CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVI LEGISLATURA
Mozione n. 58/7
MOZIONE COSSA – MARRAS – SALARIS – SATTA Giovanni Antonio – LAI – COCCO sul superamento della condizione di “insularità digitale” e del digital divide della Sardegna.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che tra le tante forme di svantaggio legate alla condizione d’insularità della nostra regione quella del divario digitale (digital divide) riveste assoluta rilevanza e caratura strategica perché incide sulla vita quotidiana di tutti i cittadini;
CONSIDERATO che:
– l’indice di infrastrutturazione della Sardegna è in tutti i settori (dalla scuola, ai trasporti, all’edilizia scolastica e sanitaria) il più basso d’Italia, come dimostrano le tabelle elaborate dagli istituti di ricerca;
– l’infrastrutturazione digitale, poiché si ricollega direttamente ai diritti civili e di cittadinanza, dev’essere collocata in una posizione diversa dalla generalità delle infrastrutture (basti pensare, ad esempio, alla sua rilevanza in ordine alle politiche sulle zone interne, sul senso di marginalità e sullo spopolamento);
EVIDENZIATO che:
– il divario digitale rappresenta il muro di confine tra chi ha accesso a internet e chi non lo ha o tra chi ne dispone con standard e livelli elevati e chi invece con parametri modesti e penalizzanti, comportando in pratica l’esclusione dai benefici del progresso tecnologico e dell’innovazione e perciò una grave discriminazione in relazione ai diritti esercitabili da tutti i cittadini con l’avvento della società digitale;
– esso finisce pertanto per essere causa di divario sociale, economico e culturale, e crea un inaccettabile divario democratico perché altera le condizioni di partecipazione e di consapevolezza alla vita politica e sociale;
– talora comporta anche per molti cittadini sardi una difficoltà supplementare addirittura a ottemperare alla legge, come nel caso della fatturazione elettronica, in ordine alla quale lo Stato ha dato per scontato che nei rapporti tra cittadini e fisco tutti i cittadini si trovassero nelle condizioni ottimali per adempiere a siffatto obbligo;
– tra le categorie più minacciate dall’esclusione digitale – poiché, dati gli indici demografici, il dramma occupazionale in Sardegna riflette conseguenze ancora più nette – figurano tutti coloro che, essendo in possesso di bassi livelli di scolarizzazione, non sono in grado di utilizzare gli strumenti informatici; gli anziani (“digital divide intergenerazionale”), le donne, specie se inoccupate (“digital divide di genere”), le persone con disabilità ;
– il diritto alla cittadinanza digitale è ormai da anni consacrato dalle Nazioni Unite alla stregua dei diritti fondamentali dell’uomo, e la stessa magistratura italiana oramai si pronuncia in modo univoco a difesa dell’effettività e dell’esigibilità di questo “nuovo” diritto;
– il divario digitale aumenta il gap in termini di opportunità e di diritti e non consente alla nostra Regione di progredire in campi prioritari strategici quali ad esempio:
– le politiche sull’istruzione, in ordine alle quali il Ministero competente ha adottato già nel 2015 il “Piano nazionale per la scuola digitale in sinergia con la programmazione europea e regionale e con il Progetto strategico nazionale per la banda ultra larga”;
– il monitoraggio e la tutela del territorio:
– i sistemi di prevenzione e allerta della popolazione in materia di protezione civile;
– la realizzazione di efficaci reti di “telemedicina” che possono migliorare la qualità della salute e ridurre in modo consistente i costi della mobilità passiva in campo sanitario;
– lo sviluppo di nuovi mercati per le imprese sarde e la nascita di start up;
– le sinergie tra enti locali e l’associazionismo dei comuni per erogare migliori servizi e semplificare i rapporti coi cittadini;
– l’informatizzazione dei processi di produzione in agricoltura e l’innovazione nel settore dell’agro-industria.
– consentire alla Sardegna, in tutte le sue parti, un veloce e stabile servizio di accesso alla rete significa realizzare pertanto un’autentica riforma economica e sociale;
– l’eliminazione di questo divario infrastrutturale deve rappresentare un obiettivo decisivo per ogni politica di sviluppo locale, sia in termini di servizi alla cittadinanza che di realizzazione di effettive condizioni di competitività per le imprese;
PRESO ATTO che:
– nel 2015 il Governo italiano ha approvato la strategia italiana per la banda ultralarga che rappresenta il quadro nazionale di riferimento per le iniziative pubbliche a sostegno dello sviluppo delle reti a banda ultra larga; in particolare, detta strategia sostiene, tramite fondi nazionali (FSC) e fondi comunitari (FESR e FEASR) un modello ad “intervento diretto”, autorizzato dalla Commissione europea in relazione alla disciplina sugli aiuti di Stato;
– l’obiettivo è quello di costruire una rete passiva di proprietà pubblica che verrà messa a disposizione di tutti gli operatori che vorranno attivare servizi verso cittadini ed imprese;
– l’intervento pubblico garantisce a tutto il territorio – e non solo alle aree economicamente appetibili da parte de soggetti privati – l’accesso ai mezzi di comunicazione tramite la rete a banda ultra larga e contribuire in modo significativo alla coesione sociale;
– evidenziato che il MISE ha classificato i comuni italiani in 4 fasce (clusters), a seconda che siano da considerare totalmente o quasi “a premio di mercato” (aree nere e grigie) o totalmente o quasi a fallimento di mercato” (aree bianche);
– in Sardegna su 377 comuni ben 310 sono aree bianche (e di questi 296 in quarta e ultima fascia), il che significa che in Sardegna tutti i centri maggiori e i centri più rilevanti della fascia costiera sono attualmente serviti da gestori privati, mentre tutto il resto dell’isola non lo è;
– la Regione nel 2015 e nel 2018 con appositi accordi di programma e relativi piani operativi ha definito le proprie linee d’intervento per le aree bianche, destinando complessivamente una cifra di quasi 140 milioni di euro interamente coperti dai fondi FESR e FEASR;
– allo stato attuale i lavori di posa della fibra sono stati ultimati in 223 comuni su 296 (con riferimento al primo APQ del 2015), e di questi circa 140 sono stati collaudati;
– paradossalmente in nessuno di questi comuni è stata “illuminata” la fibra, con la conseguenza che è stata realizzata una infrastruttura al momento del tutto inutilizzata; ciò concretizza un grave inadempimento da parte di Telecom Italia che aveva sottoscritto precisi impegni in tal senso;
– la Regione non ha alcuno strumento coattivo per obbligare il gestore ex monopolista a rispettare tempi certi e numeri certi per illuminare la fibra;
– non ha alcun senso parlare di aree bianche se si tollera che la fruizione di questo diritto di cittadinanza possa dipendere in 310 comuni della Sardegna dall’arbitrio di una società di telecomunicazioni, i cui legittimi scopi di tipo privatistico/finanziario non debbono pesare sullo sviluppo della nostra Isola;
– è indispensabile che la Regione assuma un ruolo più incisivo sia in termini di governance che di supervisione, anche in collaborazione con Infratel Italia, società in house del MISE incaricata della realizzazione della rete passiva nelle aree bianche in tutto il territorio nazionale,
– la realizzazione del Progetto banda ultra larga Sardegna non può essere ridotta a fatto meramente tecnico-operativo, quasi a volerne “inertizzarne” la portata, bensì come priorità politica ancorata ad una visione strategica verso un futuro legato alle tecnologie digitali,
impegna il Presidente della Regione
1) a intervenire presso il Governo nazionale perché riconosca un ruolo sempre più attivo alla Regione, che le consenta di programmare e porre in essere adeguate “misure d’accompagnamento” e di sostegno economico alle famiglie, alle imprese ed alle istituzioni scolastiche per affrontare i costi del servizio in abbonamento;
2) ad avviare una interlocuzione con il Governo italiano – che tramite la Cassa depositi e prestiti detiene una significativa quota partecipativa sia nell’azionariato di Telecom Italia che nell’azionariato di Open Fiber – a non abdicare alla propria missione pubblicistica favorendo la concreta fruizione da parte delle famiglie e delle imprese di un’infrastruttura di enorme rilevanza strategica;
3) ad esigere che siano resi certi i tempi di realizzazione della rete e dell’effettiva illuminazione della stessa mediante un cronoprogramma d’interventi realistico e verificabile;
4) a promuovere un tavolo inter-assessoriale che valorizzi al meglio le opportunità e gli sviluppi che la diffusione della banda larga è in grado innescare nel tessuto socio-economico della Sardegna.
Cagliari, 23 agosto 2019
La presente mozione è stata approvata dal Consiglio regionale nella seduta del 1° ottobre 2019.