, dei quali comprendiamo benissimo gli scopi, le ragioni, le cause visibili e invisibili, e proprio perciò ci sentiamo di sconsigliarla. A pagina 35 lei affronta con piglio asburgico la questione della semplificazione legislativa; la sconsigliano di procedere senza analisi attenta di ciò che ha fatto la Giunta Pigliaru su tale argomento, su ciò che ha prodotto la legislatura precedente attraverso il lavoro approfondito e fecondo della prima Commissione guidata dal presidente Agus, con la cooperazione attiva dell'opposizione di allora. Dia impulso alle procedure già in essere, soprattutto in sede di attuazione di un quadro legislativo oggi già fortemente orientato a cogliere gli obiettivi che ella meritoriamente si propone. Per concludere, signor Presidente, colleghe e colleghi, le dichiarazioni in esame tradiscono uno sforzo sincero di tradurre intenti politici in altrettanta sincera ispirazione ideale. Abbiamo rimarcato alcuni punti nodali sui quali, però, sono discutibili i presupposti, oppure è difficile una concreta attuazione, oppure ancora contraddittori gli enunciati e le soluzioni. La Sardegna appare oggi già delusa dal lungo ritardo col quale sono stati nominati gli Assessori regionali, indispensabili vertici di importanti strutture democratiche, altrettanto indispensabili interlocutori politici e sociali per l'insieme della comunità regionale. Proseguire per la strada intrapresa potrebbe rivelarsi un fatale colpo inferto alla credibilità delle Istituzioni autonomistiche. Nessuno di noi, signor Presidente, fa il tifo per il suo insuccesso, ma a noi compete, e lo sperimenterà sin dalle prossime ore, una franchezza scevra da servo encomio e da codardo oltraggio, propria di servitori fedeli della Repubblica e della Costituzione che vogliamo essere. Le auguriamo, secondo tali intendimenti, un proficuo lavoro al servizio della Sardegna intera. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Stefano Schirru. Ne ha facoltà.
SCHIRRU STEFANO (PSd'Az). Signor Presidente del Consiglio regionale, signor Presidente della Regione, onorevoli colleghe e colleghi, intervengo con molto orgoglio nel dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione perché, a differenza del Presidente Soru, da lei a proposito citato, Presidente Solinas, ritengo che si tratti di qualcosa di più di un solo momento di confronto tra l'Esecutivo ed il Consiglio. Sono infatti convinto che la centralità del Parlamento autonomistico, così fortemente ed incisivamente stigmatizzata dalle dichiarazioni rese all'Aula, sia davvero il perno sul quale far ruotare l'interazione riformatrice, peraltro così ben tratteggiata dal Presidente Solinas. In questo senso, penso che noi tutti dovremmo fare tesoro del principale errore che, non me ne vogliano i colleghi dell'opposizione, a cui va tutto il mio rispetto, di quell'errore, dicevo, che minò alla base l'esperienza della Giunta Pigliaru: la separazione netta, e orgogliosamente esibita, tra il Governo regionale ed il Consiglio. Noi pensiamo che il popolo sovrano, di cui quest'Aula è lo specchio, debba essere protagonista di ogni singolo momento della vita democratica, e non abiurare mai al ruolo di indirizzo e controllo che le è costituzionalmente affidato. Ciò premesso, Presidente, non ho difficoltà a dirle che leggendo e rileggendo le sue dichiarazioni programmatiche le ho trovate intelligenti, azzeccate, ricche di spunti e, mi consenta l'iperbole, entusiasmanti per la nuova stagione che siamo chiamati ad affrontare. Vorrei soprattutto valorizzare quello che mi è parso l'aspetto più interessante: la mutata posizione di osservazione della realtà politica e la volontà di superamento di schemi politici e amministrativi che, al di là delle persone e degli schieramenti che hanno tenuto in mano il timone nel passato, hanno mostrato inadeguatezza, crepe ed inefficienze. Mi perdoneranno i colleghi se, a proposito, cito un brano che mi è caro di Proust, che cita: "L'unico vero viaggio, l'unico bagno di giovinezza sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l'universo con gli occhi di un altro, di cento altri, vedere i centro universi che ciascuno vede, che ciascuno è". È proprio questo che noi dobbiamo fare, vedere la Sardegna con occhi nuovi e pieni di speranza, perché alla gravissima situazione possiamo dare una soluzione io credo più veloce ed efficace di quanto non ci abbiano abituato a pensare. Per far questo, Presidente, come è stato saggiamente rilevato nelle dichiarazioni programmatiche, è preliminare la riforma degli strumenti dell'autonomia. Il tempo che trascorre tra l'assunzione delle decisioni e la produzione degli effetti di quelle decisioni è incompatibile con la nostra situazione economica, politica e sociale, ed è oramai uno dei principali fattori che ci allontanano dalle società evolute e, ancor peggio, dai cittadini, costretti a vivere come un Leviatano l'amministrazione pubblica. Credo, crediamo che sia questo il primo passo da fare, cioè trasformare la percezione stessa della Regione, l'idea che tutti abbiamo da ostacolo in opportunità. Per questo ritengo che il superamento delle leggi regionali, la numero 1 del 77 e la numero 31 del 98, come da lei indicato, sia urgentissimo; la burocrazia regionale è diventata il vero capo della politica regionale e non il contrario, come dovrebbe essere. La politica riacquisti il suo ruolo di preminenza, e lo faccia superando la stagione della paura, del "ponziopilatismo". Noi, presidente Solinas, saremo al suo fianco in questa riforma perché è vero che l'identità di un popolo si riscopre con l'efficacia democratica delle sue istituzioni, parimenti la preconizzata riforma delle autonomie locali e del sistema di governo complessivo dell'Isola è oramai indifferibile. La Sardegna non è una, come ciascuno di noi ha sperimentato in campagna elettorale, la Sardegna sono molte comunità territoriali, linguistiche, culturali, che hanno diritto ad una propria rappresentanza democratica e ad un governo locale e dei territori. La cancellazione delle province ha provocato un pandemonio ed è stata, al di là delle idee di ciascuno, un discutibile fallimento politico: più disordine, più conflitti di competenza, più spese, più orpelli amministrativi, meno controllo, meno efficienza, meno rappresentanza democratica.
Parimenti, condivido l'urgente necessità di riqualificazione professionale dei dipendenti pubblici. Le competenze non sono più quelle che erano necessarie cinquant'anni fa, ma continuiamo a richiedere ai dipendenti pubblici una formazione culturale e tecnico-professionale obsoleta e antiquata.
Signor Presidente, qua si vedrà il vero autonomismo, il vero sardismo, non più in un dialogo vassallatico con lo Stato o con l'Unione europea, alla ricerca del riconoscimento di prerogative o di risorse economiche in un contesto culturale di rivendicazione; il vero autonomismo è al contrario l'affermazione della nostra diversità, il nostro essere popolo e nazione mostrando competenze e modernità, efficienza, preparazione culturale e tecnica, affermando un complesso di idee così innovative, moderne ed autonome da permetterci di conferire noi a noi stessi la nostra specificità ed autonomia. Hanno stancato i famosi tavoli di rivendicazione, le infinite trattative con i Moloch ministeriali, mostriamo di sapere, di far sapere, di saper essere in un mondo moderno. La nostra indipendenza, la nostra autonomia, la nostra specialità saranno riconosciute ipso facto. Così credo si costruisce un'identità: essendo e non dicendo, praticando e non proclamando, dimostrando e non rivendicando una specificità culturale. La sardità non è data da costumi che nessuno ha mai indossato né da inni che nessuno ha mai cantato, ma dall'orgoglio di voler affermare in un mondo complesso una soluzione di problemi speciale e particolare, soprattutto particolarmente moderata.
In questo senso tra le tante e complesse parti del suo programma vorrei portare la mia attenzione su un punto che credo sia, come si diceva un tempo, la madre di tutte le battaglie: la tutela integrale dell'ambiente. Madre di tutte le battaglie perché solo da questo concetto dipende la ragione della nostra unicità e della nostra bellezza. Se la Sardegna saprà elaborare in questo quinquennio un piano di politiche ambientali serie e severe, noi avremmo disegnato un modello di sviluppo che varrà per molte generazioni future, avremmo supportato in un sol colpo le politiche industriali, agricole e turistiche, di pubblica istruzione e cultura, di trasporti interni ed esterni e lo avremmo fatto sfuggendo da una globalizzazione che, per come è affermata in Sardegna, mi pare una "glebalizzazione". Per le regioni del mondo più povere, infatti, la cosiddetta globalizzazione ha trasformato i cittadini in nuovi servi della gleba, obbligandoli ad abitudini di consumo, di alimentazione, di immaginazione stessa della propria vita legata a modelli disegnati da multinazionali che hanno altrove i loro centri di interesse. Dimostriamo che noi siamo diversi e che saremo i primi del mondo ad affermare le politiche globali di protezione dell'ambiente.
Una riflessione particolare la merita la politica urbanistica. È sotto gli occhi di tutti - colgo anche l'occasione per fare gli auguri al nuovo Assessore e anche a tutti gli altri Assessori appena insediati - che la Sardegna abbia più case che abitanti e che la stragrande maggioranza degli immobili vivono una condizione di degrado, abbandono e spesso sfacelo. Mi chiedo e chiedo, Presidente, com'è possibile che pensiamo di poter ancora costruire case e casette e non di procedere a una politica di restauro integrale delle costruzioni dell'Isola secondo i nuovi schemi della bioarchitettura? Dobbiamo ripristinare le nostre case all'insegna della compatibilità, della bellezza, dell'autosufficienza energetica. Dobbiamo farlo massicciamente, primi nel mondo, mostrando al pianeta cosa vuol dire essere sardi, autonomi e speciali. Promuovo e suggerisco in tempi brevissimi l'adozione di un sistema di leggi volte a promuovere il restauro e l'autosufficienza degli immobili e parimenti norme capaci di scoraggiare, mediante una sapiente leva fiscale, la costruzione di nuovi dormitori che offendono la dignità dell'essere umano. Le città vanno modernizzate, parlo per maggior conoscenza e per comodità della città capoluogo, mai Cagliari aveva conosciuto una condizione di abbandono politico e culturale come l'attuale. È sufficiente fare una passeggiata in centro per verificare i cumuli di immondezza, un vergognoso degrado urbano e un'invasione di autovetture in tripla fila che fanno pensare di essere a Calcutta e non nella città che si è candidata a essere la Miami del Mediterraneo. Applicando in senso inverso la famosa teoria delle finestre rotte, crediamo che il restauro delle nostre città e dei nostri paesi nella direzione della bellezza e della modernità sarà l'elemento che produrrà lavoro, entusiasmo, voglia di riscatto e rilancio e genererà una ripresa complessiva dell'unica vera industria su cui possiamo contare: parlo ovviamente del turismo. Ma il turismo, signor Presidente, non è promozione, non sono trasporti, non è partecipazione a fiere né sponsorizzazione di eventi, come si usa dire. Il turismo è figlio dell'identità, è frutto della bellezza, è il portato dell'organizzazione, è la risultante delle politiche ecologiche, è la conseguenza di una moderna politica urbanistica, è l'effetto delle produzioni autoctone agricole, è quello che segue alle biodiversità, alle specificità culturali, alla originalità. Dire turismo serio e responsabile vuol dire capire che buttare fuori le persone da Cagliari per fare dormitori nel circondario è sbagliato, vuol dire capire che far perdere identità e missione alle comunità locali è sbagliato, così come è sbagliato impoverire l'artigianato e l'agricoltura inseguendo la quantità e non la qualità. Che la festa di Sant'Efisio sia un'occasione per vendere wustel e crauti e consentire le bancarelle di prodotti di contrabbando è l'antitesi della politica turistica. Quello che va fatto è riordinare in casa per poter accogliere e ricevere ospiti di riguardo. Per questo ritengo, Presidente, che la stessa organizzazione interna degli Assessorati risenta del tempo e anche essa vada attualizzata. Perché il turismo è separato dai trasporti? Perché il commercio è separato dall'industria? Perché l'artigianato è separato dall'agricoltura? Con l'energia innovatrice che ha mostrato nelle sue dichiarazioni programmatiche, signor Presidente, si dia incarico di riorganizzare il sistema delle competenze e di introdurre quello che manca, eliminando quello che è superato dalla storia.
Due ultime considerazioni le voglio dedicare, non discostandomi troppo da quello che ho appena detto, ai rapporti con l'Unione europea. Uno stimato intellettuale nuorese, il compianto Lillino Marchi, diceva: "Solo chi è profondamente provinciale può essere profondamente internazionale". Così penso che solo se riusciremo ad avere un'interlocuzione diretta con l'Europa potremmo sviluppare una coscienza autonoma di noi stessi. Ben venga la sua proposta della creazione di un fronte politico comune con le regioni d'Europa che vivono condizioni geopolitiche similari alle nostre, ma facciamo in modo di avere un intero settore dell'amministrazione che si confronti con l'Europa. L'Assessorato alla programmazione e al bilancio, che ha svolto e svolge questa funzione, è oberato di competenze. Penso che realizzare uno specifico Dipartimento con una guida politica dedicata e uno staff culturalmente, politicamente ed anche linguisticamente competente, sia per la Sardegna un concreto passo in avanti verso la modernizzazione di cui così tanto sentiamo la necessità.
Non posso non stigmatizzare la gravissima condizione della sanità sarda. Come ha efficacemente sottolineato nel suo intervento, presidente Solinas, i dati sull'erogazione delle prestazioni sanitarie sono desolanti. In cinque anni abbiamo raddoppiato i tempi d'attesa, ridotto le prestazioni, aumentato i costi e, incredibile, costretto molti cittadini a non curarsi per impossibilità di arrivare vivi alla diagnosi. La riforma sanitaria disconosciuta dallo stesso centrosinistra che l'ha votata è un fallimento grave e doloroso. Sia anche questo un punto di immediata ricostruzione di livello di governo della sanità prossimi al cittadino e sotto il diretto, vivo, limpido, continuo controllo della politica. Concludo Presidente, avrei voluto approfondire molti dei temi che il presidente Solinas ha tratteggiato perché ciascuno di essi apre un mondo di considerazioni che ho cercato di dire nel mio intervento.
Solo una rivoluzione copernicana, una sostituzione del punto di osservazione della realtà per giungere a risultati che il precedente sistema non ha consentito a nessuno di ottenere.
Proprio pensare modernamente porterà i frutti che tutti, ma proprio tutti, vediamo e speriamo. Intanto auguri, e Fortza Paris!
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giuseppe Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI GIUSEPPE (PD). Per chiederle e a sua volta chiedere al presidente Solinas di riferire in Aula sulla questione Continuità territoriale, ora oppure alla fine di questa seduta perché in questi minuti, in queste ore stanno accadendo fatti nuovi e io credo che sia urgentissimo che il Presidente riferisca in Aula. Ricordo infatti che da prima di Pasqua la compagnia Air Italy non sta operando più voli da Olbia, la sua base, su Linate e su Roma. La decisione era stata congelata per volontà anche della mediazione del presidente Solinas fino al 5 di maggio, dal 5 di maggio è stata spostata al 15 di maggio, termine nel quale appunto vengono tenuti a terra tutti gli aerei, a sua volta oggi si è deciso di portarla al 31 di maggio.
Questo significa che i lavoratori di Air Italy non stanno lavorando…
PRESIDENTE. Onorevole Meloni, abbiamo capito la sua segnalazione, il presidente Solinas valuterà se e in che termini riferire all'Aula.
Discussione delle Dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Valter Piscedda. Ne ha facoltà.
PISCEDDA VALTER (PD). Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, signori Assessori, signor Presidente della Regione, siamo qui per dirle cosa pensiamo delle sue dichiarazioni programmatiche, dichiarazioni che come lei stesso ci ha ricordato non vanno votate da questo Consesso e che sono state invece legittimate e implicitamente approvate dal voto popolare.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SATTA GIOVANNI ANTONIO
(Segue PISCEDDA VALTER). Siamo qui quindi quasi per una cortesia ricevuta, quasi come se lei volesse sottrarsi a quello che chiama "un rito stanco di una liturgia consunta". Ma questa è la democrazia parlamentare, signor Presidente, quindi le chiedo un supplemento di pazienza. E giusto per chiarire, almeno per quanto mi riguarda, e le parlo anche da Vicecapogruppo del Partito Democratico, le mie non saranno parole dette aprioristicamente rispetto ai contenuti che lei ci ha espresso in Aula.
Ovviamente non è pensabile in pochi minuti riprendere e reagire a tutti gli spunti delle sue dichiarazioni programmatiche, quindi mi rimetterò a farlo solo su alcuni punti che ho ritenuto salienti. Innanzitutto le esprimo preoccupazione per quella che lei chiama chiave di lettura, ossia il voler affermare la sardità intendendola come identità sarda e traducendola nella domanda di fondo quale vantaggio per la Sardegna, quale profitto per i sardi da declinare in ogni proposta e proposito programmatico di settore. Mi preoccupa perché la Sardegna è una regione che sta in un'Italia unita che a sua volta sta in un'Europa unita che a sua volta sta in un mondo globalizzato. Attenzione al possibile rischio dell'isolamento che non ci possiamo permettere da nessun punto di vista. Se questa stessa chiave di lettura l'applicassero le altre regioni, gli altri Stati, per noi la sardità diventerebbe un limite e non una opportunità. Contrariamente a ciò che lei afferma è necessario invece valutare bene il costo di quello che lei chiama impegno generoso per la comunità e i suoi valori.
Non possiamo permetterci colpi di testa, fughe in avanti, e la richiamo a valutare quello che lei chiama riformismo moderato. Noi siamo intimamente riformisti ma sappiamo di non poterci permettere riforme troppo spinte che lascino indietro anche solo uno dei nostri concittadini. Attenzione quindi quando lei dice che dobbiamo puntare ad avere un nuovo Statuto di autonomia, siamo d'accordo, ma ci vada piano quando dice a quest'Aula che il Parlamento dei sardi, l'Assise più importante e qualificata che abbiamo in Sardegna vuole affidare la modifica dello Statuto ad un'assemblea costituente del popolo sardo. Non le dico che siamo aprioristicamente contrari, ma le dico che ne vorremmo parlare e decidere insieme se quella è la soluzione migliore o lo è invece l'affidarne la riscrittura a questo Parlamento. Siamo d'accordo quando lei parla di rivendicare dallo Stato la definizione delle vertenze aperte in materia di entrate ed accantonamenti, siamo d'accordo e siamo disponibili a collaborare in tal senso, visto che siamo stati noi che abbiamo intrapreso quella strada.
Siamo anche d'accordo a mettere al centro delle politiche regionali i Comuni sardi, ma la richiamiamo alla necessità che la legge di riforma da noi varata possa continuare il suo iter propulsivo senza immediati stravolgimenti da parte vostra, questi sì aprioristici e per quanto riguarda il Partito Democratico siamo certamente d'accordo nel raccogliere il suo invito a riunire in Sardegna i rappresentanti delle regioni ad autonomia differenziata per andare insieme nella direzione di una riforma dello Stato in senso federale. Non siamo invece d'accordo sull'istituzione di un dipartimento dell'identità da incardinare presso la Presidenza della Regione, se ne occupi lei Presidente, abbiamo già risorse umane ed esperti all'interno dell'Amministrazione regionale e in questa stessa Aula non ce ne facciamo niente di una nuova struttura che dovrebbe fare cose che già quotidianamente vengono fatte. E lasci perdere anche quella che lei chiama revisione totale di tutti gli enti e gli organismi che sono stati creati anche nella nostra Regione.
Non mi è chiaro che cosa volesse esattamente intendere, ma il suono di quelle parole non mi piace e lo trovo abbastanza pericoloso se non millimetricamente declinato e spiegato.
Così come trovo irriverenti le parole che ha usato per qualificare la chimica verde, riducendola sarcasticamente all'intendimento di mettere a dimora cardo e canne, lei sa che non è così e trovo irrispettoso presentarla in questo modo.
Le parole preoccupano, signor Presidente, e a noi del PD preoccupa che lei dica che il tema dei vincoli ambientali sarà affrontato nell'ottica di garantire il giusto contemperamento tra lo sviluppo e l'esigenza di conservazione. Glielo dico subito e in modo chiaro, per noi i vincoli sono vincoli, la tutela ambientale non è discutibile e non ci sono compensazioni che ci consentiranno di arretrare di un solo millimetro da queste posizioni. Qualità architettonica e paesaggistica sono principi che possono tranquillamente essere applicati ad interventi che siano ben lontani dalle fasce di tutela ormai consolidate dei 300 metri dal mare che implicitamente lei ha rimesso in discussione, celandola dietro la necessità di dare certezza del diritto, semplificazione e rilancio del comparto e che svela invece quando ironicamente dice che non si possono ripulire le spiagge dalle alghe o posizionare reti da gioco nelle spiagge nel rispetto dell'ambiente. Le ricordo Presidente che anche le alghe fanno parte dell'ambiente e servono proprio a proteggere le spiagge stesse e fanno in modo che a goderne siano anche le generazioni future. Non siamo d'accordo all'istituzione di un Osservatorio sul turismo, sarebbe un altro carrozzone di cui non abbiamo bisogno perché abbiamo già tutte le conoscenze che ci servono in capo all'Assessorato e alle strutture a ciò dedicate. E' il suo approccio, signor Presidente, che mi preoccupa di più, soprattutto quando non capisco fino in fondo le parole che lei usa. Lei giustamente sottolinea la crisi agropastorale, il problema dei trasporti, lo sviluppo dell'artigianato e della piccola impresa e dice che la soluzione è l'avere un bagaglio culturale, cioè un sapere programmatico concreto. Suona bene certamente, ma cosa significa? Non ho trovato nella sua relazione una sola parola che me lo spieghi e non glielo dico in maniera aprioristica, ci sono affermazioni nella sua relazione che condivido e nella quale il PD è disponibile a darle una mano. Faccio l'esempio della scuola sarda delle tradizioni, siamo d'accordo, come siamo d'accordo a continuare a finanziare i centri di restauro, le scuole di archeologia e i programmi di interscambio con i popoli del Mediterraneo, soprattutto con attenzione ai giovani. Ma non siamo d'accordo sull'istituzione di un nuovo Osservatorio sul mercato del lavoro, non ne abbiamo bisogno, abbiamo già chi fa queste cose, lasci perdere questo ulteriore carrozzone e punti invece, come dichiara di voler fare, a investire sulla formazione professionale e all'integrazione tra le politiche del lavoro e le politiche sociali. Salto a piè pari la parte della sanità di cui parleranno ampiamente colleghi più esperti di me e pongo attenzione invece a quella che lei ha chiamato strategia rurale. Non metta i diversi comuni della Sardegna l'uno contro l'altro e lasci in pace la Città metropolitana di Cagliari, che da quando è nata sta facendo letteralmente esplodere tutte le potenzialità che la legge le ha riservato, e lo sta facendo in piena sintonia con i comuni che ne fanno parte, ma anche con quelli della limitrofa Provincia del sud Sardegna. Lasci perdere anche l'idea di un'unità di progetto per quella che lei definisce "sovranità alimentare", sarebbe il quinto carrozzone che ho contato in queste sue dichiarazioni. C'è forse il problema di piazzare qualcuno da qualche parte? Che bisogno abbiamo di creare questi ulteriori strutture? Non sono già troppe quelle che abbiamo, come lei stesso ha affermato in altre parti della sua relazione? Potrei continuare signor Presidente, ma preferisco concludere con una ulteriore lamentela. Lei ha detto che il programma presentato agli elettori sardi in occasione della tornata elettorale contiene una più precisa esposizione delle singole azioni che intendete realizzare in materia di trasporti, infrastrutture, giovani, politiche per la famiglia, innovazione, tecnologia, attrattività, istruzione, università, disabilità, sport, caccia, pesca, politiche energetiche e chi più ne ha più ne metta. In quest'Aula, che ripeto è il Parlamento dei sardi, non siamo tutti suoi elettori, io ad esempio non l'ho votata, le sembra giusto che per interloquire con lei oggi avrei dovuto leggermi il suo programma elettorale? Non trova che sarebbe stato più corretto illustrarci tutte queste azioni nelle sue dichiarazioni programmatiche, anziché riempirle di tante affermazioni di principio? Questo sì, signor Presidente, alimenta la sfiducia nelle istituzioni e svilisce il nostro ruolo in questo Parlamento. Tuttavia voglio credere nella sua volontà e impegno a fare il possibile per migliorare la vita dei sardi, è un obiettivo che abbiamo anche noi, e le dichiaro fin d'ora che questa sarà la direzione del nostro impegno e del nostro fare opposizione. Buon lavoro, signor Presidente, a lei e ai colleghi Assessori.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Talanas. Ne ha facoltà.
TALANAS GIUSEPPE (FI). Onorevole Presidente della Regione, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli assessori, colleghe e colleghi Consiglieri. Onorevole presidente Solinas, le sue dichiarazioni programmatiche, forse per la prima volta nella storia autonomistica, sono caratterizzate dal richiamo forte e ripetuto dell'identità sarda e dei suoi valori, un aspetto questo che noi tutti dobbiamo condividere, in primis la maggioranza, ma anche l'opposizione, essendo questi valori di tutti. Il suo obiettivo di ancorare strategicamente le più significative scelte politiche sul terreno istituzionale, economico e sociale ai valori fondanti la nostra autonomia speciale è una scelta di alto valore politico, è la scelta che darà qualità alla sua Presidenza della Regione. Certo questa è una sfida, non sarà facile rimanere coerenti con tale scelta. Se si riuscirà ad affermare nel concreto dell'azione politica questo grande obiettivo, anche il ritardo nella presentazione della Giunta, o la lentezza richiamata dalla stampa, potrebbe diventare elemento positivo, alla sola condizione che tale pausa di riflessione impedisca il ripetersi in Sardegna, nell'ambito della Giunta, di contrasti giornalieri a cui assistiamo da parte del Governo nazionale. E' proprio il tempo impiegato per la nascita della sua Giunta deve servire a dare una forte spinta dinamica per porre in atto dei grandi cambiamenti economici e sociali legati all'emergenza, quali la crisi del comparto agricolo, dei trasporti, occupazione, turismo e su tutti gli altri settori oramai in crisi da tantissimo tempo, ai quali occorre dare delle risposte. L'identità autonomistica non la intendiamo in senso nostalgico-conservatrice, in senso statico, ma nello spirito guerriero dei Shardana che arrivano ad essere presenti nel Mediterraneo sino all'Egitto. Con questo spirito dovremmo essere capaci di chiedere con forza al Governo, anche se amico, e all'Unione Europea interventi straordinari per sopperire alle emergenze della nostra isola, sapendo che al nostro fianco ci sarà sempre il popolo sardo, pronto a sostenerci. Ciò è stato dimostrato già dalla nostra gente, dandoci e dandole, onorevole Presidente, un enorme consenso. Pertanto, caro Presidente, questa sarà una battaglia che non dovrà combattere da solo, ma con una forte coesione unitaria della maggioranza, e con il responsabile contributo nell'interesse della Sardegna dell'opposizione, soprattutto quando si affrontano i nodi storici della Sardegna. La Sardegna oggi vive una condizione economica e sociale molto grave, il sistema economico con la crisi della grande industria non crea posti di lavoro per i giovani, come per i meno giovani, e pertanto la gestione della politica regionale non può essere affidata ad interventi ordinari. Nel passato peraltro le giunte dei professori, con personalità di alto livello culturale, forse per l'assenza di un progetto di sviluppo strategico, hanno dato modesti risultati. La sua Giunta di centrodestra, con una forte connotazione autonomistica, che le conferisce originalità e peculiarità, non si colloca sul filone di un populismo e sovranismo di maniera, questo è il mio pensiero, questo è il mio auspicio. La sua identità si fondi sul valore costituzionale dello Statuto, e si portino avanti punti più qualificati: Piano di Rinascita, punti franchi, piccole zone franche, insularità e continuità territoriale. La sua Giunta, che io apprezzo, presidente Solinas, non rappresenta le zone di Nuoro e Sassari. Io sono stato eletto nella zona più tormentata della Sardegna, il Nuorese, e per natura noi nuoresi siamo contestativi, e pertanto le chiedo, non solo il sottoscritto, ma interpretando il pensiero dell'intero territorio della provincia di Nuoro, cogliendo anche quello degli altri territori, di dare particolare attenzione alle Aree non rappresentate dalla sua squadra di Governo. Io ho molta fiducia nei confronti degli assessori, ma nonostante ciò sarò vigile nel controllare il loro operato, al solo unico fine di tutelare l'intera isola, in particolare le zone interne. Tornando alle sue dichiarazioni programmatiche, pur condividendo i suoi obiettivi, mentre plaudo per il suo impegno e per la riforma sanitaria, le pongo all'attenzione in maniera telegrafica alcuni punti integrativi ritenuti di estrema importanza. Va bene riunire in Sardegna i rappresentanti delle Regioni ad autonomia differenziata per un complessivo rilancio delle Regioni della specialità, ma a condizione che la Sardegna ottenga dallo Stato e dalla Comunità europea interventi di natura straordinaria. In mancanza di questi interventi la Sardegna non potrà mai competere con le Regioni ricche del nord Italia, per tutte le difficoltà legate all'insularità, alla conformazione del territorio.
L'assemblea costituente da lei proposta è una bella idea coraggiosa, signor Presidente, non deve cancellare, ma integrare lo Statuto sardo. Nei rapporti tra Regione Autonoma della Sardegna e Unione europea si dovrà difendere con tutte le azioni democratiche l'autonomia speciale della Regione Sardegna e pretendere dall'Unione europea il rispetto rigoroso del suo Statuto dal valore costituzionale, in particolare l'attenzione istituzionale e politica dei suoi punti più qualificati e alti, quali un nuovo piano di rinascita e l'attuazione dei punti franchi, nonché l'adempimento delle norme finanziarie.
Il piano industriale. La Sardegna senza un nuovo progetto industriale non può assicurare un futuro ai giovani. Crollata la grande industria, vedi Ottana, non rimane che archeologia industriale. La politica deve reagire, la sua Giunta deve reagire, la Sardegna ha una sola possibilità, grazie al suo Statuto, come negli anni Novanta, deve rilanciare l'articolo 13, il Piano di rinascita, guardando verso le zone interne a prevalenza economica agropastorale. Per fare questo è necessaria una grande iniziativa politica, coinvolgendo tutte le forze. Si dovrà pertanto tenere conto di tutti i territori della Sardegna, anche delle zone interne, per creare occupazione nelle zone disagiate e bloccare la desertificazione demografica, dovuta allo spopolamento dei piccoli paesi. Ritengo che le aree interne possano avere un futuro, salvarsi dalla desertificazione antropologica ed economica solo con un nuovo Piano di rinascita, e l'istituzione nelle aree della società del malessere di un punto franco, piccola zona franca, con conseguente applicazione di una fiscalità di vantaggio a Pratosardo, Nuoro, Siniscola e l'altro nell'area di Ottana, Macomer, Sorgono, inserendo altresì Suni, Tempio, Ozieri, Isili ed Arbatax. Senza questo anche le migliori leggi statali non saranno capace di colmare il gap che separa l'isola dal resto del Paese, e meno ancora le zone interne.
E allora è indispensabile un nuovo progetto generale di sviluppo per la Sardegna, non da affidare ai tecnocrati, ma alle migliori intelligenze ed esperienze presenti nell'isola. I paesi ricchi di petrolio potrebbero offrire grandi opportunità di crescita per le nostre aziende. Non è rinviabile un progetto di sviluppo con Paesi del Mediterraneo per aprire nuovi orizzonti e nuovi mercati. Non ci dobbiamo dimenticare che i paesi del Mediterraneo sono più vicini alla Sardegna che all'Italia.
Il turismo. Si dovrà garantire particolare attenzione ai diversi tipi di turismo e non solo a quello costiero, seppure importante. Andrà certamente valorizzato il turismo montano durante tutto l'anno, il turismo archeologico e quello religioso, in modo tale da creare imprese e occupazione nelle diverse zone della Sardegna. Per fare questo si dovrà necessariamente intervenire sulla viabilità e rendere le nostre eccellenze naturali facilmente accessibili nel minor tempo possibile. Senza questi interventi le aree più degradate della Sardegna saranno condannate ad un ulteriore e più veloce spopolamento. Per ultimo, ma non certo per importanza, vorrei dedicare qualche osservazione al comparto agricolo, anche a integrazione, Presidente Solinas, di quello che lei ha esposto in materia e che io approvo espressamente è doveroso segnalare questo: l'ente pagatore regionale è un'ottima idea e portarlo a compimento sarà un ottimo risultato, si dovrà evitare però che il cumulo dei compiti, istruttoria pagamenti, possa in un certo qual modo rallentare l'istruttoria delle domande, con ulteriori ritardi. Sarà necessario pertanto prevedere nuovi uffici appositi con personale nuovo e qualificato per la formazione dell'ente regionale pagatore. Il prezzo del latte è l'emergenza non di un settore ma coinvolge la Sardegna tutta, occorre una forte spinta politica perché lo Stato e l'Unione europea apportino e risolvano con provvedimenti adeguati a straordinari non solo il riconoscimento di un prezzo equo a partire da un euro al litro, ma anche la ricerca e la soluzione di una trasformazione strutturale del comparto che eviti il ripetersi di altre emergenze, sulla pastorizia è in gioco la credibilità della politica, della Giunta regionale in primis e di tutto il Consiglio regionale, maggioranza e minoranza, di tutta la Sardegna di fronte all'Italia. È tempo di assumere un'iniziativa politica per verificare il rapporto della grande distribuzione commerciale con la realtà sarda, in che misura questi gruppi acquistano e commercializzano prodotti dell'Isola, lo spirito dello Statuto sardo impone la difesa dell'Isola per evitare una deriva neo coloniale. I piani di sviluppo rurale dovranno essere migliorati anche attraverso la formazione di bandi con diversa attenzione alle varie aree della Sardegna, è palese infatti che, anche all'interno della nostra piccola Regione, i vari territori sono molto diversi tra loro, con difficoltà legate alle varie conformazioni geografiche e territoriali in senso pratico si dovrà tenere conto che un'azienda agricola situata nel territorio di Oristano ha esigenze diverse da quella situata ad Orgosolo o ad Orune, perché anche aziende dello stesso tipo hanno fascicoli aziendali diversi, determinate dall'uso di terreni montani, usi civici, estensioni aziendali differenti e altri aspetti non di secondaria importanza. Sarà invece indispensabile costituire una task force che si occupi perennemente dei problemi del comparto agricolo, studiando soluzioni adeguate che tengano conto di tutti i tipi di imprese. Si dovranno proporre delle misure che tengano conto della valorizzazione e tutela del patrimonio forestale, dei territori montani, senza entrare in conflitto con le esigenze degli imprenditori agricoli, coinvolgendoli e incentivandoli in questo senso. Attraverso appositi bandi ed incentivi gli stessi imprenditori agricoli potrebbero diventare delle sentinelle per la prevenzione antincendio, in modo tale che non solo si tuteli ulteriormente il nostro territorio, ma gli operatori agricoli, oramai in difficoltà economica, possano avere un incremento del proprio reddito con attività di interesse collettivo. In conclusione, la nostra isola vive una crisi drammatica e reversibile e la politica ha un dovere etico di reagire, deve intervenire con tutti gli strumenti possibili. Presidente, abbia il coraggio di aggredire questa situazione con rapidità, penso a due direzioni di intervento: il primo, tutti i programmi in atto devono essere realizzati con rapidità, non siano tollerati ritardi e devono essere impiegate tutte le risorse a disposizione. I dirigenti devono essere all'altezza come nelle aziende private; il secondo, Presidente, non rinuncia ad una strategia di sviluppo per il futuro, apra con lo Stato e l'Unione europea un confronto senza paura. Lei Presidente può fare molto per la Sardegna, ha un bagaglio di idee autonomistiche e democratiche, accompagni queste idee con il coraggio e la convinzione, nell'interesse del popolo sardo, buon lavoro a tutti.
PRESIDENTE. É iscritto a parlare il consigliere Roberto Li Gioi. Ne ha facoltà.
Li GIOI ROBERTO (M5S). Onorevole Presidente, mercoledì scorso ho ascoltato con attenzione la sintesi delle linee programmatiche del suo governo, rivisitandole con cura nella loro versione completa, ho riscontrato grande enfasi ricamata da quel filo d'orbace con cui lei che si è ripromesso di tessere tutte le specifiche tematiche del suo programma, il concetto identitario pervade tutte le novantadue pagine da lei sottoscritte, ed è proprio da questo concetto che vorrei partire, mio nonno era di Fonni e mia nonna di Alghero e mi sento profondamente sardo e, così come lei, mi emoziono nel vedere sventolare la bandiera dei Quattro Mori e nell'udire le note di Procura de' moderare, ma mi emoziona allo stesso modo quando vedo garrire al vento il Tricolore, che ascolto l'Inno nazionale. La sua mancata partecipazione alla commemorazione del 25 aprile perché non era stato invitato, le confesso, mi ha lasciato sconcertato. Lei nel suo discorso ha tenuto a rimarcare che la nostra comunità è stata chiamata soltanto in ossequio ad una scelta delle istituzioni a ricordare la data della nostra Liberazione, quella che ha sancito la ripresa della democrazia dopo la vittoria sui totalitarismi. Un'affermazione che svilisce gratuitamente il senso profondo che centinaia di migliaia di sardi riconoscono ad una data che è una pietra miliare della nostra storia. Autonomia sì caro Presidente, nella massima estensione possibile concessa dal nostro Statuto, eventualmente da riscrivere adeguandola alle mutate contingenze storiche ed economiche, rivendicando la definizione delle vertenze aperte in materia di entrate e di accantonamenti, ma all'interno di una nazione che ha lottato con ardore per conquistare la sua libertà, lasciando sul campo un numero impressionante di vittime, il sacrificio delle quali consente anche a noi oggi, in questo nobile Consiglio, di esercitare le inestimabili prerogative della democrazia. Le parole di Bachisio Bandinu, paradossalmente la situazione drammatica attuale diventa il dispositivo per il rilancio di una nuova costruzione, hanno dato il la alla sua roboante dichiarazione Presidente, questo è possibile se davanti a noi poniamo l'impresa, il progetto e il programma e se siamo convinti che dinanzi a noi ce l'avvenire che non viene da sé e che si compie nel fare. Parole da riempire di contenuti, affinché non si sciolgano nella loro melliflua consistenza semantica. Ci sono voluti oltre settanta giorni per vedere completata la sua squadra, quella squadra che dovrà giocare una partita difficilissima in un contesto socio economico non certo favorevole. Ci auguriamo tutti che lei abbia individuato nei suoi assessori quella, la cito testualmente, classe dirigente all'altezza delle sfide che ci attendono, noi saremo costantemente vigili su questo, fieri custodi del compito che l'elettorato ci ha affidato. Fondamentale è la riforma degli enti, delle agenzie e degli istituti regionali che pullulano come funghi dopo un temporale autunnale, sedi ideali per comode poltrone da assegnare a seconda degli esiti elettorali, ma ciò che ha preme urgentemente è che questi enti, queste agenzie e queste istituzioni inizino immediatamente ad operare nell'esclusivo interesse di lavoratori che da mesi e mesi non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, umiliati da ritardi infiniti nei pagamenti degli stipendi e devastazioni di ogni tipo. I casi Aras e Aias sono soltanto la punta dell'iceberg di un sistema incancrenito che condanna migliaia di sardi ad una vita che non è vita, sardi come me, come lei e come tutti noi, sardi identitari, quelli che lei si è impegnato a tutelare, dopo averne democraticamente ricevuto il mandato elettorale. La globalizzazione, ha ragione il Presidente, è un unico infido che punta a far scomparire le specificità culturali che contraddistinguono un popolo, ma una delle qualità che rendono un popolo invincibile, garantendogli la sua identità è la lingua, e allora mi suona molto strano che lei abbia usato nel suo discorso una serie infinita di inglesismi: governance, bottom-up, top-down, best practices, appeal, driver, way of … inglesismi frutto proprio di quella globalizzazione che ci macina ogni giorno. Il sardo è la nostra lingua, l'italiano è la lingua più completa del mondo, mi è parso un grave peccato sminuirla in questa maniera. Non sono d'accordo con lei quando afferma che lo sviluppo economico sardo ha iniziato il suo declino contro la volontà della gran parte della nostra classe dirigente, politica, imprenditoriale e sindacale, a mio avviso quei soggetti sono stati testimoni muti, ciechi e sordi di un processo che li ha visti anche artefici e protagonisti. È questo che deve cambiare Presidente, perché altrimenti "prima i sardi" rimane una mera enunciazione propagandistica finalizzata all'ottenimento del potere. Apprezzabile sulla carta la sua difesa dell'identità territoriale ambientale, sono davvero curioso di vedere come sarà capace di coniugare questi elevati concetti la sua azione politica, quando dovrà decidere, ad esempio, se consentire o meno l'ampliamento della discarica di Spiritu Santu, autentica bomba ecologica che affligge da decenni la frazione di Murta Maria alle porte di Olbia, con l'aggravante di recuperabili offese al paesaggio che, in caso di assenso, verrebbe ulteriormente deturpato. È noto che in materia urbanistica noi del Movimento 5 Stelle siamo per una saggia riqualificazione dell'esistente, valuterò quindi con attenzione la qualità architettonica e paesaggistica degli interventi urbanistici, e la loro idoneità a concorrere alla definizione della identità territoriale e turistica della nostra amata isola.
Spero inoltre che la promessa dell'Assessore competente di approvare la nuova legge urbanistica in un anno non faccia la stessa fine del quarto d'ora del suo leader di riferimento riguardo alla questione del prezzo del latte.
Il turismo è una delle chiavi imprescindibili del nostro sviluppo, la nostra isolanità impone all'uopo l'immediata soluzione dei problemi legati ai trasporti è d'obbligo mettersi subito al lavoro, per la costruzione di un nuovo bando sulla continuità territoriale, che mette innanzitutto sullo stesso piano i tre aeroporti dell'isola, evitando le assurde sperequazioni che condannano oggi il tessuto socio, economico e imprenditoriale di Olbia a subire tariffe a volte triple rispetto a quello in vigore a Cagliari e ad Alghero. La sua azione dovrà essere ferma e determinata anche a difesa dei 600 posti di lavoro di Air Italy i cui dipendenti sono arrivati allo stremo, schiacciati da dinamiche che nulla hanno a che fare con il sacrosanto riconoscimento del diritto al lavoro. Continuità territoriale aerea ma anche marittima, passeggeri e merci con la cancellazione dell'odioso monopolio sulle tratte da e per il continente. La legge scritta dal nostro portavoce alla Camera dei Deputati, Nardo Marino, sarà sicuramente uno strumento da cui potrà trarre spunti fondamentali, per la soluzione di un problema atavico che condiziona pesantemente il nostro presente e il nostro futuro.
Il Movimento 5 Stelle a cui mi onoro di appartenere siede per la prima volta su questi banchi, lo fa con orgoglio, serietà e consapevolezza. Sento forte, come i miei colleghi, la responsabilità del compito affidatoci, non faremo sconti, ma saremo al contempo pronti a sottoscrivere ed appoggiare tutti quei provvedimenti che metteranno al primo posto i sardi, gli eredi di quel Popolo indomito arroccato nei suoi nuraghi, irriducibile difensore dei suoi valori, delle sue tradizioni e della sua cultura. Quel Popolo che noi rappresentiamo e per il quale ci batteremo con tutti gli strumenti che la democrazia ci mette a disposizione, senza paura e con le mani libere. Buon lavoro Presidente.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pierluigi Saiu. Ne ha facoltà.
SAIU PIERLUIGI (LEGA). Signor Vicepresidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signore e signori Assessori, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi. È con una certa emozione che prendo la parola in quest'Assemblea, in quello che lei, presidente Solinas, ha giustamente chiamato il Parlamento dei sardi, e proprio perché eletto nel parlamento dei sardi, nella più importante delle nostre Istituzioni sento più vivo e profondo il senso dell'onore e della fierezza che ci appartiene. Che appartiene al nostro Popolo, per parafrasare Attilio Deffenu. Abbiamo tutti la responsabilità di lavorare per dare alla nostra terra un futuro migliore del presente, per dare ai giovani sardi l'opportunità di costruire qui la propria vita, per dare alle nostre comunità la dimostrazione autentica del nostro impegno per la Sardegna. La nostra autonomia ha superato i settant'anni, un'età ragguardevole, il nostro Statuto speciale è infatti del 1948, ma prima ancora che la sua età è il suo sostanziale logoramento a imporre, come lei ha giustamente osservato signor Presidente, l'avvio di un serio processo di riforma. Nel nostro ordinamento sono state le Regioni a Statuto speciale ad avviare il processo di regionalizzazione dello Stato, le Regioni a Statuto ordinario hanno infatti iniziato a funzionare solo negli anni Settanta, eppure oggi i ruoli sembrano essersi invertiti e le Regioni Speciali sono passate dall'essere motore del regionalismo a stanche inseguitrici delle innovazioni costituzionali introdotte a beneficio dell'autonomia ordinaria. Se da un lato la crisi della nostra autonomia speciale ha coinciso con le due grandi riforme costituzionali, del 1999 e del 2001, dall'altro però ha pesato, non poco, la crisi della capacità di elaborazione, da parte della classe politica sarda, di riforme coraggiose. Ecco perché signor Presidente il suo e il nostro è un compito ancora più difficile di quello di chi ci ha preceduto, ripensare un nuovo Statuto è urgente serve per aiutare le imprese a creare lavoro, serve per consentire ai sardi di muoversi liberamente, serve per riconquistare quella libertà che silenziosamente, giorno dopo giorno, abbiamo perso. Tutte le riforme che faremo avranno bisogno di un nuovo Statuto speciale, tutte le riforme che faremo avranno bisogno di un'autonomia più forte. La sovranità o la si esercita o decade, diceva Mario Melis, lo stesso vale per l'autonomia: o la si esercita oppure decade. La nuova autonomia che dobbiamo costruire dovrà fondarsi sulla sovranità del nostro popolo e, come ha detto lei signor Presidente, questa Assemblea deve avere la forza di riaprire il percorso per una riforma in senso federale dello Stato. La nuova battaglia per il federalismo deve partire da qui, dalla Sardegna, lo sapeva molto bene Emilio Lussu quando diceva che gli autonomisti della Sardegna si chiamavano autonomisti perché per autonomia intendevano dire federalismo, la frontiera della nuova autonomia, della nostra autonomia, è la riforma federale dello Stato e io sono convinto che su questo terreno potremo costruire un fronte ancora più vasto, coinvolgendo anche altre Regioni a cominciare proprio da quelle a Statuto speciale che oggi sono invece schiacciate dalle nuove forme di autonomia che vanno affermandosi. Dobbiamo passare da un'autonomia concessa a un'autonomia conquistata e, affinché non ci siano più equivoci, ricominciare a parlare di federalismo. Sovranità e autonomia sono il riflesso l'una dell'altra, non c'è sovranità senza autonomia e non c'è autonomia senza sovranità, eppure alla nostra sovranità, alla nostra autonomia questa Assemblea, in passato, ha rinunciato con troppa facilità. Penso, per esempio, alla legge numero 2 del 2016, la legge di riordino delle Autonomie locali in Sardegna, un testo da cancellare velocemente e riscrivere subito. Quest'Aula, e lo dico anche ai colleghi delle opposizioni, dovrà avere il coraggio di scrivere un nuovo testo unico degli enti locali della Sardegna, una riforma organica che sia capace di disegnare un nuovo modello pensato in funzione dei Comuni della Sardegna, senza ricalcare, come è stato fatto con la legge 2 del 2016, la disciplina nazionale, del resto una delle ragioni della crisi della nostra autonomia, lo ribadisco, risiede proprio nell'incapacità di differenziarci dagli interventi normativi dello Stato centrale, occorre una semplificazione radicale delle funzioni e dei procedimenti, lo stesso compito, la stessa funzione non può essere in capo a più enti che, la maggior parte delle volte, nemmeno riescono a comunicare fra di loro. Ogni riforma che passerà in quest'Aula, ogni proposta che verrà affrontata nella Commissione che presiedo dovrà mettere sempre al primo posto l'interesse dei cittadini sardi. Un sistema di autonomie locali che funzioni è essenziale per garantire questo risultato, ma perché il nostro sistema funzioni occorre che i Comuni, in particolare i piccoli Comuni, siano messi nelle condizioni di erogare quei servizi che sono essenziali proprio per i cittadini che ci abitano. Ecco perché dobbiamo pensare da un lato a un riequilibrio nella distribuzione delle risorse, che sia capace di sostenere meglio i piccoli Comuni della Sardegna e, più in generale, dobbiamo lavorare a una riforma complessiva della finanza locale. Lo spopolamento delle zone interne nella nostra isola non si combatte con i convegni, si combatte attribuendo ai Comuni le risorse per garantire le funzioni da esercitare, si combatte realizzando strade, si combatte investendo. Il nuovo testo unico degli enti locali della Sardegna dovrà superare la legge attualmente in vigore anche per quanto riguarda la disciplina relativa alle province, i cui organi di governo dovranno essere di nuovo eletti dai cittadini, nelle loro mani deve infatti tornare il potere di scegliere da chi essere amministrati. In questo senso apprezzo molto l'apertura fatta dall'onorevole Salaris nel suo intervento di apertura, però lo ha ricordato molto bene anche lei signor Presidente: gli esiti negativi che si sono prodotti a seguito della svalutazione del ruolo delle province sono sotto gli occhi di tutti. Come ha avuto modo di ricordare, anche da quell'altra parte, l'onorevole Deriu. Qualcuno, lo so già, proverà a parlare di poltrone e magari lo farà proprio da qua seduto bello comodo sulla sua, di poltrona, io invece penso a Emanuele Tancale, un ragazzo di 18 anni morto sulla provinciale 3 che collega Siniscola a La Caletta la notte del 10 marzo scorso, investito da un altro ragazzo poco più grande di lui; penso a quei pochi chilometri di strada che non si è riusciti a mettere in sicurezza, nonostante le richieste di quelle comunità. Penso che attribuire alle Province funzioni chiare e risorse certe serva soprattutto a questo. La viabilità provinciale cade a pezzi; nel mio territorio sono tante le strade e le scuole da mettere a posto, ma senza le risorse per farlo e senza un sistema delle autonomie locali che funzioni non sarà impossibile. Ecco, allora, colleghi consiglieri, perché è importante lavorare tutti insieme a una riforma degli enti locali della Sardegna: per avere Comuni che funzionano, per avere strade più sicure, per dare alle nostre comunità la rappresentanza che serve. E' questo l'esercizio dell'autonomia a cui siamo chiamati, lo dico da Presidente della prima Commissione; dobbiamo scrivere un nuovo Statuto, dobbiamo scrivere un nuovo testo unico degli enti locali della Sardegna e dobbiamo scrivere una nuova legge statutaria. A distanza di diciotto anni dall'entrata in vigore della legge costituzionale n. 2 del 2001 colpisce l'assenza nel nostro ordinamento regionale di una legge statutaria organica e completa: un altro esempio di come la nostra autonomia non sia stata praticata.
Fa sorridere, signor Presidente, che le contestazioni sui tempi di formazione della Giunta siano arrivate proprio da chi ha avuto cinque anni per scrivere un nuovo Statuto e non l'ha fatto, da chi ha avuto cinque anni per approvare una legge statutaria organica e non l'ha fatto, da chi ha avuto cinque anni per scrivere una legge seria sul funzionamento degli enti locali e si è limitato invece di ricopiare quella nazionale.
I prossimi dovranno essere cinque anni di grandi riforme, dovremo avere il coraggio che non ha avuto chi ci ha preceduto. Cambiamento, discontinuità, è questo che la Sardegna e i sardi si aspettano da noi, è al futuro che dobbiamo pensare, è il futuro che dobbiamo costruire, insieme, uniti. Dobbiamo annullare la distanza che c'è tra questo palazzo e i sardi, guardare al passato solo per non commettere gli stessi errori; ad ognuno di noi spetta il compito di fare di più, ascoltare le nostre comunità, impegnarci a risolvere i problemi che ci sono. Io vengo da un territorio, il Nuorese, stupendo e difficile, sacrificato negli ultimi cinque anni di Governo regionale; vengo da una città, Nuoro, che deve riconquistare il ruolo di guida che ha perso. Sono qui per occuparmi dei problemi della Sardegna, sono qui per difendere il mio territorio, è questo il senso profondo della rappresentanza politica.
Abbiamo forza ed entusiasmo per cambiare la Sardegna; le insidie sono tante ma le sfide che contano sono molte di più, a cominciare da una riforma sanitaria che metta finalmente al centro gli interessi del malato e non i tagli, che sappia conservare i presidi sui territori e ridurre i tempi delle liste di attesa, una riforma che sappia guardare alle persone e alla comunità, non agli stipendi dei manager.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, la nostra è una sfida difficile, dovremo impegnarci con tutte le nostre forze tenendo sempre a mente due cose: prima la Sardegna, prima i sardi. Buon lavoro a tutti noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gianfranco Satta. Ne ha facoltà.
SATTA GIAN FRANCO (Progressisti). Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ascolto e la lettura delle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione rese in quest'Aula lo scorso 8 maggio, mostrano un quadro che pare più enunciare una generica rappresentazione di intenti piuttosto che delle concrete linee di sviluppo programmatiche, infatti l'analisi complessiva del documento denota una generica mancanza di coniugazione dei propositi con le modalità e gli strumenti che dovrebbero convertire tali propositi politici in realtà concrete. Ad ogni modo è difficile non scorgere nelle dichiarazioni del Presidente seri elementi di criticità, che oggi stimolano la nostra discussione e nel prosieguo della legislatura saranno senza dubbio oggetto di attenzione, valutazione e controllo, il tutto nel segno di un ruolo e di una funzione di minoranza, da esercitare in maniera leale e senza alcun pregiudizio ma allo stesso tempo risoluta e intransigente, a tutela dei cittadini e nel massimo rispetto delle istituzioni sarde.
Alla luce del tempo relativamente breve riservato agli interventi odierni, per ragioni di sintesi rivolgerò il mio intervento a pochi argomenti, affrontando tre elementi critici rinvenuti nei propositi della maggioranza, che riguardano i territori, la loro futura impostazione in termini di riorganizzazione, sviluppo rurale e rappresentanza.
Il primo elemento, gli enti locali. Secondo quanto dichiarato dal Presidente, nei prossimi anni l'azione della maggioranza sarà rivolta ad operare una riforma che ripristini le Province da eleggersi attraverso consultazione popolare ed eliminare ogni altro ente intermedio tra Comuni e Regioni, incluse le Unioni dei Comuni. In parole più chiare ed esplicite si vorrebbero ripristinare le Province con il loro vecchio modo di essere e operare: tale idea, occorre rilevare, va a scontrarsi con la normativa nazionale che, come risaputo, legittimamente lo vieta, quindi in merito si solleva un forte dubbio sulla legittimità della proposta. Preoccupa inoltre il conseguente attacco rivolto alle Unioni di Comuni, che, seppur tra mille difficoltà e con diverse problematiche riscontrate in questi anni, operano in buona misura positivamente, fungendo da aggregazione di prossimità tra singoli Comuni e il mondo esterno. Le Unioni oggi rappresentano, soprattutto per i piccoli centri, un guscio protettivo di dimensioni migliori di quelle di partenza del singolo Comune, per poter affrontare e condividere alcuni servizi di rilievo, si pensi ad esempio al sistema dei rifiuti, allo sviluppo locale, al trasporto scolastico, alle mense, alla formazione del personale. Sullo sviluppo locale e territoriale in particolare, le Unioni di Comuni in qualità di soggetti attuatori gestiscono centinaia di milioni di euro, sulla misura 5.8 della Programma regionale di sviluppo 2014-2020, denominata per l'appunto programmazione territoriale. Rimettere in discussione la stessa esigenza di questi soggetti significherebbe anche rischiare di compromettere lo sviluppo di questi progetti.
Il sistema degli enti locali necessita indubbiamente di interventi, ma sicuramente non di questi stravolgimenti, che finirebbero per penalizzare soprattutto i piccoli Comuni.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE PAIS
(Segue SATTA GIANFRANCO.) Il secondo elemento riguarda i Comuni rurali, paesi che dal punto di vista giuridico risultano eleggibili per le strategie GAL. Nelle dichiarazioni del Presidente si parla di fare rete, rendendola un interlocutore istituzionale di rango pari ad altre forme di aggregazione intercomunale; per dovere di cronaca esiste già una rete formata dai GAL e di conseguenza dai loro Comuni, si chiama Assogal e racchiude e rappresenta tutti i GAL aderenti. I Comuni rurali piuttosto avrebbero bisogno che il pieno riconoscimento delle loro condizioni di ruralità venisse certificato attraverso un adeguamento delle risorse stanziate per le loro strategie di sviluppo locale: di questo si ha veramente bisogno. Non uno ma tutti i Comuni eleggibili delle strategie GAL si trovano in uno stato di malessere demografico e a rischio di grave ritardo di sviluppo rispetto ad altri Comuni. Circa il 52 per cento della popolazione sarda abita in aree rurali con problemi complessivi di sviluppo; lo spopolamento sta corrodendo la nostra Isola. All'interno dello scenario strategico regionale, il Programma di sviluppo rurale rappresenta il principale strumento di finanziamento per il settore agricolo, agroindustriale, forestale e più in generale per lo sviluppo rurale dell'Isola. Il PSR 2014-2020 ha una dotazione finanziaria di un miliardo e 300 milioni di euro a fronte di un importo complessivo decisamente consistente la somma destinata allo sviluppo locale di tipo partecipativo, gestito dai GAL, non raggiunge nemmeno il 6 per cento delle risorse complessive. La somma dovrebbe essere da subito incrementata senza troppi ritardi, investire sullo sviluppo locale, di tipo partecipativo tra l'altro, rappresenta una vera rivoluzione concettuale, un radicale cambiamento di prospettiva per le politiche pubbliche territoriali, significa passare da un modello decisionale centralista e generalista ad uno decentrato e specialista dove il Comune e tutti gli attori locali arrivano a detenere la possibilità di poter scegliere sulla base della specificità, delle inclinazioni della propria area le strategie da compiere per valorizzare il territorio e le comunità, innalzando e godendo del tenore di vita corrispondente. Ma per raggiungere questo obiettivo, come già detto, e qui ribadito e sottolineato, servono anche e soprattutto risorse adeguate.
Il terzo elemento di criticità riguarda una parte delle dichiarazioni del Presidente… se non mi dà le spalle, Presidente… per rispetto di quest'Aula e del sottoscritto… in cui si parla di approvare una norma in grado di dare equa rappresentanza ai territori e alle differenti sensibilità politiche presenti nell'Isola. Posto che nel suo principio di base il passaggio appena citato appare condivisibile non si comprende come mai se tale sensibilità di dare equa rappresentanza ai territori sia presente in seno alla maggioranza lo stesso pensiero non sia stato utilizzato nel comporre la Giunta regionale. Non si può, infatti, rimanere indifferenti al fatto che il Governo della Regione Sardegna non presenterà nessuna rappresentanza della provincia di Sassari e della provincia di Nuoro; due territori che hanno sempre dato tanto alla politica regionale sarda e che tutt'oggi hanno molto da dire sotto ogni profilo economico, sociale, universitario, imprenditoriale eccetera, eccetera. Due territori che oggi si sentono completamente trascurati dalle scelte politiche della maggioranza regionale, pertanto al di là dei proclami, delle dichiarazioni se questo è il modo di realizzare l'equa rappresentanza dei territori mi duole constatare come la strada che i Sardi si troveranno a percorrere nei prossimi anni sarà purtroppo decisamente in salita, grazie.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Annalisa Mele. Ne ha facoltà.
MELE ANNALISA (LEGA). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi, colleghe, Consiglieri e Assessori, sono onorata di prendere la parola nella più alta assemblea istituzionale della Sardegna a nome del mio territorio, ovvero l'oristanese, che spazia in diverse realtà socio economiche e geografiche della nostra Isola. Si può dire che l'oristanese con la sua variata configurazione geografica dalla pianura alla montagna, dalle zone umide all'altopiano, dal mare alla collina, rappresenti un perfetto campionario delle diverse sfaccettature culturali e anche antropologiche della Sardegna, uno specchio delle sue complessità, delle sue bellezze ma anche delle sue problematiche.
Il discorso del presidente Solinas ha ampiamente spaziato sulle complessità proponendo un'articolata e omogenea serie di linee programmatiche per intervenire con una visione complessiva ma allo stesso tempo incisiva nell'ambito delle problematiche generali e territoriali dell'Isola, inquadrate in un'ottica mediterranea ed europea.
Gli alti temi toccati nelle dichiarazioni programmatiche hanno giustamente evocato i padri nobili dell'autonomia; pur col massimo rispetto verso le migliori voci ed esperienze del passato è chiaro però che i tempi sono mutati e occorre affermare nuovi strumenti politici anche con tutte le implicazioni di coraggiose riforme istituzionali. La prospettiva federalista appare senza ombra di dubbio come quella più realistica e più consona ai nostri ideali. La scelta di far ruotare le dichiarazioni programmatiche sul perno centrale e ineludibile dell'identità dei sardi in tutte le sue declinazioni politiche, culturali, economiche è la via giusta. Dovremo quindi con metodo rigoroso e sistematico realizzare una serie di grandi interventi a forte connotazione identitaria che dal punto di vista politico dovranno essere contrassegnati dalla collegialità e dalla massima condivisione, oltre che dall'efficienza e concretezza.
La nostra scommessa del rinnovamento in buona parte si gioca su questo punto, mantenere uno strettissimo vincolo tra i nostri ideali, le nostre idee e la loro puntuale applicazione, conservando la massima coerenza etica, politica, facendo corrispondere ad ogni enunciato una sua realizzazione.
Chiaramente ciascuno di noi rappresenta un territorio con una specifica sensibilità umana e una peculiare esperienza professionale e sociale; per questo basandomi sulle caratteristiche del mio territorio e sulla mia formazione, anche per restare nell'economia del tempo assegnata, mi soffermo solo su tre aspetti: la sanità l'agricoltura e la cultura.
Riguardo alla sanità desidero qui rimarcare concisamente i punti salienti che hanno caratterizzato la mia proposta ai cittadini in campagna elettorale. Un fatto deve essere chiarissimo nell'ambito della programmazione sanitaria la leva capace di far funzionare la riorganizzazione del settore è il fattore umano. La migliore delle riforme non sarebbe sostenibile se non poggiante su un numero sufficiente di persone adeguatamente preparato e motivato, in primis quindi va recuperato il prezioso contributo degli operatori che ogni giorno lavorano a fianco dei pazienti, per questo occorre lavorare alacremente per restituire dignità ai lavoratori della sanità da troppo tempo dimenticati dalla politica che ha incancrenito il sistema. A tutti è ormai noto che a dispetto delle dichiarazioni programmatiche espresse in tal senso dal precedente Presidente della Giunta nel corso di questi ultimi anni nei punti strategici della sanità sono stati inseriti professionisti non per merito bensì figure a forte connotazione politica o comunque ligie al potere politico di turno. Nel contesto nazionale il confronto con il Governo deve mirare a rivendicare la libertà di azione per la nostra Regione in materia di vincoli di spesa, modelli organizzativi, formazione che non devono essere calati dall'alto come è successo coi precedenti esecutivi nazionali.
La dissennata azione perpetrata nel corso degli anni passati nel campo cruciale della sanità ha portato a una riduzione scellerata dei servizi, come dimostrato dal documento di lettura dei LEA del Ministero della salute in cui la Sardegna è al penultimo posto con un disavanzo di 360 milioni che, come anche ha precisato il Presidente della Giunta i sardi, dovranno pagare dal 2019.
Al centro della galassia sanitaria devono risaltare esclusivamente le esigenze del territorio, l'obiettivo è quello di rimettere al centro il cittadino, il fulcro su cui riorganizzare la rete dei servizi sanitari in un'ottica rivoluzionaria, non sono i pazienti che vengono presso i servizi, ma sono i servizi che vanno da loro. In una visione nuova occorrerà quindi munirsi di nuovi strumenti per interventi sempre più efficaci, penso ad esempio all'istituzione di banche dati che classificano i pazienti per categorie di patologie con conseguente programmazione di interventi con macro caratteristiche condivise e alcune mirate personalizzazioni. Occorre quindi sapere che cosa serve di supporto alla famiglia e attivare interventi domiciliari e risorse. La vita media lunga della popolazione e il numero sempre maggiore di malattie neurodegenerative, l'avvento di nuove consuetudini di consumo nel mondo giovanile ci chiedono oggi di focalizzare l'attenzione all'interno della programmazione sanitaria su aree emergenti di criticità ormai da troppo tempo ignorate dai precedenti Governi regionali. La nostra prospettiva in Sardegna sarà quella di lavorare per progetti obiettivo snelli per il raggiungimento dei risultati rapidi e visibili, in particolar modo abbracciando settori prioritari. Penso ad esempio alle disabilità, con particolare riferimento alle patologie neurodegenerative, in Sardegna i malati di Alzheimer e di Parkinson sono circa 14.000, in Sardegna abbiamo più di 7.000 malati di sclerosi multipla, la Gallura e l'Oristanese costituiscono zone più colpite, e pensiamo anche ai malati di SLA. Penso inoltre alla salute mentale, in Sardegna i giovani tra i quindici e i diciannove anni, al 2018, sono circa 270.000, di questi il 10 per cento è a rischio di problematiche di salute mentale. Autismo: in Sardegna, a circa settanta bambini all'anno viene diagnosticato un disturbo dell'area dello spettro autistico. Dobbiamo investire maggiormente per prevenzione e ricerca, nella disabilità psichica occorre stabilire un raccordo tra i servizi psichiatrici del Serd nel territorio, già effettivamente previsto nel piano triennale, ma mai realizzato. I servizi che intercettano gli adolescenti e i giovani devono riconoscere precocemente la fragilità, le criticità e intervenire in maniera preventiva per dare vita a un'équipe trasversale e multiprofessionale fra servizi, neuropsichiatri infantili, Serd e Centro di salute mentale, comune e scuola. Penso infine al paziente fragile e anziano con patologie croniche, a 37.000 anziani con disabilità gravi. Il dato oggettivo da cui partire è quello dell'invecchiamento della popolazione sarda, che non solo segue il trend, nazionale ma presenta il maggior numero di ultracentenari rispetto al numero della popolazione. Un capitolo a parte, ma sempre centrale, è l'Emergenza e Urgenza territoriale. Nell'ambito della riorganizzazione del sistema sanitario regionale, non si può non partire dal territorio, in cui tale sistema è l'unico servizio che funziona, grazie soprattutto all'abnegazione di chi ci lavora in condizioni estreme e che riscuote il grande apprezzamento della popolazione. È chiaro a tutti che tale servizio va potenziato anche per determinare la riduzione degli accessi impropri al pronto soccorso. La neonata Areus, pur istituita nel lontano 2014, è ancora in via di definizione dal punto di vista funzionale e operativo, ad oggi va rimodellata su una visione di implementazione dell'offerta aumentando i punti di postazione avanzata, che andrebbero collegati in rete con gli altri servizi del territorio. E infine, in questa veloce panoramica, non voglio dimenticare la revisione del servizio di elisoccorso, sicuramente indispensabile, ma palesemente sovradimensionato e spesso utilizzato impropriamente. Un settore inoltre che da tempo sta vivendo il suo periodo più critico, parlando di agricoltura nel territorio dell'Oristanese appunto, è il comparto agricolo e dell'allevamento, in ginocchio anche per i mancati rimborsi fin dal 2017 dei danni causati dalle condizioni climatiche avverse, siccità, alluvioni, per la problematica del prezzo del latte ovino e vaccino. Uno dei punti qualificanti del programma rappresenta l'interconnessione tra i comparti agroalimentare, il turismo e l'ambiente. La politica agricola regionale non può essere recettore di strumenti operativi imposti dall'Unione europea, ma deve supportare le imprese agricole nell'evoluzione tra la produzione, la trasformazione e la commercializzazione. Terzo e ultimo punto, la cultura, e mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Nella sua ottica identitaria, che è anche la mia, la nostra valorizzazione della storia della Sardegna deve essere la linfa che alimenta e corrobora ogni azione di governo… va bene che non vi interessa, però, scusate…
PRESIDENTE. In effetti c'è un fastidiosissimo brusio, chi non ha voglia di ascoltare può farlo, però lasciando la possibilità all'onorevole Mele di completare il suo intervento. Grazie.
MELE ANNALISA (LEGA). Dicevo, ultimo punto quello della cultura, per avviarmi alla conclusione, signor Presidente. Nella sua ottica identitaria, che è anche la mia, la nostra, la valorizzazione della storia della Sardegna deve essere la linfa che alimenta e corrobora ogni azione di governo in una viva dialettica tra le esperienze del passato, le ansie del presente e le speranze per il futuro. Quindi, non è più procrastinabile l'inserimento della storia della Sardegna nei percorsi scolastici curriculari. Come oristanese, sono profondamente fiera di essere figlia di una terra che ha partorito un gigante come Eleonora d'Arborea, il suo esempio storico ed etico, con la promulgazione della Carta de Logu e la guerra di indipendenza della corona d'Aragona, iniziato da suo padre Mariano IV è assurto ad emblema dell'identità storica di tutti i sardi, e, a proposito di un'insigne donna arborense, mi sia consentito rivolgere ora un pensiero commosso alla memoria della collega, la dottoressa Angela Nonnis, scomparsa tre giorni fa, l'11 maggio, già combattivo sindaco di Oristano, e che è stata anche autorevole assessore regionale dei lavori pubblici. Ma torniamo adesso al nostro tema, in un'ottica che è di coscienza civile, ma anche di crescita del turismo, vanno creati punti di valorizzazione dei siti archeologici, dei monumenti civili e religiosi, dei musei locali e degli archivi di cui la Sardegna pullula, e in particolare l'Oristanese, ove bisognerà anche creare o potenziare centri di eccellenza in cui la ricerca scientifica vada di pari passo con la divulgazione a tutti i livelli. Né vanno dimenticate esperienze di base da rilanciare, sia per l'entità sia per l'incremento delle attività culturali e artistiche, penso, per limitarmi a un solo esempio, all'opera svolta dai cori e dalle varie associazioni che rappresentano un autentico e vivace microcosmo spesso lasciato in totale solitudine. Noi impariamo in fretta, e nel rispetto dei ruoli istituzionali e politici non avremmo nessun complesso, solo l'umiltà e l'orgoglio di ascoltare la voce dei nostri cittadini che ci hanno affidato il futuro della Sardegna. Quindi, caro Presidente, avanti ora con serenità e allo stesso tempo con la massima determinazione. Buon lavoro a tutti. Prima la Sardegna, grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.
LAI EUGENIO (LEU). Ho ascoltato e poi riletto questa mattina le dichiarazioni programmatiche che il presidente Solinas ha esposto in quest'aula qualche giorno fa, che dovrebbero rappresentare il filo conduttore di questa legislatura, linee programmatiche molto generali, fumose, che solo in piccoli tratti delle 92 pagine che ci sono state consegnate provano a spiegare come si intende esplicare nei fatti una serie di intenti e di parole, parole e frasi che per lo più invece sono confuse e contraddittorie, anche con ciò che in questi mesi le diverse parti della maggioranza e i pochi assessori nominati fino ad oggi hanno illustrato nelle pagine dei giornali e nelle diverse interviste. La situazione paradossale che abbiamo vissuto dal 24 febbraio ad oggi, ed è un continuo di esternazioni giornalistiche su cui tornerò anche successivamente, ci dimostrano una maggioranza confusa, già divisa sui temi, e che ha come unico filo conduttore la ricerca di posti di governo e sottogoverno. Qualche giorno fa, in quest'aula, un autorevole esponente della maggioranza, per giustificare le lotte intestine per le poltrone, ha provato ad utilizzare una metafora sportiva alludendo al fatto che l'opposizione stesse esultando come il Barcellona nella partita d'andata, ma che poi il Liverpool ha fatto vedere il suo valore capovolgendone le sorti, al che ho provato ad immaginare chi potesse essere il Messi o l'Origi della situazione. A me pare invece che fino ad oggi si è visto un Chievo Verona rappresentante di questa annata sportiva, nell'intento una buona squadra, ma nella realtà con una retrocessione maturata fin dalle prime giornate di campionato. La realtà ci dice che servirebbe una buona cantina di vino per far digerire, mutuando le dichiarazioni dell'Assessore degli enti locali ad un partito di maggioranza, le tante mancanze, le utopie e le affermazioni che in questi mesi abbiamo letto. Sul lavoro in particolare, vero tema centrale di quest'epoca storica, non bastano le dichiarazioni generiche e superficiali presentate da lei, onorevole Solinas, tantomeno basta all'isola l'intento del neo Assessore del turismo, che restando ai numeri da lui citati, centinaia di migliaia di posti di lavoro, pensa di risolvere la situazione drammatica della disoccupazione con la sola creazione di campi da golf. I dati che lei ha citato qualche giorno fa partono non a caso dal 2010, anno di Governo Cappellacci. Nella realtà, il tasso di disoccupazione ereditato dalla Giunta Pigliaru nel 2014 era del 18,5 per cento, per arrivare al 2018 al 15,5 per cento. Il PIL pro-capite nel 2013 è risultato a meno 3,1 per cento, mentre nel 2017 si è avuta una crescita dello 0,7 per cento. Bastano questi dati da soli per dire che l'emergenza lavoro è passata nella nostra Isola? Assolutamente no! Sono urgenti interventi strutturali ed emergenziali per la creazione di un nuovo Piano straordinario del lavoro in Sardegna, che riprenda anche da ciò che di buono è all'interno del Piano Lavororas, semplificandone la spesa e aumentandone magari le risorse. È indispensabile, quindi, porre al centro dell'azione politica di quest'Aula il tema lavoro, non solo come ricerca di nuova occupazione, ma anche come rispetto dei diritti dei lavoratori. Per questo ci preoccupa, e non poco, il silenzio di questi mesi sulla situazione in cui versano i dipendenti AIAS. Non si conoscono le vere intenzioni che avete per permettere ai tanti lavoratori di veder remunerata la propria prestazione e, al contempo, offrire un servizio d'eccellenza a persone in difficoltà. L'unica esternazione su questo tema l'abbiamo letta nella lettera che ha inviato al Manager della ASL unica, in cui si chiedeva di sospendere le attività propedeutiche per il funzionamento di "Sa Domos". È davvero pensabile che quest'Aula e l'intera politica possano ancora tollerare il fatto che migliaia di dipendenti siano senza stipendio da circa dieci mesi? È credibile una politica che non muove un dito e si gira dall'altra parte, sapendo che tanti dipendenti stanno ritirando i propri figli da scuola perché non possono pagarne le spese? Io credo di no, penso e spero in un mondo equo, migliore, dove anche il figlio dell'operaio può aspirare a diventare dottore. In attesa di "andare in buca" con le centinaia di migliaia di posti di lavoro, perché non ci preoccupiamo di far rispettare i diritti di chi un posto di lavoro ce l'ha, ma non vede un euro a fine mese? Quando parla del fatto, riporto un virgolettato: "il settore pubblico vive una condizione di profonda sofferenza e si deve avere il coraggio di puntare con forza sul mondo imprenditoriale…", è certo del fatto che una buona impresa non vuole un buon apparato pubblico che funzioni? Il mondo imprenditoriale ha bisogno di servizi pubblici efficienti, trasparenti e funzionanti, così come tutti gli enti locali hanno bisogno di superare le epoche del blocco del turnover e puntare dritto sulla valorizzazione, anche attraverso adeguamenti contrattuali rinviati da troppo tempo, delle proprie professionalità. Manca del tutto, nella sua relazione, il problema energetico di quest'Isola; affermazioni generiche sull'eolico e il fotovoltaico che condivido come principi, ma nessuna soluzione pratica e programmatica sul superamento di questo grave deficit che incide negativamente nella nostra economia. Quale società, industria si pensa di far ripartire, o permetterne la nuova creazione senza una seria politica energetica? Non sono più sufficienti le sole promesse del suo alleato di Governo, che in periodi di campagna elettorale annunciava trionfalmente l'eliminazione delle Accise sul costo del carburante nel primo Consiglio dei Ministri utile. E ancora; come si può pensare ad una seria politica di sviluppo senza la necessaria attenzione all'istruzione? Nel corso della scorsa legislatura il Piano Iscola è stato di fondamentale aiuto alle Amministrazioni per fornire agli alunni istituti sicuri, moderni e all'altezza dei tempi. Lo è stato anche per le dirigenze scolastiche che, con l'asse del progetto destinato all'implementazione dell'offerta didattica hanno potuto supplire a tante carenze derivate da un sempre maggiore taglio delle risorse nazionali. Considerato anche i tanti posti di lavoro creati indirettamente da questa azione, siamo certi di voler superare questa politica? Le azioni destinate a coprire economicamente tutte le borse di studio universitarie, e di conseguenza che hanno investito sulla conoscenza e negli studenti meritevoli, si vogliono tenere o si è destinati a fare un passo indietro nella situazione ereditata dalla Giunta Cappellacci? L'istruzione è il vero motore di sviluppo e il migliore investimento per il futuro nella creazione di classi dirigenti consce e preparate ad affrontare una situazione globale che non dà margini di errore. Come diceva Antonio Gramsci: "Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza". Su questi temi saremo attenti e propositivi, ma allo stesso tempo duri se solo si pensasse di fare passi indietro. È indispensabile far valere l'autonomia regionale attraverso l'approvazione di una legge sulla scuola in Sardegna, che ne valorizzi le peculiarità e supplisca ai sempre maggiori tagli anche in termini di personale nei nostri plessi, soprattutto a tutela dei piccoli centri. Tornando ai piccoli centri; un articolo dell'Ansa di qualche giorno fa riporta i dati impietosi delle case abbandonate nella nostra Isola: il 28 per cento sono disabitate, e voi nelle diverse dichiarazioni pubbliche continuate a parlare di una nuova ondata di cementificazione. Credo che l'esigenza maggiore quando si parla di urbanistica e di sviluppo sia quella del recupero dei nostri centri, delle abitazioni, e non lo stravolgimento di un equilibrio paesaggistico nell'ottica di concedere qualche stanza d'albergo in più ai soliti noti. Sono 25 i milioni di euro, già stanziati ma fermi, per la riqualificazione e valorizzazione dell'identità architettonica delle case nei nostri paesi; credo che anche da qui possa ripartire una seria politica del lavoro e il rilancio delle nostre medie e piccole imprese edili. Noi non siamo il partito del no, ma partendo anche da una nuova consapevolezza mondiale sull'ambiente siamo il partito del sì: si alla valorizzazione attraverso la tutela del nostro patrimonio ambientale; si al lavoro creato salvaguardando i nostri boschi, il verde circostante e valorizzando il lavoro delle tante professionalità presenti anche nel pubblico, come i dipendenti Forestas. Si ai colori cristallini dei nostri mari, che non devono essere deturpati da nuove o vecchie trivellazioni. Si a una nuova politica ambientale, che rimetta al centro il problema inquinamento e bandisca definitivamente dalla nostra Isola la plastica. Si ad adottare il PPR come base di partenza per una nuova legge urbanistica, magari pensando di estenderlo anche alle aree interne. Non siamo il partito del no perché basterebbe verificare le percentuali di occupazione delle stanze d'albergo per capire che queste non rappresentano un problema quanto invece potrebbe esserlo quello della continuità territoriale. Una seria politica dei trasporti e della continuità territoriale passa superando la demagogia e dettando una vera vertenza, che ci deve vedere tutti uniti con l'Unione europea e i suoi burocrati. Di sicuro non può passare dal fallimento della flotta sarda. Passa, invece, da un nuovo contratto che garantisca ai sardi, e non solo, la possibilità di spostarsi fuori e dentro la Sardegna, sentendosi parte di un Paese evoluto e moderno, che permette ai cittadini di viaggiare a basso costo e con i posti sufficienti. Meritevole di attenzione è la situazione del trasporto merci e la crisi del Porto industriale di Cagliari. Si attende attenzione da parte del Governo e della maggioranza di cui Lei ancora fa parte, non essendosi naturalmente ancora dimesso da Senatore, anche attraverso la firma del decreto, che è già sul tavolo del Ministro da qualche mese, sulle zone franche doganali. Questa legislatura si contraddistinguerà per essere quella nella quale verrà riscritto il PSR, e che porrà dei punti dai quali può e deve passare la strategia per favorire un giusto prezzo dei prodotti della terra e un equilibrio di mercato. È una grande occasione da sfruttare per lasciare da una parte slogan da campagna elettorale, come il presunto "salvatore della Patria" ha fatto con l'annuncio del prezzo del latte a 1 euro in 48 ore, e lavorare invece su modelli consolidati che, attraverso regole e disposizioni nel percorso di filiera, sono riusciti a stabilizzare un equo e giusto prezzo del latte sottoponendo a indennità compensative trasformatori e produttori che non rispettano le linee tracciate. Oggi, a causa dei forti ritardi nell'applicazione delle misure pensate nei diversi tavoli sulla crisi del latte ovino, la situazione è diventata emergenziale, e attende una risposta dalla quale dipende buona parte del settore primario di quest'Isola. Lo sarà ancora di più se il Presidente americano continuerà nella linea di imporre dazi doganali che incideranno negativamente sul pecorino romano. Bene il passaggio sul continuo della programmazione precedente sull'Agenzia di pagamento regionale dei contributi agricoli per superare un sistema che ha dimostrato eccessive lacune e forti ritardi. È di oggi la comunicazione del Ministero che riconosce e istituisce l'Agenzia di pagamento regionale, e di questo va dato merito alla precedente Giunta che ha lavorato su questo tema. Stessa cosa che noi, come Gruppo di LEU Sardigna abbiamo proposto anche attraverso un referendum consultivo sull'ANAS sarda; i sardi non si possono più permettere di attendere lustri per vedere completate opere strategiche sui trasporti interni della nostra Isola. Temi che riportano al centro la responsabilità che quest'Aula deve far valere nei confronti di uno Stato che non sia è mai dimostrato generoso per la Sardegna. Per questo ci preoccupano le sue dichiarazioni, Presidente, che tendono a sminuire gli effetti della richiesta di autonomismo differenziato di regioni che hanno come unico obiettivo quello di gestire in proprio risorse e spese, facendo così cadere principi solidaristici previsti nella nostra Costituzione. Su questo saremo vigili e attenti, per vietare regali ai suoi amici lombardi al Governo, che celano dietro grandi proclami un disegno ben chiaro: i soldi delle regioni più sviluppate non possono andare naturalmente al Sud sprecone! La vertenza accantonamenti, entrate e revisioni dei rapporti con lo Stato assume un ruolo centrale per la Sardegna, che ci auguriamo ci veda tutti quanti con la schiena dritta anche nelle applicazioni delle sentenze della Corte che riconoscono il maltolto dei diversi Governi a questa Isola. Da qui può partire la rivendicazione di autonomia che la Regione deve richiedere sull'organizzazione della sanità in Sardegna, troppi confusi i suoi intenti: da un lato annuncia il superamento della riforma sanitaria e dall'altra sembra accettare il DM 70 e le missive successive, in cui ricordo si sottolinea che il precedente Consiglio regionale aveva dato eccessive deroghe. Se la linea sarà quella di contrastare il DM 70 ci saremo, se è quella classica dei proclami invece lo sottolineeremo con forza.
Fumosa anche la proposta di organizzazione degli enti locali in Sardegna, bene la riproposizione delle province come organo intermedio, eliminate nell'era Cappellacci con un grave danno alla democrazia, ma che a tutt'oggi non si concretizza con un'idea chiara o almeno nelle sue idee programmatiche non si concretizza con un'idea chiara: due province e un modello trentino secondo il Presidente del Consiglio; quattro secondo altre parti della maggioranza; almeno cinque secondo il neo Assessore, considerata la rivendicazione sulla Gallura. Insomma, una serie di confusioni che magari ci diranno nel corso di questa legislatura qual è la vera attenzione, magari lasciando da parte il vino in quest'Aula.
Sbagliato e deleterio reputo il superamento, tramite abrogazione, dell'Unione dei Comuni che rappresentano un luogo di unità di intenti per l'organizzazione di servizi, di sinergia per il superamento di campanili e di programmazione sovracomunale. Credo sia indispensabile rivendicare e attuare un grosso piano di assunzioni per gli enti locali e le strutture pubbliche, compresa la o le ASL - anche da questo punto di vista non si capisce - in Sardegna e dotare i Comuni delle risorse necessarie per la programmazione territoriale senza relegarle solo a meri esecutori delle entrate. Su questi temi in quest'Aula ci confronteremo, sperando che riuscirete ad uscire da frammentazioni dovute al potere e si inizi a parlare da subito, o meglio noi avremmo sperato da ieri, dei problemi della Sardegna e delle soluzioni per i sardi. Buon lavoro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (Misto). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, Assessori, onorevoli colleghi, dalla frettolosa lettura dell'intervento del collega che mi ha preceduto, mi è sembrato di scorgere l'atteggiamento non prudente di chi si muove nel terreno scivoloso della critica verso una Giunta che sta iniziando il proprio percorso. Prima di valutare le basi su cui questo percorso inizia, occorrerebbe avere la prudenza di chi, dopo aver a lungo governato, oggi si abbandona a una serie di critiche, e la stessa prudenza che dovrebbe tenere chi si avventura a parlare di calcio senza avere mai giocato. Quindi, detto che dobbiamo analizzare la vicenda da cui si parte, è opportuno ricordare che il centrosinistra sardo riconsegna il Governo della Regione senza aver intercettato nulla della crescita economica che ha succeduto i dieci anni di crisi, che vanno dal 2008 al 2018, crisi che a livello mondiale è costata e costa la perdita di milioni di posti di lavoro su base mondiale, decine di migliaia su base regionale, tema che andrebbe saputo affrontare con la prudenza di chi invece ha cianciato per anni di crescite economiche, di PIL che era addirittura superiore a quello del resto della nazione, di una crescita occupazionale che era chiara a qualunque statistico, era tanto sbandierata dai lettori degli indici Istat, ma non minimamente percepita dal popolo sardo che sconta una crisi economica che ha inciso talmente tanto nei costumi da modificare persino gli stili di vita, in particolare nell'interno della Sardegna. Sono trascorsi cinque anni di Governo del centrosinistra, inutilmente richiamato alle sue responsabilità da questi banchi, senza che nessuno intervenisse sulle questioni più cruciali della crisi economica in cui versava la Sardegna, quando si contrabbandava qualche ora da cameriere nella stagione turistica con migliaia di posti di lavoro persi nei settori tradizionali dell'economia. Abbiamo dovuto sentire cattedratici per anni raccontarci che eravamo noi miopi nel non leggere la situazione e non comprendere l'altezza di quelle azioni che mascherate da workfare erano semplicemente i più volgare degli assistenzialismi. Intere finanziarie, interi periodi in cui si doveva parlare dell'economia della Sardegna, in cui siamo stati costretti ad assistere al Presidente della Regione che ci diceva che neppure Marchionne, buonanima, era stato capito quando aveva fatto FCA! L'abbiamo sentito tutti noi! Voi ora al primo intervento in Consiglio regionale dopo che portate l'enorme fardello delle responsabilità con cui ci consegnate questa Regione, osate persino accusare questa Giunta di non compiere le azioni dovute. Ma avete idea di che cosa occorra in termini di tempo, in termini di sacrificio, ripartire dalle macerie? Avete idea di che cosa occorra in termini di coraggio nel scegliere se abbattere un rudere oppure conservarne le mura? Vi ho persino sentito parlare di rilancio dell'edilizia che avete assassinato sul piano dell'economia nel momento in cui avete rottamato il vecchio "Piano casa" in cambio della legge 8, legge 8 che avete detto è soltanto una misura transitoria in attesa della riforma, anzi di una vera legge urbanistica che non è mai arrivata in Aula. Per questo, onorevoli colleghi, prima di iniziare a ragionare sul terreno su cui ci muoviamo raccomando prudenza, quella prudenza che, me ne darete atto, ha contraddistinto tutta la nostra azione di opposizione nei lunghi cinque anni alle nostre spalle. Viceversa, al contrario di quanto è accaduto nei cinque anni scorsi, questa è una Giunta che si propone di dare ruolo al Consiglio regionale. Vi ricordate quante volte si è lavorato in Commissione? Vi ricordate quanta attività di studio, quanti tentativi di sintesi sono stati superati da emendamenti blindati della Giunta regionale che veniva qua a dare schiaffi sonori a questa maggioranza? State rimpiangendo forse quei tempi? Io credo di no, io credo che nessuno debba rimpiangere i cinque anni alle nostre spalle che sono stati, come detto tante volte, il punto più basso della storia di questa autonomia e dal punto più basso si può solamente risalire e lo stiamo facendo. Quindi, se è vero che per conquistare il futuro (come direbbe il sublime Pascal) bisogna prima sognarlo, credo che vada dato atto al Presidente della Regione di aver tracciato i contorni di un sogno nelle sue dichiarazioni programmatiche non scontate e compilative, non fatte sulla base di una tesina come quella che ci presentò in Aula il presidente Pigliaru al suo ingresso, dove non veniva mai citata l'agricoltura, ve lo voglio ricordare a cinque anni di distanza, e vi sento parlare oggi di agricoltura nello stato in cui avete lasciato quel settore, in un momento in cui avevate uno strumento utile e adatto a risolvere il problema del latte e lo avete lasciato da una parte, definanziando la legge numero 15 del 2010 che conteneva e contiene ancora oggi quegli strumenti utili per risolvere il problema del latte, per risolvere i problemi della filiera, per dare finalmente dignità a un settore che voi avete, coerentemente con le dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru, preso e messo da parte, per ricordarlo soltanto alla fine della legislatura cercando di rimediare, di salvare il salvabile. Non siamo qui, siamo da un'altra parte, siamo nel momento in cui una coalizione si sta assumendo, con i prezzi che si sconta per un forte rinnovamento come quello che abbiamo proposto, la responsabilità di dare un rilancio a questa Regione e lo faremo dai settori strategici e lo faremo partendo dagli enti locali, perché ci sono dei rischi in un programma d'azione come quello che ha proposto il Presidente della Regione - questo è John Fitzgerald Kennedy - ma ce ne sono molto di più nel progredire in una comoda inattività come è quella in cui noi abbiamo visto esibirsi il Governo che ci ha preceduto. Inattività alla quale noi ci sottraiamo, attraverso un Governo che è sostenuto da una maggioranza giovane e che fa fatica anche a volte a trattenere il proprio entusiasmo e la propria energia, ma che sarà trainante all'interno di quest'aula, cosa che non abbiamo potuto vedere nei cinque anni alle nostre spalle. Siamo in un momento in cui liste d'attesa estenuanti, nessuna politica sanitaria di prevenzione sul territorio, nessuna capacità di costruire la Casa della salute dei sardi su un sistema che abbia una sola possibilità di funzionare, bensì un sistema sanitario piegato all'unico obiettivo di dare i posti letto al Mater Olbia che non era assolutamente un elemento deprecabile, ma è stato l'elemento che ha condizionato la vostra azione politica e che ha impedito di costruire una riforma della rete ospedaliera che avesse un senso. Perché vi è stato più volte detto che fare la rete ospedaliera senza aver fatto prima la rete territoriale era come costruire una casa partendo dal tetto e nonostante vi sia stato detto, nonostante vi sia stato detto ancora prima che era un commissariamento dell'Assessore della sanità a fare una ASL unica, niente altro, era prendere decisioni politiche utilizzando lo strumento amministrativo, dopo che avete fatto tutto questo, venite qua e pretendete di insegnare a vivere.
E no, prima di insegnare a vivere, così come per il calcio, sarebbe prudente aver vissuto con rettitudine e questo a voi deve essere contestato così come avevamo contestato in cinque anni e così come ha sottolineato il corpo elettorale.
Quindi nella grande stima che rivolgo a tutti i miei colleghi, quelli di opposizione, soprattutto quelli di opposizione, dai quali non chiedo disconsigli o discontributi, ma da cui chiediamo un contributo fattivo nel dare slancio ai lavori di questa Assemblea, nel mettere la loro esperienza al servizio dei sardi e non di altri progetti politici.
Tutti, onorevole Lai, ricordano bene che voi eravate il Partito del sì, voi eravate il Partito del sì a tutto quello che diceva il governo Renzi, voi eravate il Partito dei sì…
(Interruzione del consigliere Lai Eugenio)
PRESIDENTE. Onorevole Lai, per cortesia non interrompa.
TUNIS STEFANO (Misto). Onorevole Lai, io non l'ho interrotta anche perché sarebbe stato impossibile intervenire nel suo intervento a quella velocità. Quindi è stato faticoso, è stato faticoso, però mi darà atto, collega, che stiamo cercando collaborativamente di interagire con voi punto su punto. E il primo punto sul quale ci dobbiamo trovare d'accordo sono le fondamenta su cui vogliamo ricostruire questa Regione, una Regione alla quale noi dobbiamo restituire ciò che la crisi economica ha tolto e che il malgoverno ha aggravato, ciò che il Governo del centrosinistra nazionale ha suggerito e questa maggioranza, che oggi è minoranza, ha silenziosamente avallato.
Una riforma degli enti locali che è servita soltanto a conservare spazi di potere da esercitare attraverso la burocrazia a voi vicina. Non c'è più la burocrazia, non c'è più la volontà di compiere scelte politiche attraverso potere amministrativo, ma c'è la chiara e dichiarata volontà di confrontarsi con tutti i cittadini attraverso la responsabilità politica e la rappresentanza sui temi, sui problemi e sulle soluzioni. Questa è la proposta che io ho letto nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente, questo è il sentimento che mi è parso di scorgere, questo è il terreno sul quale vorrei che ci confrontassimo, non quello scivoloso sul quale alcuni di voi si sono avventurati, ed è per questo che prima ancora che alla Giunta regionale, a voi auguro buon lavoro, soprattutto auguro che questo sia il luogo, come non è successo nei cinque anni precedenti, in cui maturano le decisioni, il luogo in cui maturano le soluzioni per migliorare la vita di tutti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Piu. Ne ha facoltà.
PIU ANTONIO (Progressisti). Io, come l'onorevole che mi ha appena preceduto, non ho scritto niente, non ho preparato niente sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente per il semplice fatto che la lettura delle dichiarazioni programmatiche è stata una bella lettura, è stata una bellissima ora passata a leggere quelli che sono stati i proclami e quelli che saranno i futuri programmi della Giunta e sono stati 60 giorni di attesa.
E proprio per non andare e non fare un intervento che è un intervento contro qualsiasi cosa viene proposta o qualsiasi cosa che sia stata detta sino a questo momento, io credo che finalmente bisogna dare atto che si stia iniziando a lavorare e questo è un dato incontrovertibile, e non lo dice l'opposizione, non lo dice una parte dell'Aula che è contro a prescindere, ma lo dicono solo ed esclusivamente i tempi con cui si è arrivati alla definizione di una Giunta, ai tempi in cui si è arrivati alla definizione e alla lettura delle dichiarazioni programmatiche e quindi se questo è l'inizio, io mi auguro che per la Sardegna, per il popolo sardo e per i sardi ci sia un avvenire invece dove le decisioni vengano prese in maniera più rapida, vengano prese in maniera più saggia perché problemi complessi come quelli della Regione sarda hanno bisogno di risposte complesse, non hanno bisogno di slogan elettorali come in alcuni casi, in alcuni tratti ho avuto modo di ascoltare negli interventi che mi hanno preceduto. Forse proprio perché la politica ormai si è abituata e si sta abituando a discutere e a parlare in termini generici, così come le linee programmatiche sono state scritte a mio modo di vedere dove raccontare invece le soluzioni diventa sempre più difficile e diventa sempre più problematico. Per me è il primo intervento in Aula e la prima esperienza in Consiglio regionale, vengo da un territorio complesso, complicato, grande, vasto che non ha nessuna rappresentanza in Giunta regionale, come la città di Sassari, la seconda città della Sardegna, ho difficoltà e ho paura anche di quanto ci sia la capacità da parte della Regione, della Giunta di riuscire a cogliere in maniera precisa e puntuale tutte le problematiche che sono presenti nel nostro territorio e non difendo neanche a prescindere tutte le decisioni che sono state prese in passato.
Siamo in Aula per discutere e per risolvere i problemi, non faccio campagna elettorale, quella l'abbiamo già fatta, abbiamo riconosciuto la vittoria dell'avversario però se nei vostri interventi c'è così tanta voglia di raccontarsi in maniera differente, beh, a questo non ci sto. Perché una Giunta che parte con così tanti giorni di ritardo, l'ho detto prima, non abbiamo fatto una riunione di Commissione, anzi ringrazio il Presidente della quarta Commissione che ha convocato per domani e faccio i complimenti proprio perché perlomeno si inizia a vedere un barlume di lavoro, e quindi racconto quello che è stato sino ad oggi e mi auguro realmente che il domani sia diverso. Per quanto riguarda le linee generali, il racconto delle linee programmatiche, per quanto riguarda le province è un ritorno al passato dopo che c'è stata la bocciatura netta da parte dei cittadini di istituzioni intermedie che non fanno altro che dare peso e pesare sull'apparato burocratico e amministrativo della nostra Regione. Non capisco il perché bisogna cancellare delle realtà, degli enti locali che invece stanno portando alla Sardegna tante risorse e stanno portando tanti progetti come la Città metropolitana di Cagliari e non capisco perché il territorio del Nord Ovest della Sardegna e tutto il Nord della Sardegna invece non vada o si cerchi di proporre una riforma degli enti locali che copia quel modello, perché credo che sia invece quella la soluzione ideale.
Noi a Sassari abbiamo, e lo racconto proprio perché è importante dirle le cose, abbiamo una rete metropolitana che è vero che è stata proposta dal centrosinistra, una rete metropolitana che è vuota perché non ha un apparato amministrativo e burocratico che consenta di gestire e di amministrare le tante risorse che il centrosinistra ha messo invece in bilancio per il territorio di Sassari perché sono state tante quelle che sono state le risorse liberate dalla precedente Amministrazione. Diciamo che delle linee programmatiche mi sarebbe piaciuto capire quale tipo di soluzioni invece vogliamo porre in essere per fare in modo che anche il territorio di Sassari e il resto della Sardegna siano così produttivi e ricchi di propositi come quello della città metropolitana di Cagliari, che guarda caso non è stata amministrata negli ultimi anni di certo dal centrodestra. Per quanto riguarda invece il vittimismo credo che la politica abbia e debba avere il coraggio di mettere da parte degli schemi culturali che ormai fanno parte del passato. Essere in un'isola non necessariamente significa essere in una posizione di disagio. Essere in un'isola non significa necessariamente essere gli ultimi degli ultimi. Ma un'identità di popolo, così come è stato scritto nelle dichiarazioni programmatiche, la si ha solo ed esclusivamente se si lavora sulle persone. Allora se mettiamo al centro le persone della politica regionale avremmo un popolo e avremo dei cittadini che sicuramente sono più consapevoli del territorio in cui vivono. Parliamo tanto di turismo archeologico, abbiamo tantissimi e bellissimi nuraghi nella nostra isola, tante persone e tanti ragazzi che sono disoccupati e che non sanno raccontare neanche le bellezze che hanno a dieci metri dalla propria abitazione. E allora nelle linee programmatiche mi sarebbe piaciuto proprio leggere questo invece, quanto la centralità dei cittadini sardi, quanto la centralità delle persone, delle professionalità sono poste all'interno di questo progetto, su cui si dovrebbe investire, su cui si dovrebbe riuscire anche a programmare in maniera ancora più adeguata rispetto a quanto non si sia fatto magari sino a questo momento. Perché non è una lotta di centrodestra e di centrosinistra, è esclusivamente una lotta di idee, e quale tipo di priorità debba avere un programma elettorale.
Io, presidente Solinas, mi auguro che in questi cinque anni possa far chiarezza alle linee programmatiche che ho letto in quella famosa ora di cui parlavo prima, in modo tale da capire quelle che sono invece le soluzioni, quelle sì complesse, a problemi che raccontate con tanta leggerezza e tanta superficialità. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Michele Ciusa. Ne ha facoltà.
CIUSA MICHELE (M5S). Presidente, Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, per la prima volta ho l'onore di parlare in quest'Aula così importante per tutti noi sardi e da neo eletto e da cittadino ho potuto constatare tutte le difficoltà di questo inizio di legislatura. Le prime difficoltà si sono manifestate con la proclamazione degli eletti, ci è voluto quasi un mese, pertanto senz'altro sulla legge statutaria elettorale bisognerà metterci mano con i giusti correttivi. Voglio ricordare che questa legge è stata fatta ad hoc nel 2013, e non cambiata nella sostanza nella passata legislatura, per provare a fermare l'unica vera novità del panorama politico sardo, ma nonostante tutto il Movimento 5 Stelle è presente in quest'Aula. E poi bisogna tenere a mente, presidente Solinas, o senatore, visto che ancora non ha rassegnato le dimissioni dal Senato, che solo in data 8 maggio, dopo oltre due mesi dalle elezioni, ha svelato i nomi degli Assessori della sua Giunta e le dichiarazioni programmatiche per questa legislatura. E in tutto questo lasso di tempo ci sono state da parte sua dichiarazioni a mezzo stampa sulla necessità di utilizzare questo tempo per ottenere una maggiore qualità, invece era solo una questione di quantità, ovvero soddisfare il maggior numero di appetiti dei partiti in maggioranza sulla spartizione delle poltrone. Per questo non mi ha stupito il vostro intento di ripristino delle Province, noi del Movimento 5 Stelle diremo no a questa idea obsoleta. Insomma se in tv spopolano "gli artigiani della qualità", qui in Regione abbiamo "gli artigiani della quantità".
Presidente Solinas, nelle sue dichiarazioni programmatiche si pone dei giusti interrogativi, che ha voluto sintetizzare attraverso la domanda: quale vantaggio per la Sardegna? quale profitto per i sardi? Ebbene, Presidente, a mio avviso, si è dimenticato una domanda, questa: quando ci saranno da fare le scelte per la Sardegna, avrò le mani libere, o sarà ostaggio di quello o quell'altro partito in maggioranza, e con me tutti i Sardi? Questa domanda è fondamentale, Presidente, perché nei primi 100 giorni di Governo si provano a delineare le azioni che si intendono portare avanti nel corso della legislatura, e quindi è inevitabile dire che ci aspetterà, onorevoli colleghi, una legislatura in cui i veti incrociati dei partiti di maggioranza la faranno da padrone, ostacolando ancora una volta la possibilità di sviluppo della Sardegna, solo per mera convenienza personale, purtroppo come è sempre accaduto. La sofferenza in cui versa la nostra terra, dalle città alle campagne, dovrebbe spingere tutti a lavorare con determinazione affinché si trovino le giuste soluzioni da applicare, soprattutto per non ripetere quelle scelte errate del passato, quando si adottò un modello di sviluppo per la nostra isola non adeguato alle sue specificità, di cui oggi paghiamo le conseguenze: vertenze sindacali e danni ambientali.
Presidente Solinas, la invito ad avere coraggio e a puntare su un modello di sviluppo compatibile alla nostra terra, nel quale agricoltura, ambiente, turismo ed energia pulita siano al centro del progetto, senza dimenticare tutti gli ostacoli dovuti alla nostra condizione di isolani, che vanno pareggiati col resto dell'Italia. Il lavoro rimane uno dei temi primari, i dati ci raccontano che il tasso di disoccupazione si attesta oltre il 20 per cento e la disoccupazione giovanile va oltre il 50 per cento. Le politiche messe in campo sino a oggi non sono state in grado di apportare modifiche sostanziali alla situazione occupazionale sarda, e in particolar modo ai fenomeni di immigrazione giovanile. Non posso non soffermarmi su questo aspetto, i ragazzi della mia età hanno voglia di Sardegna, non vogliono essere costretti a lasciare la nostra terra, dobbiamo invertire la rotta. Innanzitutto dobbiamo trattenere o comunque di portare a casa, dopo esperienze al di fuori dell'isola, i nostri migliori talenti, ma allo stesso tempo la Regione deve puntare sulla formazione, i fruitori dei corsi e le imprese devono essere messi nelle migliori condizioni per potersi avvantaggiare di questo strumento. Ma non solo, bisogna avere come obiettivo quello di creare una nuova generazione imprenditoriale, capace di creare opportunità di sviluppo, per questo vanno sostenuti coloro che hanno idee innovative, ma anche coloro che sono legati più alla tradizione sarda che desiderano lavorare la terra, facilitando sempre più i bandi di primo insediamento. L'agricoltura infatti rappresenta un comparto fondamentale per l'economia dell'isola, ma ancora oggi, a causa di scelte strategiche fallimentari, vive un momento di profonda crisi causata spesso da finanziamenti dati a pioggia, invece bisognerebbe realizzare una programmazione mirata che puntino nella direzione dell'autosufficienza alimentare. Pongo all'attenzione di tutti un dato: la Sardegna importa oltre il 60 per cento dei prodotti alimentari che consuma, nonostante la nostra vocazione agropastorale. E proprio i nostri prodotti possono essere uno dei veicoli per attirare i turisti in Sardegna. Il turismo è un altro settore strategico per creare opportunità di sviluppo. Per prima cosa bisogna consentire di raggiungere in maniera agevole la Sardegna, sia in aereo che in nave. Oggi venire in Sardegna sta diventando sempre più complicato e costoso. All'interno dell'isola vanno valorizzati e combinati percorsi enogastronomici e culturali, senza trascurare il turismo outdoor, cioè quel turismo che si basa sulle attività all'aria aperta: trekking, cicloturismo, eccetera, in forte crescita e che vede la Sardegna come la seconda regione d'Italia. Questo non deve stupire visto il nostro ambiente incontaminato, che va preservato sempre più. In sostanza, in queste mie brevi riflessioni ho cercato di spiegare, Presidente, che serve uno sforzo da parte di tutti gli assessorati per lavorare in sinergia, solo così sarà possibile cambiare la nostra terra.
Noi del Movimento 5 Stelle riteniamo che questa sia la strada da percorrere per il bene della nostra isola, serve solo ferma volontà politica di porre la Sardegna prima di ogni interesse individuale. Tutte le scelte che andranno verso questa direzione troveranno sempre il nostro sostegno, perché ogni idea o proposta non sono né di destra e né di sinistra, ma solo buone o cattive per tutti noi sardi. Buon lavoro, Presidente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Andrea Piras. Ne ha facoltà.
PIRAS ANDREA (LEGA). Presidente, Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, è con grande emozione e senso di responsabilità che ho deciso di portare all'attenzione di questa assemblea alcune considerazioni e contributi sulle dichiarazioni programmatiche. Sono il Consigliere più giovane di questa Assemblea, ciò mi impone di rappresentare e portare avanti con il massimo impegno e dedizione le istanze di tutti i miei coetanei e giovani sardi che sono i veri esclusi, ad oggi, da ogni processo culturale, sociale ed economico della nostra isola. Non a caso il tasso di abbandono scolastico in Sardegna ha registrato il 21 per cento, ponendola in vetta alla classifica nazionale. Ogni giorno sette giovani micron emigrano dalla Sardegna in cerca di opportunità lavorative che sono state loro negate. La nostra isola registra uno tra i più alti tassi di disoccupazione giovanile a livello nazionale, con punte di oltre il 75 per cento nei territori del Medio Campidano e del Sulcis-Iglesiente. Abbiamo ereditato una drammatica situazione da un Governo regionale di centrosinistra che non solo ha dimostrato la sua totale incapacità ed inefficacia nell'azione governativa, ma ha addirittura peggiorato sensibilmente il prodotto interno lordo regionale per abitante sulla media europea, portando la nostra Regione da "sviluppo in transizione" a "sviluppo arretrato", come lei stesso presidente Solinas ha richiamato nelle sue dichiarazioni programmatiche, ricordo bene le dichiarazioni del Presidente Pigliaru sulla stampa regionale quando venne reso pubblico il nostro declassamento da parte dell'Unione europea, mostrare soddisfazione per un declassamento che avrebbe portato conseguentemente la nostra Regione ad avere un 30 per cento di dotazione aggiuntiva e per la successiva programmazione, ha rappresentato non solo un tradimento delle speranze di un'intera generazione, da troppo tempo esclusa, un insulto alla meritocrazia, un atto di arroganza di chi rappresenta lo status quo, di chi è già arrivato insomma, verso chi è escluso, in quanto tale desideroso di sfruttare tale opportunità per crescere, migliorarsi e radicarsi nel suo territorio, la Giunta dei professoroni non ha portato nulla di buono ai giovani della Sardegna, i giovani sardi devono ricevere risposte immediate e concrete, l'atteggiamento verso questa Giunta regionale e il suo Presidente non potrà che essere propositivo, e non di certo come il pessimo spettacolo tenuto dall'opposizione di centrosinistra nella precedente seduta, una brutta pagina, un atteggiamento non rispettoso delle problematiche che investono tutta la Sardegna ed i suoi giovani, che rappresentano il presente ma, soprattutto, il futuro, la vera speranza di crescita e sviluppo culturale economico e sociale. Le emergenze da affrontare sono diverse e spaziano dalla cultura ai settori produttivi che vengono definiti strategici e trainanti per il presente ed il futuro economico della nostra amata Regione. Partiamo dalla cultura, è evidente che il tasso di abbandono scolastico è stato causato dalla mancanza di prospettive lavorative al termine di un percorso formativo, così da garantirne un reale inserimento nel tessuto socio economico, in un'economia sottosviluppata come la nostra, la formazione scolastica è stata pregiudicata, in un'economia sviluppata, progredita, che è quella a cui noi tutti dobbiamo ambire nella nostra veste di rappresentanti istituzionali, dobbiamo favorire condizioni di benessere e sviluppo diffuso. Il mondo dell'impresa e dell'informazione devono essere necessariamente connessi ed interdipendenti, siamo una regione d'Europa, dobbiamo guardare a tutte quelle regioni del centro e del nord Europa che presentano un'economia avanzata in cui si sono create forti connessioni tra il mondo della formazione e il mondo dell'impresa, i settori trainanti e strategici per il presente e il futuro sviluppo della nostra Isola devono orientarsi sulla valorizzazione della sua principale risorsa naturale che è il paesaggio, possediamo un patrimonio archeologico costituito da oltre 8 mila siti, tra pozzi, templi sacri e nuraghe, attraverso la valorizzazione del nostro patrimonio archeologico, della nostra agricoltura, dei nostri antichi mestieri artigiani e delle nostre manifatture potremo garantire un reale sviluppo del turismo, sia nelle zone costiere ma soprattutto nelle zone interne, quelle più spopolate. Potremo garantire un futuro e delle opportunità per tanti giovani presenti nella nostra Isola, che non sono al momento immigrati e rendere nuovamente attrattivo il nostro sistema formativo, diminuendo il tasso di abbandono scolastico si potrà finalmente ridurre drasticamente il tasso di disoccupazione giovanile riportandolo sulla media italiana, ma soprattutto europea, garantiremo il rientro di tanti giovani di oggi e dei meno giovani, sardi, che in passato sono stati costretti ad emigrare, gli effetti non potranno che essere positivi, in termini di crescita economica, sociale e culturale. Grazie al rientro dei soggetti che sono stati positivamente contaminati da società multiculturali di respiro europeo, non dobbiamo inventarci nulla per poter rilanciare la nostra economia regionale, attraverso misure concrete per tutti i settori trainanti elencati, basterebbe rivolgere uno sguardo al passato, a leggi di incentivazione regionale per l'imprenditoria giovanile, come la legge regionale numero 28 che garantiva sia un contributo in conto capitale, che uno in conto interessi, per un giovane che volesse intraprendere, agevolando l'importante e delicata fase di avviamento aziendale. Tale legge oggi potrebbe essere migliorata, attuando dei correttivi rispetto all'esperienza passata, affiancata da un sistema burocratico snello per l'avanzamento di spesa che garantisca risposte certe in tempi certi. Appare doveroso un approfondimento per il settore agricolo, per il quale è stata fatta un'importante campagna di sensibilizzazione da parte della precedente Giunta, sono state deluse le aspettative di tanti giovani sardi, residenti in Sardegna e all'estero, questi ultimi mossi dalle opportunità pubblicizzate col Piano di sviluppo rurale, hanno lasciato l'attività lavorativa estera per ricongiungersi alle famiglie e crearsi un futuro imprenditoriale in un settore, che è stato loro proposto, come trainante per l'economia regionale.
È necessario orientare le risorse che verranno messe a disposizione per la prossima programmazione rurale, sul ricambio generazionale, gli investimenti produttivi, l'ammodernamento delle imprese, la diversificazione del reddito agricolo e l'infrastrutturazione dell'agro. Solo in tal senso si potrà garantire lo sviluppo del settore agricolo attraverso misure che, nelle precedenti programmazioni, hanno avuto scarsa attenzione in termini di stanziamento e di avanzamento di spesa. L'agricoltura sarda poi deve vivere di produzioni ad alto valore aggiunto, cosiddette di nicchia, lo richiede il mercato globale che considera il nostro territorio preservato da fattori di sfruttamento di qualità ambientale che hanno garantito la longevità dei suoi abitanti. Dobbiamo creare le condizioni per favorire una reale sovranità alimentare, invertire una tendenza negativa che ha registrato nei consumi regionali alimentari, l'80 per cento di prodotti importati. Dobbiamo creare una cultura dell'alimentazione, valorizzando e tutelando da pratiche sleali i prodotti della filiera agroalimentare sarda, cultura dell'alimentazione significa prevenzione della salute, è doveroso mettere in campo una normativa regionale sulla tracciabilità della filiera agroalimentare sarda, con l'utilizzo delle moderne tecnologie oggi disponibili, creando un'etichetta digitale e cartacea che certifichi prodotti al 100 per cento sardi. Metteremo al centro i consumatori sardi e rilanceremo il valore dei nostri prodotti in tutto il mondo. Va sottolineato che sulla presente programmazione rurale le misure di primo insediamento giovani 6.1 e il pacchetto giovani 6.1, più 4.1 hanno avuto una dotazione complessiva di oltre 70 milioni di euro, più in particolare i 20 milioni per la 6.1 e 50 milioni per il pacchetto giovani. A fine dicembre 2018 sono stati firmati da parte di AGEA decreti per 72 domande pari a 1,8 milioni sulla misura 6.1, nel marzo 2017, in occasione dell'apertura dei bandi a sportello per la misura 6.1 vennero presentate numero 1600 domande; per la in misura pacchetto giovani vennero presentati numero 1317 domande, su quasi 3000 domande pervenute solo 883 sono risultate coperte con gli oltre 70 milioni di euro disponibili. Le 570 domande accolte sulla 6.1 sono state così distribuite nelle ex province: 36 nella provincia di Cagliari, 18 Medio Campidano, 185 Nuoro, 154 Sassari, 12 Carbonia-Iglesias, 36 Olbia Tempio, 55 Ogliastra, 76 Oristano. Le 311 domande, accolte dal pacchetto giovani, sono state così distribuite nell'ex province: 44 provincia di Cagliari, 18 nel Medio Campidano, 71 Nuoro, 81 Sassari, 5 Carbonia-Iglesias, 32 Olbia-Tempio, 33 Ogliastra, 27 Oristano, venne annunciata dalla precedente Amministrazione regionale un aumento di dotazione per le misure 6.1 di primo insediamento per ulteriori 10 milioni di euro e, come affermò l'assessore Caria, per soddisfare tutte le domande ricevute sulla misura 6.1 sul pacchetto giovani, sarebbero occorsi ulteriori 70 milioni di euro. I tempi tecnici per la pubblicazione di nuovi bandi appaiono ristretti, numerosi giovani che si sono presentati nel 2017 a causa delle scarse dotazioni dei ritardi sull'espletamento dell'istruttoria e della mancata pubblicazione di nuovi bandi, non posseggono più i requisiti di età, 41 anni non compiuti, e di apertura di partita IVA in agricoltura, 18 mesi, per continuare ad essere burocraticamente considerati tali. Si attivino quanto prima interventi per determinare una rimodulazione delle risorse di programmazione rurale in favore delle misure 6.1 e pacchetto giovani, per 80 milioni di euro e si valuti la possibilità di velocizzare le istruttorie anche con l'apporto di figure e consulenze esterne. La futura programmazione rurale siamo certi che, come lei ha affermato Presidente Solinas, si porterà finalmente avanti la creazione di un organismo pagatore regionale che favorirà un reale snellimento dei pagamenti in agricoltura, l'istituzione dei Super CAA sarà un ulteriore strumento per favorire lo snellimento e la velocizzazione delle istruttorie relative alle domande di sviluppo e sostegno al reddito agricolo, per i prossimi bandi giovani in agricoltura si congeli il criterio della condizione giovani per tutti coloro che sono rimasti esclusi dei bandi del 2017, avendo subito un oggettivo e ingiustificato ritardo nelle istruttorie oltre che aver sostenuto un importante anticipazione di costi relativi a spese di progettazione e consulenza oneri di attivazione e mantenimento Partita IVA e contributi INPS. Il prolungarsi eccessivo delle istruttorie ha inoltre causato la scadenza dei provvedimenti autorizzatori previsti con la cantierabilità del pacchetto giovani, ciò ha causato un'anticipazione dei costi con uno sforzo economico potenzialmente vano nel caso del respingimento delle stesse domande, in tal senso il criterio della cantierabilità per i prossimi bandi dovrà essere necessariamente rivisitato, da segretario della Commissione attività produttive, membro della Commissione cultura presterò il massimo impegno ed l'attenzione affinché si attuino procedure di snellimento burocratico per l'avanzamento di spesa e sulla misura di programmazione, il cui ritardo ha colpito tutti i settori produttivi, impegnerò tutte le mie energie affinché sia garantita la libera impresa per i giovani, il vero motore occupazionale, che dovrà essere supportata da un sistema formativo capace di poter dialogare in modo sinergico. Ho detto e ripetuto giovani sardi, e sottolineo sardi, perché per me verranno sempre prima i sardi, sono nato politicamente tra la gente e continuerò il mio percorso politico tra la gente ascoltando i miei coetanei e conterranei nelle piazze, nelle strade e nei mercati, fiero ed orgoglioso di essere un giovane leghista sardo ma, soprattutto, sono certo e convinto che questa Giunta, questa maggioranza consiliare, siano una vera squadra, così come la Lega lo è stato per me sin dal primo giorno di militanza, che Dio benedica la Sardegna, buon lavoro Presidente, buon lavoro onorevoli colleghi. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Elena Fancello. Ne ha facoltà.
FANCELLO ELENA (M5S). Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Presidente Solinas, signori Assessori regionali, onorevoli consiglieri regionali, ho ascoltato con attenzione e poi riletto con interesse le dichiarazioni programmatiche del presidente Solinas fatte in quest'Aula lo scorso 8 maggio. Lei, Presidente, ha cercato di unificare i vari indirizzi settoriali sotto un'unica bandiera, quella dell'identità: identità politica istituzionale, identità economica e così via.
Partirei dal sottolineare le cose che condivido in quel discorso, anzitutto le conclusioni nelle quali è stato detto che su di noi, su questo Consiglio e sulla sua Giunta, in quanto istituzioni, pesano sentimenti di sfiducia per il carico di esperienze negative del passato, questo amplificato dal fatto che la ricerca del consenso attraverso la delegittimazione e la demonizzazione della politica, dei partiti e degli avversari politici rappresentano oggi la causa del più drammatico deterioramento dei rapporti politici e sociali. E' una lettura sintetica ma abbastanza esaustiva dell'attuale situazione politica sarda e anche italiana, confermata dall'affluenza al voto: il fatto che ad andare a votare siano stati circa un sardo su due la dice lunga sulla grande sfiducia dei cittadini rispetto all'eventualità che noi possiamo essere utili alla risoluzione dei loro problemi. Sarebbe interessante avere un dettaglio demografico sulla composizione del partito realmente vincitore delle ultime elezioni, ovvero il partito del non voto, temo che a rappresentare la maggioranza dei disillusi siano le generazioni dei più giovani; giovani che, presidente Solinas, mi spiace non abbiano trovato adeguato spazio nel suo discorso, giovani la cui fascia d'età di appartenenza continua ad estendersi, perché sempre più tardi si riesce a trovare un lavoro stabile e quindi la possibilità di costruirsi una famiglia abbandonando la categoria dei giovani per diventare finalmente adulti. Intere generazioni derubate di un futuro stabile, private dell'opportunità di farcela da soli, che vedono ormai preclusa la possibilità di salire su quell'ascensore sociale che ha permesso, anche alla mia generazione, di godere di condizioni di vita migliori delle precedenti.
Signor Presidente, io raccolgo la sua sfida di un confronto su un'idea complessiva, non settoriale della Sardegna, e mi permetto di suggerirle come elemento che unifica le varie problematiche della nostra Regione non l'identità, concetto ricco di suggestioni quanto povero di concretezza, ma i giovani. E' per i giovani - mi rivolgo all'assessore Fasolino, che oggi è assente - che è necessario sburocratizzare i bandi e velocizzare le anticipazioni, affinché possano finalmente sfruttare come fanno in altri Paesi europei i fondi della programmazione 2021-2027: è solo facilitando l'accesso al credito dei giovani che la Sardegna potrà ridurre l'emorragia di capitale umano e portare occupazione e sviluppo alla nostra terra. E' per i giovani - assessore Zedda, anche lei assente oggi - che è strategico investire in formazione professionale: non tutti i giovani possono o riescono a laurearsi; il dato dei laureati della Sardegna in rapporto alla popolazione è tra i più bassi e le scuole superiori purtroppo non preparano al mondo del lavoro. Assessore Chessa, sono i giovani a cui andranno tramandati i saperi del nostro eccellente artigianato, sono i giovani che grazie alla globalizzazione e alle attuali tecnologie informatiche porteranno in giro per il mondo la nostra enogastronomia e sperimenteranno nuove forme di attrazione turistica. Sono i giovani - assessore Murgia - che chiedono una semplificazione dell'imponente burocrazia che impera nel settore dell'agricoltura, a cominciare dall'accorpamento di svariati enti che talvolta appaiono come dei doppioni, perché se pur preparati preferirebbero concentrarsi sulla produzione e non sulle scartoffie. Assessore Biancareddu, in tanti, troppi continuano a dire che con la cultura non si mangia, io sono convinta che in Sardegna c'è così tanta cultura da sfamare una discreta parte dei nostri giovani, se solo si riavviasse il processo di musealizzazione per tanti siti archeologici arrestato intorno agli anni Novanta. E' sui giovani - assessore Nieddu - che ricadrà il crollo demografico iniziato negli anni Settanta e che ci vede oggi tra le popolazioni più anziane del mondo, saranno loro a dover assistere sempre più anziani non autosufficienti, e sono sempre loro a buon diritto a rivendicare più posti nei corsi di specializzazione in medicina e per medici di famiglia, per cercare di compensare in parte gli effetti delle scellerate scelte passate che oggi mettono a serio rischio il diritto alla salute di tutti noi.
Ecco, signor Presidente, mi piacerebbe che la bussola della Giunta da lei guidata punti in direzione dei giovani, che, come ho detto in premessa, sono probabilmente quelli che non hanno votato né la maggioranza né l'opposizione, così facendo incontrerà nel suo percorso i problemi più importanti, certamente complessi ma inevitabili se si vogliono realmente migliorare le condizioni del popolo sardo, così facendo potrà in parte contrastare quella disillusione e quella delegittimazione riassumibile nel sardo su due che non ci ha votato.
Una visione semplicistica e superficiale dice che i giovani vogliono tutto e subito e che non sappiano più aspettare, bene, io spero che per quel che riguarda la politica sia davvero così: hanno aspettato fin troppo le generazioni che li hanno preceduti.
Presidente, ritengo che sia finalmente giunta l'ora che dalle parole si passi ai fatti concreti. Auguro a lei e a tutti i componenti della Giunta e a tutti noi un buon lavoro.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Laura Caddeo. Ne ha facoltà.
CADDEO LAURA (Progressisti). Grazie Presidente, anche io come tutti ho ascoltato e letto con attenzione le sue dichiarazioni programmatiche. Signor Presidente della Giunta e della Regione, proprio partendo dalle ultimissime pagine, dove si afferma che tutto quanto non approfondito nel testo sarà oggetto di replica ai nostri interventi, mi permetto di fare emergere alcuni temi che a mio avviso non possono essere dati per scontati e senza un minimo di trattazione, mi riferisco al fatto che in tutto il documento sorretto dal filo conduttore delle differenti identità e del profitto che la Sardegna può trarre da ciascuna delle aree indicate, non compare, se non marginalmente, il tema dell'istruzione, del diritto allo studio, della cultura e in ogni sua declinazione, veicolata anche dalla scuola in ogni suo ordine. Eppure l'istruzione e la formazione non solo dovrebbero essere elemento trasversale a tutti gli aspetti di crescita e di progresso di una società ma anzi dovrebbero rappresentare proprio la base imprescindibile per lo sviluppo positivo di ciascuna di quelle identità delineate. Nel testo la parola "scuola" compare solo due volte, e mai le parole "bambini" o "studenti"; si sfiora il tema della dispersione scolastica ma non lo si interpreta come conseguenza della povertà educativa che è determinata sicuramente anche da scelte o immobilismi politici e amministrativi che ne amplificano la portata, si pensi all'insufficienza, nonostante tutto quello che già si è fatto nel tempo e con investimenti importanti, però vi è ancora scarsità di asili nido, di scuole dell'infanzia, di doposcuola e tempo pieno, di luoghi di aggregazione giovanile che si propongano come promotori di cultura e di conoscenza anche nei piccoli centri, ma anche di borse di studio, di borse di ricerca, di agevolazioni economiche che consentano alle fasce più deboli e motivate di accedere serenamente all'istruzione e al piacere dello studio. Penso all'acquisto dei libri di testo, al viaggio dei pendolari nelle scuole secondarie, agli affitti faticosamente affrontati da moltissimi studenti universitari e dalle loro famiglie: e da queste insufficienze che nasce la povertà educativa, la quale porta inevitabilmente al fallimento scolastico del quale la dispersione è solo un aspetto, quello più macroscopico perché facilmente quantificabile. Ritengo quindi che una società che voglia realmente affermare la propria identità sui grandi temi del lavoro, dell'economia, del turismo, dell'ambiente, della salute, della cultura e delle tradizioni senza investire fortemente e sensatamente sull'istruzione, sulla scuola, sull'università e sulla ricerca, rischi di costruire un castello sulle sabbie mobili. E la metafora è solo apparente se pensiamo quanto ancora ci sia da fare per l'edilizia scolastica, per la sicurezza di edifici ormai vetusti e per il benessere psicofisico di cui hanno diritto coloro che la scuola frequentano per dieci mesi all'anno, studenti e lavoratori.
Nel documento mancano anche riferimenti, a dire il vero manca perfino la stessa semplice parola, alla disabilità. Credo sia fondamentale comprendere quale sia l'intenzione progettuale del Governo della Regione rispetto a un tema così trasversale, così democratico da riguardarci proprio tutti in un modo o nell'altro sia che lo viviamo sulla nostra pelle sia che lo affrontiamo nel mondo della scuola o nel mondo del lavoro ed è assolutamente inderogabile programmare interventi economici e strutturali per realizzare il diritto all'integrazione, all'inclusione al più elementare diritto di esistere in piena dignità delle persone non sempre o non completamente autonome. Quali strumenti, quali risorse si voglia destinare al portatore di disabilità, alla sua famiglia investendo su quanto già la ricerca sanitaria, tecnologica e digitale offre in termini di conquista della massima autonomia possibile.
Un altro potente silenzio nel documento mi pare quello nei confronti delle politiche necessarie e urgenti nei confronti delle donne e della piena realizzazione della parità di genere. Credo infatti che la completa emancipazione femminile passi attraverso la costruzione di un organico sistema di strumenti e servizi che sostengano la donna nel lavoro, nell'impegno sociale e politico, nella cura della propria realizzazione personale in qualunque campo senza che debba essere sempre alternativo alla scelta di essere madre e moglie e poi di nuovo figlia di genitori anziani spesso da accudire.
Anche il silenzio sul tema degli anziani lascia abbastanza perplessi, soprattutto essendo la nostra una Regione dove la speranza di vita si dilata progressivamente e con esso il fabbisogno di cura che non sia solo sanitaria e di accoglienza che non sia solo un ricovero. Dare forma progettuale a tutti questi silenzi, Presidente, dare risposta politica a tutte queste urgenze, significa poi banalmente progettare opportunità di occupazione e ipotizzare fonti di profitto.
Vorrei concludere con una riflessione rispetto all'affermazione ormai divenuta un tormentone e declinata anche nel documento programmatico del Presidente, il motto: "prima gli italiani" che qui diviene "prima i sardi". Questa trasformazione da banale avverbio di tempo a dichiarazioni ormai sfacciata e cinica di individualismo esasperato e di egoismo di massa non può che preoccupare, si tratta di un'affermazione che non è necessaria se si ha davvero l'intenzione di lavorare per tutta la Sardegna e per tutti coloro che la abitano con operosità, siano essi sardi, romani, siciliani o senegalesi e soprattutto mal si coniuga questa espressione, Presidente, con il motto che chiude le dichiarazioni programmatiche e i suoi discorsi in Aula cioè il motto: "Fortza Paris", che significa insieme, perciò non prima, non prima di nessuno ma semplicemente, insieme. Buon lavoro, Presidente, buon lavoro a tutti noi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Antonio Mario Mundula. Ne ha facoltà.
MUNDULA ANTONIO MARIO (FdI). Grazie Presidente, grazie onorevoli colleghi, grazie Assessori, grazie signor Governatore, il mio sarà un discorso semplice, perché voglio significare quella che è la realtà percepita al di fuori dell'Aula, quella che è la realtà che tutti i giorni i cittadini sardi toccano con mano. Mi trovo concorde con le proposte e la visione politica che lei ha prospettato all'interno delle dichiarazioni programmatiche, ho apprezzato anche questo indirizzo politico riguardo a queste problematiche alcune ataviche e mai risolte e anche la visione di un approccio globale è legato a quel filo conduttore che è il concetto di sardità. Appunto in questo concetto di sardità o nella ricerca di un'autonomia più compiuta anche con un'eventuale rinnovamento di quello che è uno Statuto vecchio non per l'età ma soprattutto superato dai tempi che ci renda quindi protagonisti e non comprimari in quelle che saranno le scelte e i confronti che dovremmo avere nel futuro con lo Stato e anche con l'Europa. Su temi e problematiche di vitale importanza per la Sardegna vedo qui una grande occasione, una grande opportunità di sviluppo e di crescita e anche per il mantenimento della nostra identità.
Il compito che ci aspetta è impegnativo, è un compito importante anche perché ereditiamo una situazione generale che è disastrosa, una Sardegna ferma, una Sardegna in ginocchio. Bisogna che ripartiamo subito ma ripartire da che cosa? Ripartire da quelli che sono stati i fallimenti della precedente Giunta, a partire dalla sanità. Una riforma che ha scontentato tutti, che ci è stata calata dall'alto come un abito che ci sta stretto, da una realtà che non è la nostra, una riforma che è stata peggiorativa, che ha allungato le liste d'attesa, ha calpestato territori e professionalità, ha confinato i cittadini ai margini della riforma stessa. Bisogna ripartire con una riforma che rimetta al centro i cittadini che deve essere ricostruita intorno a loro ridando la tutela dei territori e la dignità alle professionalità.
Un altro obiettivo primario è quello di ridare impulso a quei comparti che sono trainanti nell'economia della Sardegna e capaci, se ben supportati, di creare lavoro e benessere, mi riferisco al comparto agropastorale, agroalimentare l'artigianato, l'ambiente, la tutela dell'ambiente, il turismo, tutti comparti legati e compenetrati tra di loro.
Mi riferisco adesso al comparto agropastorale dove è uno dei fallimenti della Giunta precedente. Il PSR è stato un fallimento dobbiamo renderlo più fruibile o almeno cercare di spendere quelli che sono stati i finanziamenti europei che un collega credo che abbia detto 1 miliardo e 300 milioni, siamo riusciti negli scorsi cinque anni a spenderne solo il 30 per cento.
Dobbiamo valorizzare il ruolo dell'artigianato come leva di sviluppo economico e culturale e facilitare l'accesso al credito, come ha detto il Presidente la maggior parte delle imprese sarde sono delle micro imprese, quindi dovremmo facilitare l'accesso soprattutto al microcredito diminuendo i tempi della burocrazia e favorendo tempi veloci, adeguando i tempi della Pubblica Amministrazione a quelli delle imprese.
Dovremmo tutelare il prodotto sardo sui mercati sia interni che esteri, supportare lo sviluppo turistico sia delle coste che delle zone interne e uno dei migliori supporti sarebbe rivedere la viabilità interna della Sardegna e soprattutto la risoluzione strutturale della continuità territoriale sia aerea sia via mare.
Questa è non solo queste sono le partite che ci attendono e, per parlare in gergo calcistico, la squadra del Chievo - Verona in queste partite io la vedo nella formazione della Giunta precedente che ha perso il campionato per cinque anni di seguito, è retrocessa per cinque anni di seguito. Noi questa partita forse dobbiamo ancora incominciare a giocarla magari un po' in ritardo ma la giocheremo al meglio e compatti, queste appunto son le partite, come dicevo, che ci attendono e che dovremo vincere se vogliamo che i nostri giovani non abbandonino più la Sardegna ma rimangano nella loro terra se vogliamo davvero arrestare questa dolorosa emorragia e far sì che i nostri giovani siano messi al centro di ogni progetto di sviluppo, al centro di qualsiasi opportunità in qualsiasi comparto. Perché i nostri giovani sono quelli che vogliono vivere qua, lavorare qua e fare famiglia in Sardegna, e soprattutto sono quelli che rappresentano il nostro futuro, lo dobbiamo a noi stessi e lo dobbiamo soprattutto a loro. Queste, signor Presidente, sono considerazioni che credo facciano la maggior parte dei sardi, le faccio anch'io in questo momento nel mio ruolo istituzionale di consigliere, ma le faccio da italiano, convinto, ma soprattutto da sardo innamorato della sua terra, grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Diego Loi. Ne ha facoltà.
LOI DIEGO (Progressisti). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, Assessori, colleghe e colleghi onorevoli, anch'io, come i vari colleghi hanno avuto modo di rileggere con attenzione le linee programmatiche, che sono state presentate, e devo dire che in linea generale, rispetto anche ad alcune osservazioni che sono state fatte, ci sono diversi passaggi sicuramente condivisibili che riguardano i temi legati all'identità, temi che hanno caratterizzato e che segnano in maniera molto forte, signor Presidente, il programma presentato. I temi dell'identità, che sono un importante cavallo di battaglia di questa maggioranza, permeano vari aspetti in termini di contenuti, in termini di linee strategiche che vengono disegnate nel programma presentatoci. E su questo credo che in linea sostanziale ci confronteremo, ciascuno col proprio ruolo specifico, nel caso che mi riguarda direttamente nell'ambito della prima Commissione, il tema dell'autonomia, il tema della riforma, il tema del ragionamento della nostra regione, in un quadro che non è solo evidentemente un quadro locale, ma un quadro nazionale ed internazionale, è il focus fondamentale nel quale ci dobbiamo certamente muovere, e che mi pare sostanzialmente quello che diventa il cuore dell'azione governativa e dell'azione amministrativa della sua Giunta e di questo Consiglio regionale tutto. Cosa intendo dire? Io non ho scritto un discorso, ma ho preso un po' delle suggestioni, perché mi piace talvolta parlare un po' con l'animo e col cuore, ho preso nota di alcune suggestioni che sono presenti nel suo programma quando si parla dei temi dell'identità politica e istituzionale quali condizioni per creare un modello di governance che vada a vantaggio della Sardegna. Si parla di identità territoriale e ambientale su come governare il nostro territorio, su come abitarlo, preservarlo e trasformarlo a vantaggio della Sardegna. Tutte dichiarazioni che io condivido dall'inizio fino alla fine. Il tema dell'identità, il tema dell'esercizio dell'identità e delle modalità con le quali si ritiene che questa identità e questo esercizio dell'identità debba tradursi a livello locale, su questo ci sono alcuni punti che invece, probabilmente legati anche alla mia sensibilità istituzionale dal mondo dal quale provengo, sia come sindaco del Comune di Santu Lussurgiu, ma anche come presidente di un'Unione dei Comuni, è sulle modalità che io ritengo di dover porre un po' l'accento, con la speranza che il nostro contributo, e il contributo che più volte è stato richiamato in termini di collaborazione con le minoranze, sia un contributo positivo e che possa essere preso per quello che vuole assolutamente essere. E mi riferisco nello specifico, per centrare il tema, dato che ormai stiamo arrivando alla fine di questa seduta, il tema nel quale da una parte si parla di identità, si parla di libertà, si parla di esercizio del ruolo istituzionale come elemento non solo di governance, ma anche di liberalità democratica, dall'altra parte si parla invece di tagliare, abrogare, per utilizzare le sue parole, tutte le ulteriori forme aggregative stabili o temporanee tra enti locali, a partire dalle Unioni di Comuni, ad eccezione della richiamata riforma e riesumazione delle province. Posto che già diversi altri colleghi hanno evidenziato alcuni limiti normativi, alcune problematiche che riguardano il superamento certamente dalla legge Delrio, e di conseguenza delle azioni che debbono essere fatte, io mi voglio fermare invece e concentrare il mio intervento su quella che è un'apparente dicotomia, un'apparente differenza tra l'enunciato che racconta che l'identità sarda debba essere valorizzata, che le comunità locali debbano essere incentivate, che i territori devono parlare, e dall'altra parte in forma, permettetemi la parola, un po' miope, si racconta che tutto il mondo della costruzione democratica che a livello locale in questi anni è stato fatto vorrebbe essere cancellato. Su questo, io credo che sia, ne abbiamo parlato anche stamattina in una riunione informale con il Presidente della prima Commissione, che ringrazio per la sua disponibilità, e gli altri colleghi Segretari della Commissione, io credo che su questo debba essere fatta un'attentissima, non attenta, attentissima riflessione, perché se il tema della moltiplicazione, dell'eccessiva creazione di enti sovracomunali è una, probabilmente, delle direzioni sulla quale concordiamo in termini generali, dall'altra parte io credo che non bisogna compiere l'errore gravissimo di non considerare quanto i singoli enti locali, dal comune più piccolo al comune più grande, siano potuti crescere in tutti questi anni grazie alla forza aggregativa e grazie alla possibilità di vedere assieme e di vedersi assieme le proprie strategie di sviluppo. Le azioni che compiono i comuni, le funzioni che svolgono i comuni sono assolutamente importanti, e noi che amministriamo le nostre comunità lo viviamo quotidianamente con grandissimo sacrificio. Le difficoltà di amministrare i nostri comuni sono note e non voglio fare qua l'ennesima esaltazione delle problematiche che abbiamo a livello locale, che si vivono a livello locale, ma voglio evidenziare invece come, se da una parte è chiaro che le azioni che svolgevano le province in termini di gestione del territorio, in termini di visione di ampio raggio del territorio, non credo che possano assolutamente sostituire il grandissimo lavoro che in tutti questi anni le singole amministrazioni locali hanno fatto nel mettersi assieme, nel superare il localismo e nel concepire il proprio ambito locale come un punto di collaborazione e un punto che poteva solo crescere in relazione con le altre amministrazioni. Io credo che questo sia, signor Presidente, un eccezionale punto di ragionamento in termini di democrazia territoriale, e l'invito che io faccio nei lavori che porteremo avanti con la Commissione, io credo che uno dei punti sui quali bisognerà veramente porre l'attenzione è questo, cioè di come, a fronte di un enunciato di un determinato tipo che, come dicevo, permea in maniera molto forte le sue dichiarazioni programmatiche, se da una parte l'enunciato dice qualcosa, dall'altra facciamo tanta attenzione a come intendiamo realizzare questo enunciato. E il mio appello è un appello accorato rispetto a valutare con grande attenzione che cosa vuole dire riportare le situazioni dei comuni nei quali non possano più o non abbiano più l'occasione di lavorare assieme a vantaggio o a svantaggio di una visione che può essere territoriale, allargata o meno. E se nelle problematiche, e chiudo, che sono il tema degli enti locali, della riforma, i temi dei quali mi occuperò direttamente, sono state richiamate, e quindi per non dilungarmi troppo non richiamerò quello delle aree interne, quello dei servizi territoriali, quello dello spopolamento, credo che avremo un insieme notevole di argomentazioni da discutere e da portare avanti. Quello che io auspico è che nell'ancestrale dicotomia che ha caratterizzato la storia dell'uomo, anche la storia politica tra forma e sostanza, noi riusciamo, e lei soprattutto, Presidente, con il lavoro della sua Giunta, e noi collaboreremo assolutamente in questa direzione per compiere un salto di qualità molto importante, che è certamente di grande raffinatezza politica, a passare dalla forma dell'enunciato alla sostanza di riforme e di attività che possano essere in grado di risolvere le problematiche, ma soprattutto di non mascherare dietro determinati enunciati che riguardano l'identità, che riguardano l'autonomia, e che riguardano argomenti correlati, la possibilità o il terrore, direi, di cancellare tutto ciò che in termini di costruzione di relazioni, in termini di crescita, in termini di evoluzione che le nostre comunità hanno compiuto in questi anni possa essere realizzato. Pertanto, con questo auspicio, con la volontà e la forza che è quella di una profonda conoscenza territoriale, profonda vita istituzionale, sociale, e direi anche di carattere più da osservatore rispetto a quanto nei nostri territori sia importante il collegamento con le istituzioni regionali, e che quindi non si perda mai questa visione di insieme, io auguro buon lavoro a lei, alla Giunta, finalmente al completo, e auguro un buon lavoro a tutti noi, perché la Sardegna credo abbia bisogno veramente di un'importante rivoluzione, non annunciata, ma nella sostanza. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Meloni. Ne ha facoltà… non è presente in Aula.
E' iscritta a parlare la consigliera Carla Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU CARLA (M5S). Signor Presidente, buonasera. Onorevoli colleghe e colleghi, per la prima volta il Movimento 5 Stelle entra in quest'Aula per rappresentare i sardi, e sente forte il senso di responsabilità, di dirigenza, di impegno e di competenza che questa onorevole Sede deve trasmettere fondamentalmente al popolo dei sardi, in termini di attenzione ai reali problemi concreti dei nostri corregionali e di noi stessi in primis. Dalle dichiarazioni del Presidente si evince un quadro programmatico sicuramente confortante, ahimè, troppo confortante, troppo teorico, affinché possa avere quindi un'applicazione concreta semplicemente per un'assenza di quelle che sono le possibilità programmatiche di realizzarla. L'opposizione che il Movimento Cinque Stelle porterà avanti in questo Consiglio, in questo Parlamento sarà un'opposizione volta a vigilare attentamente affinché si recuperi un concetto fondamentale, che è quello di essere al servizio dei sardi, un servizio che deve portare a rendere il popolo sardo libero, un servizio che serve a qualificare il popolo sardo in termini di autorevolezza, di competenza e di emulazione, a cui si possa guardare esaltando quindi quell'identità che lei, Presidente, ha messo in evidenza nelle sue dichiarazioni. Sarà un'opposizione che ci vedrà, quindi, a fianco nel momento in cui si andrà concretamente a risolvere il problema che i sardi, da troppo tempo, stanno patendo; vigileremo su questo aspetto e saremo anche a fianco per fare delle proposte programmatiche, a nostra volta, che possano concretamente realizzarsi. Da donna devo evidenziare, ahimè, una carenza essenziale in queste dichiarazioni programmatiche; non si minimamente la famiglia, la famiglia da cui tutti noi proveniamo, e siamo testimoni itineranti del fatto che rappresenti la cellula primigenia e vitale per lo sviluppo di qualunque società civile, per cui sicuramente non vuole essere un suggerimento, ma un'indicazione, a guardare alla famiglia effettivamente come un centro di imputazione di interessi, di diritti, di doveri, che possano creare questo cambiamento a cui tutti stiamo guardando. Non ho visto nelle dichiarazioni programmatiche una attenzione a quella che è la possibilità di creare una nuova speranza, perché in fondo oggi questi Governi scellerati che si sono succeduti negli anni hanno ottenuto un obiettivo molto grande, ma anche molto pericoloso, quello di togliere a tutti noi sardi la possibilità di sperare davvero in una Terra, in una Regione che possa dare le risposte che ogni uomo chiede ad una società civile. Non ho visto un'attenzione alle pari opportunità, quindi alla possibilità di consentire un maggiore ingresso anche in questa Sede istituzionale alle donne, un'attenzione che è essenziale, a parer mio, a parer nostro, perché possa veramente realizzarsi quella complementarietà di genere, che può solo arricchire la nostra Terra. Quindi, pensare alla possibilità che una donna non debba necessariamente scegliere tra una carriera e una famiglia, o un'attività politica, ma possa essere messa nelle condizioni di poter adempiere a questi ruoli anche in contemporanea, se questa è la sua scelta. Non posso che rimarcare anche un altro aspetto che mi coinvolge tantissimo dal punto di vista della programmazione sanitaria; vedo che si prospettano idealmente delle soluzioni tampone che, tuttavia, non prendono assolutamente in considerazione anche qui l'elemento da cui forse si dovrebbe ripartire, e quindi ragioniamoci insieme, in termini di prevenzione, una prevenzione per qualunque settore della sanità, compresa anche la sanità mentale, sempre troppo trascurata e sempre troppo considerata di secondo livello, laddove ci rendiamo conto che è essenziale invece garantire delle prestazioni sanitarie di qualità, che in termini di prevenzione riescono anche a farci ottenere quel risultato di riduzione dei costi a cui tutti ormai si guarda, perché in fondo dal pensare una sanità si pensa ad un'azienda, che deve chiaramente produrre dei profitti, e si è perso di vista l'elemento essenziale, che la centralità del malato. Signor Presidente, confidiamo nella possibilità che ci sia un'interlocuzione su questi temi essenziali, dove ciascuno di noi è portatore di una specificità, che è quella della grande ricchezza di essere appartenenti a territori interni della Sardegna differenti, ciascuno di questi territori che esprime una ricchezza da tutti i punti di vista ineguagliabile, e il grosso lavoro che credo spetti a questa Giunta, a questo Consiglio, quindi al Presidente, sia fondamentalmente di creare quell'identità tra sardi, laddove non ci si senta più nemici, essendo vicini di casa. Quindi un grosso lavoro antropologico, sociologico, culturale, un lavoro di formazione professionale, di formazione scolastica, di formazione imprenditoriale, laddove ormai l'esigenza di poter interloquire direttamente con l'Europa non ci può più consentire di essere assenti su questi aspetti fondamentali. Quindi l'augurio che il lavoro che si vorrà portare avanti possa concretamente realizzarsi. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Emanuele Cera. Ne ha facoltà.
Facciamo l'ultimo intervento, recuperiamo il ritardo con cui abbiamo iniziato la seduta e poi proseguiamo giovedì.
CERA EMANUELE (FI). Onorevoli Presidenti del Consiglio e della Giunta, colleghe e colleghi consiglieri, Assessori qui presenti ai quali porgo un sincero incoraggiamento di buon lavoro, ci troviamo quest'oggi ad intervenire sulle dichiarazioni del Presidente della Regione in relazione alle linee programmatiche che accompagneranno questo Governo per i prossimi cinque anni. Personalmente lo faccio con grande emozione, ma conscio e consapevole del ruolo che andrò ad esercitare. Rileggendo il discorso del Presidente ed amico onorevole Solinas non si può fare a meno di cogliere il filo conduttore del suo intervento, un discorso che mette al centro il cittadino e la responsabilità amministrativa di questa Giunta e di questa maggioranza. Prima di entrare nel merito di alcune specifiche questioni sollevate, vorrei porre l'accento su quello che ho inteso essere il metodo di lavoro che il Presidente vuole portare avanti e su cui si basa fondamentalmente il mio intervento. Nella mia lunga esperienza di amministratore locale ho sempre portato sulle spalle il peso della responsabilità amministrativa, sentendomi sempre garante nei confronti dei miei concittadini per la sempre crescente fiducia affidatami in più occasioni alle urne. Camminare per strada e vedere negli occhi e nel saluto della gente l'approvazione o l'ammonimento per gli atti compiuti è allo stesso tempo di conforto ma anche di stimolo ad un costante e sempre crescente impegno. Oggi, colleghi consiglieri, l'onere di questa responsabilità è condivisa da tutti noi, e ancor più grande in ognuno dei componenti di questo Consiglio è avere l'onore di rappresentare un maggior numero di cittadini in questa Assemblea. Quindi vorrei che questa responsabilità guidasse il nostro lavoro e la nostra azione, sapendo che ciascun cittadino, fuori da queste mura, ci saluterà dandoci un giudizio di merito sul nostro impegno e soprattutto sul nostro operato.
Ho particolarmente apprezzato il suo discorso, onorevole Presidente, dove nei non pochi punti e riferimenti ha riconosciuto la necessità di un nuovo approccio tra gli enti locali e il Governo regionale, tra cittadino e governante. Spesso si parla di riforme, di semplificazione, ma è prima di tutto una questione di fiducia, è prima di tutto una questione di responsabilità. Tutti noi ci siamo presentati ai nostri elettori chiedendo fiducia e riportiamo la loro fiducia in questo Consiglio, cercando di lavorare al meglio con scrupolosità e consapevolezza. L'azione di governo è in capo al Presidente e alla Giunta che auspichiamo, con il supporto della maggioranza e grazie al lavoro degli uffici, pongano in essere le politiche per realizzare i servizi destinati ai nostri cittadini e alle nostre imprese. Spesso nel passaggio di prerogative dall'organo legislativo a quello di Governo e poi a quello meramente amministrativo il concetto politico di responsabilità nei confronti degli elettori e quindi dei cittadini sembra perdersi in tutta una serie di questioni e cavilli burocratici che inesorabilmente allontanano il cittadino dall'azione di governo e quindi anche dalla politica. Capita spesso, infatti, che i servizi vengano erogati dall'Amministrazione regionale considerandoli spesso solo ed esclusivamente come routine amministrativa o semplice lavoro di concetto. Ecco, io le chiedo di impegnarsi impegnando anche tutti gli Assessori e la macchina amministrativa a portare lo spirito delle decisioni di quest'Aula fino all'interno di ciascun ufficio regionale, affinché come noi si sentano tutti partecipi di un progetto e soprattutto si sentano come noi responsabili davanti ai cittadini. Questo è possibile grazie alla valorizzazione delle competenze e al giusto riconoscimento del valore di ogni singolo dipendente, spesso trascurata in passato e oggetto di valutazione in diversi casi non certamente meritocratiche. Questa è la nostra responsabilità, Presidente, in primo luogo sua come capo della Giunta, per questo le chiedo di essere da tramite tra quest'Aula e ciascun dipendente dell'Amministrazione regionale affinché si sentano partecipi e responsabili davanti ai cittadini come lo siamo noi, nella consapevolezza delle difficoltà economiche e soprattutto occupazionali che fuori da queste mura si riscontrano in modo sempre più crescente. Ecco che con questo principio di sussidiarietà da lei richiamato nelle sue dichiarazioni assume il più alto valore costituzionale che i nostri padri fondatori avevano voluto dargli e diventa ancora oggi un concetto attuale, anche in armonia con i principi europei. Se riusciamo a perseguire questa filosofia della nostra azione di governo qualsiasi intervento o politica questa Assemblea deciderà di portare avanti farà sentire tutti coinvolti e raggiungerà inesorabilmente i finali fruitori, ossia i nostri cittadini. Questo approccio va perseguito nelle diverse sfere di competenza regionale, per primo mi permetta di citare lo sviluppo economico e il mercato del lavoro. In diversi passaggi lei ha richiamato la sete delle nostre imprese, di un'amministrazione regionale presente oggi e non dopo tre anni di richiesta di un finanziamento, un'amministrazione presente e puntuale, attenta e vicina ai bisogni del cittadino e alle necessità delle nostre imprese, appunto. Un'Amministrazione capace di guidare la Sardegna verso una vera crescita economica che passa dallo sviluppo delle competenze, soprattutto nei settori delle tecnologie avanzate; vicino ai nostri giovani che meritano un posto di lavoro attraverso il rafforzamento del sistema delle politiche attive per il lavoro e in questi ultimi cinque anni hanno viaggiato a rilento; incentivi alle assunzioni, alla formazione professionale, ai cantieri di nuova attivazione che consentano l'opportunità di costruirsi un futuro e una famiglia vicina a chi il lavoro l'ha perso, non solo a parole ma con proposte concrete escludendo le forme di puro assistenzialismo in cui politiche passate ci hanno portato; per risolvere le vertenze nel settore industriale, di quello agropastorale e dall'agricoltura in generale che interessano la nostra isola da troppi anni. Un'Amministrazione regionale attenta ai più deboli, capace di coniugare i sistemi sanitari efficienti con l'attenzione alla persona, che non riduca il malato ad un numero, ma che sappia invece mettere al primo posto la relazione con l'utente, la presa in carico del paziente e della sua famiglia, riconoscendo la complessità di un territorio vasto come la Sardegna e utilizzando al meglio le opportunità offerte dall'innovazione. Un'Amministrazione regionale che consideri gli enti locali centrali nella definizione delle scelte esecutive e che, in linea con il principio di sussidiarietà, trasferisca le funzioni al livello più vicino al cittadino, alleggerendo il peso di un centralismo regionale che spesso frena anziché accelerare. Un'Amministrazione regionale che contrasti l'abbandono dei piccoli centri, ricollocando al centro dell'attenzione le province più povere, le aree interne, le questioni locali. Occorre un nuovo modello di sviluppo per consentire la riduzione del divario tra le province, riprendendo in considerazione tutte quelle tematiche sottovalutate a livello locale e regionale. Più attenzione quindi agli interventi infrastrutturali mirati a risollevare e sostenere l'agricoltura e il settore agroalimentare, settori importantissimi della nostra regione e ancor di ancor di più della mia provincia di appartenenza e che valorizzino nel contempo il territorio in modo da evitare lo spopolamento. Un'Amministrazione regionale capace di accogliere le sfide attuali con un'organizzazione moderna e rinnovata, pronta ad affrontare un nuovo contesto sociale e politico sempre più complesso. Un'Amministrazione che metta al centro i sardi per davvero, come ha giustamente detto lei, Presidente, nelle sue dichiarazioni programmatiche, valorizzando la nostra identità come potenzialità per lo sviluppo dell'Isola, ma anche tutelando i diritti sopra qualsivoglia interesse. Parlo del diritto ad avere quanto ci è dovuto dallo Stato in tema di accantonamenti e il diritto di avere infrastrutture efficienti per garantire la mobilità interna e il diritto agli spostamenti nel resto del continente. Temi questi che non possono essere rimandati oltre, perché l'essere Isola sia per tutti i cittadini sardi sempre un vantaggio e un motivo di orgoglio e non un fardello, perché nessuno sia più costretto a lasciare la Sardegna per bisogno, perché possiamo essere l'Isola della qualità della vita ritrovando la centralità che meritiamo di avere nel Mediterraneo.
Onorevole Presidente, sono da sempre convinto che chi ha l'onere di amministrare la cosa pubblica abbia anche il dovere di assumersi le responsabilità e decidere operando le giuste scelte attraverso necessarie politiche di sviluppo della nostra regione. Non è più tollerabile l'atteggiamento del rimando, non c'è più tempo, la Sardegna e i sardi hanno fretta, non possono più aspettare, esigono un vero cambiamento di rotta, un cambiamento reale, concreto. Abbiamo questa grande responsabilità nei confronti della nostra gente, la necessità di ridare speranza e coraggio alle nostre imprese e garantire un futuro ai nostri figli. L'appello che mi sento di fare è questo, crediamoci e agiamo.
Auguri a tutti noi, auguri alla Sardegna e a tutti i sardi.
PRESIDENTE. Il Consiglio regionale proseguirà giovedì alle ore 10. Il primo intervento sarà dell'onorevole Meloni.
La seduta è tolta alle ore 19 e 42.