CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Mozione n. 75
MANCA Desiré Alma – CIUSA – LI GIOI – FANCELLO – CUCCU – SOLINAS Alessandro sulla mancata conclusione della procedura di istituzione della Zona economica speciale (ZES) della Sardegna avviata a novembre 2018.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
– il decreto legge 20 giugno 2017, n. 91 (Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno) ha contemplato una serie di misure volte a promuovere lo sviluppo economico e imprenditoriale nelle aree meridionali del Paese;
– tra le misure previste dal suddetto atto riveste una particolare importanza per la Sardegna la possibilità di istituire una Zona Economica Speciale (ZES), definita all’articolo 4 come “una zona geograficamente delimitata e chiaramente identificata, situata entro i confini dello Stato, costituita anche da aree non territorialmente adiacenti purché presentino un nesso economico funzionale, e che comprenda almeno un’area portuale con le caratteristiche stabilite dal regolamento (UE) n. 1315 dell’11 dicembre 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, collegata alla rete transeuropea dei trasporti (TEN-T)”;
– le ZES sono, infatti, destinatarie di benefici fiscali e semplificazioni amministrative dirette a creare le condizioni favorevoli per consentire lo sviluppo delle imprese già operanti, nonché l’attrazione di nuovi capitali e l’insediamento di nuove imprese;
– la ZES è istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato su proposta del Ministro per il Sud e la coesione territoriale di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, su proposta delle regioni interessate;
– la proposta di istituzione formulata dalla Regione deve essere corredata da un Piano di sviluppo strategico contenente gli elementi minimi di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2018, n. 12 (Regolamento recante istituzione di Zone economiche speciali (ZES));
PRESO ATTO che:
– la Giunta regionale ha approvato la proposta di Piano di sviluppo strategico per l’istituzione della ZES della Sardegna con la deliberazione n. 57/17 del 21 novembre 2018 (Programmazione Unitaria 2014-2020. Strategia 2 “Creare opportunità di lavoro favorendo la competitività delle imprese”. Programma di intervento: 3 Competitività delle imprese. Attuazione art. 4 Decreto Legge del 20.6.2017, n. 91 recante “Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno” finalizzato all’istituzione della Zona Economica Speciale della Sardegna denominata “ZES Sardegna”. Approvazione proposta Piano di Sviluppo Strategico);
– nella succitata deliberazione, l’Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio precisa che la proposta di istituzione della ZES della Sardegna presenta elementi di peculiarità, dato che è stata concepita come una rete portuale distribuita su tutto il perimetro costiero, considerata la condizione di insularità e le ridotte dimensioni della demografia d’impresa e del tessuto produttivo e insediativo regionale, con la possibilità di integrare le zone franche doganali intercluse in via di attivazione ai sensi dell’articolo 1 del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75 (Norme di attuazione dello statuto speciale della regione Sardegna concernenti l’istituzione di zone franche), che in parte sono già state zonizzate e ricomprendono i porti di Cagliari, Portovesme, Oristano, Porto Torres, Olbia e Arbatax;
– infatti, l’idea alla base del Piano di sviluppo strategico è che la Sardegna sia concepita come un unico sistema portuale e che l’intero territorio regionale, incluse le aree più interne, rappresenti il riferimento produttivo da connettere alla portualità mediante semplificazioni amministrative, agevolazioni e servizi per il supporto all’attività di impresa;
– l’amministrazione dell’area ZES è affidata a un comitato di indirizzo composto dal Presidente dell’Autorità portuale, che lo presiede, da un rappresentante della Regione, individuato dalla Giunta regionale nel Direttore del Centro Regionale di Programmazione, da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri e da un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
– è stata prevista anche l’istituzione di un gruppo di lavoro composto da un numero massimo di dieci soggetti, con una funzione tecnica di coordinamento tra i livelli locale, regionale e nazionale coinvolti e un ruolo consultivo a supporto del comitato di indirizzo;
– la Giunta regionale ha dato mandato alla Cabina di regia per la Programmazione unitaria, con il supporto tecnico/amministrativo dell’Unità di progetto per il coordinamento tecnico della programmazione unitaria, in raccordo con le Direzioni generali dell’industria, degli enti locali e dei trasporti, di adottare tutti gli atti necessari per la trasmissione e l’approvazione del Piano di sviluppo strategico e dei suoi allegati e di provvedere alle eventuali integrazioni o modifiche di natura tecnica che si fossero rese necessarie per completare positivamente la procedura di approvazione;
CONSIDERATO che:
– il Presidente della Regione pro tempore, all’indomani della trasmissione della proposta di istituzione della ZES della Sardegna, ha definito quest’ultima come “uno strumento di marketing territoriale dall’elevato impatto economico, strettamente legata all’economia del mare e all’incremento dell’export”;
– i vantaggi dell’istituzione della ZES della Sardegna, dettagliatamente illustrati nel Piano di sviluppo strategico approvato dalla Giunta regionale, sono assolutamente irrinunciabili, atteso che, nel raffronto con le altre regioni dell’Unione europea, la Sardegna presenta deficit competitivi correlati alla condizione di insularità, soprattutto in termini infrastrutturali e con riferimento alle dimensioni del mercato, contrastabili con politiche di internazionalizzazione economica e di “continuità territoriale” dei trasporti, per le quali la ZES può rappresentare un valido strumento;
– il porto di Cagliari gestisce circa 38 milioni di merce, seguito da Olbia e Porto Torres, e l’incidenza del traffico portuale in Sardegna su quello italiano è passata, in dodici anni, dal 9,0 per cento al 9,7 per cento e l’attivazione della ZES contribuirebbe a far crescere ulteriormente questa percentuale e valorizzare il ruolo dei porti sardi in Italia e, oltre a potenziare i tradizionali comparti (rinfuse liquide e solide), grazie alla diversificazione settoriale potrebbe far crescere anche altri comparti come quello dei container;
– come riportato nel Documento di economia e finanza regionale 2019-2021, secondo i dati Prometeia un aumento del 10 per cento degli investimenti nei porti genera un incremento aggiuntivo dello 0,2 per cento nel PIL e secondo stime SRM 1 euro di investimento pubblico nelle ZES attiva ulteriori 2 euro di investimenti privati, e perciò l’istituzione della ZES, promuovendo sia gli investimenti pubblici che quelli privati, potrebbe irrobustire e rendere più costante la ripresa economica in Sardegna;
RILEVATO che:
– la proposta di istituzione della ZES Sardegna corredata dal relativo Piano di sviluppo strategico approvato dalla Giunta regionale sono stati trasmessi nel mese di novembre 2018 al Governo nazionale;
– il Ministro per il Sud ha sottoposto la documentazione trasmessa alla valutazione dei competenti uffici del Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in qualità di amministrazioni concertanti ai sensi dell’articolo 4, comma 5, del decreto legge n. 91 del 2017;
– il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha espresso il formale concerto con la nota prot. n. 13181 del 29 marzo 2019, mentre il MEF ha fatto pervenire al Ministro per il Sud alcune osservazioni che quest’ultimo ha avuto cura di inoltrare all’Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio già a far data dal 2 maggio 2019;
– gli uffici del MEF hanno formulato una serie di rilievi con riferimento al Piano di sviluppo strategico elaborato dalla Regione;
– in particolare, gli uffici osservano, in primis, che il paragrafo 7 del Piano prevede l’applicazione agli investimenti effettuati nella ZES del credito d’imposta di cui all’articolo 1, commi da 98 a 108, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016) con un limite, per ciascun progetto di investimento, erroneamente innalzato a 50 milioni di euro, a fronte, invece, di un massimo di 3, 10 e 15 milioni di euro rispettivamente per le piccole, medie e grandi imprese ammesso dal comma 101 dell’articolo 1 della legge n. 208 del 2015;
– inoltre, pur ammettendo la possibilità che nell’ambito delle ZES vengano istituite zone franche doganali, gli uffici del MEF ritengono non corretta la classificazione delle zone franche doganali come una delle configurazioni che può assumere la ZES;
– infine, gli uffici ministeriali formulano alcuni chiarimenti sul regime giuridico e fiscale del Porto Franco di Trieste, citato nella nota n. 16 del Piano, e sulle zone franche di Gioia Tauro e di Taranto, originariamente istituite come zone franche non intercluse, chiarimenti che non incidono sulla sostanza del Piano;
EVIDENZIATO che:
– con riferimento al primo rilievo del MEF sul credito di imposta per gli investimenti, la Legge di stabilità 2016 – come del resto ben spiegato nel Piano di sviluppo strategico – ha introdotto un credito di imposta per gli anni dal 2016 al 2019 a favore delle imprese che acquistano beni strumentali nuovi inseriti in un progetto di investimento iniziale e destinati a strutture produttive localizzate in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia e con il decreto legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, l’ammontare massimo agevolabile per ciascun progetto di investimento è stato innalzato a 3 milioni di euro per le piccole imprese, 10 milioni per le medie imprese e 15 milioni per le grandi imprese;
– tuttavia, il decreto legge n. 91 del 2017, all’articolo 5, precisa che, in relazione agli investimenti effettuati nelle ZES, il credito di imposta di cui all’articolo 1, comma 98, della legge n. 208 del 2015 è commisurato alla quota del costo complessivo dei beni acquisiti entro il 31 dicembre 2020 nel limite massimo di 50 milioni di euro per ciascun progetto di investimento;
– il dossier n. 186 del Servizio del bilancio del Senato interpreta la suddetta disposizione nel senso che “le novità introdotte alla disciplina del credito di imposta per investimenti nelle aree del Sud” dal decreto legge n. 91 del 2017 “si sostanziano, per gli investimenti effettuati nelle ZES, in un potenziamento degli effetti della misura attraverso l’innalzamento del limite di investimento a 50 milioni di euro ed in una estensione della validità della norma solo per tali zone anche per il 2020”, e precisa che “la norma in commento eleva il limite dei progetti di investimento a 50 milioni di euro per ogni tipologia di impresa”, dato che “non circoscrive espressamente il nuovo limite massimo di 50 milioni, disposto per ciascun progetto di investimento, alle grandi imprese”;
– il dossier n. 513 fornisce la medesima interpretazione dell’articolo 5 del decreto legge n. 91 del 2017, chiarendo che “il comma 2 amplia, in relazione agli investimenti effettuati nella ZES, la portata del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nelle zone assistite ubicate nelle regioni del Mezzogiorno, previsto dalla legge di stabilità 2016”: “in primo luogo per gli investimenti nella ZES è prorogata di un anno, fino al 31 dicembre 2020, la possibilità di usufruire di tale agevolazione”, “in secondo luogo, è elevato a 50 milioni di euro l’ammontare massimo di ciascun progetto di investimento al quale è commisurato il credito d’imposta”;
– pertanto, con l’istituzione della ZES della Sardegna sarà possibile effettuare investimenti fino all’importo di 50 milioni di euro, massimale più elevato di quanto ordinariamente previsto per tale strumento di agevolazione;
– in merito al rilievo degli uffici del MEF secondo cui non sarebbe corretta la classificazione delle zone franche doganali come una delle possibili tipologie di ZES, giova osservare che la Banca Mondiale utilizza in alcuni research working paper il termine “Zone Economiche Speciali” (Special Economie Zones – SEZ) come interscambiabile con il termine “Zone Franche Doganali” (Free Trade Zones -FTZ) (cfr. “International Experìence with Special Economie Zones (SEZs): Using SEZs to Drive Development in Countries around thè World”, 2011) o elenca, comunque, le Zone franche doganali tra le possibili declinazioni delle ZES, analogamente ai Parchi industriali o ai Parchi tecnologici (“Special Economie Zones: Performance, Lessons Learned, and Implications for Zone Deveiopmenf, 2008);
ATTESO che:
– la proposta di istituzione della ZES Sardegna con il relativo Piano di sviluppo strategico sono stati trasmessi al Governo nazionale quasi un anno fa;
– il Ministro per il Sud ha inoltrato le osservazioni del MEF all’Assessorato regionale della Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio all’inizio del mese di maggio del corrente anno;
– ad oggi non risulta che la Regione abbia formalmente riscontrato le suddette osservazioni, né che abbia provveduto, tramite le strutture a ciò preposte, alle eventuali integrazioni o modifiche del Piano di sviluppo strategico occorrenti per completare positivamente l’iter istitutivo della ZES;
RILEVATO che in data 21 giugno 2019 è stato presentato un ordine del giorno alla Camera dei deputati (On. M. Lapia) che impegna il Governo a mettere in campo tutte le azioni necessarie, di concerto con la Regione, per accelerare l’istituzione della ZES della Sardegna,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
ad adottare tutte le azioni e le misure necessarie al fine di garantire la tempestiva conclusione della procedura di istituzione della ZES della Sardegna, avviata dalla Giunta regionale con l’approvazione del Piano di sviluppo strategico, trasmesso al Governo nazionale a corredo della proposta istitutiva della ZES nel mese di novembre 2018.
Cagliari, 3 ottobre 2019