CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Interrogazione n. 818/A
CORRIAS – GANAU – COMANDINI – DERIU – MELONI – MORICONI – PINNA – PISCEDDA, con richieste di risposta scritta, sul riconoscimento di indennizzi in favore del personale sanitario impegnato nell’assistenza domiciliare e dipendente di cooperative e organismi privati.
***************
I sottoscritti,
premesso che:
– il decreto legge 17 marzo 2020, n. 18 come modificato dall’articolo 2, comma 6, del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con legge 17 luglio 2020, n. 77, ha previsto un finanziamento per incentivi in favore del personale dipendente delle aziende e degli enti del Servizio sanitario locale direttamente impiegato nelle attività di contrasto all’emergenza epidemiologica Covid-19, pari a euro 12.080.409;
– la Regione, a incremento delle risorse statali, ha successivamente stanziato ulteriori risorse regionali, pari a euro 2.800.000, per un ammontare complessivo di euro 14.880.409;
– con la deliberazione n. 49/12 del 30 settembre 2020, la Giunta regionale ha disposto il riconoscimento di incentivi a favore del personale dipendente dalle Aziende del Sistema sanitario regionale (SSR) direttamente impiegato nelle attività di contrasto all’emergenza epidemiologica Covid-19. Il riconoscimento, dispone la deliberazione, dovrà riguardare tutto il personale dipendente a tempo indeterminato e determinato del SSR direttamente impiegato nell’attività di contrasto all’evento pandemico secondo le modalità definite negli allegati A e B della stessa deliberazione, demandando alla Direzione generale della sanità la gestione degli interventi e il riparto delle risorse finanziarie disponibili;
– nelle premesse della deliberazione è riferito che “l’emergenza epidemiologica Covid-19 ha comportato la riorganizzazione delle attività sanitarie ospedaliere e territoriali al fine di garantire una maggiore efficienza e adeguatezza negli interventi della presa in carico di pazienti affetti da Covid-19” e che in conseguenza di ciò “è mutata la complessità del lavoro del personale dipendente delle Aziende Sanitarie coinvolto e impegnato nella gestione della emergenza epidemiologica e nelle relative attività collegate. Tutti i professionisti impegnati hanno dimostrato un notevole spirito di sacrificio, una grande abnegazione e dedizione al lavoro nonostante le difficili e critiche condizioni di lavoro conseguenti all’impatto sul sistema sanitario della nuova patologia”;
evidenziato che:
– le aziende sanitarie sono tenute a garantire alle persone non autosufficienti o in condizioni di fragilità , l’assistenza sanitaria a domicilio, codificata nelle forme dell’Assistenza domiciliare integrata (ADI), attraverso l’erogazione delle prestazioni mediche, riabilitative, infermieristiche e di aiuto infermieristico necessarie e appropriate in base alle specifiche condizioni di salute della persona;
– come ben esplicitato sul sito tematico della Regione “Sardegna salute”, “l’Assistenza domiciliare integrata (ADI) è un servizio che le aziende sanitarie svolgono direttamente a casa delle persone malate. Lo scopo è quello di garantire un insieme coordinato di attività mediche, infermieristiche e riabilitative per la cura e l’assistenza dei pazienti nel proprio domicilio evitando, quando possibile, il ricovero in ospedale e assicurando una migliore qualità di vita dei malati. È rivolto a persone parzialmente o totalmente non autosufficienti, in modo temporaneo o protratto o affette da patologie croniche. È caratterizzato da un approccio multidisciplinare degli interventi che coinvolge, in un lavoro di équipe, diverse professionalità in grado di assistere e dare supporto al paziente e ai suoi familiari”;
– presso alcune aziende sanitarie il servizio ADI è esternalizzato ed è affidato a cooperative sociali o ad altri organismi privati che assicurano l’assistenza attraverso il proprio personale dipendente composto da infermieri, fisioterapisti, logopedisti, operatori socio-sanitari, ecc.;
rilevato che:
– la riorganizzazione delle attività sanitarie, sia ospedaliere che territoriali, imposta dall’emergenza epidemiologica, di cui si riferisce nella citata deliberazione 49/12, si è comunque riverberata anche nell’Assistenza domiciliare integrata prestata da professionisti sanitari che dipendono da cooperative e da organismi privati;
– soprattutto nelle comunità periferiche e rurali, in quelle distanti da poliambulatori e presidi ospedalieri, l’ADI ha visto incrementare il proprio lavoro in quanto è dovuta intervenire a sostegno e integrazione di un servizio sanitario che ha sconsigliato alle categorie fragili di recarsi nei presidi ospedalieri anche per le prestazioni ordinarie, che ha aumentato le dimissioni dagli ospedali e ha limitato i ricoveri ai casi di estrema urgenza;
– il servizio di assistenza domiciliare è stato in ogni caso garantito nonostante le incertezze iniziali, la mancanza di informazioni certe sui casi di positività e il conseguente alto rischio per la sicurezza dei lavoratori e degli assistiti;
considerato che al personale sanitario dei presidi ospedalieri, il cui lavoro è tutelato da maggiori misure di sicurezza, è stato riconosciuto il diritto a un’indennità che non è invece prevista per il personale sanitario che presta il proprio servizio nell’Assistenza domiciliare per conto di cooperative o altri organismi privati che non rientra tra i potenziali beneficiari del riconoscimento disposto con la citata deliberazione 49/12, perché pur trattandosi di professionisti che, anch’essi, si sono contraddistinti per “un notevole spirito di sacrificio, una grande abnegazione e dedizione al lavoro nonostante le difficili e critiche condizioni di lavoro”, non sono alle dirette dipendenze del SSR;
ritenuto che:
– sia gravemente discriminatorio non riconoscere alcun beneficio ai professionisti sanitari che operano a domicilio solo perché non inquadrati direttamente alle dipendenze del SSR, pur lavorando per conto delle aziende sanitarie che hanno esternalizzato il servizio;
– il rischio di esposizione al contagio, così come l’incremento del lavoro ordinario dovuto all’evento pandemico, meriterebbero di essere riconosciuti e indennizzati anche ai professionisti sanitari dell’assistenza domiciliare,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale, per sapere:
1) se abbiano contezza della grave disparità che si verrebbe a creare tra il personale sanitario direttamente dipendente dal SSR e personale sanitari che opera per conto del SSR ma dipende da cooperative o altri organismi privati;
2) se non ritengano doveroso riconoscere gli indennizzi anche al personale sanitario che, garantendo e assicurando le prestazioni domiciliari, ha dimostrato professionalità e competenza pur operando in una condizione di pari o addirittura maggiore esposizione al rischio;
3) se non ritengano opportuno recuperare ulteriori risorse finanziarie da destinare al riconoscimento di indennizzi per il personale sanitario che ha operato e opera a domicilio ed è dipendente da cooperative e organismi privati, impegnandosi a definire un Piano specifico che ne definisca modalità e criteri di ripartizione.
Cagliari, 7 gennaio 2021
Â