CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVI Legislatura
Interrogazione n. 1828/A
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MANCA Desiré Alma, con richiesta di risposta scritta, in merito all’assistenza dei pazienti affetti da doppia diagnosi.
La sottoscritta,
premesso che:
– l’Organizzazione mondiale della sanità definisce la doppia diagnosi come la coesistenza nel medesimo individuo di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive e di un altro disturbo psichiatrico;
– i pazienti doppia diagnosi sono pazienti che presentano, oltre alla dipendenza patologica, anche disturbi psichiatrici in comorbilità come disturbo bipolare, schizofrenia, depressione grave, disturbo ossessivo compulsivo o gravi disturbi di personalità;
– quando si parla di doppia diagnosi si fa riferimento ad una particolare condizione clinica in cui coesistono il quadro di dipendenza o abuso di droghe (ad esempio eroina, cocaina, alcol o farmaci) e un altro disturbo psichiatrico;
– la doppia diagnosi è una condizione purtroppo frequente in psichiatria, infatti è stimato che circa il 50 per cento dei pazienti schizofrenici o con disturbi psichiatrici gravi sviluppino una qualche forma di dipendenza da droghe;
considerato che:
– la condizione dei pazienti doppia diagnosi è particolarmente grave e richiede un lavoro di rete tra servizi psichiatrici territoriali e servizi ospedalieri;
– spesso questa tipologia di pazienti mostra un maggior tasso di ricaduta, ricoveri più frequen-ti, maggior probabilità di commettere reati e finire in carcere e un più alto rischio di contrar-re malattie infettive come l’HIV e l’epatite;
– la cura di questi pazienti richiede quindi spesso il lavoro congiunto di diversi professionisti che collaborano attorno ad un progetto sanitario e socio-assistenziale;
– queste persone sono spesso in carico ai servizi sanitari (SERD e CSM) e seguiti dai servizi sociali, con risultati poco confortanti, nonostante l’impegno degli operatori coinvolti;
– non risultano sufficientemente integrate e coordinate le azioni intraprese dai diversi servizi; situazione complicata dal fatto che i soggetti stessi manifestano spesso scarsa propensione e disponibilità ad accogliere le misure e le azioni proposte;
– succede infatti che gli interventi di natura sociale che competono all’ente locale, quali ad esempio progetti di accudimento e assistenza domiciliare volti a soddisfare i bisogni primari, primi fra tutti il nutrimento e la cura della persona e della abitazione, risultino vani e poco accettati dal soggetto;
– anche il ricorso a procedimenti di amministrazione di sostegno laddove sia evidente l’impos-sibilità del soggetto di provvedere ai propri interessi, risultano alla lunga deficitari rispetto alla gestione del quotidiano;
evidenziato che:
– il ricorso al Trattamento sanitario obbligatorio (TSO), che si conclude nella totalità dei casi in un brevissimo periodo di degenza e nel rientro a casa in una condizione di precarietà e instabilità, che sfocia spesso in un nuovo episodio aggressivo e violento auto o eteroriferito, risulta talvolta inefficace, proprio per la complessità di questi soggetti, se non che per il con-tenimento di condotte aggressive o minacciose;
– dal punto di vista sanitario, è da sottolineare come in soggetti affetti da patologia psichiatri-ca, soprattutto se dediti al poliabuso, siano limitati i margini di adesione alla terapia indicata dagli specialisti; anche la somministrazione di alcune terapie da deposito, soprattutto quando si tratta di soggetti privi di rete familiare di supporto, può rivelarsi addirittura pericolosa;
– in questa condizione di difficile e non sempre efficace collaborazione tra servizi, dovuta soprattutto alla difficoltà di condivisione di dati sensibili, i soggetti in questione si trovano privi di riferimenti e vagano per le nostre comunità, condizionando negativamente i momen-ti di socialità nelle piazze, nei parchi e negli spazi pubblici arrivando talvolta a compiere reati che ne determinano la detenzione in strutture di recupero per i periodi definiti dalle sentenze;
– i comportamenti, spesso violenti e inopportuni che mettono in pericolo gli altri cittadini, so-no comunque la dimostrazione di un malessere e di una solitudine che non può essere af-frontata dalle sole famiglie, che spesso, logorate e stremate da queste situazioni, non sono in grado di supportare il familiare;
ritenuto che la Giunta regionale debba mettere in atto ogni iniziativa utile per fronteggiare questa emergenza, stanziando le risorse economiche necessarie per potenziare i servizi a tutela della sa-lute mentale e per garantire una presa in carico adeguata dei soggetti in questione con l’attuazio-ne di programmi e misure specifiche capaci di integrare e coordinare gli interventi di natura sani-taria con quelli di natura sociale,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per sapere:
1) se non ritengano opportuno coordinare un tavolo tra tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nella problematica, quali ad esempio servizi sociali degli enti locali, PLUS, servizi sanitari e forze dell’ordine, al fine di analizzare la complessità del problema e condividere potenziali proposte di gestione dell’emergenza;
2) se non ritengano opportuno realizzare un sistema di centri di salute mentale, in numero ade-guato rispetto alla popolazione di riferimento, facilmente raggiungibili e aperti continuati-vamente per un maggiore numero di ore;
3) quali azioni intendano porre in essere affinché la presa in carico dei soggetti fragili preveda, oltre alla risposta ai bisogni sanitari e ai bisogni primari di assistenza, una reale possibilità di integrazione socio-sanitaria che contempli attività atte preservare e valorizzare le abilità re-sidue.
Cagliari, 25 maggio 2023