Apro le celebrazioni di questa giornata internazionale della donna 2022 esprimendo, ancora una volta a nome dell’intero Consiglio regionale, quindi del popolo sardo, la vicinanza e la totale solidarietà a tutte le vittime del conflitto e all’intero Popolo ucraino. Ringrazio particolarmente la delegazione delle rappresentanti di questo popolo che ha accolto il nostro invito. La Sardegna guarda con profonda tristezza la devastazione dei vostri territori, piange con voi i fratelli e le sorelle vittime delle bombe, condanna con fermezza l’azione degli invasori. Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità, nella seduta del 24 febbraio 2022, un ordine del giorno unitario in cui ha impegnato il Presidente della Regione a riportare in tutte le sedi istituzionali la più ferma condanna per qualsiasi forma di sopruso e di aggressione nei confronti dei popoli e per la violazione delle frontiere di uno Stato sovrano nonché la più sentita solidarietà e vicinanza nei confronti del Popolo ucraino auspicando l’immediata cessazione dell’ingiustificabile attacco.
INVITO A OSSERVARE UN MINUTO DI SILENZIO CONTRO LE VITTIME DI OGNI FORMA DI VIOLENZA, DI QUALUNQUE GENERE, IN QUALUNQUE PARTE DEL MONDO.
Riprendiamo le Celebrazioni di questa giornata internazionale della donna 2022: è per me un vero piacere oggi salutare le sindache (e i sindaci) della Sardegna. Credo che la “Giornata della donna 2022” non possa avere una cornice migliore: la presenza qui, nell’Aula del Consiglio regionale, delle prime cittadine che arrivano dai comuni di tutta la Sardegna. Un saluto a tutte e a tutti, alle consigliere e ai consiglieri regionali, alle autorità presenti, a tutti coloro che hanno accolto l’invito di celebrare con noi questa ricorrenza che dallo scorso anno il Consiglio regionale ha deciso di istituzionalizzare. Saluto anche la neo presidente del Cal, eletta da qualche giorno, la prima donna a ricoprire questo incarico, la sindaca di Sestu Maria Paola Secci. Il tema scelto per questa giornata internazionale della donna 2022 è: “Donne negli enti locali: un valore Comune” con particolare riferimento alle elette che ricoprono la carica di sindaca.
Ruolo in cui la Sardegna ha una grande tradizione. Come tutti sappiamo nel 1946 , alla vigilia del Referendum istituzionale, in un’Italia ancora devastata dalle macerie della guerra, quando per la prima volta le donne poterono esercitare il diritto di voto attivo e passivo, furono elette 12 donne sindache e tra queste due sarde. Quest’anno il Consiglio regionale vuole celebrare queste due prime cittadine: Ninetta Bartoli, già sindaca di Borutta e Margherita Sanna, già sindaca di Orune. Lo facciamo intitolando alle due sindache sarde del 1946 la sala della prima commissione “Autonomia e Enti locali” che da oggi porta il loro nome. Un segno tangibile di riconoscenza del popolo sardo a due grandi donne che hanno fatto la storia della nostra terra. Ricorderemo le figure di Ninetta e di Margherita con il sindaco di Borutta, Silvano Arru e con la vicesindaca di Orune Giovanna Porcu, che ringrazio per la loro presenza. Ninetta Bartoli e Margherita Sanna erano due donne profondamente diverse per estrazione sociale e per cultura. Ma le accomunava la consapevolezza del grande ruolo che doveva avere la donna nella società e in politica. Ninetta Bartoli nell’aprile del 1946 fu eletta sindaco di Borutta. Vinse le elezioni con l’89% dei consensi: 332 voti su 371. Un successo elettorale inaudito, per quei tempi e per i giorni nostri. Ninetta, nasce a Borutta il 24 settembre del 1896. Donna fiera, nubile per scelta, di nobili origini e colta, è la capostipite delle donne in politica, l’antesignana dell’applicazione del linguaggio di genere, la pioniera nel preferire al ruolo tradizionale tramandato dalla cultura di quell’epoca l’impegno sociale e l’amministrazione della cosa pubblica. Attaccata alle tradizioni, il giorno del suo insediamento scelse di farsi fotografare indossando il costume tradizionale di Borutta, quello utilizzato nelle occasioni importanti. La Bartoli grazie alla sua determinazione è il simbolo della donna impegnata che rifiutava il ruolo “oscuro e di secondo piano” riservato alle donne in una società dove le differenze di genere segnavano il divario tra i ruoli nella vita di tutti i giorni. Il suo compito non fu facile: all’inizio del mandato, si trovò di fronte un paese povero, senza acquedotto, senza elettricità nelle case, e con un pragmatismo molto femminile, lavorò per rendere la vita ai suoi concittadini meno gravosa. Convinta della forza “dell’istruzione diffusa” promosse la scolarità in tutto il territorio. Restò alla guida del suo paese per 12 anni. Margherita Sanna, nacque a Orune il 13 febbraio del 1904 da un’umile famiglia di pastori. Nonostante le difficoltà, soprattutto economiche, ottenne il diploma di ragioniera a Sassari. Subito dopo il diploma la prima delusione: vinse un concorso in banca, ma il suo posto venne dato a un uomo arrivato dopo di lei in graduatoria. Questa delusione per essere stata discriminata in quanto donna le serve da stimolo per impegnarsi a fondo anche nella sua attività antifascista. Dopo due mesi di carcere, minacciata di fucilazione e dopo un periodo passato in un campo di concentramento, finita la guerra, si candidò alle amministrative del 1946 e diventò sindaca di Orune per ben tre legislature. Tra i numerosi provvedimenti adottati in qualità di prima cittadina si ricorda ancora oggi: la fondazione della “Cooperativa pastori orunese” e quello riguardante la costruzione delle prime case popolari. Nel 1953 fu insignita del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica italiana. Ninetta Bartoli e Margherita Sanna sono due sarde eccezionali che hanno contribuito alla storia del nostro Paese e hanno cominciato a costruire un percorso di parità di genere che ancora oggi, purtroppo, non solo negli enti locali, ma ad ogni livello, è ancora in itinere. A tal proposito è opportuno sottolineare che: al 31 gennaio 2021 le sindache in Sardegna sono 53 su 377 comuni con una percentuale del 14,05%. Nei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti in Sardegna cingono la fascia tricolore 2 donne su 16 sindaci in totale con una percentuale del 12,5%. Dati che sono in linea con quelli nazionali: secondo il Ministero dell’interno le sindache in Italia sono 1126 su un totale complessivo di 7557 sindaci eletti con una percentuale del 14, 9%. In Italia, nei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti le sindache sono il 14,02%, nei comuni con popolazione inferiore ai 15000 abitanti sono il 14,98. La Sardegna è, dunque, allineata al dato nazionale anche se la percentuale delle donne che cingono la fascia tricolore è ancora troppo bassa. Se confrontiamo il dato delle elette sindache in Sardegna negli ultimi 30 anni vediamo che si passa dall’11,14% del 1989 al 6,36% del 2004 fino ad arrivare, come detto al 14,05 del 2021. Nella legislatura attuale abbiamo due consigliere che sono state elette sindache: sono Annalisa Mele, eletta sindaco a Bonarcado e Maria Laura Orrù, che guida il comune di Elmas. Ma siede nei banchi di quest’aula anche Rossella Pinna (del Pd) sindaca del Comune di Guspini dal giugno 2010 al Marzo 2014. Nella storia autonomistica della Sardegna le consigliere regionali che hanno ricoperto la carica di sindaca sono 14. Oltre le tre consigliere di questa legislatura ricordiamo: Francesca Barracciu che è stata anche sindaca di Sorgono, Maria Vittoria Casu sindaca di Castelsardo; Maria Francesca Cherchi di Portoscuso; Claudia Corona Loddo di Villaputzu, Angela Corrias di Baunei, Ada Maria Lai di Terralba, Virginia Lai di Lanusei, Maria Giovanna Mulas di Dorgali, Amalia Schirru di San Sperate, Linetta Serri di Armungia, Maria Teresa Urraci di Samassi. Innumerevoli sono poi le consigliere regionali che hanno ricoperto anche la carica di consigliera comunale, provinciale o di vicesindaca. La percentuale delle consigliere comunali elette in Sardegna è del 36,08% (contro una percentuale nazionale del 33,01%), le assessore comunali sono il 42,28% del totale (contro una percentuale nazionale del 43,08). Percentuali in continuo miglioramento frutto anche delle disposizioni volte a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere anche nelle amministrazioni locali. Non voglio dilungarmi oltre. La giornata internazionale della donna 2022 sarà ricordata soprattutto per il difficile momento delle nostre sorelle e dei nostri fratelli ucraini coinvolti in un terribile conflitto. Anche dal Consiglio regionale parte una forte richiesta di pace e un messaggio a tutte le donne del mondo: la violenza è prepotenza, speriamo nel dialogo che stemperi per sempre le diatribe e che porti ad una pace duratura.