CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVII Legislatura
Interrogazione n. 84/A
CERA – PIGA, – TRUZZU, – USAI, – MASALA – FLORIS – RUBIU – MELONI Corrado, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata attuazione del Protocollo d’Intesa sottoscritto in data 18 dicembre 2017 tra il Ministero della Difesa e la Regione autonoma della Sardegna e del Protocollo integrativo all’intesa dell’11 febbraio 2019 inerente i territori gravati dalle servitù militari in Sardegna.
***************
I sottoscritti,
PREMESSO che:
– fin dalla seconda metà del XX secolo, la Sardegna è gravata dalla presenza di importanti servitù militari. Più precisamente, la Sardegna è la regione italiana che ospita la più alta concentrazione, con circa il 60 per cento del totale complessivo, delle servitù militari presenti sull’intero territorio nazionale;
– il termine “servitù militare” si utilizza per definire infrastrutture militari, di vario genere, presenti nel territorio regionale e può assumere significati diversi, a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Esso infatti include poligoni, basi aeree, porti militari, depositi, radar, centri di comando e controllo;
– le servitù militari in Sardegna sono utilizzate, in alcuni casi, come basi logistiche per operazioni di vario genere, in altri casi, per l’addestramento di forze armate, italiane e straniere, o per la sperimentazione di nuovi sistemi d’arma;
– alla luce delle specifiche esigenze delle forze armate, le aree interessate dalla presenza di servitù militari sono sottoposte a particolari vincoli e restrizioni, che possono essere di tipo permanente o temporaneo. Queste zone sono destinate a esercitazioni, sperimentazioni, basi logistiche o operazioni di sicurezza e difesa, che spesso coinvolgono anche forze armate straniere;
– la forte presenza militare in Sardegna è dovuta a diversi fattori di carattere geografico, strategico, storico e per accordi internazionali che sono stati sottoscritti dal Governo italiano, a partire dal secondo dopoguerra e che prevedono l’utilizzo di alcune parti del territorio sardo per scopi militari;
– il controllo delle servitù militari in Sardegna è affidato principalmente alle forze armate Italiane, in particolare all’Esercito, alla Marina Militare e all’Aeronautica Militare, ma talvolta sono sottoposte al controllo diretto del Ministero della Difesa. Inoltre, la gestione di alcune basi e poligoni può coinvolgere anche organizzazioni internazionali o altre nazioni alleate;
– tra le principali servitù militari presenti in Sardegna, il poligono interforze del Salto di Quirra (PISQ), il poligono di Capo Frasca e il poligono di Capo Teulada sono tra i più noti. Poi seguono la Base militare di Perdasdefogu, la Base aeronautica di Decimomannu, le Basi militari di La Maddalena e di Alghero;
DATO ATTO che:
– con cadenza periodica, all’interno dei poligoni presenti in Sardegna e delle aree sottoposte a servitù militare, si svolgono esercitazioni che coinvolgo migliaia di donne e uomini appartenenti alle forze armate e di mezzi militari (terresti, navali e aerei) provenienti da svariate nazioni, alleate con l’Italia in ambito North Atlantic Treaty Organization (NATO), per l’effettuazione congiunta di manovre di guerra simulata;
– le esercitazioni interforze su richiamate, attraverso la simulazione di scenari di conflitto, consistono nell’effettuazione di operazioni di difesa in ambito terrestre, marittimo e degli spazi aerei, oltre che di sicurezza cibernetica e spaziale, della difesa Nucleare Biologico Chimico Radiologico (NBCR) nonché di contrasto alle minacce più moderne, derivanti dall’utilizzo di tecnologie a guida remota, quali droni militari in ambito sottomarino e aereo;
RILEVATO che:
– la presenza delle servitù militari in Sardegna sta suscitando progressivamente, nell’opinione pubblica, numerose questioni e criticità riguardanti rispettivamente:
a) i rischi per la salute umana: l’utilizzo di munizioni e sostanze chimiche può comportare rischi per la salute della popolazione locale;
b) l’impatto ambientale: le attività militari possono avere un impatto significativo sull’ambiente, in termini di inquinamento, disturbo della fauna e alterazione degli ecosistemi;
c) l’impatto socio-economico: le servitù militari possono limitare le attività economiche locali, come l’agricoltura, la pesca e il turismo;
– negli ultimi anni, sia in ambito locale che nazionale, si è registrato un crescente interesse per la questione delle servitù militari in Sardegna. La Regione ha perciò preso parte a diverse iniziative di confronto con il Governo per monitorare l’impatto delle basi militari sul territorio e per promuovere lo sviluppo sostenibile delle aree interessate;
EVIDENZIATO che:
– il 31 agosto 2011 il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno che impegnava la Giunta ad assumere le iniziative presso il Governo al fine di:
a) rivisitare complessivamente la presenza delle servitù militari in Sardegna;
b) contemperare le esigenze nazionali di sicurezza con quelle della tutela delle popolazioni e dei territori;
c) riesaminare i pareri e le concessioni rilasciate a favore della installazione dei radar militari costieri, dei tralicci e delle apparecchiature;
d) sollecitare la riconvocazione delle conferenze di servizio coinvolgendo i cittadini direttamente interessati;
– il 17 giugno 2014, in vista della seconda conferenza nazionale sulle servitù militari, il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità un nuovo ordine del giorno unitario sulle servitù militari che impegnava la Giunta:
a) a porre, come primo obiettivo nel quadro dei rapporti tra Stato e Regione, la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale e ambientale, assicurando il mantenimento dei livelli occupazionali esistenti;
b) a proseguire le interlocuzioni con il Governo per arrivare a un’intesa che definisse un riequilibrio in termini di compensazione economica rispetto ai danni ambientali sanitari ed economici subiti dall’Isola a causa del gravame militare;
c) a prevedere la progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la dismissione dei poligoni;
d) a disporre una valutazione sui danni all’ambiente e alla salute pubblica;
e) a istituire in ciascun poligono osservatori permanenti per il monitoraggio ambientale;
f) a chiedere risorse adeguate per le bonifiche ambientali delle aree in cui sono presenti servitù militari in via di dismissione;
– il 18 e il 19 giugno 2014 si è tenuta la seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, dove le parti hanno concordato sulla necessità dell’avvio di un tavolo istituzionale di concertazione, finalizzato all’individuazione delle possibili misure di riduzione delle limitazioni derivanti dall’utilizzo del territorio per le finalità addestrative della difesa;
– il 18 dicembre 2017 è stato sottoscritto un Protocollo d’Intesa tra il Ministero della Difesa e la Regione Autonoma della Sardegna per il coordinamento delle attività militari presenti nel territorio regionale, con il quale le parti hanno individuato le misure di riequilibrio ed armonizzazione della presenza militare sul territorio regionale. Più precisamente, il Protocollo d’Intesa prevedeva il solenne impegno a dare attuazione alle attività del tavolo istituzionale “Difesa-Regione Sardegna” istituito in data 8 gennaio 2015, con l’esplicito impegno del Ministero della Difesa ad attuare importanti misure di riequilibrio ed armonizzazione, sul poligono di Capo Frasca, mediante:
a) la cessione della spiaggia di S’Enna e S’Arca;
b) la cessione di un’ulteriore porzione di scogliera attigua alla spiaggia di S’Enna e S’Arca, sino a punta S’Achivoni;
c) la previsione di un’area di rispetto per le zone archeologiche interne al poligono di Capo Frasca;
d) l’utilizzo con accesso da terra, da parte dei pescatori locali, del porto interno nella zona est del poligono di Capo Frasca;
– l’11 febbraio 2019 è stato sottoscritto un Protocollo integrativo all’intesa per il coordinamento delle attività militari presenti nel territorio della Regione, con il quale le parti hanno concordato di procedere ad una modifica ed integrazione del Protocollo d’Intesa al fine di consentirne l’attuazione e definire le relative modalità di governance;
– il 21 gennaio 2022 il Ministro della Difesa ha manifestato la volontà di rinnovare e prorogare i Protocolli d’Intesa (Protocollo d’Intesa del 18 dicembre 2017 e Protocollo integrativo dell’11 febbraio 2019) e il Presidente della Regione ha accettato la proposta della controparte trasmettendo, con nota n. 0000917 del 21 gennaio 2022, i nominativi dei rappresentanti della Regione all’interno della cabina di regia, istituita ai sensi dell’articolo 4 del Protocollo integrativo all’intesa;
APPURATO che sia in corso una progressiva recrudescenza dell’utilizzo dei poligoni militari presenti in Sardegna venendo meno, di conseguenza, agli impegni assunti nel 2017 e poi rinnovati nel 2022 di attuare misure di riequilibrio ed armonizzazione sui poligoni della Sardegna e, in particolar modo, sul poligono di Capo Frasca, mediante le dismissioni.
RIMARCATO inoltre che, davanti al Golfo di Oristano presso il poligono Militare di Capo Frasca e nelle acque del mare di Sardegna, in considerazioni delle esercitazioni militari, come accaduto lo scorso 15 maggio, durante l’imponente evento addestrativo denominato “Mare Aperto 2024”, vengono adottati provvedimenti che inibiscono totalmente ogni qualsivoglia tipologia di attività, che si possa svolgere negli specchi acquei interessati;
RICHIAMATE le precedenti interrogazioni, dei proponenti Cera, Cocciu e Talanas, n 22/A e n 176/A, depositate rispettivamente in data 28 maggio 2019 e 17 ottobre 2019, rivolte al Presidente della Regione, all’Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica, ed all’Assessore regionale dell’agricoltura e riforma agro-pastorale, inerenti rispettivamente:
– la regolamentazione delle zone di mare antistanti il poligono militare di Capo Frasca, nella quale si auspicava l’accelerazione della consegna delle aree individuate nel protocollo d’Intesa del 18 dicembre 2017 e veniva auspicata l’integrazione dello stesso protocollo al fine dell’inserimento del rilascio delle spiagge presenti a Capo Frasca che si affacciano sulla zona di Marceddì, coinvolgendo i Comuni di Arbus e Terralba;
– la dismissione, a Capo Frasca, della spiaggia di S’Enna e S’Arca, del porticciolo e dell’area archeologica e veniva sollecitato il riconoscimento degli indennizzi ad oltre un centinaio di pescatori soci armatori, operatori economici della pesca, del comparto marittimo di Oristano, interessati dagli sgomberi degli specchi acquei coinvolti nelle esercitazioni militari nel poligono di Capo Frasca e l’avvio di nuove dismissioni;
CONSTATATO che, nonostante la notizia ormai datata, pubblicata sul portale della Regione in data 30 maggio 2019, con cui si comunicava la volontà di liberare le spiagge di Porto Tramatzu e di S’Enna e S’Arca, destinate per anni a uso esclusivo dei militari, ma che alla data odierna nulla sembra cambiato a tale riguardo e, inoltre, la spiaggia a Capo Frasca, da Punta S’Aschivoni allo stagno di Marceddì, non è ancora riconsegnata alla Regione;
RITENUTO necessario, alla luce del rinnovato ed intensificato utilizzo del territorio Sardo per esercitazioni militari, pretendere l’avvio delle misure compensative, che vengono costantemente sollecitate dalle amministrazioni locali, dai rappresentanti politici del territorio, dal mondo della pesca e del diportismo, affinché lo Stato riconosca alla Regione l’introduzione delle seguenti storiche istanze:
1) concessione degli indennizzi agli operatori economici soci armatori del comparto marittimo di Oristano, interessati dagli specchi d’acqua per le esercitazioni militari nel poligono di Capo Frasca, considerato che non è stata data piena attuazione a quanto già sancito dall’articolo 3 del Protocollo d’Intesa tra Ministero della Difesa e Regione Autonoma della Sardegna del 26 ottobre 2016;
2) utilizzo, nel periodo in cui non sono previste esercitazioni militari nel Poligono di Capo Frasca, delle spiagge denominate: Cala Brigantino e Salinedda.
3) autorizzazione all’utilizzo, con accesso da terra, del porto interno nella zona est del poligono di Capo Frasca, anche per i diportisti,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione, l’Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica, l’Assessore della difesa dell’ambiente e l’Assessore dell’agricoltura e riforma agro-pastorale, ciascuno per la parte di rispettiva competenza, per sapere quali:
1) azioni intendano intraprendere al fine di favorire la piena conoscenza delle esercitazioni militari da parte dei cittadini sardi, affinché venga fatta chiarezza sulle attività svolte e su eventuali rischi per le popolazioni residenti e per l’ambiente marino e terrestre;
2) siano le tempistiche previste per la definitiva dismissione, come sancito nel Protocollo d’Intesa tra il Ministero della Difesa e la Regione autonoma della Sardegna del 18 dicembre 2017, della spiaggia di S’Enna e S’Arca, sita tra da Punta S’Aschivoni e lo stagno di Marceddì, il porticciolo e l’area archeologica affinché, senza nessun ulteriore indugio, vengano restituiti alla Sardegna e ai sardi;
3) azioni si intendono perseguire al fine del riconoscimento degli indennizzi ad oltre un centinaio di pescatori soci armatori, operatori economici della pesca, del compendio marittimo di Oristano, interessati dagli sgomberi degli specchi acquei, causati dalle esercitazioni militari nel Poligono di Capo Frasca;
4) iniziative si intendano avviare allo scopo di sostenere, presso la cabina di regia paritetica Stato – Regione, le istanze che provengono dalle amministrazioni locali, dai rappresentanti politici del territorio, dal mondo della pesca e del diportismo affinché:
a) possa essere concesso l’utilizzo, nel periodo in cui non sono previste esercitazioni militari nel Poligono di Capo Frasca, delle spiagge denominate: Cala Brigantino e Salinedda;
b) venga consentito l’utilizzo, con accesso da terra, del porto interno nella zona Est del Poligono di Capo Frasca, anche per i diportisti.
Cagliari, 24 ottobre 2024