CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVILegislatura
Interrogazione n. 1053/A
SATTA Gian Franco – AGUS – CADDEO – LOI – ORRÙ – PIU – ZEDDA Massimo, con richiesta di risposta scritta, sulla grave situazione che sta interessando la Sardegna rispetto all’importazione di rifiuti speciali e pericolosi dal resto d’Italia, alla luce delle ultime inchieste rese pubbliche dagli organi di informazione.
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I sottoscritti,
premesso che:
– il 14 maggio scorso nella trasmissione “Top Secret – Inchieste di Sardegna” sul canale Videolina è andato in onda un servizio che illustrava gli ultimi sviluppi in merito alle vicende legate all’importazione di rifiuti speciali e pericolosi dalla Penisola verso la Sardegna. Nello specifico si citano due casi: importazione di fanghi da depurazione provenienti principalmente dall’acquedotto pugliese e importazione di polveri e terra contaminata da amianto destinate alla discarica della Riverso a Serra Scirieddus, presso la vecchia miniera dismessa di Barega a Carbonia;
– con l’interrogazione n. 251/A del 18 dicembre 2019, con primo firmatario l’On. Loi, erano già stati richiesti chiarimenti sui presunti conferimenti di fanghi fognari in un impianto sito nell’agro del comune di Magomadas. Solo in data 12 maggio 2021, a distanza di un anno e mezzo dalla data di presentazione dell’interrogazione, è stata trasmessa la risposta da parte dell’Assessorato della difesa dell’ambiente avente numero di prot. 4013. Con la risposta è stato posto a conoscenza dei consiglieri firmatari che, a seguito di un sopralluogo congiunto operato nell’ottobre 2019 dai tecnici del Servizio rifiuti e Servizio acque della Provincia in collaborazione con l’ARPAS e il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, sull’impianto gestito dalla ditta Geco Srl presso il Comune di Magomadas, sono state riscontrate delle irregolarità rispetto alle autorizzazioni rilasciate. La Provincia competente, con due ordinanze, rispettivamente la n. 56 del 29 ottobre 2019 e la n. 64 del 22 novembre 2019, ha prima diffidato la società dal proseguire l’attività in difformità da quanto previsto dall’autorizzazione e successivamente ha autorizzato la ripresa dell’attività di recupero fanghi limitatamente al materiale prodotto a far data dal provvedimento stesso, in attesa dell’esito delle verifiche sul materiale prodotto fino alla data del 21 novembre 2019, precisando che il Comune di Magomadas, il Corpo forestale, le Prefetture di Oristano e Nuoro e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Oristano fossero informati della situazione. A quanto ci risulta ad oggi la discarica è sottoposta a provvedimento di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria;
– con l’interrogazione n. 948/A del 25 marzo 2021, con primo firmatario l’On. Orrù, ad oggi priva di riscontro, invece, sono stati richiesti chiarimenti sull’importazione in Sardegna di rifiuti speciali pericolosi dal resto d’Italia e in particolare con riferimento alle notizie apprese dagli organi di stampa, rispetto al persistere di trasporti e smaltimento nell’Isola di tonnellate di rifiuti pericolosi contenenti amianto puro, ridotto in polvere o a pezzi, o terra contaminata da amianto, presso la discarica della Riverso a Serra Scirieddus nella vecchia miniera dismessa di Barega nei pressi di Carbonia;
considerato che:
– dall’inchiesta mandata in onda su Videolina e da precedenti segnalazioni rese pubbliche dagli organi di stampa e dai canali social, anche attraverso dichiarazioni spontanee rilasciate da autisti impiegati nell’attività di trasporto di questi materiali verso le discariche di destinazione, sono emerse diverse anomalie di rilevante importanza che, se confermate, oltre a palesare profili di illegalità costituirebbero un grave nocumento per la salute pubblica;
– in particolare, per quanto concerne i fanghi di depurazione destinati all’impianto di trattamento di Magomadas e alla discarica di Scala Erre nel Comune di Sassari, provenienti principalmente dal Sud Italia e prevalentemente dall’acquedotto pugliese, sono state rilevate numerose anomalie sia sulla qualità dei fanghi trasportati, spesso non rispondenti a quanto allegato ai FIR (Formulario di identificazione dei rifiuti), sia per quanto riguarda le quantità dichiarate nei FIR medesimi. A riguardo è importante menzionare il fatto che il Settore 5 della Provincia di Sassari – Programmazione, ambiente e agricoltura nord ovest, in collaborazione con i tecnici dell’ARPAS di Sassari, rispetto ad un controllo effettuato su circa 1600 formulari di identificazione dei rifiuti acquisiti hanno riscontrato anomalie su ben 700 di essi, elevando multe per oltre 6 milioni di euro;
– per quanto riguarda la discarica della Riverso sita nel comune di Carbonia presso la vecchia miniera di Barega, invece, parrebbe che nei mesi scorsi siano stati conferiti centinaia di carichi di rifiuti speciali e pericolosi, tra i quali materiali contaminati da amianto, che sono stati interrati presso la discarica in oggetto, beneficiaria nel 2020 di un ulteriore provvedimento autorizzativo, oltre quelli del 2010, 2016 e 2018, per incremento della capacità volumetrica per un totale di circa 2 milioni di mc aggiuntivi;
– il procedimento di VIA della fine del 2020 che ha autorizzato l’ampliamento per sopraelevazione della capienza della discarica ha imposto come condizione di smaltire esclusivamente “rifiuti provenienti dal territorio regionale”. Pertanto, non risultando possibile la verifica dei quantitativi afferenti al completamento precedentemente autorizzato ed all’ampliamento in questione della discarica, la condizione imposta in sede di VIA risulterebbe di fatto vincolante per l’attività dell’intero impianto e quindi per tutta la volumetria residua;
preso atto che:
– l’articolo 199 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (c.d. Testo unico ambiente) prevede che le regioni predispongano e adottino piani regionali di gestione dei rifiuti e che provvedano, almeno ogni sei anni, alla valutazione della necessità del loro aggiornamento. Il Piano regionale di gestione dei rifiuti della Sardegna è suddiviso in quattro sezioni riguardanti:
– i rifiuti urbani;
– i rifiuti speciali;
– la bonifica delle aree inquinate;
– l’amianto;
– con deliberazione n. 66/29 del 23 dicembre 2015, la Giunta regionale ha approvato il “Piano regionale di protezione, decontaminazione, smaltimento e bonifica dell’ambiente ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto e degli elaborati connessi alla Valutazione ambientale strategica ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modifiche ed integrazioni, della legge n. 257 del 1992 e del decreto del Presidente della Repubblica 8 agosto 1994, legge regionale 16 dicembre 2005, n. 22”, che tra gli obiettivi prefissati indica:
– Ob1 – assicurare la salute delle persone e la promozione del benessere dei cittadini;
– Ob2 – garantire condizioni di salubrità ambientale e di sicurezza sui luoghi di lavoro, rilevando eventuali situazioni di pericolo derivanti dalla presenza dell’amianto;
– Ob5 – favorire l’adeguamento dei dati di censimento-mappatura dei siti con amianto presente sul territorio regionale alle Linee guida ministeriali e sostenere l’aggiornamento periodico, anche mediante i migliori supporti tecnologici presenti sul mercato;
– Ob7 – defìnire modalità di gestione dei rifiuti derivanti dalle operazioni di bonifica dei materiali contenenti amianto;
– Ob10 – individuare le sinergie con le altre sezioni in cui si articola il Piano regionale di gestione dei rifiuti al fine di garantire, soprattutto per quel che riguarda in particolare i rifiuti speciali, una gestione integrata dei rifiuti provenienti dalla bonifica dei materiali contenenti amianto;
– con deliberazione n. 1/21 dell’8 gennaio 2021 è stato aggiornato il “Piano regionale di gestione dei rifiuti – sezione rifiuti speciali”, la cui adozione è stata approvata con la deliberazione n. 50/17 del 21 dicembre 2012 dalla Giunta regionale. L’aggiornamento del documento è impostato sul rispetto della gerarchia comunitaria della gestione dei rifiuti, che individua la seguente scala di opzioni nella gestione di un rifiuto:
– prevenzione della produzione dei rifiuti;
– preparazione per il riutilizzo;
– riciclaggio o recupero di materia;
– recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;
– smaltimento;
– nel rispetto del Programma d’azione il documento, tra le altre cose, ha individuato le azioni necessarie affinché:
– i rifiuti pericolosi siano gestiti responsabilmente e che ne sia limitata la produzione;
– la produzione dei rifiuti pro-capite e dei rifiuti in termini assoluti sia ridotta;
– alla luce di tali disposizioni, l’aggiornamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali è finalizzato al conseguimento di taluni obiettivi generali, tra i quali rilevano:
– la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti speciali;
– la riduzione degli smaltimenti in discarica dei rifiuti speciali;
– la minimizzazione dei carichi ambientali e dei costi legati alla gestione integrata dei rifiuti speciali;
– la realizzazione di un sistema impiantistico che garantisca l’autosufficienza del territorio regionale;
– il Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali ha anche aggiornato i criteri per l’individuazione, da parte delle Province, delle aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti sul territorio regionale;
tenuto conto che:
– da numerose sentenze della Corte costituzionale, pur rilevando che il principio di autosufficienza regionale nello smaltimento dei rifiuti non si applica ai rifiuti speciali pericolosi, si evince comunque che l’individuazione dell’impianto di smaltimento “specializzato” debba avvenire nel rispetto del requisito della maggiore prossimità dal luogo di produzione al fine di evitare lunghe percorrenze di mezzi carichi di rifiuti speciali, anche pericolosi, con inevitabili pregiudizi per la salute e l’ambiente;
– l’ordinanza emessa in sede cautelare dal TAR Sardegna, sez. II, 7 agosto 2020, n. 319 in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti, vieta lo smaltimento in discarica senza trattamento di rifiuti extraregionali in assenza di una specifica autorizzazione integrata ambientale (AIA);
– i rifiuti classificati come speciali si suddividono in pericolosi e non pericolosi e tale distinzione comporta differenti procedure da seguire sia durante il trasporto che nello stesso smaltimento all’interno degli impianti;
rilevato che:
– dall’inchiesta mandata in onda sul programma “Top Secret” su Videolina trasmessa il 14 maggio scorso, avvalorata da testimonianze e riprese video dei fatti descritti e dalle precedenti denunce riportate dagli organi di stampa, è stato possibile apprendere che sia le operazioni di trasporto che quelle di smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi avvenute in alcuni impianti della Regione, spesso sono state eseguite in totale inottemperanza delle prescrizioni vigenti in materia;
– i carichi di amianto contenuti nei TIR arrivati in Sardegna via mare da diverse parti della Penisola hanno viaggiato su navi commerciali insieme a passeggeri ed altre merci, spesso senza alcun tipo di dispositivo di isolamento e protezione, per poi essere trasportati con i camion verso gli impianti di smaltimento attraversando strade e paesi, con la concreta possibilità di costituire un pericolo reale per la salute dei cittadini e dei lavoratori stessi;
– per quanto riguarda i fanghi di depurazione, invece, è stato documentato che molti dei carichi giunti in Sardegna registravano anomalie nel peso, talvolta superiori anche di 100 quintali rispetto a quanto dichiarato nei documenti di trasporto, facendo ipotizzare la dubbia provenienza e quindi la dubbia rispondenza delle certificazioni indicate nei FIR. Dalle immagini trasmesse, inoltre, è emerso che talvolta questi carichi sono stati interrati piuttosto che trattati per la produzione di ammendante compostato con i fanghi (ACF), costituendo quindi un possibile danno per l’ambiente e per la salute;
appurato che:
– secondo il decreto legislativo n. 152 del 2006 (Testo unico ambientale) per ottenere l’autorizzazione all’attività, le imprese che gestiscono impianti di smaltimento e recupero di rifiuti sono obbligate a presentare apposite garanzie finanziarie, in modo da tenere indenne la pubblica amministrazione dalle conseguenze economiche derivanti dall’inosservanza delle prescrizioni da parte del gestore e a copertura della fase di gestione post-operativa della discarica anche rispetto ad eventuali danni ambientali;
– per quanto riguarda la Riverso Srl di Carbonia, in data 16.09.2016 ha prestato le proprie garanzie finanziarie alla Provincia Sud Sardegna, che le ha accettate rispettivamente con proprie determinazioni n. 84/AMB e 85/AMB del 25 ottobre 2016, a mezzo di due polizze fideiussorie emesse dalla Insurance Company “Nadejda” AD con sede a Sofìa in Bulgaria e nel dettaglio: polizza 161500303000053 con scadenza 29 giugno 2023 per euro 5.044.800; polizza 161500303000054 con scadenza 29 giugno 2023 per euro 14.164.800;
– la Società ha inteso avvalersi della prestazione della garanzia finanziaria per piani quinquennali in conformità a quanto previsto dalla deliberazione della Giunta regionale n. 39/23 del 15 luglio 2008, obbligandosi, allo scadere dei primi cinque anni, a prestare una nuova garanzia finanziaria o il rinnovo di quella precedente per un periodo di ulteriori cinque anni, maggiorato di due, fino alla totale copertura del periodo di validità dell’autorizzazione maggiorata di due anni per i controlli e quindi fino al 21 luglio 2030;
– il 18 agosto 2017 l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni – IVASS con un proprio comunicato ufficiale, ha reso noto che il 17 agosto 2017 l’Autorità di vigilanza Bulgara (FSC) aveva revocato l’autorizzazione all’esercizio dell’attività assicurativa nei confronti della Insurance Company “Nadejda” AD ritenendo che si trovasse in una situazione di deficit patrimoniale tale da non poter garantire la solvibilità rispetto alle garanzie prestate ai propri clienti. Ad oggi, tuttavia, non risulterebbe che la Riverso Srl abbia mai presentato garanzie alternative rispetto a quelle indicate emesse dalla Insurance Company “Nadejda” AD;
– con la sentenza n. 323 del 2021 il Tribunale di Roma ha dichiarato il fallimento nei confronti della Daneco Impianti Spa, proprietaria della Riverso Spa, la quale nel 2017 a pochi mesi dall’avvio della procedura prefallimentare ha venduto le proprie quote della Riverso Spa alla sua controllata Asset e Management Srl, che attualmente gestisce la discarica di Carbonia, per la quale parrebbe che lo stesso Tribunale fallimentare abbia già richiesto la revoca dell’atto di cessione;
ritenuto che:
– le vicende sopra descritte probabilmente costituiscono solo una parte delle problematiche afferenti lo smaltimento dei rifiuti speciali e pericolosi in Sardegna e nonostante ciò esse di per sé dovrebbero essere sufficienti a richiedere l’immediato intervento della Giunta regionale per adottare tutti i provvedimenti necessari a controllare e sospendere l’importazione di rifiuti extraregionali;
– sia necessario procedere immediatamente attraverso gli organi competenti a verificare il reale stato dell’ambiente presso tutti gli impianti di smaltimento dei rifiuti presenti nel territorio regionale e richiedere agli enti preposti la verifica sulle relative coperture assicurative prestate dalle società operanti nella gestione delle discariche;
– per quanto riguarda la discarica di Carbonia, alla luce del recente fallimento dichiarato dal Tribunale di Roma, sia opportuno sollecitare le amministrazioni competenti affinché verifichino la sussistenza dei requisiti per il mantenimento delle autorizzazioni rilasciate,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale della difesa dell’ambiente per sapere:
1) se siano a conoscenza di quanto sopra descritto e quali misure di vigilanza e controllo siano state messe in atto al fine di accertarsi che quanto accade sia rispettoso della normativa nazionale e regionale in materia di smaltimento di rifiuti speciali;
2) quali misure urgenti intendano adottare a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini residenti nelle zone limitrofe i siti in cui sono presenti gli impianti di smaltimento;
3) se si sia pensato di predisporre, attraverso un servizio pubblico regionale, un controllo sistematico del rispetto della normativa vigente in materia di rifiuti, in particolare di quelli speciali e pericolosi, affidandolo a personale esperto e dotato di strumenti di indagine idonei, con postazioni fisse di controllo e verifica all’interno degli impianti e nelle aree portuali di accesso al territorio regionale;
4) se non ritengano opportuno incrementare l’attività di controllo dell’ARPAS estendendo l’annuale rapporto di monitoraggio dei rifiuti urbani anche ai rifiuti speciali pericolosi e non;
5) se non ritengano doveroso sollecitare gli enti preposti affinché vengano operate delle verifiche sulle garanzie finanziarie prestate dalle Società e sui requisiti di legge previsti per il rilascio delle autorizzazioni.
Cagliari, 21 maggio 2021