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Una stagione di fermento culturale nel segno di Grazia Deledda

 



La letteratura sarda attraversa una stagione di ritrovato vigore ed entusiasmo. In questi anni, sono emersi nel panorama isolano nuovi scrittori, alcuni dei quali, come Marcello Fois e Salvatore Niffoi, hanno conseguito  importanti riconoscimenti a livello nazionale. In tutta la Sardegna si registra un interessante movimento culturale, con giovani autori che non si limitano a solcare le orme delle tradizione, ma si cimentano, spesso con brillanti risultati, anche in forme espressive sperimentali.
La regione è dunque teatro di un nuovo laboratorio culturale, in cui si intrecciano inevitabilmente le storie del passato – soprattutto quelle legate alla Sardegna delle zone interne, ai  cupi paesaggi, ai forti legami familiari, alle storie ruvide e passionali di personaggi senza tempo – con le aspirazioni delle generazioni della globalizzazione e delle nuove tecnologie.
Su questo sfondo si staglia la figura di Grazia Deledda, tra le più nobili del panorama narrativo del secolo scorso. Erroneamente definita “espressione del regionalismo”, la scrittrice di Nuoro interpretò i luoghi e le persone dell’isola con uno slancio e con una capacità descrittiva in grado di coinvolgere chiunque, soprattutto i non sardi. La sua biografia narra di una ragazza volitiva e rigorosa, che, attraverso gli studi e la pratica, perfezionò il suo stile e la sue qualità descrittive.
Una figura femminile, di origine borghese e cittadina,  che seppe osservare con straordinaria sensibilità il paesaggio che la circondava, quel mondo agropastorale che ammirava ogni giorno affacciandosi dalla finestra di casa sua, a due passi dall’aspra Barbagia. Per raccontare la sua terra, per proiettarla nel limbo della letteratura mondiale, decise di abbandonare a poco a poco lo stile dialettale per dedicarsi interamente alla lingua italiana.
Ai suoi detrattori questo non piacque mai, perché in ciò videro una forma di allontanamento dalla sua Sardegna. Questa fu invece la sua più brillante intuizione. Non rinnegò alcunché, semmai fu vero il contrario. E così la narrativa d’ambientazione sarda, con uno stile poetico originale, superò ben presto i rigidi confini regionali per mietere successi in tutto il mondo, coronati dal premio Nobel per la Letteratura del 1926.  Alla sua produzione letteraria sono in molti a ispirarsi. L’ultimo in ordine di tempo è Salvatore Niffoi, vincitore del premio Campiello con La vedova scalza, che espressamente considera la Deledda come una sua maestra.
Attualità, contemporaneità e tradizione sono dunque gli elementi costanti della storia letteraria sarda,  caratterizzata da sempre dal carattere forte dei suoi personaggi. Per la Sardegna è un onore avere tra i suoi figli personaggi di questo spessore. Il compito delle Istituzioni è quello di intraprendere ogni azione possibile, anche attraverso nuovi strumenti legislativi, per valorizzare la nostra cultura e le produzioni artistiche locali, incentivando quelle capaci di promuovere l’immagine della Sardegna nel mondo.
Il Consiglio regionale della Sardegna ha di recente approvato due importanti provvedimenti legislativi in materia di beni, istituti e luoghi di cultura e sulla promozione del cinema in Sardegna. Due tasselli di un grande programma che si prefigge di rilanciare un settore di grande importanza per il futuro della nostra regione. A 80 anni dal premio Nobel è forse il miglior omaggio che il parlamento sardo potesse rendere a Grazia Deledda.


 

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