Interrogazione n. 1903/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVI Legislatura

Interrogazione n. 1903/A

SOLINAS Alessandro, con richiesta di risposta scritta, in merito al proliferare di richieste di installazione di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile nel territorio regionale.

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Il sottoscritto,

premesso che:
– il 26 luglio 2022 l’ISPRA ha presentato il rapporto SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2022”;
– il rapporto fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione del nostro territorio, che continuano a causare la perdita di una risorsa fondamentale, il suolo, con le sue funzioni e i relativi servizi ecosistemici;
– il rapporto analizza l’evoluzione del territorio e del consumo di suolo all’interno di un più ampio quadro di analisi delle dinamiche delle aree urbane, agricole e naturali ai diversi livelli, attraverso indicatori utili a valutare le caratteristiche e le tendenze del consumo, della crescita urbana e delle trasformazioni del paesaggio, fornendo valutazioni sull’impatto della crescita della copertura artificiale del suolo, con particolare attenzione alle funzioni naturali perdute o minacciate;
– la tutela del patrimonio ambientale, del paesaggio e il riconoscimento del valore del suolo e del capitale naturale sono compiti e temi a cui richiama l’Europa, rafforzati dal Green Deal e dalla recente Strategia europea per il suolo per il 2030 e ancor più fondamentali per noi alla luce delle particolari condizioni di fragilità ambientali e di criticità climatiche del nostro Paese;
– i dati confermano la criticità del consumo di suolo nelle zone periurbane e urbane, in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali, unitamente alla criticità delle aree nell’intorno del sistema infrastrutturale, più frammentate e oggetto di interventi di artificializzazione a causa della loro maggiore accessibilità, soprattutto quando necessari per la realizzazione di poli logistici e commerciali;
– la valutazione del degrado del territorio, strettamente legata alla perdita di servizi ecosistemici che un suolo è in grado di offrire, permette di avere un quadro più completo dei fenomeni che impattano sulla funzionalità del suolo e che limitano la capacità di “combattere la desertificazione, ripristinare terreni degradati e suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, per realizzare la neutralità del degrado del territorio (Land Degradation Neutrality – LDN)” e di “far diventare più inclusive, sicure, resilienti e sostenibili le città” entro il 2030, come previsto dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite;
– il consumo di suolo non solo non rallenta, ma nel 2021 riprende a correre con maggiore forza, superando la soglia dei 2 metri quadrati al secondo e sfiorando i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un anno, un ritmo non sostenibile che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale;
– le conseguenze sono anche economiche e i “costi nascosti”, dovuti alla crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo degli ultimi 8 anni, sono stimati in oltre 3 miliardi di euro l’anno che potrebbero erodere in maniera significativa le risorse disponibili grazie al programma Next Generation EU;
– dal 2012 ad oggi il suolo non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana (che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica dei nostri territori) e lo stoccaggio di quasi tre milioni di tonnellate di carbonio, l’equivalente di oltre un milione di macchine in più circolanti nello stesso periodo per un totale di più di 90 miliardi di km;

considerato che:
– la nostra Isola ad oggi è interessata dalla richiesta di autorizzazione per almeno 137 progetti di installazione di impianti da fonte rinnovabile tra fotovoltaici (110) ed eolici (21 a terra + 6 a mare) per una potenza totale a terra di 3.478 MW e complessiva di 5.848 MW, con un incremento del 180 per cento del parco rinnovabile attuale a terra e del 303 per cento considerando anche l’eolico a mare;
– la potenza totale installata diverrebbe perciò di 7.774 MW e il rilascio di queste autorizzazioni comporterebbe un sacrificio di suolo pari a oltre 11 mila ettari con una produzione di energia elettrica da FER superiore agli 8 mila e 600 GWh annui, che sommata agli attuali 3 mila GWh, si porterebbe a oltre 11.600 GWh, superando di gran lunga l’intero fabbisogno regionale e pagando un prezzo altissimo per gli impatti sui beni ambientali senza peraltro condurre alla auspicata non dipendenza dalle fonti fossili;
– il territorio di diversi comuni interessati dai nuovi progetti di produzione da FER, sono già interessati da una elevata presenza di impianti per produzione di energia da fonti rinnovabili, concentrata in un numero limitato di impianti di produzione di grossa taglia (fotovoltaico), che non ha prodotto nessuna positiva ricaduta duratura sul territorio;
– l’aspetto più critico di questi impianti è che gli stessi sono valutati singolarmente, senza tener conto dell’impatto complessivo e scontano la mancanza di un’adeguata pianificazione energetica, territoriale e paesaggistica che permetta di mettere in atto una strategia capace di garantire autosufficienza e crescita economica per le comunità locali;
– per contro, a fronte di un consistente aumento di potenza elettrica installata sussiste una carenza cronica di attività produttive, a cominciare da quella agricola; ettari di terra fertile sono sottratti all’agricoltura per installare infrastrutture energetiche che modificano inesorabilmente il paesaggio, sterilizzando e impermeabilizzando interi territori, incidendo pesantemente nel contesto socio-economico, marginalizzando ulteriormente le tradizionali attività agro-pastorali e costringendo la comunità a privarsene per almeno una generazione;

rilevato che:
– lo scorso 14 luglio è stata presentata l’istanza per il rilascio della valutazione di impatto ambientale per l’installazione di un impianto eolico costituito da 9 aerogeneratori con potenza massima di immissione pari a 75 MW, comprensiva di sistema di accumulo da 15,6 MW e relative opere connesse ricadenti nei Comuni di Seneghe, Narbolia, San Vero Milis, Zeddiani, Siamaggiore e Solarussa;
– il progetto prevede l’installazione di n. 9 turbine di grande taglia con potenza unitaria di 6,6 MW e rotore di diametro pari a 170 metri, posizionate su torri di sostegno in acciaio dell’altezza pari a 125 metri;

evidenziato che:
– l’articolo 5 della legge 22 aprile 2021, n. 53 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2019-2020) nell’ambito dell’esercizio della delega per l’attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 fissa nuovi principi e direttive sulla promozione dell’uso delle FER attraverso:
1. una disciplina intesa a individuare le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili per il raggiungimento degli obiettivi PNIEC. Tale individuazione deve avvenire nel “rispetto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici e delle specifiche competenze dei Ministeri per i beni e le attività culturali e per il turismo, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Deve essere privilegiato l’utilizzo di strutture edificate, quali capannoni industriali, parcheggi e aree non utilizzabili per altri scopi, compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e della domanda elettrica, tenendo in considerazione la dislocazione della domanda, gli eventuali vincoli di rete e il potenziale di sviluppo della rete stessa”;
2. un processo programmatorio di individuazione a carico delle Regioni da definirsi in un arco temporale di 6 mesi. Dovranno essere “rispettati i principi della minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sul territorio e sul paesaggio…” per l’intero comparto delle FER.
– le attuali politiche energetiche, se non ricondotte ad un alveo pianificatorio ben definito, rischiano di compromettere in maniera irreversibile il territorio senza lasciarci la possibilità di operare scelte diverse in futuro. I danni ambientali e paesaggistici, il consumo di suolo e la conseguente perdita permanente dei relativi benefici ecologici potrebbero rappresentare di questo passo una voce di indebitamento crescente e difficilmente sostenibile;

ritenuto che:
– la transizione ecologica non possa prescindere dalle azioni di tutela del paesaggio e che l’individuazione delle aree destinate alla costruzione di impianti FER debba avvenire nel rispetto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale, del paesaggio e delle naturali vocazioni dei territori;
– sia indispensabile che la Regione si doti di un Piano regionale di riduzione dei consumi a favore dell’efficientamento energetico attraverso la riqualificazione energetica delle scuole, degli edifici comunali, dell’illuminazione pubblica e incentivando misure ed interventi di autoproduzione e autoconsumo;
– sia necessario procedere ad una moratoria di tutti i procedimenti autorizzativi attualmente in corso, sia per impianti fotovoltaici che eolici in aree agricole, al fine di non svuotare di contenuti l’azione legislativa che le direttive europee impongono;
– occorra procedere all’applicazione del comma 8, articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021 nella parte che recita: “Nelle more dell’individuazione delle aree idonee, sulla base dei criteri e delle modalità stabiliti dai decreti di cui al comma 1, sono considerate aree idonee, ai fini di cui al comma 1 del presente articolo:
a) i siti ove sono già installati impianti della stessa fonte e in cui vengono realizzati interventi di modifica non sostanziale ai sensi dell’articolo 5, commi 3 e seguenti, del decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28;
b) le aree dei siti oggetto di bonifica individuate ai sensi del Titolo V, Parte quarta, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152;
c) le cave e miniere dismesse, non recuperate e in condizioni di degrado ambientale”;
– sia necessario sospendere i procedimenti di valutazione di impatto ambientale dei progetti che non comprendono alcuna azione di riqualificazione, miglioramento e valorizzazione di strutture produttive in favore della sostenibilità ambientale ed economica e senza compromettere l’utilizzo di terreni fertili, vocati all’agricoltura,

chiede di interrogare il Presidente della Regione, l’Assessore regionale dell’industria, l’Assessore regionale della difesa dell’ambiente e l’Assessore regionale dell’agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere:
1) quali azioni intendano mettere in campo per limitare il fenomeno del land grabbing legato al proliferare di impianti industriali di produzione di energie rinnovabili e l’incremento del già devastante consumo del suolo;
2) se non ritengano necessario elaborare un grande piano strategico, all’interno del quale la pianificazione del territorio e il piano energetico siano funzionali ai reali fabbisogni della popolazione e rispondano concretamente ai criteri di sostenibilità, salvaguardia ambientale e paesaggistica, di tutela dei beni comuni, della salute e dell’ambiente, in cui siano garantiti servizi di qualità e accessibili a tutti, il mantenimento o addirittura la crescita dei livelli occupazionali, per un lavoro sano e di qualità e maggiore ricchezza per tutti;
3) quali iniziative ritengano opportuno adottare affinché la transizione ecologica non prescinda dalle azioni di tutela del paesaggio e l’individuazione delle aree destinate alla costruzione di impianti FER avvenga nel rispetto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale, del paesaggio e delle naturali vocazioni dei territori;
4) se non ritengano doveroso procedere ad una moratoria di tutti i procedimenti autorizzativi attualmente in corso, sia per impianti fotovoltaici che eolici in aree agricole, al fine di non svuotare di contenuti l’azione legislativa che le direttive europee impongono.

Cagliari, 8 settembre 2023

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