Interrogazione n. 1807/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVI Legislatura

Interrogazione n. 1807/A

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MANCA Desiré Alma, con richiesta di risposta scritta, sulle criticità legate all’assenza di una convenzione per la sterilizzazione dei cani ricoverati nei canili e sulla mancanza di un servizio di accalappiamento nel Comune di Sassari.

La sottoscritta,

premesso che:
– il Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 annovera la prevenzione del randagismo tra gli obiettivi centrali;
– il corrispondente Piano regionale di prevenzione evidenzia che il fenomeno comporta ogni anno alla collettività un costo in termini sanitari, economici e sociologici che rischia di di-ventare progressivamente insostenibile laddove non si attuino una serie di interventi tempe-stivi ed efficaci in grado di contrastarne la diffusione;
– secondo l’ultima stima diffusa dal Ministero della salute, nel 2012 in Italia il numero complessivo di cani vaganti oscillava tra 500 mila e 700 mila e l’ultimo dato ufficiale sul nume-ro complessivo presunto di gatti liberi ammonta addirittura a 2.604.379 (Report Lega anti vivisezione (LAV) 2018);
– il report della Lega anti vivisezione (LAV) 2018 evidenzia la presenza in Italia di 1.200 canili, il 44 per cento dei quali nel Mezzogiorno, il 37 per cento al nord e il restante 19 per cento al centro, mentre i gattili risultano praticamente inesistenti al sud e nelle isole, che ne registrano soltanto 7;
– la LAV rileva nel report che alcune regioni, tra le quali la Sardegna, addirittura non conoscono neppure il numero delle colonie feline presenti nel rispettivo territorio, considerato che non hanno fornito alcun dato relativo alle colonie stesse;
– il Ministero della salute pubblica annualmente i dati relativi alla gestione del fenomeno del randagismo nelle singole regioni e da tali dati si evince che in Sardegna nel 2019 si è assisti-to a 1.660 nuovi ingressi di cani vaganti nei canili sanitari e a 4.696 nuovi ingressi nei canili rifugio, a fronte di sole 482 sterilizzazioni feline;

considerato che:
– la sterilizzazione è il principale strumento di prevenzione del randagismo;
– la legge 14 agosto 1991, n. 281 (Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo), la legge regionale 18 maggio 1994, n. 21 (Norme per la protezione degli animali e istituzione dell’anagrafe canina) e il relativo regolamento di attuazione e le Direttive in materia di lotta al randagismo e protezione degli animali d’affezione dettate dalla Giunta regionale con la deliberazione n. 17/39 del 27 aprile 2010, precisano che è compito delle ASL (e quindi, attualmente, dell’ATS) realizzare e aggiornare la banca dati dell’anagrafe canina, provvedere alla cattura dei cani vaganti su richiesta del comune, fornire il servi-zio pubblico di sterilizzazione dei cani e dei gatti delle colonie feline, eseguire i controlli sanitari, le vaccinazioni ed ogni altro intervento necessario per la cura e la salute dei cani randagi ricoverati nei canili sanitari, vigilare sul rispetto delle normative sanitarie, applicare nei canili i piani regionali di lotta alle malattie infettive e parassitarie e vigilare, in generale, sul rispetto della normativa inerente il rispetto del benessere animale;
– la predisposizione dei piani annuali di sterilizzazione dei cani ricoverati nei canili e dei gatti delle colonie avviene sulla base delle risorse regionali destinate a tali attività; tuttavia, le ri-sorse stanziate a tal fine sono andate riducendosi progressivamente nel corso degli anni, rendendo, di fatto, pressoché inutile tale strumento, dato che le sterilizzazioni non possono essere garantite costantemente nel corso di tutto l’anno;
– il 18 aprile 2020 la Lega nazionale per la difesa del cane (LNDC) ha scritto al Presidente della Regione evidenziando come l’emergenza Covid-19 abbia ulteriormente aggravato la già precaria gestione regionale del fenomeno del randagismo, dato che la sterilizzazione del cani vaganti e dei gatti delle colonie feline ha subito una vera e propria battuta d’arresto, vanificando gli sforzi fatti fino a quel momento per combattere la piaga del randagismo, una piaga che si ripercuote sul benessere degli ammali, sulla vita dei volontari e sulle casse pubbliche;
– la LNDC rileva come in Sardegna, nell’ultimo anno, ci sia stato, purtroppo, un incremento del 60 per cento della presenza di cani nei canili, il che dimostra l’assenza di una seria politica di controllo delle nascite, di identificazione e iscrizione di tutti i cani nell’anagrafe regionale nonché di vigilanza da parte degli enti preposti;
– la LNDC invita, pertanto, la Regione a uscire dalla logica degli interventi “spot” e a lavorare in maniera strategica e programmata, verificando e creando le condizioni affinché tutte le ASSL “riprendano immediatamente e con regolarità” a garantire la piena e continuativa attuazione del piano di sterilizzazione;
– la gestione dei canili deve essere concessa prioritariamente alle associazioni aventi come finalità la protezione degli animali (circolare 14 maggio 2001 n. 5 del Ministero della salute), iscritte al Registro generale del volontariato (legge regionale n. 39 del 13 settembre 1993), che forniscano adeguate garanzie di affidabilità anche in termini di potenziali adozioni garantite (DPGR n. 1/99, All. A).;
– nel caso in cui l’affidamento alle associazioni di volontariato non sia possibile ed il comune decida di affidare il servizio a privati, deve comunque essere accertato il rispetto dei principi e dei requisiti sopra esposti;
– nella definizione dei bandi e nella valutazione delle offerte deve essere sempre valutato l’insieme dei servizi di gestione del rapporto con i cittadini e l’attività di adozione dei cani ricoverati;
– tra le tipologie di canile troviamo il canile sanitario e il canile rifugio. Il canile sanitario è il luogo nel quale devono essere condotti tutti i cani randagi in seguito al loro prelievo dall’ambiente; il ricovero nel canile sanitario è finalizzato all’esecuzione degli accertamenti anagrafici e dei trattamenti medici e chirurgici (identificazione, sterilizzazione, pronto soc-corso, trattamenti immunizzanti e antiparassitari) propedeutici all’adozione o, in attesa della stessa, al ricovero nei canili rifugi. È quindi un luogo dove avviene un continuo avvicenda-mento dei cani catturati, che, al termine delle operazioni sanitarie, vengono adottati o trasferiti al canile rifugio;
– il canile rifugio è finalizzato al pensionamento del cane, proveniente dal canile sanitario, in attesa dell’adozione; in assenza di quest’ultima il cane potrebbe restare ricoverato anche per tutta la vita, per cui il canile rifugio deve garantire un ricovero confortevole di lunga durata;
– i requisiti tecnici dei due tipi di canile sono contenuti nel DPGR n. 1/99;
– bisogna distinguere le attività del canile sanitario, che riguardano essenzialmente i primi 30-60 giorni successivi alla cattura e al ricovero, da quelle che interessano il canile rifugio, cioè il luogo di ricovero permanente del cane. In molti casi il canile sanitario non è separato da un canile rifugio, per cui lo spostamento del cane dai ricoveri sanitari a quelli definitivi av-viene direttamente all’interno di un canile sanitario/rifugio;
– anche in questi canili vige la separazione funzionale di compiti e funzioni nell’erogazione di prestazioni sanitarie; la legge regionale n. 21 del 1994 all’articolo 2, comma 1, lettera b) prevede che il servizio veterinario della ASL debba eseguire nei canili sanitari “b) i controlli sanitari, le vaccinazioni ed ogni altro intervento necessario per la cura e la salute degli ani-mali;”;
– i costi di farmaci, anestetici e materiali di consumo o derivanti dalla stipula di convenzioni inerenti le attività nei canili sanitari sono trasferiti dalla Regione alle ASL nell’ambito dei fondi destinati alle campagne di sterilizzazione e alla lotta al randagismo;

rilevato che:
– in Sardegna il randagismo canino rappresenta ancora una problematica di notevole entità che annualmente causa consistenti danni alla collettività ed esborso di consistenti somme di denaro pubblico a carico dei comuni per il mantenimento dei randagi nei canili, spesso per l’intera vita del cane;
– attualmente ancora manca una strategia efficace e un piano di attuazione mirato che porti in tempi accettabili ad una diminuzione effettiva del fenomeno e ad un migliore impiego del denaro pubblico a carico di Regione e soprattutto degli enti locali;
– nel territorio del nord Sardegna le criticità principali nella gestione del randagismo, soprattutto nel territorio di Sassari, riguardano:
1. mancanza di un servizio di accalappiamento h24 come avveniva fino a qualche anno fa (fino al 2020) tramite una convenzione con una ditta altamente professionale e dotata dei mezzi e attrezzature necessarie (furgoni, ambulanze veterinarie, gabbie trappola, ecc.),
2. interruzione e mancanza della convenzione con il Dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Sassari (o in alternativa clinica privata) per la sterilizzazione delle femmine (principalmente, ma anche dei maschi) ricoverate nei canili comunali e privati convenzionati. Il servizio copriva anche la sterilizzazione gratuita per le femmine adottate da privati in tenera età e che potevano fruire della gratuità del servizio non appena raggiunta l’età prevista di circa 10/12 mesi;
3. mancanza di una politica regionale di contrasto al randagismo con una attenta programmazione e un auspicabile tavolo tecnico a cui far partecipare tutti i soggetti interessati. I Comuni, veri attori principali nella lotta al fenomeno, seppur spesso inadempienti totalmente (privi di lettori di microchip e di convenzione con un canile rifugio, spesso privi di vigile urbano) dovrebbero essere spronati dall’ente regionale ma anche suppor-tati sia economicamente che a livello di informazione/formazione degli uffici preposti;
4. mancanza a livello regionale del concetto di possesso responsabile dell’animale, che è la causa di tutti i mali e conseguenza della nostra cultura agropastorale (gli annunci ri-guardanti la perdita, smarrimento, fuga del proprio cane, sono numerosissimi);
5. la mancanza del possesso responsabile degli animali è gravissima nell’ambito delle aziende agricole dove vengono prodotti alimenti destinati all’uso umano; i cani presenti in tali aziende spesso sfuggono ad un attento e regolare controllo da parte dei veterinari ASL che si recano in tali aziende per il controllo della produzione;
6. mancanza a livello regionale e a tutti i livelli della consapevolezza che il contrasto al randagismo è una priorità per la tutela della salute umana;

rilevato inoltre che:
– è pur vero che i comuni stessi sono causa del proprio male in quanto spesso colpevoli, quali attori primari nella lotta al randagismo, di aver eluso del tutto o in parte le prescrizioni di legge;
– la stragrande maggioranza del territorio regionale è priva di canili pubblici e prevedere la costruzione di strutture intercomunali sarebbe sicuramente più economicamente vantaggioso per i costi di costruzione e una gestione consorziata;

evidenziato che:
– alle criticità sopra rappresentate si somma la cronica carenza di risorse umane delle ASL che quindi non possono dedicare con costanza e regolarità alcune unità a quelle mansioni routinarie previste nei canili e per la sterilizzazione dei randagi e che riguardi anche il Servizio di Prevenzione dell’Assessorato regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale;
– alla base di una azione di contrasto efficace e mirata al fenomeno del randagismo ci deve essere una forte volontà politica a livello regionale,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per sapere se:

1) siano a conoscenza della problematica rappresentata;
2) non ritengano opportuno ed urgente adottare ogni azione necessaria e idonea a garantire la pubblicazione, senza ulteriori ritardi, degli avvisi pubblici per la presentazione delle domande di contributo per la sterilizzazione dei cani ricoverati nei canili comunali e/o convenzionati del territorio di Sassari;
3) non ritengano necessario e urgente attivarsi al fine di attivare un servizio di accalappiamento h24 nei comuni afferenti la ASL n. 1 attraverso convenzioni con ditte professionali specia-lizzate.

Cagliari, 8 maggio 2023

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