CCLXVII Seduta
Martedì 12 dicembre 2017
(POMERIDIANA)
Presidenza del Presidente GIANFRANCO GANAU
indi
del Vicepresidente EUGENIO LAI
indi
del Presidente GIANFRANCO GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 46.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana di martedì 28 novembre 2017 (262), che è approvato.
Congedi
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giorgio Oppi e Pier Mario Manca hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 12 dicembre 2017.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Continuazione della discussione sulle dichiarazioni del Presidente della Regione ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento sulle servitù militari in Sardegna e approvazione di ordini del giorno
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle comunicazioni del Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento, sulle servitù militari in Sardegna.
È iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Presidente, stamattina il Presidente Pigliaru ha letto quelli che erano i punti salienti del protocollo d'intesa tra la Regione Sardegna e il Ministero della difesa, diciamo che ci sono alcuni argomenti che vogliamo stasera qui evidenziare. E' una protocollo d'intesa che ovviamente non soddisfa la minoranza, è un porto protocollo d'intesa che per alcuni argomenti in realtà richiama dei risultati già ottenuti, fra tutti la cessione della spiaggia di Porto Tramatzu a Teulada è già da quest'anno così, la spiaggia di Porto Tramatzu è già utilizzata da quest'anno, così come da giugno a settembre le interruzioni sono già avviate. Però, Presidente, noi siamo qui per costruire, perché intendiamo su questa partita dare il nostro contributo, e noi siamo fortemente convinti che la Sardegna non possa perdere questo pezzo di economia che è l'esercito italiano, che sono le basi militari, che sono i poligoni militari. E' chiaro che non possiamo sicuramente raccontare ai sardi che tutto va bene e non ci sono criticità. Noi dobbiamo con questo accordo cercare di rivendicare quelli che sono i nostri diritti come Sardegna, ma dobbiamo altresì fare in modo che le Forze armate rimangano in Sardegna. Le forze armate dal mio punto di vista sono per la Sardegna una risorsa da salvaguardare. E' chiaro che usando questi termini forti mi rendo conto che mi sto subito schierando da una parte, e non vorrei però che venisse travisato come un'accettare in modo passivo questo tipo di protocollo d'intesa. A noi sta molto a cuore il progetto SIAT, sta molto a cuore un progetto dove si riducono gli spazi per le esercitazioni, dove si riduce il volume di fuoco, quindi un'idea di esercitazioni militari completamente diversa, un'idea di esercitazioni militari che sono al servizio della comunità, un'idea di esercitazioni militari che sono innovative dal punto di vista tecnologico, in quanto il progetto SIAT in realtà è un progetto dove non si spara, non c'è inquinamento acustico, non c'è inquinamento ambientale, e soprattutto si ha la possibilità di fare ricerca con l'università e con una serie di altre attività. Questo tipo di ricerca porta anche dei benefici che sono legati ad uno strumento utile per la prevenzione incendi, i benefici per l'aria, terra e suolo, e dai benefici in termini di ricerca che ci danno la possibilità di poter usufruire, come Sardegna, per una serie di altri argomenti, compresi appunto come dicevamo prima quella della prevenzione incendi.
Presidente, noi vorremmo proporre, non la faccio lunga perché il tempo stringe, a questo punto un ordine del giorno integrativo, e diciamo già da ora che come linea di principio noi, con le dovute cautele, siamo anche disponibili a votare questo documento, però vorremmo fare alcune precisazioni, con ordine del giorno che, se lei mi autorizza leggo: "Preso atto eccetera… impegna il Presidente della Regione ad agire energicamente nei confronti del Governo nazionale perché sia tempestivamente implementato il sistema SIAT affinché si possano apprezzare presto gli attesi risultati in tema di riduzione di munizionamento e dell'utilizzo di spazi, a sostenere il completamento della Brigata Sassari attraverso la tempestiva dislocazione di un nuovo reggimento presso la caserma di Prato sardo di Nuoro. Si auspica inoltre l'impegno prioritario di numerosi militari sardi oggi impiegati nelle brigate e nei reparti dell'Esercito italiano". Questo è un punto che vorrei rimarcare in modo pesante perché ci sono circa 3000 sardi, militari sardi, che oggi lavorano fuori dalla Sardegna, lavorano nella "penisola", questa potrebbe essere l'occasione per far rientrare questi militari sardi. Anche questo è un punto importante determinante dell'accordo Presidente, non possiamo trovare un accordo senza riportare i nostri figli e i nostri fratelli in terra sarda. Aggiungo: "Ad estendere la possibilità di utilizzo del sistema SIAT alla Protezione civile regionale e all'Agenzia Forestas per l'addestramento antincendio, alla riapertura del centro di reclutamento Sardegna che sollevi giovani sardi e loro famiglie dai costi di trasferimento, al rilancio del programma sottoscritto da Regione, Demanio e Difesa sull'utilizzo dei bunker militari della seconda guerra mondiale, finalizzata alla loro riconversione ai fini turistici. A verificare infine il tempestivo realizzarsi delle attività di bonifica". Presidente, questo è un documento che noi vorremmo che fosse presentato all'Aula per porre al voto, ovviamente dopo l'eventuale approvazione di questo documento noi siamo pronti a discutere e a trattare sul Protocollo d'intesa. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Rossella Pinna. Ne ha facoltà.
PINNA ROSSELLA (PD). Presidente, intervengo innanzitutto per esprimere soddisfazione per il contenuto del Protocollo d'intesa e dunque un plauso al lavoro fatto dal Presidente Pigliaru che sul tema servitù militari non ha risparmiato né energia, né passione. L'argomento, il tema è di particolare importanza per un'Isola militarizzata da più di cinquant'anni, una Regione che ha tre dei più grandi poligoni d'Europa che ha 35 mila ettari occupati dalle servitù militari, che fosse necessario riequilibrare e armonizzare è chiaro ed evidente a tutti. Un territorio interdetto alle popolazioni, in maniera particolare io vorrei anche evidenziare che non ci si è mossi in questo in questo momento e in questo modo da ostilità o da antimilitarismo. Non si chiede che i militari vadano via dalla Sardegna, ci sono migliaia di famiglie sarde e non sarde che qui hanno casa che spendono in beni e servizi che mandano i loro figli a scuola, sono centinaia e centinaia di posti di lavoro civili e dell'indotto e se da un lato non è antimilitarismo, dall'altro non si può nemmeno parlare né di intesa morbida, né arrendevole, io credo che questo sia invece un buon compromesso. Vorrei evidenziare alcuni elementi a mio avviso particolarmente positivi di questa intesa, perché io vengo da un territorio, il Medio Campidano, quello in cui ha incluso il poligono di Capo Frasca, l'unico poligono di tiro che era escluso dagli indennizzi per una zona interdetta, soprattutto alla pesca, che penalizzava e che penalizza i pescatori costretti ad allontanarsi migliaia di miglia marine per poter lavorare. Bene, questo poligono che occupa 1500 ettari in territorio di Arbus, questo poligono, grazie a questa intesa è possibile liberare oggi o sarà possibile liberare l'area del porto naturale per creare un approdo. Ora, credo che particolare attenzione vada dedicata al rispetto della salute pubblica, in maniera particolare mi riferisco alla bonifica delle aree, in maniera particolare parlo di Capo Frasca, della riconversione in altre attività soprattutto senza perdere di vista i livelli occupazionali, guardiamo alle esperienze talvolta non sempre positive, come quella della chiusura della base di La Maddalena. Il sindaco del comune di Arbus ha chiesto alla Commissione parlamentare un piano di caratterizzazione per verificare se esiste o meno la contaminazione, quindi un plauso particolare va anche all'istituzione dell'Osservatorio ambientale indipendente perché la salute dei sardi, alla pari del mantenimento dei livelli occupazionali, va messa al primo posto e non può essere barattato con nulla. Relativamente invece alla sospensione delle cosiddette attività a fuoco io credo che gli operatori economici, ma anche i turisti, ma anche i residenti e i frequentatori abituali di quelle marine e di quelle spiagge non possano che essere soddisfatti del fatto che finalmente si mette fine a uno scenario di guerra che era normalmente visibile da chi prendeva il sole in quelle spiagge. Aerei che fino al 2003 provocavano dei boati incredibili durante l'esercitazione, eventi ripetuti anche successivamente. Ora la tempistica certa degli indennizzi è uno degli elementi, Presidente, che secondo me deve essere messo in primo piano, il ristoro alle limitazioni delle attività economiche, ma non solo delle attività economiche e della fruizione del territorio. Otto anni di ritardi nel pagamento degli indennizzi dimostrano che lo Stato è un cattivo pagatore, soprattutto nei confronti di una Sardegna che in tutti questi anni prima dell'intervento autorevole di questa Giunta e del Presidente non ha saputo chiedere con forza quanto spettava ai territori occupati. 11 milioni di euro sono ancora il credito vantato dalle Amministrazioni comunali che risalgono alle annualità 2005-2009 e sono state pagate nel 2012. Ora credo che anche questo debba essere uno dei punti sul quale il Presidente deve maggiormente impegnarsi per trovare una soluzione. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az-La Base). Grazie Presidente, signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi. La discussione di oggi e il protocollo d'intesa riportano indietro le lancette dell'orologio di quest'Aula di circa quarant'anni, temo che con le lancette dell'orologio si abbassi anche l'asticella del livello di confronto tra la Regione e lo Stato. Fu Mario Melis allora, quarant'anni fa, prima ancora di divenire Presidente, che riuscì a fissare quella che è stata la stella cometa di tutte le Amministrazioni che si sono succedute, e cioè quella che in sintesi, come questione delle servitù militari è recepita da queste tre righe: riduzione quantitativa e qualitativa dei gravami connessi con le esercitazioni a fuoco delle unità terrestri e aeree in Sardegna. Questa espressione campeggia in tutti i documenti che si sono succeduti dagli anni '70, addirittura in risoluzioni della Commissione difesa il 10 gennaio del 1980, questa espressione viene contenuta sia con riferimento alla Sardegna, sia con riferimento al Friuli. Questo Protocollo d'intesa rappresenta, è inutile nascondercelo, un atto ricognitivo di accordi che si sono nel tempo succeduti e ai quali, per una ragione o per l'altra, lo Stato italiano non ha dato attuazione. Quindi, non sono d'accordo con l'enfatizzazione di chi vorrebbe oggi rappresentare il protocollo come un punto d'arrivo nuovo e più ampio rispetto a quanto era stato negli accordi precedenti già raggiunti. E, badate, la posizione del Partito Sardo d'Azione non è, così sgombriamo il campo da subito, una posizione antimilitarista, non foss'altro che siamo gli eredi dei reduci della gloriosa Brigata Sassari, quindi abbiamo uno sguardo e un'attenzione sicuramente particolare rispetto a queste tematiche. Però, lo dico con le parole di Mario Melis presidente nel 1987 a quest'Aula, all'indomani della prima Conferenza sulle servitù militari: non siamo antimilitaristi ma noi siamo contro tutto ciò che tende a diventare sperimentazione di guerra non finalizzata alla difesa dello Stato, non riguardano la Sardegna gli interessi del mercato internazionale delle armi, e parlo con le parole di Mario Melis della Cubic Corporation non vorrei dare la sensazione di voler sferrare attacchi particolari contro questi o quelli, ma mi riferisco a tutti gli insediamenti militari che sono estranei alla difesa dello Stato. E allora rispetto a questo protocollo si citano una serie di passaggi di beni immobili, si cita la caserma la caserma Ederle, ma già nel 2008 era stata ricompresa negli accordi di transito verso la Regione Sardegna, tra tutte quelle che prevedevano una previa riallocazione delle funzioni svolte, ma non si fa cenno dei magazzini dell'Aeronautica di via Simeto, dell'Ospedale militare di Cagliari, del magazzino vestiario di Via Liguria, della caserma Gioda-Martinazzo in via Nuoro, dell'ex panificio militare in viale buon cammino; tutta una serie di beni che già facevano parte di altri accordi e che sono stati espunti da questo atto ricognitivo. Che peraltro prevede che per essere attuato abbia bisogno di un successivo accordo, quindi di fatto è l'annuncio di un accordo che ancora dovrà avvenire e che avrà tutte le insidie del caso in termini di possibile attuazione. Ancora, Pratosardo, è stato citato anche dal collega Rubiu, non dimentichiamoci che nel 1997 questo Consiglio regionale stanziò 40 miliardi di vecchie lire per l'università, di cui 20 miliardi da destinare alla realizzazione di Pratosardo con contestuale cessione della caserma Loi. L'ex artiglieria di Nuoro, basta guardare i giornali di qualche anno fa, già dal 2014 con una nota dello Stato maggiore è stata messa nella disponibilità del Comune e oggi viene ulteriormente rivenduta.
Di tutto questo nuovo documento la parte forse da sviluppare meglio, e in questo senso l'ordine del giorno che è stato preannunciato aiuta, è la parte della riconversione tecnologica. Però noi siamo profondamente convinti che la tecnologia e la ricerca che devono essere perseguite debbano essere finalizzate alla sostituzione, non solo delle esercitazioni a fuoco, ma alla riduzione contestuale e progressiva dell'ettaraggio a disposizione, perché se è vero che i progetti su Capo Teulada e i progetti sugli altri poligoni, prevedono che le strutture di simulazione, come il Siat, riducano ad alcuni villaggi e a pochi i capannoni le attività di wargame. Non si comprende perché debbano essere mantenuti 7200 ettari di terreni vincolati, che non rappresentano solo il vincolo territoriale a terra ma parliamo anche di 20.000 chilometri quadrati di specchio acqueo, tutte le volte che ci sono esercitazioni in Sardegna, parliamo di spazio aereo che costringe spesso e volentieri anche gli aerei di linea a rotte che determinano un maggiore consumo di carburante, e quindi maggiori costi anche in termini di continuità territoriale, per fare un esempio delle implicazioni di questo ragionamento.
Ancora, io porterei più avanti l'asticella del confronto per esempio su un altro tema specifico, che va oltre i sistemi di simulazione: noi sappiamo che da tempo l'isola che subisce il peso di queste esercitazioni viene utilizzata non solo per le strutture strategiche, logistiche e operative, ma anche per la sperimentazione di nuovi armamenti e per le esercitazioni collettive, come è accaduto recentemente nell'operazione brilliant mariner, mare aperto 2013, che si è svolta dal 26 settembre al 6 ottobre per l'addestramento e l'integrazione di quelle forze, che a partire dal primo gennaio 2014, fanno parte della componente marittima della NATO. Allora, in tutto questo, oltre al comando delle forze d'altura, sotto la direzione della Cincnav, che ha dispiegato la portaerei Cavour, la flagship della forza navale, si sono addestrati anche i mezzi a disposizione dell'aereonautica militare. In tutto questo, e qui la proposta al Presidente, il Governo italiano ha firmato nel 2007 un memorandum of understanding, che stabilisce l'accordo multilaterale tra nove Paesi per il joint strike fighter, cioè per il progetto degli Eurofighter. Lei saprà benissimo che Regioni come il Piemonte sono riusciti a portare in provincia di Novara, per sviluppare il know how relativo a quel progetto, una fabbrica per le ali carbone ad esempio che occupa 2000 persone stabilmente e che ha previsto interventi da 800 milioni di euro all'anno. Io direi che nella trattativa col Governo non dobbiamo limitarci quando chiediamo nuova tecnologia, nuovo know how a parlare di pochissime risorse, pochissimi investimenti, ma dovremmo cercare di sollevare l'asticella, perché visto che abbiamo subìto per anni il peso di queste servitù dovremmo oggi avere, almeno in parte, con l'università, con le aziende che si occupano di alta tecnologia, un ristoro in termini di know how da tenere sull'isola. E poi non viene affrontato, per esempio, il tema delle bonifiche; cioè si parla di possibili riduzioni ma non si sancisce in maniera forte che tutto l'ettaraggio, che viene ridotto rispetto alle servitù, sia da bonificare e da bonificare a spese di chi lo ha inquinato.
Così come, e vado a concludere, non vi è una opportuna declinazione a seguito del crono-programma di quali siano eventualmente le sanzioni, qualora una parte, non dovesse rispettare quel proprio crono-programma. E noi sappiamo bene che non prevedere alcuna sanzione, significa andare incontro alla stessa vicenda che ha visto questa Regione già tristemente colpita nell'accordo dalle entrate, laddove è stato sancito costituzionalmente che quando lo Stato non intende più rispettare un accordo è fatto salvo tutto ciò che è stato realizzato prima, ma non vi è nessuna penalizzazione per chi non si rende parte zelante.
Quindi, l'invito è, nell'ordine del giorno che il collega Rubiu ha preannunciato, a dare attuazione o a recepire tutte queste osservazioni che rapidamente abbiamo svolto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Paolo Dessì. Ne ha facoltà.
DESSÌ PAOLO LUIGI (Gruppo Misto). Presidente, Presidente della Regione, colleghi intervengo perché credo che il tema delle servitù militari abbia necessità di essere trattato in maniera, dal mio punto di vista, senza nulla togliere all'impegno che il presidente Pigliaru ha messo nel protocollo d'intesa, ma vada trattato un attimino con rispetto e soprattutto con responsabilità. Perché parlo di rispetto e responsabilità? Perché questo protocollo d'intesa parla in termini molto vaghi, parla di possibilità di misure di riduzione delle limitazioni, parla che s'intende impegnare anche innovazione e tecnologia, parla di zone da dismettere che già trattate abbondantemente in altri contesti sempre riferiti alle servitù militari, parla di definizione di procedure di erogazione su base annuale, parla di contenuti della presente intesa potranno essere integrate. Insomma, non ha contenuti di certezza rispetto a quei passi avanti che si dovrebbero fare rispetto a questa situazione delle servitù militari.
È un protocollo d'intesa, ripeto, che doveva avere una responsabilità diversa, doveva raggiungere degli obiettivi importanti e sicuramente non è un risultato storico Presidente, perché dei risultati storici ce ne sono tanti nel cammino delle servitù militari, alcuni li ha accennato il mio collega precedentemente, ma parliamo della nascita della legge delle servitù militari, parliamo della Conferenza Stato-Regioni, dell'accordo Spadolini-Melis, insomma parliamo di questioni serie e concrete che hanno portato dei risultati, e parlare di storia a uno come me che ha fatto 15 anni nel Comune di Sant'Anna Arresi che è confine delle servitù militari e che ha portato a casa con l'impegno, con la lotta e con la tenacia dei risultati storici sull'indennizzo ai pescatori, sulla specialità nei confronti dei pescatori delle marinerie di Teulada il Sant'Anna Arresi, sul co-uso ai fini di pascolo del poligono… quelli sono risultati storici, ma qui risultati storici concreti da annotare, se non rimandati a un tavolo - ancora i tavoli! -, se non rimandati a questioni da definire, non se ne evincono tantissimi. C'è la volontà di portare a casa un percorso già delineato in maniera importante da chi ci ha preceduto nelle varie fasi; cinquant'anni, sessant'anni di storia determinano il contrasto tra servitù militari e il popolo sardo. Ecco, su queste basi la storia ci insegna invece che il risultato storico è la dismissione reale dei territori che non vengono utilizzati, importante per la popolazione di Teulada è la questione di Porto Tramatzu. Il poligono di Teulada è quello che conosco meglio e sul quale posso dare delle indicazioni importanti sui risultati da ottenere, sicuramente Porto Tramatzu è fondamentale e importante, ma anche qui non c'è scritto in sostanza che viene ceduta, ci sono scritte una serie di questioni che comunque sono già in essere nella spiaggia di Porto Tramatzu, c'è scritto che le strutture potranno comunque essere impegnate secondo le disponibilità delle esercitazioni, quindi non permanentemente nella disponibilità della popolazione di Teulada, quindi sicuramente va precisato meglio, va sottolineata meglio la questione in questi termini.
Questo protocollo non parla poi di elementi importanti come la questione delle bonifiche; bonifiche che sono iniziate e su cui nessuno sa ancora niente di definitivo, della zona permanentemente interdetta del poligono di Teulada. Quello sarebbe un qualcosa di storico, se veramente si riesce a capire se ci sono le risorse, se le bonifiche vengano fatte e se quelle aree vengano restituite alla fruibilità del territorio non in condizioni di inquinamento come si trova in questo momento e permanentemente interdetti, anche ai militari stessi.
Le comunità locali hanno necessità di ragionare in termini duali, come diceva lei, ma su progettazioni importanti, come il SIAT che secondo me non ha neanche niente a che fare col protocollo d'intesa, il SIAT è qualcosa di importante e storico se è ragionato coi territori in fase di programmazione di quel territorio rispetto a quelle che sono le esigenze militari; è chiaro che (già dette, queste frasi, quando ero sindaco e quando ci presentarono il progetto) non è un progetto che serve alla popolazione, è un progetto che serve ai militari, la popolazione lo ascolta e lo riceve se trova dei benefici: ci sono benefici? Quantificateli, vediamoli, condividiamo quello che può essere poi in termini di programmazione lo sviluppo, il benessere del territorio insieme, non semplicemente in funzione delle servitù militari o delle esercitazioni che, per importanti che siano, hanno necessità di approfondimento e di condivisione con i territori, perché se quell'investimento va fatto, deve portare un reale abbassamento dell'impatto ambientale rispetto all'uso del munizionamento attivo, deve avere dei risultati importanti e certi rispetto a quelli che sono poi gli utilizzi della tecnologia anche a livello civile, perché la tecnologia probabilmente in quei territori se non passa attraverso il SIAT non arriverà mai, per esempio la fibra ottica o quello che può servire per cercare di far progredire quei territori. Quindi, dare delle risposte importanti ai territori. Ma poi bisogna anche ragionare sui processi che arrivano a conquistare delle questioni importanti come gli indennizzi, e poi lasciare gli indennizzi all'assalto alla diligenza di quella risorsa che è stata duramente conquistata. Gli indennizzi hanno portato giovani ad intraprendere un'attività di pesca lasciati da soli, e oggi con quegli indennizzi stiamo creando un'arma pericolosa del ritorno, perché il giorno che finiranno gli indennizzi, il giorno che non ci saranno le risorse, noi non potremo garantire nulla. Quei giovani che oggi stanno facendo i pescatori, e sono tantissimi… poi me lo spiegherà come attiveremo quelle politiche attive rispetto agli indennizzi; quelli son passi avanti importanti, perché oggi c'è l'assalto alla diligenza di quei soldi che sono stati conquistati per tutelare una categoria e dare futuro a quei territori. Né più né meno come ci dovrebbero essere situazioni importanti da condividere con quei territori su quelli che sono poi i lavori da fare all'interno di quelle infrastrutture; oggi un contratto d'appalto dura un anno, voi mi dovete spiegare come all'interno di quel territorio un imprenditore che si vuole misurare con un appalto pubblico dei militari possa trovare un ristoro all'interno di quelle condizioni, in un anno non può portare a casa nulla, non si può strutturare per dare quei servizi dalla A alla Z. Faccio un esempio pratico e veloce, un panettiere che vuole fornire il pane fresco al poligono: il contratto dura un anno, per strutturarsi ci vogliono milioni di investimenti, l'anno dopo non lo vince perché magari vince un altro; ecco, contratti di un anno non hanno senso, quindi lì bisogna intervenire per cercare di dare risposte veramente ai territori e rispetto dei territori, quindi ragionare con i territori su politiche attive per poter far sì che la convivenza con questa realtà possa diventare qualcosa di importante e che crei davvero un attimo di benessere per la gente che noi andiamo ad amministrare, non un protocollo di intesa buttato sul "faremo i tavoli, controlleremo, vediamo e poi vediamo il Ministero delle finanze se ha le risorse per coprire le richieste degli investimenti che devono essere fatti per risarcire i danni ai territori".
Ecco, tutte queste questioni nel protocollo non si evincono, non è storia questo protocollo, potrebbe essere un passo in avanti, un bicchiere mezzo pieno su cui lavorare e portare a casa risultati importanti, ma non può essere chiuso con queste affermazioni, non può essere chiuso… perlomeno se c'è qualcos'altro di diverso che non sappiamo, Presidente, ce lo dica nei dettagli, perché diversamente così non abbiamo la capacità di dare il contributo giusto per poter portare a casa i risultati che la Sardegna merita, che quei territori meritano. Quindi, rispetto per la gente di quei territori e responsabilità sulle conseguenze che i protocolli d'intesa possono creare se non governati e gestiti dai territori oberati dalle servitù militari.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (PD). Io credo di poter dire da subito che il lavoro che ha fatto il Presidente, che ha fatto la sua Giunta credo che sia un ottimo risultato. Tutti quanti sapevamo e sappiamo che aprire un confronto di questo tipo con il Governo nazionale, in modo particolare con il Ministero della difesa e con l'Esercito, non sarebbe stata una passeggiata, e quindi il risultato che stiamo portando a casa, perché ancora non si è concluso, credo che debba, per il momento che stiamo vivendo, rasserenare tutti quanti.
Capisco che la minoranza consiliare abbia difficoltà a dire che comunque i passi in avanti sono stati fatti, ma credo che il lavoro che sta facendo il presidente Pigliaru non sia un lavoro che riguarda la maggioranza consiliare ma sia un lavoro che riguarda tutto il Consiglio e che riguarda tutta la Sardegna.
Certamente si poteva fare di più, si poteva ottenere di più. Io sono convinto - lo abbiamo detto più volte e l'ho detto altre volte anche in quest'Aula - che la presenza militare in Sardegna è sproporzionata in base al momento che stiamo vivendo, non è certamente più una presenza attuale, perché non è neanche previsto più il periodo di leva per i militari; non ha più davvero senso una presenza così ingombrante in Sardegna, se solo pensiamo che il 65 per cento delle servitù militari italiane ricadono nei territori della Sardegna e che le principali basi militari italiane ricadono sempre nel nostro territorio. Ogni tanto sento qualcuno che si rallegra perché si sono ottenuti dei risarcimenti, credo che per una presenza così ingombrante non ci sono risarcimenti che possano davvero ricompensare i danni che provoca dal punto di vista ambientale, paesaggistico ed anche economico. Il Presidente giustamente ricordava il buon risultato raggiunto perché anche le marinerie di Capo Frasca finalmente possono percepire l'indennizzo per i danni creati dalle esercitazioni militari. Ma se voi andate a parlare con quei pescatori, come credo con tutti i pescatori dell'Isola, sono tutti consapevoli che sarebbe meglio rinunciare agli indennizzi pur di poter svolgere la propria attività.
Presidente, io intervengo soprattutto perché per l'ennesima volta voglio ricordare a lei e a tutto il Consiglio regionale che in questi anni, purtroppo, oltre a quelle già esistenti di fatto, si sono costituite in Sardegna altre servitù militari. Mi riferisco in modo particolare al poligono di tiro che il Ministero della difesa ha installato d'imperio sulle sponde del lago Omodeo in quel territorio per mesi interi dell'anno dalle 7 del mattino fino alle 13 è vietato il transito alle persone e anche agli ovini e bovini, che sono la principale se non l'unica risorsa economica di quel territorio. Chiediamo alle Amministrazioni locali, alle Unioni dei Comuni che si uniscono per programmare il proprio territorio, bene in quel territorio ci stiamo riuscendo, ma proprio lo sviluppo economico di quei territori così marginali è imperniato sulla valorizzazione del lago Omodeo investendo risorse sia comunali ma soprattutto risorse regionali e credo che non sia più sopportabile, Presidente, una presenza militare in una zona così delicata dal punto di vista ambientale, tra l'altro la stragrande maggioranza area SIC.
Noi non abbiamo mai messo in discussione l'importanza della discussione del Centro addestramento CAIP di Abbasanta anzi la consideriamo una ricchezza per il territorio, ma considerato che oltre alla Polizia di Stato le stesse polizie municipali, le compagnie barracellari di tutta la Sardegna e tutti gli altri rami militari della Sardegna si esercitano in quel territorio, credo che non sia più possibile accettare che quel territorio venga sottoposto a tale violenza. Per questo credo che sia opportuno che nell'accordo precedente con il Ministero della difesa, coinvolgendo il Ministero dell'interno, perché la competenza delle esercitazioni ce l'ha il Ministero dell'interno, si individui un sito all'interno delle stesse servitù militari già esistenti che possono avere un impatto diverso dal punto di vista ambientale, per esempio a Capo Frasca o a Teulada o a Perdas de Fogu dove si individui - dicevo - un sito da destinare a poligono di tiro.
Su questi temi più volte tutti quanti abbiamo preso impegni qui dentro nei territori in più occasioni tutti quanti nessuno escluso; questi impegni credo che vadano mantenuti oppure credo che dobbiamo aspettare, così come ormai succede spesso, che anche gli amministratori e le popolazioni di quei territori, che sono certamente persone responsabili e miti, per far sentire le loro ragioni debbano venire sotto il Consiglio regionale per portare i loro problemi. Credo che non stiamo chiedendo una cosa impossibile, si chiede solo un po' di buona volontà e un po' di buonsenso da tutte le parti a iniziare dal Ministero dell'interno.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Colleghi, Presidente della Regione, mi rivolgo a lei presidente Pigliaru casomai le fosse venuto in mente di rubricare questo accordo come accordo storico eventualmente la invito a recedere da questo intendimento battezzandolo semplicemente accordo. Perché evidentemente sul piano della storicità dell'evento non ci si trova tutti quanti d'accordo, e sento anche colleghi, più abitualmente orientati a votare con la maggioranza, identificarsi con l'opposizione. Oggi il sentimento è più orizzontale, perché la sensibilità, l'approccio al tema ha delle naturali diversificazioni all'interno delle forze politiche e delle coalizioni. Non tutti hanno la stessa attenzione, la stessa sensibilità a determinati temi, non tutti pur vedendo una questione allo stesso modo arrivano alla stessa conclusione partendo da identici propositi e da identiche considerazioni. Di conseguenza un documento, che è un documento di sintesi, ha bisogno di essere racchiuso all'interno di determinati confini; il confine che ha questo documento è quello che mi pare lei abbia descritto questa mattina nel momento in cui ha richiamato l'ordine del giorno votato da questa Assemblea all'unanimità all'inizio legislatura e ha detto: questo è il risultato che ci sentiamo di portare a casa al termine di un periodo di contrattazione che ha avuto più momenti di attrito che momenti di dialogo positivo. Detto questo il giudizio rispetto al documento è necessariamente soggettivo, perché sono troppe le differenze di visione dal punto di vista per ognuno di noi, ma ha una sua oggettività, ha una sua oggettività che non è da prendere avulsa da qualunque considerazione ma è da sovrapporre all'ordine del giorno originario e da prendere in considerazione insieme ad esso. Rendendo fruibile il discorso il Presidente stamattina ha detto: si tratta di capire se vogliamo continuare a immaginare di cercare la gallina domani o cominciare a prendere l'uovo oggi; mi pare che il Presidente abbia optato e la maggioranza opti per questa seconda soluzione.
Quindi il tema è l'uovo oggi. È evidente che sono differenti le valutazioni, perché sono differenti i punti di vista; noi abbiamo preso in considerazione di quel documento, e lo abbiamo sottolineato all'interno di un ordine del giorno, alcuni aspetti che ci sembrano quelli dal nostro punto di vista meritevoli di maggiore attenzione. Il fatto che sia stato positivamente richiamato il ruolo della Brigata Sassari nella nostra comunità e il rapporto tra la Regione e la Brigata Sassari, il fatto che si dia come un dato acquisito, cosa che non era mai emersa all'interno di quest'Assemblea, la necessità di avere un sistema come il sistema di addestramento SIAT e lo si voglia considerare un qualche cosa da potenziare, come dice il presidente in ambito duale, quindi per sviluppo tecnologico, come diciamo noi anche come risorsa della Regione, perché nel documento suggeriamo in futuro di utilizzarlo per l'addestramento della protezione civile e dei dipendenti dell'Agenzia FORESTAS dal punto di vista dell'addestramento all'antincendio. Ci sono degli elementi che a seconda della sensibilità possono essere letti in maniera più o meno negativa, ma la ragione politica di respingere quanto c'è in termini di risultato onestamente non la comprendo, lo si può valutare, si può riferirsi ai nostri interlocutori, ai nostri elettori in maniera differente. Ma se noi lo sovrapponiamo al documento iniziale credo che sia comunque sia un qualcosa in più che non vi è la ragione oggettiva per rigettarlo, si può accogliere pur criticando il fatto che si poteva avere una maggiore quantità di risultato, ma non vedo le ragioni pratiche per rifiutarlo.
Di conseguenza avendo ciascuno di noi il rispetto nei confronti dell'altro per le posizioni e per anche i condizionamenti ideologici di partenza, credo che quello che più conta non sia la valutazione rispetto al passato ma l'obiettivo rispetto al futuro, si tratta di capire se su questo si possono innestare vere e più profonde, più significative ragioni per mantenere in piedi un rapporto virtuoso con questo pezzo di Stato. Perché per quanto pregiudizialmente si cerchi di rinnegarlo, per quanto si faccia finta del fatto che questo Stato è un qualcosa di separato da noi, questo è lo Stato a cui la maggior parte di voi si è in grandi circostanze genuflesso per allinearsi a questioni ben meno significative dal punto di vista ideologico. Io comprendo che ci avviciniamo a un momento elettorale, io comprendo che nel momento in cui siamo nella necessità di rivolgerci ai nostri elettori, ma bisogna mantenere con senso di responsabilità gli occhi sulla palla. E mi preme dirlo, ci si può anche presentare come persone ognuna di noi estremamente competente su questo punto, ma non sempre ciò che è, è ciò che appare, perché molte volte nella sostanza si rischia di sembrare delle persone che invece non conoscono minimamente l'argomento di cui trattano.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI FRANCESCO (PD). Presidente Pigliaru, da subito le dico con molta convinzione che do un giudizio estremamente positivo su questo accordo, positivo per le cose che questo accordo contiene, per le cose che prevede, e do un giudizio positivo per la posizione che questo accordo esprime. Usciamo finalmente da una posizione ideologica di totale chiusura e affrontiamo finalmente e seriamente il tema, e questo tema è dibattuto da anni, sono stati citati vecchi accordi che si sono stabiliti, stretti con lo Stato, ma questi accordi poi non hanno mai portato ad alcun risultato. E di questo dobbiamo prendere atto, che finora, sì, è vero, ci sono delle cose che erano state già decise in passato, ma queste cose poi non hanno mai trovato vera applicazione. Ora, io sono sardo, certamente, autonomista convinto, spinto sostenitore del principio di insularità, sostenitore di tutte le forme di riconoscimento avanzato di autonomia, ma mi sento anche cittadino italiano, europeo, e credo che anche la Sardegna debba dare il proprio contributo alla difesa. Questo contributo è eccessivo, ce lo siamo detti tante volte, è certamente eccessivo in termini di disponibilità di territorio, ce lo ripetiamo da anni. Bene, questo accordo finalmente riduce il peso delle servitù militari, restituisce alle nostre comunità pezzi di territorio importante, importante, detta condizioni chiare sull'uso e sulle condizioni con cui questi territori vanno usati. Ecco perché ritengo l'impostazione, oltre alle cose che questo accordo contiene, assolutamente corretta. L'atteggiamento di totale chiusura che troppo spesso abbiamo avuto non ha portato nessun risultato, non ha ridotto di un centimetro quadrato le servitù militari nella nostra Regione, anzi è servito a qualcosa, a farci perdere finanziamenti in ricerca, in tecnologia, investimenti che si potevano e si dovevano fare nel nostro territorio e che avrebbero avuto forti ricadute occupazionali, che si sono trasferiti in altre regioni d'Italia, che in modo più intelligente, devo dire, di noi hanno affrontato questo tema. Ora, quali sono le condizioni avanzate di questo accordo? Io lo voglio ricordare, a questo accordo si allega un cronoprogramma che determina l'applicazione delle cose che sono previste, e il cronoprogramma so che nella trattativa era fortemente respinto dal tavolo ministeriale, non si voleva inserire all'interno di questo programma, ma il cronoprogramma oggi fa parte integrante dell'accordo che noi andiamo a firmare, e in quel cronoprogramma sono previste date certe in cui dovranno trovare applicazione le cose che sono previste. Certamente in questi giorni voglio anche ricordare, voglio aggiungere un elemento, sono stato a "Perdas" pochi giorni fa, dove il personale civile che lavora all'interno della base di Perdasdefogu rischia di perdere il posto di lavoro, rischia di vedersi ridurre l'orario di lavoro, e questo perché ormai è sminuita l'attività, non si è andati avanti sull'attività, sull'uso duale delle basi militari. E credo che dovremmo dare molta attenzione, così come abbiamo dato attenzione dobbiamo continuare a dare attenzione all'attività della Vitrociset e di tutta la ricerca avanzata su Avio, su altre sperimentazioni che si stanno portando avanti con una partecipazione e una collaborazione dei poligoni militari. Io, Presidente, le esprimo la mia piena fiducia, la invito a firmare l'accordo e conseguentemente le chiedo di vigilare perché questo accordo trovi applicazione, e credo che, anziché perderci in inutili discussioni, questo Consiglio unitariamente debba sostenere la sua azione perché tutto ciò che è previsto finalmente trovi applicazione, restituendo parti importanti del nostro territorio, oggi ad uso militare, alle nostre comunità, e perché si incominci davvero a lavorare per forti investimenti in ricerca e in uso duale delle nostre basi militari.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Augusto Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI AUGUSTO (Partito dei Sardi). Intanto mi associo con chi pone il plauso a un sicuro impegno di lei, Presidente, per cercare di risolvere una questione annosa che ci vede da decenni ormai portare avanti contro queste servitù militari, e la invito, Presidente, a non vedere le posizioni contrapposte come pensieri di diminutio della sua azione politica, ma pensieri di rafforzamento di quella che è una rivendicazione giusta che pone la Sardegna in una posizione di diritto nel rivendicare cose giuste e corrette. Cercherò di argomentare alcune cose, signor Presidente, per quanto riguarda la nostra posizione, cercando di utilizzare quanto più possibile dei documenti oggettivabili, Presidente, per non correre nel rischio di ricadere in quel gruppo di persone che lei stamattina ha definito qualunquiste o populiste, forse populiste era il termine più esatto, e mi riferisco innanzitutto a quella relazione del documento approvato dalla quarta Commissione permanente della difesa, riunitasi il 31 luglio del 2014, in materia appunto di servitù militari, che è stata esitata poi con una mozione che ha impegnato il Governo ad un piano, leggo: "piano di progressiva riduzione delle aree della Regione Sardegna soggette a servitù militari, di dismissione dei poligoni a Capo Teulada e Capo Frasca, e riqualificazione del poligono Salto di Quirra, procedendo comunque all'eliminazione di tutte quelle attività che sulla base della valutazione dei rischi, effettuata ai sensi della legislazione vigente, risultano suscettibili di produrre gravi danni irreversibili alla salute umana, animale e all'ambiente". Declama altre azioni, che il Governo si impegna a procedere alla bonifica contestuale, alla bonifica delle aree perimetrate, e mi ha colpito un intervento di un generale militare della difesa italiana, il generale Binelli Mantelli, che dice che ha prospettato l'ipotesi di una possibile riperimetrazione dei poligoni sardi tenuto conto che tale perimetrazione è stata operata nel 1956, e molto probabilmente corrispondeva ad esigenze che in parte possono essere anche mutate. Quindi, già la difesa pone questi problemi. Vede, Presidente, è un argomento questo di estrema attualità, come dicevo all'inizio, e l'attualità la dimostra il fatto stesso che anche ieri, sui telegiornali nazionali, andava in onda un servizio che faceva vedere nostri conterranei che andavano a rivendicare un diritto sacrosanto di fronte ai palazzi romani, che era il diritto alla salute, erano ex militari, ex esposti all'amianto, che non vedono ancora rivendicate e data una giusta risposta alle loro azioni. Per continuare nel discorso e parlare con oggettività su queste rivendicazioni, e mi riferisco a quella che nel luglio del 2017 un autorevole esponente della politica sarda e nazionale, Presidente della Commissione di inchiesta parlamentare sull'esposizione del personale nelle missioni militari dei poligoni di tiro, dei siti esposti e dei siti di deposito, Commissione d'inchiesta e relazione che invito tutta l'Aula a leggere, perché è di una importanza estrema, perché ci fa aprire gli occhi su quelle che sono la volontà e la capacità spesso del Governo di fare una cosa e pensarne un'altra, e mi riferisco soprattutto alla conclusione a cui arriva questa Commissione quando parla di sensazione devastante tra le vittime e senso di giustizia negata, senso di impunità diffusa, processi negati o avviati lentamente, tipici di chi non vuole fare niente; non sono io che parlo, ripeto, non voglio essere tacciato come populista, ma sono dati oggettivabili che può trovare nella relazione della Commissione. E mi riferisco soprattutto a quelle situazioni in cui vengono omesse… ad esempio nell'accordo che stiamo andando a votare io non leggo la parola "bonifica", non la leggo la parola bonifica, Presidente, anzi, l'ho letta in una relazione che ha preceduto questo accordo, che è quella che ha firmato l'onorevole Soru con il Ministero delle finanze e l'Agenzia del demanio, in cui impegnava la Regione a procedere con oneri e spese a carico della Regione, a porre in essere i necessari adempimenti per la sedi bonifica dei sedimi dismessi dalla difesa; io non vorrei che si (…) a questo. Non se ne parla in questo accordo, non si parla di bonifica, Presidente, però nel poligono di Capo Teulada si stimano dalle 3 alle 4000 tonnellate di materiale esploso, parliamo di sostanze altamente inquinanti come il torio, il radon, l'amianto, parliamo naturalmente di quello che è… l'onorevole Pinna ha parlato di tutela della salute, non solo delle aree militari ma anche dei terreni e dei paesi vicini, che sicuramente ancora, non secondo me, ripeto, non sto parlando in maniera personale, ma sto parlando riferendomi a questa Commissione d'inchiesta del luglio, relazione della Commissione di inchiesta del luglio 2017, non è pronto il Ministero della difesa italiana ad avere azioni conseguenti come hanno ad esempio i militari americani, i militari americani vengono indennizzati qualora ad esempio abbiano un'esposizione superiore ai 90 giorni in zone particolari, sensibili, se si ammalano anche a distanza di anni di SLA, e noi smettiamo e concludiamo il monitoraggio degli ex militari quando escono dalla Corte militare e entrano in quella civile con un follow-up al massimo di dieci anni, quando l'amianto ha tempi di latenza anche di vent'anni. Questo è quello che fa l'Amministrazione militare. Allora, signor Presidente, io non posso essere contento di un accordo che utilizza parte delle nostre prerogative, è vero, è un accordo che inizia, però inizia in maniera troppo blanda.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.
COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Grazie, Presidente. È indubbio, è sotto gli occhi di tutti, è stato ricordato, la Regione Sardegna ha pagato e paga ancora un prezzo altissimo in termini di servitù militari; lo ha pagato in termini di territorio messo a disposizione per quanto riguarda le esercitazioni militari, l'attività dei militari, lo ha pagato in termini di salute, come è stato poco fa ha ricordato, lo ha pagato perché, dopo la guerra, dopo la seconda guerra mondiale, in un clima di guerra fredda, la Sardegna era stata individuata come luogo ideale, scarsamente abitato, per poter in qualche modo mettere a disposizione di una difesa europea ampi spazi di territorio. Tante cose sono state fatte da quel momento, tantissime, alcune sono state ricordate anche dal collega Christian Solinas da parte di Mario Melis, che anche lui, in un accordo con l'allora Ministro della difesa Spadolini, firmò un Protocollo d'intesa, in qualche modo doveva iniziare tutta una fase di dismissione. Però da quel tempo, da quel tempo della guerra fredda, da quel tempo in cui la Sardegna e lo Stato italiano misero a disposizione, e in altre regioni d'Italia, parti del territorio per una difesa europea, perché bisogna anche ricordare che la difesa, la pace passa attraverso in qualche modo l'addestramento dei militari, la preparazione dei militari, non possiamo pensare che la pace in qualche modo venga tutelata da altri, quando si interviene in Stati anche per salvaguardare popolazioni, e voglio ricordare i 7400 militari italiani che oggi, anche attraverso la Brigata Sassari, sono presenti in Siria, in Iraq, in Afghanistan, in luoghi dove ci commuoviamo quando vediamo i bambini bombardati o quando vediamo le popolazioni che sono in qualche modo messe al muro, devo dire che quella pace, quella pace passa attraverso un prezzo che sicuramente la Sardegna più di altri ha pagato. Sono passati tanti anni da allora, le cose sono cambiate, e devono cambiare ancora, e anche le stesse approvazioni di norme, a cui il collega Cherchi faceva riferimento, in Senato sono un notevole passo in avanti che quest'Aula non può far finta di non vedere in termini positivi: "maggiore trasparenza e bonifica obbligatoria dei siti", sono parole già scritte onorevole Cherchi, sono scritte negli atti parlamentari che questo Governo ha voluto e ha approvato anche con l'impegno dei parlamentari sardi. Le bonifiche adesso sono obbligatorie, sono obbligatorie dal novembre del 2017, interventi che devono andare a garantire anche la tutela ambientale e la salute di quelle popolazioni. Io le devo dire che quindi la diatriba fra chi è più militarista o antimilitarista è una diatriba ideologica, importante, ancora oggi c'è molto da fare; è indubbio che il protocollo d'intesa è un passo importante, è un primo passo, non è un passo risolutivo, c'è ancora tanto altro da fare, però è un primo passo che sicuramente vede per la prima volta la Regione Sardegna non andare col cappello in mano a chiedere concessioni, non vede la Regione Sardegna andare e chiedere in una logica di: "io ti do una cosa, tu me ne dai un'altra", ma vede per la prima volta la Regione Sardegna avere riconosciuto un diritto che passa sia attraverso la Regione ma anche il sistema degli enti locali. Voglio ricordare una cosa per tutte; i comuni in qualche modo soggetti (…) lo sanno benissimo, quando erano ferme le esercitazioni militari, e ai Comuni andavano a chiedere la possibilità di utilizzare le spiagge messe a disposizione, la possibilità che quelle spiagge venissero messe a disposizione della collettività locale passavano attraverso la benevolenza del generale di turno, non c'era un diritto riconosciuto che quelle popolazioni potevano in qualche modo utilizzare parte del loro territorio. Adesso, con questa intesa, non è più la generosità del generale turno, ma è un diritto che quelle spiagge e quei territori vengono messe a disposizione delle proprie comunità. È poco, è molto? Non lo so, ma è sicuramente un passo in avanti importante. Come è un passo importante la cessione definitiva di parti importanti del territorio, e proprio Mario Melis fu nel 1986 in qualche modo interessato alla cessione di Porto Tramatzu, che è un po' il simbolo della lotta con i militari, delle marce contro i militari, beh, quella località in qualche modo viene messa a disposizione, c'è come una cessione definitiva del territorio, (…) come tutta la parte degli indennizzi, dei contributi, ma credo che nel guardare in avanti, che è come l'obiettivo rivolto al futuro e non l'obiettivo rivolto al passato, ma guardando in avanti, come abbiamo l'obbligo di guardare in avanti noi dobbiamo in qualche modo tentare di fare quello che viene fatto in altre regioni d'Italia, che è quello di vedere che dai poligoni, dalla presenza militare, che non è soltanto quella delle esercitazioni a fuoco, e non deve essere più quella delle esercitazioni a fuoco, e bene facciamo noi a ricordare che il progetto SIAT deve vedere la luce ed essere in qualche modo portato in avanti, perché lì si vede il passaggio da un tipo di esercitazione ad un altro, più tecnologicamente avanzato. (…) dai poligoni noi potremmo avere anche opportunità di sviluppo, di ricerca, per cui io chiedo, e l'ho chiesto, che nell'ordine del giorno possa anche essere inserita un'altra parte importante, così come il progetto SIAT, che riguarda il mantenimento e il potenziamento di quello che è stato fatto in questi anni da una importantissima industria sarda locale dove lavorano tantissimi giovani ingegneri che è la Vitrociset che molti sanno quello che stanno facendo nel campo della ricerca, dei CAT, dello sviluppo per quanto riguarda le operazioni militari, nell'intervento per quanto riguarda l'Osservatorio astronomico di San Basilio, nella possibilità del controllo dei voli militari e civili e nel controllo di quello che succede nel Mar Mediterraneo. Perché ancora oggi nel Mar Mediterraneo grazie al controllo che svolgono le attività militari e alla Vitrociset, vengono salvate molte vite umane. Quindi è un protocollo d'intesa che firmato come deve essere firmato e che passa attraverso quello che avrebbe detto sempre (…) "la schiena dritta" è passata attraverso un no del presidente Pigliaru.
Perché proprio per rispetto di quello che ha fatto quest'Aula nel 2014 a giugno mentre gli altri Presidenti di Puglia e Friuli Venezia Giulia firmavano subito il protocollo d'intesa nella seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari andarono subito a firmare, proprio nel rispetto di quest'Aula il Presidente della Regione sarda ha detto: "No, io quel protocollo non lo firmo, non lo firmo un protocollo che è stato presentato a Roma, non lo firmo un protocollo che è stato preparato dai vertici militari, non firmo un protocollo che non è condiviso dall'Aula che mi ha dato un mandato. Io quel protocollo lo firmo dopo passaggi importanti che sono inseriti qua, dopo passaggi che vedono per la prima volta la Regione Sardegna protagonista in un percorso che sicuramente inizia oggi, ma inizia nei modi migliori proprio nel ricordo di quel riequilibrio, nel ricordo di tutti coloro da destra a sinistra, indipendentisti e non indipendentisti che vogliono difendere il territorio però senza dimenticare che i militari per primi vogliono difenderlo quanto noi, più di noi, molte volte anche rimettendoci la vita".
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Io credo che questo protocollo d'intesa meriti ben poche parole di commento. Io non sono né militarista né antimilitarista, sono un cittadino sardo che ha a cuore l'interesse dei sardi. Però debbo dire, signor Presidente, che questo protocollo è una vera delusione, debbo dire signor Presidente che ho la vaga impressione che la montagna abbia partorito un piccolo topolino, ho la ragionevole certezza che si stia parlando di un protocollo d'intesa senza l'intesa, ma col solo protocollo. Mi pare proprio che sia invece un documento che va a fare una ricognizione di precedenti attività, attività quindi già compiute, un documento quindi che nulla di nuovo porta al dibattito politico. E mi pare che sia un documento che serva alla Giunta regionale e soprattutto al Presidente, al nostro Presidente, per giustificare a posteriori il fallimento totale dell'incontro del 9 novembre con Gentiloni quando in occasione di una discussione, spero animata, ma una discussione ci sarà stata anche se noi non abbiamo avuto assolutamente la percezione che ci sia stata una discussione, ecco in occasione di quella discussione, fra virgolette, avete parlato o ci avete raccontato di aver parlato anche delle servitù e in relazione alle servitù ci avete poi raccontato che avevate deciso di fare approfondimenti. Ecco se gli approfondimenti che avete fatto dal 9 novembre al 12 dicembre sono questi, probabilmente avreste fatto meglio a lasciar perdere, a non perdere tempo perché di approfondimenti non ce ne sono stati, è un atto esclusivamente ricognitorio, come mi insegna il collega Christian Solinas, è un atto che mi ricorda un pacco napoletano, anzi mi ricorda un famoso film di Totò, "Totòtruffa 62" è un film di Camillo Mastrocinque in cui Totò con Nino Taranto vendevano la Fontana di Trevi a un ingenuo americano che si chiamava Decio Cavallo e che Totò e Nino Taranto chiamavano "Caciocavallo". Ecco questo è un pacco, è un pacco privo di contenuti veri, è un pacco che non serve ai sardi, non serve all'esercito, serve soltanto a cosa? A riempire questo momento pre-elettorale di contenuti propagandistici. Ecco, sotto questo profilo state facendo sicuramente una cosa esimia, se così possiamo definirla. State cercando di infilare una preda nel carniere, una preda comunicativa, una preda di propaganda, una preda che farà dire alla stampa domani: ma l'ha già fatto dire oggi, l'ha già fatto dire oggi che il presidente Pigliaru ha raggiunto l'obiettivo, ha raggiunto lo straordinario obiettivo! Qual è questo obiettivo? Quali sono i risultati raggiunti per la Sardegna o per i militari? Nessun risultato, siamo fermi al punto di partenza, siamo fermi al punto di partenza. Mi pare che questa bozza così come viene definita da taluni colleghi della maggioranza o da taluni ambienti della maggioranza, mi pare che questa bozza sia del tutto arrendevole, sia assolutamente insufficiente, sia del tutto arretrata rispetto alle attese e anche rispetto allo storico, a tutte le fattispecie che in questa materia si sono via via rincorse in questi anni, un fallimento praticamente, un vero e proprio fallimento. Un fallimento che noi avremmo voluto non discutere in quest'Aula, un fallimento che probabilmente deriva anche dal fatto che lei si è presentato il 9 di novembre con le mani in tasca e fischiettando dal presidente Gentiloni, privo di quel mandato del Consiglio regionale della maggioranza e dell'opposizione che lo avrebbero potuto confortare e gli avrebbero potuto dare forza, autorevolezza, lei si è presentato lì privo di quel minimo di autorevolezza che le avrebbe consentito di spuntare risultati importanti. E' andato da solo, in perfetta solitudine, e questo è il risultato. Mi creda Presidente, ce ne dispiace e non poco.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI).Devo dire che faccio mie le ultime considerazioni dell'onorevole Tedde così risparmiamo ancora qualche minuto. Ma lo faccio anche io veramente con un po' di dispiacere perché sinceramente, Presidente, ci sono delle battaglie che per carità, io non farò nessuna accusa perché credo che lei sia in totale buona fede e abbia voluto intraprendere un percorso, quello di liberarci dalle servitù militari per alcuni versi con buona fede, anche in maniera decisa, però purtroppo quando si va a trattare col Governo italiano, con lo Stato c'è sempre un'altra faccia della medaglia, e quella medaglia purtroppo è quella che mi porta ad evidenziare come i contenuti di questo accordo, e lo dico chiaramente ai colleghi, non potrà essere un nostro ordine del giorno a cambiare nulla, serve un cambio di rotta perché comunque sia noi abbiamo proposto un ordine del giorno forse integrativo, forse con altri elementi che riteniamo almeno quelli possano migliorare l'ordine del giorno presentato, ma credo che non sia sufficiente. Perché purtroppo l'approccio che ha sempre il Governo quando tratta con la Sardegna è sempre lo stesso, cioè deve avere supremazia, non è mai leale, non è mai corretto. Quindi io qua non intravedo assolutamente nessuna vittoria, nessuna liberazione, anzi mi dispiace pure che in barba ai sardi anche qualche testata giornalistica possa veramente fraintendere il senso e i contenuti di questo accordo. Perché io non credo o meglio mi voglio augurare che non sia stato il presidente Pigliaru a dare escalation e grandi risultati storici a questo accordo. Quindi io credo che veramente se poi lo andiamo a leggere attentamente, noi l'abbiamo fatto, abbiamo provato a trovare anche dellecondizioni che ci fanno ben sperare per il futuro, invece no, io credo che si sia sempre fermi allo stesso punto, ovvero i nostri 35.000 ettari di servitù militari sempre gestiti dal potere statale, e voglio anche sottolineare sono i più belli a tratti, quelli di cui magari i sardi forse potrebbero fare uso diverso. Con questo sottolineo che sono assolutamente a favore dei corpi militari e in alcuni casi ne riconosco tutto il valore, così pure come ovviamente non mi permetto di dissentire minimamente dal ruolo della Brigata Sassari, però penso ai sardi, e quindi quando ci penso credo che i primi punti contenuti all'articolo 2 siano delle cose già esistenti, quindi perché sono state riportate? Mi sa tanto di una presa in giro, di poca chiarezza, come ho detto prima, di poca lealtà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE EUGENIO LAI
(Segue ALESSANDRA ZEDDA.) Cosa andiamo a rivangare ciò che è già stato ottenuto, e lo spacciamo per nuovo, e addirittura per una liberazione? Forse io non mi voglio neanche liberare di tutte le servitù militari, o di alcune servitù militari. Non solo, ancora credo che quanto contenuto qui dentro non abbia un minimo di cognizione di causa relativamente ai tempi, non c'è alcuna certezza, è tutto un rinviare ad altri accordi. Qui non c'è niente, di accordo non c'è nulla. Presidente, io glielo dico, probabilmente, e faccio una ammissione, non è certamente la mia principale competenza, però mi sono limitata a leggere con un po' di buonsenso e guardando le carte di cui siamo già in possesso. Perché procrastinare? Perché non scrivere chiaro quello che dobbiamo recuperare ora? Qui abbiamo visto, faccio un esempio, la previsione di un'area di rispetto per le zone archeologiche interne al poligono di Capo Frasca. Quale? Perché non definirle, se c'è la reale volontà di cessione, di modificare? Io non mi presto, Presidente, ad essere presa in giro! E siccome qui rappresento una parte piccola di sardi, però la rappresento e vorrei rappresentarla al meglio, ma non solo, quando poi vado oltre devo pensare a fare il bene di tutti i sardi, compresi anche i militari. Però esigo che veramente nel futuro ci possano essere delle cose molto chiare.
Adesso faccio un minimo di commento a ciò che noi stiamo chiedendo nel nostro ordine del giorno, intanto si va a recuperare qualcosa di importante, sarebbe già un segnale recuperarlo in ciò che riguarda, e mi sto riferendo a coloro che lavorano fuori dalla Sardegna e fanno parte dei corpi militari, sarebbe già importante che almeno tra istituzioni dessimo il buon esempio di far rientrare in Sardegna i sardi, i nostri amici che da anni sono impegnati fuori appunto dalla nostra isola, non solo, creando anche quelle condizioni che possano far continuare il sistema militare. E credo che non abbiamo chiesto chissà quali cose particolari, ma potenziamenti e chiarezza. Il collega Dessì ha citato, in quanto anche territorio abbastanza segnato appunto dal problema delle bonifiche, credo che anche l'aspetto delle bonifiche non sia da sottovalutare per tanti aspetti, anche per quello dell'occupazione, che non è di certo in questo periodo, nonostante ci sia una minima ripresa come qualcuno fa osservare, ma di certo il problema non solo non è risolto, non si è inciso per niente. Allora, ecco, io non ho toni aggressivi, né tanto meno faccio accuse particolari. Io credo nella sua buonafede, Presidente, non però di certo in quella del Governo italiano su questa materia, perché da tanti anni siamo gravati dalle servitù militari senza aver mai inciso in maniera particolare, però questo è il periodo in cui si devono mettere basi solide, e allora le dico che veramente se lei si accontenta di questa, mi consenta almeno questo, "specie di accordo" torniamo agli accordi che avete firmato in tutti questi anni, però Presidente gli accordi sulle entrate riguardano qualche anno, qui stiamo parlando di 50, 60, 70 anni, quindi vogliamo intervenire in maniera seria. Allora il mio consiglio è quello oggi, se si può essere a disposizione per sottoscrivere un ordine del giorno, che questo sia il più completo possibile nonostante, lo sottolineo, siamo all'anno zero, l'approccio non va bene, i contenuti ancora meno, ci può essere una possibilità che è quella che questo Consiglio voti un documento all'unanimità, forse si capirà realmente qual è la direzione in cui si deve andare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Gruppo Misto). Presidente, la Sardegna per gran parte dell'anno è teatro di guerra simulata, al servizio di Stati e governi che producono e sperimentano a casa nostra strumenti di morte sempre più moderni e sofisticati, sempre più micidiali strumenti di morte utilizzati la maggior parte delle volte contro popolazioni inermi. La Sardegna paga per questo ruolo all'Italia e alle potenze militari alleate un prezzo che nessun'altra Regione d'Italia ed Europa paga in termini di sottrazione di territorio e di risorse, per assolvere alla funzione di piattaforma di guerra, non solo per esercitazioni, ma spesso e senza consapevolezza con un ruolo strategico effettivo, come piattaforma di esercitazione, ma anche di rifornimento e come base logistica per guerre vere, con migliaia di morti veri, non possiamo nasconderci, alla preparazione e alla partecipazione di queste guerre, noi, la Sardegna contribuisce con 35.000 ettari di territorio di altissimo pregio ambientale e naturalistico, ridotti a servitù militari, il 65 per cento delle servitù nazionali e oltre il 20 per cento dell'intera Europa, spazi aerei e aree marine enormi. Partendo da queste considerazioni ho cercato di capire il protocollo d'intesa di cui il Presidente Pigliaru ci ha parlato stamattina e ho valutato anche l'ordine del giorno, nelle valutazioni io ho ricordato e voglio ricordare prima di tutto che la nostra Costituzione dice e sancisce che "l'Italia ripudia la guerra", è sancito dalla nostra Costituzione, forse è una posizione ideologica? E se è una posizione ideologica la rivendico in pieno. Dico subito che Rossomori non sottoscrive questo protocollo d'intesa, voterà contro anche l'ordine del giorno che è stato proposto stamattina, la richiesta è questa: Presidente Pigliaru, torni a trattare con il Ministero e con il Governo, portando il messaggio di questa Assemblea che respinge di fatto questo protocollo d'intesa. Le motivazioni per respingere questo protocollo sono tante ed è anche uno interno alla dinamica di funzionamento di questo Consiglio, ed è una motivazione di scorrettezza nei confronti di questo Consiglio. Io personalmente ho avuto questo protocollo d'intesa stamattina, mentre i documenti dovevano essere sicuramente messi a disposizione, documenti di questa portata, di questo significato per questi argomenti, dovevano essere messi a disposizione precedentemente per tutti, e non solo per quelli della maggioranza, visto che si chiede poi all'intero Consiglio di sostenere questo protocollo, di sostenere questa vertenza. Voto contro per la scarsezza dei risultati ottenuti, qualche spiaggia utilizzabile per qualche mese, senza la restituzione piena per la fruibilità dei sardi, dei nostri turisti, dei nostri operatori turistici. Voto contro anche perché è risibile l'indennizzo per i territori, e non può essere questo considerato un risultato, è tardivo, ed è comunque inferiore rispetto alle aspettative di quei Sindaci, di quei pescatori. Dico anche che è contraddittorio questo protocollo d'intesa rispetto all'ordine del giorno che abbiamo approvato il 17 giugno 2014. Voglio ribadire e ricordare alcuni passi di quell'ordine del giorno che abbiamo approvato nel 2014, al punto c) del comma 2 si parla di avvio di una valutazione indipendente secondo standard internazionali degli eventuali costi da mancati sviluppi alternativi dei territori, non se ne fa menzione in questo protocollo e non si fa menzione neppure dell'altro punto, il punto d), che recita testualmente, sto parlando dell'ordine del giorno approvato da quest'Aula:"L'avvio di una valutazione indipendente secondo standard internazionali sui danni sanitari e di salute pubblica legati alla presenza dei poligoni militari". Hanno fatto bene, e lo ribadisco anche io, in questo protocollo d'intesa non si parla assolutamente di bonifiche e di una valutazione di danni sanitari e ambientali. Il punto 3 dell'ordine del giorno viene dimenticato in questo protocollo. Il punto 3 dell'ordine del giorno del 2014 diceva: "è necessario chiedere risorse adeguate per le bonifiche ambientali delle aree in cui sono presenti servitù militari in via di dismissione e consentire l'avvio ed il supporto di attività socio-economiche tese a garantire il progressivo superamento della dipendenza sociale ed economica delle popolazioni dalle servitù militari". Ecco, per questo motivo Rosso Mori, e anche quella parte e quelle forze politiche di uguale sensibilità politica, non può che dire: Presidente, ritiri il proprio assenso a questo protocollo e porti il messaggio che questo protocollo d'intesa va del tutto ridiscusso, grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Paolo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA PAOLO (SDP). Quello che io ritengo essere stato il mio padrino poetico si chiamava Salvadori Mascia, diceva spesso che: "unu cantadori bonu mancai discutada de unu argomentu sciuttu, … pagu terra de marrai arrenesciri a scarraffiai in sa rocca" tradotto: se un buon poeta non trova terreno in cui arare o in cui scavare è obbligato a riuscire anche a grattare la roccia", ora ciò che ha fatto il nostro Presidente nel confronto con il Governo italiano insomma ripercorre un po' ciò che un buon poeta improvvisatore deve saper fare: grattare nella roccia quando non c'è da scavare nel terreno. I risultati che non abbiamo portato a casa di sicuro non sono esaltanti e di sicuro non soddisfano le aspettative che noi avevamo all'inizio della legislatura, anche gli auspici che il Presidente stesso ha esposto in modo molto chiaro e molto lucido nel confronto che è avvenuto nel 2014 in occasione dell'audizione in Commissione difesa. Noi sappiamo molto bene qual è la questione, le servitù militari sono state definite con questi contorni e con queste dimensioni più di sessant'anni fa, in un periodo in cui la Sardegna era poco popolata, in cui non aveva bisogno del territorio per lo sviluppo turistico e in cui le prospettive di crescita del mercato agroalimentare erano alte rispetto a quelle odierne, si è scelto di mettere questo enorme peso di vincoli militari in Sardegna perché c'era del territorio che sostanzialmente serviva poco. Attualmente la realtà è esattamente contraria e dice esattamente l'opposto: gli studi prodotti recentemente dicono che il senso di identità dei sardi si basa soprattutto sull'ambiente, una delle poche industrie che funziona è quella turistica che sull'immagine dell'ambiente vive e si sviluppa, e un'altra delle poche industrie che hanno una qualche prospettiva di sviluppo positivo è quella dell'agroalimentare che basa tutto sulla esistenza di un ambiente disponibile, di un territorio disponibile, e su un'immagine di territorio sano ed incontaminato che deve trasmettere. Questa è soprattutto la peculiarità sulla base della quale noi poniamo le nostre speranze per il futuro.
Quindi prima questione: l'estensione dei gravami militari sul nostro territorio è eccessiva, noi abbiamo un peso che è sessanta volte più grande di quello che sopporta un altro cittadino italiano, fatte le debite proporzioni l'abbiamo sopportato per sessant'anni, è pensabile che noi riduciamo da sessanta volte a quaranta volte tanto, a trenta volte tanto, il peso del territori vincolati militarmente? Sì è pensabile e molto difficilmente realizzabile perché noi abbiamo come controparte un ambiente e un ambito, quello dei militari, che come sappiamo è molto, molto difficile da smuovere. Esiste un'altra questione, noi abbiamo dei compensi da parte dello Stato per questa, diciamo, dimostrazione di buona volontà, per partecipare all'azione di difesa nei confronti dei nostri fratelli italiani ed europei. Il compenso che ci dà il Governo è di 14 milioni ogni cinque anni, significa circa di 2 milioni e 800 mila euro all'anno. Ora noi stiamo parlando di 30 mila ettari vincolati, di 80 chilometri di coste e di un compenso che ha le dimensioni dell'esercizio finanziario di un ristorante sostanzialmente. È questo l'equilibrio attraverso il quale noi mettiamo i nostri sacrifici e ciò che lo Stato ci dà in cambio? A me sembra che le dimensioni siano davvero molto distanti, siano molto distanti! Tenete conto che il bilancio italiano in ambito di difesa è di circa 23 miliardi di euro all'anno e che ciò che ci dà, e quando ce lo dà, sono 2 milioni e 200 mila euro all'anno, equivale all' esercizio finanziario di un ristorante ben avviato o, parlando di un ristorante medio, possiamo fare tre ristoranti: uno a Capo Frasca, uno a Capo Teulada e uno a Quirra. Ora, l'accordo, anzi il preaccordo, che abbiamo raggiunto attraverso le interlocuzioni del nostro Presidente che in ogni caso è riuscito a grattare qualcosa dalla roccia, molti altri non hanno neanche grattato la roccia, è parzialmente soddisfacente, parzialmente soddisfacente! Faccio l'elenco di alcuni dei punti su cui abbiamo trovato un accordo: la cessione della Caserma Ederle che è sicuramente molto interessante, si tratta di una caserma che comunque già nel 2006 il Ministero aveva messo a nostra disposizione, esisteva una possibilità di cessione, è una cessione importante, ci sono però due punti critici intorno a questa caserma, uno è un vincolo: "alla previa realizzazione di idonee strutture ove riallocare attività e funzioni attualmente svolte con oneri non a carico della Difesa", cioè noi qualche compenso lo dobbiamo mettere in campo per ottenere la cessione di questo stabile. E l'altra è che nel crono programma che ci è stato allegato insieme allo schema di accordo, la cessione della Caserma Ederle non è presente, quindi mi piacerebbe conoscere dal nostro Presidente i dettagli su questa criticità. La sospensione dell'attività di fuoco estesa da due mesi a quattro mesi è una buon risultato, la cessione della spiaggia di Tramatzu, ricordo che non è la cessione della spiaggia è la cessione di un ambito di territorio vicino alla spiaggia è anche esso simbolicamente un risultato positivo, ma ricordiamo che di fronte a 30 mila ettari vincolati noi abbiamo la cessione forse di un ettaro, di due ettari. Non è molto ma simbolicamente è un buon risultato, così come la cessione della spiaggia che viene definita "sabbie bianche" io la definirei meglio Is Arenas, come definirei meglio malloreddus piuttosto che gnocchetti sardi. Il SIAT che è stato così ampiamente sostenuto verrà realizzato da una società, la Vitrociset che ha sede a Roma e che ha sostanzialmente dei dipendenti che non sono sardi, alcune delle opere saranno affidate dai sardi e sono delle opere insomma secondarie rispetto a quelle più importanti. Ciò che mi preme dire però è sulla realizzazione di questo piano, questo piano, anzi tornando indietro tutte le interlocuzioni avute anche dal nostro Presidente con la Commissione, io ricordo per esempio la mozione di Giampiero Scanu, la prospettiva era quella di concentrare l'attività da Capo Frasca e da Capo Teulada alla area vincolata di Quirra, se noi decidiamo di realizzare il Siat a Capo Teulada stiamo praticamente eliminando la possibilità che si dismetta quest'area. La verità è che non c'è neanche in questo accordo una prospettiva chiara di riduzione della perimetrazione. Però, insomma non è un passo in quella direzione, niente in contrario, sul fatto che si realizzano delle strutture per cui la battaglia sia una battaglia simulata, piuttosto che una battaglia svolta con proiettili che esplodono, è un passo avanti ma insomma è una tendenza che è già in atto nel mondo, non è una conquista esclusiva della Sardegna.
Ora, io sono stato molto combattuto però dirò al nostro Presidente che io voterò a favore di questa mozione, con due richieste chiare però: la prima è che questo non sia un accordo conclusivo che definisca la fine di un percorso, ma che noi facciamo riferimento solo all'inizio, all'inizio di una strada del quale abbiamo per ora visto solo il cancello, non abbiamo neanche compiuto i primi passi, e quindi ci sarà bisogno di molta volontà, ci sarà bisogno di incontrare il Governo altre volte sulle questioni strettamente militari e ci sarà bisogno di incontrarli in altri ambiti in cui si parlerà, anche, di questioni nelle quali il nostro sacrificio in ambito militare deve avere il suo peso; la seconda richiesta che io gli faccio è quella di produrre, e si può fare subito perché ci sono le possibilità anche in questa finanziaria, uno studio, di affidare a un soggetto internazionale, di riconosciuto prestigio, la realizzazione di uno studio in cui si definiscano numericamente quelli che sono gli impatti dei gravami militari e dei vincoli territoriali che subisce la Sardegna sulla crescita economica…
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Io non mi vorrei iscrivere al grande elenco dei colleghi che sono a favore o contrari, soddisfatti o insoddisfatti, non c'è oggi una questione che riguarda la semplice apertura di un confronto tra Stato e Regione, su un tema importante, è il confronto più importante che si potesse sottoscrivere alla luce di questioni che vengono richiamate, rilanciate annualmente, non fosse altro perché il 60 per cento del totale nazionale delle servitù militari discende proprio da questa terra che, piaccia o non piaccia, ai benpensanti o a quelli distratti, è terra sicuramente votata al mantenimento dell'ambiente e soprattutto a un fatto economico irrinunciabile, ovvero ad un'economia turistica che ritengo debba essere centrale in ogni politica, di qualunque appartenenza operativa, di qualunque Giunta regionale, e che invece spesso viene derubricata a questioni da poco. E quindi nel leggere quel protocollo d'intesa, certo fa piacere, cito il caso di una perla a valenza mondiale, del paradiso fatto in terra, che si chiama per esempio Porto Tramatzu, un luogo meraviglioso, un mare fra i più cristallini al mondo, un luogo che però, ahi noi, non può avere quella funzione importante, sotto il profilo di una concessione locale, che permetta uno sviluppo serio di carattere economico, a valenza, naturalmente non solo territoriale e di quelle amministrazioni che ne hanno per fortuna il possesso, ma a valore per tutti quei cittadini sardi innanzitutto, ma del resto del mondo, che possono toccare con mano il paradiso terrestre a due passi da casa e invece è inevitabilmente sbarrato. E quindi anche altre iniziative, altre funzioni che riguardano questo tipo di protocollo d'intesa, sottoscritto dal presidente Pigliaru, ha alcuni aspetti che permette, quantomeno episodicamente e quantomeno stagionalmente, che peraltro Presidente fa a pugni con l'idea e la volontà di dover destagionalizzare invece ancora una volta, una beffa, in cui la Regione sottoscrive un accordo in cui mette i suoi perimetri temporali, e già questo non andrebbe bene. Ma c'è un lato positivo, perché quantomeno viene immesso in un circuito positivo, un circuito di valore economico, ripeto, oltre che quello ambientale. Ma le grandi contraddizioni però non sono solo sull'aspetto che riguarda Porto Tramatzu, le grandi contraddizioni sono per il fatto che si ritorna a sottoscrivere un protocollo d'intesa che, guarda caso, non è altro che lo specchio di cose peraltro scritte in modo ben più approfondito, cito il 1997. Ma non lo cito a caso, lo cito perché ancora oggi, giustamente e sono d'accordo, si ritorna su uno dei temi che è stato già oggetto di sottoscrizione appunto nel lontano 1997, questione, a me e ai nuoresi presenti in Aula, cara caserma di Pratosardo. Discende addirittura a vent'anni fa la sottoscrizione di quell'accordo che obbligava, in un rapporto Stato-Regione stretto, si diceva allora, all'apertura di una caserma che concedesse la caserma Loi, la vecchia caserma di viale Sardegna, in cambio con l'Amministrazione comunale, che però trova il finanziamento non nel 1998-99-2000, ma nel 2005, come sempre accade in Sardegna, o comunque nella nostra nazione, si rimanda, si rilancia e oggi nel 2017 parliamo di una chiusura dei lavori, che tra l'altro è stata operata nel dicembre 2016, e ancora quindi le date che si inseguono, un calendario beffa che racconta come questa Italia funziona e, ahi noi, dobbiamo anche dire come funziona la stessa Regione Sardegna. Quindi in modo che praticamente potrebbe essere chiamato a quello dello scartamento ridotto delle nostre malandate ferrovie, la cura del ferro qualcuno l'ha voluta chiamare, la cura del ferro è anche questa una specie di incudine legata all'operatività amministrativa, burocratica che rallenta e trova oggi addirittura luce nell'essere richiamata e venire richiamata, dopo che vent'anni fa era già stato sottoscritto un accordo e che oggi avrebbe già dovuto vedere in pompa magna, l'ingresso preceduto da fanfare e da tutte le autorità territoriali, regionali e nazionali per accompagnare quel pezzo orgoglioso della bandiera della Brigata Sassari, che entrava finalmente lì dentro con quei suoi 300 soldati che avrebbero dovuto rappresentare un cesello importante in un territorio alla fame, angusto, sofferente che vede solamente il buio, il nero più terribile sotto il profilo socio-economico. E quindi oggi beffardamente viene messa all'interno di questo accordo. Ma va bene anche questo, non mi fermo proprio sui temi e sulle specificità che sono richiamate punto per punto anche se la gran parte di queste fanno parte di consuetudini già richiamate in quegli accordi di programma del 1997, alcuni che ritornano quindi ad epoche ben lontane di questo stesso Consiglio regionale, ma che hanno ricevuto una lustratina, una mini-lucidatura, rimesse nella disponibilità del territorio con richiami che da alcune parti della maggioranza sono state salutate con ossequio e benemerenza, benevolenza, con tutta un'attenzione che davvero io ritengo sia sicuramente fuori luogo.
Tutto va bene quando si costruisce qualcosa per il territorio e per la nostra gente, tutto va ancora meglio quando è costruito per la povera gente, per i poveri territori, quelli che abbiamo detto sono in sofferenza e quindi noi abbiamo inteso, con un ordine del giorno, cercare di perfezionare e migliorare, sottoponendolo anche all'attenzione dei colleghi della maggioranza, perché si perfezionasse un percorso dove vanno bene tutti gli accordi di programma, sottoscrizioni, i protocolli d'intesa e chi più ne ha più ne metta, purché si mandino naturalmente avanti e purché abbiano la sensibilità, la buona creanza che è quella della condivisione e dell'ascolto. Non crediate colleghi della maggioranza che tutta la scienza e l'onniscienza sia esclusiva valenza di chi siede su quella parte dell'emiciclo, mi pare che anche da questa parte ci siano ragionevoli condizioni perché possano essere ascoltate, valutate, soppesate e soprattutto votate positivamente.
Concludo con un breve richiamo che abbiamo voluto fare nell'ordine del giorno, fra l'altro salutato, nel momento in cui il movimento dei Riformatori ha voluto presentare una proposta di legge poco tempo fa in cui ha parlato anche di riutilizzo a fini turistico- culturali di tutta una serie di beni militari dismessi e inutilizzati…. E' un passaggio ineludibile, perché racconta una memoria che viene dai tempi terribili e nefasti delle guerre, luoghi e oggetti che sono il simbolo, da un lato della sofferenza, della preoccupazione, dell'offesa e della morte nei nostri territori per la nostra gente e contro alla nostra gente, dall'altro invece lo Stato che si allontana, che abbandona importantissimi luoghi che hanno decretato la terribile valenza della guerra, e che sono rimasti lì, come simboli di cemento e ferro abbandonati in luoghi meravigliosi, ancora una volta un ambiente spettacolare, il paradiso fatto in territorio sardo, mi riferisco ai bunker, ai capisaldi, alle casematte, luoghi della cultura militare che oggi potrebbero essere tranquillamente rimessi nella disponibilità di ogni amministrazione comunale, che li potrebbe concedere nella disponibilità di tante piccole società, di tanti giovani. Vale un numero, 550 bunker meravigliosamente mimetizzati fra rocce e anfratti a pochi passi dal mare, magari nella vicinanza di luoghi già di cultura turistica, e che potrebbero essere semplicemente rimessi nella disponibilità. E allora vedete quanto quel protocollo d'intesa è fallace, quanto dimentica tante cose che si potrebbero fare molto bene, si è dimenticato per esempio che la nostra costa, soprattutto quella sud e nord occidentale, è costellata e punteggiata di questi luoghi simbolo di quei terribili periodi prebellici del 1943. E allora qui le abbiamo chiesto semplicemente, Presidente, che, come è già stato salutato positivamente dall'Assessore all'urbanistica quando i Riformatori presentarono in conferenza stampa quel tipo di proposta, io credo che meriti un'attenzione specifica, per dimostrare che anche un manufatto militare, ove vi è intelligenza politica, attenzione e soprattutto capacità di ascolto, può rappresentare anche un punto di svolta, un rilancio, una rinascita territoriale anche economica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gennaro Fuoco. Non è presente in aula, quindi decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Gianfranco Congiu. Ne ha facoltà.
CONGIU GIANFRANCO (Partito dei Sardi). E' curioso che a questo punto del dibattito nessuno degli intervenuti abbia pronunciato l'unica parola che da oltre quarant'anni, quando si parla di servitù militari, ha titolo e cittadinanza, la parola colonizzazione; è curioso che a questo punto del dibattito nessuno abbia sentito il dovere di richiamare quella che nella primavera del '56 è stata la più grande operazione di colonizzazione postbellica effettuata su un territorio; è curioso che a questo punto del dibattito nessuno abbia incarnato quella protesta sociale, quel pathos che qui in Sardegna, quando si parla di servitù militari, noi tutti ci portiamo appresso. Perché se è vero che possiamo dividere la popolazione tra militaristi e antimilitaristi, non so con quali percentuali, ma certamente, sottoponendo ad un quesito referendario il fatto che su questo tema noi si abbia titolo oppure no per decidere, beh, io penso che la risposta sarebbe monolitica: noi dobbiamo avere la capacità di incidere, noi non vogliamo più essere colonia. La colonizzazione della Sardegna per mano del Ministero della difesa oggi ci presenta il conto di una situazione che ha dell'assurdo: il 60 per cento della presenza militare italiana è qua, il resto è un 30 per cento nel Friuli e uno zero virgola in altri piccoli agglomerati regionali. E oggi veniamo chiamati ad un giudizio sulla accettabilità di uno schema di protocollo d'intesa, è chiaro che nell'approccio ad un giudizio nel merito delle cose che leggiamo e che abbiamo letto nel protocollo ci portiamo appresso il nostro corredo emotivo, ci portiamo appresso la sensazione di essere una colonia e di non volerlo più essere, ed è chiaro che ogni occasione per discutere di servitù militari o di colonizzazione militare è vissuta dal popolo sardo con una speranza di svolta. E allora la domanda è: valutiamo l'intesa sulla base di ciò che serve alla Sardegna. E allora non posso che iniziare col dire che non serve un'intesa per il coordinamento delle attività militari presenti nel territorio della regione, perché è questo il titolo dell'atto formale, è un coordinamento delle attività militari. Io non voglio più essere colonia, è cosa diversa dal coordinamento delle forze armate presenti nel nostro territorio!
C'è una storia che va conosciuta in Sardegna di pulsioni politiche, c'è una storia che va conosciuta di tensioni che hanno attraversato tutti i partiti che da quarant'anni si sono occupati di questo tema; ci sono Presidenti che hanno fatto dei passi significativi, altri meno significativi, qualcuno non ne ha fatto per nulla, il nostro Presidente oggi fa un passo, lo fa nel 2014 rifiutando, dice lui battendo i pugni, ed è vero, rifiutando, e oggi proponendo un modello di intesa. Questo modello d'intesa lo dobbiamo valutare sulla base del nostro corredo emotivo, sulla base del nostro sentire politico, ma nella consapevolezza che non siamo oggi all'anno zero, oggi noi siamo in una fase in cui dobbiamo necessariamente ricevere dal passato quello che di buono ci ha tramandato, anche sotto il profilo degli accordi precedenti, sotto il profilo di quelle pillole di trattativa che in un sistema coloniale siamo riusciti a strappare. Chi è colonizzato non ha voce in capitolo, e mi pare che noi siamo in questa situazione, ma quando si riesce a strappare un accordo, un protocollo, un'intesa, una norma, quando si fanno due Commissioni parlamentari nazionali che concludono con l'esistenza di un alto profilo di rischio epidemiologico derivante dall'uso di inquinanti, quando vi sono atti formali che segnano un cammino verso una smilitarizzazione, inseriamoci in questi processi senza pensare che oggi si sia l'anno zero. Dico questo perché scorrendo l'intesa vedo che vi sono delle norme, qualcuno si è già intrattenuto, vi sono delle norme che rappresentano un po' il punto di arrivo di battaglie già fatte. Io vado in ordine seguendo l'articolato, all'articolo numero 2 vi sono una serie di azioni specifiche, per esempio la prima è la sospensione delle attività a fuoco. Noi inseriamo nell'accordo, ad esempio, il fatto che dal 1° giugno al 30 settembre vi sia il blocco delle attività, però anche il Presidente stamattina nella sua esposizione ha detto che il ministro Pinotti già dal 2014 ha accolto la richiesta, e allora io mi chiedo per quale motivo oggi viene inserita nel protocollo: se non viene inserita significa che viene vanificata? Quindi, tutto ciò che non viene caricato su questa intesa è rinunciato o escluso? Non l'ho capito.
Cessione di Porto Tramatzu, che è un po' la parte romantica della vicenda. Beh, la norma recita esattamente questo: la cessione della spiaggia di Porto Tramatzu, e relative pertinenze, garantendo comunque le attività in poligono e prevedendo convenzioni di uso, includendo anche clausole di protezione sociale per il personale della Difesa appartenenti alle fasce di reddito più basse. Non dice la norma cessione a titolo definitivo, dice restituisco, dice cedo, anzi non restituisco, ma continuo a fare quello che ho sempre fatto. Diciamo che utilizzare questa norma come paradigmatica di un riequilibrio della presenza militare forse è una forzatura; spiagge bianche la stessa cosa, Caserma Ederle idem, concessione dell'uso temporaneo di spiaggia Murtas, Capo San Lorenzo è già attiva da anni, sulle bonifiche ha già parlato l'onorevole Cherchi, diciamo che nei rapporti con il Ministero noi ci portiamo appresso quelle pillole di accordi raggiunti nel passato ma che segnano, oltre alla colonizzazione militare, segnano anche un clamoroso inadempimento del Ministero della difesa rispetto a tutti i punti che abbiamo conseguito fino ad oggi. Il Ministero della difesa è inadempiente rispetto a tantissimi accordi, ad esempio quello del 2008, che doveva essere attuato entro tre anni, nel 2011 fu prorogato per altri 2, e non capiamo perché oggi debba essere nuovamente considerato oggetto di accordo, quando nell'accordo precedente erano stati individuati i beni negli allegati A B e C. Nell'allegato B erano stati individuati i beni immediatamente dismissibili, nell'allegato C erano stati individuati i beni dismissibili previa riallocazione e via discorrendo. Perché oggi richiamiamo l'operatività dell'articolo 8 solo ed esclusivamente con riferimento però alla attività di dismissione? L'accordo del 2008 se proprio lo dobbiamo richiamare conteneva tutta una serie di norme, che sono veramente importanti e penso patrimonio di tutti noi, ricordo l'articolo 5 dell'Accordo 2008 che traccia quella che viene definita la responsabilità per l'inadempimento; dice esattamente: le parti - e le parti sono Ministero Difesa, Regione Sardegna, Agenzia del demanio - le parti si impegnano ad adempiere al presente accordo secondo buona fede volendo altrimenti rispondere per danni. Ed ancora l'articolo 6…
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Michele Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Sì grazie Presidente, avere coscienza della necessità di un'efficiente difesa nazionale, cosa di cui oggi più che mai dobbiamo essere consapevoli, non ci ha mai impedito di essere sempre e senza tentennamenti su posizioni assolutamente favorevoli a una drastica riduzione delle servitù militari, delle aree soggette a servitù e al demanio militare in Sardegna. Perché è un peso insostenibile, lo avete detto tutti, è una battaglia che sta andando avanti da anni e di questo oggi stiamo parlando. Perché il mondo non si divide in militaristi e antimilitaristi, quelle sono le frange estreme, in mezzo c'è una parte enorme della società che ritiene che la difesa nazionale sia preminente rispetto a tante altre cose, ma che la difesa nazionale debba utilizzare i mezzi, le aree che sono strettamente necessarie all'abbisogna. Posizione che è stata richiamata molto bene dal collega Crisponi e che non voglio ripetere, ed ecco perché la proposta di legge che lui ha brillantemente definito (bill and bunker) riteniamo debba essere tenuta nella massima considerazione, nella prospettiva di una utilizzazione a fini economici dei beni la cui origine era tutt'altra, ma che sono in grado di attrarre un tipo di turismo che non cerca altro, e che noi stentiamo ad acchiappare. Al presidente Pigliaru vorrei dire questo, che l'enfasi con cui ha presentato il documento, rispetto ai risultati che lui dà per acquisiti, ci faceva immaginare che nel documento ci fossero scritte ben altre cose e invece abbiamo trovato un documento estremamente generico, con un crono programma, che come qualche collega ha osservato non è nemmeno assistito da una, chiamiamolo apparato sanzionatorio, tale da far capire cosa succede se una delle due parti non ottempera a quello che deve fare, per cui è perfettamente ipotizzabile che il tempo fugga, che non si faccia nulla e che noi qui fra due anni ci troviamo daccapo a dodici con la medesima situazione di adesso. Però, presidente Pigliaru, vorrei che fosse chiaro che noi non sottovalutiamo né il suo impegno e nemmeno sottovalutiamo la difficoltà di trattare con un Ministero della difesa che ha sempre caratterizzato il suo atteggiamento con una chiusura pregiudiziale. E in tutto il testo della bozza si avverte questa resistenza ad assumere impegni veri, c'è una resistenza fortissima, tutto il testo è estremamente sfumato, non si colgono impegni precisi, perché tutto è rimandato ad atti successivi, eppure ci sono anche delle cose positive che noi vogliamo sottolineare come per esempio l'utilizzo delle strutture militari per ricerca, studio e sperimentazione, che noi valutiamo in maniera estremamente positiva. Perché, e condividiamo anche l'approccio non ideologico al tema, fino adesso era, fino a ieri era un tabù persino parlarne di questo, era un tabù persino ipotizzare forme di collaborazione tra l'Università, la Vitrociset e il Ministero della difesa a fini della ricerca, così come naturalmente valutiamo positivamente il programma SIAT e le ricerche per lo sviluppo della cyber security e della cyber defence, argomenti estremamente attuali come dimostrano anche gli accadimenti di queste ultime ore.
Presidente, però io vorrei attirare la sua attenzione su un tema specifico sul quale la prego di darmi, di dare a quest'Aula, chiedo scusa, delle risposte. Un tema che lei ha accennato nella sua relazione introduttiva ed è il tema delle spettanze dei Comuni che sono oberati da servitù militari, ne ha parlato anche la collega Rossella Pinna. Questi Comuni stanno aspettando da 8 anni che lo Stato adempia, cioè non è che ci sia da negoziare o da discutere su queste cose qui, c'è una legge che stabilisce determinate cose, lo Stato è inadempiente, il ministro Pinotti, rispondendo a una interrogazione dell'onorevole Capelli, il 6 dicembre ha detto che queste somme sono perente, e ha detto anche che le Regioni interessate debbono, per recuperare queste somme, devono fare domanda, una richiesta, cito testualmente: le Regioni debbono fare la richiesta nei modi e nelle forme previste dalla vigente normativa. Ora si tratta di sapere questo, Presidente, la Regione ha fatto questa richiesta o no. Lo Stato vuole continuare a resistere sul pagamento di somme che sono dovute e il cui ritardo, Presidente, ha messo nei guai le Amministrazioni, perché alcune di queste Amministrazioni avevano iscritto a bilancio queste somme e in un contesto in cui anche i comuni sono soggetti a fare al bilancio armonizzato questo ha creato problemi inimmaginabili, sta creando ai comuni problemi inimmaginabili, col rischio anche di portarli fino al dissesto finanziario alcuni di essi. Io faccio qualche cifra perché i colleghi devono sapere di cosa stiamo parlando, perché il Comune di Arbus aspetta di avere 1 milione e 300 mila euro, il Comune di Decimomannu 600 mila euro, il Comune di La Maddalena 2 milioni e 400 mila euro, 3 milioni il Comune di Teulada, 1 milione e 300 il Comune di Villasor. Stiamo parlando di somme che forse possono essere piccole per il Consiglio regionale che si appresta a discutere una legge di stabilità di 7 miliardi e 700 milioni di euro, ma che per un comune fanno la differenza, fanno la differenza tra politiche di sviluppo e di servizi a favore della cittadinanza e politiche invece di negazione di servizi, fanno la differenza rispetto ad una politica fiscale di un certo tipo piuttosto che di un'altra che può fare un comune, e comunque è immorale che lo Stato per primo violi le leggi che si è dato. Per cui, io anticipo ai colleghi che chiederò una integrazione ai due ordini del giorno che sono stati presentati perché si impegni il Presidente della Regione a chiedere precise garanzie in questo senso al Governo per il pagamento di queste… io lo so che lei l'ha già fatto, Presidente, lo so, però sa perché mi sono allarmato? Perché leggo nella bozza un impegno che le parti convengono a verificare la copertura economico-finanziaria per il tempestivo soddisfacimento delle esigenze connesse alla liquidazione dei contributi per le servitù. Ma noi dobbiamo verificare a distanza di otto anni se c'è la copertura economico-finanziaria? Presidente, io credo che sia inaccettabile, che sia inaccettabile per lei prima che per tutti gli altri, però ci dica qual è lo stato dell'arte perché questo Consiglio deve pronunciarsi chiaramente su questo, grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Sardegna). Ogni volta che si apre il dibattito sulle servitù militari si genera una sorta di contrapposizione per cui si sta da una parte o dall'altra della barricata. Io vorrei uscire da questa logica e cerco di uscirne dicendo che, benché abbia posizioni abbastanza note ai colleghi e anche alla comunità sarda che ci segue su questi temi, non ho mai avuto la capacità di riconoscermi né tra i militaristi né tra gli antimilitaristi, penso che partire da queste posizioni sia l'errore più grosso che possiamo compiere, soprattutto il danno più grosso che possiamo arrecare ai sardi e alla nostra isola. Dobbiamo cercare di ragionare sfuggendo da una lettura ideologica, rinunciando ad una lettura ideologica nel dover difendere l'una o l'altra parte, perché se dovessimo scadere su queste posizioni faremmo un torto prima di tutto a noi stessi. Io non so se, come ha detto qualcuno, questo possa essere un documento storico, un momento storico, un protocollo che trasforma i rapporti tra la Sardegna e i militari, e lo Stato, e la Difesa. So che ha un pregio questo documento, che ha un approccio non ideologico, ed è la prima volta, Presidente, riconosco che in questo documento c'è un approccio non ideologico, e proprio in nome di questo approccio non ideologico io vorrei fare anche alcune importanti osservazioni. Perché se è vero che la nostra Regione è la Regione che a livello nazionale cede di più in termini di servitù militari, o meglio di presenza militare, che è un altro concetto rispetto alle servitù, dobbiamo anche riconoscere, dobbiamo ricordarcelo, che la superficie occupata è l'1,5 della superficie sarda, lo 0,04 delle coste sarde, e su questo dovremmo un po' ragionare, e dovremmo anche avere il coraggio di dire che alcune di queste zone che oggi noi citiamo e diciamo che sono le zone di maggior pregio dell'isola sono rimaste così perché c'era la presenza dei militari, perché se no oggi in quelle zone, probabilmente, avremmo conosciuto alcuni scempi che conosciamo in altre zone della Sardegna, e ci lamenteremmo per questo, non riconosceremmo quel paesaggio tipico dei nostri territori, e questo è il primo punto che volevo ricordare. Il secondo è che quando si parla di salute io sono assolutamente d'accordo sul fatto che bisogna valutare la salute delle forze armate, che bisogna valutare la salute delle popolazioni, soprattutto di chi risiede intorno ai poligoni, ma dobbiamo anche avere il coraggio di dire che i dati che oggi noi abbiamo ci dicono che chi risiede intorno ai poligoni sta meglio di chi risiede intorno ai principali siti industriali di quest'isola. Noi ci preoccupiamo regolarmente della salute delle persone, dei sardi che vivono intorno ai poligoni, ma ci dimentichiamo sempre di chi vive intorno ai principali siti industriali. Un altro aspetto che vorrei sottolineare e che dico è che io sono tra coloro che sostiene che la presenza militare in Sardegna, soprattutto la presenza dei poligoni, l'estensione dei poligoni, possa essere ridotta, riconosco che questa è una cosa che noi possiamo fare, e questo documento probabilmente, questo protocollo, oggi ci può aiutare a farlo. Perché, badate, il mondo della difesa è in questi ultimi anni profondamente cambiato, e noi forse non ci stiamo rendendo conto di quello che succede, e ci stiamo dimenticando di quello che è successo tradizionalmente nel mondo della difesa. La parte più interessante di questo documento, Presidente, è quella che fa riferimento allo sviluppo dei programmi di studio, ricerca e sperimentazione tecnologico-industriale, possibili attività duali di comune interesse tra il Ministero della difesa, gli altri dicasteri, la Regione, la cyber defence, la cyber security e modeling and simulation. Questa è la parte più interessante, la parte sulla quale noi dovremmo lavorare di più, tutti assieme, perché è quella parte che ci può consentire di ridurre la presenza e l'estensione dei poligoni, e se noi non siamo in grado di comprendere questo punto oggi, facciamo un torto alla Sardegna e ai sardi, badate, non ai militari, probabilmente anche ai militari, ma prima di tutto facciamo un torto a noi stessi. Se devo fare un appunto, signor Presidente, è che a questi ragionamenti arriviamo solo oggi, perché probabilmente li avremmo potuti fare prima, anche con la Difesa, perché su questi temi la Difesa è assolutamente pronta a ragionare, è assolutamente pronto a ragione lo Stato e potremmo ottenerne dei benefici tutti, che non sono semplicemente quelli dei 15, 20, 30 ingegneri che magari verranno impegnati se verranno assunti, se si farà il SIAT, ma sono la possibilità di sviluppare un intero settore industriale, sono la possibilità di fare dell'isola una piattaforma industriale nel campo della ricerca, perché è questo lo scenario che noi abbiamo davanti, l'opportunità che possiamo decidere di cogliere o di non cogliere, è questa la realtà che oggi noi abbiamo di fronte ai nostri occhi, e sarebbe una follia rinunciarvi, perché avremmo la possibilità di generare occupazione di livello, di sviluppare tutta una serie di attività insieme all'università, insieme alle altre imprese che lavorano nel settore della ricerca e della difesa, ricordandoci che gran parte delle cose che noi oggi utilizziamo quotidianamente, che ci permettono di essere in contatto con il mondo sono frutto della ricerca militare, perché è soprattutto lì che si è sviluppata la ricerca tecnologica, che ci permette oggi di vivere in un certo modo, e se noi questo non lo capiamo e se non candidiamo la Sardegna a una delle regioni che può sviluppare questo settore industriale e contestualmente ridurre la presenza dell'ettaraggio, come è stato detto, militare, che oggi occupa sul territorio sardo, noi stiamo facendo un errore. Sicuramente è un primo passo, Presidente, non possiamo pensare che questo sia ovviamente il raggiungimento di una situazione definitiva, anche perché l'accordo e il protocollo rimanda a successivi accordi che sono tutti da scrivere ancora. E su questo vorrei fare alcuni ragionamenti che sono presenti anche nell'ordine del giorno che abbiamo presentato. La prima cosa è che non si può assolutamente prescindere dall'idea che quelle zone che sono state in questi anni oggetto di esercitazioni a fuoco debbono essere assolutamente bonificate, e non possiamo pensare che debbano essere bonificate solo con i soldi dei sardi, dobbiamo ragionare con il Governo, con lo Stato e far sì che ci sia una bonifica a carico dello Stato, e far sì che ci sia una bonifica a carico dello Stato. La seconda cosa che voglio far presente, una cosa che mi sta particolarmente a cuore, è quella della necessità di riportare in Sardegna i centri di arruolamento. Oggi ci sono tanti cittadini sardi che vedono nella carriera militare un'opportunità di lavoro, e spesso vengono dalle famiglie più umili, da quelle con minori risorse economiche, e alcuni di questi devono rinunciare a questa possibilità perché non hanno molto spesso le risorse per poter fare i tre viaggi a Foligno, piuttosto che a Cesano, piuttosto che in altre zone d'Italia, per poter sostenere tutto l'iter che può portare all'arruolamento; questo è un impegno che dobbiamo prendere con i nostri concittadini, e dargli la possibilità di poter svolgere qua le visite e le selezioni. Altro tema: le risorse per i Comuni. È stato citato da più colleghi, ultimo l'onorevole Cossa, non possiamo assolutamente accettare non solo che ci sia un ritardo nell'erogazione dei contributi e degli indennizzi, non possiamo assolutamente accettare che questi indennizzi siano in quantità così esigua, perché l'utilizzo del territorio merita una ricompensa maggiore, e non possiamo nemmeno accettare che molto spesso questi indennizzi non possano essere spesi, perché prima finivano sotto le grinfie del Patto di stabilità, oggi magari finiscono sotto le grinfie dell'avanzo di amministrazione. Altra cosa Presidente che io dico è che dobbiamo incominciare a svolgere correttamente il nostro ruolo di Regione, perché continuare a chiedere ai militari di dismettere pezzi di territorio, immobili e quant'altro, trova sicuramente la mia condivisione, ma voglio ricordare a tutta l'Aula che noi oggi abbiamo in possesso già della Regione importanti ex immobili e zone un tempo sotto il controllo militare che non vengono utilizzate a dovere, nella sola Città di Cagliari ci sono decine di questi casi, anche negli ultimi anni sono stati occupati alcuni immobili, è uno scandalo l'utilizzo dell'alloggio ufficiali che c'è a Calamosca davanti alla Ederle, è uno scandalo anche l'utilizzo dell'ex Caserma di Monte Urpinu dell'Aeronautica, perché non può rimanere un solo ricovero per gli archivi e il materiale della Regione che non viene utilizzato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pierfranco Zanchetta. Ne ha facoltà.
ZANCHETTA PIERFRANCO (Cristiano Popolari Socialisti.). Grazie, Presidente. Mah, io ho una certa età e sono stato testimone come cronista delle vicende che hanno impegnato il Presidente Melis con l'allora Presidente, ma Ministro in quell'occasione della Difesa Giovanni Spadolini, proprio su questioni che riguardavano anche il mio territorio, e ho vissuto poi anche politicamente, in qualità di Assessore all'ambiente della provincia di Olbia-Tempio, le vicende più recenti del 2008, che hanno portato grandi benefici con il Presidente Soru che ha fatto valere l'articolo 14 dello Statuto regionale con le dismissioni, un patrimonio straordinario del quale non abbiamo potuto beneficiare fino in fondo perché sono legati a vicende che ci richiamano la "cricca", ma questo è un altro capitolo, che magari riprendiamo e tocchiamo dopo. Oggi, però, siamo ad un nuovo capitolo importante, la metafora straordinaria e suggestiva che ha fatto l'onorevole Paolo Zedda del poeta che non trova terreno e graffia la roccia, io la mutuo dicendo che il Presidente Pigliaru è stato come la goccia nella roccia, e man mano quella goccia sta penetrando e ci porta oggi certamente ad avere, come dire, un accordo non ottimale, non è certo, così come lo è stato definito, storico, ma fondamentale ed importante come punto di partenza per avviare una seria e continua trattativa, che ci vede gradatamente ottenere il riconoscimento sia nella riduzione del peso, che non è numerico, badate bene, attenzione, qualcuno ha detto che abbiamo il più alto numero di militari in Sardegna, non è vero, abbiamo il più alto numero percentuale, il 60 per cento delle servitù nazionali ricadono sul territorio della Sardegna, che è un'altra cosa, pesanti, pesantissime, ma il Presidente Pigliaru ha fatto un egregio lavoro, e io pubblicamente faccio il mio apprezzamento per il lavoro svolto dal Presidente, che non si è genuflesso, e non c'era bisogno di scomodare il genio di Totò, perché noi non stiamo acquistando nessuna patacca, stiamo lavorando per ottenere risultati importanti e fondamentali. Ho ricordato tre tappe: quella del Presidente Melis, il 2008, e oggi; sono tappe fondamentali dell'autonomia della Sardegna, che non ci vedono certamente raggiungere risultati ottimali, ma sui quali bisogna riconoscere che c'è stato l'impegno, e io posso dire che è stato duro, perché noi possiamo fidarci del Ministro, anzi, della Ministra Pinotti, ma non possiamo fidarci certamente dello Stato Maggiore, i militari tendono certamente a non concedere, e quando io dico che non bisogna fidarsi di loro, mi richiamo anche a quanto detto recentemente da chi è Presidente della Commissione sull'uranio impoverito, l'onorevole Gian Piero Scanu, perché è difficile, son partite difficili, quasi impossibili, ma noi stiamo arrivando a risultati importanti. Riequilibrare le servitù, la graduale dismissione, ma l'ottenimento sancito in un Protocollo d'intesa significa impegnare questo Governo, ma i Governi che seguiranno, ad avere attenzione sulla Sardegna per la partita delicata e importante così come quella delle servitù militari. La tutela ambientale, le spiagge libere per il turismo, la ricerca tecnologica, così come si vuol rappresentare e candidare appunto la Sardegna anche alla ricerca tecnologica in campo militare, credo che siano elementi importanti e di grande prospettiva.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO GANAU
(Segue ZANCHETTA PIERFRANCO.) È stato fatto un riferimento ai rimborsi che i Comuni devono avere, ed è stato fatto in maniera pressante, proprio perché credo che questo sia un tema che i Comuni hanno posto anche all'attenzione del Presidente, soprattutto per non avere impatto sui bilanci dei Comuni, che oggi attendono e non possano poi ritrovarsi il peso di trascinarsi dietro risorse che magari arrivano durante l'anno e non all'inizio dell'anno. Ecco, su questa delicata partita mi permetto di andare un po' forse controtendenza. Provengo da un territorio che storicamente nasce con la Marina militare italiana, e noi siamo in qualche modo forgiati anche per formazione con la Marina militare italiana, perché La Maddalena è stata la sede che ha visto fondare la Regia Marina, e di là nascere poi la Marina italiana, le medaglie d'oro della Marina italiana sono di La Maddalena prevalentemente, quindi stiamo parlando di un elemento che mi tocca particolarmente da vicino, nonostante io debba e comunque mantengo atteggiamenti critici, ma noi siamo stati anche un territorio che nel 1954 ha visto il primo insediamento turistico industriale della Sardegna, il famoso allora Village Magic diventato poi il Club Mediterranee, una convivenza senza problemi per una presenza della Marina italiana che formava, che dava occupazione, che formava scuole di alta specializzazione, noi abbiamo avuto anche momenti dove c'erano mille operai altamente specializzati, e vogliamo ritornare anche in qualche modo nella modernità che oggi dobbiamo rappresentare, così come è scritto nel Protocollo d'intesa, a dare una funzione a quella scuola di formazione che la Marina ha fatto lentamente regredire, che ha svuotato, per riavviare un percorso quando si parla di scuole sottufficiali della famosa Caserma Bastianini, aperta nel 1949, che ha visto passare moltissimi allievi, ma oggi è praticamente svuotata di funzioni, ci sono più ufficiali che truppa, più ufficiali che allievi. Noi dobbiamo impegnare la difesa a ritornare a dare una funzione importante a quel polo formativo, facendo ritornare gli allievi della Marina militare italiana a formarsi a La Maddalena e non a Taranto, perché qui la politica esercita un ruolo di pressione anche sullo stato maggiore e dobbiamo far sì che quella scuola, così come previsto nel protocollo d'intesa, Presidente, si apra al mondo esterno perché diventi un polo formativo importante anche per le nuove professioni legate al mare. Quello può diventare un grande polo formativo come Università del mare che può rappresentare un elemento di grande e straordinario richiamo in Sardegna per l'altissima formazione legata al mare. E' previsto nel protocollo ma dobbiamo impegnarci meglio perché si sente da diverso tempo parlare di questa apertura per il polo formativo, ma ancora la Marina non ha dato seguito a questi importanti ragionamenti. Un altro aspetto che mi permetto di sottolineare è quello della tutela ambientale nel deposito di Guardia del Moro. La tutela ambientale nel deposito di Guardia del Moro certamente potrebbe essere già affidata all'ente Parco nazionale ma il Ministero dell'ambiente soprattutto in quel territorio ha molte responsabilità. L'inserire questo aspetto è molto importante ma io vorrei richiamare, proprio perché abbiamo più forza nella capacità di incidere nelle nostre trattative, anche quanto accaduto nel 2008, basti pensare che la base americana per sommergibili a propulsione nucleare è andata via, ma gli americani, la US Navy ha certificato se stessa dicendo che era tutto a posto e la Marina italiana voleva farci accogliere quella documentazione di certificazione, di autocertificazione come buona, noi non l'abbiamo fatto come non lo abbiamo fatto come provincia, come Comune e non l'ha fatto neanche l'ARPA Sardegna. Anche questo è un aspetto da richiamare per responsabilità che sono in capo alla Marina militare e quindi al Ministero della difesa, così come qualcosa avrebbero potuto dirci anche sull'incidente occorso al sommergibile Hartford del 23 ottobre 2003. Rientra in un ragionamento che richiama la nostra forza contrattuale nei confronti del Governo, della difesa e del Ministero della difesa che hanno ancora nei nostri confronti molti debiti e il nostro credito sta salendo sempre…
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luca Pizzuto. Ne ha facoltà.
PIZZUTO LUCA (SDP). Io vorrei rivolgermi soprattutto all'area politica a cui appartengo che sta fuori da quest'Aula perché arrivo, provengo da un'area politica che pensa che se non c'è l'ottimo non ci può essere il buono e cioè se non si raggiunge il massimo risultato anche i risultati apparentemente minori non sono significativi. Questo è un grande errore che credo che la sinistra si porti appresso perché i grandi cambiamenti, la storia ci insegna, non arrivano con gli scossoni o con le rivoluzioni, ma arrivano con la pazienza costante del contadino che sa seminare e che sa aspettare che arrivino i frutti. Ecco perché la nostra posizione è di assoluto sostegno al Presidente se questo risultato viene collocato in un percorso perché se questo fosse il punto di arrivo, io non sarei d'accordo. Io sono un convinto non violento, un antimilitarista, ho la tessera del glorioso Movimento Nonviolento italiano fondato da Aldo Capitini sugli insegnamenti di Gandhi da quando ho quindici anni, riterrei un errore accettare un punto d'arrivo di questo tipo.
Ma non stiamo parlando di questo, stiamo parlando di un percorso politico che parte dal grande presidente Melis che mise in discussione l'egemonia militare in quest'Isola non solo materiale ma anche culturale e che è continuata con un'area politica che in questi sessant'anni ha cercato di strappare territorio ai militari e di trasformare la nostra Isola da portaerei del Mediterraneo a Isola di pace per cui ogni passo faticosamente costruito e realizzato in quella direzione non può che avere il nostro totale sostegno. E per questo mi voglio rivolgere alle persone di sinistra che sono fuori da quest'Aula che penseranno che tutto sommato liberare un po' di spiagge e qualche area militare non è un grande risultato. Dico a loro che non è così perché avere un Presidente che per tre anni apre un conflitto con i militari che non firma gli accordi e che fino all'ultimo minuto possibile cerca di strappare un accordo, è un risultato che la sinistra sarda deve poter rivendicare perché a fianco di quel Presidente ci siamo stati anche noi e dobbiamo avere il coraggio di dire che oltre a essere una battaglia in cui strappiamo dei risultati reali, strappiamo anche risultati simbolici, forti e profondi perché la liberazione di quelle spiagge, Porto Tramatzu, spiagge bianche, S'Enna e S'Arca, non sono luoghi così, sono luoghi di bellezza di cui la Sardegna è stata privata per decenni che ritornano a quelle comunità e che possono diventare attrattori di sviluppo e luoghi di bellezza. Questo è un risultato che non deve essere sottovalutato insieme a un altro risultato, finalmente osservatori indipendenti che controllano quello che c'è in quelle basi, finalmente qualcuno che mette mano e che verifica che cosa c'è e che cosa sta succedendo lì dentro. Oltre il fatto che si sancisce un principio che queste miserabili, squallide esercitazioni militari diminuiscono nell'isola, c'è una riduzione, non gli viene più consentito di fare tutto quello che vogliono. Questi sono risultati che non saranno ottimi, perché io voglio che non ci siano più quelle basi militari, ma che sono assolutamente buoni e che stanno dentro un percorso che noi dobbiamo avere il coraggio di rivendicare e di ritenere assolutamente nostro. E a questo noi chiediamo, ne abbiamo parlato in maggioranza, lo diciamo anche in quest'Aula, vorremmo che fosse affiancato una legge sulla pace che indichi una direzione precisa, la trasformazione della Sardegna da portaerei militare del Mediterraneo a Isola di pace e di non violenza, una legge che richiami in modo forte l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica e che metta nero su bianco azioni concrete di educazione alla pace, di riconversioni militari, di riconversioni ecologiche, di studi e di azioni concrete che possano mettere nelle condizioni di creare in Sardegna un'economia di pace e di trasformare la nostra Isola in un punto di congiunzione di culture e non di squallide e miserabili esercitazioni militari che inquinano, massacrano il nostro territorio e creano morte in altre parti del mondo. Noi chiediamo che possa essere fatta questa legge insieme a tutto il Consiglio regionale della Sardegna e che si possa istituire in Sardegna una giornata della pace e della non violenza intitolata a Elisa Nivola pedagogista sarda non violenta che insieme ad Aldo Capitini ha creato basi di educazione non violenta nella nostra isola e Pietro Pinna, originario sardo, primo obiettore di coscienza in Italia che ha aperto la messa in discussione culturale e materiale della leva militare obbligatoria. Perché riteniamo che debba essere valorizzato il percorso che la nostra maggioranza e la nostra area politica che si inserisce in un percorso storico più ampio debba sottolineare e mettere in campo mezzi concreti di educazione alla pace, di riconversione militare che possano creare le condizioni affinché si arrivi a quel risultato, il risultato di un'isola che non ha più bisogno di basi militari e che non ha più bisogno di quelle economie perché magari riusciamo a debellare, permettetemi, questo aspetto forse da sognatore, la guerra in questo pianeta che ci massacra, che ci umilia, che crea sofferenza in tutto il mondo. Perché il problema non è solo la base in sé, è la guerra che alimenta l'esistenza di quelle basi. Allora noi dobbiamo far sì che sia chiaro l'indirizzo che noi stiamo dando per il futuro, e questo va sottolineato con un'azione legislativa forte che metta le basi per un cambiamento radicale che costruiremo nel tempo e che porteremo avanti, perché questo risultato che noi oggi concretizziamo non è frutto solo del nostro lavoro, del lavoro del nostro Presidente, ma è anche il lavoro svolto da chi prima di noi ha iniziato questa battaglia dura, aspra, nei confronti di uomini potenti che giocano con la vita delle persone dall'altra parte del mondo. Allora l'ottimo non può essere nemico del buono, quest'accordo è un buon accordo, bisogna firmarlo prima che cambi il Governo, bisogna ringraziare a mio avviso tutti coloro che si sono impegnati, anche chi lavora nelle retrovie, e ringraziare soprattutto il Presidente che ha avuto il coraggio di iniziare una battaglia, una lotta dura e serrata con i militari in questa nazione, e che porta a casa comunque un risultato buono, che ha un valore. Perché io questa estate voglio poter andare al mare in quelle spiagge, voglio poter riprendere in mano i siti archeologici che ci hanno portato via, e voglio continuare quella battaglia culturale che crea condizioni per un cambiamento vero non solo in Sardegna, ma anche nel mondo e in Europa. Per cui a nostro avviso, Francesco, quest'accordo va firmato, va portato a casa, perché mettiamo un tassello, liberiamo territori, mettiamo in campo economie, mettiamo in campo osservatori in grado di dirci che cosa succede là dentro, e realizziamo un risultato concreto, vero, che chi ci dice che non è abbastanza non ha realizzato quando governava, perché la diminuzione delle servitù militari e la messa in discussione di questo sistema di morte lo abbiamo fatto noi nel corso dei decenni, la nostra area politica, non altri. Quindi io rivendico con orgoglio questo risultato e chiedo al Presidente di portarlo avanti e di firmare un accordo che ci dia la dignità di richiedere, di rivendicare, di continuare la lotta per un'isola di pace, e non violenza e morte. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az-La Base). Presidente, illustrissimo Presidente della Regione, naturalmente in tutti gli argomenti, ma ancor più in un argomento come questo credo che il punto di vista soggettivo di ciascuno prevalga su quelle che possono essere considerazioni di livello generale. Il Presidente Pigliaru immagino che non ipotizzasse una condivisione di un protocollo, come quello che ci state sottoponendo, da un partito indipendentista. Io appartengo a un partito il cui articolo 1 recita che il Partito Sardo d'Azione lavora ed esiste per l'indipendenza della Sardegna, siamo tutti sardisti con i piedi piantati per terra e sappiamo che se, per ipotesi, domani mattina avessimo la maggioranza dei seggi in questo Consiglio regionale non è che la settimana successiva la Sardegna è indipendente, è un traguardo che ci pone quindi, e che ci fa osservare le vicende della Sardegna da un punto di vista diverso. Lei ha il suo punto di vista e io ho il mio punto di vista, questi punti di vista si sono incontrati però il 17 giugno del 2014 quando abbiamo approvato all'unanimità l'ordine del giorno, e dove si sono incontrati? Si sono incontrati al primo punto, perché il primo punto impegnava la Giunta regionale a porre come primo obiettivo, nel quadro dei rapporti tra Stato e Regione, la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, assicurando il mantenimento dei livelli occupazionali esistenti. Sì, questo è il punto nel quale anche un partito indipendentista come il mio ha espresso un parere positivo, un voto favorevole, perché va nella giusta direzione: la dismissione e il mantenimento dei livelli occupazionali. Perché non siamo né militaristi, né antimilitaristi, noi pensiamo che la visione e la prospettiva della Sardegna sia diversa rispetto all'attuale, e che il 60 per cento delle servitù militari concentrate in Sardegna impediscano alla Sardegna di avere uno sviluppo diverso rispetto a quello fino a oggi avuto. Quindi non siamo certamente d'accordo con quello che è successo a La Maddalena, dove dall'oggi al domani un'isola, una realtà economica, si è trovata praticamente in braghe di tela, se posso usare un'espressione così colorita. Siamo per una graduale dismissione, come è scritto qua, siamo perché si costruiscano le alternative, siamo per stare a fianco dei Sindaci che difendono le basi, o meglio difendono il lavoro che le basi portano. E in un momento come l'attuale non siamo certamente disfattisti a tal punto da farci del male e dire basta con le basi, senza un'alternativa, però quella visione che questo punto primo dell'ordine del giorno poneva a tutto il Consiglio regionale, e al Presidente della Regione, era un punto nel quale chi è indipendentista e chi non lo è si trovava d'accordo. Per cui le ragioni politiche, come qualcuno ha detto, per votare contro dove stanno? Stanno nel primo capoverso della premessa, perché il primo capoverso della premessa dice: Il 18 e 19 giugno 2014 si è tenuta la seconda Conferenza nazionale delle servitù militari, in tale occasione il Ministro della difesa e il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna hanno concordato sulla necessità dell'avvio di un tavolo istituzionale di concertazione, finalizzato all'individuazione…" di cosa? della dismissione? No! "…finalizzato all'individuazione delle possibili misure di riduzione delle limitazioni derivanti dall'utilizzo del territorio". Questo è il de profundis di quel primo punto dell'ordine del giorno, perché praticamente, io leggo quello che c'è scritto Presidente, "riduzione delle limitazioni" non "dismissione graduale", questo impone una lettura, dal mio punto di vista, del protocollo che è all'esame del Consiglio del tutto negativa, perché tutto quello che viene dopo parte da una premessa sbagliata, parte da una premessa che non corrisponde a quello che era il primo punto dell'ordine del giorno, ripeto, votato all'unanimità. Poi si può dire, come giustamente ha osservato lei, meglio poco che niente, meglio l'uovo della gallina, il problema è che c'è la gallina che non ha ancora fatto l'uovo, perché qui non c'è ancora l'uovo, c'è un protocollo che, per entrare nel merito a proposito dei tempi, il 18 e 19 giugno 2014, Conferenza nazionale, 8 gennaio 2015 formalizzazione dell'avvio del tavolo di concertazione, tre anni dopo, oggi, stiamo scrivendo un protocollo di intenti, perché qui non è che si dice che ha attuato, si impegna ad attuare, "con il presente atto le parti intendono dare concreta attuazione alle attività del tavolo Difesa-Regione Sardegna istituito l'8 gennaio 2015", fra un mese sono praticamente tre anni, "a tal fine il Ministero della difesa si impegna", siamo ancora agli impegni. E siccome di protocolli col Governo italiano ne avete già firmato, e i risultati li conosciamo tutti, credo che questo protocollo sia un possibile ulteriore tradimento della fiducia che lei ha posto in questo Governo. Perché è vero, e io Presidente non nego e riconosco pubblicamente l'impegno che lei ci ha messo, dal suo punto di vista, nei limiti di una trattativa con uno Stato che comunque è uno Stato padrone, è uno Stato colonizzatore com'è stato detto, lei ha fatto se vogliamo anche dei miracoli, ma non è riuscito laddove il Consiglio invece aveva trovato la sua unità. Non posso ritrovarmi in questo protocollo, perché sarei incoerente rispetto alla posizione assunta nel 2014. Quindi io non vado oltre quelle che sono le considerazioni che poi, voglio dire, il Protocollo mette al sicuro anche la Difesa, perché laddove c'è la possibilità che possa scucire delle dei soldi, al punto 4 dell'articolo 2, "la cessione della Caserma Ederle, previa realizzazione di idonee strutture ove rilocare attività e funzioni attualmente ivi svolte, con oneri non a carico della Difesa", si mette bene al sicuro la Difesa. Io te la do ma ti arrangi, soldi non te ne metto! Dove ci sono soldi da mettere rinviamo ad ulteriori protocolli. Presidente, io non credo che in 24 mesi questo protocollo verrà attuato, ma non perché lei non ha lavorato bene, o perché lei non ha fatto di tutto per avere un protocollo da presentare, difendibile dal suo punto di vista, come è stato detto da qualcuno, ottimo come risultato. Io non lo considero ottimo, lo considero non coerente con il punto che le ho citato nell'ordine del giorno numero 2014 e credo sia un ulteriore smacco alla Regione Sardegna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Grazie Presidente, quando nel 2014 il Consiglio regionale approvò un ordine del giorno sul tema delle servitù militari, dando mandato al Presidente Pigliaru di trattare col Governo per una graduale dismissione dei poligoni, delle servitù e la mitigazione degli aspetti di carattere militare della nostra Isola, questa maggioranza di centrosinistra mise da subito in evidenza di come questo argomento fosse centrale e prioritario. Così come quando, dopo 33 anni, fu convocata la seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari e il Presidente Pigliaru si rifiutò di firmare, unico fra i Presidenti di Regione a non siglare quell'accordo, appare ancora più chiaro quale fosse l'impegno rivolto su questo tema. Insomma, 65 anni di presenza militare in Sardegna non sono pochi, è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto come il 65 per cento di servitù militari italiani presenti nell'Isola sono un dato rilevante sul quale occorre intervenire e bisogna cercare di farlo il più rapidamente possibile. Allora oggi gli interventi sono stati tanti, diversi, ognuno naturalmente dice, così come la vede, il suo punto di vista su questo tema. Ci sono coloro che sono spinti fino in fondo, quelli che ritengono che questo bicchiere sia riempito a metà e possa essere visto mezzo pieno, poi ci sono coloro che lo vedono mezzo vuoto. Noi in realtà proponiamo un accordo sul quale si può dire bene o si può dire meno bene però c'è da dire che presentiamo un documento concreto, una proposta seria, il Presidente la Regione chiede a quest'Aula, così come da mandato ricevuto qualche tempo fa, di venire in quest'aula, di riferire che tipo di accordo col Governo deve essere sottoscritto e lo sottopone al vaglio di questo Consiglio regionale, per avere mandato pieno, ed è quello che noi gli vorremmo dare per trattare col Governo, l'inizio di una procedura che va avanti da qualche tempo. Io vorrei dire questo, perché ho sentito le criticità poste da alcuni colleghi sulle quali naturalmente non entro, criticità e problematiche che sono state poste, io le rispetto tutte, però la storia è storia e credo che vada raccontata per quella che è, qui non si può ingannare non ci possono essere opinioni e punti di riferimento, gli rivolgo e vorrei rivolgere al Presidente Cappellacci casualmente oggi non è in Aula, però parlerò con lui come se fosse presente, gli rivolgo qualche interrogativo rispetto alle questioni delle servitù militari, al suo mandato amministrativo dei cinque anni trascorsi e non perché voglio riparlare sempre delle questioni del Governo precedente, assolutamente no, però per inquadrare i temi e vedere che storia hanno avuto e perché si è arrivati a questa proposta bisogna anche ricordare di cos'è stato, di cos'è stato il Governo presieduto da Renato Soru e il lavoro che è stato fatto da Soru sulle servitù militari, sulla dismissione delle presenze militari in Sardegna, da che cosa non è stato fatto, dal Governo tuo Ugo Cappellacci che casualmente oggi non è presente in aula, avrei gradito rivolgergli qualche cosa. Però io vorrei ricordare che, ad esempio per citare qualche piccolo esempio, le esercitazioni militari NATO da anni vengono approvate dalla Difesa nonostante il parere sempre negativo della Regione attraverso il comitato paritetico. Ma quando è stato registrato l'unico parere positivo del COMIPA sulle esercitazioni militari, quando Presidente eri tu Ugo, no? L'unico parere positivo era stato dato in quel periodo, sotto quale Presidente sono scaduti gli accordi sulle dismissioni dei beni militari che erano stati siglati ai tempi di Soru che ho citato prima? Sono stati siglati durante il periodo del governo di Ugo. Per non parlare del rinnovo delle servitù militare di Santo Stefano e così via, ne potrei citare tante, perché la storia va sempre detta. Ancora un altro bene che fa parte delle cose che sono oggetto del documento di oggi, la restituzione della caserma Ederle riguardava insieme ad altri beni un accordo firmato, sempre da Soru con Parisi, che non era stato perfezionato sempre dal Governo precedente, perché Cappellacci anche allora si era rifiutato di firmare un accordo che prevedeva la realizzazione di un archivio di 2 mila metri quadri per realizzare la struttura, per concludere l'operazione che non era stata fatta, che prevedeva anche la restituzione della caserma di Monte Urpinu, che poi è avvenuta, e dell'ospedale militare di Stampace che forse sarebbe bene rispolverare e rimettere nell'ordine del giorno nelle cose. Ora ovviamente non lo dico perché noi stiamo cercando di portare in quest'aula, all'attenzione del Consiglio regionale, un documento che prevede un accordo preciso con i punti che sono elencati e non è vero che non si parla di bonifica, perché si parla di bonifica, non è vero che non si parla di restituzione di beni di servitù militari che devono essere restituiti alla Regione Sardegna, sono questi simbolici? Si può fare di più? Si può fare sempre di più, però se non si comincia non si può fare niente, si rimane fermi e se rimane alla critica sterile che non è capace di produrre nessun risultato, ora qua ognuno l'ha detta in questo caso a modo suo, sempre meglio poco che qualcosa in più, io credo che non sia poco, credo che sia un passo invece importante quello che si sta proponendo, un accordo che prevede la presenza di figure terze indipendenti nelle aree di poligono militare, per chi ha fatto il militare, come il sottoscritto e come tanti di voi, sapere come funzionano le esercitazioni, come funzionano i poligoni, bisogna saperlo, è un passo importante e è frutto di questo accordo. Dice il consigliere che mi ha preceduto che questa è una proposta, adesso Angelo Carta diceva che questo è un accordo che ancora non è sottoscritto, è chiaro! Prima di sottoscriverlo bisogna sottoporlo all'attenzione dell'Aula, credo che noi tutti dovremmo rivendicare il diritto di poter discutere la proposta che viene formulata e che il Presidente deve, a nome e per conto di tutta quest'Aula, portare in discussione. La necessità del superamento delle possibili criticità di carattere ambientale e sanitario nelle aree a forte intensità militare sono o no un punto chiaro sulle questioni sanitarie e sulle questioni ambientali? Io credo di sì, se va esplicitata ancora meglio che sia esplicitato meglio, ma è evidentissimo che le questioni sanitarie e le questioni ambientali sono prioritarie e se ciò non bastasse anche un intervento del Governo attraverso un nostro rappresentante istituzionale parlamentare della Sardegna ha avuto un esito favorevole alla Camera nei giorni scorsi, così come le puntuali misure di riequilibrio e di riduzione dei gravami militari nell'Isola la cui attuazione è definita secondo modalità e tempistiche definite. È un punto importante perché vengono definite nel documento proposto e sono abbastanza chiare, così come l'avvio di un tavolo interistituzionale per lo sviluppo di attività di ricerca e innovazione tecnologica da localizzare nell'isola per lo sviluppo di programmi di studio, ricerca e sperimentazione tecnologica industriale sono un altro punto importante per la ricerca a scopi civili, per cui io credo che siamo di fronte ad una proposta seria e concreta, che quest'Aula debba valutare al di là di maggioranza ed opposizione il modo in cui viene presentata, una proposta per andare avanti, di prospettiva, un punto importante nella lunga trattativa che ci deve essere perché la Sardegna possa essere liberata di parte del gravame delle servitù militari. Noi abbiamo fatto discussioni approfondite sulla presenza dei poligoni, tre in particolare: Teulada, Capo Frasca, Quirra. Abbiamo analizzato nel dettaglio in discussioni, sempre analitiche, che abbiamo fatto con gli interventi approfonditi di ognuno di noi, e io credo che vada raccolta, così come credo Presidente che anche un ordine del giorno che ho visto presentato da parte dei colleghi di minoranza che ci richiama ad alcuni aspetti, credo per quanto mi riguarda, ne parlerò anche con i colleghi di maggioranza, credo che possa essere assunto come impegno perché il fatto che il SIAT possa essere apprezzato e possa essere implementato attraverso anche ulteriori scopi civili da destinare alla Protezione civile e all'Agenzia Forestas per scopi di carattere di prevenzione credo che siano cose importanti così come mettere in maniera ancora più definita il realizzarsi di attività di bonifiche, per cui ci sono due documenti all'ordine del giorno, credo che vadano votati entrambi, perché entrambi si integrano rispetto alle prospettive e le ambizioni che abbiamo, di dire una parola chiara e definita sul tema delle servitù militari e credo che quest'Aula oggi possa fare un passaggio importante e un salto importante di qualità nel tema delle servitù militari, per cui Presidente io credo che il protocollo lo debba firmare e glielo dico a nome mio e a nome del Partito Democratico.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). L'onorevole Pietro Cocco ha palesemente voluto radicalizzare non tanto il confronto quanto uno scontro perché se la premessa è "voi non avete fatto nulla, i meriti sono nostri, qualcosa la stiamo facendo", beh mi porta a dirti, caro collega Pietro Cocco, che è vero, Cappellacci non ha fatto nulla in proposito, ma perché? Perché un protocollo d'intesa di questa portata non l'avrebbe mai sottoscritta! Non gliel'avremmo mai consentito! Se vuoi che allora io ti risponda sul piano che tu hai voluto proporre nel tuo intervento a quest'Aula. È una brutta, arrendevole, insufficiente e arretrata bozza rispetto al dibattito sviluppatosi negli ultimi anni in Sardegna, non lo dico io, lo dice il Presidente del Partito dei Sardi, lo dice un tuo alleato, al quale avresti dovuto semmai rispondere, non lo diciamo noi, dal lato della opposizione, lo dice uno di quei partiti fondativi del patto elettorale che vi ha visto uniti sui temi della sardità, dell'identità, del sovranismo soprattutto. E questo è il primo aspetto che io voglio portare all'attenzione dell'Aula che rischia di passare in secondo piano: c'è un problema politico, c'è un problema politico tra le forze di maggioranza che evidentemente, presidente Pigliaru, il patto di ferro, di cui ci ha riferito qualche giornale in questi giorni, o si sta incrinando, o si è incrinato sui temi che contano. Stiamo parlando delle servitù non stiamo parlando di una leggina qualunque sulla quale ci si può anche dividere, stiamo parlando sulle servitù e se un partito della maggioranza, il secondo partito della maggioranza vi pone un problema grande quanto questo Consiglio regionale, beh vuol dire che sul piano politico, e non è da oggi per la verità, c'è qualcosa che si sta incrinando. E allora o siamo leali e coerenti anche rispetto a quello che si dice ai sardi, e siamo consequenziali, o altrimenti tutto rischia di essere una sorta di parodia, una sorta di recitazione come si fa a teatro. Qui il problema non è di poco conto. È un problema essenziale, ci sta mettendo la faccia il presidente Pigliaru, in quella bozza sicuramente è andato a Roma, ha speso la sua autorevolezza, ha parlato a nome di una maggioranza, dove è questa maggioranza? Perché una forza politica di questa portata e di questa rilevanza, rispetto a un tema esiziale importante come le servitù militari, vi sta dicendo quello che ho letto poco fa e che meglio è stato esplicitato negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto. Allora ecco perché, collega Cocco, se i problemi vengono affrontati sul merito delle questioni e senza la necessità sempre di rincorrere i fantasmi del passato, forse faremmo tutti un lavoro utile anche per quello sforzo, che pure gli si può riconoscere al presidente Pigliaru che sta facendo in una certa direzione, poi possiamo non essere assolutamente d'accordo con lui, su uno o più aspetti. Però, impostarla sempre su noi siamo più bravi, noi stiamo facendo, voi non avete fatto nulla, beh create un solco sul piano politico, sul piano del metodo, sul piano della forma che davvero è difficilmente colmabile. Questo sia chiaro.
Perché un tema di questa portata, io mi rendo conto, è complesso, ma non si può affrontare… perché l'altra questione che mi fa venire davvero un grande problema, un grande dubbio perché io dovrei votare come vota l'onorevole Pizzuto che stasera ha parlato di miserabili, squallide basi militari, io dovrei votare un documento sentendo quello che ha detto l'onorevole Pizzuto stasera. No presidente Pigliaru, richiami la sua maggioranza, lei si doveva alzare subito e invitarlo a tacere, o a chiedere scusa ai militari che sono presenti in Sardegna, che sono fatti di uomini e donne, di persone per bene, di persone che lavorano in tempo di pace e per la difesa della pace, di cosa stiamo parlando? Noi dobbiamo concentrarci in un'idea serrata contro i militari, contro questo sistema di morte. Ma dove vive? Ma come si permette, chieda scusa e se chiede scusa allora noi rivaluteremo anche la posizione su questo documento, perché io non me la sento di votare con chi si rivolge in questo modo a persone perbene! E non è questione di essere militaristi o antimilitaristi, no, non è possibile. Questo è il problema di fondo, poi vengono anche tutte le altre questioni che abbiamo sentito, che hanno ben esposto anche i colleghi che mi hanno preceduto, sui quali ripeto si può anche non essere d'accordo, o parzialmente d'accordo però non possiamo, questioni di questa portata, pensare di metterle su un binario sempre del pregiudizio ideologico, della contrapposizione a tutti i costi. Per quanto mi riguarda questa non è la mia cultura e io non ci sto. Allora, ecco perché noi, nel dare la solidarietà piena e convinta a tutti i militari che operano in Sardegna, piena e convinta, diciamo che evidentemente, e glielo chiedo all'onorevole Pizzuto, se a parti invertite l'avesse presentata l'onorevole Cappellacci questa ipotesi, questa bozza lui si fosse comportato allo stesso modo, avrebbe tessuto le lodi di Cappellacci, avrebbe applaudito, si sarebbe sperticato nelle lodi e nel sostegno a questo documento. Siamo leali, siamo coerenti perché il contenuto di questo documento, e se vi accontentate di questo che ad un certo punto di vista son contento, che la parte più a sinistra, i comunisti storici si stanno convertendo all'idea che si possa, come è scritto in questo documento, anziché restituire alla Sardegna parte delle aree occupate dalle servitù, che si possa tranquillamente avere la concessione all'uso temporaneo, mi sta bene perché così almeno ha la possibilità di andare a farsi il bagno l'onorevole Pizzuto. Cosa vuol dire all'uso temporaneo? Questo la soddisfa onorevole Pizzuto? Cioè abbiamo la restituzione delle spiagge, cosiddette spiagge bianche, totali rimesse nella disponibilità della Sardegna beh avrei capito che questo sarebbe stato un risultato sul quale lei poteva giustamente portare un risultato conveniente.
Ma a lei va bene che sia sempre qualcun altro a dirci l'uso che dobbiamo fare, a garantire le attività che vogliamo, che gli oneri siano non a carico della Difesa, a lei sta bene tutto questo, mi fa piacere, finalmente anche i comunisti si sono, in questo modo, convertiti a quella che è giustamente la… come?
(Interruzioni dai banchi della maggioranza)
Sarà un comunista… io non entro sulle questioni personali e degli oggetti che piacciono all'onorevole Pizzuto.
A me interessa mettere un altro aspetto in evidenza: voi vi riferite alla istituzione di osservatori ambientali indipendenti, nell'ambito degli organismi pubblici competenti, qui presidente Pigliaru io avrei gradito e avrei voluto che in questo dibattito, e anche in questo protocollo d'intesa, venissero quantomeno trasfuse alcune significative risultanze che la Commissione, badate non presieduta dal centrodestra…
PRESIDENTE. Non c'è fatto personale. Interviene nella dichiarazione di voto dopo onorevole Pizzuto.
Poiché non vi sono altri iscritti a parlare, ha facoltà di replicare il presidente della Regione.
PIGLIARU FRANCESCO (PD), Presidente della Regione. Ho parlato molto a lungo questa mattina, quindi posso essere molto rapido adesso. Io ho avuto mandato dall'ordine del giorno del Consiglio regionale del giugno 2014, in cui si definiva una prospettiva e si ragionava sui primi passi da fare in quella prospettiva, e mi sono mosso esattamente in quella direzione.
Cominciamo ad affrontare qualche equivoco. L'ordine del giorno mi impegnava a cercare un'intesa e l'intesa è esattamente quello che abbiamo portato alla discussione in quest'Aula. L'intesa è un atto programmatorio, un atto che dà un indirizzo politico amministrativo al quale deve poi seguire un percorso amministrativo concreto, con un cronoprogramma ben definito, è esattamente ciò che stiamo discutendo oggi, l'intesa era ciò che mi sono impegnato a portare e un protocollo d'intesa e ciò che ho portato. I protocolli di intesa sono definiti in modo talmente preciso che non posso pensare che la loro definizione non sia conosciuta in quest'Aula, perché certamente è conosciuta, e quindi poi trovare in alcuni interventi il riferimento al fatto che non ci vengono date oggi direttamente le chiavi, tra virgolette, di Porto Tramatzu, è chiaramente un espediente retorico: l'intesa definisce un programma e l'attuazione poi è riferita e deve essere resa concreta da un percorso amministrativo che parte immediatamente dopo la firma dell'intesa, e che partirà immediatamente dopo la firma dell'intesa. Quindi non si può chiedere che l'intesa abbia dei contenuti che non sono previsti nella definizione dello strumento di cui stiamo parlando adesso; diversamente da altri protocolli d'intesa, in questo caso abbiamo definito un chiaro cronoprogramma e abbiamo definito un chiaro percorso amministrativo che la renderà concreta in tempi che i nostri cittadini potranno valutare, e potranno valutare se le parole che sto dicendo adesso si trasformeranno o meno nei risultati concreti, amministrativamente supportati, di ciò che programmaticamente l'intesa definisce oggi.
Altre imprecisioni. Ho sentito in qualche intervento affermazioni del tipo "ma in fondo Porto Tramatzu era già a disposizione dei cittadini", cosa assolutamente non vera: era a disposizione, in una parte soltanto, per periodi limitati, quello che oggi programmiamo con l'intesa è il rilascio definitivo di una spiaggia, non soltanto di una spiaggia molto importante ma anche di tutte le pertinenze, anche di tutti i bungalow e le strutture ricettive, anche di fatto di un'importante resort che ha una vocazione turistica fondamentale. Quindi, quando si parla di risorse, si faccia il calcolo, dato che giustamente dobbiamo fare riferimento anche ai calcoli, di qual è il valore di questo rilascio, un valore assolutamente enorme. Ed è un valore, mi permetto di dire, che nel piccolo, ma certamente fortemente simbolico, comincia a riconoscere concretamente quel riequilibrio di cui tante volte abbiamo parlato; è un piccolo passo - piccolo a piacere, io credo piccolo ma molto importante - nella direzione giusta segnata da molte delle discussioni che abbiamo fatto in quest'Aula e che sono state fatte nel passato in quest'Aula.
Ci sono rilasci, ci sono caserme, edifici, si è fatto riferimento al fatto che manca l'elenco ma abbiamo fatto riferimento ad accordi, quindi tutte le cose che state citate dall'onorevole Solinas sono presenti pienamente nell'accordo. Così come naturalmente quando si parla della Caserma Ederle, e si fa riferimento al fatto che bisogna poi lavorare insieme alla Difesa per trovare alternative per le pochissime funzioni ancora localizzate là, bisogna mettere in fila le due cose e capire qual è l'enorme valore patrimoniale della Caserma Ederle, in quello spazio meraviglioso, di valore enorme dal punto di vista del possibile sfruttamento, in senso positivo, turistico, una cubatura di enorme valore. Io credo che queste cose dovrebbero essere valutate con la massima serietà e la massima serenità.
Salute, bonifiche. Voglio far riferimento al fatto che ci sono per la prima volta citati osservatori indipendenti, e la parola "indipendente" è una chiave fondamentale. Saremo immediatamente pronti a dare concretezza a questa caratteristica, che è quella essenziale e che apre la strada a una novità assoluta, una novità essenziale per poi poter parlare di bonifiche e poter parlare di interventi per bonificare le zone che vengono liberate. Senza osservatori indipendenti sarebbe difficile valutare lo stato delle aree e quindi anche gli interventi che sono necessari per ripristinarne la qualità ambientale, è la premessa di tutto, poi naturalmente vige un principio generale che possiamo riportare e ricordare ogni volta, che è quello che chi inquina paga, ma gli osservatori indipendenti sono una istituzione essenziale per poter definire l'inquinamento e per poter attribuire a chi ha inquinato la spesa per il disinquinamento. E naturalmente il nostro protocollo è perfettamente consapevole, coerente e complementare rispetto al testo approvato recentemente alla Camera che rinforza ulteriormente questa prospettiva e che crea le condizioni per mettere in sicurezza nel modo giusto, misurando l'inquinamento, misurando i costi del disinquinamento e attribuendoli a chi ha inquinato.
Questo è il quadro, un quadro di grandissimo miglioramento rispetto al passato. Non c'è niente di nuovo? Noi abbiamo lavorato per valorizzare il lavoro fatto da tantissime altre persone del passato, a cominciare dal presidente Melis, tante, tra virgolette, conquiste che non avevamo portato però a risultati concreti e immediati, se non in alcuni casi che sono stati citati in alcuni interventi, molte cose invece sono rimaste appese, per esempio la Caserma Ederle di cui abbiamo parlato, per esempio l'aspirazione di avere a disposizione dei nostri cittadini Porto Tramatzu, o avere periodi di interruzione dell'attività a fuoco molto più lunghi, li abbiamo e li mettiamo nel protocollo esattamente perché vogliamo che siano concessi in misura definitiva, come un diritto e non come una concessione che di anno in anno dobbiamo contrattare, così come la disponibilità delle spiagge e delle parti liberate che in alcuni casi, non nel caso di Porto Tramatzu, erano disponibili (Sabbie bianche era certamente aperta per quattro mesi all'anno) ma con la necessità dei sindaci di andare, anno per anno, a chiedere questa concessione da parte dell'autorità competente. Da oggi, quando firmeremo questo accordo, sarà un diritto riconosciuto, un passo in avanti importante anche di dignità.
Un accordo storico? Non spetta a me assolutamente dirlo, sarà la gente, sarà la storia a dire se abbiamo segnato un passo significativamente migliorativo rispetto al passato, ovviamente io credo che lo sia ma non spetta a noi attribuirci risultati con enorme enfasi. Abbiamo lavorato per dimostrare che si può fare un passo nella direzione giusta, che tenendo la schiena dritta, sbattendo i pugni, come piace dire spesso in quest'Aula a molti di voi, abbiamo ottenuto un passo nella direzione giusta, risultati concreti, certo, in una logica riformista nella quale si fanno i passi in una direzione e si continua in quella direzione, e questo accordo fa fare dei passi che fino adesso non si erano mai visti.
Non so se l'onorevole Cappellacci avrebbe firmato, mi interessa anche molto poco, so che non ha tentato, non ha portato comunque nessuna proposta, noi stiamo portando qui, e non voglio fare polemiche perché preferirei che, al di là di cose che ho sentito e che in questo momento ignoro, preferirei che ci fosse un accordo molto ampio in quest'Aula per fare una cosa molto semplice, riconoscere che ci sono dei passi nella direzione giusta e auspicata dall'ordine del giorno, e riconoscere che questi passi, che possono essere valutati giustamente in modo diverso da ognuno di voi, arrivano senza aver concesso niente in cambio, arrivano come un valore netto in più, piccolo quanto volete o grande quanto volete a seconda di come ognuno può valutare questa cosa, ma dall'altra parte non c'è niente che viene dato in cambio per avere questo che è significativamente un passo in avanti. Vi propongo di fare un semplice esperimento, ragionate in termini contro fattuali, chiedetevi cosa succederebbe se non firmassimo questo accordo: succederebbe che Porto Tramatzu rimarrebbe dov'è, succederebbe che per i pagamenti ai Comuni rimarremo nella situazione precedente, disastrosa come stiamo dicendo tutti. A questo proposito ricordo che ho scritto per protestare rispetto alla situazione dei pagamenti fin dal 2014, appena entrato, e l'ultima lettera l'hanno scritta insieme tutti i sindaci interessati e la Presidenza della Regione alcuni giorni fa, e in quella lettera, voglio ricordare, che i Sindaci hanno riconosciuto la validità dell'accordo che stiamo discutendo qua. Perché i sindaci si sono schierati a favore di questo accordo e credo che i Sindaci conoscano i problemi con molto dettaglio, con molta chiarezza, abbiano tutta l'intelligenza politica e tecnica per valutare se questo è un accordo positivo o no e hanno espresso un valore fortemente positivo. Voglio concludere ricordando soltanto, quindi provate a fare il discorso controfattuale e chiedetevi cosa succederebbe se non firmassimo, saremmo meglio o peggio, saremmo molto peggio se non firmassimo questo accordo. Perché alcuni dei passi fondamentali naturalmente non avverrebbero. Voglio rispondere all'onorevole Zedda che condivido il suo punto di vista sulla necessità di fare quel lavoro anche qui contro fattuale, chiedersi quale sarebbe stato lo sviluppo se non ci fossero state le servitù militari, non per avere un giudizio drasticamente negativo nei confronti della presenza militare ma perché bisogna avere consapevolezza di quali sono le opportunità, anche perché sulla base di questa consapevolezza sarà poi più facile definire quali sono compensazioni giuste, basate su regole condivise, basati su standard internazionali senza dover anno dopo anno dover protestare, dover chiedere…
PRESIDENTE. Grazie, sono pervenuti due ordini del giorno il primo a firma Pittalis più, il secondo primo firmatario Cocco Pietro.
Sono stati presentati due Ordini del giorno.
Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
PIGLIARU FRANCESCO, Presidente della Regione. Parere naturalmente favorevole sull'ordine del giorno primo firmatario Pietro Cocco. Io francamente penso che l'ordine del giorno, l'altro ordine del giorno introduce degli elementi che sono sicuramente positivi, per esempio la possibilità di utilizzare i poligoni come piattaforma anche per l'addestramento duale appunto della Protezione civile. Questa è la mia opinione.
PRESIDENTE. Quindi metto in votazione il primo ordine del giorno.
Ha domandato di parlare il consigliere Gianfranco Congiu. Ne ha facoltà.
CONGIU GIANFRANCO (Partito dei Sardi). Sì per dichiarare che non intendiamo partecipare al voto e abbandoneremo l'Aula. Riteniamo e confermiamo il giudizio di insufficienza rispetto al testo che oggi è stato proposto, riteniamo che la condizione prevista poi dell'articolato sulla operatività dell'accordo sottoposto alla condizione sospensiva dei due anni sia oltremodo pericoloso, non intendiamo partecipare al voto e dichiariamo di abbandonare i lavori.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luca Pizzuto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PIZZUTO LUCA (SDP). Grazie Presidente, per comunicare al collega Pittalis che purtroppo o per fortuna abbiamo smesso di mangiare i bambini tanto tempo fa, noi i comunisti e che ahimè il comunismo è morto, ma viva il comunismo. Ma io mangio anche adulti non solo bambini non mi limito solo a quello. Io non ho da chiedere scusa perché, collega Pittalis, io sono sicuramente un post comunista ma sono un libertario non violento e Aldo Capitini, che traduce Ghandi e porta il suo messaggio in questo Paese, ci insegna a scrivere la parola non violenti tutta attaccata come forma di rispetto nei confronti del tema della pace in una forma attiva. Questo per dire che io so bene quello che ho detto, perché Capitini e Ghandi ci insegnano che si condannano le azioni non le persone e nel mio intervento io non ho parlato delle persone, e quindi dei militari, ho parlato delle azioni, delle esercitazioni militari e della loro funzione nel mondo e della loro funzione nel mondo che condanno e che ritengo sia sbagliata e che disprezzo e che combatto quotidianamente affinché sparisca dalla faccia della terra, ma questo non vuol dire che io ce l'ho con i militari, perché per citare Pasolini un comunista quando ci furono gli scontri nel '68 si mise dalla parte dei poliziotti e dei militari contro gli studenti del '68, perché i veri proletari in quella circostanza erano i poliziotti. Oggi quelli sono lavoratori che io rispetto, ma non ho rispetto per le azioni che loro compiono, perché sono azioni che hanno un valore politico e perché io combatto quotidianamente affinché la guerra, gli strumenti e gli effetti della guerra spariscano dalla faccia della terra. È una posizione ideologica? Sì, vivaddio! Faccio politica e quindi ha un senso ideologico. Noi voteremo a favore, collega Pittalis, perché la liberazione di quelle spiagge, che sia temporanea o che sia totale, è un atto di liberazione per quelle popolazioni, perché il diritto alla bellezza e il diritto a godere dei beni naturali a darne frutto è un diritto che c'è stato sottratto e ogni metro quadro strappato per noi è un risultato raggiunto, conquistato. Quindi noi voteremo a favore. E le dico di più, se Cappellacci l'avesse fatto avrebbe vinto le elezioni perché ci saremmo schierati con lui, perché sarebbe stato un passo importante, ma Cappellacci non l'ha fatto, ma Cappellacci non l'ha fatto, lo ha fatto Pigliaru per cui…
PITTALIS PIETRO (FI). Quanti voti avete preso?
PIZZUTO LUCA (SDP). 35.000 voti, quindi le avreste vinte le elezioni, mi dispiace.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Michele Cossa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Sì Presidente, a noi piace guardare, quale che sia l'idea che si è fatto il presidente Pigliaru, a noi piace guardare la parte mezzo piena del bicchiere. Abbiamo riconosciuto la difficoltà che la Regione deve affrontare quotidianamente e abbiamo valutato positivamente lo sforzo che è stato fatto dal presidente Pigliaru, per quanto noi ribadiamo il nostro giudizio di eccessiva genericità di questo documento. Per quanto riguarda il discorso degli indennizzi, Presidente, io sono a conoscenza di tutto quello che lei ha fatto, perché anch'io sono in contatto con i Sindaci e so tutto quello che è successo, però il ministro Pinotti la settimana scorsa ha detto che le somme sono cadute in perenzione e che la Regione non ha fatto richiesta, questo si capisce dallo stenografico della Camera, e che la Regione non ha fatto richiesta di riutilizzare le somme nei modi dovuti e prescritti dalla legge. Allora, Presidente, su questo io le chiedo un approfondimento, perché bisogna che ci sia chiarezza tra quello che lei sta dicendo, che è tutto documentato, e quello che dice il Ministro della difesa. Perché tutta questa vicenda si traduce in un dramma per questi comuni e si traduce anche nella possibilità di dissesto, cosa che, come l'assessore Paci ci insegna, è possibilissima oggi con il bilancio armonizzato, con tutto quello che ne consegue anche in termini di responsabilità nei confronti degli amministratori. Quindi Presidente, noi ci asterremo sull'ordine del giorno presentato dalla maggioranza con la convinzione che i risultati si ottengono passo dopo passo, siamo convinti che bisogna de-ideologizzare checché ne pensi il collega Pizzuto questo tema, perché l'ideologizzazione ha fatto danni enormi anche in termini economici alla nostra Isola, rispetto a quello che è stato richiamato dal collega Tunis di reparti che si sono trasferiti da una Regione ad altra Regione italiana, non se ne sono andati né in Croazia né Montenegro se ne sono andati in Sicilia. E quindi spogliamoci di tutto questo perché ci sono anche dei lavoratori da tutelare e c'è la dignità dei militari da tutelare, come ha detto l'onorevole Pittalis, perché sono impegnati quotidianamente, anche a rischio personale, perché è il loro lavoro, però devono essere rispettati per questo, grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Luigi Dessì per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DESSÌ PAOLO LUIGI (Gruppo Misto). Grazie Presidente, uso questi tre minuti per chiarire alcune questioni; è vero che la politica si fa di piccoli passi, io sono convinto di questo, soprattutto con tematiche così complicate e particolari dove l'ideologia molte volte non fa fare passi in avanti ma fa arretrare molto su determinate questioni. Ma la mia cultura è di quella amministrativa di chi ha vissuto quel territorio nella quotidianità delle situazioni che si rappresentano. E quindi questo protocollo d'intesa, Presidente, io so che lei ha lavorato e l'ho conosciuta nel 2014 quando non ha firmato l'intesa a Roma davanti al ministro Pinotti ed era un buon auspicio per alzare l'asticella, perché le questioni che vengono riportate in questo protocollo sono questioni ripetute. È vero che su alcune questioni si sta facendo forse un passo in avanti, si sta sottoscrivendo, come è stato fatto altre volte, ma è anche vero giusto dire le cose come stanno, la questione di Porto Tramatzu, Presidente, è una questione fortemente sentita dalla comunità di Teulada ma fortemente sentita, e dal punto di vista simbolico è un grande passo in avanti, probabilmente, perché viene scritta. Però dal punto di vista pratico non è esattamente così perché poi quelle strutture, l'avete scritto voi, comunque sono tutte abusive, per riprenderle al patrimonio pubblico bisognerebbe trovare la finanza pubblica e non sto qua a dilungarmi, ha delle complicazioni, ma è un passo importante perché viene sancita, e va bene. La questione che invece l'asticella è alzata qual è? Sulle sabbie bianche, Presidente, quando io parlo di progetti, programmazione, dualità nelle questioni, sulle sabbie bianche, Presidente, io glielo avevo detto una volta, glielo continuo a dire oggi, lo continuo a dire a quest'Aula, continuo a dirlo anche all'onorevole Pizzuto, il bagno è vietato, è solo tollerato, perché non sono state fatte le bonifiche, e lì è vietato. Quindi l'asticella bisogna alzarla in questo protocollo d'intesa, le sabbie bianche entrano in area SIC, e noi dobbiamo chiedere di acquisirle al patrimonio, e qui è alzare l'asticella, dove poi possiamo fare progetti importanti da gestire, non andare a fare il bagno in estate, lì c'è da tutelare una zona di alto pregio ambientale dove abbiamo fatto dei progetti monchi LIFE, perché le aree erano militari. Quindi, ecco, qui l'asticella si alza, e poi sul SIAT non c'è il tempo e sugli indennizzi ci sono da alzare le asticelle, sull'utilizzo degli indennizzi, sulla rivisitazione del protocollo d'intesa con i pescatori, per non fare l'assalto a quegli indennizzi, quello andava forse precisato meglio. Quindi il mio voto sarà di astensione perché credo che comunque c'è qualcosa di importante, ma non è sicuramente il risultato che uno che vive il territorio, che vive quel poligono può aspettarsi da questo protocollo. Speriamo che poi i risultati ci siano, me lo auguro, Presidente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giovanni Satta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SATTA GIOVANNI (PSd'Az-La Base). Abbiamo fatto la riforma sanitaria, ci abbiamo provato, abbiamo fatto la riforma urbanistica, ci abbiamo approvato, anche oggi stiamo facendo qualcosa, un passo è stato fatto, però due piccole puntualizzazioni: 67 per cento delle servitù nazionali le abbiamo in Sardegna, tutti hanno detto come sono arrivate, abbiamo il 4,5 del personale occupato nelle Forze armate in Sardegna, di cui soltanto il 30 per cento sardo, senza contare tutte le altre cose che non ci vengono date. Quindi, io non posso accettare neanche di discutere né delle mozioni né tantomeno dell'accordo di programma, quindi anch'io, come ha fatto il Partito dei Sardi, abbandono l'aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Fabrizio Anedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Non pensavo di intervenire, ma ho aspettato fino adesso per votare sì all'accordo con lo Stato, non foss'altro per il coraggio del presidente Pigliaru di portare avanti l'impegno preso in Consiglio regionale nel 2014. Onorevole Pittalis, quando parla su quanto sostenuto dall'onorevole Pizzuto, non deve pensare che l'onorevole Pizzuto rappresenti il pensiero totale comunista, mi sento comunista, ma le garantisco che non delego a nessuno in quest'aula di rappresentare il pensiero mio e del mio partito all'interno di quest'aula. Abbiamo un buon curriculum sulle lotte antimilitariste dal '60 in poi, alle quali ho partecipato anch'io, e le garantisco che non posso delegare a nessuno il mio curriculum.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonello Peru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PERU ANTONELLO (FI). Su temi di questa portata non capisco quei colleghi che riconoscono profondamente una Sardegna occupata, ma poi al momento del voto votano a favore di quest'accordo. Io dichiaro convintamente il voto contrario a tutti e due gli ordini del giorno, anche, se possibile, in dissenso con il mio Gruppo. Lo faccio perché la proposta di accordo è un'intesa al ribasso su una questione nodale per la Sardegna. Serve infatti prima di ogni altra cosa un segnale politico chiaro, un segnale inequivocabile da parte della Regione, da parte del suo Presidente, cioè serve che si affermi che la Sardegna dica no ai poligoni che preparano la guerra in una porzione così vasta del territorio della Sardegna. Ai giochi di guerra preferisco produttività e armonia, un'isola di pace, che sappia dire no alle bombe e ai veleni delle basi militari, tutto il resto sono tatticismi e stucchevole propaganda preelettorale. Questo infatti non è un accordo che entrerà nella storia, caro Presidente, è soltanto l'ennesima storia di un'incongruenza e di una inefficienza politica.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Angelo Carta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az-La Base). Per dichiarazione di voto. Intanto perché vogliamo stare in aula, vogliamo stare in aula perché credo che sia giusto essere presenti ed esprimere la propria opinione. Un voto contrario a tutto quello che è stato proposto oggi per le ragioni che ho espresso nel mio intervento senza nulla togliere all'impegno, alla buona volontà, alla lealtà comunque che il Presidente ha nei confronti dei sardi, ma credo che i sardi abbiano altre esigenze e abbiano bisogno di una visione diversa, che né nel protocollo né nei due ordini del giorno viene rappresentata. Per cui stiamo in aula ed esprimiamo un voto contrario.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1, a firma Pittalis e più.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
(Il Consiglio approva).
Metto in votazione l'ordine del giorno numero 2.
Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Avrei la necessità, se fosse possibile, Presidente, di due minuti di sospensione qui in aula senza che ci spostassimo. Grazie.
PRESIDENTE. Siamo in fase di votazione, onorevole Tunis. Due minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 18, viene ripresa alle ore 20 e 20.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.
Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Paolo Dessì per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DESSÌ LUIGI PAOLO (Gruppo Misto). Riprendo la questione delle bonifiche, che è fondamentale e importante. Lo Stato ha già avuto uno sconto importante sulle servitù militari equiparandole a territori industriali, dove voi avete preso comunque delle posizioni importanti, quindi credo che se si segnala nel Protocollo d'intesa in maniera determinante la necessità di farlo, credo che fosse qualcosa almeno che ci si aspettasse vederlo scritto, magari poi lo farà durante le trattative. Resta il fatto che sulla questione delle sabbie bianche, o is arenas bianca, e la riprendo in maniera importante, la gestione di quel sito è talmente importante che passi non temporaneamente alle amministrazioni… lo so Presidente che lo sa benissimo, io la ripeto 100.000 volte questa questione, perché deve entrare in testa, perché quelle sabbie bianche è una questione importantissima per avere risorse e per gestirle, e così, con l'apertura saltuaria nel periodo estivo, sono vandalizzate, perché il Comune non ha la capacità di gestirle e proteggerle come vanno tutelate e protette, quindi questa questione è fondamentale portarla sul tavolo e vederla scritta in maniera seria, perché l'accordo di usufruirne l'abbiamo fatto tanto tempo fa ormai, sono cose passate, vanno scritte e va bene, son cose passate e ne stiamo usufruendo, vanno scritte e perfezionate, l'ha detto lei, continuiamo, e la questione delle bonifiche è fondamentale per poter utilizzare quel territorio. E l'altra questione importante, Presidente, sugli indennizzi, la perequazione come continuiamo a quantificarla? Qual è il gap di ritardo di quel territorio se invece avesse avuto le possibilità di Villasimius o di Chia di sviluppo? Li va quantificata la perequazione di quel territorio, con i soldi che ci devono dare per cercare di stare sul mercato. E sull'indennizzo dato ai pescatori, lì bisogna fare le politiche attive, perché quei soldi, lo ribadisco, è importante gestirli, non farli saccheggiare a chi deve portarsi la residenza per poter portare a casa quel risultato, e non è colpa di chi va lì, ma è colpa nostra, perché quelle dinamiche non le gestiamo, le stiamo subendo, quindi il risultato degli indennizzi diventa un fallimento se noi non continuiamo a fare politiche dopo, successive.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 2.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 2.
(Segue la votazione)
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
(Il Consiglio approva).
La seduta è tolta, il Consiglio è convocato domani alle ore 10 per la manovra finanziaria.
La seduta è tolta alle ore 20 e 23.