Interrogazione n. 1036/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 1036/A

(Pervenuta risposta scritta in data 17/11/2021 e in data 04/05/2023)

LAI – COCCO, con richiesta di risposta scritta, sul trattamento denunciato dagli organi di stampa, patito da un paziente del Centro AIAS di Cortoghiana.

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I sottoscritti,

premesso che:
– si è appreso da alcuni organi di stampa, che presso il Centro AIAS di Cortoghiana è internato un paziente che da oltre dieci anni viene tenuto costantemente legato per le mani con dei calzini da tennis annodati alla cintura dei pantaloni e bloccato nella testa con un casco rigido omologato per altri scopi (attività sportiva), la cui unica colpa sembra essere quella di essere affetto da una grave patologia, il picacismo, un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ingestione continua di sostanze non nutritive;
– stando a quanto riferito dalla testata giornalistica Cagliaripad, sembrerebbe che il paziente in questione, durante la notte sarebbe relegato in una stanza non di degenza (quindi priva di accreditamento), cioè in uno stanzino ricavato dalla “zona filtro” privo di bagno e di qualunque arredo ad eccezione del letto;
– inoltre, parrebbe che il casco gli venga rimosso solo al momento di andare a letto, che le mani rimangono legate 24 ore su 24 e infine che, per evitare che il paziente possa aprire la porta della stanza, la stessa resti bloccata dall’esterno con una sedia per impedire l’abbassamento della maniglia di apertura;

dato atto che, a seguito delle informazioni apparse sulla stampa, la rappresentante legale dell’Unione nazionale delle associazioni per la salute menale (UNASAM ODV) ha presentato esposto alla Procura della Repubblica di Cagliari in cui, tra le altre cose, si chiede che si “voglia disporre una indagine al fine di accertare le origini e le cause di tale fatto per valutarne eventuali profili di illiceità penale e, nel caso, individuare i possibili soggetti responsabili al fine di procedere nei loro confronti” e che “venga accertato se nel Centro AIAS di Cortoghiana, e negli altri Centri AIAS della Sardegna, l’attività socio-sanitaria per la quale ha ricevuto l’accreditamento da parte della Regione e le relative rette, si svolge nel rispetto dei requisiti strutturali e di personale richiesti”;

rilevato che:
– il direttore sanitario della struttura di Cortoghiana, in una dichiarazione ripresa dagli organi di informazione e contenuta nell’esposto dell’UNASAM, giustifica il ricorso alla illecita misura restrittiva come “scelta di tutela dell’incolumità per una persona che presenta un sintomo assai grave e costantemente pericoloso che ha determinato più volte conseguenze che hanno messo già a repentaglio la sua vita”, affermando inoltre che tale trattamento sarebbe stato riservato anche ad altro paziente con gli stessi disturbi;
– in aggiunta, sempre a detta di Cagliaripad, alcune comunicazioni ufficiali al personale del reparto, risalenti a oltre dieci anni fa, confermano la richiesta da parte della direzione sanitaria di contenere le mani tramite guantoni nelle ore diurne e in quelle notturne e far indossare la maschera protettiva durante il giorno;

considerato che:
– i mezzi di contenzione e protezione utilizzati per evitare che il soggetto possa recare danni a sé stesso a causa delle sue altre patologie, così come riferiti, parrebbero essere non confacenti e lesivi della libertà e dignità umana;
– è giurisprudenza oramai consolidata e senza contrasti, quella secondo cui l’uso preventivo della contenzione meccanica non ha una finalità curativa e non migliora le condizioni di salute del paziente, che invece necessiterebbe di un monitoraggio costante;
– il ricorso diffuso alla contenzione come atto terapeutico è un’imposizione che contrasta con la finalità di cura e con il principio costituzionale della inviolabilità della libertà personale, che è protetta in termini assoluti;

ritenuto che il solo fatto che un soggetto affetto da picacismo, se lasciato libero, possa ingerire qualunque cosa le capiti tra le mani, non giustificherebbe l’atto coercitivo come mezzo terapeutico, ma avrebbe bisogno di un percorso personalizzato di cura, riabilitazione e assistenza,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità dell’assistenza sociale per sapere:
1) se siano a conoscenza della situazione descritta;
2) se non ritengano opportuno accertare:
a) se nel Centro di Cortoghiana e negli altri centri della Sardegna, l’attività socio-sanitaria per la quale AIAS ha ricevuto l’accreditamento da parte della Regione e le relative rette, si svolge nel rispetto dei requisiti strutturali e di personale richiesti, al fine di consentire alle persone affette dalla patologia espressa in atti una risposta adeguata per il superamento di tale condizione;
b) se tale attività sia stata monitorata e verificata dagli organi di controllo della Regione.

Cagliari, 11 maggio 2021

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