Discorso di insediamento
Presidente PAIS – 16 APRILE 2019
Signor Presidente della Regione,
assessori, colleghe consigliere e colleghi consiglieri
mi rivolgo non senza emozione all’intera assemblea sarda per far arrivare a ciascuno di voi un saluto non formale, insieme con gli auguri di buon lavoro, in questa seduta di insediamento che segna l’avvio della Sedicesima Legislatura che si apre nel settantesimo anniversario della nostra Autonomia speciale.
Saluto il Presidente, la Giunta e il Consiglio uscenti e indico alla politica e alle istituzioni l’unico obiettivo che deve animare il nostro impegno, con spirito unitario, senso di responsabilità e passione, e cioè, il bene della Sardegna e di tutti i sardi.
«Noi siamo sardi – ha scritto Grazia Deledda – siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri» che per secoli è stata però terra di conquista e di dominazioni ma anche e soprattutto di resistenza, di ribellione, di riscatto.
Mi piace utilizzare le parole della più famosa tra le scrittrici sarde e dell’unica italiana a vincere il premio Nobel per la letteratura, per ricordare a tutti noi che siamo anche il prodotto di tante culture e di mescolanze che hanno arricchito e dato un colore multiforme alla nostra esistenza.
Lo conferma la storia della città nella quale vivo e sono nato e lo certifica quella dei tanti paesi della nostra Sardegna: siamo stati e continuiamo a rappresentare un approdo ospitale per i tanti che qui hanno cercato e realizzato, nel rispetto delle leggi e della civile convivenza, un futuro migliore e una vita più giusta.
Ed è per questo che affermo – in apertura del mio intervento – che non c’è nessuno che può sentirsi autorizzato a banalizzare i temi alti e delicati della democrazia e del sociale, strumentalizzando posizioni legittime e largamente condivise in materia di integrazione, di diritti, di rispetto delle persone e della solidarietà.
Per noi parla, infatti, la nostra storia secolare, parlano i nostri valori, la nostra tradizione e la nostra cultura.
Valori che riaffermiamo in tutta la loro grandezza quando indichiamo come priorità quella di rimettere al centro della nostra azione politica e di governo chi questa terra la abita, la vive, e chi combatte ogni giorno per restare qui dove è nato e non essere più costretto a trovare altrove le ragioni, e la sostanza, di una esistenza degna e di una vita fatta di soddisfazioni semplici.
Significa in sintesi, dare una mano a chi questa terra ha contribuito a farla crescere e a chi la difende e la protegge, valorizzando nella quotidianità delle proprie azioni e del proprio lavoro, i suoi punti di forza e il suo immenso patrimonio materiale e immateriale.
In poche parole, questo vuol dire “prima i sardi”. Non altro. Tutti insieme dobbiamo lavorare concretamente per risollevare i destini di questa terra e offrire così alla nostra Sardegna una nuova opportunità per riemergere, per rialzarsi con più determinazione e affrontare, per vincerle, le sfide dello sviluppo e del lavoro.
Le troppe vertenze insolute ci indicano ancora una volta “l’emergenza lavoro” come necessità urgente nella nostra terra.