L’atteso “Salva Sardegna” arriva all’esame delle commissioni Lavoro e Attività produttive, riunite in seduta congiunta, con 30 articoli, oltre 160 milioni di fondi e con una serie di modifiche sostanziali già in programma ed altrettante auspicate con forza, sia dalla maggioranza che dalle opposizioni e sollecitate dal mondo delle imprese e del lavoro che, nella giornata dedicata alle audizioni, non ha fatto mancare proposte né, in alcuni casi, critiche al provvedimento presentato dalla Giunta lo scorso 9 giugno.
«Il disegno di legge n. 162 – ha ammesso la vice presidente dell’esecutivo regionale, Alessandra Zedda – non guarda alla Fase 3 ma guarda un po’ più avanti della Fase 1, diciamo che possiamo affermare che si riferisce alla Fase 1 e mezzo». E così tra emergenza e ripartenza, il confronto sulle misure per ridare gas all’economia e al lavoro in Sardegna spazia dagli assi strategici per lo sviluppo ai codici Ateco delle aziende beneficiarie dei sostegni, passando per le anticipazioni degli aiuti della calamità naturale 2017 e dall’autocertificazione in deroga per insegnare il sardo, fino ad arrivare ad una serie di interventi che riguardano cultura, sport, ippodromi, acquisto di formaggi ovini per gli indigenti, accesso al credito e sovvenzioni dirette. «L’ennesimo assestamento di bilancio – ha attaccato Piero Comandini (Pd) – mascherato da provvedimento per l’emergenza virus». «No – ha ribattuto Ignazio Manca (Lega) – un testo che conferma un clima nuovo e di collaborazione per trovare le migliori soluzioni a sostegno dei lavoratori e delle imprese». «Non c’è alcun riferimento al fondo perduto – ha detto Cesare Moriconi (Pd) – e manca un’analisi di ciò che è accaduto alle realtà imprenditoriali della Sardegna in questi mesi». «Senza un programma condiviso per fronteggiare l’emergenza economica – ha ammonito Franco Stara (Italia Viva) – sarà un autunno pesante».
L’illustrazione del provvedimento nei parlamentini presieduti da Alfonso Marras (Riformatori) e Piero Maieli (Psd’Az) è iniziata dai capitoli di competenza dell’assessore Andrea Biancareddu che ha elencato gli stanziamenti in favore dello Sport (5.250.000 euro) e i destinatari dei tre milioni di euro inseriti nell’articolo 9 che mette insieme le agenzie della formazione professionale con le società dell’editoria locale, le librerie e le agenzie librarie, le scuole paritarie, i nidi dell’infanzia, le ludoteche e le organizzazioni dello spettacolo e del cinema.
La spiegazione delle parti sostanziali del disegno di legge è stata invece affidata all’assessora del Lavoro, Alessandra Zedda, che nel tracciare lo scenario in cui ha mosso i primi passi il Dl 162, ha confermato una serie di intervenute novità che impongono una rivisitazione del testo in discussione. Resta il cuore della proposta che rimodula le risorse del Fondo sociale europeo e gli stanziamenti Lavoras nella parte non impiegata dai Comuni, e che riguarda i sostegni per una serie di categorie di lavoratori: lavoratori in utilizzo (ulteriori due milioni per il 2020 e 2021); sette milioni per i lavoratori destinatari di misure di licenziamento collettivo; 165.000 euro l’anno per gli ex Legler; 650.000 euro per il 2020 in favore degli ex del polo tessile; 1.300.000 per la risoluzione della vertenza dei trimestrali di Alà, Bono, Bottida e Monti. All’articolo 8 sono indicati i 18 milioni per l’indennità in favore degli stagionali e all’articolo 10 si trovano i 15 milioni per il fondo destinato alle micro e piccole imprese della filiera turistica. L’istituzione del fondo (R)esisto, 65 milioni per i contributi alle imprese sul costo del lavoratore dipendente purché siano salvaguardati i livelli occupazionali, è stata salutata come la misura innovativa ma non sono mancati gli inviti affinché siano meglio specificati i criteri di accesso ai benefici e le tipologie di impresa, insieme con un consistente incremento delle risorse.
L’assessora dell’Agricoltura ha cercato di spiegare ai commissari che nel provvedimento per l’emergenza Covid può esserci posto anche per le anticipazioni a favore delle imprese che hanno fatto domanda per gli aiuti previsti per compensare i danni degli eventi atmosferici del 2017 ed ha anche difeso gli stanziamenti per la pesca (200 mila euro ai Flag) e le cosiddette “sovvenzioni dirette” (articolo 20) in favore delle imprese delle produzioni dell’agroalimentare che hanno avuto difficoltà di accesso al mercato.
Sul capitolo dedicato agli interventi per gli operatori del comparto ippico e equestre si è però registrato il primo vero affondo delle opposizioni che con la capogruppo 5 Stelle, Desiré Manca, hanno attaccato Giunta e assessora. «Come è possibile – ha dichiarato Manca – che, nel provvedimento per l’emergenza Covid, si riconoscano 480 euro per un cavallo che si allena in un ippodromo e si diano 500 euro ad un lavoratore precario o ad una badante?».
La questione equini ha così cambiato il verso del confronto in commissione e ridato fiato agli interventi delle minoranze che con Gianfranco Satta (Progressisti) hanno insistito sulle discutibili priorità individuate dalla Giunta («mi domando se davanti ad una crisi epocale siano giustificate le scelte in favore di associazioni sportive o delle società ippiche») e con Eugenio Lai (Leu) hanno incalzato sulle “norme intruse” e “sulle discutibili logiche con le quali sono stati individuati i settori di intervento del mondo agricolo”. A difesa delle ragioni dell’ippica e dell’esecutivo, l’intervento di Francesco Mura (FdI), che ha ricordato il blocco delle attività equestri e l’indotto che il comparto genera nell’Isola, mentre prima delle audizioni del mondo delle produzioni, la consigliera del Misto, Elena Fancello, in riferimento alla necessità di una generale opera di sburocratizzazione nelle pratiche e nelle procedure, ha puntato il dito contro la Sfirs: «Doveva essere il braccio armato della Regione sta diventato la ghigliottina delle nostre imprese».
Nando Faedda (presidente della Camera di commercio di Oristano) insieme ai suoi omologhi di Cagliari (Maurizio De Pascale) e di Sassari (Gavino Sini) ha chiesto “tempi rapidi per l’approvazione del provvedimento”. «Al massimo tra quattro mesi – ha affermato Faedda – se si continua così, le imprese saranno nel fango e serve fare arrivare in fretta la liquidità di cui le nostre aziende hanno bisogno per sopravvivere».
Un giudizio sostanzialmente positivo ai contenuti del disegno di legge n. 162 è stato espresso da Confindustria Sardegna che, col presidente Maurizio De Pascale, ha dichiarato di apprezzare i principi ispiratori del provvedimento “che mette al centro l’attività imprenditoriale e il lavoro”. Le sottolineature degli industriali riguardano maggiori stanziamenti per l’alta formazione e per il fondo Resisto mentre con favore è stato salutato l’accordo tra la Regione e la banca europea di investimento. Incrementare il fondo per alleggerire il costo del lavoro alle imprese che non licenziano e “accelerare i tempi di accesso alle misure di legge”, è stata la richiesta forte di Enrico Gaia (Confapi) che ha ricordato con preoccupazione il 30 settembre quale termine della proroga fiscale. La direttrice di Confcommercio, Sara Pintus, ha lamentato il mancato richiamo, nell’articolo 4 del Dl, del commercio quale filiera da valorizzare ed ha proposto che tutte le misure di legge siano riferite alle piccole e medie imprese operanti in Sardegna. A difesa delle esigenze del commercio anche l’intervento di Roberto Bolognesi (Confesercenti) che ha chiesto “una corsia preferenziale per le 38.000 aziende del comparto in Sardegna”, ricordando in tono polemico la mancata attuazione delle misure approvate nella passata legislatura e i numeri record di cessazione delle attività commerciali nell’Isola.
La Confederazione sindacale sarda con il segretario, Giacomo Meloni, ha aperto la sessione dei lavori con i sindacati ed ha espresso un giudizio “complessivamente positivo” sul provvedimento.
Le bordate sono invece arrivate dalla Cgil che con il segretario Michele Carrus ha parlato di “disegno di legge sbagliato nell’impianto e nella formulazione dell’articolato”. «C’è un utilizzo distorto del Fse – ha incalzato Carrus – cioè delle risorse europee destinate ai bisogni dei più deboli che concorrono a finanziare il 40% del valore complessivo della legge mentre soltanto il 12% di questo valore è rivolto ai lavoratori e a chi è in difficoltà». Il leader Cgil ha criticato gli stanziamenti («nel Dl fondi raccattati») ed ha affermato: «Siamo in presenza di un autentico spreco di risorse». «I soldi spettano ai lavoratori – ha aggiunto – non alle imprese e in questa norma ci sono troppe regalie e disparità di trattamenti come sono quelli che riguardano la possibilità del cumulo delle previdenze per gli autonomi ed il divieto al cumulo per i lavoratori dipendenti».
Pier Giorgio Piu (segretario Ugl) ha insistito sulla “farraginosità del provvedimento omnibus” e ha domandato concretezza: «Abbiamo urgente bisogno di fatti e di una politica che ritorni ad occuparsi dei territori».
Assai critico anche l’intervento del segretario regionale della Cisl, Gavino Carta che ha attaccato sul metodo («il confronto col sindacato doveva essere fatto prima delle stesura del testo») e sulla sostanza («manca il coordinamento degli interventi e delle misure previste con quelle messe in campo dallo Stato e così si rischiano dannose sovrapposizioni»). Carta ha contestato anche la mancata traduzione in legge degli accordi tra Regione e parti sociali dello scorso marzo e ha parlato “di destinazione non chiara delle risorse”, prima di indicare in 75 milioni di euro l’impatto degli stagionali dei settori turistici per effetto delle 25.000 assunzioni mancate a causa del Covid.
Sulla mancanza di riferimenti e di denari per la scuola, è arrivata la bocciatura della Uil che con la segretaria Francesca Ticca, è ritornata sull’accordo “tradito” per ribadire l’accusa che “si abbandonano i lavoratori più deboli”. «Confermo la soglia degli 800 euro, a suo tempo concordata, – ha dichiarato Ticca – quale limite per la sopravvivenza e dico che dopo tre mesi ancora non si danno risposte ai bisognosi e tanti lavoratori ancora oggi non hanno ricevuto un solo centesimo». Gran parte dell’intervento della numero uno della Uil si è incentrato sulle questioni della scuola («non c’è un solo euro per le manutenzioni e per tutto ciò che serve a garantire il ritorno in sicurezza degli alunni in classe») e sulla scarsità delle risorse a disposizione per il lavoro. «La Regione è matrigna – ha tuonato Ticca – e la tensione sociale con questi livelli di povertà e disoccupazione inizia a farsi preoccupante».
Elia Pili (Confasl) ha insistito “sulle attenzioni per la scuola” ed ha ribadito la straordinarietà dello strumento Cigs per affermare che “la Regione deve favorire un’economia vera e non cadere nella tentazione dell’assistenzialismo”. Ha invocato tempi rapidi e modifiche sostanziali al testo, il segretario Cisal, Fabrizio Lecca, mentre gli artigiani della Cna, col segretario regionale, Francesco Porcu, hanno abbassato il tono della critica e hanno evidenziato il carattere integrativo degli interventi previsti nel Dl 162, rispetto alle precedenti misure adottate dalla Regione. I dubbi hanno riguardato la sostenibilità della spesa sui conti sardi che soffrono il peso della Sanità mentre la proposta è “la costituzione di una cabina di regia con le principali forze datoriali e sindacali”. Il presidente della Confartigianato, Daniele Serra, ha chiesto il potenziamento del fondo “Resisto” e ha concluso la giornata di audizioni con un appello alla politica: «Fate presto e qualunque iniziativa adottiate sia concreta e in tempi utili, perché la crisi, in Sardegna, morde davvero».