Saluto tutti i partecipanti
Saluto i Sindaci
i Presidenti delle Province
Ringrazio le organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL, tutte le organizzazioni imprenditoriali, tutte le forze sociali che hanno sottoscritto il documento che è stato ora illustrato, e che riconferma la capacità dei gruppi dirigenti sindacali dei lavoratori e degli imprenditori di essere soggetto collettivo che interpreta l’interesse generale della nostra Regione e si fa portatore protagonista di questa fase molto delicata per l’autonomia della Sardegna.
Di questo vi sono grato a nome del Consiglio Regionale.
La grande partecipazione
ancorché organizzata in un tempo brevissimo è la testimonianza per me incoraggiante che quando si viene chiamati per una causa giusta la risposta è forte, ampia, unitaria e convinta. Ed è questo il primo punto che voglio affrontare:
I Sardi, la Sardegna, tutti noi, ci stiamo oggi impegnando in una richiesta giusta, in una rivendicazione sacrosanta, nella richiesta che quanto in questi anni è stato tolto, o negato o diminuito venga PRIMA riconosciuto e poi ripianato nei modi e nelle forme che insieme allo Stato decideremo, assumendo anche su di noi una parte, una parte delle difficoltà in cui versa il bilancio dello Stato.
Se allora si tratta di una causa giusta, è una causa di tutti e se è una causa di tutti i Sardi merita che su di essa si faccia un grande sforzo, quello che si fa quando ci si trova davanti ai grandi problemi, perché le normali e giuste divisioni, della politica, della società organizzata nelle varie forme e modi, si ricompongano e si marci uniti per il raggiungimento di un obiettivo fondamentale dal quale dipende il nostro futuro e quello dei nostri figli e senza il quale chiunque sia democraticamente e temporaneamente chiamato a governare, dovrà fare i conti: una situazione economica e finanziaria ingovernabile che travolgerebbe sinistra, centro e destra, ma soprattutto travolgerebbe la nostra fragile economia e gli equilibri sociali già oggi in fortissima tensione.
Per una serie di motivazioni che negli anni e in modo più decisivo in questo ultimo decennio sono andate stratificandosi, i principi fondamentali del nostro Statuto, che è carta Costituzionale, in materia di entrate dallo Stato alla Regione non sono stati attuati e le entrate sono diminuite fino a raggiungere livelli ormai insopportabili per la quantità di nuove competenze che vengono fatte gravare sui bilanci della Regione a partire dall’onere crescente in materia sanitaria.
Più volte in questi anni il Consiglio Regionale e le varie Giunte, hanno provato, non sempre con la necessaria convinzione e con la necessaria iniziativa, a modificare questo stato di cose senza risultato!
La situazione si è aggravata e assume oggi il carattere di straordinarietà perché si somma a una condizione di difficoltà del Paese e alla diminuzione dei trasferimenti ai Comuni, alle Province, alle Amministrazioni pubbliche costrette ad innalzare i tributi ai cittadini e a ridurre in modo consistente la quantità e la qualità dei servizi; sovente di quelli che più hanno incidenza sulle fasce più deboli della popolazione.
Questa è una condizione generale che la Sardegna condivide con il resto del Paese, ma che nel Sud e nella nostra Isola assume caratteristiche di impatto maggiore, perché è più gracile il tessuto produttivo ed economico.
Le cose di cui parliamo oggi hanno naturalmente molto a che fare con la politica, con i governi, con gli schieramenti, ci sono certamente responsabilità varie e diverse, né è mia intenzione ometterle, le conosco, le conosciamo, ognuno di noi ha opinioni radicate e ferme e sta in uno schieramento o in un altro.
Penso però che ci sia un tempo per ogni cosa! Penso che oggi e nei prossimi giorni sarebbe sbagliato se facessimo prevalere i toni della polemica politica, della strumentalità, della divisione, del piccolo cabotaggio.
Penso che ognuno di noi avrebbe la responsabilità di non aver reso un buon servizio alla Sardegna e di esserci comportati come i famosi polli di Renzo nei “Promessi Sposi”: si azzuffavano fra di loro quando erano tutti destinati a finire in pentola. E anche in queste ore c’è chi vorrebbe trascinarci su questo pericoloso terreno.
Sarebbe semplice oggi per molti di noi schierarsi chi contro il Governo Berlusconi, chi a difesa: l’approssimarsi della campagna elettorale faciliterebbe questo schema.
Penso però che sarebbe un grave tragico errore! Questo è il tempo della unità, della coesione, della difesa dell’interesse della nostra Comunità!!
Ho la convinzione che, pur nella grande difficoltà a tenere in equilibrio i conti dello Stato, ci siano oggi più di ieri le condizioni per ottenere un significativo risultato su due fronti:
Il primo di principio
Chiediamo il rispetto della nostra Costituzione, del nostro Patto con lo Stato, quel patto che è stato spesso violato in molte materie e in altre ignorato e che deve invece essere rispettato, in nome della politica, in nome delle leggi, in nome della dignità, della autonomia del nostro Popolo, in nome delle grandi battaglie che sono state fatte per il riscatto civile ed economico dei Sardi
quel Patto va rispettato e ne dobbiamo scrivere uno nuovo, migliore, più adeguato ai tempi, ma partendo dal rispetto di quello in vigore
– senza questo rispetto ciò di cui parliamo diventa acqua fresca.
La seconda questione è di merito:
è stato finalmente e conclusivamente accertato anche dalla Ragioneria generale dello Stato che le somme dovute sono vere – dobbiamo ringraziare l’Assessore Pigliaru e il Presidente Soru per il lavoro fatto – e che negli anni si è creato un meccanismo perverso che ci ha reso più poveri e che ha portato a coprire col ricorso all’indebitamento le crescenti necessità della Sardegna.
Abbiamo fatto troppi debiti, il nostro bilancio è ingessato dal peso della loro restituzione, ma soprattutto, non possiamo più coprire con il ricorso ai mutui le necessità ordinarie: siamo in un vicolo cieco dal quale è necessario uscire.
Anche qui penso che sia ragionevole non pretendere tutto e subito, penso che i problemi del Paese siano anche problemi dei Sardi, ma non vogliamo essere quelli che pagano il prezzo più alto, non vorremmo che ai Sardi arrivi il pessimo messaggio che in questo Paese i principi costituzionali e gli impegni che da essi derivano per lo Stato contino di più o di meno a seconda del colore politico dei governi regionali: sarebbe sbagliato, incomprensibile, ingiusto.
Ed è per questo che ci siamo rivolti a tutti i deputati sardi, ai Sardi nel Governo perché si facciano interpreti e protagonisti di questo grande problema.
Abbiamo bisogno di ottenere un risultato, abbiamo bisogno di essere uniti verso questo obiettivo, abbiamo bisogno di abbassare i toni delle nostre polemiche, non perché non abbiamo opinioni diverse, ma perché questo oggi indebolirebbe la causa di tutti!
La riunione di oggi e le iniziative delle scorse giornate sono molto utili, testimoniano un alto grado di consapevolezza e di maturità su cui si fonda la tensione ideale necessaria per ottenere questo risultato oggi sulle entrate, domani sulle servitù militari, sui parchi e così via:
la tensione ideale necessaria per passare dalla rivendicazione alla scrittura di un nuovo Statuto, della nostra autonomia speciale un impegno, impegni gravosi, che si possono affrontare solo se si ha piena convinzione e consapevolezza e se il gruppo dirigente si fa davvero dirigente e guida il processo di cambiamento.
Sono convinto che da questa riunione, dal modo con il quale affronteremo insieme questa partita, dalle iniziative che insieme nella rispettiva autonomia, Governo regionale, Consiglio, Partiti, Comuni e Province, organizzazioni dei lavoratori, imprese,
– dal modo con il quale sapremo ricostruire un rapporto di rispetto fra maggioranze e opposizioni può nascere una stagione nuova, una speranza nuova di cambiamento utile per risolvere il problema per il quale siamo qui oggi e gli altri non meno gravi contenuti anche nel vostro puntuale documento.
Grazie ancora a tutti gli organizzatori, grazie, consentitemi, ai Presidenti dei Gruppi di maggioranza e di opposizione in Consiglio Regionale con i quali lavoriamo ricercando quella faticosa, ma necessaria coesione!