CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Interrogazione n. 1579/A
LAI – COCCO – CADDEO – ORRÙ, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità/urgenza di apertura e riconoscimento di nuove case protette per le donne vittime di violenza.
***************
I sottoscritti,
premesso che:
– la casa protetta è un alloggio sicuro presso il quale le donne vittime di violenza e i loro figli, indipendentemente dal luogo di residenza, possono dimorare temporaneamente a titolo gratuito per sottrarsi alla violenza fisica, psichica, economica e sessuale subita all’interno della casa familiare, onde recuperare e salvaguardare l’incolumità psicofisica di sé stesse e dei propri bambini;
– oltre che nei casi più critici ed eclatanti, ossia in quelli nei quali l’allontanamento dalla dimora familiare, in presenza di maltrattamenti fisici, è condicio sine qua non dell’incolumità fisica della donna e dei bambini, anche nelle fattispecie in cui la donna sia vittima di violenza psicologica ed economica e i bambini di violenza assistita, la possibilità per tali soggetti di fruire di una dimora protetta rappresenta una condizione essenziale per proteggerli e tutelarli;
– potendo contare su una casa di accoglienza nella quale inserire temporaneamente l’assistita, è più facile scongiurare il rischio di un aggravamento della propria condizione psicofisica, agevolandone tempestivamente il percorso di orientamento e di emancipazione dalle stesse intrapreso con l’ausilio degli operatori del centro;
– attraverso l’inserimento in casa protetta le vittime di violenza potrebbero fruire gratuitamente di una dimora che le accolga nella fase più critica del loro percorso, ossia nel necessario distacco dal maltrattante, ed essere sottratte alla condizione quotidiana di violenza, potendo così procedere in sicurezza nel recupero psicofisico e nella riabilitazione ad un’esistenza serena, sana, soddisfacente e dignitosa;
dato atto che:
– sotto il profilo dei requisiti funzionali, le case protette per vittime di violenza di genere dovrebbero essere ubicate in centri abitati, o nelle loro vicinanze ma, comunque, in siti facilmente raggiungibili con l’uso di mezzi pubblici, al fine di agevolare le vittime accolte sia ad un graduale ritorno ad una normale vita sociale e lavorativa nel territorio che nell’accesso ai servizi territoriali essenziali;
– troppo spesso la donna, vittima di violenza psicologica, resta isolata a causa del maltrattante convivente che, nell’impedirle ogni contatto con l’esterno onde mantenerla sotto il suo stretto controllo, la ostacola anche nel reperimento di una occupazione con una conseguente impossibilità di emancipazione economica, essenziale ai fini di una autodeterminazione della stessa;
accertato che:
– allo stato attuale, nel territorio dell’area metropolitana di Cagliari le numerose vittime di violenza domestica (donne e sovente bambini) che necessitano di essere inserite in una dimora protetta possono contare solo su due strutture istituzionalmente accreditate facenti capo ad altre associazioni del settore;
– nonostante la crescita esponenziale dei casi di femminicidio, nel nostro Paese e ancor più nella nostra Regione, allo stato attuale sul nostro territorio sono soltanto cinque i punti di accoglienza attivi, riconosciuti istituzionalmente e connessi ad altri Centri anti violenza (CAV) operanti in Sardegna;
– conseguentemente aumentano le difficoltà di inserimento in siffatti contesti, a causa dell’esiguità dei posti disponibili a fronte del numero crescente di casi (gravi, se non gravissimi) ove si renda opportuno e necessario allontanare la vittima, e spesso anche i figli minori, dal maltrattante convivente;
– a fronte della crescente difficoltà di inserimento nelle strutture sempre più sature, si richiedono sempre più frequentemente lunghe attese, inopportune in rapporto all’oggettivo pericolo subito dalla vittima, talvolta dimorante nella casa familiare o, peggio, priva di abitazione idonea ad ospitare sé stessa e la prole;
rilevato che:
– le associazioni presenti attivamente nell’assistenza e sostegno delle vittime della violenza di genere, operano come sportello d’ascolto e sostegno fornendo alle donne ed ai bambini che vi si rivolgono un supporto psicologico e legale, nonché ogni altra forma di aiuto utile e possibile per tutelarli e sostenerne il ritorno ad una condizione di vita normale e serena;
– nell’arco dell’ultimo triennio, il numero di assistite che le associazioni, con la sola attività di sportello hanno preso in carico e supportato, sono aumentati esponenzialmente e, crescendo i numeri, proporzionalmente crescono i casi più gravi che richiedono maggiori spazi (rifugio) idonei all’accoglienza delle vittime per il medio/lungo periodo;
– l’ultima statistica pubblicata dall’ISTAT vede la Sardegna al secondo posto in Italia per numero di donne uccise nel triennio 2016-2018, con ì rischi maggiori riscontrati soprattutto nell’ambiente domestico;
– in piena emergenza epidemiologica da Covid-19 molte donne sono state costrette più che mai a coabitare con il loro persecutore;
ritenuto che:
– è dirimente la necessità di consentire alle donne vittime di violenza domestica di affrancarsi da una vita di abusi, garantendo loro l’indipendenza economica;
– nell’esercizio delle proprie attività, i centri d’ascolto hanno rilevato l’esigenza indefettibile di implementare il numero delle case di accoglienza dedicate a tali soggetti, avendo essi stessi l’esigenza di poter fruire di una struttura nella quale inserire tempestivamente i casi più gravi;
– la presenza di poche strutture accreditate che forniscano questo tipo di servizio va nel senso opposto a quanto emerge dalla relazione dell’Istat redatta a seguito di apposita indagine nel 2019, laddove si rileva che “i centri antiviolenza sono venti volte in meno di quelli previsti dalla legge e che le case rifugio per le donne maltrattate attive fino al 2018 sono 272 pari allo 0,04 case per 10.000 abitanti
– stante la situazione pesantemente inadeguata e tenuto conto del crescere delle vittime che necessitano di una dimora protetta, è assolutamente opportuno e necessario sollecitare le amministrazioni competenti per l’apertura e il riconoscimento di nuove case protette,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per sapere se:
1) siano a conoscenza delle problematiche sopra esposte;
2) non ritengano urgente provvedere a implementare il numero delle case di accoglienza dedicate alle donne vittime di violenza e ai loro figli, in cui possano dimorare temporaneamente a titolo gratuito per sottrarsi alla violenza fisica, psichica, economica, sessuale subita all’interno della casa familiare;
3) non ritengano, altresì, opportuno venire incontro alle esigenze delle associazioni presenti attivamente nell’assistenza e sostegno delle vittime della violenza di genere, attraverso la concessione di strutture nella quali inserire tempestivamente i casi più gravi e urgenti, al fine di recuperare e salvaguardare l’incolumità psicofisica delle donne vittime di violenza e dei propri figli.
Cagliari, 5 agosto 2022