CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Interrogazione n. 575/A
COSSA – MARRAS – SALARIS – SATTA Giovanni Antonio, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di tutela e valorizzazione del sito archeologico di Mont’e Prama, in Comune di Cabras.
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I sottoscritti,
premesso che:
– il sito di Mont’e Prama è universalmente noto per il rinvenimento di numerose statue, sculture e tombe di valore archeologico, talmente rilevante al punto che nel 2005 – ancora prima dei successivi straordinari ritrovamenti – l’allora Soprintendente Francesco Nicosia aveva affermato trattarsi della “scoperta relativa al Mediterraneo più importante del Novecento”;
– fra il 1979 e il 1998 il sito fu saccheggiato da trafugatori di reperti (cfr Relazione Soprintendenza 8 giugno 2017);
– nel 2013 le indagini geofisiche rivelarono la probabile ulteriore presenza di anomalie sotto lo strato vegetale recente (Università di Cagliari);
– le prospezioni geofisiche successive diedero seguito a nuovi importanti ritrovamenti di statue, betili e modelli di nuraghe (cfr. relazione prof. Ranieri alla Fondazione di Sardegna);
– dal 2015 il proprietario dei terreni limitrofi alla necropoli già “scavata” avviò l’impianto di una vigna, scassando di conseguenza i terreni (cfr La Nuova Sardegna);
– nel 2016 la Soprintendenza sottopose i terreni a sola “tutela indiretta, affermando la non attendibilità delle “anomalie ” documentate dalle prospezioni frutto dei rilievi delle Università di Sassari e Cagliari;
– nel 2016 la Soprintendenza rinvenne, in quattro saggi effettuati, ulteriori reperti all’interno delle vigne già impiantate;
– nel 2017 parte del vigneto fu sottoposto a tutela diretta;
– nel 2019 il professor Zucca dell’Università di Sassari lamentò pubblicamente (www.sardegnaeliberta.it) di essere stato “fatto fuori” dagli scavi e ricordò che la protesta dell’Università di Sassari fu formalizzata dal Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione con una delibera del gennaio 2019 nella quale è riportata l’esegesi normativa in materia (Statuto speciale per la Sardegna, legge regionale n. 1 del 1958, legge regionale n. 10 del 1965, legge regionale n. 28 del 1984, legge regionale n. 14 del 2006) che contraddice la conformità dell’operato della Soprintendenza ed è denunciato il fatto che due professori universitari avessero inviato alla Giunta regionale una proposta, su basi scientifiche e giuridiche, di esproprio delle aree circostanti il sito di Mont’e Prama, ma che la proposta non ebbe risposta, neppure di cortesia;
considerato che nel corso dell’ultimo decennio sono state innumerevoli le pubblicazioni e gli articoli in cui si dava evidenza pubblica con grandissimo risalto alle citate prospezioni, i risultati delle quali erano ben noti soprattutto agli operatori di settore, università, ministero e soprintendenze;
rilevato che del sito archeologico di Mont’e Prama – particolarmente vasto e complesso – non è stato ancora possibile individuare i confini, soprattutto per l’impossibilità di effettuare scavi nelle aree private, che dovrebbero a tal fine essere acquisite o espropriate;
visto che i ritardi e le carenze di tutela hanno consentito l’impianto della vigna e il lievitare degli eventuali costi di un esproprio;
appurato che, paradossalmente, la vigna è stata realizzata anche con contributi pubblici, per cui l’incuria e la mancata tutela provocano doppio danno alla pubblica fiscalità;
sottolineato che lo stesso sito ha necessità di urgenti ed estesi interventi di tutela e di indagine archeologica da parte delle istituzioni regionali e nazionali preposte, allo scopo di conoscere compiutamente le sue potenzialità e di procedere quindi a una sua adeguata e indifferibile valorizzazione;
auspicando che Mont’e Prama riceva quelle cure alle quali un bene del Patrimonio ereditario, dall’inestimabile valore identitario, culturale ed economico, dovrebbe ordinariamente ricevere,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere se:
1) siano a conoscenza di quanto sopra esposto, peraltro da tempo riportato più diffusamente, nel corso degli anni, dai vari media regionali ed extra-regionali;
2) non ritengano di doversi attivare al fine di chiarire chi fra la Soprintendenza e le Università della Sardegna abbia ragione, dal momento che le loro affermazioni sono opposte;
3) non ritengano che l’intero compendio meriti attenzione e cure maggiori rispetto a quanto sin qui visto e fatto;
4) non ritengano di dover intervenire presso le istituzioni competenti, al fine di garantire al citato sito di dichiarata valenza archeologica e identitaria, la tutela e la valorizzazione necessarie ad esaltarne le potenzialità a fini turistici e scientifici;
5) non ritengano, infine, che non solo Mont’e Prama o il Sinis ma l’intero patrimonio ereditario della antica civiltà sarda meriti miglior sorte storiografica, maggior centralità identitaria e maggior valorizzazione economica.
Cagliari 3 luglio 2020