CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Mozione n. 426
SOLINAS Alessandro – CIUSA – LI GIOI – MANCA Desiré Alma – LOI – CADDEO – AGUS – ORRÙ – PIU – SATTA Gian Franco – GANAU – ZEDDA Massimo – LAI – COCCO – DERIU – PISCEDDA – PINNA – CORRIAS sulla gravissima situazione in cui versa, in termini di carenza di organico sanitario e di adeguata strumentazione, l’ospedale San Martino di Oristano, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che con svariati atti ispettivi e di controllo depositati dall’inizio della legislatura sono state portate all’attenzione della Giunta regionale le molteplici disfunzioni e i gravi disservizi interessanti quasi tutti i reparti dell’ospedale San Martino di Oristano e imputabili alla cronica carenza di personale sanitario, e ciò al fine di ottenere un intervento urgente della Regione e dell’ATS che mettesse la struttura nelle condizioni di poter garantire tutte le prestazioni previste dal documento di “Ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna” del 2017, che inquadra l’ospedale tra i presidi ospedalieri di I livello, e restituire, in tal modo, all’ospedale la dignità e l’importanza giustamente reclamata a gran voce dai cittadini oristanesi;
CONSIDERATO che:
– ormai da anni in quasi tutte le Strutture del Presidio i medici collocati in quiescenza o trasferiti non vengono sostituiti;
– nell’ultimo anno la situazione non solo non è migliorata, ma si è addirittura aggravata;
– infatti, alla fine di febbraio del corrente anno il sindacato Cimo ha reso pubblico un voluminoso dossier che elenca le carenze di organico che tuttora caratterizzano il San Martino, divenute, ormai, anche a causa della seconda ondata dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, di portata tale da far addirittura temere per la sopravvivenza stessa del nosocomio;
RILEVATO che:
– scendendo nel dettaglio, la Struttura complessa di Medicina, a fronte dei diciotto previsti, conta, allo stato, soltanto dodici medici compreso il facente funzioni del primario, alcuni dei quali, tra l’altro, risultano esentati dai turni notturni;
– a causa del grave deficit di medici, i posti letto del Reparto da 58 sono stati ridotti a 40 e, rebus sic stantibus, è impossibile pensare di attivare anche i previsti otto posti letto della terapia semintensiva;
– il Reparto è stato, tra l’altro, sede di focolaio Covid intraospedaliero, essendo stata accertata la presenza, lo scorso 4 dicembre, di sedici pazienti e di un medico, cinque infermieri e cinque Operatori socio-sanitari (OSS) positivi, anche se nei giorni seguenti, complice la mancata tempestiva individuazione e comunicazione di distinti percorsi pulito/sporco e la mancata tempestiva effettuazione di uno screening sul personale del Reparto, il numero dei sanitari positivi è aumentato notevolmente;
– in aggiunta, recentemente è stato individuato come facente funzioni primariali del Reparto un medico che già ricopre l’incarico di direttore della Struttura di Medicina dell’ospedale Delogu di Ghilarza, con l’ovvia difficoltà di dirigere contemporaneamente in modo efficace i reparti di entrambi i nosocomi;
– nel Reparto di Ortopedia, a fronte dei dodici necessari sono rimasti in servizio soltanto dieci medici oltre al primario, uno dei quali, tra l’altro, è esentato dalla sala operatoria e dai turni notturni e festivi;
– uno dei medici in servizio nel Reparto è stato recentemente trasferito e tuttora si attende l’arrivo, in sua sostituzione, di un ortopedico da Ozieri, risultato vincitore di concorso con sede di assegnazione Oristano;
– il posto vacante evidenziato nella mozione di agosto 2020 non è stato ancora coperto;
– purtroppo, per mancanza di un numero sufficiente di medici il Reparto non è in grado di assicurare la guardia medica attiva, garantendo soltanto la reperibilità le notti e la domenica;
– la cronica carenza di medici ortopedici, aggravata dalla mancanza di un numero sufficiente di anestesisti, sta determinando il progressivo incremento dei tempi medi di attesa per gli interventi chirurgici;
– anche il Reparto di Ortopedia è stato sede di focolaio di Covid intraospedaliero con tre medici, cinque infermieri, cinque OSS e otto pazienti risultati positivi;
– nel Reparto di Anestesia e Rianimazione sono attualmente in servizio quattordici medici e due specializzandi, che ovviamente non possono esercitare autonomamente, rispetto ai ventidue medici in servizio due anni or sono;
– siffatta insufficienza di organico, che rende impossibile garantire regolarmente l’attività chirurgica ordinaria, il servizio di partoanalgesia, la terapia del dolore e il posizionamento dei vasi centrali per chemioterapia, è destinata a peggiorare ulteriormente nei prossimi mesi a causa di imminenti trasferimenti;
– anche in questo Reparto è stata accertata la positività al Covid di svariati medici, infermieri e OSS;
– relativamente al Reparto di Radiologia, dei quattordici medici previsti in organico, oggi ne sono presenti soltanto otto oltre al primario, ma uno dei radiologi è, al momento, in congedo per malattia;
– i sette medici attualmente in servizio sono chiamati anche a coprire le urgenze nelle 24 ore, sicché da tempo non riescono a garantire gli esami di risonanza di pomeriggio e nella giornata di sabato, né a eseguire prestazioni per i pazienti esterni, che sono quindi costretti, loro malgrado, a rivolgersi alle strutture private presenti sul territorio;
– di conseguenza, la TAC e la Risonanza magnetica risultano sottoutilizzate;
– tra l’altro, vi è una macroscopica sproporzione tra il numero dei medici e quello dei tecnici sanitari di radiologia, che ammontano a venticinque;
– la situazione nella quale versa il Reparto di Pediatria è peggiorata negli ultimi mesi, dato che, dei quattordici medici previsti in organico, ne sono rimasti in servizio soltanto nove compresa la facente funzioni;
– di questi nove pediatri, tra l’altro, soltanto sei coprono i turni nelle 24 ore, poiché un medico si occupa dell’ambulatorio dei diabetici e un altro risulta in malattia dal mese di dicembre 2020;
– sui pochi pediatri rimasti grava un carico di lavoro estenuante, che comprende la gestione di dieci posti letto, del pronto soccorso pediatrico, dell’assistenza al parto, della patologia neonatale, del trasferimento dei piccoli pazienti chirurgici o con patologie complesse, nonché dell’ambulatorio di diabetologia pediatrica;
– se entro quest’anno, come previsto, saranno collocati in quiescenza quattro dei pediatri ancora in servizio, la prosecuzione delle attività sia di Reparto che di assistenza al parto diventerà letteralmente impossibile, compromettendo la sopravvivenza del Punto nascita e lo stesso accreditamento di ospedale di I livello;
– anche in questo caso si constata l’inerzia delle competenti istituzioni, poiché almeno tre pediatri hanno chiesto il trasferimento a Oristano, ma sono tuttora in attesa di risposta;
– la carenza di medici interessa anche l’Unità operativa di Ostetricia e ginecologia, se si considera che dal mese di dicembre 2019 ad oggi il numero dei ginecologi si è ridotto di ben sette unità, mai sostituite, sicché l’organico della Unità operativa risulta attualmente composto da dieci medici, di cui solo nove svolgono regolarmente il servizio sui sei giorni garantendo la copertura dei turni h 24;
– i pochi medici rimasti devono occuparsi, con evidenti difficoltà, della degenza ordinaria, del pronto soccorso ostetrico/ginecologico aperto h 24, del ricovero OBI, della degenza in day hospital, del pre-ricovero ostetrico-ginecologico, dell’ambulatorio di gravidanza a termine, dell’ambulatorio di isteroscopia diagnostica, dell’ambulatorio di ecografia, dell’ambulatorio di patologia ostetrica e gravidanza a rischio, dell’ambulatorio ginecologico dedicato alle pazienti oncologiche, dell’ambulatorio ginecologico, dell’ambulatorio uro-ginecologico e dell’ambulatorio per l’interruzione volontaria della gravidanza;
– se non si porrà immediatamente rimedio alla grave carenza di personale, nel breve periodo si addiverrà alla sospensione di alcuni dei precitati servizi ambulatoriali, a partire dall’ambulatorio di isteroscopia diagnostica, l’ambulatorio di ecografia ostetrica e l’ambulatorio di patologia ostetrica e gravidanza a rischio;
– se dovesse verificarsi una simile eventualità, molte delle donne in gravidanza sarebbero costrette a rivolgersi ai presidi ospedalieri al di fuori della Provincia di Oristano, dato che i servizi territoriali (consultorio e poliambulatorio) della ASL prendono in carico solo gravidanze fisiologiche a basso rischio e non effettuano ecografie ostetriche;
– nel Reparto di Chirurgia l’organico è, ormai, ridotto a soli otto medici, a fronte dei quattordici previsti, tre dei quali non effettuano turni notturni;
– i pochi chirurghi rimasti sono impegnati pressoché esclusivamente con le urgenze e, pertanto, il numero degli interventi programmati è stato drasticamente ridimensionato, con un intollerabile allungamento delle lunghe liste di attesa, soprattutto per la chirurgia oncologica, che spingono in misura crescente i pazienti oristanesi alla mobilità passiva, causando pesanti ricadute economiche sulla ASL e la perdita, inevitabile, di competenze e possibilità di crescita dei medici oristanesi;
– i medici in servizio al Pronto soccorso si sono ridotti a nove;
– data l’insufficienza di personale medico, si è fatto ricorso alla soluzione temporanea delle prestazioni aggiuntive che è, però, venuta meno all’inizio della seconda ondata epidemiologica da Covid;
– di conseguenza, la situazione attuale è gravissima e ingestibile, perché, ormai da mesi, il turno di notte è assicurato da un solo medico e quattro infermieri, con un carico di lavoro e di responsabilità disumano e il concomitante aumento del rischio clinico;
– come se non bastasse, nei mesi scorsi il Pronto soccorso è stato più volte chiuso a causa dell’affluenza di pazienti positivi al Covid e del ritardo con il quale sono state adottate le conseguenti misure organizzative adeguate a garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari;
– per quanto concerne l’Unità operativa di Endoscopia, l’emergenza epidemiologica ha cagionato la paralisi quasi totale dell’attività della struttura, dato che tre medici su quattro sono stati inviati prima nell’area Covid e poi nell’OBI, paralisi che ha creato una lunghissima lista di attesa, con circa 400 prestazioni rinviate;
– i medici dell’Unità operativa si stavano adoperando per ridurre la lista di attesa con il recupero delle prestazioni rinviate, ma con la nuova ondata epidemiologica sono stati nuovamente chiamati a prestare la loro attività nel Reparto di medicina Covid;
– oltre alla carenza di medici, nell’Unità in questione si riscontra una grave carenza di infermieri (soltanto cinque);
– nella Struttura complessa di Pneumologia, che ha in carico circa 2.000 pazienti, due medici sono stati collocati in quiescenza e finora non sostituiti e il direttore della struttura è, a sua volta, prossimo alla pensione;
– la struttura rischia, quindi, di essere soppressa, pur rivestendo un’importanza crescente dato l’aumento dell’età media e delle patologie polmonari croniche ed essendo centro prescrittore regionale di farmaci per malattie rare e croniche;
– oltre alla carenza di personale sanitario, la struttura presenta delle criticità sotto il profilo della strumentistica, dato che i medici sono costretti a utilizzare uno strumento obsoleto per le broncoscopie;
– con riferimento alla Struttura di Oncoematologia, al momento vi presta servizio un solo medico, che, avendo in carico i pazienti dell’intera ASL, non riesce a seguire nuovi pazienti, i quali sono costretti a rivolgersi ad altri presidi andando incontro a notevoli disagi, data anche la loro condizione di particolare fragilità;
– relativamente alla Struttura di Oncologia, il primario è ormai prossimo alla pensione e sono rimasti in servizio soltanto tre medici, i quali, con enormi sacrifici e conseguente stress lavoro-correlato, si fanno carico da soli di tutti i pazienti della ASL (circa 5000) e lavorano sui cinque giorni con orario 8-16;
– nonostante il San Martino sia un DEA di I livello, è sprovvisto di un Reparto di neurologia;
– nell’Unità operativa di Neurologia dal mese di settembre 2020 è rimasto in servizio un solo medico, tra l’altro a tempo determinato, che effettua le consulenze per tutto il nosocomio;
– paradossalmente, nell’ospedale risultano in servizio altri due neurologi, che però svolgono la loro attività nella Neuroriabilitazione, ed esiste una graduatoria ATS aperta da cui non si è mai attinto per superare le criticità del Presidio oristanese;
CONSIDERATO, inoltre, che:
– si presenta particolarmente allarmante la situazione in cui versa la Struttura di Cardiologia, in cui si contano undici medici oltre al responsabile della struttura stessa, ma, di questi, soltanto dieci ruotano sui tre turni giornalieri e nove coprono anche le reperibilità e i festivi;
– il numero dei medici è assolutamente inadeguato per gestire i sette posti letto dell’Unità di terapia intensiva coronarica (UTIC), i dieci posti letto di cardiologia (dei quali tre di post-intensiva) e i due posti letto di day hospital;
– in aggiunta, a causa dell’emergenza epidemiologica l’attività del day hospital e degli ambulatori è stata più volte sospesa, fatta eccezione per i controlli su pacemaker e defibrillatori con remota data di impianto o problematiche relative al sistema elettrodico, e sono stati rinviati oltre 150 controlli;
– il laboratorio di emodinamica risulta chiuso dal 15 agosto, in quanto l’unico medico emodinamista rimasto in servizio, vincitore di concorso in altra sede, non è stato mai sostituito;
– attualmente, quindi, il laboratorio funziona solamente con accessi programmati grazie ad alcuni medici provenienti dalle altre ASL;
– mantenere scoperto tale servizio significa rendere impossibile per il Reparto di Cardiologia garantire le urgenze, in contrasto con le indicazioni contenute nel documento di ridefinizione della rete ospedaliera del 2017, che prevede che il San Martino, in quanto presidio ospedaliero di I livello, debba essere dotato di un laboratorio di emodinamica attivo 24 ore su 24;
CONSIDERATO, infine, che:
– il Reparto di Psichiatria del San Martino, unico Reparto di degenza psichiatrica per tutta la ASL, dal mese di marzo 2020 può fare affidamento soltanto su cinque medici turnanti più il facente funzioni primariali;
– eppure l’Unità operativa di psichiatria è inquadrata nel livello assistenziale “elevato”, sicché necessiterebbe di un numero minimo di undici medici per poter gestire i turni lavorativi del Reparto in condizioni di sicurezza;
– a breve, la situazione si aggraverà in quanto un altro psichiatra sarà collocato in quiescenza;
EVIDENZIATO che, come risulta chiaramente dal dossier Cimo e come affermato dal segretario aziendale del sindacato, “se ancora l’ospedale, nell’indifferenza generale, nel mezzo del ciclone Covid e con organici sempre più ridotti, garantisce gran parte delle cure, è solo ed esclusivamente grazie ai pochi operatori sanitari rimasti”, dato che “sono loro che ne hanno evitato finora la paralisi, facendo fronte ogni giorno a carichi di lavoro e responsabilità non richieste, rinunciando spesso a ferie, permessi e straordinari”;
RITENUTO che l’inerzia della Regione e dell’ATS di fronte a una situazione così preoccupante per gli operatori sanitari e i cittadini del territorio oristanese non sia più accettabile,
impegna il Presidente della Regione, la Giunta regionale
e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale
a farsi urgentemente carico della gravissima situazione in cui versa, in termini di carenza di organico sanitario e di adeguata strumentazione, l’ospedale San Martino di Oristano, salvaguardandone i requisiti di DEA di I livello e offrendo ai cittadini una risposta chiara, immediata e concreta a tutela del loro diritto alla salute.
Cagliari, 11 marzo 2020