MOZIONE N. 5

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVII Legislatura

Mozione n. 5

PIZZUTO – CASULA – CANU per affermare la netta contrarietà all’individuazione della Sardegna quale territorio sperimentale atto ad ospitare possenti esercitazioni militari terra-mare-aria e proporre la dismissione programmata delle basi militari dislocate nell’isola, promuovendo politiche di bonifica, riconversione e monitoraggio dei territori coinvolti.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
– Il 4 maggio 2024 ha avuto inizio la prima edizione della “Mare Aperto per il 2024”, la più importante esercitazione pianificata e condotta dal Comando in capo della squadra navale della Marina militare, che impegna circa 9.500 militari di 22 nazioni (di cui 11 appartenenti alla Nato). Trattasi di quattro settimane di intenso addestramento, con oltre 100 tra navi, aeromobili, sommergibili e veicoli non pilotati, oltre ad una consistente presenza di reparti anfibi, con relativi mezzi ruotati e cingolati;
– l’esercitazione della Squadra navale si coordina con unità navali di altre 20 marine Nato, in un’estesa area di mare della Sardegna, della Sicilia e della Corsica;
– migliaia di militari sono attualmente impegnati in Sardegna per tre esercitazioni della Difesa e della Nato;
– il territorio sardo, con il suo cielo e il suo mare, è gravato al ruolo di maggiore piattaforma addestrativa e punto operativo dell’apparato militare italiano e della Nato;
– la Sardegna è una grande area strategica di servizi bellici essenziali: esercitazioni, addestramento, sperimentazioni di nuovi sistemi d’arma, guerre simulate per mare e per terra, depositi di carburanti, armi e munizioni, antenne militari per reti di controllo e per telecomunicazioni;
– attualmente, nell’ambito del territorio regionale, oltre 35.000 ettari, di cui 13.000 ettari gravati di servitù, sono impegnati dal demanio e dalle servitù̀ militari e rappresentano il 60 per cento del territorio italiano, destinato all’attività̀ militare addestrativa dell’esercito, della marina e dell’aeronautica e qui si sparano l’80 per cento delle bombe di nuova generazione, lanci di razzi e smaltimento di ordigni scaduti;
– il 5 per cento delle coste sarde sono inaccessibili perché occupate dai 3 grandi Poligoni (Salto di Quirra, Capo Frasca e Capo Teulada) e dalle basi militari Nato (80 chilometri di costa non sono accessibili alle attività economico-turistiche, inoltre si aggiunge anche una grande fetta di spazio aereo, interdetto al trasporto civile;

PRESO ATTO che:
– negli ultimi 16 anni (dal 2006 al 2022) la spesa pubblica militare del nostro Paese è aumentata (+25 per cento dal 2006 al 2022 e +85 per cento per gli armamenti);
– la Nato ha sollecitato un adeguamento della nostra spesa militare al 2 per cento del PIL e l’attuale governo ha avviato una revisione al rialzo della spesa per il riarmo delle nostre forze armate;
– la guerra in Ucraina ha incentivato l’economia industriale militare in Europa avviando una nuova stagione di grandi investimenti nell’industria bellica;

RAVVISATO che:
– con la legge 24 dicembre 1976, n. 898 (Nuova regolamentazione delle servitù militari), si disciplina la materia delle servitù militari, ponendo fine alla supremazia della Difesa e istituendo in ogni regione italiana il. Comitato Misto Paritetico per le servitù militari (Co.Mi.Pa);
– i rappresentanti regionali della Sardegna, nominati dal Presidente della Giunta regionale, in sede di confronto con i rappresentanti della Difesa, hanno più volte respinto, con il loro voto, le esercitazioni militari in quanto incompatibili con i piani di sviluppo territoriale, con la difesa dell’ambiente e con le bonifiche;
– a un’interrogazione parlamentare, che ha chiesto conto dell’utilizzo delle basi sarde per attività legate alle crisi internazionali, il Ministro della Difesa ha risposto: “La Sardegna rimane strategica per la Difesa, una risorsa irrinunciabile per supportare i programmi di addestramento in un quadro internazionale di nota gravità”;
– diversi studi hanno dimostrato che le servitù̀ militari hanno depresso le economie locali;
– dal punto di vista sanitario e della tutela del territorio, non è possibile quantificare né i danni subiti dalla popolazione, né i miliardi di euro necessari per bonificare le aree inquinate;
– mancano osservatori ambientali indipendenti che quantifichino scientificamente i danni alle persone, alla fauna e all’ambiente, nei territori dove insistono i tre grandi poligoni sardi in tanti anni di esercitazioni;
– l’esercitazione della Nato chiamata “Noble Jump 23”, conclusasi a fine maggio 2023, ha visto una guerra simulata (con bombe e proiettili veri) ed esercitazioni, in contrasto con le direttive comunitarie sul rispetto dell’ambiente in zona di Sito di Interesse Comunitario (SIC) e in conflitto con le norme regionali e nazionali;
– il dibattito sull’economia di pace è un tema di carattere globale che la politica internazionale dovrebbe affrontare tramite un confronto ed una riflessione;

RITENUTO che:
– sia compito di tutte le istituzioni regionali promuovere l’affermazione della Sardegna come terra di pace e di avversità ad ogni forma di guerra, come strumento di risoluzione delle controversie nazionali ed internazionali;
– sia auspicabile proporre un piano di riequilibrio della Sardegna, rispetto al proprio impegno storico ed attuale correlato alle attività̀ militari, attraverso la dismissione programmata delle basi militari dislocate in Sardegna;
– sia, altresì, opportuna la riconversione e il riutilizzo delle basi militari dislocate in Sardegna, ai fini civili, di crescita economica e di solidarietà sociale;
– sia necessario un monitoraggio permanente correlato alle ricadute socio-economico-ambientali delle attività militari sul suolo sardo;
– sia doverosa la definizione degli indennizzi dovuti alle popolazioni della Sardegna, oggetto di occupazione del suolo e del mare, in termine di compensazione economica rispetto ai danni ambientali, sanitari ed economici subiti dalle comunità sarde,

impegna la Presidente della Regione e la Giunta regionale a sostenere

1) la formulazione da parte del Consiglio regionale di una dichiarazione del popolo sardo sulla pressante presenza militare nel nostro territorio, che preveda il rifiuto della guerra come strumento di risoluzione di controversie tra popoli;
2) la nomina celere dei componenti regionali della cabina di regia e dei tavoli tecnici (così come definiti dal Protocollo d’Intesa dell’11 febbraio 2019, prorogato nel 2023);
3) l’adozione di un programma di accordi con lo Stato teso al riequilibrio, che tenga conto del peso storico delle attività militari in Sardegna rispetto al resto del territorio nazionale, tramite la progressiva dismissione delle basi militari, oltre alle limitazioni correlate alle attività̀ militari;
4) la riconversione delle aree sottoposte a servitù̀ militare, ai fini civili e sociali, che definisca la quantificazione dei danni causati in questi decenni;
5) l’istituzione di osservatori ambientali indipendenti, in forza dell’articolo 241 bis del decreto legislativo del 3 aprile 2006 n. 152 (Norme in materia ambientale), per la definizione del danno ambientale determinato da anni di occupazione militare del suolo sardo e per la stipula degli accordi necessari a realizzare le bonifiche ambientali necessarie;
6) l’elaborazione di un piano di dismissione di beni mobili e immobili del demanio militare per fini civili e sociali;
7) il pagamento degli indennizzi di compensazione economica per i danni ambientali, sanitari ed economici subiti.

Cagliari, 13 giugno 2024

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