CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Mozione n. 513
(Discussa il 01/10/2021 – Approvato Ordine del giorno n. 64 il 01/10/2021)
MELE – ZEDDA ALESSANDRA – FANCELLO – CUCCU – CANU sul crescente e preoccupante fenomeno della violenza di genere e aumento dei femminicidi.
***************
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
– la violenza di genere è una grave violazione dei diritti umani e della libertà individuale in tutte le sue sfere, personale, lavorativa ed economica, oltreché rappresentare un grave problema culturale;
– il Crenos, Centro di ricerche delle Università di Cagliari e Sassari, ha dedicato un capitolo del suo consueto report sullo “stato della Sardegna”, proprio al fenomeno della violenza domestica in virtù del sempre più crescente aumento del fenomeno;
PRESO ATTO che nel 2019 le chiamate al 1522, ossia servizio pubblico promosso dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, che accoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking, erano state 149 mentre nel 2020 sono più che raddoppiate, raggiungendo l’allarmante quota di 320;
CONSIDERATO che:
– tali dati ufficiali non tengono ovviamente conto del sommerso, vale a dire tutte le vittime di violenza che decidono di non chiedere aiuto né denunciare, che ha, quasi certamente, delle dimensioni assai più consistenti;
– i dati inerenti ai casi di violenza, relativamente al periodo del lockdown conseguente alle misure anti Covid-19, rilevano che la convivenza e il confinamento forzati hanno acutizzato situazioni di violenza preesistenti all’interno della famiglia;
– la maggiore difficoltà per il raggiungimento dell’autonomia da parte delle donne vittime di violenza, che hanno intrapreso un percorso presso una casa rifugio nei centri antiviolenza, è trovare una soluzione abitativa decorosa e capace di soddisfare le esigenze proprie ma, soprattutto, nella maggior parte dei casi, dei figli minori;
– nella media nazionale solo il 35 per cento delle donne vittime di violenza considerano sin da subito tali atti come un reato, di queste solo il 12 per cento arriva poi a denunciare l’autore della violenza, mentre in Sardegna la consapevolezza immediata dell’essere rimasta vittima di un reato sale al 47 per cento e molto più della metà ha poi denunciato;
– tali differenze emergono anche nello studio dei dati inerenti alla percentuale di donne, in Sardegna il 7 per cento contro una media nazionale di ben quattro punti in meno, che si sono rivolte, nel 2020, ai centri antiviolenza e al Telefono rosa dopo essere state aggredite;
RILEVATO che:
– l’istituzione del reddito di libertà, che ha visto la Sardegna essere la prima regione a realizzarlo, è stato un primo e importante passo, ma ad esso deve necessariamente far seguito anche la creazione di una rete capillare di servizi che diminuisca il costo economico e psicologico dell’uscita della donna dal luogo in cui è vittima di violenze;
– il reinserimento nel mondo del lavoro per le vittime di violenza di genere risulta difficoltoso, compromettendo quel fattore determinante per l’emancipazione femminile che è l’indipendenza economica, elemento, quest’ultimo, decisivo anche per l’uscita definitiva dal terribile circolo delle violenze;
RILEVATO inoltre che:
– tali violenze di genere e casi di stalking purtroppo sin troppo spesso sfociano in femminicidi, termine che negli ultimi anni ha interessato con paurosa frequenza le nostre cronache locali;
– è necessario abbattere le barriere culturali, come lo sono gli stereotipi arcaici che tentano di giustificare la predominanza fisica, psicologica e sessuale dell’uomo rispetto alla donna, per superare alla radice tali vergognosi episodi;
– per farlo è indispensabile prevedere una sempre maggior informazione sull’argomento partendo dalle scuole di ogni ordine e grado, favorendo così la crescita e il corretto sviluppo psicologico e sociale di giovani sempre più consapevoli e non più legati a passati retaggi,
impegna Presidente della Regione e la Giunta regionale:
1) ad assicurare la necessaria continuità ai finanziamenti, alle attività e al funzionamento dei centri e delle reti antiviolenza territoriali al fine di rafforzare la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere;
2) a prevedere sempre maggiori azioni per il reinserimento economico e sociale, con particolare attenzione al mondo del lavoro, delle donne vittima di violenza che escono dai centri;
3) ad attivarsi per sensibilizzare le imprese alle assunzioni di coloro che escono dai centri di violenza, incentivando misure di sostegno alla genitorialità;
4) ad attivarsi presso gli istituti scolastici per promuovere azioni di sensibilizzazione, e ad adottare specifici programmi di educazione scolastica finalizzati alla prevenzione della violenza nonché alla diffusione di linee guida per una comunicazione improntata al rispetto delle differenze di genere;
5) ad intercedere presso il Governo nazionale per favorire l’adozione di strategie efficaci per prevenire tutte le forme di violenza: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica.
Cagliari, 29 settembre 2021