CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Mozione n. 384
PIGA – OPPI – MURA – COSSA – SECHI – COCCIU – CAREDDA – GIAGONI – MUNDULA – GALLUS – CANU – SAIU – SALARIS – CERA – MELE – PIRAS – SATTA Giovanni Antonio – PERU – MARRAS – TALANAS per ribadire la ferma opposizione all’individuazione della Sardegna quale area idonea ad ospitare il deposito nazionale delle scorie e dei rifiuti radioattivi, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
– nella notte appena trascorsa è stata resa nota la cosiddetta “Cnapi”, la Carta delle aree potenzialmente idonee, contenente la mappa dei 67 siti tra cui individuare l’area in cui ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani;
– la superficie necessaria al deposito sarebbe pari a circa 150 ettari, di cui 110 per il deposito e 40 per il parco tecnologico;
– dalla pubblicazione della Cnapi prende avvio la fase di individuazione, tra le aree considerate idonee, del sito definitivo che dovrà ospitare e contenere l’enorme massa di rifiuti a bassa e media intensità e poi anche ad alta attività , per una spesa di 900 milioni di euro, che saranno prelevati dalle componenti della bolletta elettrica pagata dai consumatori;
– si tratterebbe di scorie derivanti dallo smantellamento degli impianti nucleari italiani e dalla ricerca (medicina nucleare e industria), a cui si aggiungono i rifiuti pericolosi, costituiti da combustibile non riprocessabile o da combustibili mandati all’estero per essere riprocessati e che decadono in migliaia di anni; in Sardegna sarebbero state individuate 27 aree tra la provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio) e il sud Sardegna (Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei e altri);
– nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione su menzionata, vale a dire dalla data odierna, prende avvio la “consultazione pubblica”;
– le regioni, gli enti locali e i soggetti interessati potranno quindi formulare le loro osservazioni e proposte tecniche ed è previsto il consenso delle comunità interessate e delle istituzioni locali coinvolte;
CONSIDERATA l’inopportunità di avviare una procedura così complessa in un periodo complicato come quello attuale in cui la pandemia in atto coinvolge tutti e richiede un grande impegno da parte delle istituzioni per fronteggiarne l’avanzata;
DATO ATTO che sull’ipotesi che la Sardegna possa essere individuata come sito atto a ospitare il deposito di stoccaggio di scorie nucleari e dei rifiuti radioattivi i cittadini sardi si sono già espressi molto chiaramente in occasione del referendum del 15 e 16 maggio 2011, con un quorum del 60 per cento e una percentuale del 97,64 per cento dei voti contro questa ipotesi;
CONSIDERATO che si tratta di una questione di enorme rilevanza strategica per l’intera Isola, in quanto comporta conseguenze negative, che investono l’intero territorio regionale e per cui il Consiglio regionale della Sardegna si è, in passato, più volte espresso ed ha approvato diversi ordini del giorno in cui ha sempre ribadito la più ferma ed assoluta contrarietà in merito;
RICHIAMATO altresì l’ordine del giorno di Anci Sardegna in data 19 gennaio 2015, approvato all’unanimità dei sindaci sardi riuniti in assemblea, che respinge qualunque possibilità di stoccaggio in Sardegna di scorie radioattive;
VALUTATE le caratteristiche della Sardegna, dalla cui insularità derivano inevitabilmente conseguenze negative sia in termini di costi legati al trasporto dei rifiuti radioattivi che di maggiori pericoli per l’ambiente marino e costiero a causa dei potenziali rischi da incidente o attacco terroristico durante il trasporto;
CONSIDERATA inoltre la vocazione turistica della Sardegna ma anche quella agricola, con le relative eccellenze enogastronomiche, che non potrebbero in alcun modo coesistere con un deposito di rifiuti radioattivi e che subirebbero la più totale mortificazione in un’ipotesi del genere;
RITENUTO che qualsiasi decisione calata dall’alto sarebbe da considerarsi un atto di violenza verso l’autonomia e l’autodeterminazione del popolo sardo e di profanazione della nostra terra in quanto la Sardegna ha, da tempo, intrapreso un percorso virtuoso, puntando su un’idea di sviluppo sostenibile, condivisa al di là delle appartenenze partitiche, che investe sul paesaggio, sull’ambiente, sulla cultura sarda e che ha portato alla scelta di proporre il riconoscimento, da parte dell’UNESCO, del paesaggio culturale della Sardegna e la definizione del suo territorio quale “museo aperto”,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta Regionale
1) ad intervenire in tutte le sedi opportune, con rapidità e fermezza, al fine di respingere ogni possibilità che la Sardegna venga indicata quale sito presso cui depositare e contenere i rifiuti nucleari e radioattivi italiani;
2) ad attivarsi, senza indugio, al fine di favorire la mobilitazione generale di tutto il Popolo sardo per un’azione congiunta che, in maniera trasversale, veda impegnati al fianco del Consiglio regionale e della Giunta, tutti i parlamentari sardi, le amministrazioni comunali della Sardegna, le organizzazioni sindacali e datoriali, le varie associazioni e dei comitati di cittadini, affinché sia scongiurato una volta per tutte ogni possibile scenario negativo per la nostra amata Isola;
3) a prendere contatti diretti con il presidente del Consiglio dei ministri per ottenere chiarimenti circa le notizie sopra riportate ed esprimere il netto dissenso del popolo sardo contro tale ipotesi assurda e folle.
Cagliari, 7 gennaio 2021