Versione per la stampa http://www.consregsardegna.it/wp-content/plugins/print-o-matic/css/print-icon-small-black.png

Un Consiglio per l’8 marzo. Un minuto di silenzio e la bandiera dei Quattro mori per il popolo Ucraino

Il Consiglio regionale della Sardegna ha voluto dedicare la Giornata internazionale della donna al tema delle  “Donne negli Enti locali, un valore Comune”. L’incontro è stato aperto dal presidente dell’Assemblea Michele Pais con espressioni di solidarietà e vicinanza alla popolazione Ucraina colpita dalla guerra e presente in aula con una delegazione e, nello stesso tempo, di ferma condanna per l’aggressione subita da uno stato libero e sovrano, unita al rilancio di negoziati sempre più incisivi che portino quanto prima all’immediata cessazione del conflitto.

Dopo un minuto di silenzio dedicato alla memoria delle vittime di qualunque forma di violenza, il presidente del Consiglio regionale ha donato la bandiera sarda alle rappresentanti delle donne ucraine. Una di esse, Oxana, ha ringraziato il popolo sardo per il suo grande cuore auspicando che la primavera riporti la pace.

Venendo al tema della giornata “Donne negli enti locali: un valore comune”, Pais ha ricordato le due prime sindache elette in Sardegna nel 1946, Ninetta Bartoli di Borutta e Margherita Sanna di Orune. Due donne diverse per estrazione e cultura, ha aggiunto al presidente, che hanno saputo rappresentare per le loro comunità negli anni difficilissimi del dopoguerra, esempi limpidi di amore per la loro terra, rigore morale e passione civile.

Pais si è soffermato sui numeri della presenza delle donne nelle istituzioni regionali e negli enti locali, numeri in linea coi i dati nazionali ma ancora troppo bassi, che devono spingere la politica a fare sempre di più, sul piano normativo ma soprattutto culturale, per raggiungere una effettiva parità.

Successivamente il primo intervento degli ospiti della giornata, quello del prof. Andrea Deffenu, ordinario di Diritto pubblico all’Università di Cagliari. Deffenu ha ricordato in apertura che la giurisprudenza costituzionale di Italia e Francia, per lungo tempo, ha considerato la rappresentanza politica in modo “neutrale”, priva di significati di genere. Ma questa visione, ha proseguito, è gradualmente cambiata in parte sotto la spinta delle riforme ma soprattutto per effetto dell’azione dei movimenti politici e civili attivi nella società. Il diritto non può fare tutto, ha concluso, se la società non è capace di esprimere istanze di cambiamento politico e culturale.

A seguire hanno preso la parola il Sindaco di Borutta Silvano Arru e la vice Sindaca di Orune Giovanna Porcu per ricordare Ninetta Bartoli e Margherita Sanna, prima Sindache della Sardegna.

Arru ha parlato della Bartoli, una delle due sarde sulle 9 elette in tutta Italia nel ’46, come di una donna coraggiosa che ha lasciato una impronta indelebile nella sua comunità, dove si è adoperata con successo nella realizzazione di numerose opere pubbliche e in particolare nel recupero del monastero di S. Pietro di Sorres, spesso attingendo alle sue risorse personali.

Marcherita Sanna, ha poi raccontato la vice Sindaca di Orune Giovanna Porcu, è stata una protagonista “a tutto tondo” della vita amministrativa e politica del suo paese e di tutta la Barbagia. Donna capace di grande impegno sociale e religioso, ha detto, si è sempre fatta apprezzare anche nel mondo dell’associazionismo femminile di allora, per la sua capacità di non essere mai subalterna e succube.

A nome del Consiglio regionale, sono poi intervenute Maria Laura Orrù, Sindaca di Elmas, Annalista Mele che guida il Comune di Bonarcado, e Rossella Pinna, con una significativa esperienza di prima cittadina a Guspini.

La Orrù ha lamentato che, anche nella Giorata della donna, “ci si parla fra noi” come se quello della condizione femminile fosse un problema solo nostro. Per questo, ha aggiunto, agli uomini dico che c’è ancora tanto da fare per recuperare la situazione disastrosa della post-pandemia per la condizione della donna, in famiglia e nel lavoro (quello cosiddetto “agile” è stato introdotto solo per la pandemia). E’il risultato, ha concluso, di politiche fatte da maschi, e non è più solo un problema di legge ma di modelli di sviluppo al femminile, senza dimenticare ad esempio che Davoli e Sanna hanno vinto perché hanno avuto la possibilità di studiare.

Annalisa Mele, dopo aver sottolineato che la presenza istituzionale è in crescita, ha sostenuto che c’è ancora molto da fare per abbattere le barriere che fanno desistere le donne di fronte alla difficoltà derivanti dalla ricerca di un equilibrio fra genitorialità, cura della famiglia, formazione (scolastica e non) dei figli, impegno lavorativo, professionale e pubblico. Da questo punto di vista, ha osservato la Mele, la Sardegna ha fatto importanti passi avanti con gli interventi rivolti alla prima infanzia fino al 2024, che però vanno accompagnati da altre iniziative complementari, e soprattutto dalla di “ascoltare” le donne in difficoltà.

Rossella Pinna ha affermato che per certi aspetti l’8 marzo è un giorno perfetto ma dopo le parole è vero che le donne si sono stancate, in particolare quelle che vivono in Italia dove il cambiamento delle istituzioni è più lento, a differenza di quanto avviene in Europa ed al di là di grandi esempi come quelli che ci hanno lasciato Ninetta Bartoli e Margherita Sanna. Affrontando il tema della presenza della donne in politica, la Pinna ha lamentato che le candidature “vere” sono merce rara dovute solo al rispetto formale della legge e non per l’effettivo riconoscimento di capacità e competenze. Gli ostacoli sono ancora tanti, ha detto ancora, perché sulle donne ricade ancora il peso maggiore di famiglia, minori, anziani e “fragili”. In conclusione, ha sollecitato l’istituzione dell’assessorato per le pari opportunità e di una commissione speciale per la parità di genere.

Laura Caddeo ha dichiarato al di là delle valutazioni non positive per la presenza della donne nelle istituzioni, c’è amarezza per le poche conquiste reali ed iche non si può fare a meno di registrare, frutto di una situazione generale in cui la disparità resta all’origine del mancato riconoscimento di molti diritti nella nostra società: disparità salariale, disoccupazione, assistenza domestica non retribuita, violenza fisica e psicologica, minacce alla libertà di vita. Per questo, è l’auspicio della Caddeo, bisogna partire dall’educazione e dal sostegno sociale alle donne con una legislazione anti- discriminazione più forte e con una vera battaglia di civiltà che riguarda tutti, per spingere gli uomini ad impegnarsi di più e le donne a non rinunciare.

Carla Cuccu, dopo aver messo l’accento su una ricorrenza che deve essere fondata sempre più su conquiste e diritti, ha proposto una riflessione sulle tante discriminazioni e violenze che colpiscono  le donne in tutto il mondo, soprattutto in alcuni Paesi. Le donne presenti nelle istituzioni, ha continuato, hanno il grandissimo compito di preservare e custodire la loro “grandezza” che la natura ha loro attribuito come fonte della vita. In chiusura, ha rivolto un grande abbraccio ideale a tutte le donne ucraine.

Elena Fancello ha ricordato un episodio accaduto a Thiesi nel 1943 a due soldati in marcia verso Cagliari nei primi giorni dopo l’armistizio. (uno dei quali suo padre). Esausti per le fatiche e per le privazioni della guerra e da troppo tempo a digiuno, i due militari furono aiutati da una donna del posto che dette loro un pezzo di pane e un po’ di frutta secca. Ora, ha constato amaramente la Fancello, c’è ancora una guerra dove uomini, donne e bambini cadono sotto le bombe e muoiono di fame. Di fronte a tutto questo, ha concluso, non ci basta più la retorica delle solite cose.

Desirè Manca ha confessato che arrivare in Consiglio regionale da domma comune ha insegnato che anche dalla sofferenza e dal dolore può nascere qualcosa di importante, l’opportunità di rappresentare chi non ha voce e magari subisce tante forme di violenza. Sento la responsabilità e il peso, ha detto ancora, di rispondere a donne che fanno fatica ad essere mamme e lavoratici, e a sopportare sacrifici enormi. Dopo aver applaudito le “sindache in prima linea”, si è augurata che le donne non si debbano più scontrare con un mondo maschile.

Aprendo gli interventi della Giunta, Gabriella Murgia ha parlato di un 8 marzo senza retorica ma centrato sulla verifica di impegno e lotte comuni, tanto più che oggi lo scenario di guerra cui assistiamo ci fa in qualche modo rivivere i gravi squilibri contro le donne. In questi anni, ha ricordato, la Regione ha fatto molto nelle politiche sociali ed inclusive, a sostegno della famiglia e della promozione di nuove imprese, ed è chiaro che il rilancio Sardegna avrà successo se saprà valorizzare le donne. Dopo le prime sindache del dopoguerra, ha concluso, ci sono ancora tante storie di grandi donne sarde da far conoscere ai sardi ed ai giovani.

L’assessora dell’Industria, Anita Pili, ha ricordato Grazia Deledda e il suo insegnamento “per rompere gli schemi ed evitare di sentirsi troppo legate alle figure maschile nei ruoli apicali”. La neo eletta presidente del Cal e sindaca di Sestu, Maria Paola Secci, ha invece auspicato l’istituzione di un assessorato alle pari opportunità e di una commissione speciale per l’educazione di genere, nel ricordare il sacrificio di Emanuela Loi “uccisa trent’anni fa per mano della mafia”.

La prima cittadina di San Giovanni Suergiu, Elvira Usai, ha ripercorso il suo cammino in politica “in un paese della periferia del mondo” per spiegare meglio la forza e il concetto dell’autodeterminazione femminile. La sindaca di Fonni, Daniela Falconi, ha evidenziato come “siano tante le amministratrici locali che dopo il primo mandato vengono rielette” per sostanziare meglio i concetti legati al riconoscimento delle capacità di governo e senso di responsabilità, riferiti alle donne. Alla grandezza di Eleonora di Arborea, ha rivolto un pensiero la prima cittadina di Arborea, Emanuela Pintus, mentre è ritornata su Grazia Deledda, la sua collega di Buggerru, Laura Capelli, nell’augurare a tutti un 8 marzo che unisca e non divida.

Rita Zaru, alla guida del Comune di Noragugume ha rilanciato il grande tema della parità salariale  e dell’uguaglianza come “diritto fondamentale e valore determinante per la democrazia”. Il ricordo della giovane sindaca Afghana, Zafira Ghafari, costretta ad abbandonare il suo paese, dopo essere sopravvissuti ad una serie di attentati, è arrivato dalla sindaca di Baradili, Marianna Camedda mentre la prima cittadina di Cossoine, Sabrina Cossu, ha posto l’accento sulle tre donne sindaco del suo paese ed in particolare sull’esempio di Luciana Mannu.

La presidente della commissione regionale per le pari opportunità, Francesca Ruggiu, non ha avuto remore nel definire la società contemporanea “ancora troppo maschilista” e la consigliera per le pari opportunità della Regione sarda, Maria Tiziana Putzolu, ha insistito sulla necessità di dare attuazione “al principio delle pari opportunità”: «Perché per affermarsi, alle donne la normalità non è sufficiente e non è mai abbastanza».

Ha concluso la lunga serie di interventi la vice presidente della Regione e assessora del Lavoro, Alessandra Zedda, che auspicato “unità di intenti” e “azioni concrete ed efficaci” per dare seguito e sostanza all’8 marzo e al suo significato più autentico e profondo.

 

Condividi: