Discorso di insediamento

Mi sento impegnato, come sardo e come primo presidente dell’Assemblea sarda, espressione del più grande partito federalista italiano, la Lega di Matteo Salvini, nelle iniziative e nelle azioni per il rilancio della specialità, così come offro piena collaborazione perché si favorisca l’apertura di confronto con lo Stato, con l’obiettivo di vedere riconosciuti alla Sardegna quei poteri e quelle funzioni che sono oggi necessari per vincere le sfide politiche, sociali ed economiche dei nostri tempi.

Le aspettative per una stagione politica nuova e per un tempo di riforme profonde credo siano evidenti a tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio, ed è quindi conseguente l’invito ad uno sforzo di straordinaria compattezza, pur nel rispetto dei rispettivi ruoli di maggioranza e opposizione, perché un nuovo statuto, una nuova legge statutaria e una nuova legge elettorale, non restino anche questa volta nel paragrafo degli auspici e dei buoni propositi.

Allo stesso modo, serve dare risposte urgenti ai nostri Enti Locali che negli ultimi anni, insieme con la riduzione delle risorse statali, hanno dovuto fare i conti con una riforma regionale che ha mostrato limiti evidenti e acuito il divario e le disparità di trattamento tra i diversi territori.

Lo dico senza infingimenti e con chiarezza: auspico un ridisegno degli Enti Locali, una ripresa di ruolo e funzione per gli enti intermedi e un riequilibrio degli assetti tra il Sud e il Nord dell’Isola con l’istituzione della Città metropolitana di Sassari.

Auspico soprattutto che cessi nella forma e nella sostanza, la sensazione e la percezione che la Regione possa pensare ad una Sardegna a due velocità, ma soprattutto con diverse opportunità a seconda delle latitudini.

Ritrovare una visione di insieme che valorizzi, tuttavia, le diversità e le peculiarità dei territori è una necessità non più derogabile per la classe politica sarda, e aggiungo per la maggioranza di governo scelta dai sardi.

È la premessa necessaria per affrontare con successo le troppe questioni insolute che per troppo tempo ci hanno relegato nel sottosviluppo.

Energia, credito e trasporti sono i temi che stanno lì a certificare che i gap storici della Sardegna sono ancora tutti da essere colmati.

Restiamo la Regione con la più alta bolletta energetica, con le note penalizzazioni per i conti delle famiglie e per i bilanci delle imprese superstiti, nelle sempre più desolate aree industriali della nostra Isola.

Siamo una Regione che aveva una banca, e che ha perso il governo delle politiche del credito, prima ancora degli sportelli e il controllo di quella che solo nominalmente può dirsi banca di Sardegna.

La continuità territoriale per una serie di concause e di responsabilità, che è superfluo ricordare in questa sede, non è più la garanzia per vedere riconosciuto il diritto alla mobilità che per i sardi significa il diritto alla libertà.

Un esempio su tutti è quello dell’aeroporto di Alghero. Negli ultimi tempi è diventato una sorta di “ambulatorio” periferico, un ritrovo occasionale e quasi clandestino per pochi “intimi”, una specie di “zattera” su cui atterranno voli stanchi e rassegnati lasciati un po’ al buon cuore di chi li “concede”. Entro breve termine dovrà essere in grado di offrire adeguati collegamenti nazionali e internazionali e accogliere milioni di passeggeri.

Non penso solo a chi deve ‘arrivare’ in Sardegna, ma anche ai nostri giovani che hanno il diritto di muoversi e di sentirsi parte di un mondo che non sta solo dentro i confini del mare. Liberi di andare e contenti di tornare, se sapremo creare un mondo adatto alle loro esigenze, speranze e aspettative.

A proposito di giovani, voglio esprimere un pensiero per Alberto Melone, morto ingiustamente a diciotto anni.

“Siamo tutti colpevoli” ha detto il vescovo Morfino. “Non c’è da alzare dita, da indicare rei e correi, ognuno di noi è responsabile”.

Il nostro compito è quello di tenere i ragazzi lontani da un mondo che non ci e gli appartiene.

Il nostro dovere è quello di fornire loro, tutti gli strumenti necessari per poter crescere adulti responsabili e ricchi di valori famigliari e sociali.

Io, per primo, farò quanto è nelle mie possibilità per stare vicino e ascoltare i ragazzi di tutta la Sardegna.

È necessario che la scuola, in questo senso, svolga un ruolo sociale sempre più consapevole. Per i nostri ragazzi è utile un modello di apprendimento dinamico e sempre più al passo con i tempi. Abbiamo bisogno di una scuola che formi gli uomini e le donne di domani con valori etici e morali imprescindibili e con una preparazione adeguata che li renda cittadini del mondo e di alto profilo culturale.

A noi serve una grande legge regionale per fare una grande scuola sarda.

E a questo mondo vorrei poter guardare con gli occhi di mio figlio, vorrei essere un protagonista attivo di quel futuro che lui sogna con tante speranze e solide ambizioni.

Servono, dunque, su questi e altri temi chiave, decisioni chiare e assunzioni di responsabilità precise e nette. Non è, infatti, più il tempo delle lungaggini e dei sotterfugi.

È il tempo del buonsenso e delle scelte fatte nell’esclusivo interesse dei sardi.

Così come risposte puntuali meritano le imprese e gli operatori del comparto dell’edilizia, della ricettività, dell’artigianato e del turismo che ormai da tempo invocano la definizione di nuove regole in materia di urbanistica e paesaggio, così da poter orientare efficacemente investimenti, azioni e risorse in un quadro di certezze normative e regolamentari.

Il giusto equilibrio tra la tutela dell’ambiente e lo sviluppo urbanistico è l’obiettivo condiviso, ma tradurlo in un provvedimento coerente, snello, comprensibile e sburocratizzato è l’impresa che ci attende nella legislatura che va ad incominciare.

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