CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Mozione n. 347
COMANDINI – GANAU – CORRIAS – DERIU – MELONI – MORICONI – PINNA – PISCEDDA – CADDEO – LOI – SATTA Gian Franco – COCCO – CIUSA – LI GIOI – MANCA Desiré Alma – SOLINAS Alessandro sulla cessione a privati del ramo d’azienda cloro-soda e il conseguente disimpegno da parte di ENI del sito di Assemini, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
– negli anni ’60, con le risorse del Piano di Rinascita della Sardegna, nasce ad Assemini, in località Macchiareddu, il polo petrolchimico con otto società confluite poi in Rumianca Sud che ha avviato le produzioni della chimica inorganica (cloro-soda e prodotti derivati) e organica (cracking e prodotti derivati);
– in seguito la Rumianca Sud viene rilevata dal gruppo SIR (Società Italiana Resine) e in questo contesto la maggior parte del sale prodotto nelle adiacenti saline veniva impiegato per la produzione del dicloroetano che richiede l’utilizzo del cloro;
– col tempo inizia il graduale ridimensionamento delle attività industriali del sito fino ad arrivare nel 2003 alla sola produzione di soda caustica e dicloroetano;
– a seguito del fallimento del gruppo SIR, lo stabilimento viene trasferito a Eni (prima joint venture Enoxy – Eni/Occidental Petroleum – poi Enichem, già Syndial ora Eni Rewind) ed Enichem avvia un programma di riqualificazione delle attività produttive culminato con l’investimento nell’impianto cloro-soda a tecnologia a membrana, primo in Italia, in sostituzione di quello a mercurio;
– nel 2001 il sito di Assemini rientra all’interno del Sito di interesse nazionale (SIN) Sulcis – Iglesiente – Guspinese;
– la società ferma l’impianto di dicloroetano avviando il piano di riqualificazione del sito sulla base dell’accordo sindacale del 2013 con un investimento di circa 60 milioni di euro;
– nel 2015 viene ceduto il ramo d’azienda della produzione del cloro alla società Ing. Luigi Conti Vecchi SpA (100 per cento controllata Eni Rewind) costituita oggi dagli assets della produzione del cloro e dalle Saline Conti Vecchi;
PREMESSO ulteriormente che:
– sono ormai troppi anni che sentiamo parlare di problematiche legate al sito di Macchiareddu, e nel frattempo abbiamo visto e subìto le chiusure del 90 per cento degli impianti ed anche di produzioni che però continuano ad esistere nello scenario mondiale, tant’è che ENI già nel 2015 ha abbandonato il polo chimico industriale di Sarroch salvaguardandone invece altri nel resto d’Italia;
– abbiamo assistito a drastiche riduzioni degli organici e tagli di asset importanti nelle more di consentire all’azienda il processo di riconversione e sviluppo del sito di Assemini, mai completato, dietro accordi e promesse, sempre disattesi, circa uno sperato rilancio, con investimenti su nuovi progetti e cospicui finanziamenti sostitutivi;
– ora, la decisione da parte di ENI di cedere il ramo d’azienda avrebbe una ricaduta economica negativa senza pari, anche perché la cessione non è in grado di garantire certezze occupazionali; il rischio è che di promesse e impegni fatti in questi anni rimanga in Sardegna, dopo aver per anni contribuito pesantemente anche in termini ambientali alla crescita dell’azienda, un danno economico inestimabile e l’aggravarsi di una crisi che già segna pesantemente tutto il territorio;
CONSIDERATO che il polo di Assemini era stato identificato da ENI come area per lo sviluppo delle tecnologie nel campo delle energie rinnovabili, ma di queste, solo la parte del fotovoltaico convenzionale è stato portato a termine senza che si abbia comunque avuto l’incremento di un solo posto di lavoro, mentre la parte innovativa, denominato CSP, che prevedeva almeno 20 nuovi posti di lavoro, è stata cancellata, e questo nonostante la Regione avesse approvato la contiguità dei due progetti;
APPRESO che l’ENEA ha proposto la creazione di una Hydrogen Valley Green per la Sardegna, e specifico per la provincia di Cagliari, con l’obiettivo di avere una produzione di 300 tonnellate all’anno di idrogeno verde, sarebbe opportuno che ENI, data la sua mission, trasformasse gli asset esistenti in suo possesso, dando loro nuova vita per un futuro sostenibile, e candidasse il sito di Assemini per l’attuazione di tale progetto intercettando anche i fondi europei disponibili;
PRECISATO che che la salina Conti Vecchi è l’unica salina industriale produttiva in mano ad una società italiana a controllo pubblico (ENI), si ritiene che vi sia la possibilità di affiancare le conoscenze professionali per il sostegno agli enti pubblici nella gestione di siti ora non produttivi (vedi Molentargius) e valorizzando quanto già fatto da ENI con la partnership del FAI;
APPRESO che l’ENI, a partecipazione pubblica, abbia in corso delle interlocuzioni con altri privati interessati per discutere la cessione di asset aziendali che sono strategici e vincolanti per la sopravvivenza del sito e di tutto l’indotto, rischiando così che vengano a mancare quei prodotti certificati fondamentali anche per la potabilizzazione delle acque pubbliche;
EVIDENZIATO che il sistema ENI riversa su tutto il territorio interessato un impatto economico, sociale e ambientale non indifferente, e la politica aziendale intrapresa da ENI, che vede la cessione del ramo d’azienda ad un privato, non garantisce certezze occupazionali, anzi mette concretamente a rischio il futuro dei lavoratori diretti e dell’indotto correlato, che per il solo sito di Assemini ammontano a circa 400 unità, a dispetto dell’enorme perdita nei soli ultimi 10 anni di quasi il 66 per cento della forza lavoro precedente;
CONSTATATA la ormai crescente volontà di ENI di voler disimpegnare il sito di Assemini appare quanto meno necessario, nel rispetto dei livelli occupazionali, conoscere le reali intenzioni di ENI nei confronti del sito di Macchiareddu,
impegna il Presidente della Regione
1) ad intervenire in maniera incisiva nei confronti di ENI, ed in sinergia con le parti interessate, affinché garantisca quegli investimenti promessi (e solo in minima parte erogati), necessari anche al compendio della salina ed al suo circuito produttivo, la cui mancanza, avrebbe gravi ripercussioni sul sistema lagunare oltreché sull’indotto lavorativo;
2) a sensibilizzare ENI affinché valuti seriamente la possibilità di puntare su nuove produzioni, in modo da integrare l’attuale assetto impiantistico al fine di realizzare prodotti il cui processo si integri con l’esistente impianto cloro-soda;
3) a rivalutare la possibilità di realizzare nel sito un polo strategico orientato alla ricerca nel campo delle fonti rinnovabili (con un investimento allora stimato in circa 60 milioni di euro) e quindi realizzare un laboratorio permanente per lo sviluppo tecnologico nel campo ambientale ed energetico, affiancato da impianti tecnologicamente avanzati, in modo da attivare il coordinamento con gli istituti sardi come Università e Sardegna Ricerche interessati a collaborare ed essere partner del progetto di circolarità della salina;
4) a garantire il massimo impegno per una conclusione positiva della vertenza al fine di salvaguardare i posti di lavoro e scongiurare la perdita di un ulteriore parte del tessuto economico sardo, già fortemente provato, e garantire, invece, all’isola un’opportunità di sviluppo e competitività.
Cagliari 13 ottobre 2020