Signori Sindaci, Signori Presidenti di Provincia
si tiene oggi la seduta di insediamento del Consiglio delle Autonomie locali, in attuazione dell’articolo 4 della Legge Regionale n. 1 del 17 gennaio 2005, che attribuisce proprio al Presidente del Consiglio regionale la sua convocazione.
Ho esercitato questa funzione con entusiasmo perché si è giunti alla fase di avvio e di piena operatività di un organismo fortemente voluto dall’assemblea legislativa della Sardegna che, all’unanimità, si è espressa per rafforzare un sistema permanente e istituzionalizzato di collaborazione tra la Regione e le Autonomie locali.
Sempre oggi, sarete chiamati a eleggere un presidente, al quale fin da adesso non posso che augurare un buono e proficuo lavoro. Un augurio che estendo calorosamente a tutti i componenti del Consiglio delle Autonomie locali.
Nel porgervi i miei più cordiali saluti, consentitemi però di fare alcune brevi considerazioni, che rappresentano la premessa necessaria ai numerosi compiti che in futuro vi attendono.
Il dibattito sulla riforma statutaria e di organizzazione della Regione ha aperto un confronto ampio su una materia che è spesso risuonata in questa aula, evocata nelle campagne elettorali, comunemente sentita dal sistema politico e dai gruppi dirigenti sardi come urgente, necessaria, non più rinviabile anche alla luce delle modifiche profonde nostro sistema costituzionale: quelle già avvenute e quelle in corso.
Il confronto sulla revisione degli assi portanti della nostra autonomia speciale – Statuto, legge statutaria, organizzazione della Regione e legge elettorale – è un compito impegnativo e ha necessità di una alta tensione politica e morale di tutte le componenti presenti nella società sarda.
L’insediamento del Consiglio delle autonomie locali giunge in un momento di grande fermento e vitalità nel panorama politico e istituzionale della Sardegna. Dove tutti, nessuno escluso, debbono sentirsi protagonisti di una vicenda che ridefinisce i contorni della nostra istituzione democratica, dei suoi rapporti con la società sarda e della partecipazione dei cittadini.
Il momento è senza dubbio favorevole, perché l’avvio della stagione delle Riforme, per espressa volontà del Consiglio regionale, che lo scorso 19 ottobre ha approvato un ordine del giorno sulla nuova fase costitutiva dell’autonomia in Sardegna richiede che la comunità regionale, nelle sue molteplici espressioni politiche, territoriali, sociali, economiche, culturali e istituzionali abbia un ruolo decisivo nell’elaborazione del nuovo Statuto speciale.
Un ordine del giorno, come ben sapete, che impegna la Prima Commissione permanente ad approvare, entro il prossimo 15 dicembre, la proposta di legge istitutiva della Consulta Statutaria, espressione anche del sistema delle autonomie locali che dovrà presentare al Consiglio regionale della Sardegna la proposta di nuova Carta costituzionale del popolo sardo.
Una volontà politica precisa, dunque, che trova fondamento nella stessa legge istitutiva dell’organismo che oggi è qui riunito, perché sarete voi a dover esprimere un parere obbligatorio “sulle proposte di modifica dello Statuto speciale della Sardegna d’iniziativa del Consiglio regionale”.
A questa funzione consultiva che, come ho avuto modo di sottolineare altre volte, è “prevalente” nel rapporto con l’assemblea legislativa, occorre sottolineare come la Legge regionale n. 1 del 2005 abbia introdotto, per la prima volta nella storia dell’ordinamento regionale, una “forma forte” di concertazione tra Regione ed Enti Locali: ampie categorie di atti del Governo regionale, infatti, non potranno essere adottate senza aver perseguito prima l’intesa sul loro contenuto con la rappresentanza degli Enti locali.
Sede unitaria e generale di queste funzioni di concertazione, cooperazione e coordinamento della Sardegna è la Conferenza permanente Regione- enti locali, che, grazie alla formazione del Consiglio delle autonomie locali, esalta la rappresentanza delle associazioni degli enti locali, che finalmente potranno entrare appieno nell’assetto istituzionale della Regione.
Permettetemi di fare un’ulteriore sottolineatura a proposito del testo di riforma della seconda parte della Costituzione. La “legge sulla devolution”, come è noto, introduce profonde modifiche anche allo Statuto regionale. L’applicazione della riforma, senza le dovute garanzie procedurali, costituisce una violazione della nostra autonomia speciale.
La Sardegna, grazie a una mozione approvata a larghissima maggioranza dal Consiglio regionale, è la prima in Italia ad aver attivato le procedure per lo svolgimento del referendum costituzionale previsto ai sensi dell’articolo 138 della Costituzione.
Non voglio aggiungere altro rispetto a quanto già ho detto nel corso della Prima Assemblea dei Sindaci e dei Presidenti di Provincia che lo scorso luglio, alla Fiera Internazionale di Cagliari, ha proceduto all’elezione di questo Consiglio.
Conoscete le difficoltà di un percorso che si presenta difficile, ma non per questo meno stimolante. Sono sicuro che sarete all’altezza del compito che vi è stato assegnato, anche in virtù del vostro quotidiano impegno nelle amministrazioni locali, che rappresenta un patrimonio da non disperdere per la crescita della comunità sarda.
Vi rinnovo i miei più sinceri saluti e vi auguro ancora una volta un buon lavoro.
Grazie.
On. Giacomo Spissu
Presidente del Consiglio regionale della Sardegna