XIV Legislatura – Seduta N° 243 del: 31/08/2011 Pomeridiana

Presidenza dei Presidenti: Michele Cossa (Vice Presidente del Consiglio) – Claudia Lombardo (Presidente del Consiglio)
Intervenuti: Radhouan Ben Amara [SEL-Comunisti-Indipendentistas] – Mario Bruno [P.D.] – Pietro COCCO [P.D.] – Oscar Cherchi [P.d.L.] (Assessore dell’agricoltura e riforma agro-pastorale) – Giampaolo Diana [P.D.] – Mario Diana [P.d.L.] – Silvestro Ladu [P.d.L.] – Giorgio Locci [P.d.L.] – Luigi Lotto [P.D.] – Paolo Giovanni Maninchedda [P.S.d’Az.] – Efisio Planetta [P.S.d’Az.] – Nicolò Rassu [P.d.L.] (Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica) – Adriano Salis [I.d.V.] – Carlo Sanjust [P.d.L.] – Giacomo Sanna [P.S.d’Az.] – Gian Valerio Sanna [P.D.] – Carlo Sechi [SEL-Comunisti-Indipendentistas] – Antonio Solinas [P.D.] – Giulio Steri [U.D.C.-FLI] – Luciano Uras [SEL-Comunisti-Indipendentistas] – Claudia Zuncheddu [SEL-Comunisti-Indipendentistas]
Argomenti:

CCXLIII SEDUTA

(POMERIDIANA)

Mercoledì 31 agosto 2011

Presidenza del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 06.

DESSI’, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 27 luglio 2011 (236), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gianfranco Bardanzellu, Mariano Contu, Rosanna Floris, Sergio Obinu, Francesco Meloni, Eugenio Murgioni, Antonio Pitea, Antioco Porcu e Pierpaolo Vargiu hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 31 agosto 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, questi congedi si intendono accordati.

Annunzio di interrogazione

PRESIDENTE. Si dia annunzio dell’interrogazione pervenuta alla Presidenza.

DESSI’, Segretario:

“Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, sullo stato dell’iter amministrativo dei lavori di bonifica ambientale dell’area ex Sardamag di S. Antioco”. (665)

Annunzio di interpellanza

PRESIDENTE. Si dia annunzio dell’interpellanza pervenuta alla Presidenza.

DESSI’, Segretario:

“Interpellanza Planetta sulla mancata previsione, nell’organico di diritto della scuola secondaria di II grado relativo alla Provincia di Sassari per l’anno scolastico 2011/2012, della classe IV ginnasio del Liceo classico di Bonorva”. (260)

PRESIDENTE. Apprezzate le circostanze, sospendo i lavori per permettere ai colleghi di raggiungere l’aula.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 08, viene ripresa alle ore 16 e 19.)

Discussione della mozione Sanna Giacomo – Planetta – Dessì sull’attuazione del contratto di programma sottoscritto dal Consorzio Latte di Macomer e dal Ministero per le attività produttive il 9 dicembre 2002 (131)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 131.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Sanna Giacomo – Planetta – Dessì sull’attuazione del contratto di programma sottoscritto dal Consorzio Latte di Macomer e dal Ministero per le attività produttive il 9 dicembre 2002.

IL CONSIGLIOREGIONALE

PREMESSO che il 9 dicembre 2002 è stato sottoscritto il contratto di programma tra il Ministero delle attività produttive, nella persona del direttore generale dottor Roberto Pasca di Magliano, e il Consorzio Latte di Macomer (NU), nella persona del legale rappresentante Salvatore Nicolino (noto Toto) Meloni, per favorire l’aggregazione della filiera lattiero-casearia, l’ammodernamento tecnologico delle aziende sarde, l’univocità dell’offerta, la realizzazione di nuovi prodotti caseari e soprattutto l’aumento degli occupati nel settore;

CONSTATATO CHE il contratto di programma prevede investimenti per 116.236.888,48 milioni di euro, con quota complessiva a carico dello Stato pari a 43.982.512,26 milioni di euro e quota complessiva a carico della Regione pari a 13.759.770,60 e stabilisce che le aziende beneficiare debbano apportare mezzi propri per un valore pari al 25 per cento dell’investimento;

VERIFICATO CHE le 25 aziende e\o cooperative consorziate nel Consorzio latte e inserite nel contratto di programma sono le seguenti: Consorzio Latte (Macomer); La.Ce.Sa (Bortigali); l’Armentizia (Siniscola); Soc. Coop. Agropastorale La Rinascita (Onifai); l’Armentizia Moderna (Guspini); Coop. Allevatori Ovini (Siamanna); Coop. Latteria sociale Sant’Antonio (Tertenia); Latteria sociale San Pasquale (Nulvi); Coop Allevatori Villanovesi (Villanova Monteleone); Latteria sociale Sa Costera (Anela); Maoddi Salvatore e f.lli Maoddi (Laconi); Tba (Sassari); Coop sociale alle Cascine (San Giuliano Milanese-Mi); Industria Casearia di Cancedda Ignazio (San Basilio); Sepi formaggi (Marrubiu); Industria Agroalimentare Serra (Cagliari); Foi (Cremona); Sarda Formaggi (Olbia); Cen.Tral (Cagliari); Caseificio Aresu (Donori); Olmeo Angelino (Sassari); F.lli Pinna (Thiesi); Gam formaggi (Thiesi); Incas (Sassari) e Cacioc (Bonorva);

SOTTOLINEATO CHE nel contratto di programma potevano essere inserite soltanto le piccole e medie imprese, secondo i criteri stabiliti dal decreto del Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato del 18 settembre 1997;

EVIDENZIATO CHE:

– le 25 società consorziate del Consorzio Latte sono obbligate, ciascuna per la quota di rispettiva competenza, ad attivare non meno di 239,1 nuove unità lavorative rispetto alla occupazione media mensile preesistente nei dodici mesi precedenti la data di presentazione della domanda di accesso alla programmazione negoziata;

– altresì, le 25 società sopra elencate hanno dichiarato, in sede di sottoscrizione dell’accordo di programma, ciascuna per la parte di rispettiva competenza, di aver avviato o di impegnarsi ad avviare e completare gli investimenti entro il termine del 31 dicembre 2003 con la conseguente entrata a regime per tutte le iniziative nel 2004;

ACCERTATO CHE è stata concessa una serie di proroghe per l’entrata a regime di tutte le iniziative previste nel progetto del Consorzio Latte, l’ultima delle quali aveva scadenza a fine 2010;

RIMARCATO CHE:

– da informazioni assunte dai sottoscrittori della presente mozione, grande parte delle iniziative inserite nel contratto di programma non è stata realizzata e risulta che vi siano opere non ultimate e che le principali finalità del progetto del Consorzio Latte non siano state raggiunte ed in particolare non siano rispettati gli obblighi relativi alle 239,1 nuove unità lavorative nelle 25 aziende beneficiarie delle agevolazioni di Stato e Regione;

– il Consorzio Latte, soggetto attuatore del contratto di programma, versa in una condizione pre fallimentare e i suoi dipendenti sono in cassa integrazione,

impegna l’Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio e l’Assessore regionale dell’agricoltura e riforma agro-pastorale

1) ad attivare tutte le procedure previste nell’accordo di programma in ordine ai controlli e al monitoraggio dell’esecuzione e dell’attuazione dello stesso;

2) ad attivare il Centro regionale di programmazione perché verifichi la correttezza delle procedure, il rispetto delle prescrizioni e dei requisiti posseduti dalle singole aziende, nonché il rispetto degli impegni assunti in ordine alla quota parte di investimento e ai livelli occupativi da garantire;

3) ad intervenire con sollecitudine ed urgenza e ad attivare, qualora si riscontrassero irregolarità, le procedure per la restituzione delle agevolazioni indebitamente percepite dalle aziende inadempienti. (131).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

SANNA GIACOMO (P.S.d’Az.). Presidente, nell’illustrare questa mozione vorrei chiarire, fin dall’inizio, che uno degli orientamenti principali è quello di salvaguardare i diciotto posti di lavoro che ci sono nel Consorzio Latte di Macomer, perché credo che l’anello più debole di questa vicenda siano proprio i dipendenti, prima messi in cassa integrazione e adesso assunti a termine; con un nuovo Consiglio di amministrazione che non è sfiorato minimamente dal contratto di programma.

Questo contratto di programma è nato come idea nel marzo del 2000, comprendendo trentuno società consorziate, fu presentato a suo tempo al Ministero dello sviluppo economico con la denominazione “Sviluppo, ammodernamento e innovazione della filiera del latte ovino della Sardegna”. Il tutto si riduce poi a una approvazione più limitata nelle cifre: la prima era di circa 128 milioni, mentre il 9 dicembre 2002 si è arrivati alla stipula del contratto di programma per 116 milioni 236 mila 888,46 euro, perché nel frattempo alcune aziende avevano rinunciato. In tutta questa cifra colpisce il fatto che ci sia una somma piuttosto consistente (14 milioni e 100 mila euro) per l’attuazione degli investimenti relativi al controllo di qualità; potremmo tranquillamente chiamarle spese immateriali. Questi 14 milioni di euro di spese immateriali hanno un loro significato: servirebbero per la ricerca, per lo sviluppo, per il marketing.

Siamo al 2011. Nella mozione vengono citate tranquillamente le aziende, i loro nomi e l’ubicazione; va sottolineato che, nel contratto di programma, le aziende a cui veniva accordata la partecipazione dovevano rispondere ai criteri stabiliti dallo stesso Ministero dell’industria e del commercio.

Che cosa possiamo evidenziare? Evidenziamo il fatto che rendicontare tutto questo è diventato quasi impossibile. Ci sono state delle proroghe, inizialmente il progetto doveva ultimarsi entro il 2003, ma dal 2003 sono passati otto anni e l’ultimazione del progetto non è in atto. Perché facciamo questo discorso? Perché, oltre alle cooperative, ci sono anche alcune aziende casearie di assoluto rispetto, nel senso che hanno una dimensione piuttosto consistente, e questi soggetti solitamente sono quelli che protestano davanti al Consiglio regionale o davanti all’Assessorato di competenza.

Oggi però mi corre l’obbligo di evidenziare che, in questi dieci anni, il settore è entrato in crisi, il mercato ha avuto un taglio drastico, la domanda è venuta meno, soprattutto dal mercato americano, e, se si fossero attivate tutte le procedure previste nel contratto di programma, compresa la spendita reale di quei 14 milioni di spese immateriali, forse sul mercato ci sarebbe stato un prodotto presentato in ben altro modo. All’emergenza si è risposto col silenzio! Le responsabilità sono sempre della classe politica perché, quando il prezzo del latte non è soddisfacente, o non trova la risposta che i pastori necessitano di trovare per la loro sopravvivenza, il riferimento rimane la classe politica.

Oggi il riferimento negativo non è la classe politica; la classe politica ha solo un difetto in questo momento, quello di non esser voluta entrare apertamente nel merito del contratto di programma, entrare nel merito della necessità del rispetto dei tempi nella spendita di denaro pubblico senza riuscire a trovare accorgimenti o soluzioni alternative a quelle che, inizialmente, nel 2002, furono portate, come sottoscritto nel contratto stesso, ad alcuni obblighi; e a questi obblighi si è venuto meno. Come si è venuto meno? Le aziende sono impossibilitate a rendicontare gli stati di avanzamento che necessitano il preliminare pagamento delle competenze ai diversi fornitori coinvolti.

Quindi l’argomento assume una gravità piuttosto delicata, il tutto comporta un ulteriore ritardo, l’impossibilità di verificare, l’impossibilità di collaudare, o perlomeno si sono collaudate poche strutture, c’è inadempienza contrattuale, c’è difficoltà e c’è la possibilità vera che il tutto possa essere portato a rescissione; sarebbe il danno più grande e più pericoloso, non tanto per le aziende di per sé ma soprattutto per le cooperative che sono più esposte; le cooperative sono, come sapete tutti quanti, l’interfaccia della vita agropastorale, cioè il modo di stare assieme, fare forza comune e trovare le soluzioni ai problemi.

La revoca non è un fatto che mi sto inventando in questo momento, la revoca è prevista nell’articolo 9.1, una volta che, nelle lettere da A a F, si registra tutta una serie di inadempienze, la stretta finale porta pericolosamente al tipo di soluzione, significa la restituzione delle risorse, significa il fallimento di una parte importante del sistema economico di questa Regione.

Allora la mozione punta principalmente a evitare questo, punta in modo principale a coinvolgere la Regione; c’è stato un cambiamento di delega assessoriale, quindi della persona fisica, il vecchio Assessore ebbe modo di testimoniarmi una situazione piuttosto delicata, non so se lei farà altrettanto stasera, assessore Cherchi, ma il suo predecessore ebbe modo di dirmi: “Non ho documentazione al riguardo”. Non avere documentazione al riguardo su un comparto come questo, su un tema così delicato, su denaro pubblico in discussione, sul quale obbligatoriamente comunque si dovrà rendicontare, comporta una delicatezza unica nell’affrontare questo tema e quindi gli argomenti che in questa mozione sono descritti.

L’accertamento della realizzazione era frutto di una Commissione che si mise in piedi per la circostanza, fa parte dell’accordo; la Commissione entro 90 giorni dal ricevimento della documentazione finale di spesa provvede all’accertamento, alla presentazione e alla redazione del relativo verbale; questo diventa un argomento ancora più delicato, perché vuol dire che ci sono inadempienze della stessa Commissione, che può essere revocata, ma nessuno ha provveduto a revocarla. Si prevedevano punti importanti come l’ammontare per ciascun anno di investimento dei costi sostenuti pagati a saldo, gli interventi e la loro ammissibilità e congruità; quindi la verifica del percorso, puntuale e precisa, che i beni agevolati siano nuovi di fabbrica, se non presenti negli stabilimenti, la ricorrenza di quanto prescritto, cioè tutta una serie di azioni non di poco conto, come quella del livello occupazionale. Il livello occupazionale si è limitato, può darsi che la limitazione del livello occupazionale sia dovuto anche al fattore di crisi e che quindi le stesse aziende non siano state in grado di supportare per raggiungere gli obiettivi che erano, se non vado errato, di 239 unità, non stiamo parlando di migliaia di posti di lavoro, ma di 239 unità.

Tutto questo per richiamare l’attenzione in questa Aula su una necessità vera che è quella di arrivare poi al dispositivo stesso della mozione; intanto verificare se, nel frattempo, come dalle notizie in mio possesso, non ci siano state ulteriori proroghe, siamo fermi alla scadenza “fine 2010”, sono otto mesi di latitanza dell’argomento in discussione. Credo che sia necessario attivare le procedure perché questo accordo di programma, proprio in ordine ai controlli, al monitoraggio dell’esecuzione e all’attuazione dello stesso, possa avvenire, se non attraverso quella Commissione, in qualsiasi altro modo, ma comunque vada portato a compimento. Quindi coinvolgere, come appunto nel dispositivo, lo stesso Centro regionale di programmazione per poter verificare la correttezza delle procedure e intervenire anche con sollecitudine e urgenza qualora si riscontrassero irregolarità.

Assessore, questo è un punto delicato in un settore che è già in crisi e che presenta lacune e difficoltà vere, che questa Aula ha cercato di affrontare in tantissime occasioni, mettendo a disposizione anche risorse, come l’ultima legge che abbiamo approvato e della quale ci siamo lamentati della stessa attuazione. Credo che, con la puntualità con cui si viene a protestare, sotto questo Palazzo, ci dovrebbe essere invece la puntualità, da parte dell’Esecutivo, di una verifica precisa e costante dell’attuazione di un accordo di programma che, in quel settore, avrebbe dovuto comunque dare grandi, grandissime, risposte in modo positivo.

Un appunto sul vecchio consiglio di amministrazione, io credo che una cosa più deleteria di questa non si sia vista nel circuito, che questo settore non abbia visto situazioni così allarmanti, in una struttura di nostra proprietà, che sia avvenuto tutto ciò, che la politica non sia intervenuta, che non abbia verificato, non abbia controllato, non abbia imposto il rispetto delle regole. Credo che sia qualcosa del quale dobbiamo necessariamente assumerci le responsabilità; questo non vuol dire che ciò che non si è fatto prima, non si possa fare adesso e credo che bene abbiano fatto a mandare a casa il vecchio consiglio di amministrazione, a rigenerarsi, a rimettersi in discussione, a rimettere soprattutto in condizione i diciotto lavoratori di poter riprendere il percorso lavorativo.

Ma credo che non sia sufficiente, che siamo su uno spazio così limitato di pericolosità che i rischi veri, reali, di precipitare in una crisi ancora più profonda ci siano. Ecco perché ci siamo fatti carico di presentare questa mozione, perché non restasse nel silenzio un qualcosa che andava e va denunciato, che tutti devono conoscere perché, quando si tratta di denaro pubblico, non siamo solo noi i responsabili ma lo è anche chi viene indicato come il soggetto che deve utilizzare quel danaro e averne anche i benefici. Siamo fermi a questo punto.

Credo che questo serva a tutti, ma soprattutto a una realtà come quella agro pastorale che, in questo momento, ha bisogno di cose positive e non certo negative.

PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che intendono parlare che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E’ iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.

LADU (P.d.L.). Presidente, colleghi e Assessore, credo che giustamente sia stata presentata questa mozione. E’ giusto che il Consiglio venga coinvolto sul Consorzio Latte di Macomer perché io credo che sia opportuno, dopo quasi dieci anni, fare chiarezza sulle risorse che sono state spese, sul ruolo che ha avuto il consorzio in questi anni e sulle prospettive che dovrà avere nel prossimo futuro.

Io credo che, nel 2002, quando è stato firmato questo contratto di programma, la Regione sarda avesse previsto, anche impegnando risorse importanti, un ruolo rilevante di questo consorzio, che comprendeva 25 aziende importanti; l’obiettivo di questo consorzio era quello di programmare un tipo di produzione diversa, che entrasse nei mercati, che facesse uscire dalla crisi il mondo agropastorale e che creasse anche nuova occupazione. La Regione si era posta l’obiettivo, puntando su un gruppo di imprenditori locali, di cambiare, di voltare pagina nel mondo agropastorale. Io non voglio parlare delle risorse che sono state impegnate e che era previsto che fossero impegnate, tra l’altro devo dire che, di quanto previsto nel contratto, non c’è stato mai alcun rispetto, quindi credo che la Regione sarebbe dovuta, già da molto tempo, entrare nel merito di questa situazione.

Oggi il mondo agropastorale è completamente in ginocchio e questo Consorzio, nonostante i soldi spesi, non ha svolto alcun ruolo per quanto riguarda gli obiettivi posti e non sono state rispettate, lo voglio dire, le adempienze contrattuali. Quei “duecento e rotti” posti di lavoro, che dovevano essere garantiti, non ci sono stati, addirittura vediamo che gli stessi dipendenti dell’azienda capofila sono in cassa integrazione, quindi veramente un fallimento totale! Io concordo con il relatore che dice che la Regione deve prendere in mano questa situazione e deve trovare una via d’uscita, altrimenti il rischio è che si arrivi a una rescissione del contratto, con tutti i danni che questo può causare.

Però, Assessore, io oggi voglio fare un’altra considerazione sul ruolo che ha avuto la politica in questi anni. E’ noto che la crisi del mondo agropastorale è stata determinata soprattutto da un’errata produzione che veniva fatta in Sardegna per quanto riguarda il latte ovino, ovvero che si produceva eccessivamente Pecorino Romano, ormai non più accettato dal mercato americano, che era il mercato naturale di esportazione del prodotto sardo, nonostante da anni questa esportazione sia in crisi; ebbene, sapete che oggi, quest’anno, in questa situazione, questo Consorzio ha prodotto più Pecorino Romano degli altri anni? Di fronte al fatto che la crisi è dovuta a un’eccessiva produzione di Pecorino Romano e tutti hanno sollecitato un cambio di produzione, una diversificazione, perché bisognava entrare nei mercati, questi imperterriti hanno continuato a produrre Pecorino Romano peggio di prima! Allora io mi chiedo, Assessore: “Quale ruolo ha avuto la Regione?”. E’ impensabile che la Regione non svolga un ruolo, perché se loro sono incapaci di individuare un percorso che li faccia uscire dalla crisi, la Regione, anche perché sta spendendo risorse, qualcosa deve fare, deve impedire che questo succeda.

Io credo che la responsabilità vera di questo Consorzio non sia tanto riconducibile a come ha speso queste risorse, non so neanche quali aziende abbiano potuto beneficiare di queste risorse, la responsabilità vera è che questo Consorzio non è stato in grado di individuare un percorso che facesse uscire il mondo agropastorale dalla crisi! E oggi ci troviamo in una situazione devastante, nel senso che sappiamo tutti qual è il prezzo del latte, dovuto soprattutto al fatto che i magazzeni sono pieni di formaggio Pecorino Romano, che viene venduto a prezzi bassissimi, e si invoca l’intervento della Regione per ripulire tutti questi ammassi di pecorino invenduto, eccetera. Allora, credo che questa occasione possa essere opportuna per iniziare a riflettere su come uscire dalla crisi. Se le associazioni di categoria, se i produttori, non sono in grado di individuare una via d’uscita, io credo che la politica serva per questo, e non è detto che la Regione non debba intervenire, la Regione deve assolutamente intervenire, deve individuare un percorso che loro non sono stati capaci di individuare.

Assessore, la crisi ormai è diventata talmente grave che, pur essendo già molto in ritardo, è necessario intervenire per dire la verità, per cercare di salvare almeno il salvabile; credo che si debbano recuperare le risorse, ma soprattutto chiedo un intervento politico da parte della Regione, perché la Regione deve fare in modo che queste risorse vadano a buon fine indicando anche come devono essere spese.

Non sono tanto i posti di lavoro, che non vengono garantiti e non vengono rispettati in base all’accordo che è stato firmato, il vero problema è che (siccome queste venticinque imprese, queste venticinque ditte che fanno parte di questo Consorzio, raccolgono l’80, forse il 90 per cento del latte ovino che viene prodotto in Sardegna) ci sia un intervento politico questa volta da parte della Regione, perché credo che sia indispensabile individuare delle vie d’uscita.

Quindi, sicuramente il Consorzio va salvato, ma soprattutto vanno salvate le iniziative nuove che dovrebbero nascere, sulla base di un intervento della Regione che preveda una nuova produzione che entri nei mercati; se il Pecorino Romano non entra nei mercati, se il costo non supera mai i 6 e 7 euro al chilo, perché dovremmo ancora insistere? Vuol dire che non va e noi dobbiamo cambiare! Ma chi lo decide? Loro non lo decidono, probabilmente hanno interesse, pensano ancora che la Regione possa intervenire, perché poi la Regione si fa carico dell’invenduto, e ci saranno altri interventi. Non va bene! Noi dobbiamo fare in modo che questi rimangano nei mercati ma, per rimanere nei mercati, loro si devono impegnare. Io mi rendo conto che loro hanno interesse a fare questo, perché per la produzione del Pecorino Romano ci vuole poca manutenzione, c’è poco calo del formaggio, c’è tutta una serie di vantaggi producendo questo tipo di formaggio, però se poi nei mercati non va, è inutile che continuiamo a insistere, in più impegnando delle risorse.

Pertanto io mi auguro che, dall’incontro e dal dibattito che ci sarà questa sera, emergano delle prese di posizione che spingano la Giunta regionale, in modo particolare l’Assessore dell’agricoltura, a uscire da questa situazione di stallo che sta creando una crisi devastante, una desertificazione del territorio delle campagne della Sardegna; da un giorno all’altro si stanno abbandonando le campagne e noi non riusciamo, come politica, a incidere su un settore che è strategico e di fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo della Sardegna.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

MANINCHEDDA (P.S.d’Az.). Presidente, forse è opportuno rendere esplicite le parole cortesi e moderate con cui il mio Capogruppo ha cercato di richiamare l’attenzione di questo Consiglio regionale sull’argomento oggetto della discussione. Si parla di Consorzio Latte ma c’è il rischio di fraintendere che questa sigla sia una sigla astratta rispetto alla concretezza del sistema di trasformazione del latte ovi-caprino in Sardegna; così si può fraintendere il valore dell’accordo di programma, firmato dal Consorzio Latte, come un accordo di programma che riguardi un Consorzio e non riguardi la Sardegna.

Io vorrei che i colleghi considerassero che, se il Ministero delle politiche agricole, svolgendo i suoi controlli, dovesse agire contro le aziende firmatarie dell’accordo di programma in oggetto, il sistema della trasformazione del latte in Sardegna fallirebbe. Per capirci, perché non si dovrebbero usare con faciloneria certe espressioni, l’accordo di programma per l’ammodernamento e l’innovazione della filiera del latte ovino in Sardegna vale cinque volte lo stanziamento della legge numero 15 in tre anni, cioè l’accordo di programma vale 116 milioni di euro, non cinque volte, di più, quasi dieci volte, la legge numero 15, 25 milioni in tre anni; allora è paradossale che noi oggi, con superficialità e con la distrazione corrente tra i banchi, affrontiamo l’argomento che l’onorevole Sanna ha voluto proporre all’attenzione del Consiglio.

Questo è il più grosso intervento mai realizzato nel settore della trasformazione del latte, questo è il primo punto, e per quanto sia di competenza del Ministero vigilare sull’attuazione e la Regione non possa intervenire nell’atto, non è assolutamente irrilevante, sotto il profilo politico, il rischio segnalato dall’onorevole Sanna, cioè che la fase conclusiva dell’accordo di programma possa far fallire l’intero sistema produttivo, posto che (questo è stato illustrato chiaramente, non so se lo abbiano inteso tutti i colleghi) delle undici società che hanno sottoscritto l’accordo di programma solo tre, per il supplemento, hanno sottoscritto anche gli accordi economici conclusivi, otto non riescono a rendicontare, otto imprese che vanno a fallire, chi per 700 mila, chi per 600 mila, chi per 500 mila, il che significa l’intero sistema della trasformazione.

Si può affrontare la discussione di una tale mozione con nonchalance, però poi la si sconta quando i produttori individuano la Regione come controparte anziché individuare i soggetti di mercato, i player del mercato. Perché è legittimo sollevare l’attenzione alla Regione? Perché la parte conclusiva dell’accordo di programma è tutta sulla promozione e la certificazione della qualità del latte, cioè fa quello che la prima parte non ha fatto. Diciamolo con chiarezza: i grandi trasformatori del latte che cosa hanno fatto? Anziché investire sulla diversificazione, sulla qualità del latte e quant’altro, hanno usato il 70 per cento del finanziamento per fare nuovi caseifici oppure per muratura.

Onorevole Ladu, lei dice: “Ma come? Abbiamo investito tanto!”. Ma come i pastori investono spesso acquistando trattori e quant’altro senza domandarsi quanto regge il prezzo del prodotto, i grandi player, i grandi trasformatori (stiamo parlando ad esempio delle cooperative) hanno preferito fare nuovi caseifici, erano consorziati. C’è un caso eclatante di un consorzio nato per vendere insieme i prodotti, con lo spirito del rafforzamento della presenza nel mercato illustrato dall’onorevole Sanna, nato per ammassare il prodotto delle cooperative e venderlo con forza sul mercato; che cosa ha fatto questo consorzio? Ha fatto un altro caseificio; e un caseificio deve lavorare, chiama latte. Questi sono gli errori del passato e sono errori, badate, su cui gli stessi soggetti sono già intervenuti perché, nel silenzio generale, è stato cambiato il consiglio di amministrazione del Consorzio Latte e il consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela del pecorino romano, cioè gli stessi soggetti hanno voluto girare pagina e questo nuovo corso va aiutato, va sostenuto, anche con la chiarezza sul vecchio corso.

Assessore, io non posso fare un accesso agli atti al Consorzio di tutela del pecorino romano, su cui lei ha competenza, perché è previsto anche dalla legge numero 15, però sarei curioso di sapere quali sono le società a cui venne affidata la campagna di promozione e di educazione alimentare. Io non posso fare l’accesso agli atti perché non è un ente regionale, però sarei curioso, magari potrebbe farlo lei e sono sicuro che il nuovo consiglio di amministrazione non lesinerà l’esibizione dei documenti, ma è paradossale che la Regione sia distratta mentre i soggetti privati autoriformano questo sistema.

Noi abbiamo oggi la possibilità di avere ancora un soggetto, come il Consorzio Latte, che gestisce o potrebbe gestire le eccedenze del latte, ma su questo non può essere una legge regionale che prevede la quantità della produzione, di meno o di più, deve esserci un’infrastruttura in grado di gestire l’eccedenza, come avviene in Francia. Vanno aiutati. Abbiamo bisogno di investimenti per la filiera.

Il residuo dell’accordo di programma è pari a 8 milioni di euro, un’annualità della legge numero 15. Ce ne vogliamo occupare? Mettiamo intorno a un tavolo i soggetti, collaboriamo. Che cosa facciamo? Utilizziamo, per le criticità che hanno le cooperative, il fondo di controgaranzia che abbiamo istituito presso la SFIRS oppure no? Ci attiviamo in questo senso o stiamo fermi? Cioè rinunciamo, facciamo cadere 8 milioni dello Stato, che sono pari a una annualità di una nostra legge, oppure ce ne occupiamo in maniera tale da poterla utilizzare?

Credo che questi argomenti vadano posti in campo. Le funzioni delle istituzioni non possono essere quelle di decidere il prezzo e di regolare i rapporti tra produttori e trasformatori, ma possono tranquillamente essere, come avviene in Francia, quelle di regolare o facilitare questi rapporti; abbiamo un residuo di un accordo di programma che può utilizzare risorse in questo senso.

Allora la posizione del Partito sardo è molto chiara. Noi vogliamo chiarezza su quello che è accaduto e si può fare molto come Regione perché il Ministero faccia chiarezza. Vogliamo chiarezza sull’utilizzo delle risorse regionali da parte del Consorzio di tutela. Vorremmo aiutare il nuovo corso, vogliamo mantenere l’occupazione presente, aumentarla, e vorremmo che la Regione svolgesse un ruolo, una regia perché questi 8 milioni residui non ritornino al Ministero.

La funzione di controllo della Regione, concludo, onorevole Cherchi, è indispensabile in questi processi, perché il mondo agricolo è fatto molto di latte che va e che viene. Le faccio un esempio. Una cooperativa che ammassa latte non ha diritto ad avere il contributo per chi trasforma, ma, pur di essere ammessa alle provvidenze previste per la trasformazione, riesce a farsi certificare da un’altra società che quella società ha il suo latte in conto trasformazione. Noi abbiamo la legge numero 15 che fallisce se voi non controllate, se voi non andate dentro questi meccanismi!

Allora, maggiori controlli, maggiori controlli sul passato, una posizione attiva proficua perché questi 8 milioni rafforzino la filiera anziché essere persi e lasciare, dell’accordo di programma, soltanto gli investimenti che hanno aumentato la capacità di trasformazione e non hanno rafforzato la posizione sul mercato dei prodotti sardi.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, chiedo scusa.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Io sono stato chiamato prima ma probabilmente è sorto un equivoco perché ho chiesto in quale posizione fossi inserito nell’elenco tra quelli aventi diritto di parlare; mi era stato detto che avrei parlato dopo l’onorevole Maninchedda che a quel momento risultava il secondo degli iscritti oltre me.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, il presidente Cossa prima erroneamente l’ha chiamata per intervenire, io la sto riservando tra gli interventi dei Capigruppo.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Va bene.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Presidente, contrariamente a quanto diceva l’onorevole Maninchedda due minuti fa, ho cercato di seguire con molta attenzione questo problema e credo che magari abbiano cercato di farlo anche gli altri, però mi dia atto, onorevole Maninchedda, che affrontare questo argomento in quest’Aula non è la cosa più razionale che possa essere fatta. Mi spiego meglio.

Mi darete atto che, nella parte finale di questa mozione, si chiedono tre cose che sono ovvie. Si faccia chiarezza sul fatto che i soldi che sono stati dati siano stati utilizzati, e bene, per gli scopi per cui sono stati dati. Certamente, se qualcuno qui dentro ha ritenuto di sollevare il problema in Consiglio, è perché c’è la preoccupazione che, su questo tema, si voglia stendere un velo di silenzio; però su queste questioni è praticamente impossibile stendere un velo di silenzio. Che cosa voglio dire? Come prima parlavamo di un argomento che era principalmente di carattere gestionale, anche in questo caso il problema è, a mio parere, principalmente di carattere gestionale. Non può essere che per un problema di questa natura, e di una tale dimensione (che è davvero rilevante per il settore a cui si riferisce), si debba aspettare, per affrontarlo nei termini dovuti, l’intervento del Consiglio regionale. Non è accettabile!

Io ricordo che l’anno scorso, quando abbiamo approvato la legge numero 15, durante le discussioni che facevamo in quest’Aula, qualcuno dai banchi della Giunta continuava a dire e a far capire che questo soggetto, che aveva in corso un iter e una pratica (che oggi emerge in tutta chiarezza) gestita in maniera, diciamo così, molto delicata, era comunque individuato come il principale interlocutore per la gestione di una massa di denari ulteriore e ingente che il Consiglio regionale stava mettendo a disposizione. Qualcuno di noi è intervenuto con i dovuti modi, ripeto, con i dovuti modi, perché quando si tratta di parlare di queste questioni ogni parola va pesata attentamente (io, per qualche mascalzonata fatta da qualcuno, non voglio correre il rischio di finire denunciato in procura). Probabilmente la legge Bassanini andrà rivista in Italia perché ha creato anche tante storture, ma una cosa sacrosanta l’ha detta, cioè che ci sono delle responsabilità tecniche e amministrative che non sono in capo ai consiglieri regionali, consiglieri comunali, consiglieri provinciali, neanche in capo agli Assessori, e che vanno comunque gestite. Non è che se non interviene il Consiglio regionale, qualcuno, se non ha fatto il proprio dovere, può dormire sonni tranquilli; non è così! I nodi un giorno o l’altro vengono al pettine!

Allora, più che parlare di questo argomento, che conosco, che ho cercato anche di studiare quando mi è stato sollecitato, mi domando che cosa facciamo noi per fare in modo, aiutandola, che la classe dirigente del settore della trasformazione del latte ovino in Sardegna, diciamo così, migliori, si adegui, diventi più rispettosa di un ruolo nei confronti di quel mondo agropastorale che (ormai ogni estate, probabilmente anche questo settembre) viene a chiederci di essere ascoltata. Quel mondo agropastorale, mentre fa pienamente il proprio dovere dentro i recinti della propria azienda, si ritrova a valle un mondo della trasformazione e della vendita che è irresponsabile, che non dà risposte adeguate all’esigenza di fare in modo che quel patrimonio immenso di produzione di latte in Sardegna diventi una risorsa economica che crea occupazione e sviluppo.

Se andiamo fino in fondo, nei ragionamenti che ha fatto l’onorevole Sanna, emerge una inadeguatezza assolutamente inaccettabile di come questa partita è stata gestita, io non do neanche colpa o responsabilità ai Ministri che, volta per volta, a partire da Visco che ha firmato il primo accordo di programma, a Prodi che ha firmato la prima proroga, a Berlusconi che ha firmato la seconda, e a tutti gli altri successivamente, che hanno firmato, perché non ne hanno! E’ stato messo in piedi un programma che – era anche ambizioso, era anche interessante – andava portato in porto fino in fondo dai soggetti interessati, rispettando i dettati e le previsioni di quell’accordo di programma.

Però, non è che si spende così a casaccio, ogni progetto ha delle voci di spesa individuate in maniera precisa. Non è che si può tergiversare per dieci anni; se, dalla parte della politica, che tende giustamente ad avere sempre un atteggiamento di comprensione per aiutare a superare i problemi, c’è una disponibilità a concedere proroghe, a prendere tempo, ad aiutare, affinché i problemi – se ci sono – si risolvano, dal punto di vista di chi ha responsabilità amministrative ci deve essere una puntualità che non può essere derogata.

Allora, io sono rimasto sorpreso quando il Presidente ha preferito non dare la voce all’Assessore, perchè poi avremmo potuto discuterne; o non si discute di questo problema e si dà mandato a che ognuno faccia il suo dovere, diciamola in termini molto brutali e semplicistici, oppure dopo l’intervento dell’Assessore si sarebbe discusso con elementi ancora maggiori.

Detto questo, io condivido tutte le preoccupazioni dell’onorevole Sanna e dell’onorevole Maninchedda, stiamo registrando un fallimento sulla pelle dei nostri pastori, del nostro settore economico, per l’agricoltura, principale. Siccome non si può dare copertura a nulla che non sia legale e legalmente realizzato, quello che posso dire all’Assessore è: “Assessore, prenda in mano la pratica, la segua con grande attenzione, faccia in modo che i danni non vadano a essere pagati per l’ennesima volta dagli allevatori e crei le condizioni affinché, se salvare qualcosa si può, lo si salvi in positivo”; per il resto credo che le cose debbano andare avanti per il loro corso senza condizionamenti politici.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Rinuncio.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Rinuncio.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, il tema che è stato sollevato ha un valore nello specifico, ma anche in via generale, riguardante l’esito di tutti gli interventi di programmazione negoziata che sono stati definiti in attuazione della legge finanziaria del 1997, approvata nel corso del 1996.

Come è noto, ai fini del superamento della crisi economica e della stasi dell’occupazione in Italia, l’allora Ministro dell’economia (mi pare che fosse Ciampi, poi successivamente divenuto Presidente della Repubblica) si fece promotore di una disposizione normativa che consentiva la predisposizione di atti di programmazione negoziata alcuni dei quali incidevano sul regime della relazione sindacale, delle relazioni industriali; cito per tutti il contratto d’area che consentiva anche l’utilizzo di forme flessibili di impiego nell’ambito di un’area definita di crisi, al fine di favorire l’insediamento di nuova impresa e anche la soluzione dei problemi occupazionali.

Insieme ai contratti d’area, furono stipulati i contratti di programma, per tutti ne voglio citare uno, nell’area di Cagliari, una società che, forse, a qualcuno viene ancora in mente, “Atlantis”, un contratto di programma fatto con la partecipazione della SARAS, allora era sottosegretario al bilancio l’onorevole Macciotta, cioè la costituzione di un polo informatico che avrebbe dovuto sviluppare una serie di servizi a sostegno della pubblica amministrazione. Furono investite risorse significative, sistemi informativi, anche in materia sanitaria, risorse significative anche regionali. Un altro fu questo strumento di programmazione negoziata, cioè questo contratto di programma per la promozione e la commercializzazione di formaggio, del prodotto caseario. Tutte queste iniziative avevano, da una parte, l’obbligo di determinare intanto nuovi insediamenti produttivi, comunque lo sviluppo, e dall’altra parte l’incremento dell’occupazione. Questo è uno degli elementi, uno degli ambiti su cui viene facile suggerire.

Io non so di chi possa essere la competenza, troviamola, penso che possa essere in parte anche del Consiglio regionale e della stessa Commissione d’inchiesta, sicuramente è della Giunta regionale, per capire che fine ha fatto tutta quella massa finanziaria significativa di contributo pubblico nazionale e regionale destinato all’insediamento di attività produttive e allo sviluppo dell’occupazione. So che fine ha fatto il contratto di programma nell’area di Cagliari, quello che citavo prima dei servizi informatici: fallimento totale! Scopro ora che sostanzialmente è stato, così viene indicato dalla mozione, un fallimento anche questo contratto di programma. Non so che fine abbia fatto il contratto d’area di Sassari-Alghero-Porto Torres, mi pare che sia stato un fallimento; non so che fine abbia fatto lo strumento di programmazione negoziata attivato nell’area di Ottana, forse un fallimento. Erano state messe in piedi società di gestione finanziaria, veicolo dei contributi pubblici, si sarebbe dovuto registrare un incremento finanziario notevole di contributo privato, non so se ci sia mai stato un contributo privato attorno a queste iniziative.

Presidente, ringrazio l’onorevole Sanna per aver presentato questa mozione, varrebbe la pena di capire, partendo da questo caso specifico, che fine hanno fatto i 14 milioni di euro a carico dell’amministrazione regionale; Presidente, capire che fine hanno fatto tutte le contribuzioni pubbliche attorno alla programmazione negoziata, soprattutto quelle di cassa regionale e se ci siano stati effettivamente gli investimenti promessi dallo Stato a sostegno di quelle iniziative e capire chi siano stati i soggetti beneficiari e se vi siano responsabilità nella gestione di questa risorsa pubblica.

Sono curioso, Presidente. Prendo lo spunto da questa vicenda, lo dico al collega Diana, noi abbiamo idea di quale massa finanziaria pubblica sia stata orientata alla promozione di iniziative economiche che vedevano protagonista il sistema delle imprese e quali siano poi stati gli effetti di quella massa finanziaria pubblica? Cioè dove si siano spesi, chi li abbia spesi e chi sia stato beneficiato. Varrebbe la pena, Presidente, di capire che fine ha fatto l’intesa istituzionale di programma perché la programmazione negoziata di cui parliamo aveva una grande cornice, era l’intesa istituzionale di programma che fu firmata col Governo D’Alema, Presidenza regionale dell’onorevole Palomba. Quell’intesa istituzionale di programma prevedeva accordi di programma attuativi con finanziamento regionale ma anche con finanziamento pubblico dello Stato perché quella massa finanziaria, ben ordinata in capitoli e priorità, vedeva il contributo della Regione a fianco al contributo dello Stato e all’utilizzo migliore delle risorse del quadro comunitario.

Mi appare negli schermi del mio computer, quando vado a cercarla, che l’intesa istituzionale di programma è in capo all’Assessorato della programmazione; allora oggi, insieme all’Assessore dell’agricoltura, sarebbe stato utile ci fosse anche l’Assessore del bilancio, perché poi tutte le cose vanno a finire lì, sarebbe stato utilissimo che ci fosse l’Assessore del bilancio…

(Brusio in Aula)

Se ci sono problemi, possiamo intervenire anche noi a risolverli, perché quando la discussione telefonica diventa patrimonio di tutti, tutti noi abbiamo diritto ovviamente di intervenire a sostegno!

Io avrei voluto che ci fosse l’Assessore del bilancio perché faremo una finanziaria, per l’ennesima volta, fasulla, falsa, con i conti inesistenti. Stamattina, lo diceva l’onorevole Maninchedda, sull’operazione dei residui, la pulizia del bilancio, l’assestamento che avremmo dovuto fare, l’Assessore del bilancio è esattamente l’Assessore più inaffidabile di una Giunta già notoriamente inaffidabile. Ma questa indagine sui conti e sulla programmazione negoziata, partendo dall’intesa istituzionale di programma, deve essere fatta perché vogliamo capire che fine fanno i soldi della Regione e che fine fanno i soldi dello Stato.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Comincerò con il chiederle, Presidente, al termine della discussione, di sospendere un attimino i lavori per poter dare la possibilità di stendere un ordine del giorno. In questa mozione, soprattutto nel periodo “Rimarcato che – da informazioni assunte…”, (ognuno di noi si sente legittimato ad assumere informazioni), si dice che l’investimento che, a suo tempo era di 116 milioni di euro e fischi, è diventato poi di fatto, per decisione e per volontà di quelli che allora erano 25 sottoscrittori, un investimento di 72 milioni di euro; in conseguenza di questo, c’è stata una riduzione del numero delle imprese che hanno mandato avanti i loro investimenti, esattamente a diciannove, quattordici di queste imprese sono andate già a collaudo, altre quattro hanno superato abbondantemente i parametri stabiliti dallo stesso contratto, e le persone da assumere, a seguito dell’investimento rivisto, cioè non di 116 milioni di euro ma di 72, si è ridotto a 118. Di queste 118, ne sono state regolarmente assunte 102. In effetti, esiste una discrepanza tra il numero dei dipendenti che dovevano essere assunti con le nuove forme di lavoro e quelli che invece attualmente sono stati assunti.

Ora è chiaro che affrontare questa materia senza avere quella dovizia di particolari necessaria per poter essere anche equilibrati nel nostro giudizio, mi impone certamente di fermarmi un attimino e di capire se ci sono le condizioni perché questo Consiglio regionale possa in qualche maniera ottenere, dall’Assessore, ma dallo stesso Consorzio, quelle risposte che la mozione attende. E’ vero che il Consorzio non attraversa un bel periodo, è vero anche che il programma dell’educazione alimentare è solo alla prima annualità, che aspettano la seconda annualità, e che quindi, a seguito del nuovo consiglio direttivo, ma più che del nuovo consiglio direttivo, del nuovo Presidente, hanno avviato tutta una serie di procedure che ci induce a pensare che c’è la volontà, da parte del Consorzio Latte, di arrivare alla soluzione di tutti i problemi o di gran parte dei problemi.

Io non vorrei che questa mozione diventasse un boomerang, ossia, anziché agevolare un processo che tutti quanti auspichiamo, possa diventare qualcosa che di fatto penalizza ulteriormente. Lo dico per i dati che ho riportato (che saranno a conoscenza dell’Assessorato certamente, forse non erano a conoscenza di coloro che hanno inteso presentare, comunque necessitata, questa mozione), insomma, da 116 a 72, c’è una bella differenza! Da 219,1 dipendenti a 118, c’è una bella differenza! Dico anche che, in un momento nel quale assumere delle persone è diventato estremamente difficile (soprattutto in quel comparto conosciamo tutti quanti le difficoltà), non si creino ulteriori problemi se da 118 sono state assunte 102 persone, con la volontà da parte dei consorziati di mandare a buon fine le loro iniziative economiche; insomma io credo che questo Consiglio regionale debba avere un attimino di attenzione. Stiamo attenti perché qui si sta giocando il futuro del comparto più sensibile dell’ovi-caprino in Sardegna. Allora non prendiamola con leggerezza.

Ecco perché mi sono permesso di chiedere la sospensione dei lavori; se dobbiamo fare un ordine del giorno, deve essere un ordine del giorno che, in qualche maniera, aiuta le imprese, non le penalizza. Posso anche pensare che ci siano state delle iniziative che probabilmente non andranno mai avanti, però è necessario capire che, in questo caso, se salta solo una delle iniziative in essere, vengono penalizzati tutti. Non si può perseguire uno e gli altri stanno al riparo. Questo è un contratto di programma dove se va per aria un solo intervento, va per aria tutto quanto! E allora stiamo attenti a quello che stiamo facendo.

Io mi sono permesso di dare queste indicazioni numeriche, ma non solo, credo che il Consorzio Latte abbia ragione di esistere, debba essere sostenuto, ci sono delle cifre in ballo (citate dall’onorevole Maninchedda) che possono essere certamente utili perché questo Consorzio avvii a conclusione tutto il processo, così che possa essere un Consorzio che aiuta la pastorizia in Sardegna e aiuta tutto il movimento dei pastori che, certamente, in questo momento ne hanno tanto bisogno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l’Assessore dell’agricoltura e riforma agro-pastorale.

CHERCHI (P.d.L.), Assessore dell’agricoltura e riforma agro-pastorale. Presidente, ritengo che questa mozione, anzi più che credo, ne sono certamente convinto, abbia sicuramente un valore importante, ma abbia una delicatezza altrettanto importante. Credo che questo debba essere necessariamente valutato anche da quest’Aula. L’Assessorato dell’agricoltura ha sì competenza in materia chiaramente legata al comparto dell’ovi-caprino, stiamo parlando giustamente del Consorzio Latte, quindi di un contratto di programma che, dal momento in cui fu stipulato, esattamente firmato il 9 dicembre 2002, prevedeva – così come giustamente è stato sottolineato negli interventi dei colleghi consiglieri che mi hanno preceduto – un importo pari a 116 milioni e 236… eccetera, rimodulato poi con delibera CIPE nel 2006, intervenendo con differenti cifre, decisamente più basse, quindi ridimensionate, per quanto riguarda la partecipazione regionale e quindi chiaramente quella statale.

Per correttezza di dati, credo che sia importante sottolineare a quest’Aula che la quota di cofinanziamento a carico della Regione Sardegna (inizialmente era prevista per oltre 15 milioni eccetera) è stata poi rimodulata in 12 milioni e 213, ma che, dal 2004 al 2006, abbiamo interamente versato 9 milioni e 953. Questo è lo stato di fatto attuale.

E’ importante anche sottolineare all’Aula, adesso come premessa faccio delle considerazioni di tipo tecnico, qual è lo stato di avanzamento dei lavori, cioè i tempi di attuazione del contratto di programma, e soprattutto a che punto siamo oggi, cioè a che punto siamo arrivati in data odierna, o perlomeno aggiornati a fine luglio, quindi i dati che vi sto fornendo sono abbastanza recenti. Come tempi di realizzazione avevamo originariamente previsto tre anni, cioè dal 2003 al 2005, come giustamente ha sottolineato l’onorevole Sanna, e poi, a seguito di richiesta di proroghe, si è arrivati alla data dell’11 ottobre 2010, che è il momento in cui dovevano essere completati, da quel momento abbiamo un buco senza avere certezze di quello che è avvenuto successivamente. Tutto questo, attraverso la delibera CIPE numero 17 dell’8 maggio 2009.

Ora, attraverso delle interlocuzioni che noi abbiamo avuto con il MISE, per capire esattamente qual è la situazione e lo stato di fatto, chi mi ha preceduto, ma soprattutto chi ha illustrato la mozione, ha ben specificato che, nel contratto di programma, gli interventi previsti sono esattamente 26, erano 23 in prima battuta, poi il Consorzio Latte ha fatto tre integrazioni; le iniziative numero 24, 25 e 26, praticamente interventi sul marketing per quanto riguarda la 24, di controllo della qualità per quanto riguarda la 25, e l’attività di ricerca per quanto riguarda la 26. Non sto a elencarvi anche la previsione occupazionale, che bene o male rientra e torna con i dati che abbiamo noi, onorevole Diana, in realtà, in totale, noi ne abbiamo 304, siamo lì, insomma, nell’accordo iniziale, nella rimodulazione effettivamente il numero degli addetti si è decisamente ridotto.

Per quanto riguarda il completamento delle iniziative numero 14 e 15 e della “23”, che sono chiaramente legate a favore dell’impresa, lo stato di collaudo è in stato avanzato, cioè si stanno facendo praticamente le verifiche finali. Per quanto riguarda invece le iniziative 24, 25 e 26, la situazione è un attimino più problematica, ma chiaramente questa va concordata e rivista poi con il MISE per verificare se è opportuno (è questa la proposta che noi eventualmente faremo nell’interlocuzione diretta con il Ministero dello sviluppo economico) e necessario richiedere un’ulteriore proroga e quindi chiedere l’inserimento nel Milleproroghe per esempio, nella norma nazionale, per poter aggiornare, modificare ed eventualmente prorogare lo stato di attuazione della delibera CIPE.

Io non aggiungerei altro, se non per quanto riguarda l’impegno da parte dell’Assessorato dell’agricoltura, così come il Consiglio regionale deciderà o attuerà questa mozione o la trasformerà – come proposto dal collega Diana – in un ordine del giorno; però, sui punti 1 e 2, io concordo con i presentatori della mozione mentre sul punto 3 mi permetterei di avanzare delle proposte di modifica anche perché noi non abbiamo la competenza di intervento diretto. Credo che sia importante sottolineare il fatto che, come Assessorato, prenderemo sicuramente in mano la situazione, avremo poi possibilità di relazionare al Consiglio e quindi di dare risposte decisamente più attente e puntuali.

Non entro nel merito dell’importanza che ha comunque svolto e che dovrebbe svolgere il Consorzio Latte e non entro neanche nel merito del fatto che, in un momento così particolare e difficile su quello che è lo stato di fatto e di attuazione del sistema ovicaprino regionale, abbiamo necessità sicuramente di approfondire alcuni aspetti; però questo Assessorato ha già convocato, per i prossimi giorni, due tavoli urgentissimi: uno è proprio quello di confronto con le associazioni professionali e con la parte industriale, ma soprattutto con i produttori, per fare un po’ il punto della situazione. La seconda parte, credo abbastanza importante, considerando il fatto che è stata citata dall’onorevole Maninchedda, è l’attuazione della legge numero 15; su alcuni aspetti credo che sia importante intervenire e che il Consiglio regionale debba conoscere lo stato di attuazione, ma soprattutto alcuni articoli che, per alcuni versi, non sono così attuabili. Quindi credo che il Consiglio dovrà intervenire di nuovo su alcuni aspetti.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d’Az.). Presidente, intanto vorrei fare una precisazione, cioè che questo contratto di programma è iniziato nel 2003, quindi sfiora una legislatura, ne abbraccia una, si sta mangiando questa. Io ho provato a portare questo argomento all’attenzione dell’Aula durante la discussione della “15”, naturalmente non è stato percepito. Allora io e il collega Diana leggiamo lo stesso diario, però lui se ne è dimenticato un pezzo, quello delle spese immateriali, che è un argomento più che delicato: sono 14 milioni e 100 mila euro! Guardate, andavano spesi sul controllo di qualità, andavano spesi sulla ricerca, sullo sviluppo e sul marketing. Vogliamo vedere come si sono messi in condizione di spendere i primi 6 milioni? Si sono messi in condizione di spendere i primi 6 milioni (vorrei capire come), sottoscrivendo con il Ministero, il 13 dicembre 2007, un decreto attuativo sulla qualità, poi il 6 agosto 2008 sul marketing e il 13 luglio 2009 sulla ricerca: sono stati mangiati 6 milioni! Io credo che i benefici per il settore non li abbia notati nessuno! Questo è un dato di fatto! Sono rimasti 8 milioni, vogliamo vedere se li possono spendere come vogliono! Io spero che questo nuovo Consiglio di amministrazione abbia maggior attenzione, maggiore sensibilità, maggior senso di responsabilità e credo che i primi contatti con la SFIRS lo stiano già dimostrando.

Onorevole Diana, dicevo che leggiamo gli stessi dati, lei mi parla di uno dei vincoli, quello dell’occupazione. Certo, era quello dell’occupazione, doveva essere di 190,80 unità, leggo testualmente perché non è cosa mia, è del Consorzio Latte, tanto per intenderci, come quello dell’onorevole Diana, c’è un passaggio che dice: “Va precisato che, a fronte di una diminuzione dell’investimento dovuta alla crisi del settore, la procedura non prevede la riduzione proporzionale dell’incremento occupazionale, facendo emergere le criticità enunciate in precedenza”. Ciò significa che, al fine di valutare la possibilità di derogare a tale obbligo, il Ministero ha chiesto al Consorzio Latte una relazione decennale sullo stato di crisi del comparto, in modo da spiegare le ragioni per cui non si sono potuti raggiungere appieno gli obiettivi prefissati dall’accordo di programma. Quindi non è tutto a posto! Non è a posto niente! La mia preoccupazione, quella del mio Gruppo e del mio Partito è ben diversa, non vorremmo assolutamente arrivare al fallimento e alla revoca, che sarebbe la cosa più pericolosa, quindi non stiamo cercando di distruggere, stiamo cercando di capire se errori ci sono stati per non commetterne degli altri e, se si può aiutarlo, si aiuti il comparto a uscire da questa situazione, perché comunque non sono pochi 72 milioni, è una marea di denaro che si è riversata e che non si riesce a spendere, perché quando lo stesso Consorzio Latte mi dice che, allo stato attuale, si trova impossibilitato a rendicontare stati di avanzamento che necessitano il preliminare pagamento delle competenze ai diversi fornitori coinvolti, è un grido d’allarme che questo Consiglio d’amministrazione del Consorzio, di fronte a ciò che si è trovato davanti, onestamente sta presentando.

Ecco perché dobbiamo avere sensibilità, saranno anche pochi soldi in proporzione, assessore Cherchi, comunque sono denari pubblici e, sulla spesa del denaro pubblico, il ragionamento fuori da questo Palazzo, sui costi della politica (anche questo è un costo della politica), è di una disattenzione decennale, disattenzione che ci portiamo dietro per un comparto che è in crisi e che ha visto quest’Aula discutere per suddividere poche risorse per i prossimi tre anni. Credo che ci debba essere la sensibilità da parte di tutti, non è un processo a nessuno, non è una caccia alle streghe, è il voler ribaltare una situazione comunque negativa, che ci deve vedere presenti politicamente.

Assessore, visto e considerato che, comunque, circa 10 milioni li abbiamo già messi, per verificare in che modo quei 10 milioni sono stati spesi, io sono sicuro che il Consorzio sarà in grado di dimostrarle come li hanno spesi e come hanno speso anche il resto del denaro. Così lei sarà in condizione di fare le giuste valutazioni e di apportare anche quei correttivi necessari che, a volte, vanno a scongiurare situazioni di degrado economico di cui, in questo momento, veramente non abbiamo bisogno.

Comunque un attimo di sospensione credo che sia veramente necessario, Presidente.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Sospendo i lavori.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 33, viene ripresa alle ore 17 e 55.)

PRESIDENTE. Comunico ai colleghi che la consigliera Rosanna Floris è rientrata dal congedo.

Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell’ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Sanna Giacomo – Diana Mario – Bruno – Steri – Uras – Salis – Cossa – Cuccureddu sull’attuazione del contratto di programma sottoscritto dal Consorzio Latte di Macomer e dal Ministero per le attività produttive il 9 dicembre 2002.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito svoltosi in ordine alla mozione n. 131 sull’attuazione del contratto di programma sottoscritto dal Consorzio Latte di Macomer e dal Ministero per le attività produttive il 9 dicembre 2002;

RILEVATO che è emersa una diffusa volontà di intervenire per valorizzare e rafforzare le politiche di consolidamento della filiera del latte ovi-caprino,

impegna la Giunta regionale

– a sollecitare il Ministero delle politiche agricole a verificare il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’accordo di programma sottoscritto dal Consorzio Latte di Macomer e dal Ministero per le attività produttive il 9 dicembre 2002, la cui attuazione registra, a detta dello stesso Consorzio Latte, ritardi non sostenibili;

– a sostenere il Consorzio Latte nello sforzo per il superamento delle difficoltà attuali e per il completamento degli investimenti volti a rafforzare le politiche di filiera;

– ad agire per scongiurare il fallimento delle imprese di trasformazione coinvolte;

– a riferire entro trenta giorni nella Commissione Agricoltura del Consiglio regionale sull’attuazione dei punti precedenti. (1).)

PRESIDENTE. Metto in votazione l’ordine del giorno numero 1. Chi lo approva alzi la mano.

(E’ approvato)

Sulla discussione delle mozioni Sanjust – Diana Mario – Stochino – Amadu – Bardanzellu – Campus – De Francisci – Floris Rosanna – Gallus – Greco – Ladu – Lai – Locci – Murgioni – Peru – Petrini – Piras – Pitea – Pittalis – Randazzo – Rodin – Sanna Paolo Terzo – Tocco – Zedda Alessandra sulla costituzione del fondo regionale di garanzia per l’agricoltura e provvidenze per l’agricoltura, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento (138) e Steri – Sanna Giacomo – Vargiu – Cuccureddu – Artizzu – Biancareddu – Cappai – Contu Felice – Cossa – Dedoni – Dessì – Fois – Obinu – Maninchedda – Meloni Francesco – Mula – Planetta – Sanna Matteo sulla procedura di recupero degli aiuti erogati ai sensi della legge regionale 13 dicembre 1988, n. 44 (Costituzione del fondo regionale di garanzia per l’agricoltura e provvidenze per l’agricoltura) (140)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 138 e 140.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni:

MozioneSanjust – Diana Mario – Stochino – Amadu – Bardanzellu – Campus – De Francisci – Floris Rosanna – Gallus – Greco – Ladu – Lai – Locci – Murgioni – Peru – Petrini – Piras – Pitea – Pittalis – Randazzo – Rodin – Sanna Paolo Terzo – Tocco – Zedda Alessandra sulla costituzione del fondo regionale di garanzia per l’agricoltura e provvidenze per l’agricoltura, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

– il Consiglio regionale, in data 13 dicembre 1988 approvò la legge n. 44 (Costituzione del fondo regionale di garanzia per l’agricoltura e provvidenze per l’agricoltura), con l’obiettivo di abbattere il tasso di interesse dei mutui, contratti dalle imprese agricole, fino a 15 anni;

– in difetto rispetto a quanto previsto dalla normativa, la Regione non notificò la legge all’Unione europea;

– questo provvedimento venne utilizzato, per ben 4 volte, fino al 1992, allo scopo di finanziare diversi settori agricoli, consentendo e facilitando l’accesso a mutui ed aperture di credito da parte del sistema bancario;

CONSIDERATO che:

– nel 1994 dopo alcuni accertamenti, la Commissione europea aprì una procedura di infrazione concedendo, peraltro, dei termini affinché la Regione potesse motivare la compatibilità delle provvidenze concesse rispetto alla normativa comunitaria sulla concorrenza;

– la Regione rispose in modo frammentario e tardivo alle sollecitazioni della Commissione europea e così, nel 1997, con provvedimento n. 97/6121 CE del 16 aprile 1997, l’Unione europea dichiarò illegali gli aiuti in quanto non notificati alla Commissione in fase di progetto e perché ritenuti incompatibili con il mercato comune europeo;

– la stessa Commissione europea intimò alla Regione il recupero delle somme erogate, precisando che, se la legge fosse stata notificata e motivata, probabilmente si sarebbe trovata anche la possibilità di renderla compatibile;

– l’intervento, comportò che, a fronte di 4.948 domande di mutuo per oltre 118 milioni, fossero erogati, quali contributo in conto interessi soltanto poco più di 31 milioni 216 mila euro;

PRESO ATTO che:

– la Regione sospese il pagamento alle banche e abrogò l’articolo 5 della legge n. 44 del 1988, adottando i decreti di revoca degli aiuti già accordati;

– le circa 5 mila imprese che avevano contratto i mutui assistiti dal concorso regionale, da allora, sono chiamati a restituire gli aiuti ottenuti sino al 1996, maggiorati degli interessi;

– stante questa situazione, le banche richiesero ai debitori il pagamento del tasso pieno;

– la Regione tenne per sè il dispositivo della decisione, limitandosi, silenziosamente, a non erogare più il contributo in conto interessi a suo tempo concesso e, così facendo, provocando la lievitazione dei debiti degli agricoltori nei confronti delle banche, le cui rate passarono da un tasso di interesse del 2-5 per cento a quello del 13-18 per cento;

EVIDENZIATO che:

– le aziende agricole che ottennero il nullaosta ai mutui agevolati sono 4.947;

– l’ammontare del debito legato alla legge n. 44 del 1988 è di 118 milioni di euro, importo riferito ai mutui originali richiesti dagli agricoltori a valere sulle opportunità previste dall’articolo 5 della legge, che dava la possibilità agli agricoltori con rate scadute e in difficoltà, di rimodulare gli importi nel tempo di 15 anni più 3 anni;

– alcuni dei beneficiari hanno restituito spontaneamente i contributi incassati, dietro semplice richiesta, per un totale di 1.408.082 euro;

– su un totale di 1.678 posizioni debitorie, 1.022 sono in capo al Banco di Sardegna;

– altre 3.550 aziende che si erano indebitate in seguito alla legge regionale sono riuscite a pagare le banche e, quindi, non rischiano alcuna azione esecutiva;

– al gennaio 2008, su poco più di 31 milioni di contributi pagati, sono stati recuperati euro 13.388.638 sul valore capitale, mentre il credito residuo da recuperare dietro ordine dell’Unione europea è pari a euro 17.828.126, ai quali vanno aggiunti gli interessi legali decorrenti dalla data in cui i contributi sono stati illegalmente percepiti, così come recita il parere dell’Unione europea;

– le sofferenze dichiarate dal Banco di Sardegna (che rappresenta 4.784 delle 4.947 pratiche di mutuo inoltrate) ammontano a euro 9.639.435 come quota capitale, a cui vanno aggiunti interessi per euro 9.746.805;

– l’esatta dimensione del contenzioso, a valere sull’articolo 5 della legge n. 44 del 1988, risulta pertanto pari a euro 19.880.824;

– per circa 200 aziende agricole sussiste il rischio di vendita nella aste giudiziarie,

impegna il Presidente della Regione

ad attivarsi affinché:

1 – la Regione sospenda tutta la procedura e chieda alle banche la posizione specifica di ogni singola pratica per verificare l’esatta corrispondenza tra quanto richiesto e quanto dovuto, e la specifica dei tassi che vengono applicati;

2 – nel momento in cui verrà fatta chiarezza, la Regione studi ipotesi di eventuali rateizzazioni. (138)

Mozione Steri – Sanna Giacomo – Vargiu – Cuccureddu – Artizzu – Biancareddu – Cappai – Contu Felice – Cossa – Dedoni – Dessì – Fois – Obinu – Maninchedda – Meloni Francesco – Mula – Planetta – Sanna Matteo sulla procedura di recupero degli aiuti erogati ai sensi della legge regionale 13 dicembre 1988, n. 44 (Costituzione del fondo regionale di garanzia per l’agricoltura e provvidenze per l’agricoltura).

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

– la Commissione europea con proprio provvedimento n. 97/6121/CE del 16 aprile 1997 ha dichiarato non compatibili con la disciplina comunitaria le agevolazioni di cui all’articolo 5 della legge regionale 13 dicembre 1988, n. 44 (Costituzione del fondo regionale di garanzia per l’agricoltura e provvidenze per l’agricoltura), relative all’abbattimento in favore di imprese agricole del tasso di interesse di mutui dalle stesse contratti;

– la Regione, che pure non aveva provveduto a notificare la citata legge regionale alla Comunità europea, non provvide neppure ad impugnare la determinazione della Commissione europea;

– quindi, con l’articolo 13 della legge regionale 6 dicembre 1997, n. 32, è stato abrogato l’articolo 5 della legge regionale n. 44 del 1988 ed è stato dato inizio alle procedure di recupero degli aiuti erogati, maggiorati degli interessi;

CONSIDERATO che:

– non è contestabile la sussistenza dell’obbligo di ripetizione degli aiuti di Stato illegittimamente concessi una volta accertata l’incompatibilità dell’aiuto con le norme del Trattato;

– nel caso di specie, peraltro, non pare contestabile che l’Amministrazione abbia colposamente ingenerato nei beneficiari un ragionevole affidamento circa la legittimità dell’aiuto; invero, la Regione non solo non ha provveduto alla notifica alla Commissione europea dell’aiuto (cfr. articolo 93, paragrafo 3, del Trattato) ma ha anche dato corso alle misure stesse in assenza di qualsiasi pronuncia della Commissione europea e senza evidenziare nei provvedimenti di concessione il rischio che gli stessi avrebbero potuto essere soggetti a restituzione qualora ritenuti incompatibili con il Trattato, come poi in effetti è avvenuto, e tale obbligo di preventiva informazione era dovuto anche ai sensi dell’articolo 97 della Costituzione essendo configurabile in difetto una violazione del principio del buon andamento;

– questo comportamento ha indubbiamente ingenerato nei beneficiari un ragionevole affidamento circa la legittimità dell’aiuto; invero, nei beneficiari stessi non è possibile ritenere la sussistenza di un livello di preparazione giuridica tale e, comunque, idoneo a porre in dubbio la legittimità e correttezza dei provvedimenti amministrativi di concessione dei benefici di cui trattasi e, in particolare, a far supporre la precarietà dell’aiuto per quanto in precedenza esposto; è stato, invero, affermato dal Consiglio di Stato che:”esula dalla normale diligenza e capacità professionale di un imprenditore agricolo effettuare valutazioni circa la portata e gli effetti degli atti amministrativi che non risultino chiaramente dagli atti stessi”;

RITENUTO che:

– nella descritta situazione l’obbligo di ripetizione degli aiuti di Stato illegittimamente concessi non può che recedere in presenza della necessità di tutelare l’affidamento, principio nella specie prevalente e tutelato anche nell’ordinamento comunitario;

– in definitiva nel caso di specie si è in presenza di una situazione del tutto peculiare che consente di ritenere che sussistano circostanze di carattere eccezionale in forza delle quali può affermarsi che i beneficiari dell’aiuto illegittimamente concesso hanno senza colpa (e con colpa, invece, della Regione) fondato legittimamente il proprio affidamento sulla natura regolare dell’aiuto;

– in questa situazione è giustificato ritenere che, anche alla luce del Trattato, in sede di valutazione e contemperamento dei contrapposti interessi che vengono in considerazione, sussistano i presupposti per non procedere al recupero delle somme richieste a titolo di interessi sugli aiuti erogati,

impegna il Presidente della Regione

ad attivarsi affinché:

1 – la Regione sospenda in via cautelare le procedure di recupero aventi ad oggetto la richiesta di pagamento degli interessi sugli aiuti erogati;

2 – sottoponga la situazione venutasi a determinare alla Commissione europea al fine di concordare l’esenzione dal recupero di cui in sopra. (140).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 138 ha facoltà di illustrarla.

SANJUST (P.d.L.). Presidente, ritiro la mozione in quanto il contenuto, soprattutto relativamente agli impegni che si chiedevano al Presidente, è già stato recepito nelle settimane scorse. Mi pare che la stessa cosa faccia anche il collega Steri.

PRESIDENTE. Onorevole Steri, anche lei ritira la mozione?

Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, la ritiro perché il Presidente della Regione ha sottoscritto un accordo con le associazioni sindacali di Coldiretti, Confagricoltura e altre, con cui ha preso l’impegno di accogliere la nostra mozione, quindi di presentare un’istanza alla Comunità europea e di sospendere nel frattempo la riscossione degli interessi richiesti ai pastori.

Discussione della mozione Bruno – Uras – Salis – Agus – Barracciu – Ben Amara – Corda – Cocco Daniele Secondo – Cocco Pietro – Cucca – Cuccu – Diana Giampaolo – Espa – Lotto – Manca – Mariani – Meloni Marco – Meloni Valerio – Moriconi – Porcu – Sabatini – Sanna Gian Valerio – Sechi – Solinas Antonio – Soru – Zedda Massimo – Zuncheddu sull’installazione di stazioni radar di penetrazione per finalità militari nel territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento (130)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca ora la discussione della mozione numero 130.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Bruno – Uras – Salis – Agus – Barracciu – Ben Amara – Corda – Cocco Daniele Secondo – Cocco Pietro – Cucca – Cuccu – Diana Giampaolo – Espa – Lotto – Manca – Mariani – Meloni Marco – Meloni Valerio – Moriconi – Porcu – Sabatini – Sanna Gian Valerio – Sechi – Solinas Antonio – Soru – Zedda Massimo – Zuncheddu sull’installazione di stazioni radar di penetrazione per finalità militari nel territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

– la popolazione della Sardegna si sta mobilitando contro l’ulteriore militarizzazione del territorio sardo;

– il Ministero della difesa ha siglato un accordo con lo Stato di Israele per l’acquisto di tecnologie militari per l’installazione nel territorio italiano di potenti radar di penetrazione e sorveglianza per contrastare gli sbarchi di migranti;

– ad oggi in Sardegna sono previste installazioni radar nelle seguenti località:

a) Capo Sperone – Su Semafuru, nell’area della ex stazione radio militare di Sant’Antioco;

b) Santa Vittoria a Tresnuraghes;

c) Argentiera in territorio Sassarese;

d) Capo Pecora a Fluminimaggiore;

– tali interventi prevedono l’installazione di piattaforme alte fino a 30 metri, con un potente radar di profondità per la sorveglianza costiera e per contrastare gli sbarchi degli immigrati;

– per la sorveglianza costiera sarà integrato un sistema di comando, controllo, comunicazioni, computer ed informazioni (C4I) della Guardia di finanza, realizzato grazie alle risorse del fondo europeo per le frontiere esterne, programma quadro 2007/2008 sui flussi migratori, che ha consentito al Comando generale della forza armata di acquistare cinque sofisticati EL/M-2226 ACSR (Advanced coastal surveillance radar) realizzati da Elta Systems, società controllata dalla Israel aerospace industries Ltd. (IAI);

CONSIDERATO che:

– l’impatto degli impianti radar ricade in aree di elevato valore ambientale e naturalistico e causerà una modifica morfologica ambientale ed un danno alla salute per la cittadinanza residente per l’elevato inquinamento dei campi elettromagnetici;

– i radar funzionano in qualunque condizione atmosferica ed emettono onde molto corte in X-band e, secondo vari esperti, fra cui la stessa Elta Systems, che li produce, possono essere dannosi per i pesci, per la flora marina e le persone;

– nel siti interessati sono presenti numerose specie faunistiche protette di cui all’allegato 1 della legge regionale n. 23 del 1998 (Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna) per le quali “durante il periodo di nidificazione dell’avifauna è vietata qualsiasi forma di disturbo della medesima”;

– il 62 per cento del demanio in Sardegna è nelle mani delle servitù militari e l’installazione dei radar non avrà nessuna ricaduta occupazionale in quanto essi saranno gestiti dalla Guardia di finanza con un aumento della militarizzazione dell’Isola a danno del flussi turistici;

RIBADITO che il turismo riveste una notevole importanza per l’economia della Sardegna e la valorizzazione dei siti di interesse comunitario rappresenta una fonte di valore aggiunto per l’economia regionale,

impegna la Giunta regionale

1) perché vengano riesaminati i pareri, le autorizzazioni amministrative o le concessioni rilasciate a favore dell’installazione dei radar, dei relativi tralicci, delle strutture di pertinenza e delle cabine destinate a contenere gli apparati di trasmissione;

2) ad assumere formalmente una posizione contro il Governo nazionale che, per motivi di sicurezza nazionale, intende aumentare la presenza militare in Sardegna, in località di notevole pregio naturalistico ed in assenza delle dovute garanzie sui pericoli dell’inquinamento elettromagnetico per la popolazione, la fauna selvatica e marina e per le intere zone circostanti i siti prescelti;

3) affinché vengano immediatamente riconvocate le conferenze di servizio per il riesame più approfondito degli interventi e vengano coinvolte le rappresentanze delle associazioni rappresentative di interessi diffusi e dei cittadini interessati. (130) ).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, in questi ultimi mesi, in queste ultime settimane, la nostra Isola è stata impegnata, dal Nord al Sud, da Capo Sperone a Sant’Antioco, da Ischia Ruggia a Tresnuraghes, dall’Argentiera nel sassarese a Capo Pecora a Fluminimaggiore, per cercare di evitare che la nostra Isola subisca un’ulteriore militarizzazione del proprio territorio, già notevolmente gravato dalle servitù militari. Il Ministero della difesa ha deciso di acquistare negli anni scorsi dallo Stato di Israele tecnologie militari da installare in tutto il territorio nazionale; si tratta di potenti radar di penetrazione e sorveglianza per contrastare gli sbarchi di migranti. Gli interventi prevedono l’installazione di piattaforme alte fino a trenta metri, gestite e controllate dalla Guardia di Finanza, con danni notevoli al settore economico e turistico della nostra Isola. Le installazioni di questi radar ricadono tra l’altro tutte in aree di grande valore ambientale e naturalistico, dei veri e propri paradisi terrestri, e andranno a modificare la morfologia ambientale, causando danni anche ai cittadini residenti per l’elevato inquinamento dei campi elettromagnetici; le onde emesse da questi radar possono essere inoltre dannose per la flora marina. Ad affermare ciò non sono solo le popolazioni interessate, residenti intorno ai siti dove si vogliono installare i radar, ma sono gli esperti del settore, fra cui la stessa Elta Systems che li produce. Tra l’altro, nei siti interessati, sono presenti numerose specie faunistiche protette dalle leggi regionali e nazionali, tant’è che alcuni di questi siti ricadono in zona ZPS.

Inoltre molto spesso, nel parlare dello sviluppo della nostra Isola, ci riempiamo la bocca del fatto che la nostra Isola ha una vocazione particolare per il turismo, e mi chiedo, chiedo a tutto il Consiglio regionale, come si possano conciliare queste iniziative con lo sviluppo turistico del nostro territorio.

Queste decisioni hanno creato e stanno continuando a creare, tra le popolazioni e le amministrazioni locali interessate, una grande preoccupazione. Tali aree sono oggetto di presidi, di occupazioni che, se non dovessero essere riviste queste decisioni, rischiano di creare anche problemi di ordine pubblico. Alcune amministrazioni comunali si sono rivolte al TAR della Sardegna e hanno ottenuto la sospensione, altre si apprestano a farlo, perciò crediamo opportuno che questo Consiglio assuma una decisione forte e formale contro il Governo nazionale che intende aumentare ancora di più la presenza militare nella nostra Isola, tra l’altro in località di notevole pregio naturalistico e in assenza delle dovute garanzie sui pericoli dell’inquinamento elettromagnetico per la popolazione, per la fauna selvatica e marina e per le intere zone circostanti i siti individuati.

Inoltre, come se non bastasse, nella prima settimana di agosto abbiamo potuto leggere, su un quotidiano sardo, un dossier segreto, se segreto si può chiamare, su ulteriori undici installazioni di antenne spia che verranno gestite, in questo caso, non dalla Guardia di Finanza ma dalla Guardia Costiera; di questi undici, ben quattro sono nella sola Gallura, a presidiare uno dei punti più pericolosi per il rischio ambientale della Sardegna. Oltre al già esistente radar di Guardia Vecchia, a La Maddalena, è prevista l’installazione di un’antenna nell’isola di Razzoli, in pieno arcipelago e parco marino, un’altra nell’Isola della Bocca a Olbia, una a Capo Testa nel comune di Santa Teresa; proseguendo verso sud, un’altra a Capo Bellavista, Arbatax, una a Capo Ferrato, Muravera, un’altra a Capo Sant’Elia, Cagliari, a Capo Spartivento, a Capo Sandalo nell’isola di San Pietro e a Capo San Marco nella penisola del Sinis.

Certamente in questa discussione non ci aiutano e non ci hanno aiutato il silenzio e le omissioni del Governo nazionale in questi mesi, in particolare nella risposta che non è stata data a un’interrogazione presentata sull’argomento dai parlamentari sardi del Partito Democratico alla Camera dei deputati.

Noi riteniamo che, prima di proseguire su questa strada, su queste scelte, debbano essere immediatamente riconvocate le Conferenze di servizi per un esame più approfondito, magari anche dei progetti definitivi degli interventi che si vogliono fare, con il coinvolgimento delle associazioni rappresentative di interessi diffusi, delle amministrazioni locali e delle popolazioni interessate. In queste Conferenze di servizi, riteniamo sia opportuno e doveroso chiarire soprattutto quale sarà – se mai si dovessero realizzare – l’impatto che avranno sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista della salute delle popolazioni residenti.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Intervengo prima di tutto per chiedere se abbiamo approfittato della pausa estiva per rimettere a posto il sistema e poi per chiedere la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Steri.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cappai, Ladu e Sanna Paolo sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 54 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: Agus – Amadu – Artizzu – Barracciu – Ben Amara – Biancareddu – Bruno – Campus – Capelli – Cappai – Cherchi – Cocco Daniele – Cocco Pietro – Contu Felice – Corda – Cossa – Cuccu – Cuccureddu – Cugusi – Diana Giampaolo – Diana Mario – Espa – Floris Mario – Floris Rosanna – Fois – Greco – Ladu – Locci – Lombardo – Lotto – Manca – Mariani – Meloni Valerio – Milia – Mula – Mulas – Peru – Piras – Pittalis – Planetta – Randazzo – Salis – Sanjust – Sanna Giacomo – Sanna Gian Valerio – Sanna Matteo – Sanna Paolo – Sechi – Solinas Antonio – Steri – Tocco – Uras – Zedda – Zuncheddu.

Poiché il Consiglio è in numero legale, i lavori proseguono.

Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E’ iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d’Az.). Signor Presidente, Assessori, colleghe e colleghi del Consiglio, poco tempo fa abbiamo parlato del Poligono di Quirra, abbiamo parlato di uranio impoverito, insomma di servitù militari, parliamo oggi della possibile installazione, nel territorio regionale, di stazioni radar di penetrazione per finalità militari. Parliamo di diciotto radar anti scafisti, dislocati in diverse parti dell’Italia, (nome in codice EL/M-2226), che servono per prevenire l’immigrazione clandestina, per il traffico di droga, per gli attacchi terroristici, per il contrabbando e la pesca illegale. Sono potenti radar a microonde che avranno un raggio di 50 chilometri; riescono, infatti, a intercettare un motoscafo alla velocità di 10 miglia e a tenere contemporaneamente sotto controllo cento obiettivi. Insomma, con questi, l’Occidente si protegge, appaltando i lavori, sotto la direzione e la gestione della Guardia di Finanza, ad Almaviva S.p.A. del Gruppo Finmeccanica. Pensate un po’, 800 milioni di euro di ricavi, 22 mila dipendenti: lavori per milioni di euro che andranno ad aumentare la nostra quota di servitù militari e quasi certamente andranno ad aumentare i fatturati dei soliti circoli viziosi, dei soliti noti che, su tali appalti, a quanto pare ci campano allegramente.

Ebbene, abbiamo appreso che quattro di questi radar anti-immigrati sono in procinto di essere costruiti anche qui da noi in una terra dove, come abbiamo visto nella precedente mozione, sono concentrate 66 basi su 100 dell’intera Italia. Stavolta però è capitato qualcosa che non era stato previsto; come voi sapete, la popolazione locale, sindaci compresi, ha pensato bene di tenere occupati, 24 ore su 24, i terreni dove era imminente la costruzione dei quattro radar, sono nati per di più diversi siti Internet e gruppi su Facebook con la finalità di informare e di organizzare questa protesta. Ora, a distanza di alcuni mesi dalle occupazioni e dalle iniziative di vario genere, il Consiglio regionale, noi consiglieri, qui, seguiamo a ruota; come è accaduto per Quirra, sono nati veri comitati spontanei, spesso in perfetta solitudine, che si sono fatti carico di denunciare e di mettere in evidenza, di richiamare aiuto e tutela, insomma si sono mobilitati per la nostra gente, si sono mobilitati per la nostra salute, per il nostro ambiente, per la stessa nostra dignità di popolo.

Allora credo che sia legittimo e anche onesto chiedersi che cosa si dovrà fare in futuro, chiedersi come verrà portato avanti da noi, Consiglio regionale, la lotta che annunciamo di voler sostenere come Regione, una Regione più militarizzata d’Italia, una Regione della SARAS e dei Moratti, una Regione della Marcegaglia e dell’Eni, una Regione del fallimento annunciato delle partecipazioni statali; come verrà portata avanti questa lotta?

Fortunatamente però questo tipo di risposta è stata data dal TAR; il Comune di Tresnuraghes infatti aveva fatto ricorso, come voi tutti sapete, proprio al TAR, il quale ha riconosciuto molto chiaramente che il Comune, quale ente esponenziale della comunità territoriale, è legittimato a far valere in giudizio il diritto alla salute, il diritto all’incolumità fisica dei propri abitanti, nonché il diritto proprio della collettività locale alla salubrità dell’ambiente.

L’intervento cautelare del giudice, il Tribunale, ha fissato una nuova camera di consiglio per il 5 ottobre, ordinando nel frattempo la temporanea sospensione dei lavori, così anche gli altri presidi di Sant’Antioco e di Fluminimaggiore si sono subito accodati sulla via dei ricorsi al TAR, sperando nella stessa sorte e, fortunatamente, hanno avuto anch’essi ragione.

Insomma continua la battaglia dei cittadini contro questi progetti che potrebbero minare, come ho già detto, la salute e l’integrità dell’ambiente. Io mi chiedo, cari colleghi del Consiglio, vogliamo farcene carico? Noi dobbiamo…

(Interruzioni)

D’ora in avanti non sentirò più l’onorevole Capelli attentamente come spesso lo sento.

CAPELLI (Gruppo Misto). Chiedo scusa.

PLANETTA (P.S.d’Az.). Noi dobbiamo salvaguardare, ripeto, il principio della precauzione, sono mancati studi approfonditi da parte dell’ARPAS, fin dalla fase istruttoria, delle istanze della Guardia di Finanza. La Procura di Lanusei ha emesso anche un decreto di sequestro probatorio di dodici radar fissi più uno mobile del Poligono di Quirra; noi sappiamo che i radar, voglio ricordarlo a voi tutti, emettono onde elettromagnetiche molto potenti che, con il tempo, sterilizzano le persone che subiscono passivamente i loro raggi, aumentando sia gli aborti che le leucemie. Voglio ancora dire che le onde radar sono teratogene per le donne gravide. Ho qui tutto un elenco, che potrei leggervi, di studi che dimostrano che gli effetti di tali radiazioni possono provocare dannose malattie sugli organismi.

Ecco perché non credo che tutto questo sia sufficiente, e non risponda invece al solito rito delle parole, delle parole fini a se stesse; apparentemente ci si assolve e nella sostanza invece ci si condanna. Quale classe dirigente, inefficace e pavida, che non ha il coraggio di chiamare le cose che abbiamo di fronte con il loro vero nome, così non si ha il coraggio di chiamare con il vero nome la soluzione a questi e ad altri problemi che ci attanagliano e ci minacciano sempre più da vicino.

Per quanto mi riguarda, lo ripeterò oggi, ma lo ripeterò finché servirà ripeterlo, la soluzione, colleghi, come ben sapete, ma ancora non volete riconoscerlo pubblicamente, si chiama “indipendenza della Sardegna”. Il popolo sardo non ha altra scelta che quella di autodeterminarsi se vuole sopravvivere a questi attacchi contro la sua terra e le future generazioni.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, questa mobilitazione contro il “radàr“, non dico “ràdar“, è dovuta a ovvie motivazioni che vanno dalla paura per la salute a quella per il danno ambientale, causato anche dal deturpamento del territorio, all’arroganza di un’imposizione che per l’ennesima volta viene dall’alto. Noi chiediamo solo il rispetto della nostra comunità e l’introduzione di una politica di civiltà, perché non sappiamo ciò che succede e, ciò che non sappiamo, sta succedendo. L’ARPAS, attraverso dei portavoce, ha provveduto a tranquillizzare i cittadini intervenendo nelle loro riunioni, sostenendo che il “ràdar”, o “radàr“, in questione, è rispettoso di tutte le disposizioni normative.

Un’affermazione ovvia, considerato che il radar viene fatto su limiti imposti dalla legge; ma c’è da chiedersi se, in questo caso, non sia la legge che viene tagliata su misura delle caratteristiche degli impianti radar da installare, in modo tale da rientrare nei limiti legali. Il calcolo non può essere uno strumento di conoscenza, tuttavia è disarmante constatare che un senatore del nostro schieramento si è pronunciato dopo la sentenza a sostegno dei radar, in quanto non arrecherebbero problemi al paesaggio e non comporterebbero rischi per la salute. Sconcertante il fatto che lo stesso senatore è l’unico esponente a non firmare l’interrogazione parlamentare sull’argomento. Mi chiedo se questo atteggiamento vada nel senso di un’eventuale nomina a Presidente del Gruppo dei parlamentari italiani membri del Patto Atlantico, di cui lo stesso senatore è membro.

Ricordiamo che, sul territorio di Fluminimaggiore, le ruspe hanno già provveduto a spianare una collina a picco sul mare. Notiamo con tristezza che tutte le aree destinate all’installazione di radàr risultano di notevole pregio ambientalistico e prevedono vincoli in quanto aree di SIC, siti di interesse comunitario. Nel nostro territorio, l’area individuata è sempre un’area SIC e come tale sottoposta a vincolo edilizio. Sebbene sussistano tali vincoli, per interesse militare sono state concesse in tempi brevissimi le concessioni per realizzare le infrastrutture necessarie per l’installazione dei radàr. Giacché sussistono interessi militari, ne consegue che qua l’area sarà militarizzata.

Attualmente non esistono studi che possano fornire indispensabili garanzie necessarie per la salvaguardia della salute della popolazione dai possibili effetti prodotti dalle onde elettromagnetiche, ma esistono studi su militari addetti a radar; tali studi constatano un aumento significativo del rischio “leucemia e tumore”, globalmente considerati, ma soprattutto disturbi al sistema emopoietico. Le emissioni elettromagnetiche sono altamente inquinanti, per questo motivo si denuncia l’assenza di coinvolgimento preliminare della Giunta regionale, dei consigli comunali, della popolazione, alle decisioni, l’assenza di una qualsiasi attenta valutazione delle conseguenze connesse all’installazione di un radar di profondità, l’assenza della richiesta di sospensione dei lavori e di una presa di posizione per lo scempio ambientale perpetrato nel sito in oggetto.

Si chiede dunque di intervenire al fine di salvaguardare la salute degli abitanti, l’integrità dell’ecosistema, per scongiurare in maniera assoluta le condizioni di rischio e di danno delle aree sottoposte a tutela, di richiedere di effettuare uno studio affidato a un ente pubblico per la valutazione dell’impatto elettromagnetico del radar prima della sua installazione. La rete di sensori radar e di profondità per la sorveglianza costiera prevede l’integrazione al sistema di controllo, comunicazione della Guardia di Finanza attraverso l’impiego delle risorse del fondo europeo per le frontiere esterne.

Il Comando generale delle Forze Armate ha acquistato i radar realizzati dalla società Elta Systems, controllata dalla Israel Aerospace Industries. Le antenne radar saranno montate in cima a tralicci alti 36 metri. I lavori sono stati appaltati, il 22 ottobre 2010, all’Almaviva S.p.A. di Roma, principale gruppo italiano di consulenze e servizi per la pubblica amministrazione, gli enti di previdenza e le banche, per un totale complessivo di 5 milioni 461 mila 700 euro. L’appalto è stato concesso dal comando generale della GdF, senza l’indizione e la previa pubblicazione di un bando di gara nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, con la motivazione che cito: “I lavori e i servizi possono essere forniti unicamente da una determinata fornitrice, l’Almaviva S.p.A., che possiede le prescrizioni di natura tecnica e i diritti esclusivi di materiali”. Concludo perché non c’è interesse!

Cari colleghi, l’uomo si distingue dalle bestie prima di tutto per la sua capacità di creare e poi per quella di adoperare attrezzi, strumenti e tecnologie sempre più efficaci, utili, comodi, efficienti. Quindi, un uomo è tanto più completamente uomo quanto più è capace di integrare, senza disintegrare, individualmente e collettivamente, cultura umanistica e cultura scientifica. La tecnologia non è altro che il risultato di una sintesi intima e completa delle due culture. Un uomo è tanto più uomo quanto più è elevato il suo livello tecnologico, ma il senso della tecnologia non sta nell’adoperarla contro l’uomo e quindi contro l’ambiente e la natura, ma in suo favore, perché sia fonte di benessere e buon vivere.

Da una parte si dice che il popolo è sovrano, poi nella realtà funziona proprio in maniera inversa, perché si antepongono interessi ben più elevati di quelli che riguardano l’individuo in quanto tale. So che non basta denunciare, forse bisogna soprattutto enunciare. L’arte della politica è dunque costretta a navigare tra realpolitik e idealpolitik, devi dunque essere sottoposto a autoesame e autocritica permanenti. Questo è il doppio genitivo greco della polis.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, Assessori, colleghi, in un momento nel quale i danni causati dalla presenza delle installazioni militari nella nostra isola sono sotto i riflettori e le lenti di ingrandimento, anche della magistratura, in un momento in cui si discute se, in tutti questi anni passati, tante vittime in diversi luoghi della Sardegna siano state causate da esposizioni, soprattutto nocive, come l’uranio impoverito e altri metalli pesanti, obbligando a mettere i sigilli a vaste zone di terra dove contadini e pastori non possono più passare, prima ancora che si abbiano risposte certe sui danni causati alla salute, si insiste nel volere militarizzare la Sardegna.

L’idea di realizzare nuove postazioni radar e nuove servitù militari è coltivata in pieno disprezzo dei pareri delle comunità, dei loro rappresentanti, verso i quali non si è sentito il dovere di rivolgersi per chiederne il pensiero. In Sardegna, uno dei luoghi più militarizzati d’Europa, senz’altro d’Italia, lo Stato insiste nel rendere la situazione ancora più grave. Dei diciotto radar da installare in tutta Italia, quattro saranno installati in Sardegna, o perlomeno si cerca di installarli in Sardegna, dove sono concentrate 66 basi sulle 100 esistenti sull’intero suolo della nazione. Il 62 per cento del demanio è sotto vincolo di servitù militare e nel caso, ad esempio, di Sant’Antioco si intende installare il radar a Capo Sperone nei pressi di una vecchia stazione di controllo della Regia Marina, nota con il nome di “Su Semafuru“, da poco tempo restituita dai militari alla Regione che l’ha subito riaffidata.

Non mi voglio soffermare sulle inesistenti ricadute occupazionali, né sugli effetti negativi sul possibile e auspicato sviluppo turistico, di cui tanto ci riempiamo la bocca, né sui vincoli paesaggistici esistenti che, all’occorrenza, come è ampiamente giustificato nelle relazioni, possono essere superati per, come si dice, interesse nazionale, mi interrogo anzi sui danni possibili che studi approfonditi certificano sull’ecosistema delicato di quei luoghi, sulla flora e sulla fauna, e mi interessa insistere piuttosto sulla inopportunità non solo in questo particolare momento, come dicevo prima…

(Brusio in aula)

Presidente, un po’ di…

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Cocco. Colleghi!

COCCO PIETRO (P.D.). Dicevo che mi interessa insistere piuttosto sulla inopportunità dell’istallazione di mezzi militari anche vicino a luoghi abitati, quando sappiamo con quasi certezza che l’elevata esposizione all’inquinamento elettromagnetico potrà causare danni alla salute di coloro che saranno esposti.

Chiedo a lei, Assessore, come si possa continuare supinamente ad accettare un metodo così pesante e oltraggioso da parte dello Stato che, indisturbato dall’Esecutivo regionale, insiste nel voler asservire porzioni vaste della nostra isola senza battere colpo, addirittura in maniera accondiscendente.

Qualche settimana fa, mi è capitato di leggere una dichiarazione del comandante della Nato per il Sud Europa e per l’Africa, tale ammiraglio Locklear, che sosteneva l’indispensabilità e l’urgenza di garantire sicurezza nel Mediterraneo, portando il livello di controllo dall’attuale 60 al 70-80 per cento, pertanto non soltanto flussi migratori, ma più in generale sicurezza o presunta tale in un quadro internazionale contro possibili forze ostili alla Nato.

C’è un passaggio nella risposta data dal Governo alle interrogazioni di alcuni deputati del Partito Democratico (che ha fatto rispondere all’occorrenza la Guardia di Finanza piuttosto che rispondere il Governo in quanto tale) che non parla di pericolo “clandestini” o di “traffici illeciti”, ma sostiene, virgolettato, che “la realizzazione della rete radar costiera è destinata a integrare il ‘sistema di comando e controllo (C4I) del Corpo, dichiarato segreto’ “. Il C4I è un sistema di sorveglianza e controllo elettronico militare che, di fatto, crea una vera e propria servitù militare e avvalora le parole del comandante della Nato di cui parlavo prima.

Assessore, se così fosse, la domanda è questa: “Secondo voi, bastano i radar sulle coste della Sardegna per portare il livello di sicurezza dal 60 all’80 per cento?”. Se così fosse, staremmo freschi o per meglio dire saremmo fritti perché stiamo parlando, infatti, di radar a microonde prodotti in Israele con una portata di oltre 50 chilometri. La società che li produce scrive sulla scheda tecnica, anche questo virgolettato, che si tratta di “trasmettitori che operano emettendo microonde ovvero onde molto corte comprese fra i 300 megahertz e i 300 gigahertz, estremamente pericolose per l’uomo, la fauna e per la flora”.

Ancora, è sufficiente avere i radar in Sardegna per prevenire catastrofi umanitarie come quelle che stanno accadendo da tempo sul canale di Sicilia? Anche perché lo stesso tipo di radar è stato già installato a Capo Murro di Porco a Siracusa, davanti a un’oasi marina di recente installazione, quella delPlemmirio; a seguito delle forti proteste delle popolazioni locali, il Ministro dell’ambiente, che è di quei luoghi, Prestigiacomo, si è impegnato a risolvere la vicenda tentando di ottenere la rimozione del traliccio dal Comando generale delle Fiamme gialle; come ho già avuto modo in questo caso di dire, nell’interrogazione che le ho presentato, la numero 553, il 4 aprile di quest’anno. Insomma gli interrogativi sono tanti e molto più sono i silenzi che in questa vicenda si trascinano da tempo.

Io credo, oltre alle considerazioni di ognuno di noi sul tema, personali, di parte, che sia doveroso da parte della Giunta regionale fare chiarezza su quanto sta accadendo a casa nostra, per noi e soprattutto per tutti i cittadini di quei luoghi che sono stati individuati per installare nuove servitù militari. Io credo che questo sia, Assessore, un problema politico enorme sul quale è necessario assolutamente fare chiarezza.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, il tema sollevato nella mozione mi pare che, più che avere i caratteri tecnici, sui quali porsi alcuni interrogativi, ci richiama al dovere di una riflessione politica. Io ho cercato di farla. Vale la pena chiedere a questi israeliani se sono capaci di fabbricare dei radar che recuperino, per esempio, il Presidente della Regione Sardegna quando non ce l’abbiamo, che lo individuino, che ce lo portino qua, che gli facciano insomma assumere alcune responsabilità? Quelli sarebbero stati veramente degli oggettini utili! Io mi rendo conto che questo è un esercizio inutile! Se ci vedono oggi parlare così, ci dicono: “Ma di che cosa state parlando? Fate così, perché c’è un rito? Una liturgia che dovete rispettare?”. Colleghi, di che cosa parlo? Con Cherchi o con Rassu dei radar? Quando ci siamo giocati altro che… lo vorrei dire al collega Planetta, che telefona, poi io non ascolterò più lui, come ha detto per Capelli! Lui ha detto: “La soluzione di questa questione, cari colleghi, è l’indipendenza!”. Ma, proprio con amicizia, quale indipendenza? Ma quale indipendenza se noi ci troviamo oggi in una condizione nella quale il Governo regionale, Cappellacci e i suoi uomini, la vostra maggioranza, non è in grado di difendere la Sardegna sul presupposto di una sovranità di cui disponiamo, cioè la sovranità territoriale? Non siamo in condizioni di tutelarci e parliamo di indipendenza?

Ci hanno “fregato” sul terreno della sovranità territoriale! Come? Sono venuti per questi cinque radar, ci hanno detto: “E’ una cosettina da niente, una scatolina, 50 watt, la potenza di un microonde”, e si sono fatti dare l’autorizzazione in sede di Conferenza di servizio. Ovviamente l’Ufficio del paesaggio, onorevole Rassu, ha detto: “E’ una cassettina da niente, neanche si vede, messa in mezzo alle rocce!”, nel mentre tutte le autorizzazioni, quindi, andavano in porto: “avviso unilaterale, variante, traliccio di 36 metri, area di ingombro 8 per 8”. E’ ovvio che, se fossero state quelle le condizioni, il paesaggio non avrebbe mai potuto dare il nullaosta paesaggistico e quindi, in abuso anche di normativa, si sono accinti a montare questi tralicci. Hanno fatto quello che hanno voluto attraverso Conferenze di servizi prima convocate con oggetti diversi,poi modificati in corso d’opera, mutando la natura dell’intervento. Infatti nella mozione si dice che la Regione deve riconvocare quelle Conferenze di servizi: c’è stata una truffa!

Il vero problema è un altro: da chi ci dobbiamo difendere? Voi che avete fatto una sproporzionata polemica sulle famose radici cristiane dell’Europa, che dovreste avere, nel DNA, il principio dell’accoglienza, mettete in piedi o consentite che, in Italia, venga fatta questa operazione che si chiama “Frontex”, cioè un’operazione determinata da una iniziativa europea perché l’Europa si deve proteggere; da chi? Mica dai missili terra-aria o da attacchi inusitati di forze armate, ma da uomini, da migranti! Vi volete mettere d’accordo con la vostra coscienza? Questo è il problema vero! Noi non ci dobbiamo difendere da nessuno!

Poi, peraltro, fanno un’operazione fantasmagorica, montano questi radar nella costa occidentale. Ma voi avete mai visto barconi arrivare nella costa occidentale? Li avete mai visti? La questione induce un certo sospetto; secondo me, sarebbe come dire: “Voglio ‘fregare’ i radar, punto verso Alghero, faccio il giro largo e li ‘frego’!”, ma muoiono prima, l’abbiamo visto, muoiono intorno a Lampedusa, figuriamoci se tentano di arrivare più su! Ma, al di là di questo, sento in questa contraddizione l’odore della “cricca”, l’odore degli affari, perché è una commessa che passa attraverso una multinazionale che è stata investita da un sacco di grane e da processi in corso sulle tangenti, basta che sia, mettiamola ovunque, compriamo roba dagli israeliani che altri non hanno voluto (perché questa è una partita di tecnologia superata, rifiutata dagli altri) e tranquillamente ce la portiamo dentro.

Dov’è il radar che mi scopre dove si trova in questo momento Cappellacci? Dov’è? Io voglio sapere come lui ha tutelato la sovranità territoriale di questa Isola, che ha già 35 mila ettari del proprio territorio ipotecati da servitù militari. Su quale tavolo ha trattato questa cosa col Governo nazionale o è stato mica costretto… va bene che, da un annetto dopo che è stato eletto, l’hanno scaricato e non conta più nulla, questo lo sapete più voi che io, io lo intuisco, ma voi lo sapete con certezza, voi avete un Presidente che non conta niente, non può neanche più andare a Roma perché non conta nulla! Il problema della durata di questa legislatura è esattamente questo: se volete prendere in giro i sardi, dovete avere il coraggio di dire e di dimostrare ai sardi che noi abbiamo un senso qui dentro perché Cappellacci deve rimanere al suo posto perché conta. Lo dovete dimostrare. Invece, siccome non conta nulla, la nostra permanenza qui è un abuso, così come è un abuso la sua permanenza in quel posto, che non può continuare, cari colleghi, a mantenere in piedi con una compravendita di lottizzazioni e di incarichi in barba a qualunque criterio di moralità!

E poi noi ci lamentiamo dei radar? Ci lamentiamo delle politiche agricole? Ma di che cosa vi volete lamentare? Ci lamenteremo di tutto, perché non c’è la testa in questa Regione! Perché il vostro presidente Berlusconi ha trovato uno per strada e l’ha eletto non sapendo che non aveva i fondamentali per fare questo compito! Voi lo sapete eppure lo tenete in piedi come una marionetta, ma non potete rianimarlo perché quello che manca, manca!

Questo è il problema della sovranità, altro che indipendenza! Io vorrei anche dire ai colleghi che parlano di lavorare sul terreno dell’autorevolezza, dell’autonomia, della sua dignità: suvvia, non potete la mattina dirci questo e la sera partecipare a un Governo con un Presidente di quel genere, datevi una regolata! Anche noi abbiamo difficoltà a capire come ragionate voi, come ragionano anche le teste più illuminate di questo Consiglio. Non potete più prendere in giro nessuno. Altro che cercare riduzioni di costi! Il costo più grande è la nostra incapacità di essere credibili.

Io sto aspettando di vedere l’Assessore della sanità perché gli voglio chiedere a quant’è il contatore del debito, glielo voglio chiedere! Poi voglio chiedere come chiudono il bilancio, dove fate lo sviluppo, che cosa ha deciso l’Assessore “ombra” della sanità che gestisce la forestale, ma ha anche un occhio di attenzione alla sanità! In questa panzana, che è la Regione Sardegna, che non è creduta… parlate di vertenze, ma quali vertenze? Noi non siamo in grado di tutelare niente, ecco perché al tornante delle riforme che si rendono necessarie non basta provvedere alle architetture istituzionali, colleghi! Non serve se noi non recuperiamo la credibilità della nostra funzione, a cominciare dal bilancio della Regione, alla sua capacità di dare risposte. Se io voglio dare una risposta ai cittadini, prendo una decisione e seguo quella decisione fino a che porta i risultati. Invece noi qua siamo carichi di belle intenzioni, continuiamo ad avere un bilancio che non faremo, perché non ce ne sarà, perché Cappellacci a Roma manco lo ascoltano, ci tolgono tutto quello che ci possono togliere, poi i nostri parlamentari si trovano allegramente anche con lui a dire: “Difendiamoci”, facciamo finta…

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, il tempo a sua disposizione è terminato.

E’ iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, colleghi, non si contano le volte che, in quest’Aula, abbiamo parlato di occupazione militare, di presenza di basi, di eccessiva occupazione dei nostri migliori territori per finalità non comprese, oltre che non condivise. Abbiamo sostenuto da più parti che la Sardegna deve diventare terra, isola di pace, smilitarizzata, denuclearizzata; invece, in barba a tutte le cose che si dicono in quest’Aula, agli ordini del giorno, alle mozioni votate e condivise, arriva l’ennesimo schiaffo del Governo italiano che, con disprezzo nei confronti di quella che è la dignità dei sardi, decide di occupare ulteriori porzioni importanti, ancora una volta scegliendo quelle più belle, a più alto valore naturalistico e ambientale oltre che ad alto valore turistico e le occupa per posizionare radar, radar di una capacità e potenza tecnologica unica. Vuole, come dire, sorprendere, stupire, con l’alta qualità tecnologica acquistata fra l’altro in Israele che, guarda caso, è uno Stato che occupa il territorio degli altri, quindi ha capacità di competenze tecnologiche votate e rivolte a un uso di occupazione e non di difesa.

Anche questo conta, badate, quando si guarda e si pensa all’acquisto di macchinari e mezzi che, comunque, vanno inquadrati all’interno della spesa militare, perché di questo si tratta. Radar che creeranno l’inquinamento che abbiamo sentito e quindi il danno alla salute dell’ambiente e alla salute delle persone e degli animali che vivono in Sardegna. Pensare che, qualche anno fa, quando scoppiò la mania della telefonia mobile, e sappiamo con quanto favorevole accoglimento sia stata sostenuta la sua diffusione, si costituirono i comitati contro l’installazione delle antenne per la telefonia mobile che creavano, attraverso l’emissione di onde magnetiche, pericolo alla salute e danno alla salute. Ma, badate, quei comitati, che si costituirono in quasi tutte le città della Sardegna, sono forse consapevoli che quello è niente rispetto all’inquinamento dei radar: quattro già posizionati e un’altra dozzina già pronta a essere posizionata.

In un modo incomprensibile, lo ricordava prima Gian Valerio Sanna, stranamente i radar dovrebbero essere posizionati sulle coste sarde per difenderci, è stato detto, dalla pesca illegale e clandestina, dagli attentati e dalle minacce di potenze straniere, dal traffico di droga, dall’immigrazione clandestina, dagli assalti barbareschi, dalle invasioni saracene, forse varrà anche la pena di spendere qualche “lira” per risanare le torri costiere, almeno faremmo anche un bene al patrimonio architettonico e monumentale abbandonato sulle nostre coste. Ma di che cosa si vuol parlare? In che modo si vogliono intimorire i sardi e il popolo sardo di questa minaccia che noi stiamo per correre? Badate che, nel momento in cui si occupano le porzioni più pregiate, da parte della presenza militare oggi in Sardegna, si cerca di occupare ulteriori porzioni importanti delle nostre coste e del nostro bene maggiore che è il bene “paesaggio”, e poi diamo risposte alla crisi del turismo conseguente al caro traghetti e alle amenità più o meno, anche se un fondo di verità c’è in questo come risposta alla crisi del turismo.

Allora, l’intervento è sicuramente un ulteriore impoverimento della nostra risorsa primaria che, dicevo prima, è il bene ambiente e il bene paesaggio; nessuna ricaduta economica, ci fosse almeno questo! Per dire che, com’è stato fatto altre volte, quando sono stati compiuti gli insediamenti industriali, quando sono state fatte occupazioni importanti di porzioni del nostro territorio, che avevano come conseguenza una ricaduta economica, una ricaduta occupativa, anche questo avrebbe avuto giustificazione, come abbiamo visto anche sulla vicenda del poligono di Quirra, in difesa del lavoro e dell’occupazione. Ma non c’è un ritorno economico di nessun genere per la popolazione, c’è solo un danno alla salute dei sardi.

Allora io mi chiedo e concludo, perché non ci sono molte cose da aggiungere. E’ vero, forse l’unica giustificazione a questo intervento è rappresentata solo dagli affari, ancora una volta affari, appalti, probabilmente sub-appalti, cricca, soldi, molti soldi e tanti affari. Ma da chi? Ma chi può credere che dobbiamo difenderci da qualcuno in una terra dove ormai non arriva più nessuno, a iniziare dai turisti che stanno smettendo di raggiungere la Sardegna?

Su questo, noi pensiamo di doverci difendere da qualcuno! Allora recuperiamo il concetto che abbiamo più volte espresso che riguarda il discorso di trasformare la Sardegna in un’isola di pace, isola smilitarizzata e denuclearizzata che probabilmente, anzi sicuramente, produrrà effetti benefici sulla nostra salute, sulla nostra occupazione e sul nostro sviluppo.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.

LOCCI (P.d.L.). Intervengo anche per dare un piccolo contributo alla discussione di questa mozione che, devo dire, in alcuni punti condivido in maniera convinta, mentre in altri ovviamente si lascia andare – diciamo – ad alcuni spunti che sono spunti di parte, polemici, che giustamente l’opposizione deve fare perché deve svolgere il suo ruolo.

Però, riportiamo il ragionamento nei termini del problema, cioè quello dell’impianto di questi radar in zone che sono indubbiamente molto sensibili da un punto di vista paesaggistico-ambientale; chi vi parla è nato e cresciuto nell’isola di Sant’Antioco, per cui posso dire che la zona di Capo Sperone nell’isola di Sant’Antioco è sicuramente una delle zone più belle e più suggestive con un futuro turistico, se messa a regime, notevole. Si può fare una considerazione e una piccola critica anche agli enti locali del nostro territorio quando, in maniera – devo dire – molto superficiale, hanno però forse preso sotto gamba questo argomento, quando hanno fatto credere loro che questo radar era una scatoletta da mettere in mezzo alle rocce. Fatto sta che tutta questa storia ha seguito l’iter fino ad arrivare alla Conferenza dei servizi che ha dato parere positivo, purtroppo! A questo punto nasce la mia considerazione critica, critica costruttiva e anche critica politica costruttiva.

Mi spiego meglio. Capo Sperone è l’estrema punta sud dell’isola di Sant’Antioco, però vorrei ricordare ai colleghi che non conoscono la zona che l’altra punta sud che è nello stesso parallelo di Capo Sperone è Capo Teulada; come tutti sanno, Capo Teulada è sicuramente, nell’ambito di quel 60 per cento di servitù militari presente in Sardegna, la zona che ha come superficie una tra le più grosse servitù militari.

Allora io chiedo (chiedo, perché questo io lo sto dicendo oggi ma l’ho messo per iscritto in un’interrogazione che è agli atti di questo Consiglio regionale) come mai non sia stata presa in considerazione la possibilità di impiantare questo radar, anziché a Capo Sperone, a Capo Teulada cioè in una zona che era già una servitù militare, una zona che è inaccessibile a causa di questo e che, tutto sommato, non avrebbe arrecato danno né alle cose, né alle persone, né alla fauna, in quanto è una zona che viene bombardata purtroppo da quarant’anni. Hanno invece scelto la possibilità di ubicare i radar in una delle zone più suggestive dell’isola di Sant’Antioco.

Io credo che questa sia una cosa a mio modo di vedere inaccettabile e quindi io sono assolutamente d’accordo con chi ha voluto impostare, almeno nella parte della mozione, il problema in questi termini. Volevo fare una considerazione anche costruttiva in termini politici rivolgendomi ovviamente all’opposizione oltre che agli amici della maggioranza perché, a mio modo di vedere, c’è la possibilità di stilare un ordine del giorno possibilmente unitario soprattutto facendo una sintesi tra il punto 1 e il punto 3 della mozione, cercando di lasciar perdere le polemiche sul fronte razionale che, a mio modo di vedere, non ci porterebbero da nessuna parte, per far sì che vengano comunque riprese in considerazione tutte le istanze dei territori che hanno quasi subito passivammente la ubicazione di questi radar e vedere se è proprio necessario che debbano essere impiantati e ubicati nelle zone dove già esistono delle servitù militari e quindi che ci sia un impatto zero aggiuntivo nei confronti di tutti i territori della Sardegna.

Poi, farò l’ultima parte del mio intervento di natura più squisitamente politica Ovviamente, quando c’è la possibilità di parlare in quest’aula, è naturale che l’opposizione deve fare il suo lavoro e deve fare polemica, talvolta gratuita, su tutto e su tutti. Il professor Sanna, da questo punto di vista, è sicuramente un maestro nell’impostare una mozione (che, tutto sommato, è tecnico-politica) in modo tale da avere lo spunto per fare polemica politica spicciola nei confronti del Presidente della Regione che potrà, è vero, avere tutti i torti del mondo, però io mi chiedo e rivolgo una domanda ai colleghi dell’opposizione, mi rivolgo anche all’onorevole Soru: “Ma lei in cinque anni ha risolto tutti i problemi della Sardegna?”. Non credo, la risposta, è ovvio, non può che essere “no”, perché bisogna anche riconoscere che uno in cinque anni…

(Interruzione del consigliere Soru)

LOCCI (P.d.L.). …Mi lasci parlare, onorevole Soru, stia calmo, spalanchi le orecchie e ascolti ogni tanto, abbia la compiacenza di ascoltare! Stavo per dire una cosa che forse le avrebbe fatto piacere e cioè che spesso cinque anni, per risolvere i problemi atavici di una Regione come la Sardegna, non sono sufficienti. Quindi pensi che cosa stavo per dire, e lei mi interrompe! Poi, capirai! E’ lesa maestà, perché il povero Giorgio Locci cita il grande onorevole Soru! Scusi se mi sono permesso! Lo facevo, mi creda, proprio in termini costruttivi, per dire che nessuno ha la bacchetta magica, non l’ha neanche avuta lei, perché non l’ha avuta, perché siamo qui a discutere di problemi atavici che nemmeno lei, ripeto, con tutta la buona volontà di cercare di farlo, non è stato in grado di risolvere, perché in cinque anni non ce l’ha fatta, a torto o a ragione. Poi sappiamo tutti com’è andata a finire!

Noi, dopo due anni e mezzo della nostra legislatura, abbiamo fatto molti errori, non c’è dubbio, però qualcosa stiamo cercando di farla; quando arriveremo in fondo, se sbagliamo, i sardi ci manderanno a casa, però dateci la possibilità di concludere! Detto questo, mi auspico che si possa arrivare comunque a stilare un ordine del giorno congiunto, che sia votabile da tutto il Consiglio regionale, al di là delle polemiche di parte.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Ladu e Milia sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 53 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: Agus – Amadu – Artizzu – Barracciu – Ben Amara – Campus – Capelli – Cappai – Cherchi – Cocco Daniele – Cocco Pietro – Contu Felice – Cossa – Cuccu – Cugusi – Dedoni – Dessì – Diana Giampaolo – Espa – Floris Rosanna – Fois – Greco – Ladu – Lai – Locci – Lombardo – Lotto – Maninchedda – Mariani – Meloni Marco – Meloni Valerio – Milia – Moriconi – Mula – Mulas – Peru – Petrini – Piras – Pittalis – Planetta – Sabatini – Salis – Sanna Giacomo – Sanna Gian Valerio – Sanna Paolo – Sechi – Solinas Antonio – Soru – Steri – Stochino – Tocco – Zedda – Zuncheddu.

Poiché il Consiglio è in numero legale, i lavori proseguono.

E’ iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, stavo pensando di rinunciare perché sono un po’ preoccupato e spaventato dall’eccessiva tensione civile, oserei dire morale, presente questo pomeriggio in quest’Aula. Perdonatemi, vi tedierò per qualche minuto in meno di quelli a mia disposizione per porre alcune domande, credo che risponderà lei, assessore Rassu, mi dispiace tra l’altro che sia lei. Allora noi stiamo parlando…

Cherchi, va bene il gesto ma fallo senza sbadigliare, perché insomma per le telecamere è una brutta cosa!

Detto questo, stiamo discutendo, grazie alla nostra mozione, di un accordo intervenuto qualche tempo fa tra il Ministero della Difesa e lo Stato di Israele. Io avrò qualche pregiudizio di natura storica, politica, ma già di fronte a un accordo tra il Ministero della Difesa attuale e lo Stato d’Israele ho la necessità di guardarvi con molta attenzione e anche con qualche sospetto. Perdonatemi per questa affermazione forse gratuita.

Allora, assessore Rassu, in quell’accordo si parla della necessità di dotare il nostro Paese di diversi radar (e la Sardegna anche in questo caso deve dare un contributo sensibile), e di allocarli quindi nel nostro territorio, per che cosa? Ce lo ha ricordato il ministro Vito qualche tempo fa, rispondendo a una interpellanza dei parlamentari del P.D. in Parlamento. Ci ricorda Vito che i radar servono per contrastare l’immigrazione clandestina e i traffici illeciti.

Allora, assessore Rassu, io le chiedo se siete stati informati, perché immagino che la Regione in qualche misura dovrebbe essere stata coinvolta, a seguito e prima di questo accordo tra il Ministero della Difesa e lo Stato di Israele. Assessore, chiedo a lei, non lo chiedo al Presidente della Regione per le ragioni che ricordava il collega Sanna, siamo al livello dell’Argentina ormai, qual è la politica del Governo per combattere l’immigrazione clandestina? E’ quella di individuare, attraverso questi radar, assessore Rassu, le imbarcazioni fuori dalle acque territoriali, per farle affondare prima che tocchino, che arrivino alle acque territoriali, per evitare qualche vergogna che sta macchiando questo Paese, a partire dall’accordo Bossi-Fini sull’immigrazione? Io davvero avvertirei un pizzico di pudore, direi di vergogna, se fossi un rappresentante di questa Giunta regionale che non fa nulla, non dico per contrastare, che è esagerato per voi, ma almeno per capire le ragioni per le quali si chiede alla Sardegna di ospitare altri quattro radar.

La Regione, la Giunta regionale, le chiedo, Assessore, ha avuto un ruolo? E’ stata coinvolta? E’ stata interessata? Vi è stato chiesto un parere? Se vi è stato chiesto un parere, lo avete espresso con un minimo di cognizione di causa? Lo avete espresso con un minimo di competenza? A me non pare!

Questo è il dubbio e lo abbiamo detto nella mozione che abbiamo presentato. Io chiedo alla Giunta, quindi a lei, assessore Rassu, che cosa dite a quest’Aula? Che cosa ci racconterete stasera relativamente al fatto che impegnate, non volontariamente, ma supinamente, altro territorio regionale di pregio, come abbiamo scritto e hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto, al servizio non si capisce bene di che cosa? Io credo che siano al servizio delle cose che ci ricordava l’onorevole Gian Valerio Sanna, non per vil polemica, ma perché non si capisce; spiegateci a che cosa servono, perché, se non sarete in grado (come immagino non sarete in grado) di spiegarci ragionevolmente a che cosa servono questi quattro radar in quelle aree di pregio, davvero non si può dedurre che, anche quell’intervento, serve per alimentare un sistema illegale, illegale, lo ripeto, che spesso è stato protagonista in questi ultimi due anni e mezzo. Assessore, ci vuole spiegare per cortesia? Sarebbe interessante, forse servirebbe a quest’Aula.

Io capisco l’onorevole Locci, non sono d’accordo, però ne comprendo le ragioni, fa parte di una maggioranza, per cui questo accordo Ministero della difesa-Stato d’Israele è stato subito supinamente da questa amministrazione regionale, da questo Presidente, da questa Giunta regionale, direi con la complicità dell’intera maggioranza; badate, non si può assistere spesso agli interventi a cui assistiamo in quest’Aula, quando si agita, lo diceva qualcuno che mi ha preceduto, la bandiera dell’indipendentismo, dell’autonomia, della necessità di rivendicare, di batter i pugni sul tavolo, per non dire altro, e poi, di fronte a una Giunta che subisce le scelte del Governo su ulteriori porzioni di territorio di pregio, nemmeno la maggioranza dice nulla!

Allora io vi chiedo, e le chiedo assessore Rassu, con grande rispetto, anche per la persona, oltre che per il ruolo che lei svolge, che fine hanno fatto (ecco perché non sono d’accordo con lei, onorevole Locci) per esempio gli accordi della tanto vituperata, a sentire alcuni consiglieri di maggioranza attuale, la tanto vituperata legislazione passata? Che fine hanno fatto gli accordi, onorevole Locci, assessore Rassu, per il riequilibrio e la delocalizzazione di servitù militari sarde? Ci volete dire qual è lo stato di attuazione di quegli accordi? Qual è il livello di partecipazione e di convinzione della Giunta regionale nel dare concretezza e tentare di rendere esigibili accordi tra il Governo e la Regione Sardegna che avevano l’obiettivo, ripeto, di riequilibrare e di delocalizzare servitù militari?

Ecco perché, onorevole Locci, comprendo la sua proposta, ma non sono assolutamente d’accordo, perché allocare quei radar nella servitù, per esempio, di Teulada, per evitare l’allocazione a Sant’Antioco servirebbe a rafforzare e a irrobustire la presenza di quella servitù in quel territorio, invece noi siamo per il riequilibrio e la delocalizzazione delle servitù. Ecco, anche per queste ragioni, siamo contrari all’installazione dei radar!

Il tempo sta finendo, pensavo di non utilizzarlo tutto… per finire, allora, Assessore, davvero, quali sono, glielo chiedo seriamente, quali sono…

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.

E’ iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Dico che ci troviamo di fronte a un’operazione coloniale e criminale contro la salute delle popolazioni e del nostro ambiente, oltre che fortemente lesiva della nostra sovranità. Io inviterei veramente chi con estrema facilità qua dentro parla di indipendenza come se fosse un prodotto di consumo, di non farlo! Direi di provare tutte le pressioni possibili perché si recuperi un minimo di dignità. Chiediamo il rispetto per la nostra sovranità, che viene violata costantemente! Oggi l’operazione radar in Sardegna è il frutto di una compravendita fra il Ministero della difesa italiana e il comando della Guardia di Finanza con l’industria israeliana, è stato detto e ripetuto, quindi con l’industria israeliana che produce questi sofisticati radar (da “Agora Vox Italia”). E’ stato detto tanto stasera sui campi elettromagnetici che si producono, non ci dilunghiamo sull’aspetto della salute. Sicuramente è un’operazione finanziaria allettante grazie alle risorse del Fondo europeo per le frontiere esterne, per contrastare i flussi migratori; è un’operazione finanziaria direi cinica anche perché è agevolata dalla drammaticità delle ribellioni che ci sono state in vari paesi del Maghreb, quindi hanno avuto la fortuna dalla loro parte che ha costruito loro un alibi seppur fragile.

I lavori per l’installazione e la manutenzione dei radar sono stati appaltati, questo l’ha detto anche il collega Ben Amara, all’Almaviva Spa, con la motivazione che solo questa società vantava i requisiti richiesti; tutto ciò smentito dal fatto poi che cede in sub-appalto i lavori ad altre società. Tra le note stonanti c’è che, per poter accedere alle risorse del Fondo europeo, deve essere certificata l’informazione delle popolazioni, quindi deve essere una scelta assolutamente condivisa dalle popolazioni residenti. Una norma sicuramente violata, visto il grande dissenso popolare manifestato con i presidi dei territori interessati ancora in corso. La complicità della Regione Sardegna è espressa dalla delibera numero 22 del 4 novembre dello scorso anno, con la quale la Regione concede in comodato, alla Guardia di finanza, “Su Semafuru“, incomincia un po’ così la faccenda, nell’area dell’ex stazione radio di Sant’Antioco a Capo Sperone, quindi in una zona che assolutamente ricade nel parco di Carbonia e isole sulcitane, zona rigorosamente protetta.

E’ una concessione che sorprende per la tempestività di questa istituzione sarda, una tempestività insolita visto che i tempi normalmente, anche per l’applicazione delle leggi a favore della nostra gente, tardano a venire, però stavolta veramente la velocità sorprende. E’ una velocità che può essere giustificata solo ed esclusivamente da forti ragioni militari, visto che la torre del radar avrà un impatto devastante sull’ambiente e anche sulla stessa bellezza dei luoghi. Ma, a proposito delle incompatibilità, l’ambito costiero interessato è inoltre vincolato dal punto di vista paesaggistico, così come i fabbricati presenti che hanno superato i cinquant’anni di età assumono, come ben sappiamo, un valore storico culturale e architettonico, per cui diciamo che anche questa è una criticità del progetto. Ma, siccome l’opera riveste interesse per la sicurezza dello Stato, la Regione rilascia nulla osta alle autorizzazioni paesaggistico-ambientali, storico-culturali e chi più ne ha più ne metta!

Comunque parlare di sicurezza dello Stato e di radar anti-migranti insospettisce e insospettisce la dimensione dell’operazione di controllo che consentirebbe la trasmissione di avvistamenti anche di piccole imbarcazioni a 50 chilometri dalla costa e la trasmissione dei dati al centro di comando della Guardia di Finanza, questo consentirebbe di avviare il respingimento della povera gente con efficaci operazioni militari, via terra, via mare e via aerea. A me sembra una follia! Non può essere credibile! Tutti sappiamo oggi che, con i sistemi satellitari, volendo, se fossimo davvero più curiosi, sapremmo con esattezza dov’è il nostro Presidente, non è necessario sistemare un radar per cercare il presidente Cappellacci, con i sistemi satellitari volendo lo sapremmo con esattezza. Per cui figuriamoci qui installare il radar alla caccia dei maghrebini!

Vorremmo fra l’altro sapere che senso ha l’installazione dei radar nel Nord Sardegna, il Maghreb è al Sud della Sardegna; con tutta probabilità abbiamo preoccupazioni che a noi sfuggono e cioè potenziali invasioni spagnole, saranno i francesi, saranno… non si sa! Quindi io direi che veramente è una farsa incredibile che si discuta di un’operazione per la quale la Regione Sardegna oggi è chiamata in causa ed è chiamata ad assunzione di responsabilità.

Tra l’altro, chi controlla i rischi per la salute dei sardi? Nessuno! Infatti non risulta che la stessa ARPAS sia in possesso di documentazione inerente le verifiche sulla valutazione dell’impatto elettromagnetico che va rigorosamente effettuato secondo legge e, se ci sono dei sospetti, qualcuno ha parlato del principio della precauzione, che assolutamente è valido anche per l’installazione dei radar. Nel rispetto di quanto contemplato proprio dalla legge italiana in materia di inquinamento ambientale e di tutela degli ecosistemi, è compito istituzionale vigilare, scongiurare ogni ulteriore rischio in Sardegna per il nostro ecosistema e le popolazioni. Vorrei anche ricordare che i sindaci sono penalmente responsabili della salute delle loro popolazioni e dell’ambiente.

In definitiva noi sardi ci troviamo di fronte all’ennesimo “affare sporco” di Stato, al potenziamento della militarizzazione del territorio, è l’ennesima imposizione per tenere la Sardegna al centro della strategia della guerra all’infinito. Noi vorremmo chiedere alla Regione Sardegna che si impegnasse un attimino per farci uscire da questa situazione strategica. Vorremmo che la Sardegna fosse davvero un’isola di pace, un ponte di pace fra l’Africa e l’Europa: questo è il senso naturale che deve avere la nostra isola.

I comitati popolari contro l’installazione dei radar chiedono al Presidente della Giunta, nonché ai presidenti delle province e ai vari sindaci dei territori interessati, che assuma le preoccupazioni della popolazione per i rischi alla salute causati dai radar a microonde, che difenda i territori dal danno ambientale e paesaggistico permanente prodotto dalle installazioni di fatto militari, che affermi i principi della sovranità popolare opponendosi alle decisioni prese senza sottoporle o almeno consultare la popolazione o gli organi democratici rappresentativi a nessun livello, né locale né regionale, che revochi la delibera di Giunta numero 36 del 4 novembre con la quale si concede in comodato d’uso alla Guardia di Finanza il sito “Su Semafuru“, e così via. I comitati popolari si attendono pertanto che il Presidente, in accordo con i sindaci e i presidenti delle province, si impegni concretamente e urgentemente per ottenere dalla Guardia di Finanza e dall’impresa, anche alla luce delle vicende giudiziarie che interessano i radar del poligono di Quirra, la revoca dei progetti o, in subordine, la sospensione immediata dei lavori, bloccati solo grazie al sacrificio dei presidi popolari e che investa del problema gli uffici tecnici e legali per attivare le procedure amministrative e legali di tutela del territorio e delle popolazioni. I comitati popolari infine ribadiscono la convinzione che questa lotta contro i radar, ma anche contro i progetti di militarizzazione dei nostri territori e contro la continua espansione delle servitù in Sardegna, si può e si deve vincere uniti, a maggior ragione dopo i blocchi imposti dal Ministero dell’ambiente in Sicilia, dal TAR in Puglia e, apprendiamo ora, anche dal TAR Sardegna.

Al fine di ottenere un risultato positivo proseguiranno l’occupazione dei siti e le iniziative di sensibilizzazione; proseguirà con la preoccupazione delle carte da inviare alla magistratura per valutare le evidenti irregolarità ed eventuali reati; inizierà un’azione di informazione e di mobilitazione a livello italiano ed europeo. I comitati popolari, per le ragioni stesse che li animano, non si renderanno mai disponibili a nessun accordo che preveda lo spostamento dei radar in qualunque altra parte della Sardegna; non sono d’accordo ovviamente che alcun radar venga installato nella penisola di Teulada che, purtroppo, è considerata non più bonificabile, per cui adesso si propone anche l’insulto di piazzarci dentro un radar!

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io sarò molto veloce, intervengo solamente per dire che rileviamo l’opportunità della discussione di questa mozione, oltre il fatto che questa vicenda sia stata inizialmente trascurata. Chiaramente ascolteremo adesso con interesse la replica dell’assessore Rassu per capire anche come la Giunta regionale abbia intenzione di muoversi, alla luce delle proteste vigorose che sono state attivate in molti territori della Sardegna e soprattutto alla luce della, come dire, sottovalutazione del problema all’inizio della procedura, ci risulta addirittura che l’ARPAS stessa abbia dato parere favorevole, così come parere favorevole pare abbiano dato molte Conferenze di servizi che si sono svolte nella indifferenza o nella incapacità, in quel momento, di capire quello che stava succedendo.

Io non voglio ripetere quello che è stato già detto ampiamente dagli altri colleghi; siamo in presenza di una vicenda, per alcuni aspetti, oscura. Noi non criticheremo mai abbastanza il fatto che le ingenti spese militari, presenti con dovizia di mezzi nel bilancio dello Stato, e i numerosi appalti che l’Esercito, a tutti i livelli, attiva sul territorio nazionale, vengano assegnate, con il risalto della cronaca, soprattutto della cronaca giudiziaria, ancora a trattativa privatissima, con imprese a volte opache, nella loro definizione societaria e spesso anche nelle loro attività, per cui anche in questa vicenda potrebbero – uso il condizionale in maniera prudente ma, volendo, potrei essere anche più chiaro e più diretto – aver utilizzato procedure dove girano tanti di quei soldi alla faccia e contro gli interessi delle popolazioni su cui questi impianti devono essere attivati.

Faccio rilevare, Assessore, solamente questo elemento, che i radar che dovrebbero essere installati (salvo pronuncia e modifica della volontà che è stata attivata dal Ministero della difesa) insistono su nuove servitù militari. Quello che non si capisce, anzi si capisce bene e colpisce un rappresentante delle istituzioni, è che, per esempio, in questa assurda commedia degli equivoci, vi è la mancanza assoluta di coordinamento tra le varie Armi. Non si capisce prima di tutto (o meglio si capisce se lo si vuol vedere dal lato dell’esistenza di zone opache) perché sia stata assegnata alla Guardia di Finanza questo tipo di attività senza che le altre Armi, che pure hanno dovizia di servitù militari in Sardegna, siano state interessate alla vicenda. Questo è uno degli elementi che balza agli occhi. Il secondo è che un’iniziativa per difendersi dal flusso degli immigrati è assolutamente fuori dalla mentalità e dalla storia della Sardegna e dei sardi.

Questa mozione ha posto il problema in Consiglio regionale, i Gruppi politici si sono espressi, adesso, siccome la battaglia non finisce qua, assessore Rassu, lei lo sa, è importante capire come l’Esecutivo regionale voglia muoversi in una vicenda che ha bisogno di essere chiarita in molti punti ancora oscuri.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, mi attardavo in una discussione che indirettamente può essere anche connessa all’oggetto della mozione che stiamo esaminando e che riguarda sempre, io direi disperatamente, il ruolo di quest’Aula. Lo dico all’assessore Rassu, che è di Sassari e che, oltre a essere della provincia di Sassari, è anche Assessore degli enti locali e quindi ha competenza in materia di enti locali. Lei è a conoscenza del fatto che noi abbiamo approvato una norma, per non entrare in polemica dirò che non stabilizza lavoratori ma consente alle Province di mantenere in servizio, così come stabilito in più leggi finanziarie mai contestate, i lavoratori impegnati nei Centri servizi per il lavoro (si chiamano CESIL, CSL), la Provincia di Sassari interviene… dico questo perché chiederò poi che, di questa partita, decida poi il Presidente del Consiglio, però una Commissione bisogna che se ne occupi, non so se la Commissione lavoro presieduta dall’onorevole Randazzo, non so se la Commissione autonomia presieduta dall’onorevole Pittalis, non so se la Commissione bilancio, perché era una norma del collegato alla finanziaria, presieduta dall’onorevole Maninchedda, per fare una risoluzione.

Sta di fatto che quella norma, che è pienamente in vigore, è stata osservata dal Governo, tutti sanno che esiste una “legge La Loggia”, che già richiama autorevoli, per quanto coperti, ambiti di influenza, che, all’articolo 9, mi pare, stabilisce che le leggi anche osservate sono in vigore, rimangono, esercitano, sono pienamente efficaci anche se osservate dal Governo, impugnate dal Governo e da altri soggetti che ne hanno la titolarità, se non interviene la Corte costituzionale a stabilire che invece si sospende l’efficacia di quelle leggi.

Bene, la Provincia di Sassari adotta un provvedimento coerente con quella norma, lo fa in queste ore, e la Provincia di Sassari, la Giunta, consegna alla sua struttura l’adempimento di questa disposizione che trova il contrasto del funzionario preposto, il direttore della ragioneria provinciale, che solleva osservazioni e impedisce a quella legge di essere applicata.

Allora, che cosa c’entra con il radar? Noi ormai abbiamo le antenne a 360 gradi, questo Stato si preoccupa di difendere i confini della Sardegna dalle immigrazioni così cospicue, ma qua non ci viene nessuno! Quei radar sono una spesa inutile, sono una regalia, qua in Sardegna non ci viene nessuno! Se ne vanno quelli che ci sono, tolto qualche, diciamo facoltoso, come vogliamo dire, imprenditore estero che viene, si beve qualche bottiglia di champagne e magari lascia un conto anche aperto! Ma, tolti questi, a lavorare in questa Regione le orde degli immigrati del Nord Africa non ci vengono, stanno meglio dove stanno piuttosto che venire qua! Stanno organizzando governi autonomi perché si stanno liberando dalle tirannidi e, liberandosi da quelle tirannidi, badate bene, si liberano soprattutto da quelle che noi, il cosiddetto mondo civilizzato, abbiamo imposto loro anche militarmente.

La Libia è stata attraversata da una velocissima guerra civile e noi siamo campioni del mondo del tutto e del contrario di tutto; abbiamo fatto con, come le vogliamo chiamare, io non so come le vogliamo chiamare, delle ragazze, bellissime ragazze, intelligentissime ragazze, un’accoglienza così straordinaria al leader della Libia, che è stato accolto come mai non fu accolto neppure il Santo Pontefice in questo Paese, neppure lui, neppure lui! E dopo l’abbiamo bombardato! Cioè, a distanza di settimane, ci siamo accorti che quello era un tiranno e, dopo avergli organizzato la raccolta di ogni possibile, diciamo, attenzione nei suoi confronti, siamo andati e l’abbiamo bombardato e tutto passa così! E passano i radar che devono intercettare le canoe dei lavoratori immigrati, devono intercettare i pescherecci, tutti bucati, che affondano in mezzo al Mediterraneo! Questa è la giustificazione! Ma di che cosa stiamo parlando? E noi abbiamo un Consiglio regionale che fa le leggi e le butta nel cestino, che sono osteggiate dagli impiegati della Provincia di Sassari! Ormai possiamo dire: affidiamole a Gheddafi almeno le bombardiamo noi!

Assessore, io non credo che il Governo farà nulla di quello che noi gli diremo di fare, fa esattamente l’esatto contrario di quello che noi chiediamo. Non so se il Presidente della Repubblica abbia fissato un appuntamento con il Consiglio regionale per sostenere le giuste rivendicazioni della nostra autonomia. Immagino che i radar li faranno, però non li rivolgeranno al mare, li faranno in riva il mare e magari in riva al mare, insieme al radar, ci faranno anche 50, 100 piccole casupole di lusso per ospitare gli operatori dei radar che, d’estate, cambieranno ogni 15 giorni in ragione degli interessi delle vacanze di qualche Ministero di questo Stato, magari con dislocazione parziale in quel di Milano! Noi non abbiamo più nulla, Assessore!

Io mi auguro che la risoluzione, che questo Consiglio adotterà, venga almeno presentata al Governo formalmente e mi auguro che lei abbia la compiacenza di sentire il Presidente della Provincia di Sassari per capire che cosa dobbiamo fare perché vengano attuate le disposizioni di legge, anche con il loro consenso, ma con il dissenso di uno dei tanti impiegati provinciali che girano in questa Regione!

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l’Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signor Presidente, ringrazio i colleghi per i loro interventi abbastanza precisi e abbastanza fruttuosi. Io credo che, se noi avessimo la competenza, il potere di normare non sull’uso del nostro territorio ma, purtroppo, anche sulle strategie militari, che lo Stato italiano, in osservanza dell’alleanza che ha con l’Occidente, che ha con il Patto Atlantico, probabilmente ancor prima di pensare di installare questi radar, lo Stato italiano, il Governo nazionale, ci avrebbe giustamente coinvolto e noi saremmo stati coinvolti, come Consiglio e come Governo regionale, nel problema, decidendo se era necessario e utile, o meno, installare questi radar.

Io non sono in grado di rispondere, credo nessuno di questo Consiglio, sulle motivazioni strategiche che hanno indotto il Governo a questo accordo, visto dalla stampa, con Israele. Per essere chiari, devo dire che, per quanto mi riguarda, nel mese di novembre, io sono stato messo al corrente, rispondo alla collega, della richiesta della Guardia di Finanza per il radar di Capo Sperone che aveva, al tempo, superati tutti i crismi imposti dalla norma e cioè tutti i pareri scaturiti dalla Conferenza dei servizi e dagli enti locali preposti, positivi dal primo all’ultimo, ARPAS compreso, Comune compreso, poi se volete vi do i dati, dicevo, Comune compreso, per cui la Regione, almeno l’Assessorato, quindi la Giunta, ha autorizzato, con comodato delimitato in diciott’anni, la costruzione di questo radar, che non riguarda migliaia di ettari di terreno, ma che viene inserito in un rudere militare, lì presente, passato alla Regione, nel 2008, con la dismissione dei beni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue RASSU.) Hanno chiesto di installare quel radar di Capo Sperone dentro questo rudere. Stiamo parlando, credetemi, almeno per i dati che ho io nella mozione, poi ve li leggo, di pochi metri quadri. E lì si ferma. Impegnandosi giustamente, così come ha predisposto l’Ufficio tutela del paesaggio, a interrare i cavidotti e di fare in modo di avere un impatto ambientale minimo nel rispetto di quel sito, che peraltro è vincolato.

Ora, mi rendo perfettamente conto che il problema non è legato al parere di una Conferenza dei servizi, perché anche su Punta Argentiera, nella Conferenza dei servizi, tutti, dal primo all’ultimo, hanno dato parere favorevole per l’installazione del radar di Punta Argentiera. Abbiamo scoperto che, oltre a quelli citati, parlo di Capo Pecora, parlo di Tresnuraghes, si aveva intenzione di installare dei radar anche in altri siti regionali ad alto pregio ambientale. Allora è necessario ragionare obiettivamente e con i piedi per terra: la potestà autonomistica della nostra Regione ha il potere di intervenire, bloccare e impedire? Non credo. Questo è il problema principale. Ecco perché ho già detto in precedenti sedute del Consiglio (è la quarta volta che rispondo, in un mese è la terza, sulle servitù militari) che, a mio parere, è indispensabile investire il Consiglio regionale non con mozioni specifiche, ma del problema generale e, se è vero che è stato raggiunto un accordo sulla delocalizzazione di eventuali future servitù militari, chiamare a un tavolo l’autorità governativa e trattare su questa materia; se, su questa materia, noi abbiamo facoltà e potestà di trattativa. Dubito, perché l’interesse è sovraordinato, è nell’interesse generale dello Stato.

Da qui dobbiamo partire. Siamo a conoscenza che il TAR ha sospeso la realizzazione dei punti radar di Capo Sperone, di Capo Pecora e di Fluminimaggiore. Non mi risulta sia stato fatto per l’Argentiera. Ritengo e suppongo che, se aveva motivazioni per sospendere la realizzazione di quei radar in quei tre siti, senz’altro l’avrebbe avuta per sospendere anche la realizzazione dei radar su Punta Argentiera. Non so perché non sia stato fatto, probabilmente nessuno ha fatto ricorso.

Io sto aspettando, con molta curiosità e interesse, la sentenza che arriverà dal Tribunale Amministrativo Regionale, perché chiaramente il Governo regionale, ma anche questo Consiglio, che è sensibile a tutta questa problematica, da questa sentenza trarrà spunto e potremo probabilmente, in un futuro abbastanza prossimo, normare, se così si può dire, tra virgolette, dei provvedimenti che possano in qualche maniera limitare questa “invasione”, sempre tra virgolette.

Però, credetemi, sappiamo in che cosa consiste una Conferenza dei servizi. Ancora sto rispondendo all’interrogazione, se volete, vi leggo – per filo e per segno – quali sono state tutte le procedure seguite per le autorizzazioni su Capo Sperone e Punta Argentiera, poi ve ne darò lettura veloce. Io non posso rivolgere a due Conferenze dei servizi l’invito a una nuova riunione per riesaminate i pareri e le concessioni già date, in quanto sbagliate, solo perchè mi è stato chiesto. Non posso, perché stiamo parlando di una procedura prettamente amministrativa. Nella mozione è scritto: “Impegna la Giunta regionale perché vengano riesaminati i pareri, le autorizzazioni amministrative e le concessioni rilasciate a favore dell’installazione dei radar e dei relativi tralicci, delle strutture di pertinenza…”, se queste sono scaturite da una Conferenza dei servizi in cui le hanno rilasciate tutte le autorità, sovrintendenza compresa, UTP compreso, ARPAS compresa, e così via.

Io ritengo che possiamo senz’altro chiedere che vengano riaperte le Conferenze dei servizi e verificare se effettivamente siano state rispettate le norme e le indicazioni previste nella Conferenza dei servizi fatte allora, perché in quest’Aula è stato anche detto che non sono stati rispettati i vincoli e le prescrizioni imposte nelle Conferenze dei servizi. Credo che noi possiamo e dobbiamo limitarci a questo. Se il TAR ha sospeso, ritengo che avrà anche avuto una qualche motivazione. Tenete presente però che la Conferenza dei servizi viene richiamata sempre da chi? Dal soggetto proponente l’intervento, che in questo caso non è la Regione, però noi, essendo parte interessata, con il nostro Ufficio tutela del paesaggio e quant’altro, al rilascio di autorizzazioni, così come è stato fatto, suppongo che possiamo insinuarci e chiedere che venga riaperta la Conferenza dei servizi per riesaminare nella loro totalità le autorizzazioni all’installazione di questi nuovi radar.

Fermo restando il fatto, ripeto ancora, lo ripeto e lo voglio sottolineare, che non so quanto il Consiglio regionale della Sardegna o la Giunta regionale della Sardegna possano condizionare una scelta che è derivante da una strategia di difesa del territorio nazionale, perché “dolente o nolente” la Sardegna, autonoma o no, fa parte ancora del territorio nazionale italiano e l’Italia fa parte di un Patto Atlantico, di un’alleanza col mondo occidentale, per cui il problema esiste.

Ecco dove bisogna puntare le argomentazioni. Non si può dire che la Regione sia complice, non si può dire che probabilmente, fuori dalle acque territoriali, si abbia intenzione di affondare i cargo dei clandestini e quant’altro. Bisogna ragionare sinceramente, obiettivamente, serenamente, e vedere in un confronto leale, diretto e corretto con il Governo se possiamo ottenere o si debba ottenere una trattazione più equa, più equilibrata sulla presenza delle servitù militari in Sardegna, così come abbiamo detto da un mese e mezzo a questa parte, durante il quale stiamo argomentando e discutendo su queste problematiche. Io l’ho detto rispondendo alla mozione su La Maddalena e alla mozione sul Salto di Quirra, per me sinceramente è dispersivo presentare mozioni separate sui vari e specifici argomenti.

Il Consiglio regionale, per voce dei Capigruppo, si convochi in una sessione straordinaria e discuta di questo problema, una volta per tutte! Adotti un provvedimento, chiamiamolo “risoluzione”, chiamiamolo “norma”, chiamiamolo “ordine del giorno”, chiamiamolo come vogliamo, perché ordini del giorno ne abbiamo presentato e approvato parecchi inutilmente, adotti una formula che possa consentire a questa nostra benedetta Regione di aprire una trattativa con lo Stato.

Per quanto riguarda la Regione, forse è anche vero che sono passate un po’ sottogamba queste autorizzazioni nelle Conferenze dei servizi, in quanto sono arrivate le richieste a noi, come competenza dell’Ufficio tutela del paesaggio; al nostro Ufficio tutela paesaggio di Sassari, al nostro Ufficio tutela paesaggio di Cagliari, rientrava la norma, e hanno autorizzato. Io vi posso leggere per filo e per segno qual è stato tutto l’iter che ha portato l’Assessorato degli enti locali all’approvazione, a dire “sì”, e vi posso garantire che, in queste cinque pagine, c’è tutta la procedura che è stata adottata prima, durante e dopo la Conferenza dei servizi per arrivare al “sì”, alla concessione in comodato d’uso di quei terreni per diciott’anni a Capo Sperone e per quanto riguarda i territori di Punta Argentiera, solo dopo aver avuto tutti i pareri positivi da parte del Mibac, da parte dell’UTP, da parte dell’ARPAS, per l’inquinamento, da parte di tutti i soggetti che sono qui elencati, e preciso: Prefettura, Parco geominerario e storico, per quanto riguarda la zona di Capo Sperone, Assessorato della difesa, Assessorato degli enti locali, Ministero per i beni e le attività della soprintendenza archeologica, Soprintendenza dei beni architettonici e paesaggistici, amministrazione comunale di Sant’Antioco, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in Sardegna.

Tutti questi hanno lavorato nella Conferenza di servizi e tutti questi soggetti hanno dato parere positivo, ma solo allora e con le prescrizioni imposte dall’Ufficio tutela paesaggio, e quindi realizzate, è stato dato il parere per la concessione in comodato al radar di Capo Sperone, idem come sopra al radar di Punta Argentiera; ripeto, radar di Capo Sperone per cui, assieme a Capo Pecora e a Fluminimaggiore, è stata sospesa momentaneamente dal TAR la realizzazione. Non mi risulta per Punta Argentiera.

Si è parlato di alloggi. Guardate che, per quanto riguarda le superfici, sono superfici minimali, il punto non è questo. Capo Sperone insiste su un’ex area militare trasferitaci nel 2008 con l’accordo sulle dismissioni dei beni del Ministero della difesa che poi hanno richiesto per metterci un radar. Stiamo parlando di non più di qualche centinaio di metri quadri, dove debbono piazzare, inoltre, un traliccio di 12 metri. Questo è successo!

Ora il problema è diverso: abbiamo noi il “potere di…”? O riusciamo a organizzare un qualcosa, a normare un qualcosa che possa darci parità di dignità di trattazione con il Governo affinché possano essere limitati questi interventi di carattere militare, visto che già ne abbiamo tanti? Sta qui il problema perché, di fatto, ripeto, io non sono in grado di dire se questi radar nuocciano o meno alla salute. L’ARPAS mi dice che non sono di nocumento alla salute. Il Mibac e l’Ufficio tutela del paesaggio dicono che non sono di nocumento all’ambiente e non sono invasivi per il territorio. Questo è il problema! A oggi, non abbiamo ancora risposte su Quirra, se è vero o meno che dipende da questi esperimenti che ci sia o meno, nella popolazione di quel circondario, un’incidenza superiore dei tumori. Questo è il problema!

Io credo che se noi continuiamo a disperderci in queste, in parole povere, manifestazioni, io ho un rispetto enorme dei consiglieri regionali, quando si esprimono, ma se noi continuiamo a esprimerci dicendo cose che sinceramente non hanno ragione di essere dette, non saremo ascoltati da nessuno.

Vogliamo veramente affrontare questo discorso? La Regione Sardegna non può cercare alibi, neanche il Consiglio o chi per esso, se l’Assessore di competenza o il Presidente (che poi è impegnato stasera, ve lo posso garantire, in impegni istituzionali per essere chiari), non si può chiedere un alibi e nascondersi dietro un dito dichiarando che spetta ad altri. Non è affatto vero, perché sappiamo tutti che non abbiamo la possibilità di farlo. Non abbiamo la possibilità per legge, perché la difesa dello Stato è sovraordinata a tutte le altre esigenze, non delle Regioni ma anche di tutte le altre esigenze della nazione. Allora riusciamo ad avere un contatto e a contrattare con lo Stato la limitazione di queste cose?

Credo che la strada debba essere diversa, ed è quella che ho suggerito già in qualche seduta fa: il Consiglio regionale si riunisca in una seduta straordinaria su questo, con l’accordo di tutte le forze politiche della Sardegna, perché parliamo degli interessi della Sardegna, perché parliamo della tutela dei nostri territori, se veramente queste opere danneggiano, nuocciono, disturbano. Sinceramente, se ci nascondiamo e si fa la polemica solo perché dobbiamo dire che siamo contro la guerra, ma tutti siamo contro la guerra! Benedetto sia Iddio! Siamo tutti contro la guerra! Siamo tutti contro le azioni di violenza!

Questo non vuol dire che un’azione non possa essere concreta. Io posso dire, ad esempio, che queste apparecchiature, una volta dislocate, se debbono o possono essere dislocate, sarebbero di un’utilità estrema per individuare gli scarichi, nel nostro mare, delle petroliere quando vanno e vengono da Porto Torres, quando lavano e depurano le sentine, non si sa mai chi è che inquina, ci rendiamo conto solo quando giungono a riva le ondate di tonnellate di petrolio. Questo è un esempio di una possibile utilizzazione di queste importantissime strumentazioni per combattere quel tipo di inquinamento; oltre che, collega Diana, per l’avvistamento, fuori delle acque territoriali, di quei poveri “cristi” che arrivano, clandestini o meno, in cerca di una libertà, in cerca di un lavoro che, nei loro territori, non hanno, affinché non muoiano affogati, come sono morti a centinaia ultimamente perché probabilmente non si è fatto in tempo a intervenire. Allora è necessario affrontare il discorso non dal punto di vista prettamente politico di parte, ma dal punto di vista prettamente politico, univoco, bisogna dire “pane al pane” e “vino al vino”.

Io vi dico questo: non sono un militarista ma sono del parere che ogni Stato, di qualsiasi ideologia politica sia formato il suo Governo, e ne abbiamo esempi dappertutto, deve pensare alla sua difesa. Allora se il Governo italiano dimostra o dimostrasse che è indispensabile, cioè che questi radar non possono essere ubicati in altri siti e che non è possibile spostarli per mille e una ragione, che io in questo momento non so, e che è indispensabile che vengano impegnati in Sardegna perché la Sardegna ricopre un’importanza strategica all’interno del Mediterraneo tra l’Occidente e il Nord Africa, perché è praticamente una portaerei naturale, allora vediamo dove e come possono essere ubicati e se debbono essere ubicati; ma non si deve dire che non si possono ubicare in qualsiasi parte perché noi siamo contro la guerra. Non è questo il problema. Il problema è quello che vi ho detto poc’anzi, aprire una trattativa concreta con lo Stato affinché si dia un equilibrio a questi interventi. Solo in questa maniera possiamo intervenire, a parte che Punta Argentiera e qualche altro territorio sono privati o del demanio dello Stato, per cui non ti fanno dire niente, ma per quanto riguarda i territori regionali come Capo Sperone allora dobbiamo trattare.

Ma se mi arrivano i pareri delle Conferenze di servizi, dal primo all’ultimo, positivi, comprese le amministrazioni locali, ripeto e sottolineo, com’è possibile dire “no”?

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, Assessore, noi ci saremmo aspettati dal suo intervento qualche parola nel merito sulla necessità dei quattro radar, sui quali stiamo discutendo, ma anche degli ulteriori undici radar che si sta decidendo di installare in Sardegna. Non c’è dubbio che le amministrazioni locali abbiano sottovalutato la comunicazione e abbiano sottovalutato le Conferenze di servizi, però, come è già stato detto da qualche mio collega in fase di dibattito, nelle Conferenze di servizi si è discusso di una cosa, salvo poi cercare di realizzare ben altro. Non sono solo gli 8 metri o i pochi metri quadrati che vengono occupati, si tratta anche di radar, di antenne, alte sino a 36 metri, che non sono sicuramente le antenne approvate nella Conferenza dei servizi. Io non conosco…

(Brusio in Aula)

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Solinas, io vorrei pregare i colleghi di moderare il brusio. Grazie.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Assessore, io non conosco il sito di Capo Sperone, le posso assicurare di aver visitato il sito che hanno individuato a Ischia Ruggia a Tresnuraghes, anzi la invito a farsi una passeggiata e vedere una bellezza, dal punto di vista ambientale e naturalistico, eccezionale che non può essere certamente adibita ad attività di questo tipo. Non è la prima volta che questo Consiglio si esprime contro il potenziamento delle servitù militari, anzi, abbiamo sempre detto che le servitù militari vanno ridotte in Sardegna e non certamente aumentate. Noi chiediamo che sia l’organo esecutivo, che sia la Giunta, ad aprire un confronto forte e chiaro con lo Stato per decidere assieme alla Regione Sardegna quali devono essere le installazioni militari in Sardegna. Noi abbiamo sottoscritto, abbiamo presentato un ordine del giorno unitario che impegna la Giunta in alcune cose, mi auguro che l’Assessore competente – e la Giunta – dia seguito a questo ordine del giorno perché non vorremmo che una volta che il TAR ha deciso la sospensione delle installazioni a Tresnuraghes, a Sant’Antioco e a Fluminimaggiore, credo che lo farà anche per l’Argentiera, passando i termini, si decida nel merito invece che questi insediamenti debbano essere fatti e siano le popolazioni interessate a doversi ribellare con conseguenze che poi rischiamo di non poter più gestire.

Credo che la politica debba fare il suo corso, debba fare la sua azione e questa azione la può svolgere l’Assessore e la può svolgere la Giunta regionale. Poi, se dovrà ridiscutere il Consiglio regionale di questi argomenti, noi saremo sempre qui a disposizione.

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

Ha domandato di parlare l’Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Chiedo una breve sospensione.

PRESIDENTE. Nessuno opponendosi, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 19 e 57, viene ripresa alle ore 19 e 59.)

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.

E’ stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell’ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Bruno – Pittalis – Cossa – Maninchedda – Salis – Uras – Cuccureddu – Steri sull’installazione di stazioni radar di penetrazione per finalità militari nel territorio regionale.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito svoltosi in ordine alla mozione n. 130 sull’installazione di stazioni radar di penetrazione per finalità militari nel territorio regionale;

RILEVATO che è emersa una diffusa preoccupazione per l’impatto che l’installazione di potenti radar di penetrazione e sorveglianza rischia di causare all’ambiente e alla salute della cittadinanza residente,

impegna la Giunta regionale

1) ad assumere una iniziativa precisa presso il Governo nazionale che consenta di rivisitare complessivamente la presenza di servitù militari in Sardegna e contemperare le esigenze di sicurezza con quelle di tutela e di protezione previste negli strumenti di programmazione territoriale della Sardegna;

2) affinché vengano riesaminati i pareri, le autorizzazioni amministrative o le concessioni rilasciate a favore dell’installazione dei radar, dei relativi tralicci, delle strutture di pertinenza e delle cabine destinate a contenere gli apparati di trasmissione;

3) affinché richieda che vengano riconvocate le conferenze di servizio per il riesame più approfondito degli interventi e vengano coinvolte le rappresentanze delle associazioni rappresentative di interessi diffusi e dei cittadini interessati. (1).)

PRESIDENTE. Metto in votazione l’ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). E’ ben nota la nostra posizione sulle servitù militari, ho avuto più volte occasione di esprimerla in quest’Aula, quindi non la ripeto, la richiamo, sulla posizione generale è il primo punto dell’ordine del giorno. Il secondo punto dell’ordine del giorno, e su questo noi siamo favorevoli, votiamo a favore dell’ordine del giorno, chiede alla Giunta di procedere a un esame di tutti gli atti che sono stati fatti, onde verificare se vi siano o meno delle illegittimità in questi atti. Al di là di quello che è il supporto degli elementi che possono trarsi dai ricorsi che sono stati presentati al TAR, mi permetto di segnalare che, nella maggior parte dei casi, quando i radar sono stati situati in aree sottoposte a tutela, è stata valutata la compatibilità paesaggistica in relazione all’insediamento, non è stato considerato che, per l’insediamento, è richiesto che ci siano dei mezzi che passino tramite delle strade vicinali, mezzi potenti che sono idonei a distruggere le strade e i luoghi in cui passano. Questo è un elemento che sarebbe dovuto essere valutato ai fini della compatibilità paesaggistica dell’intervento, uno dei tanti profili che può essere esaminato.

Alla luce di questi rilievi di illegittimità, quindi la Giunta regionale potrà richiedere al Governo la riconvocazione delle Conferenze di servizi al fine degli interventi in sede di autotutela. Da qui il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, il contenuto ovviamente di quest’ordine del giorno è annacquato, come un pochino è annacquato tutto quello che stiamo combinando, c’è un atteggiamento…, come dire, è inutile spingerci perché intanto è già molto se si riesce a mettere in campo questo.

Io lo voterò, l’ho proposto, però, onorevole Rassu, vorrei chiarire il significato dei punti 2 e 3: “2) affinché vengano riesaminati i pareri, le autorizzazioni amministrative o le concessioni rilasciate a favore dell’installazione dei radar, dei relativi tralicci, delle strutture di pertinenza e delle cabine destinate a contenere gli apparati di trasmissione”; “3) affinché richieda che vengano riconvocate le Conferenze di servizi per il riesame più approfondito degli interventi…”. Che cosa vuol dire? Che quelle autorizzazioni che sono state rilasciate vanno sospese, che si riattiva la procedura con l’idea che si possa anche arrivare a conclusioni differenti. Io non so che cosa faremo in tempo a impedire, però questo vuol dire!

Allora, domani non è che poi venite a dire: “Sì, le abbiamo riesaminate, i due funzionari che abbiamo incaricato hanno detto che tutto è a posto”. No, non è questo il senso di questo ordine del giorno; il senso di questo ordine del giorno è che si riconvocano le Conferenze di servizi sulla base di un’istruttoria molto più approfondita, molto più puntuale e, nel frattempo, bisogna sospendere le autorizzazioni che sono state rilasciate. In questo senso, io voto a favore dell’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Metto in votazione l’ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell’ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Cappai e Milia hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus – Amadu – Artizzu – Barracciu – Bruno – Capelli – Cappai – Cocco Daniele – Cocco Pietro – Contu Felice – Corda – Cossa – Cuccu – Cugusi – Dedoni – Dessì – Diana Giampaolo – Espa – Floris Rosanna – Fois – Greco – Ladu – Lai – Locci – Lotto – Manca – Maninchedda – Mariani – Meloni Marco – Meloni Valerio – Milia – Moriconi – Mula – Mulas – Oppi – Peru – Petrini – Pittalis – Rassu – Rodin – Sabatini – Salis – Sanjust – Sanna Gian Valerio – Sanna Paolo – Sechi – Solinas Antonio – Solinas Christian – Steri – Tocco – Uras – Zuncheddu.

Rispondono no i consiglieri: Campus – Stochino.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo – Ben Amara – Piras.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 57

votanti 54

astenuti 3

maggioranza 28

favorevoli 52

contrari 2

(Il Consiglio approva).

La mozione si intende pertanto ritirata.

Il secondo punto all’ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 127.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Non vorrei imitare il collega Cuccureddu, ma c’è un’incomprensione palese perché, prima mi viene notificata la decisione che stante l’ora la mozione non viene discussa, io diffondo questa notizia ad alcune persone che erano interessate ad ascoltare la discussione sulla mozione e invece mi si dice che si discute adesso. Presidente, io le ho solamente rappresentato un disagio personale di fronte alla sua richiesta di andare a martedì prossimo, 13 settembre. Allora, siccome c’è questa esigenza, io ho accolto la proposta e l’ho informata che, alla prossima Conferenza dei Presidenti di Gruppo, avrei chiesto di poter discutere la mozione (visto che è di aprile, aprile 2011, non 2010), nella mattina del 13 settembre prossimo, rivolgendo l’invito, ai Capigruppo e al Consiglio, di poter accedere a questa richiesta.

Mi sembra francamente, Presidente, una cosa ridicola che una mozione, su un tema pur importante come quello legato al campus universitario del maggior polo universitario della Sardegna, da quattro mesi subisca continui rinvii e debba essere accodata poi alla conclusione della legge sul golf. Io chiedo, chiedo a lei e all’Aula, che questa mozione, che è la prima peraltro delle mozioni presentate tra quelle discusse, possa essere discussa martedì mattina prima di affrontare la straordinaria importante legge sul golf.

PRESIDENTE. Onorevole Salis, la Conferenza dei Presidenti di Gruppo aveva già deciso che, il 13 settembre, la ripresa dei lavori sarebbe stata con la legge sul golf, che è sospesa. Quando questa sera le ho fatto presente che presumibilmente, considerata l’ora, non si sarebbe potuta discutere la mozione sul campus universitario, lei ha chiesto che venisse portata a martedì 13, di mattina. Siccome il Consiglio regionale non può passare il tempo a discutere esclusivamente mozioni, ma dobbiamo fare anche le leggi e lei stesso mi ha detto che avrebbe preferito, piuttosto che venisse messa in coda, discuterla stasera anche andando a oltranza, considerato che sono le ore 20 e che generalmente chiudiamo i nostri lavori alle ore 21, si può ben discutere la mozione questa sera. L’altra alternativa è che si metta in coda dopo la legge sul golf. Quindi il Consiglio è nella possibilità di decidere.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, allora io le chiedo di poter discutere del problema il 12 settembre, quando è stata convocata la Conferenza dei Presidenti di Gruppo, per decidere in quella sede giusta la programmazione dei lavori, quantomeno le chiedo questo, perché mi sembra importante…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Salis, si è tenuta questa mattina la Conferenza dei Presidenti di Gruppo, in quella sede si è deciso (perché sapevamo che tutte le mozioni non si sarebbero potute esaurire nella giornata di oggi) che, il 13 settembre, i lavori sarebbero ripresi con la legge sul golf. Per cui è solo l’Aula che può essere sovrana rispetto alla decisione già assunta dalla Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

Allora, l’onorevole Salis ha avanzato la richiesta di inserire la discussione della mozione il giorno 13 settembre, di mattina, prima dell’esame della legge sul golf.

Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, è vero che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo oggi ha assunto un orientamento, però io credo che, nel giorno 12, giorno di nuova convocazione, la Conferenza abbia altri argomenti all’ordine del giorno, argomenti importanti; credo che sia necessario complessivamente, vista proprio l’importanza degli argomenti che abbiamo in discussione, rivedere anche l’ordine del giorno di questo Consiglio regionale.

Per cui io le chiedo di poter, nel corso della riunione (che non sarà una riunione breve) che noi faremo il 12, riconsiderare, sentendo i Capigruppo, anche il nostro ordine del giorno dei lavori.

(Interruzione)

PRESIDENTE. Onorevole Uras, le do la parola solo se deve intervenire contro la proposta dell’onorevole Salis, in quanto a favore è già intervenuto l’onorevole Bruno e il Regolamento prevede un oratore a favore e uno contro, dopodiché si vota. Scusate, colleghi!

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, non voglio intervenire. Voglio sapere esattamente che cosa dobbiamo votare, cioè se dobbiamo votare sulla proposta avanzata dall’onorevole Salis di calendarizzare questa discussione mercoledì mattina. Credo che, anche alla maggioranza, non succeda niente se mercoledì mattina dedichiamo alcune ore a questo.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, vorrei far presente che questo Consiglio dedica molto tempo alla discussione delle mozioni e abbiamo una legge in sospeso, che è la legge sul golf, abbiamo concluso i nostri lavori prima della pausa estiva con la discussione delle mozioni e abbiamo ripreso con le mozioni. Allora, nessuno dice che la mozione non debba essere discussa, ma la mozione va in coda dopo la legge sul golf. Siccome l’Aula è sovrana, decide l’Aula.

Allora, la proposta dell’onorevole Salis è di riprendere i lavori del Consiglio con la discussione delle mozioni e non con la legge sul golf. Metto in votazione questa proposta. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.

(Non è approvata)

(Interruzioni)

Scusate, io ho contato, sono 27 voti contro e 23 a favore; prego i consiglieri della maggioranza di sollevare la mano così i consiglieri dell’opposizione possono verificare che i numeri sono contro la proposta.

I lavori si concludono a questo punto. Il Consiglio è riconvocato martedì 13 settembre, alle ore 10 con all’ordine del giorno la proposta di legge numero 83/A.

La seduta è tolta alle ore 20 e 15.

Condividi: