Interrogazione n. 316/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 316/A

(Pervenuta risposta scritta in data 05/08/2020)

COSSA – MARRAS – SALARIS – SATTA Giovanni Antonio, con richiesta di risposta scritta, sui disagi per gli allevatori sardi derivanti dalla delimitazione della zona di sorveglianza relativa ad un focolaio di “Blue tongue” registrato nel settembre 2018.

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I sottoscritti,

premesso che i vincoli e gli oneri connessi al blocco delle movimentazioni determinate dalla Blue tongue, continuano a creare disagio e aggravio di costi agli allevamenti bovini e ovini del centro Sardegna, nonostante non si siano registrati focolai da più di 12 mesi;

considerato che nel Nuorese e in Ogliastra compresa, dove viene allevato oltre il 40 per cento del patrimonio bovino da carne dell’isola ed 1/3 del patrimonio ovino con quasi 1.000.000 di capi distribuiti in circa 4000 aziende, gli allevatori, per poter movimentare il proprio bestiame, si trovano costretti a sostenere i costi derivanti dall’esame della PCR, ammontanti ad euro 25,08 a capo;

evidenziato che lo stesso onere è sostenuto da decine di allevamenti ovini, aventi pascoli prospicienti o limitrofi la provincia di Sassari, nonostante quest’ultima sia attualmente priva di vincoli e nonostante l’Assessorato regionale della sanità, con nota del 29 gennaio 2019, Prot. n. 2009, abbia espresso parere favorevole alla movimentazione degli animali appartenenti a corpi aziendali principali ricadenti nella Provincia di Nuoro verso pascoli di proprietà degli stessi, ma ubicati invece nei territori comunali della confinante Provincia di Sassari, in quanto le movimentazioni sono necessarie per le ottimali gestioni delle aziende e per un’ottimale sfruttamento delle risorse alimentari;

constatato che dette procedure sono state attivate a seguito della comparsa nel settembre 2018 nel sud Sardegna, precisamente in agro di Teulada, del sierotipo BTV3 (già segnalato esattamente un anno prima, nel 2017, in Sicilia e nel nord Africa) e della delimitazione della zona infetta (per un raggio di 20 km) e successivamente estesa a “zona di sorveglianza” (raggio di 150 km);

appreso che nel caso del sierotipo BTV3 verificatosi nel teuladino nel mese di settembre 2018 l’ipotetica zona di sorveglianza lambiva i comuni di Orgosolo e Fonni e non poteva riguardare tutta la Provincia di Nuoro e che sono stati poi accertati ulteriori focolai secondari, relativi al medesimo sierotipo nella zona di Sant’Anna Arresi e paesi limitrofi, ma inspiegabilmente la zona di sorveglianza non è stata ricalcolata;

considerato, inoltre, che successivamente al manifestarsi del sierotipo, su indicazione dell’Osservatorio epidemiologico, sono state distribuite sul territorio regionale un congruo numero di sentinelle, che vengono sottoposte a verifiche con frequenza mensile, e nella provincia di Nuoro non è stata riscontrata nessuna positività, nonostante dal settembre 2018 ad oggi l’Azienda sanitaria abbia testato centinaia di capi bovini con un numero di prelievi che supera abbondantemente il numero delle sentinelle dislocate sul territorio;
valutato che la zona di sorveglianza viene solitamente revocata a 2 anni di distanza dall’ultimo focolaio e pertanto si desume che le movimentazioni, in assenza di sierotipi circolanti, potranno riprendere liberamente a settembre 2020;

evidenziato che l’unico modo per poter movimentare gli animali è quello di sottoporli ad esame sierologico (PCR) una settimana prima e che il costo dell’esame risulta per gli allevatori sardi troppo esoso se non supportato da un intervento regionale di sostegno, come previsto da altre regioni italiane (es. la Sicilia);

ricordato che il numero di capi bovini movimentati extra Regione dalla Provincia di Nuoro nell’ultimo anno è pari a euro 4.835 per un costo esami complessivo di euro 121.262;

tenuto conto che la legge 21 maggio 2019, n. 44 equiparava tutto il territorio nazionale per i diversi sierotipi B.T. e permetteva la libera movimentazione su tutto il territorio nazionale, ma lasciava poi alle regioni riceventi la decisone di concedere o meno l’assenso all’ingresso degli animali e proprio tutte le regioni dove la Sardegna esporta vitelli hanno dato un responso negativo;

verificato che la Coldiretti Sardegna ha inoltrato negli ultimi anni diverse note agli assessorati regionali competenti per segnalare l’esigenza di abbattere i costi derivanti dall’esame sierologico della PCR o quanto meno di sperimentare un adeguato vaccino di contrasto;

sottolineato che a tutt’oggi 3 province sarde su 4 soffrono i disagi di tale situazione, che incide pesantemente sulla competitività delle aziende sarde,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per sapere:
1) se siano a conoscenza di quanto su esposto;
2) se non ritengano, in considerazione del fatto che a distanza di 17 mesi non siano stati segnalati focolai sul territorio isolano, di revocare la zona di sorveglianza o perlomeno concedere una deroga, monitorando il sierotipo con la creazione di una zona cuscinetto, circoscritta esclusivamente al territorio interessato;
3) se non ritengano, inoltre, che vi sia la necessità di un intervento economico da parte della Regione Sardegna per ridurre i costi derivanti dalle analisi sierologiche e oggi totalmente a carico degli allevatori.

Cagliari, 26 febbraio 2020

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