CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Mozione n. 232
CADDEO – AGUS – LOI – ORRÙ – PIU – STARA – SATTA Gian Franco – ZEDDA Massimo sulla riapertura degli asili e delle scuole dei comuni della Sardegna.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
– l’Organizzazione mondiale della sanità il 30 gennaio 2020 ha dichiarato l’epidemia da Covid-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale e che in data 11 marzo è stato definito il suo carattere di pandemia;
– con la deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 è stato dichiarato, per sei mesi, lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;
– il 23 febbraio 2020 è stato approvato il decreto legge n. 6 recante “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”, con cui è stata disposta la sospensione dei servizi educativi e scolastici;
– il 2 marzo 2020 è stato approvato il decreto legge n. 9 avente a oggetto “Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid19”;
– allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020 sono stati sospesi su tutto il territorio nazionale congressi, riunioni, meeting, eventi sociali, manifestazioni ed eventi di qualunque natura, eventi e competizioni sportive, servizi educativi, viaggi di istruzione e visite guidate;
– con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell’8 marzo 2020 le misure di cui al precedente decreto sono state ulteriormente inasprite e con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 marzo sono state estese all’intero territorio nazionale, introducendo il divieto di ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico;
– con l’ordinanza n. 4 dell’8 marzo 2020 e con la successiva ordinanza n. 5 del 9 marzo 2020 il Presidente della Regione ha disposto “Misure straordinarie urgenti per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 nel territorio regionale della Sardegna”;
– con il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell’11 marzo sono state poi sospese tutte le attività commerciali che non riguardassero la vendita di beni di prima necessità;
– con il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti n. 117 per il contrasto e la prevenzione della diffusione epidemiologica da Covid-19, di concerto con il Ministro della salute, è stato sospeso il trasporto marittimo da e verso la Sardegna e il trasporto aereo è stato limitato da e verso l’aeroporto di Cagliari esclusivamente per comprovate esigenze lavorative, comprovate necessità o motivi di salute;
– con l’ordinanza n. 9 del 14 marzo 2020 il Presidente della Regione ha emanato le disposizioni attuative del decreto ministeriale;
CONSIDERATO che:
– da quasi due mesi la scuola italiana ha sospeso le attività didattiche per contribuire al contenimento del contagio del Covid-19 nell’intera popolazione; sono state sospese le attività in presenza, ma da quel momento tutti gli insegnanti hanno avviato la cosiddetta “didattica a distanza”, ognuno con le risorse e le competenze in possesso, ma tutti col forte senso di responsabilità imposto da una situazione emergenziale di una potenza imprevista e forse imprevedibile;
– la scuola è stata la prima a chiudere per il Covid-19: ferma dal 22 febbraio in Lombardia e in Emilia Romagna e progressivamente nel resto d’Italia, sembra anche destinata a essere l’ultima a riaprire, senza che nessuno se ne preoccupi, come se si trattasse di una questione marginale di fronte alla necessità di far ripartire il Paese;
– mentre si inizia a parlare di un’ipotesi di riapertura graduale delle attività lavorative e di “ripartenza”, manca una chiara informazione istituzionale relativa a condizioni, termini e modalità di riapertura delle scuole; si parla solo genericamente di una riapertura a settembre, ma a quanto pare si tratta di una riapertura esclusivamente o parzialmente a distanza;
– una ripartenza con genitori che dovrebbero ancora farsi carico dell’accudimento e/o dell’istruzione primaria dei propri figli è impensabile; non si può, quindi, sottovalutare il problema e non pensare alle enormi conseguenze che questo avrà sui minori e sull’organizzazione delle famiglie;
RILEVATO che:
– i bambini, tutti i minorenni e i loro diritti, sono stati pressoché ignorati durante tutta la fase emergenziale dalle istituzioni e presi in considerazioni solo dopo vibranti proteste e mobilitazioni;
– i bambini e gli adolescenti in Italia, chiusi tra le mura delle loro case, rischiano di subire gravi ripercussioni sulla loro crescita;
– è sempre più difficile per i bambini, per gli adolescenti e per le loro famiglie scandire la quotidianità in questa fase delicata, a partire da un’alimentazione spesso disordinata, all’uso smodato dei videogiochi, dall’isolamento all’utilizzo compulsivo dei social e del telefonino, dallo stravolgimento del ritmo sonno-veglia sino alla perdita di concentrazione e motivazione per lo studio;
– questi problemi sono ancora più accentuati per quei bambini che vivono in ambienti piccoli, sovraffollati e privi di spazi adeguati, in famiglie oggi angosciate dal futuro a causa della perdita del lavoro, senza le connessioni e gli strumenti necessari per seguire la didattica a distanza o in famiglie che vivono situazioni di crisi e di conflitto;
– gli anni da zero a sei sono i più importanti della vita, quelli dove si creano tutti gli automatismi emotivi e comportamentali che ci accompagneranno per tutta l’esistenza;
– il bisogno motorio, specie dai tre anni, è la base degli apprendimenti: avere un inceppamento di questo tipo significa, specie se la cosa si protrarrà per altri mesi, creare falle irrimediabili nella formazione psicofisica dell’individuo;
– la socializzazione da 0 a 6 anni è fondamentale, perché nel rispecchiarsi con gli altri e con i limiti da loro imposti, si sviluppano le autoregolazioni, da cui scaturiscono capacità e competenze;
POSTO che:
– è compito della politica garantire il diritto alla salute nel saggio bilanciamento di tutti gli altri diritti dei cittadini, fra i quali quello all’istruzione che non può e non deve essere totalmente (ma neppure parzialmente) sacrificato;
– la scuola deve essere il punto di partenza nella strategia di riapertura del Paese; non si può aspettare a settembre per pensare alla ripresa delle attività scolastiche, è necessario mettere in campo fin da subito, come si sta facendo per il comparto produttivo, una serie di proposte e approfondimenti ispirati alla necessità di innovare spazi, metodi e strumenti didattici;
– l’insegnamento a distanza non può sostituire la scuola; nonostante gli ammirevoli sforzi compiuti dalla grande maggioranza delle persone coinvolte – insegnanti, studenti, genitori e dirigenti – la didattica a distanza non può essere considerata altro che una soluzione di pura emergenza, e, a meno che non ci siano evidenze scientifiche tali da costringere a tenere chiuse tutte le attività siano esse economiche, sociali, culturali, sportive o scolastiche, sarebbe del tutto inopportuno prolungarla oltre l’estate;
– le criticità emerse non sono poche:
– mancanza di infrastrutture pubbliche adeguate (banda larga, piattaforme didattiche digitali, ecc.) e di connessioni domestiche, disomogenea distribuzione tra la popolazione dei dispositivi necessari, insufficiente formazione digitale di docenti e alunni;
– applicazione del distanziamento sociale, di scelte economiche e culturali, in evidente contraddizione con quanto prevede la nostra Costituzione; si sta, infatti, registrando in tutta la sua gravità il problema del divario tra coloro che hanno accesso alle tecnologie digitali e coloro che ne sono esclusi, i quali, nella maggior parte dei casi, sono costituiti dai cittadini che si trovano ai margini della società o in zone disagiate, causando la negazione del diritto allo studio per diverse fasce di popolazione scolastica;
– gravi e incontestabili conseguenze prodotte dal venir meno della scuola come luogo materiale di rapporti umani, tra coetanei e tra adulti e ragazzi; si pensi alla scuola dell’infanzia e a quella primaria che sono imprescindibili come primo fondamentale momento di relazione sociale caratterizzato da continuità e organizzato fra gli esseri umani;
– didattica a distanza non è idonea in assenza di un sostegno adeguato da parte di un adulto, almeno per le fasce di età dei bambini più piccoli e per i bambini e per gli studenti con difficoltà di apprendimento o disabilità;
– asili nido e scuole dell’infanzia, che non possono ricadere completamente sotto la voce “didattica a distanza” e sono tuttavia servizi essenziali, sono usciti del tutto dalla discussione pubblica;
– fuori dalla discussione sono anche gli alunni con disabilità, DSA e BES, per i quali andrebbero previste misure specifiche;
CONSTATATO che:
– la ripresa da parte dei genitori della propria attività lavorativa impedirà a molti di essi la cura e l’assistenza, anche quella didattica, indispensabile in modo particolare per la scuola primaria, ai propri figli minori;
– in caso di figli molto piccoli, per genitori che fossero ancora coinvolti nello smart working, neppure la presenza di una babysitter assicurerebbe la possibilità di riprendere a lavorare; inevitabilmente molti genitori, soprattutto madri di bambini non ancora autosufficienti nei bisogni primari o anche solo nella didattica, saranno indotti a rinunciare al proprio lavoro, o a rinviarlo, proprio per non far venir meno l’assistenza ai propri figli;
– in questa prospettiva sorge per le famiglie la preoccupazione di dover far fronte a un vero e proprio abbandono dei figli per gran parte della giornata, tenuto anche conto che moltissime famiglie non potranno permettersi il costo di una babysitter per tutto il corso della giornata, nonostante i voucher promessi;
– di fronte alla ripresa delle attività lavorative auspicata da tutti, c’è la concreta possibilità che manchino attività di supporto alle famiglie come i centri estivi, su cui per il momento si registra la totale assenza di informazioni e indicazioni;
EVIDENZIATO che:
– mentre il Paese si interroga sulle modalità della ripartenza economica e produttiva, è urgente mettere al centro dei piani di ripartenza gli spazi e le opportunità da assicurare ai bambini e agli adolescenti, sia per quanto riguarda la didattica che le attività extrascolastiche, perché la salute dei minori, sia dal punto di vista fisico che psicologico, sia pienamente protetta e perché venga loro garantito, nel pieno rispetto della sicurezza e della salute, il diritto al gioco e alla socialità;
– è necessario predisporre un piano organico che comprenda sia la scuola sia le attività territoriali e che coinvolga, in rete, tutti gli attori, a partire dalle scuole, le famiglie, le istituzioni locali, l’associazionismo e il volontariato;
– occorre riuscire a garantire a ogni bambino e bambina, ad ogni studente e studentessa, a partire da quelli che vivono nei territori più svantaggiati, un ambiente educativo, ricreativo e di socializzazione protetto e ricco di opportunità, puntando anche sul volontariato e sull’impegno civico per la realizzazione di attività ricreative, culturali, ludiche, sportive e di movimento in generale;
CONSIDERATO inoltre che:
– al contrario di quanto sta accadendo in Italia, per i nostri vicini europei il diritto all’istruzione pare una priorità dei governi, all’interno di una visione articolata e complessiva che ispira globalmente la gestione dell’emergenza, sforzandosi di tenere insieme le esigenze di sicurezza sanitaria, contenimento del contagio, salute psico-fisica della popolazione, ripresa delle attività economiche, scolastiche e sociali;
– in Danimarca, l’idea del governo è che per riprendere una vita normale, chiedendo ai genitori di tornare a lavorare, è necessario che i bambini e i ragazzi tornino a scuola; tutti gli studenti, dall’infanzia alle superiori, dal 20 aprile sono rientrati in classi organizzate con banchi a due metri di distanza, un solo alunno per banco e l’obbligo di lavarsi ordinatamente le mani alla pausa; il governo di Copenhagen è pronto a innestare la retromarcia nel caso in cui il numero dei contagi, ora basso, dovesse crescere di nuovo;
– dal 20 aprile in Norvegia sono stati riaperti gli asili nido e dal 27 aprile le scuole primarie;
– in Spagna, la commissione che si occupa dell’emergenza ha deciso di provare con aperture scaglionate, diverse da regione a regione a seconda della condizione epidemiologica, a partire da maggio;
– in Francia il ministro dell’Istruzione Michel Blanquer ha dichiarato che l’apertura delle scuole sarà progressiva dall’11 maggio seguendo un criterio sociale che privilegia le fasce di popolazione più in difficoltà, da un punto di vista economico e di organizzazione familiare nel conciliare il lavoro con la permanenza a casa dei figli;
– in Germania l’accademia delle scienze nazionale, l’Accademia Leopoldina, ha raccomandato un graduale allentamento delle restrizioni dal 4 maggio, dando priorità agli studenti che stanno completando il loro ciclo (superiori, medie e anche elementari);
VISTO che:
– alcuni comuni italiani si stanno candidando per sviluppare progetti pilota per la ripresa delle attività didattiche in classe;
– il progetto pilota potrebbe prevedere, come proposto, ad esempio, dalla sindaca di Empoli Brenda Barnini, screening a gruppi di insegnanti, educatori e famiglie che rientrano nella sperimentazione, senza lasciar fuori i nidi e la scuola dell’infanzia, magari privilegiando le attività all’aria aperta e ricreando dei micro ambienti che accoglierebbero pochi studenti per volta;
– si potrebbe individuare una tipologia di istituto scolastico dove poter sperimentare le prime forme di riapertura, utilizzando gli spazi comuni degli edifici scolastici per rispettare le distanze, sfruttando tutta la giornata per poter far entrare gruppi più piccoli di alunni;
– anche nella lettera inviata alla Ministra Azzolina il 18 aprile da un gruppo di genitori, insegnanti, pediatri, psicologi, operatori della scuola, si propongono, ad esempio, test sierologici per bambini e ragazzi, a turni ridotti e differiti, l’eliminazione dei momenti di assembramento, supplenze extra per sostituire il personale più a rischio, l’ottimizzazione nell’uso dello spazio nelle aule in rapporto al numero di studenti, l’assunzione di più personale, la massiccia e frequente sanificazione degli ambienti, la conversione a uso scolastico di edifici inutilizzati e di scuole precedentemente chiuse, la riapertura differenziata delle scuole su base regionale, in relazione alle diverse situazioni sociali ed epidemiologiche;
– per far ripartire il mondo della scuola occorre un enorme lavoro di organizzazione, che deve tenere conto di una concatenazione di azioni che vanno dall’uscita di casa e dall’entrata a scuola, fino alla gestione dell’uscita e del rientro a casa, intrecciandosi con altre attività e servizi, a cominciare dal trasporto pubblico, senza dimenticare le problematiche degli alunni con disabilità;
– al fine di restituire a bambini e ragazzi il diritto a un’istruzione adeguata e restituire alle famiglie un servizio fondamentale come la scuola, occorre pensare, programmare e finanziare già da ora le modalità di riapertura e di ritorno tra i banchi;
– molti comuni rischiano di perdere alcuni servizi essenziali per l’infanzia, considerate le difficoltà economiche nella gestione di asili nido e ludoteche durante questa drammatica emergenza e la aleatoria applicazione delle disposizioni del decreto Cura Italia da parte di alcune amministrazioni;
DATO che:
– la Sardegna ha visto una diffusione del virus molto diversa tra un comune e l’altro e potrebbe essere una delle prime regioni italiane a sperimentare la cosiddetta Fase 2;
– l’attuale situazione consente di pensare a una riapertura delle scuole differenziata su base territoriale, in relazione alle diverse situazioni sociali ed epidemiologiche;
– molti comuni sardi, sia per le condizioni climatiche favorevoli sia per le caratteristiche dei propri istituti scolastici, potrebbero essere interessati ad attivare progetti pilota che favoriscano la didattica all’aperto,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale a
1) pensare, programmare e finanziare fin da ora le modalità di riapertura degli asili nido e delle scuole, valutando una riapertura differenziata su base territoriale, in relazione alle diverse situazioni sociali ed epidemiologiche;
2) attivare, in coordinamento con i dirigenti scolastici e l’Ufficio Scolastico Regionale, il lavoro di organizzazione della riapertura di asili nido e scuole dell’isola, tenendo conto di una concatenazione di azioni che vanno dall’uscita di casa e dall’entrata a scuola, all’attività di sostegno e educativa per gli alunni con disabilità, alla riorganizzazione degli spazi all’interno delle aule, fino alla gestione dell’uscita e del rientro a casa, intrecciandosi con altre attività e servizi, a cominciare dal trasporto pubblico;
3) promuovere gruppi di coordinamento che coinvolgano anche psicologi e pedagogisti, educatori che operano nelle ludoteche e negli spazi culturali comunali, al fine di rafforzare la collaborazione tra amministrazione e privati e trovare le più idonee soluzioni per i servizi per l’infanzia;
4) verificare quali comuni siano interessati ad attivare progetti pilota di riapertura di asili nido e scuole;
5) valutare la possibilità di effettuare monitoraggio sanitario ai gruppi di insegnanti, educatori e famiglie che rientrano nella sperimentazione, test sierologici per bambini e ragazzi, tempi scolastici ridotti e differiti, eliminando i momenti di assembramento, prevedere supplenze extra per sostituire il personale più a rischio, ottimizzare l’uso dello spazio nelle aule in rapporto al numero di studenti, assumere più personale, sanificare gli ambienti, convertire a uso scolastico edifici inutilizzati e scuole precedentemente chiuse, anche attivando una linea ad hoc sul progetto Iscol@;
6) valutare di attivare un bando straordinario di servizio civile per impegnare i ragazzi e le ragazze in attività educative, ricreative e motorie, anche estive, con il duplice obiettivo di ridurre da un lato la perdita di una certa quota di apprendimento accumulata durante i mesi dell’emergenza e, dall’altro, di promuovere la partecipazione attiva di tanti giovani usciti dal sistema dell’istruzione e ancora fuori dal mondo del lavoro;
7) invitare le amministrazioni comunali a provvedere al pagamento dei gestori privati dei servizi educativi e scolastici sulla base di quanto iscritto nei bilanci di previsione, come autorizzato dal decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, articolo 48, comma 2, anche durante la sospensione dei servizi a causa dell’emergenza epidemiologica.
Cagliari, 23 aprile 2020