VIII SEDUTA
Martedì 21 maggio 2019
Presidenza del Presidente MICHELE PAIS
indi
del Vicepresidente GIOVANNI ANTONIO SATTA
indi
del Presidente MICHELE PAIS
La seduta è aperta alle ore 9 e 44.
SAIU PIERLUIGI, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del 16 maggio 2019 (7), che è approvato.
Congedi
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere regionale Francesco Stara ha chiesto congedo per la seduta del 21 maggio 2019.
Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la proposta di legge numero 9.
Annunzio di interrogazioni
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
SAIU PIERLUIGI, Segretario f.f. Sono state presentate le interrogazioni numero 14, 15, 16.
Annunzio di mozioni
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
SAIU PIERLUIGI, Segretario f.f. Sono state presentate le mozioni numero 13, 14.
PRESIDENTE. Prima di procedere con l' ordine del giorno, io farei una breve sospensione per una Conferenza dei Capigruppo nella stanzetta, grazie. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 9 e 47, viene ripresa alle ore e 10 e 11.)
PRESIDENTE. Prego i consiglieri di prendere posto. Allora, si è riunita la Conferenza dei Capigruppo che ha calendarizzato i lavori dell'Aula.
Nello specifico si è deciso di convocare il Consiglio regionale per le giornate di martedì 28 alle ore 16 e mercoledì 29 alle ore 9 e 30; l'ordine del giorno recherà all'elezione dei Segretari d'Aula nonché tutta una serie di mozioni tra cui anche quella relativa alla prosecuzione della trasmissione radiofonica delle sedute lavori parlamentari da parte di Radio Radicale. Per questa ragione io inviterei l'onorevole Deriu a sospendere lo sciopero della sete, perché è intenzione del Consiglio regionale, che oggi rappresento, di far lavorare l'Aula quindi non c'era nessun tipo di intenzione di evitare la discussione non solo della mozione presentata del consigliere Deriu peraltro anche dai consiglieri Cossa e più, grazie.
Continuazione e fine della discussione sulle dichiarazioni programmatiche
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione.
Ricordo ai consiglieri che, ai sensi del comma 1 dell'articolo 78 del Regolamento, la durata degli interventi non può eccedere i quindici minuti.
È iscritto a parlare il consigliere Gian Filippo Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI GIAN FILIPPO (UDC). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, Assessori, onorevoli colleghe e colleghi, innanzitutto porgo a tutti il mio saluto e un augurio sincero di buon lavoro nella speranza che questa possa essere una legislatura ricca di contenuti e risultati per il popolo sardo. Un augurio e un ringraziamento particolare vada a tutto il personale del Consiglio regionale e del sistema Regione per il prezioso contributo che da sempre assicurano. Al termine di un'attenta rilettura delle dichiarazioni programmatiche da lei illustrate, e da me certamente condivise nei contenuti, la mia prima riflessione è stata quella che siamo qui perché è espressione della volontà di una Sardegna che afflitta da tante sofferenze e da tante criticità ha scelto di riporre in noi in maniera così decisa la sua fiducia e le sue aspettative.
Signor Presidente, a questo punto però la Sardegna e i sardi tutti guardano a lei, alla sua Giunta e all'intero Consiglio con grande attenzione, attendono con premura il nostro operato e sperano nella nostra azione. Queste aspettative non possono essere disattese la fiducia in noi riposta non può essere tradita, si deve raggiungere l'obiettivo di avvicinare sempre più i cittadini alle istituzioni e soprattutto con un'azione concreta che dobbiamo restituire alla politica l'autorevolezza necessaria per ridare la fiducia ai sardi, rilanciando la nostra terra creando nuove opportunità, valorizzando meriti e competenze. È evidente quindi che non ci viene chiesta solo una sana onesta e adeguata gestione della cosa pubblica, ma molto di più, ci viene chiesta un'azione forte e soprattutto immediata, che possa liberare energie e risorse, perché ormai le persone, le famiglie, le imprese sono allo stremo delle forze e sentono di non avere un futuro. Ogni giorno che passa è un giorno nel quale un'azienda chiude, i dipendenti perdono il loro posto di lavoro, i giovani scoraggiati, perché senza alternative, anziché scommettere su se stessi, qui, nella loro terra, sono costretti a emigrare. In particolar modo, la nostra attenzione deve andare al motore propulsore della nostra terra: i giovani.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIOVANNI ANTONIO SATTA
(Segue SECHI GIAN FILIPPO.) Secondo le ultime indagini, si calcola che più del 20 per cento degli studenti lascia prematuramente gli studi, la dispersione scolastica in Sardegna ha ormai raggiunto una percentuale che non può essere più ignorata. Sono indispensabili interventi immediati che possano garantire la formazione professionale, l'integrazione col sistema scolastico per accompagnare gli studenti nei percorsi formativi e postuniversitari, aiutandone l'inserimento nel mondo del lavoro; interventi che prevedano azioni dirette a difenderli dal ricatto di un lavoro precario e sottopagato, che possano quindi aprire loro spazi all'interno dei quali realizzare i propri progetti. Agli annosi problemi che affliggono la nostra isola, come il dramma dei trasporti, lo spopolamento delle zone interne, il problema energetico, la profonda crisi dell'agricoltura, settore che da sempre rappresenta un elemento portante dell'economia della Sardegna, al prezzo del latte, all'esasperante lentezza delle procedure di spendita delle risorse strutturali europee, tanto per citarne alcuni, a tutto ciò purtroppo si sono aggiunte tutte le inefficienze derivanti dalla riorganizzazione del sistema sanitario sardo attraverso una presunta razionalizzazione della rete ospedaliera. I cittadini dei piccoli centri costretti a viaggiare verso i centri più grandi, anche per prestazioni che fino a qualche anno fa venivano erogate nel territorio, le criticità dei presidi ospedalieri, le situazioni lavorative dei dipendenti del comparto e dell'ambito sanitario, le infinite liste d'attesa, senza dimenticare, in quest'ultimo caso, la drammaticità anche per quelle patologie per le quali si rischia la vita, disservizi di ogni genere che, solo grazie alla professionalità e all'impegno dei lavoratori prima citati, sono stati attenuati e contenuti a tutti i livelli. Le azioni di governo, se non adeguatamente condivise col territorio, ben pianificate e programmate, rischiano di produrre per qualunque proposta politica sbagliata effetti ancora più nefasti, ed è proprio per questo che è necessaria una Regione forte e riformista. Serve una Regione nuova, un nuovo modo di pensare, una Regione autonoma, la cui azione metta al centro la persona e a ogni cittadino assicuri più libertà, più opportunità e più diritti. La buona volontà e i buoni programmi da soli non bastano. Per fronteggiare la grave crisi che ha colpito la nostra isola e non solo, è necessario che la Regione divenga forte e riformista, una Regione nuova la cui azione coordinata anteponga gli interessi dei cittadini a quelli di partito e assicuri alla Sardegna e ai sardi una migliore qualità della vita. I cittadini guardano con speranza a un nuovo modello di regione che sia capace di innovare il sistema, il mercato, con la valorizzazione delle risorse locali, ma anche in grado di garantire la modernizzazione della pubblica amministrazione e la valorizzazione del lavoro, di garantire uno sviluppo sostenibile capace di assicurare la qualità della vita e l'equità sociale, valorizzando l'ambiente anche come fattore centrale di benessere economico. Il mondo dell'impresa attende un suo rilancio tramite interventi integrati e di sistema in quei settori che rappresentano i punti di forza dell'economia sarda: il turismo, l'artigianato, l'ambiente, puntando anche all'introduzione di forme di fiscalità di vantaggio. Dobbiamo porci l'obiettivo di creare strumenti che possano porre un freno progressivo allo spopolamento e all'impoverimento dilagante di vaste aree dell'interno e non, numerosi sono i comuni a rischio di progressiva estinzione. Il disagio dei nostri piccoli centri rischia di diventare sempre più profondo a causa della progressiva riduzione dei servizi rivolti ai cittadini. Sono scomparsi gli uffici postali, le scuole, le banche, e come detto i servizi sanitari. Dobbiamo ripensare anche ai parametri per l'insediamento di questi servizi, non possiamo pensare che gli stessi parametri utilizzati per il dimensionamento delle grandi città debbano essere adottati anche per i piccoli centri. Il nostro programma di legislatura, signor Presidente, contiene elementi importanti di innovazione e novità che rappresentano tasselli imprescindibili dello straordinario mosaico della nostra cultura e dell'identità sarda. Le sue dichiarazioni programmatiche tracciano un programma di governo, il nostro programma di Governo, che è stato elaborato e condiviso da tutte le forze politiche che formano questa maggioranza, quel programma col quale ci siamo presentati davanti agli elettori, che hanno indicato chiaramente chi siano i loro rappresentanti e quale sia il mandato che ci è stato conferito. Governare la nostra Regione è lavorare con lealtà, impegno e massima trasparenza per bene amministrare e risolvere i problemi.
Non vuole essere questa un'elencazione di problemi che affliggono la nostra isola, che non appare coerente con una visione organica sulle prospettive di sviluppo della nostra terra che una classe politica illuminata deve avere. Credo che al di là dei drammatici problemi che tutti ben conosciamo e di cui abbiamo piena consapevolezza, occorra uno sforzo comune per individuare strumenti adeguati per aggredire in maniera efficace la situazione della Sardegna. Ritengo assolutamente necessario, anche attingendo alla storia passata, costruire un nuovo piano di rinascita, come a suo tempo lo hanno concepito i padri nobili della nostra autonomia a cavallo tra gli anni sessanta e settanta del Novecento, perché non è sufficiente affrontare questa crisi strutturale con ordinari strumenti di programmazione, un nuovo piano di rinascita che dovrà assicurare attraverso un serrato confronto con lo Stato e con l'Europa risorse fresche per rilanciare lo sviluppo economico e sociale della nostra isola. Io credo che i prossimi mesi ci dovranno vedere impegnati in un proficuo dibattito attorno a questo tema, a questa idea, per costruire una visione comune e una vera coscienza collettiva che consenta alla Sardegna, con le scelte che saremo capaci di adottare, di uscire dal pantano della crisi che ormai dura da molto tempo. Ritengo che il primo passo debba essere l'elaborazione e l'appropriazione di una legge di riforma della burocrazia regionale, che individui nuovi livelli di responsabilità e strumenti adeguati che consentano all'apparato regionale di snellire e accelerare le procedure di spendita delle risorse ordinarie e straordinarie dei vari settori della nostra economia.
Onorevoli colleghi, queste due tappe, nuovo piano di rinascita, legge di riforma della burocrazia regionale, possono segnare storicamente la nostra legislatura se questo Consiglio avrà la volontà e la forza di portarle a compimento. Signor Presidente, noi dell'UDC faremo con passione e con lealtà la nostra parte fino in fondo, e a nome del Gruppo dell'UDC in Consiglio regionale le confermo il nostro pieno e totale appoggio, ma nel contempo le assicuro che lo faremo con lo spirito critico e l'attenzione che ci ha sempre contraddistinti, vigileremo attentamente nel nome dei sardi che ci hanno dato questo mandato affinché gli impegni assunti in campagna elettorale con questo importante programma trovi una concreta e puntuale attuazione. Detto questo, auguro ancora a tutti un buon lavoro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (LEU). Prima di iniziare, io voglio porgere i migliori auguri di buon lavoro al presidente Solinas e a tutta la sua Giunta, in particolar modo agli amici stimati Giuseppe Fasolino, Gianni Lampis, Alessandra Zedda, che sono stati compagni di avventura nella precedente legislatura, e ad Andrea Biancareddu, che è stato compagno di avventura o di sventura in quella ancora precedente.
Io inizio questo mio intervento, credo di non utilizzare tutti i quindici minuti, cercherò di essere il meno banale possibile, perché bene ha fatto il presidente Solinas a sottrarsi alla celebrazione di una liturgia consunta, io direi anacronistica, di una contraddizione irrisolta, di norme e forme di governo che continuano a convivere mentre ciascuno di noi si ritiene chiamato a svolgere acriticamente una parte di maggioranza o di minoranza ponendosi aprioristicamente rispetto ai contenuti, e lei, Presidente, può ben dirlo, avendo vissuto le dinamiche di quest'Aula, sia in maggioranza che in opposizione, e anche da Assessore regionale. Alla fine lei dice, parlando dei temi dell'Isola, che è stata fatta una seria anamnesi: ottime indagini strumentali, diagnosi certe, ma siamo stati incapaci di praticare terapie con soluzioni percorribili. Il filo conduttore che lei propone con la sardità non come idea ma come identità politica ed istituzionale, e propedeutica a un modello di governance che vada a vantaggio esclusivo dei sardi, non può… e su questo io non posso darle torto. L'identità non si eredita passivamente, ma si costruisce, con una apertura inclusiva che veda nuovi e diversi rapporti con Italia ed Europa, e col Mediterraneo soprattutto. Però, Presidente, mi consenta di dirle che se oggi in Sardegna si è offuscata persino la speranza di progettare la prospettiva del futuro, il diritto di sognare, tutti un po' dovremo assumercene un pezzo di responsabilità, soprattutto chi già ha avuto l'onore e l'onere del protagonismo verso la storia della Sardegna. Sull'insularità; credo che sia un tema assolutamente attuale e importante. Nella passata legislatura, insieme agli amici del partito dei Riformatori, credo che trasversalmente si sia cercato di proporre soluzioni a un tema così importante, che sinora non è stato un'opportunità per la Sardegna, ma è stato un gravissimo e serissimo problema. Oggi voi trovate una situazione che sicuramente non è quella che noi trovammo cinque anni fa, quando ci accingemmo a governare l'Isola, basti ricordare le percentuali del PIL e della disoccupazione giovanile; sono numeri freddi ma sono numeri veri, e su questi dovremo confrontarci. Con questo non voglio dire che la situazione della Sardegna sia brillante, non lo è, ed è insieme a lei che vorremmo contribuire a proporre soluzioni che portino le nostre comunità ad avere pari dignità rispetto alle altre regioni d'Italia. La sua proposta politica, orientata alla ridefinizione degli spazi di autogoverno mediante un nuovo Statuto di autonomia speciale elaborato dall'Assemblea Costituente, non mi sembra troppo rivoluzionaria. Ricordo che nella passata, non nella passata, nell'altra Legislatura l'amico Giacomo Sanna ne parlava in tutte le riunioni di quest'Aula, e allora del Psd'Az lui ne era il segretario, ne era il Capogruppo, faceva parte di una maggioranza che comunque lasciò quella proposta solo a livello di proposta. Mi piace quando lei parla di rivendicazione verso lo Stato per la definizione in materia di entrate e accantonamenti, però credo che il momento rivendicativo sia già superato dalla sentenza della Corte costituzionale. Per onestà intellettuale bisogna riconoscere alla Giunta Pigliaru la chiusura delle norme di attuazione dopo dieci anni, e l'impugnazione delle ultime quattro leggi finanziarie. Oggi noi partiamo da un dato di fatto, che è una sentenza della Corte costituzionale, e adesso a lei l'onere di raggiungere un accordo politico che sia, come dice lei nelle sue dichiarazioni programmatiche, a vantaggio dei sardi. Però il percorso è già alla fine, perché si riparte, ripeto, da una sentenza, e da questo si vedrà quale potrà essere il futuro della Sardegna, perché se noi non ripartiamo da quei 700 milioni di euro tutte le sue dichiarazioni, che io ho letto e riletto, a poco serviranno, perché le idee, alcune anche assolutamente condivisibili, non potranno essere tradotte in atti concreti se noi non avremo la disponibilità di quelle risorse. E in questo io chiedo a lei. Abbiamo sempre detto in tempi non sospetti, e lo ribadiamo oggi, che non ci saranno e non ci sono mai stati Governi amici; credo che non ci saranno neanche questa volta, questa volta però noi abbiamo il doppio binario, perché abbiamo il "suo capitano", il "suo capitano", e abbiamo dall'altra parte il partner di Governo che è rappresentato in Consiglio regionale da una parte importante dell'opposizione, e io che credo che insieme, su un diritto negato alla nostra Isola, alle nostre genti, alle nostre comunità, che sono gli accantonamenti, che è il maltolto che c'è stato in tutti questi anni, debba trovare finalmente una soluzione, è la soluzione ormai non sta solo in accordi esclusivamente di tipo politico, la soluzione deve discendere da una sentenza, ripeto, e sono monotono, sarò monotono nel ripeterlo, da una sentenza della Corte costituzionale che impone la restituzione di quelle risorse, che sono risorse irrinunciabili. E noi su questo vigileremo e abbiamo la speranza, perché lei l'ha detto in altre occasioni, Presidente, che immediatamente si possa aprire un tavolo per chiudere la problematica. Io, da Sindaco di campagna di un piccolo Comune, vorrei umilmente capire in cosa consiste la sua idea di riforma degli enti locali, perché credo che ci sia stata già una delegittimazione rispetto a quello che lei ci ha raccontato nelle sue dichiarazioni programmatiche, perché quando si parla di perequazione, di equiparazione dei territori, delle comunità, dei bisogni delle nostre genti, poi andiamo a vedere che nella rappresentanza della nuova Giunta vengono esclusi clamorosamente due territori importanti della nostra Sardegna, che sono Sassari e Nuoro. Io credo che questo sia stato un piccolo incidente di percorso, al quale lei potrà porre rimedio in tempi brevi, oppure io mi auguro e spero che i rimedi siano dati dai fatti, dalle azioni che la sua Giunta potrà portare avanti. Abbiamo sempre detto che quello che nel "continente", perché nelle zone interne namur gai, "su continente", che quello che nel continente è congiunturale da noi e strutturale, quello che nel continente è straordinario da noi è ordinario, e ad atti ordinari che sono straordinari, ad atti congiunturali e fatti congiunturali che sono da noi strutturali dobbiamo dare risposte straordinarie. E noi non siamo e non saremo il partito del no. Quando si parla, e lei giustamente ne parla, di riforma della legge elettorale, una legge elettorale iniqua, che discrimina le minoranze, che discrimina i territori, che discrimina anche il genere, ebbene, quella legge… in quest'Aula ci sono, non so se ci siano ancora, ci sono cinque consiglieri che non l'avevano votata, proprio perché già da allora, e parlo della Giunta Cappellacci, avevamo visto in quella norma una disparità, che poi si è tradotta nei risultati che abbiamo visto, sia nell'altra Legislatura, sia in questa legislatura, e credo che sia ormai irrinunciabile il fatto che tutti insieme dobbiamo metterci una grandissima attenzione e proporre una legge che davvero possa rappresentare tutte quelle che sono le istanze del popolo sardo, senza lasciare indietro e discriminare nessuno. Siamo stati il partito del no, e questo ci tengo a dirlo, passo un attimino a parlare di sanità, perché in quest'Aula se ne è parlato di Mater Olbia, allora dobbiamo sapere, molti di voi lo sanno già che fuori (…) arrivò un emendamento in quest'Aula, quando si stava parlando di riforma sanitaria, e quell'emendamento prevedeva che in capo all'Assessorato si potessero decidere le deficienze cliniche dei presidi, dei servizi. Ebbene, quelle deficienze cliniche avrebbero poi portato alla decisione in capo all'Assessorato, qualunque esso fosse, perché adesso c'è un nuovo Assessore, di decidere sull'assegnazione dei posti letto, dei posti letto non privati, ma pubblici. Questo significa che se la ginecologia di Ozieri, parlo di Ozieri perché è il Presidio ospedaliero più vicino al mio posto di residenza, viene definita, anche senza parametri asettici e certi, in deficienza clinica, l'Assessore o la sua struttura può decidere di ridurre i posti letto assegnati storici a quella ginecologia, stiamo facendo un esempio, per assegnarli a una struttura privata che stranamente sapevamo in quel momento qual era quella struttura privata. Quindi, per dire che siamo ed eravamo tutti d'accordo sul Mater Olbia, perché il Matel Olbia doveva e deve rappresentare un'eccellenza per la nostra Isola, ma abbiamo anche detto e l'abbiamo scritto nella premessa della norma che fu esitata dalla Commissione, che l'istituzione del Mater Olbia non doveva andare a danneggiare, ad inficiare in nessun modo neanche un posto letto delle strutture pubbliche. Io mi auguro che su questo ci si torni e che questo principio venga davvero sancito perché altrimenti noi staremo facendo molto male a quelli che sono i diritti alla salute dei cittadini sardi. Abbiamo problemi in sanità, volevo fare un appunto all'Assessore che adesso purtroppo è uscito, qui ci sono 60 consiglieri regionali che legittimamente sono stati eletti, sono stati delegati a rappresentare i loro elettori e non solo la parte di elettori che ha espresso il voto a favore dei singoli consiglieri candidati e quindi mi dispiace, c'è stato un piccolo sgarbo istituzionale ieri quando l'Assessore (abbiamo visto dalle televisioni e dai giornali) ha fatto un tour in alcuni ospedali. Generalmente, non solo come prassi, ma io ho vissuto diverse esperienze, quando un Assessore va a visitare presidi nelle diverse province, almeno i consiglieri regionali di quei territori vengono invitati a presenziare e a partecipare perché credo che i problemi - l'abbiamo già detto altre volte - della sanità non possono essere problemi di centro, di destra o di sinistra, sono problemi che riguardano tutti e rispetto ai quali tutti insieme dovremo proporre le soluzioni urgenti che da troppo tempo si aspettano. Credo che sia stato un errore di inesperienza e credo che questo non si ripeterà, comunque saremo qui per verificare e vigilare come potranno andare le cose. Parlavamo di liste d'attesa. Io sono primo firmatario di una mozione, che poi per problemi di tipo tecnico non era stata presentata infatti oggi non me la ritrovo nell'elenco, in cui chiedo all'Assessore che immediatamente, con la sua Giunta, recepisca il piano nazionale per l'abbattimento delle liste d'attesa. Il Governo e il Ministro della Sanità nazionale ha approvato un programma importante, che tra l'altro mette a disposizione oltre che delle linee guida che potrebbero dare le soluzioni, delle risorse importanti e la Sardegna è una di quelle Regioni che ad oggi non ha ancora recepito… mi sono fregato anche questa volta… non ha ancora recepito quel piano.
I problemi da affrontare sono tantissimi, non lo neghiamo a noi, non lo neghiamo a voi e non ce lo neghiamo. Abbiamo il dovere politico, istituzionale, ma anche etico e morale di provare in tutte le maniere a dare le risposte possibili ai troppi problemi che ci sono. Ripeto, noi non faremo un'opposizione sterile, fine a se stessa, faremo un'opposizione costruttiva, faremo un'opposizione di proposta, siamo convinti di conoscere bene a fondo quelle che sono le criticità della nostra Regione, dei nostri territori, delle zone interne. Mi fa piacere che nella sua Giunta siano presenti dei sindaci i quali ancora di più vivendo sulla…
PRESIDENTE. Onorevole Cocco, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Francesco Mura. Ne ha facoltà.
MURA FRANCESCO (FdI). Presidente, presidente Solinas, ho ascoltato con molta attenzione qui in Aula le sue dichiarazioni programmatiche che poi ho letto attentamente nei giorni scorsi e le faccio i miei più sinceri complimenti per la forma e per la sostanza di quel documento. Io che provengo dal governo di un Comune che per quel Comune ho investito mesi ed anni a studiare e a proporre un metodo, quello stesso metodo l'ho sentito nelle sue parole. È importante avere una visione, un'idea che possa portare la Regione verso un futuro chiaro e visibile agli occhi di chi è chiamato a governare, un percorso che lei ha tracciato sul solco dell'identità, il più alto dei valori di un popolo. Era necessario spazzare via le sterili discussioni delle prime settimane di Governo con un discorso importante, capace di prevaricare i tentativi di soffiare fumo davanti agli occhi dei sardi che con la forza bella della democrazia ci hanno chiamato a guidare la Sardegna per i prossimi cinque anni. Un'idea capace di analizzare i problemi della nostra Isola e fa bene lei a dire che per anni abbiamo circoscritto, esaminato, approfondito i grandi temi dell'Isola senza mai giungere a una soluzione definitiva. È arrivato il tempo di agire perché tutte le sue belle parole trovano senso solo se saremo in grado di trasformarle in azione. Perché questo accada è importante che tutti i settori di questa Amministrazione lavorino in sintonia, uniti come ha detto lei da un filo d'orbace per ottenere una tessitura di quel futuro da lei e da tutti noi immaginato. Noi di Fratelli d'Italia abbiamo accolto con molto entusiasmo la sua idea di azione per la Sardegna ed intendiamo sostenerla dando un apporto leale e serio nei suoi confronti e nei confronti dei sardi che hanno scelto la nostra coalizione, così come abbiamo provato a fare in queste sue prime settimane da Presidente. Cercheremo di avere questi valori alla base di ogni ragionamento, pertanto saremo pronti a sostenere le sue azioni e quelle degli Assessori che lei ha scelto per accompagnarla in questo percorso quando saranno rivolte al raggiungimento degli obiettivi da lei posti e da noi accolti e con la stessa serietà e lealtà saremo pronti a metterla in guardia qualora si prendano altre strade volute o involontarie.
Le condizioni socioeconomiche della Sardegna richiedono azioni coraggiose e uomini e donne pronti a osare, a sfidare il quotidiano, ad andare oltre l'ordinario. Dovremo avere la forza di convincere i sardi ad una rivoluzione culturale, ad un approccio nuovo ai problemi ed anche alle sfide. Nel suo intervento ha posto un interrogativo: quale rapporto tra Sardegna e globalizzazione? Io penso che in questa sua domanda si nasconde il nodo che aggroviglia la Sardegna da anni. Il vero interrogativo a mio parere è: subire impassibilmente, nascosti dietro a un piagnisteo continuo, la velocità della globalizzazione oppure cavalcare le opportunità che questa ci dà e fare della nostra una terra prospera e felice? Sappiamo bene che nessuno ha la bacchetta magica, ma se saremo determinanti al raggiungimento dei nostri obiettivi possiamo avviare il cambiamento che, come ha detto lei, è possibile se poniamo davanti a noi l'impresa, il progetto, il programma e se siamo convinti che dinanzi a noi c'è l'avvenire che non viene da sé, ma si compie nel fare.
Lei ha diviso il suo intervento in capitoli che io intendo ripercorrere con brevi riflessioni che questo momento mi concede per integrare e condividere con quest'Aula un po' di pensieri e azioni. Ha parlato di identità politica e istituzionale, la madre di tutte le identità, anche in questa occasione, Presidente, togliamo ogni dubbio sul concetto di nazione e di patria, io non ho intenzione di indietreggiare un centimetro su questo, sono orgogliosamente italiano e intendo esserlo nel futuro. I punti analizzati in questo primo capitolo del suo brillante lavoro mi trovano concorde ed ho apprezzato molto la sua idea di autogoverno rinnovando e innovando lo Statuto speciale e trovo che l'Assemblea costituente sia lo strumento necessario dando ai sardi, con gli strumenti della democrazia, la delega per la sua costituzione. Da sindaco di un piccolo Comune ho condiviso l'idea di una riforma che possa riportare i Comuni al centro dell'architettura istituzionale sarda. I Comuni, vittime sacrificali di tutte le riforme passate, salvadanaio sempre pronto per chiunque si sia posto l'obiettivo di tagliare la spesa in Sardegna, lasciando ai sindaci la responsabilità della risposta ai cittadini che spesso e volentieri non è compresa e nella degenerazione dei peggiori istinti ha trasformato i sindaci in bersagli. A tutti i sindaci, vittime incolpevoli della vile azione criminale, va il mio saluto e la mia solidarietà. Non si potrà prescindere da una attenta analisi sul futuro dei piccoli e piccolissimi comuni, di quella che io chiamo la quinta Sardegna, Presidente, se per prima Sardegna intendiamo quella delle coste, per seconda la Sardegna di Cagliari, per terza la Sardegna delle altre città, per quarta la Sardegna dell'interno e per quinta la Sardegna di Nughedu Santa Vittoria, Armungia, Ardara, Ula Tirso, Sennariolo e tutta quella serie di piccoli e piccolissimi comuni che non hanno una distribuzione geografica definita, ma che nel giro di qualche anno rischiano di scomparire. Quei Comuni dove non esiste più nessun tessuto economico, dove non ci sono più aziende da sostenere, dove non ci sono più servizi, dove vivere diventa un gesto eroico, ma in quelle difficoltà ancora si conserva l'identità più pura della Sardegna, quell'identità che lei cerca, Presidente, è lì. La legge 2 del 2016 è un tradimento che la Regione ha attuato nei confronti delle comunità locali, una legge che dovrebbe riconoscere l'esistenza di tutte le comunità, fino alle più piccole, ma che di fatto indirizza il futuro verso un'aggregazione non troppo velata che la Sardegna rifiuta e ha rifiutato con il voto del 24 febbraio. Va bene anche il ripristino delle province, riportando i cittadini protagonisti delle scelte e cancellando voti ponderati che anche in questa occasione escludono i piccoli e i piccolissimi Comuni dalle scelte.
Va bene anche una nuova interpretazione delle Unioni dei comuni che però ritengo meritevole di una discussione più approfondita, non sono personalmente d'accordo sulla cancellazione, le nostre regioni storiche meritano un riconoscimento politico e le comunità devono poter lavorare nelle aggregazioni che ritengono più opportune.
Identità economica. Penso che la più grande opportunità del mondo occidentale arrivi appunto dai sistemi che la globalizzazione offre e che noi per svariati motivi abbiamo sempre visto come limiti. Il mio consiglio è di non guardare a quel sistema come unico nemico, ma come opportunità. Come giustamente ha ricordato lei, il nostro compito sarà quello di rompere gli schemi e osare, è arrivato il momento di cavalcare le opportunità dei mercati globali e per fare questo non si può prescindere da un piano industriale come lei lo ha immaginato, favorendo appunto l'accesso al credito riducendo il carico burocratico, avviando processi di formazione, favorendo la collaborazione tra imprese, imprese che devono essere al centro della nostra azione. Lei fa riferimento a ragione ad un settore pubblico in sofferenza, troppo spesso il pubblico entra in conflitto con il mondo delle imprese, quasi come la crescita di uno possa compromettere l'esistenza dell'altro. E' tempo che il pubblico e il privato lavorino per lo stesso obiettivo, per la Sardegna, e appunto potremmo partire dal riformare l'ente che governiamo, la Regione, come giustamente ha ricordato qualcuno in quest'aula, troppo spesso i tempi della Regione diventano i limiti principali per le aziende che programmano il futuro in base alle azioni di sviluppo provenienti da qui e che troppo spesso, per non dire sempre, risponde a tempo scaduto. Il pachiderma Regione va trasformato in un cavallo agile e veloce, diversamente neanche il più abile dei cavalieri saprà vincere nessuna sfida. Identità territoriale e ambientale. Il nostro più importante patrimonio, la nostra grande miniera, la nostra immensa fonte, va reso merito a chi in passato ha portato nelle nostre coscienze il tema del paesaggio. Ma qual è stato il prezzo di quell'importante azione? Un prezzo pesante, pagato da una delle fasce più deboli della società sarda, il crollo del comparto edile che da allora non si è più ripreso, complici anche le crisi internazionali e un sistema economico fragile, ma nessuno dimentichi le difficoltà che ancora oggi esistono in tutti i Comuni della Sardegna per via di quell'azione quasi illiberale. Dovremmo ripartire dal paesaggio inteso come risorsa per i comparti economici della Sardegna e non più come limite, abbiamo un importantissimo patrimonio di comunità e come già sostenuto in quest'Aula una biodiversità culturale unica nel mondo occidentale che può essere raccontata e narrata appunto dal paesaggio. Sarà importante smuovere le coscienze e lavorare al recupero del culto del bello, ripartire dalla bellezza contrastando appunto la bruttezza endemica che oggi caratterizza gran parte delle nostre comunità sia dell'interno che delle coste. Eliminare in un percorso di almeno vent'anni le brutture edili favorendo l'iniziativa privata e creando la coscienza nell'uso dei materiali che da secoli hanno caratterizzato le cromie architettoniche dell'isola. Sarà fondamentale trovare un giusto connubio tra urbano e rurale senza però usare l'arma del vincolo proibizionista ma favorendo la presa di coscienza delle persone. Ci saranno a fianco indispensabili i due grandi enti regionali, Forestas e Corpo forestale dei quali si dovrà ragionare per una nuova stagione che li renda operativi nel futuro ambientale della Sardegna. Sarà fondamentale ragionare sul futuro dell'Agenzia Forestas, un patrimonio di donne e uomini al servizio della Sardegna oggi presente in tutta l'isola che garantisce operatività alla macchina di difesa dell'ambiente sia nella fase di prevenzione, sia nella conservazione delle nostre foreste e nell'azione operativa antincendio. L'età media dei dipendenti Forestas è superiore ai 55 anni e se non vogliamo far finire l'agenzia con il pensionamento dei dipendenti e rinunciare a tutto quello che si è costruito fino ad ora, dovremmo giustamente riformare e pensare a un piano di ringiovanimento del personale che garantisca operatività anche nei prossimi anni. Come l'Agenzia Forestas anche il Corpo forestale di vigilanza ambientale vive in sofferenza, l'età media degli agenti è superiore ai 52 anni, nel giro di pochi anni si rischia che in gran parte dei territori venga a mancare un presidio importantissimo e soprattutto che l'operatività del Corpo sia messa in discussione. Identità turistica. Come giustamente ha detto lei, Presidente, non si può parlare di turismo se non si risolve la questione dei trasporti da e per la Sardegna e dei trasporti interni. Condivido la sua proposta di continuità e confido nella risoluzione dell'annosa questione che da anni condanna i sardi all'isolamento. Bene l'idea di favorire l'ampliamento della rete di collegamenti oltre i due grandi hub di Roma e Milano verso altre città medie ed europee. In questa partita sarà importantissima la nostra capacità di interloquire con le istituzioni nazionali ed europee e soprattutto di porre fine alle lotte intestine tra porti e aeroporti della Sardegna.
Quello che è accaduto con l'aeroporto di Alghero durante l'ultima legislatura è l'emblema dei nostri problemi, l'altra grande sfida per il turismo in Sardegna sarà riuscire a delocalizzare, parola spesso usata e altrettanto spesso poco capita. Esiste una Sardegna che riesce a narrare molto bene se stessa e la propria identità ed ha un valore turistico molto alto, quello che manca è la consapevolezza di questo altissimo potenziale. Non si è mai costruita una vera e propria cultura turistica che metta le persone in condizione di credere nel settore e di trasformare le comunità in comunità ospitali. Molto bene l'osservatorio perché come in ogni settore per programmare si ha la necessità di conoscere e nella programmazione non potrà certo mancare una regia di marketing unica che metta al centro appunto il nostro valore più importante, la nostra identità. Lei parla giustamente di strategia digitale, io ne condivido tutti i contenuti ma non si può pensare che ci siano ritardi importanti nella distribuzione delle infrastrutture digitali in molte parti dell'isola. Oggi il digital divide è uno dei problemi della Sardegna, non è pensabile che in alcuni posti si navighi con la fibra ottica e si stia pensando al 5G mentre in altri paesi si deve ancora ricorrere ai segnali di fumo. Identità linguistica, culturale, antropologica e artistica. L'idea è che le nostre comunità, soprattutto quelle dell'interno, siano inserite in una cupola protettiva che impedisca alle persone di essere protagoniste della vita globale condannandole a un isolamento culturale. Oggi ci proteggiamo da tutto ciò che è diverso, da tutto quello che non è parte del quotidiano, la nostra sfida dovrà essere quella di rompere quella cupola e permettere ai sardi, soprattutto ai più giovani, di essere protagonisti delle sfide globali. Dobbiamo conquistare la capacità di dialogare con il mondo alla sua velocità, condivido con lei che c'è un rapporto strettissimo tra livello culturale e produzione economica, pertanto iniziamo il bombardamento culturale delle nostre comunità. Sarà necessario investire, considerando che una semplice residenza artistica o letteraria ha un impatto sociale e culturale ben più alto di una sagra con costi molto ridotti.
Identità sociale del lavoro e della salute. Siamo la terra dell'assistenza, per decenni gran parte del nostro popolo è stato condannato a vivere di assistenza, la peggiore umiliazione che si possa ricevere. Un messaggio infame che è stato mandato alla nostra gente, la degenerazione della rassegnazione, per decenni abbiamo iniettato cantieri comunali come fossero dosi di metadone al popolo drogato di assistenza, quasi come stessimo attendendo una morte annunciata e irreversibile. Basta! Le nostre comunità meritano di sognare al pari delle più virtuose regioni d'Europa e d'Occidente, i nostri giovani meritano di sognare il loro sviluppo individuale qui. Una delle principali cause della nostra condizione socio economica è proprio la costante iniezione di assistenzialismo che negli anni si è sostituita alla creazione di opportunità basate su economie reali. Le nostre comunità sono stanche di amministrazioni regionali che partoriscono programmi occupazionali nell'ultimo anno di Governo per poter vendere in campagna elettorale il dato di riduzione della disoccupazione. Lavoras è un esempio negativo, le sconsiglio Presidente di imitarlo, un saluto, visto che l'ho citato, all'onorevole Deriu e un augurio per il suo sciopero e la sua protesta che condivido anche nel merito.
Dobbiamo avere il coraggio di osare e di trasformare quei modelli in modelli virtuosi che possano restituire alla Sardegna un sistema economico solido, basato sulla capacità e sulle migliori professionalità che i mercati oggi chiedono. Sono d'accordo con lei Presidente sulla necessità di impegnare risorse sulla valorizzazione dei beni archeologici, la grande risorsa nascosta della Sardegna. Oltre a formare quelli che saranno gli operatori, contribuirà a completare la narrazione della Sardegna come terra di cultura, indispensabile leva che oggi amplifica il valore dei marchi turistici e delle produzioni. Le grandi sfide economiche dei Paesi occidentali necessitano di welfare funzionanti e qui, come giustamente ribadisce lei, il compito più importante lo dovranno avere i comuni che conoscono molto bene le necessità delle persone e delle fasce più deboli delle comunità sarde. Welfare che deve essere sempre più connesso con il sistema sanitario regionale ampiamente discusso in quest'Aula da quasi tutti i miei colleghi, siamo reduci da una riforma sanitaria che fa acqua dappertutto, non si deve salvare nulla, la creazione dell'ATS è un mostro burocratico presentato ai sardi come lo strumento per abbattere il sistema feudale e per eliminare i baroni della sanità ma che ha creato un totalitarismo dei peggiori condannando alla chiusura i presidi territoriali e mandando…
PRESIDENTE. Prego, concluda.
MURA FRANCESCO (FdI). …il pensiero fisso dell'accorpamento, insomma di lavoro ne abbiamo e ne abbiamo tanto. Concludo leggendo una frase di Friedrich von Hayek, che disse: "Poiché l'azione è la fonte principale delle conoscenze individuali su cui poggia il progresso sociale di avanzamento del sapere, le ragioni della libertà di azione sono altrettanto forti di quella libertà di opinione". Di libertà ha bisogno la Sardegna, Presidente. Buon lavoro!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Michele Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, per tutto il primo pezzo dell'Italia repubblicana l'aspirazione all'autonomia ha avuto un significato positivo, ha significato l'aspirazione a politiche di prossimità rispetto ai cittadini, ha significato terreno di sperimentazione amministrativa, di innovazione. Per la Sardegna l'autonomia speciale ha significato molto di più, ha significato l'affermazione della propria identità, ha significato la concretizzazione delle proprie aspirazioni nazionalitarie, per quanto non dobbiamo mai dimenticare il paragone, l'immagine di Lussu, dell'Autonomia sarda, la più debole e fragile dell'esponente della famiglia dei felini. Però non c'è dubbio che oggi gran parte dell'entusiasmo che ha caratterizzato il processo autonomistico è andato scemando. Le autonomie soprattutto quelle regionali, e soprattutto le autonomie speciali, oggi hanno un'accezione negativa, sono considerate distanti dai cittadini, incapaci di agire, e soprattutto sulle Regioni speciali si è avviato un processo di demonizzazione che le dipinge, non sempre a torto, come luoghi di privilegi, di malaffare, di inefficienza, di clientelismo, di sprechi e di corruzione. Per superare questo stato di cose, per rinverdire l'autonomia, per riscrivere l'architrave della nostra autonomia, lo Statuto, il presidente Solinas ha riproposto l'idea dell'Assemblea Costituente del popolo sardo, un'idea che i Riformatori non possono non accogliere con entusiasmo. Le obiezioni sono ben note, ma è altrettanto noto l'esito di quello che si è fatto fino adesso, delle consulte, delle Commissioni speciali, esito nullo. Però, onorevoli colleghi, su una riforma dello Statuto che nasca dalla consapevolezza che è necessario cogliere questo momento storico per rilanciare l'autonomia della Sardegna e la specialità della Sardegna, non possono esserci divisioni. Conosciamo poi le obiezioni che i costituzionalisti fanno, ma noi ci muoviamo su un terreno politico principalmente. L'Assemblea costituente sarebbe il luogo ideale, geneticamente scevro da conflittualità aprioristiche e da contrapposizioni elettorali, o di semplice comunicazione, per concentrarsi su un obiettivo comune, rendere l'assetto istituzionale della Sardegna funzionale a vincere la sfida del nuovo regionalismo che si sta affermando in Italia. Certo, essa presuppone una forte determinazione e una grande capacità di rapportarsi con realtà ben più forti della nostra, sotto il profilo economico e demografico, ma la via certo non può essere quella del confronto muscolare da cui usciremo inevitabilmente perdenti. Le forze della minoranza, e in particolare il centrosinistra, non stronchino a priori questo progetto. Voglio ricordare che gran parte della sinistra e dei suoi esponenti più autorevoli sono stati l'anima del movimento per la Costituente che, a cavallo del millennio, ha rappresentato uno dei momenti più significativi della storia dell'Autonomia sarda. Una convergenza così ampia e convinta si è realizzata solo recentemente in ordine alla battaglia per l'inserimento del principio di insularità nella Costituzione, anch'esso richiamato dal presidente Solinas, e gli sono grato per questo. Se l'Assemblea costituente, per quanto importante, è uno strumento, l'insularità investe il merito, è l'argomento più forte e più importante che noi possiamo spendere di fronte ai nuovi equilibri regionali che si stanno realizzando. Il principio di coesione nazionale, su cui si basa la Repubblica delle autonomie, rischia di lasciare il passo al prevalere degli egoismi territoriali, e questo non potrà che tradursi nella penalizzazione delle aree più deboli del paese, tra cui principalmente la nostra. Non ci sono più le condizioni per affrontare questa battaglia col vittimismo o con atteggiamenti di balentia, nei quali non crediamo nemmeno noi, figuriamoci gli altri. Prendiamo atto che il tempo dell'assistenzialismo a fondo perduto è finito per sempre, e che la sfida è quella dell'incremento del prodotto interno lordo, della ricchezza della nostra Regione, che passa però anche attraverso il riconoscimento di pari opportunità della Sardegna rispetto alle altre regioni, e passa anche attraverso il riconoscimento che la Sardegna non può essere trattata come le altre regioni rispetto agli accantonamenti, e che le accise sui prodotti petroliferi lavorati in Sardegna devono essere riconosciuti alla Sardegna, che paga tra l'altro un prezzo ben più alto rispetto alle altre regioni nazionali dal punto di vista ambientale. E significa anche che la continuità territoriale non può essere un tema dei sardi, a carico dei sardi, la continuità territoriale della Sardegna è un problema della comunità nazionale. Non è che noi siamo un pezzo staccato dello Stato, una appendice importante soltanto quando si tratta di venire a fare le vacanze d'estate, se noi facciamo parte della comunità nazionale, lo Stato deve farsi carico di questo problema, e deve farsene carico in maniera efficace. Però guai se pensassimo che il nostro problema è solo quello di avere più entrate, perché dobbiamo dimostrare di essere più bravi degli altri, di saper spendere i soldi, di saper spendere le risorse comunitarie e le risorse della Regione per creare sviluppo ed economia, perché noi dobbiamo aspirare ad arrivare a livelli di ricchezza tali da poter contribuire alla coesione nazionale, non soltanto prendere, non sempre sentirci rinfacciare dalla Lombardia e dal Veneto i 5 miliardi di residuo fiscale negativo che noi abbiamo, che loro ci regalano, e che noi ripaghiamo in termini di cattivi servizi ai cittadini.
Mentre là fuori il mondo si muove a velocità inimmaginabili, la Regione fatica a garantire anche quel minimo che giustifichi la sua esistenza. Parlo del diritto di vivere una vita dignitosa attraverso il lavoro e non attraverso l'assistenza, che presuppone la possibilità di garantire alle imprese una rete di infrastrutture che gli consenta di lavorare. Parlo del diritto ad avere un sistema sanitario che garantisca la salute e che sia davvero universale, non universale per finta. Parlo del diritto di muoversi liberamente all'interno del territorio nazionale, tutti diritti tra l'altro costituzionalmente garantiti. Naturalmente potrei continuare all'infinito, ma mi serve per dire che la Regione deve garantire quello che giustifica la sua esistenza. Una istituzione che non garantisce quello per cui serve è una istituzione inutile, anzi diventa un peso per i contribuenti e un freno per l'economia. Ecco perché è urgente che la Regione faccia una revisione complessiva e razionalizzi i propri modelli organizzativi e le proprie procedure. Prima di tutto, e concordo con lei presidente Solinas, limitando la propria azione agli spazi che le sono propri, e attuando pienamente il principio di sussidiarietà. Signor Presidente, oggi la Regione da lei guidata all'opportunità di adottare i provvedimenti che servono alla Sardegna per ripartire, non possiamo deludere questa aspettativa, ma soprattutto non possiamo permettere che si incrinano ulteriormente la forza e la credibilità delle istituzioni autonomistiche, questo riguarda in primis il Presidente della Giunta e la sua Giunta, ma riguarda il Consiglio regionale nella sua interezza. Onorevoli colleghi, non pensiamo di poter sfuggire a questa responsabilità, maggioranza e minoranza hanno ruoli e responsabilità diversi, non c'è dubbio, ma la qualità e l'incisività del lavoro della Giunta dell'Amministrazione regionale non appartengono ad un mondo diverso quello della qualità ed efficacia del lavoro del Consiglio regionale. Signor Presidente del Consiglio, a lei spetta non solo l'onere di difendere le prerogative, l'autonomia e la dignità del Parlamento e dei sardi, ma anche quello di utilizzare i suoi poteri perché l'organo legislativo eserciti al meglio il suo ruolo, lavorando in modo ordinato e produttivo, dedicando una particolare attenzione alla qualità della produzione normativa che è precipitata enormemente nel corso delle legislature, questo Consiglio regionale ha approvato leggi, cioè ha creato diritto positivo, non grida manzoniane, diritto positivo, diritto armato direbbe Bobbio, perché è cogente, perché incide direttamente nella vita dei cittadini, e lo ha fatto talvolta in modo confuso e contraddittorio, a volte utilizzando anche un cattivo italiano, con ricadute devastanti sul piano generale e della certezza del diritto, non a caso il Presidente della Regione ha messo l'accento sulla necessità di sfrondare e chiarire il quadro normativo, fino a arrivare a veri e propri testi unici nei diversi settori. Però per fare questo occorre che il Consiglio ragioni su se stesso, onorevoli colleghi è capitato in quest'aula di parlare del prezzo della carta igienica e dell'acqua minerale, indubbiamente questioni di capitale importanza, ma nel frattempo si è perso di vista il progressivo svilimento del ruolo di questa Assemblea legislativa, accelerato dai processi sui fondi dei Gruppi consiliari, che hanno contribuito a minare la credibilità del Consiglio regionale e a delegittimarlo, facendolo sentire inutile, più che inutile, quasi abusivo! Io ritengo che sia nostro dovere adoperarci per creare le condizioni per superare questa fase negativa, mi rendo conto della complessità e di come non tutto dipende da noi, però un primo passo importante sarebbe quello di ricostituire un servizio studi degno di tale nome e assicurare un supporto logistico ai consiglieri e ai gruppi consiliari, così che l'iniziativa legislativa e la stesura delle proposte di legge non sia affidata praticamente solo alla buona volontà dei singoli, perché i servizi del Consiglio faticano anche a seguire l'ordinaria amministrazione, l'attuazione delle politiche della Regione passa anche per una Assemblea legislativa che abbia piena contezza del suo ruolo e della sua responsabilità, di massima rappresentanza del popolo sardo, che soprattutto in questo momento storico, un Consiglio, scusate, fatto di donne e uomini, che soprattutto in questo momento storico devono saper esprimere con impegno e dedizione la loro missione, perseguendo quei fini alti e nobili per i quali questa Assemblea esiste, forse per ritrovare il ruolo di questa Assemblea legislativa servirà un impegno fuori dal comune, ma dobbiamo crederci, oggi abbiamo tutti insieme l'opportunità di dare alla Sardegna una svolta, non giriamoci dall'altra parte. Buon lavoro Presidente Solinas, saranno cinque anni di duro lavoro, ma io sono convinto che i risultati che otterremo ripagheranno l'impegno e la dedizione che tutti quanti noi, ognuno per la sua parte sapranno metterci. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Valerio De Giorgi. Ne ha facoltà.
DE GIORGI VALERIO (Misto). Grazie Presidente, Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, Assessori. Vorrei citarvi l'articolo 1 della Costituzione che recita:"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione" e ancora, all'articolo 3: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Care colleghe e colleghi, è da queste parole, fondamento stesso del nostro agire politico che dovremmo trarre ispirazione per quello che facciamo, per il compito che ci è stato dato dal popolo sardo, per quel pezzo di mondo che abbiamo l'ambizione di cambiare facendo politica, per quelle azioni sempre tese al bene comune che ogni giorno ci fanno combattere per rendere la Sardegna un posto sempre più bello in cui i nostri figli possano vivere ed avere occasione di prosperità e felicità. Ci troviamo oggi davanti all'avvio di una nuova legislatura, la sedicesima, una legislatura che vede un Consiglio rinnovato, costituito dalle forze più autenticamente espressione della volontà del popolo sardo, un Consiglio e una Giunta regionale a guida sardista, col presidente Solinas sostenuto da un'ampia maggioranza, in cui le forze autonomiste, formate dai partiti che hanno cuore e gambe in Sardegna hanno costituito una solida alleanza con il centrodestra. Proprio per questo ed in virtù dello straordinario consenso che i sardi che hanno dato non possiamo non dare il massimo perché questa sia la legislatura della svolta, quella in cui le discussioni e i teoremi vengono superati dall'azione. Vorrei che questa Giunta parlasse meno e facesse di più, uscisse dal palazzo per stare tra la gente, per ascoltare i bisogni del popolo sardo, e farsene autentica portavoce, perché il tempo delle chiacchiere è finito, non possiamo infatti più sbagliare, né aspettare, né perderci dietro i tatticismi della vecchia politica, ancora, la scorsa settimana, qualche autorevole rappresentante della sinistra, parlava intervenendo in questa Assemblea di una Sardegna senza più problemi, una Sardegna dove tutto va bene, dove addirittura sarebbe aumentata l'occupazione, a voi cari colleghi della sinistra dico solo una cosa: uscita dal palazzo, parlate con la gente, confrontatevi e ascoltatela, la Sardegna in ginocchio, la nostra gente è stanca, sfiduciata e arrabbiata. Abbiamo un tasso di dispersione scolastica tra i peggiori in Italia, la disoccupazione che raggiunge numeri allarmanti, molti nostri conterranei hanno perfino smesso di cercare un lavoro, i nostri figli scappano all'estero perché hanno perso la fiducia e pensano che questa Regione non possa più svoltare, la crisi dura ormai da troppi anni, se tornerete a parlare con la nostra gente, cari colleghi della sinistra, capirete il perché del vostro tracollo elettorale, capirete perché in questa legislatura non possiamo sbagliare, non possiamo sbagliare tutti noi, perché dalla nostra forza e dalle nostre scelte dipende il futuro di questa terra, non deve sbagliare la maggioranza di governo, non può tantomeno sbagliare la minoranza, che ha un ruolo di controllo e non deve abdicare al ruolo di pungolo e fonte di stimoli e proposte per questo Esecutivo. Nell'esposizione delle linee programmatiche di questa legislatura il Presidente Solinas, ha descritto con grande efficacia alla Sardegna che abbiamo in testa, una Sardegna centrale nel Mediterraneo che non rinuncia alle proprie produzioni di qualità ma che sa aprirsi alle nuove sfide del mercato, una Sardegna verde ma responsabile, luogo delle opportunità e della crescita, una Sardegna generosa e che non dimentica i suoi figli più deboli, una Sardegna forte e consapevole che non ha paura della crisi, ma che la vede come una possibilità, una Sardegna aperta che riporta i suoi figli dispersi in tutto il mondo perché gli permette di essere cittadini là dove sono nati, una Sardegna in cui gli interessi di parte, di schieramento, di consorteria o tribù sono messi da parte, perché prima della nostra appartenenza siamo tutti sardi e amiamo la nostra terra al punto da batterci per essa, ho scelto in questo mio brevissimo intervento di focalizzarmi su tre direttrici importanti su cui vorrei accendere l'attenzione di questa Assemblea regionale: la crisi del Porto canale, l'avvio della zona franca, la crisi del mondo delle campagne. Il porto canale di Cagliari: il mare non isola ma il mare unisce, io ripeto una frase celebre di storici, di geografi, di persone che si sono occupate in maniera approfondita di Mediterraneo e di mare, "il mare, che certamente ci ha separato nel passato, oggi non ci separa, oggi il mare ci unisce", o meglio ci univa. Fino a poco tempo fa nel porto canale di Cagliari si viveva una stagione industriale importante, il nostro terminal era uno dei più importanti hub in Italia per quanto riguarda il traffico di transhipment, quell'hab si univa a 70-80 porti in giro per il mondo; era una grande opportunità per la Sardegna, un'opportunità per l'industria della Sardegna per poter inviare a prezzi competitivi le nostre produzioni in tutto il mondo. Uso però il tempo passato perché il terminal container vive da diversi mesi una crisi senza precedenti, una crisi che rischia di cancellare la possibilità di generare questo tipo di traffico in Sardegna (stiamo tornando al Medioevo) e di cancellare, considerando l'indotto, quasi 700 posti di lavoro, di colpire 700 famiglie sarde. I motivi di questa crisi sono presto detti: da un lato lo spostamento delle grandi alleanze che si occupano di logistica, dall'altro la mancanza di investimenti che avrebbero dovuto adeguare il porto canale alle sfide della modernità, avrebbero cioè garantito l'attracco delle grandi navi. Non tutto è perduto, però, la sfida di questa Assemblea, dei nuovi Assessori ai trasporti e all'industria è quella di rilanciare il porto canale e con esso l'intero polo industriale di Macchiareddu, attivare investimenti, tornare a farlo diventare una piattaforma logistica al centro del Mediterraneo occidentale, non lasciare sole le 700 famiglie. Sono sicuro che questa sfida bisogna attuarla e che si agisca in fretta, uniti e pianificando con cura gli interventi, perché dobbiamo abituarci sempre di più a pensare a una Sardegna che è parte viva e può essere parte viva di questo mondo vastissimo.
La zona franca è uno strumento e non un obiettivo, lo scopo deve essere quello di attrarre imprese, non dimentichiamolo mai, e per questo occorre fare sistema a cominciare dalle istituzioni. Il tema della zona franca ha riassunto in questi anni i vizi della politica, con un dibattito che dura oramai da decenni e che poche volte è uscito fuori dalle battaglie ideologiche. Le isole, che scontano una penalizzazione sui costi di determinati servizi, devono avere una compensazione per gli svantaggi: è un principio sancito a livello comunitario e la Corte di giustizia europea ha aperto la strada delle zone franche, riconoscendo che economie diverse necessitano di trattamenti diversi. Il grande problema è la non crescita: la Sardegna, e con essa l'Italia, hanno smesso di crescere e si sono fermate, perché hanno smesso di credere nelle imprese. Ora bisogna rimediare, pensando a istituire zone non certo votate solo al commercio ma alla produzione; la zona franca non è un fatto ideologico, è uno strumento per governare l'economia, per stimolarla, per determinare fatti di propulsione endogena di processi produttivi e quindi della occupazione, dello sviluppo del reddito, della crescita globale di un'intera comunità. Mentre si dibatte per l'ennesima volta se la zona franca in Sardegna possa essere un valido strumento di sviluppo, oppure se lo possono essere più limitatamente quei punti franchi previsti dal nostro Statuto di Regione autonoma speciale, e mai sperimentati, verifichiamo oggi quotidianamente che la nostra economia è in uno stato di stagnazione e che il numero dei disoccupati ha disinvoltamente superato la fatidica soglia dei 130 mila, con una moltitudine di giovani, incerti, delusi e tra non molto forse anche arrabbiati. Abbiamo davanti a noi esempi come Livigno e Campione d'Italia: la Sardegna si appelli al DPR 633 del '72, invochi la propria extraterritorialità come isola e come territorio disagiato, usiamo con coraggio le leve fiscali per creare sviluppo per il nostro popolo. Abbiamo il dovere di iniziare politiche nuove, che non siano né di sopravvivenza né di ordinaria amministrazione, o peggio di rassegnazione, consapevoli del fatto che proprio in questi momenti difficili si deve riaccendere la speranza con una nuova tensione ideale e con un nuovo slancio orientato ad una grande progettualità fondata sul fare.
Per quanto attiene l'agricoltura, dobbiamo essere protagonisti della sfida principale dei prossimi mesi, la riforma della PAC, la cui discussione si svolgerà in parallelo con quelle sul prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027. La Regione Sardegna deve lavorare a stretto contatto con il Ministero delle politiche agricole, che si farà portavoce a Bruxelles del complesso sistema Italia, per soddisfare le aspettative degli agricoltori e dei consumatori sardi. I tagli alla PAC incidono in modo consistente sul sistema agroalimentare e danno un segnale politico sbagliato, il rischio è che venga disconosciuto il valore del contributo che il territorio assicura alla società, per di più in un momento in cui volatilità dei prezzi, crisi internazionali e variabilità climatica minano il nostro settore primario. Se gli incentivi finanziari diminuissero, ciò porterebbe inevitabilmente a una preoccupante fuoriuscita di aziende dal circuito produttivo, con effetti negativi sull'ambiente a causa dell'abbandono, e sulla struttura della società soprattutto nelle aree più fragili. Una PAC che guarda al futuro. Si deve inoltre porre il problema di come garantire i consumatori, desiderosi di cibo di qualità, di sostenibilità e di sicurezza alimentare: tutti aspetti sempre più messi in discussione dalla globalizzazione e dalle aperture talora indiscriminate dei mercati mondiali. Il mondo delle campagne deve aumentare la propria competitività anche nei confronti dell'invasione dei prodotti esteri, Tunisia e Spagna in primis, regolando e mettendo tutte le aziende del comparto nelle condizioni di poter competere ad armi pari. Sollecitare i consumi interni sostenendo il prodotto Sardegna e quello a chilometro zero è prima una politica culturale e poi economica: imparare a mangiare, acquistare sardo, non è solo una scelta politica che sostiene le aziende e le nostre comunità ma è pure una scelta che premia le nostre eccellenze e la nostra qualità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Angelo Cocciu. Ne ha facoltà.
COCCIU ANGELO (FI). Grazie Presidente, avrei voluto fare gli auguri qui in pubblico di persona al presidente Pais, ma in questo momento lei in maniera molto autorevole lo sostituisce. I saluti vanno a lei, Presidente, al presidente Christian Solinas, agli Assessori, alla Giunta, ai cari amici presenti in Giunta. Ho fatto precedentemente gli auguri di buon lavoro a quelli che si erano insediati qualche giorno prima, e ho fatto anche gli auguri a quelli che si sono insediati da poco.
Abbiamo veramente tanto da fare, la strada è lunga e l'impegno dovrà essere importantissimo, e faccio anche gli auguri di buon lavoro a tutti gli amici onorevoli consiglieri presenti in Aula.
Intervengo in qualità di Capogruppo di Forza Italia, sono molto onorato di far parte di questo Consiglio regionale, riflettendo siamo tutti molto fortunati, dobbiamo riflettere su questo fatto, perché la Sardegna ci ha voluti: eravamo tanti candidati e siamo arrivati all'interno di questo Consiglio non tantissimi, però rappresentiamo veramente quello che la Sardegna voleva, quindi dobbiamo essere orgogliosi del ruolo che andremo pian piano a ricoprire. Un ringraziamento particolare va al presidente Christian Solinas, che ha vinto queste elezioni regionali si è imposto con la sua professionalità politica, con la sua pacatezza, col suo modo di fare. Lo ringrazio anche per quello che ha fatto ultimamente per due problematiche determinanti che riguardano il nostro territorio, il nostro territorio sardo, il problema relativo Air Italy e il problema relativo al porto canale. Dobbiamo secondo me ragionare in maniera diversa, dobbiamo inaugurare un nuovo ciclo della politica. Queste due problematiche non sono le problematiche del nord e del sud Sardegna ma sono le problematiche della Sardegna unita, dobbiamo assolutamente rimanere tutti vicini e lottare per questi traguardi importanti e per queste problematiche che andranno risolte. Rappresento un territorio importante che è quello della Gallura e del Monteacuto, però ho un'idea diversa un'idea da portare in questo Consiglio, io penso che ognuno di noi debba in qualche maniera sdoganarsi da quelle che sono le proprie appartenenze geografiche e debba lottare per un bene unico che è quello appunto della Sardegna stessa.
Abbiamo impiegato qualche settimana in più a costruire, realizzare, porre in essere questa Giunta, però le riconosco, Presidente, che ha fatto veramente un gran lavoro, col suo modo di fare, questo modo di porsi è riuscito a realizzare e a mettere in essere quella che è sicuramente la miglior Giunta che poteva essere fatta in questo momento. Faccio nuovamente un augurio di buon lavoro a tutti.
Con commozione che affronto questo primo intervento, avendo seguito dalla politica per tanti anni, è 19 anni che faccio politica all'interno del mio Paese, della mia città Olbia, 19 anni consecutivi presenti in Consiglio comunale. Ho avuto questa opportunità solamente questa volta; è con grande onore che in questo momento mi rapporto a voi, mi rapporto con voi cari amici, onorevoli. È stato un cambiamento penso epocale all'interno di questo Consiglio in quanto da appassionato della politica ho sempre seguito e ho visto i volti che rappresentano i vari onorevoli, siamo talmente tante le persone nuove, i giovani e meno giovani che in questo momento ci sediamo all'interno di questo Consiglio regionale, abbiamo bisogno di fiducia, abbiamo bisogno di forza ed è per questo che chiedo agli onorevoli che hanno maturato ormai tanta esperienza all'interno di questo parlamentino sardo di fare unione con noi, siamo portatori di nuove esigenze, di interessi sani e siamo qui per risolvere tutte le problematiche che la Sardegna in questo momento ci propone. Io ho avuto sempre un modo particolare per affrontare la politica; è vero abbiamo vinto queste elezioni in maniera abbastanza determinante, però sarebbe bene inaugurare una stagione diversa, una stagione fatta del dialogo dove la maggioranza è conscia di quello che ha fatto ma dia la possibilità alla minoranza di esprimere le proprie idee e il proprio modo di fare, di ascoltare quelli che sono anche gli interessi della minoranza. Perché dico questo? Perché in tanti anni di Consiglio ho fatto sia maggioranza che minoranza son stato più volte Assessore, ma durante il mio unico mandato di minoranza penso di aver dato un supporto importante, determinante a quello che è stato il Consiglio comunale. Alcune volte ci sono state alcune crisi, delle crisi dove la maggioranza veniva a mancare, sono rimasto in aula per più volte fino alle due, alle tre del mattino perché sapevo che i provvedimenti che dovevano essere approvati erano qualcosa di importante per il nostro territorio, non mi sono vergognato di dare una stampella alla maggioranza ma l'ho fatto veramente con forza. Perché sono gli obiettivi che dobbiamo raggiungere, sono quelle le cose importanti, non dobbiamo assolutamente vergognarci di poter collaborare fra noi. Dobbiamo dare un segnale diverso, dobbiamo praticamente fare politica per la Sardegna. Vorrei evitare tanti elementi, situazioni negative che si sono contraddistinte in questi ultimi anni; io ho sofferto da lontano e in maniera molto negativa le guerre che son state fatte all'interno di quest'Aula per quanto riguarda la vecchia provincia Olbia - Tempio e uno dei protagonisti è stato l'onorevole Giuseppe Meloni. Dobbiamo assolutamente evitare che queste cose si verifichino anche nel futuro, dobbiamo essere orgogliosi di quello che andremo a fare. Se esiste una problematica per un territorio non deve essere assolutamente affondata ma dobbiamo lottare tutti in maniera importante affinché il problema venga risolto.
Si è parlato anche qualche volta di Mater Olbia, del problema relativo al Mater Olbia, qualcuno ha detto anche non l'ho votato; io poco tempo fa ha avuto, l'anno scorso ho avuto una questione familiare molto importante, una persona che è stata molto male e senza le strutture ospedaliere di Sassari questa persona oggi non sarebbe più all'interno della mia famiglia. Quindi pensate se io stesso in occasione di un'iniziativa che dovesse premiare la sanità sassarese dovessi votare "no", sarei uno stupido. Ed è per questo che dobbiamo assolutamente sostenere insieme tutte le eccellenze che abbiamo in Sardegna, tutte le nuove iniziative che abbiamo in Sardegna, soprattutto quando si parla di sanità e di diritto alla vita.
Lei, Presidente, ha toccato alcuni argomenti importanti, non vorrei tediarvi con questo mio intervento ma vorrei fare solamente un breve excursus, ha parlato appunto di identità economica, territoriale, ambientale, turistica, sociale, rurale, artigianali, industriali e anche del lavoro. Identità politica dobbiamo assolutamente riappropriarci di quelle che sono le nostre funzioni, di quelli che sono i nostri diritti e quello che in realtà la storia dello Stato italiano ci ha tolto, parliamo di accise, parliamo di zona franca, parliamo di agevolazioni fiscali, di tutte le autonomie in generale, dobbiamo assolutamente ridare alla Regione un potere importante che è appunto quello di legiferare e riconoscere agli enti locali la possibilità di applicare quello che noi andremo a legiferare. Dobbiamo far sì che le province vengano ricostituite io sono a favore della provincia Gallura, della provincia nord-est Gallura, ma non solamente questa, sono a favore di tutte quelle province che dal punto di vista tecnico, dal punto di vista amministrativo possano in qualche maniera essere ricostituite. Identità economica, promozione del prodotto sardo, internazionalizzazione un'iniziativa importantissima che di persona ho avuto la possibilità di seguire, la promozione del nostro prodotto all'estero, la possibilità di partecipare attraverso questi bandi a fiere che possano promuovere quello che è il nostro mondo produttivo. La promozione dell'innovazione tecnologiche, arrivo da una realtà importante che è quella della nautica, alcuni settori sono veramente saturi, ci sono varie aziende che continuano a fare un certo tipo di produzione, bisogna investire soldi su quelli che sono gli incubatori e quelle che potrebbero essere le nuove realtà produttive. Vi faccio un esempio ho parlato della nautica, la nautica è un settore che produce dei beni molto importanti, però la nautica crea, durante la fase produttiva, tanto inquinamento ci sono quantitativi di resina che vengono in qualche maniera diciamo così accumulati e ho visto con molta attenzione, e attraverso lo sviluppo di alcuni bandi regionali, il dar spazio a delle imprese che potessero occuparsi del recupero della vetroresina, sono questi settori sui quali bisogna insistere, ovvero creare degli incubatori e dare risorse a delle nuove aziende che potrebbero nascere a sostegno di quelle già esistenti. Bisognerebbe favorire l'imprenditoria giovanile, quella femminile.
Identità turistica io sono una persona che rispetta l'ambiente, rispettando l'ambiente bisogna trovare delle soluzioni diverse anche per poter dare la possibilità per modificare le strutture turistiche che già esistono, piccoli ampliamenti, piccoli restauri, piccole ristrutturazioni, che male c'è un albergo datato di quarant'anni presente sulla costa dare la possibilità di creare una nuova SPA oppure un centro benessere generale o una palestra, non sono situazioni che determinano degli aggravamenti dal punto di vista ambientale ma sono delle situazioni che vanno perseguite, dobbiamo metterci al passo con i tempi e con le strutture presenti negli altri Paesi europei. Continuità territoriale un problema molto importante che abbiamo vissuto ultimamente, adesso avete ben visto che in questi giorni ci sono delle novità, i voli continuano a sparire, dobbiamo assolutamente trovare una soluzione, una soluzione che magari andava ricercata prima in maniera diversa. Sono sicuro che il presidente Solinas si sta già muovendo in questa direzione, ho visto una mozione presentata dalla minoranza, dobbiamo essere assolutamente all'altezza di dare risposte, quelle giuste, quelle che la gente si aspetta. Non possiamo parlare di turismo senza passare anche attraverso altri settori come quello del mondo agricolo, identità agricola, il problema del pagamento dei premi, il costo del latte, lo snellimento delle procedure per il recepimento di quelle che sono le normative europee, lo snellimento delle procedure di liquidazione, bisogna promuovere e rivalutare i borghi rurali, bisogna promuovere il ripopolamento delle campagne. Per non parlare poi dell'aspetto sanitario un aspetto molto sentito, seguito da me anche questo da lontano. Io non voglio assolutamente criticare quello che è stato fatto nel passato, però molte volte si compiono delle scelte che sono forse troppo premature rispetto a quello che si potrebbe fare. Non è la minoranza che va a criticare certe scelte, ma io ho assistito in presenza dell'assessore Arru a vari incontri dove erano i lavoratori stessi, anche le forze politiche dello stesso colore dell'Assessore, che andavano a criticare alcune situazioni. Bisogna forse fare un piccolo passo indietro e rivedere quello che era il sistema precedente e apportare delle modifiche, ma non cancellare il tutto, non cancellare anche le piccole entità, i piccoli presidi ospedalieri. Ho visto soffrire tantissimo l'ospedale di La Maddalena, è stata una cosa veramente difficile da accettare.
Urbanistica: un argomento molto importante che riguarda gran parte del nostro settore produttivo. Ho fatto l'Assessore dell'urbanistica per anni nel Comune di Olbia, ho seguito passo passo quelli che erano i problemi, c'erano varie difficoltà per quanto riguarda l'applicazione e l'interpretazione delle norme. La legge urbanistica va assolutamente rivista, così come il Piano casa. Bisogna fare delle leggi snelle che permettano in qualche maniera l'applicazione immediata. Abbiamo passato anche delle mattinate, delle ore insieme ai dirigenti, e ho avuto l'opportunità anche di confrontarmi con dirigenti di altri comuni, ma talvolta, per quanto riguarda particolari richieste fatte da parte di privati per cercare di realizzare un qualcosa, creava delle difficoltà nel rilascio delle concessioni, troppe interpretazioni, troppe difficoltà per capire quella che era la norma che doveva essere applicata. Io farei un piccolo passo indietro per quanto riguarda il Piano casa, siamo vicini, Assessore - non lo vedo in aula, ma lo saluto - alla proroga, ripartire da qualcosa di concreto, come quello che è stato approvato nel passato grazie alla Giunta Cappellacci, che dava spazio a sviluppare anche delle iniziative diverse. Promuovere un'urbanistica rurale con molta attenzione, le campagne vanno tutelate, non bisogna assolutamente prevedere uno sviluppo urbanistico scellerato all'interno delle campagne, però un minimo per me dovrebbe essere previsto, e anche un mezzo diverso per quanto riguarda il presidio nelle campagne stesse. Zone F: l'attuale Piano casa prevedeva delle limitazioni importanti. Bisogna, in qualche maniera, non legiferare e dare origine ad una nuova norma, la quale preveda la realizzazione completa nelle zone F, però per insediamenti che già esistono e per le realtà che già esistono sarebbe stato importante dare la possibilità di fare dei piccoli ampliamenti, addirittura sanare quello che realmente già esisteva, parliamo di piccole cose, parliamo di verande, parliamo di una stanza in più, ma qualcosa doveva essere assolutamente fatto. Per quanto riguarda le strutture turistico-ricettive, bisogna prevedere l'ampliamento di queste strutture e la possibilità che si adeguino con i tempi.
C'è veramente tanto da fare, abbiamo un compito importante, far ripartire la nostra Sardegna, chi la pensa come noi è benvenuto. Buon lavoro a tutti. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Desirè Manca. Ne ha facoltà.
MANCA DESIRÈ (M5S). Devo ammettere che non vedevo l'ora di leggere le sue linee programmatiche e quale fosse il suo programma per risollevare le sorti della nostra amata terra, per cui dalla Sardegna. Ci sono voluti ottanta giorni, ottanta giorni per nominare la sua Giunta, e già qua detiene un primato, che è quello di non avere assessori nominati espressione del territorio del Sassarese e del Nuorese, ma sono certa che lei non tralascerà questi due territori così importanti per la nostra terra, dall'altra parte noi staremo ben attenti affinché questo non accada. Novantadue pagine scritte del "faremo", "creeremo", "lavoreremo", tutte buone intenzioni che di fatto decretano novantadue pagine quasi del nulla. Devo ammettere che, appena ricevute, le ho lette veramente con molta foga, poi sono ritornata indietro perché le ho rilette. Ho sempre pensato che la vera forza della democrazia consistesse nella capacità di ascolto e di dialogo tra le diverse parti politiche, il dialogo tra maggioranza e opposizione deve avere solo un unico obiettivo, ed è quello di garantire il benessere del proprio popolo. Voglio però approfittare di questa occasione per ribadire ancora una volta e ancora con più forza, dopo aver sentito le sue parole, signor Presidente, che non è nostra intenzione fare un'opposizione sterile basata sugli annunci e non sui fatti, noi preferiamo questi ultimi, siamo abituati a confrontarci sui fatti ed idee. È nostra ferma intenzione, signor Presidente, migliorare le condizioni di vita della Sardegna e di tutti i sardi, ogni provvedimento che arriverà in quest'aula sarà da noi vagliato e studiato, e qualora lo ritenessimo importante per il nostro territorio e per la nostra gente, naturalmente ci vedrà a fianco e lo voteremo a favore. Vorrei però anche rassicurarla, signor Presidente, quella che lei chiama la delegittimazione, la demonizzazione della politica dei partiti o degli avversari politici non è la causa del più drammatico deterioramento dei rapporti politici e sociali di oggi, ma la causa, a nostro avviso, è da ricercare nei privilegi medievali e sprechi fino ad arrivare ad azioni da codice penale, delle quali, in un passato neanche tanto remoto, diversi membri dell'allora Consiglio regionale si sono resi tristemente protagonisti. In un momento storico di grandissima difficoltà sociale, economica e culturale, la politica, nella concezione del nostro Gruppo, nella concezione del Movimento 5 Stelle, deve essere solo ed esclusivamente lo strumento per raggiungere gli obiettivi promessi nella campagna elettorale, e quindi anche nelle linee programmatiche. Nelle sue prime pagine, pone l'attenzione e l'accento sul tema dell'identità sarda, e lo fa citando un'identità politica, istituzionale, economica, territoriale, e via dicendo. Tante belle idee, che però nella stesura di questo documento non hanno mai lasciato spazio al descrivere non solo l'idea, ma anche come realizzarla. L'eterno divario tra politica e realtà, belle idee, ma poi come si concretizzano? Propone un nuovo Statuto di autonomia speciale, ma anche qua poi non ci descrive come. Promette una riforma degli enti locali per porre nuovamente al centro i nostri comuni e per ridare loro più competenze e risorse, ma anche qua poi non ci spiega come. Dichiara di voler ripristinare le vecchie province andando, di fatto, contro il volere popolare, contro il volere di tutti i sardi che nel 2012 con un referendum hanno scelto di abrogare le province. Quindi, un grande esercizio di democrazia che lei già dimostra all'inizio del suo mandato. E così, continuando, parla di riformare tutti gli aspetti organizzativi della Regione e degli enti, e appunto anche abrogare la legge statutaria, anche qua però poi, Presidente, non ci spiega come. Come dire, un continuo racconto di tutte le sue buone intenzioni, come la citazione della famosa questione sarda, un'idea di autonomia federale della Sardegna, ma anche qua lascia galoppare la fantasia dei sardi, visto che non ci spiega poi effettivamente come. Prendiamo atto però che con un colpo di mano lei voglia cancellare le unioni dei comuni in favore del ritorno delle province, e con l'altra sostanzialmente lo vuole ripristinare dando loro un nuovo nome e chiamandole rete dei comuni rurali per dare vita ad una fantomatica strategia rurale. Si citano le case ad un euro ed il turismo delle esperienze, mentre nelle nostre realtà rurali che devono rappresentare la prima linea nella difesa della sardità, di quell'identità sarda e di quelle tradizioni delle quali ci riempiamo tutti e sempre la bocca, appassiscono per la mancanza di quei servizi primari che vengono accentrati prevalentemente sulla costa. Signor Presidente, mi preme ricordarle che i turisti, per arrivare nelle nostre comunità rurali e nei nostri paesi dell'entroterra, devono prima avere la possibilità di raggiungerli i nostri paesi, quindi rete di trasporti e di strade adeguate. Signor Presidente, i nostri paesi, per essere e rimanere popolati, hanno necessità di scuole, gli abitanti per rimanerci a vivere, signor Presidente, hanno necessita di servizi, per potersi curare magari hanno anche necessità di ospedali che rimangano aperti e, perché no, signor Presidente, oltre a tutto questo per continuare a vivere nel proprio paese, magari anche di appartenenza, hanno necessità anche di poter lavorare, e magari anche nel campo della pastorizia, quegli stessi pastori che voi, e che lei ha usato strumentalizzando l'argomento nella vostra campagna elettorale, promettendo loro la risoluzione del problema latte, una risoluzione immediata, dicevate; bugie! Solo ed esclusivamente bugie! Solo per prendere più voti. Lei ha sempre dichiarato che prima vengono i sardi poi, però, nelle sue linee programmatiche tratta il tema della nostra mobilità mirata ed incentrata al soddisfacimento dei bisogni altrui, la mobilità del turista: prima i sardi, lei dice; ma quali sardi? Provengo da una zona della Sardegna dove l'unico aeroporto che serve un bacino di più di 300.000 anime è stato trasformato in uno scalo balneare. Eppure anche i sassaresi gli ittiresi, gli algheresi, per fare un esempio, hanno necessità di muoversi, di andare nella penisola, di andare magari anche all'estero per poter studiare, eppure anche i sassaresi, gli algheresi, gli Ittiresi, sempre per fare un esempio, hanno necessità di muoversi, di andare nella penisola per, magari, poter lavorare o per curarsi, visto che qua ormai la sanità è a pezzi. È vero, signor Governatore, la Sardegna è una delle Regioni più povere, non dell'Italia ma di tutta l'Europa; il tasso di disoccupazione arriva e supera il 23 per cento, e quello giovanile supera il 50 per cento, non il 40, come lei erroneamente ha scritto nelle sue linee programmatiche, fonti Istat. L'abbiamo dichiarato noi precedentemente; le nostre imprese, le imprese sarde, artigianali, commerciali, che una volta rappresentavano una bella realtà, capace di risollevare il PIL regionale, attualmente rappresentano forse l'anello più fragile, più debole della nostra economia.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE PAIS
(Segue MANCA DESIRÈ.) Vorrei ricordarle, signor Governatore, che negli ultimi sette anni hanno chiuso 6500 aziende sarde, di cui 2615 solo nell'ultimo anno, tutti dati che la nostra gente vive sulla propria pelle. Su questi, su questi dati reali noi ci aspettavamo un suo intervento, forte e deciso, un vero progetto pragmatico e lungimirante, capace di guardare al futuro con una visione programmatica. La vostra soluzione, questa è bella, l'ho riletta tre o quattro volte: Piano industriale della Sardegna; che cosa è non si sa, anche questo non si sa. E per chi si aspettava qualche progetto di sgravi fiscali, basilari, oserei dire, per la nostra economia e per la nostra impresa, rimarrà certamente deluso. Come nessuna menzione è stata fatta per nuovi progetti di innovazione, in grado di rilanciare le nostre imprese magari nel mercato nazionale, estero e, perché no, anche mondiale. Però scelgo di soffermarmi un po' di più in quello che, secondo noi, è un tema fondamentale, cioè quello della sanità; da questo, appunto, dipende la nostra vita, la vita di tutti noi. Tutto ciò che rappresentava le nostre eccellenze sanitarie, meno di tre anni di riforma della rete ospedaliera, è stato completamente smembrato, distrutto, quasi a ricalcare un disegno politico voluto, che spingesse i nostri cittadini a curarsi fuori dalla nostra Terra, oppure, ancor peggio, a non curarsi più. Tutti noi sappiamo cosa significa prenotare una visita specialistica avvalendosi del sistema sanitario nazionale: tempi di attesa inenarrabili. Nel mio territorio vengo contattata da probabili pazienti e anche da medici che, quotidianamente, devono affrontare il problema sanitario e, come menziona lei, signor Governatore, qua non si tratta solo di pianificare un sistema sanitario assistenziale di prossimità, ma di risolvere i problemi di base. Negli ospedali sardi manca tutto, e diciamocelo, negli ospedali manca tutto! E molte volte i medici sono costretti a mandare a casa i pazienti perché non hanno né la strumentazione adatta e ne i medicinali essenziali, malati oncologici che devono fare la PET e che vengono rispediti a casa perché mancano i reagenti, addirittura mancano anche i semplici e normali antibiotici. Questa è la realtà, signor Presidente, che lei deve risolvere! In tre anni, appena trascorsi, due sono stati un continuo spot elettorale, in nome del risparmio della spesa sanitaria; si è vissuto e si continua a vivere con la mancanza di strumenti base per l'espletamento dell'assistenza sanitaria ospedaliera; liste di attesa interminabili; fuga di malati verso il resto d'Italia per cercare di ottenere quello che spetta di diritto, cioè il diritto alle cure. Tutto questo è stato reso possibile da una volontà politica del precedente Governo, a onor del vero, questo lo dobbiamo riconoscere, di unire tutto in un'unica Azienda, avendo l'incapacità di riuscire a creare reti tra i vari presidi, e togliendo così di fatto le competenze ai singoli territori. Nelle sue linee programmatiche, signor Governatore, promette di superare la formula dell'ATS, nel verso di una migliore articolazione sul territorio delle aziende, e proprio in base a questa sua dichiarazione, a questo suo volere non riusciamo proprio a comprendere, a capire come lei ancora possa consentire, permettere che il Direttore generale dell'ATS, nominato dal vecchio Governo e dalla vecchia precedente parte politica che governava questa Regione, continui ad emettere delibere al limite dell'ordinaria amministrazione, ed alcune le posso assicurare che sono anche di straordinaria amministrazione. Lei deve, e lo deve a tutti i cittadini che hanno creduto in lei, che hanno votato per lei, ma anche verso coloro che non l'hanno votata, dicevo, lei deve bloccare il suo agire, deve bloccare l'agire del Direttore dell'ATS, e deve bloccare la sua assegnazione di incarichi, di trasferimenti vari, che conferiscono, di fatto, incarichi istituzionali; lei non lo deve permettere! Novantadue pagine di racconti, 92 pagine di favole, 92 pagine dove non si tocca mai l'argomento donna; mai! E va bene che in questo Consiglio regionale siamo anche poche, ma, insomma, ci facciamo vedere, e credo ci facciamo anche sentire. Perché non prevedere un piano di agevolazione di inserimento delle donne, delle nostre figlie, delle nostre giovani donne nel mondo lavorativo? Perché non parlare di una grandissima e gravissima piaga sociale, come quella del femminicidio? Per lei questi argomenti non esistono! Le priorità, signor Presidente, lavoro, sanità, trasporti, turismo…
PRESIDENTE. Onorevole Manca, il tempo a sua disposizione è terminato, concluda, per cortesia.
MANCA DESIRÈ (M5S). Concludo così, signor Presidente; ci aspettano cinque anni lunghi insieme, cinque anni di lavoro che porteremo avanti con lei. Le posso assicurare, fin d'ora, come Capogruppo del Movimento 5 Stelle, che qualora noi dovessimo vedere in questi cinque anni che lei e che voi sarete persone competenti, oneste e capaci, in grado davvero di risollevare le sorti della Sardegna, ci troverà al suo fianco, ma le posso già anticipare che, qualora non fosse così, noi ed io saremo la sua peggiore spina nel fianco.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianfranco Ganau. Ne ha facoltà.
GANAU GIANFRANCO (PD). Grazie, Presidente, presidente Solinas, signori onorevoli Assessori, onorevoli colleghi, finalmente, dopo 74 giorni, abbiamo avuto modo di sentire le dichiarazioni con cui il Presidente della Regione e la maggioranza intendono governare l'Isola. Inizio il mio intervento permettendomi di contestare la sua affermazione iniziale secondo cui il Consiglio, anche in assenza della Giunta regionale, fosse legittimato a svolgere appieno la propria attività, indipendentemente dall'azione del Presidente della Regione della nomina degli Assessori. Presidente Solinas, lei sa bene che non è così, e infatti così non è stato, e non per volontà di questa minoranza, perché in assenza di un riferimento di settore le Commissioni consiliari sono private delle prerogative di interlocuzione alla base dell'azione politica. Oggi abbiamo finalmente una Giunta e ovviamente ci riserviamo il giudizio sulla base degli atti concreti che gli Assessori sapranno produrre. Entrando nel merito delle sue dichiarazioni programmatiche, condivido il progetto di un nuovo rapporto tra Regione ed enti locali rivolto ad una limitazione alle funzioni legislative di programmazione e controllo della Regione a favore di una devoluzione delle funzioni gestionali per gli enti locali. Così come la riproposizione e riacquisizione delle funzioni in capo alle province come rappresentanze di ente intermedio che però dubito possa passare al vaglio ministeriale nella riproposta forma dell'elezione a suffragio universale, ma sono assolutamente contrario che questo processo vada associato alla contemporanea abolizione delle unioni dei comuni che consentono e favoriscono l'esercizio delle funzioni in senso associato e la spendita dei fondi della programmazione territoriale. Restiamo in attesa delle conseguenti proposte legislative per dare il nostro contributo.
L'obiettivo di riformare lo Statuto speciale è sicuramente ambizioso, ma sicuramente è pericoloso in termini di risultato finale dovendosi confrontare con un quadro non favorevole al riconoscimento della specialità e orientato verso la realizzazione di un'autonomia differenziata che nell'impostazione data dalle regioni più ricche porterebbe ad una divisione ancor più grave tra Nord e Sud del Paese e la mortificazione delle specialità. Ed è mia convinzione che questo percorso debba essere governato dal Consiglio regionale, cioè dai diretti rappresentanti del popolo, che mediante una Commissione speciale per lo Statuto possano governare le complesse procedure di consultazione e portarle a sintesi. Nel frattempo va sostenuta la piena applicazione delle norme in esso contenute mediante la definizione di nuove specifiche norme di attuazione che, come definito recentemente dalla Corte costituzionale, possono essere utilizzate anche per un aggiornamento e modernizzazione degli Statuti, sempre che siano chiari i contenuti piuttosto che il contenitore.
Ma soprattutto è primario continuare la vertenza con lo Stato per quanto riguarda gli accantonamenti e il tema delle accise sui beni prodotti in Sardegna, atto su cui il precedente Consiglio ha impegnato il Governo regionale ad un confronto con quello nazionale per cui sono state avviate le procedure e sollecitati gli opportuni incontri a cui anche ella sta dando seguito in questi giorni. Lei rivendica un nuovo ruolo per la Sardegna nella negoziazione europea in funzione della condizione di insularità, ma non mi pare che il suo primo atto sia coerente con questo principio. Mi riferisco al tema della continuità territoriale sulla quale anziché difendere le prerogative della Sardegna, in larga parte concordate con la Commissione europea, non ha trovato di meglio alla prima contestazione di revocare il bando, anzi di revocare i bandi già assegnati per gli aeroporti di Cagliari e Alghero e validare quello di Olbia, così generando una inopportuna disparità e concorrenza tra gli aeroporti regionali ed una gravissima situazione di incertezza per il futuro dei 550 lavoratori Air Italy d'istanza a Olbia, il tutto alla vigilia della stagione turistica. Tra l'altro il regime di monopolio causerà l'isolamento di ventiquattr'ore in tutto il Nord Sardegna in occasione dello sciopero programmato che soltanto in Sardegna riguarderà anche i primi voli del 22.
Presidente Solinas, noi aspettiamo di avere da lei dei ragguagli su come affronterà questa pasticciata soluzione che, secondo me, secondo noi, può essere affrontata in un solo modo: rivendicando con forza la condizione di specialità derivante dall'essere isola ed il diritto dei sardi a collegamenti adeguati. Stia pur certo che se avrà la volontà di affrontare questa battaglia troverà in noi alleati convinti e sinceri. Tenga presente che le osservazioni che derivano dalla burocrazia europea contestano il numero dei collegamenti, la riserva sanitaria, il contingentamento del prezzo per i non residenti e preoccupa che nelle sue dichiarazioni si ipotizzi un ulteriore bando che invece parla di un aumento dei collocamenti, differenziazione delle tratte, prezzo unico. Azioni che vanno a scontrarsi ancor più con le ristrettezze europee, rischiando di prorogare ulteriormente i termini della definizione della vera continuità territoriale. Sul tema dell'insularità chiedo, visto che non ne ha fatto cenno, se intenda proseguire con il lavoro sin qui svolto in accordo con Corsica e Baleari che è arrivato a un livello di elaborazione importante e quali siano le azioni che intende mettere in campo perché la legge costituzionale di iniziativa popolare sull'insularità sia inserita all'ordine del giorno al Parlamento.
Altro tema portante sempre legato all'insularità è quello energetico. Com'è noto si è stimato che l'assenza di energia a basso costo comporti oneri aggiuntivi a carico delle imprese e delle famiglie sarde pari a 420 milioni di euro l'anno. Come noto, il progetto per ovviare a questo handicap è basato sulla realizzazione dei depositi costieri e rigassificatori ed è già stata realizzata una rete di oltre 2000 chilometri che serve attualmente 98 comuni con aria propanata e GPL e sono in fase di costruzione ulteriori 1800 chilometri di reti per la distribuzione del GNL, diviso in 38 distretti che comprendono quasi tutti i comuni dell'isola. In assenza di una scelta chiara, la Sardegna rischia di non poter garantire la transizione energetica e non certamente alla scadenza prevista del 2025, ma neanche quella nuova ipotizzata del 2029. Prendo atto delle dichiarazioni dell'assessora Pili sulla volontà di realizzare la dorsale sarda che rappresenta l'unica garanzia inserendosi nel sistema di distribuzione nazionale di una tariffa controllata e non lasciata al libero mercato. Si tratta di una scelta strategica di grandissima valenza questa dell'energia a basso costo, l'unica in grado di dare competitività al sistema dell'industria e delle imprese favorendo l'insediamento di nuove attività industriali, il rilancio di quelle attuali e in generale garantire l'efficienza, la stabilità e la competitività del nostro sistema energetico.
Sul tema dell'industria mi ha colpito un passaggio che rivendicando la tutela ambientale e la compatibilità di nuovi insediamenti industriali ha citato la scelta della chimica verde liquidandola come sciagurata, attribuendola a scelte drammaticamente condivise volute da una classe non solo politica, ma sindacale e industriale. Giova ricordarle che la chimica verde, regolarmente insediata in siti industriali, rappresenta un modello produttivo non inquinante e che tale scelta è stata voluta dal Governo Berlusconi e sottoscritta dalla Giunta regionale sarda a guida centrodestra di cui lei faceva parte in qualità di Assessore. Spero si sia trattato di un equivoco che necessita però di un immediato correttivo per non mettere in discussione i recenti passi avanti fatti da ENI in termini di sostegno e di investimento al progetto dopo anni di esitazioni e contraddizioni.
Presidente, nella sua relazione al Consiglio non ho trovato alcun riferimento ad un impegno sulla prosecuzione degli interventi di contrasto alla peste suina africana che, grazie alla determinata azione messa in campo e l'efficienza dell'unità di progetto e al piano di eradicazione validato da referenti scientifici ministeriali ed europei, è prossima al raggiungimento dell'obiettivo della eradicazione totale, aprendo prospettive di grandissimo valore economico e sociale a tutto il comparto suinifico regionale oggi riorganizzato con una nuova legge. Credo sarebbe utile una sua rassicurazione in questa sede anche viste le contraddittorie ed allarmanti esternazioni provenienti da autorevoli esponenti della sua maggioranza comparse nei giorni scorsi sugli organi di stampa.
Altro tema su cui chiedo conferma e quello dell'istruzione. Ben inquadrato nella sua relazione come fondamentale per la crescita e competitività dell'Isola, in particolare le chiedo se gli interventi a favore dei due atenei saranno mantenuti e se è sua volontà proseguire con il sostegno al diritto allo studio mediante il mantenimento delle borse di studio incrementate per numero e quantum e gli interventi a favore dell'abbattimento dei costi per i trasporti per tutti gli studenti e se è sua intenzione proseguire con l'imponente opera per la messa a norma e modernizzazione degli istituti scolastici della Regione e il sostegno alle iniziative rivolte alla lotta alla dispersione scolastica.
Un tema che mi sta particolarmente a cuore, ma credo a tutti noi è quello della sanità su cui mi permetto, proprio in funzione della sua delicatezza, di raccomandare la massima attenzione. Come ho avuto modo di dire in Commissione sanità nessuno è depositario di soluzioni certamente risolutive, per questo credo si debba operare con la prudenza necessaria che basi gli interventi correttivi sulla base di una seria valutazione dei costi benefici e dei pro e contro risultanti da un'analisi attenta dei risultati prodotti dall'attuale riforma. Riforma che, ricordo, nasceva dalla necessità di mettere sotto controllo una spesa sanitaria fuori controllo. Mi permetto su questo argomento di correggere la sua affermazione sul deficit sanitario citando il documento MEF sul monitoraggio della spesa sanitaria regionale che segnala come record del deficit sanitario il 2012, con uno sforamento di 392 milioni di euro e non il 2016, deficit ridotto negli anni come osservato dalla Corte dei Conti nel processo di parificazione del bilancio, la Sardegna ha dimezzato il disavanzo sanitario rispetto al 2016, anche se ancora pesa il disavanzo degli anni passati. Una sanità fuori dagli standard di riferimento nazionale che produceva una risposta alle esigenze sanitarie certamente non percepita come ottimale. Riforma che ha portato ad un governo unico, un sistema sino a quel momento basato su otto repubbliche indipendenti, che gestivano in modo autonomo e non controllato le politiche del personale degli acquisti, con conseguenti differenze salariali importanti a parità di mansioni e di responsabilità e costi sino a dieci volte superiori nell'acquisto di farmaci e presidi.
Oggi si è notevolmente migliorata la spesa, riunificato il corrispettivo salariale, centralizzati gli acquisti, avviando la normalizzazione di oltre 300 gare di appalto in proroga illegittima e queste sono la vera causa delle disfunzioni e delle assenze dei farmaci e dei presidi negli ospedali, ne sono realizzate 200 e altre 70 sono in corso di realizzazione, è stata avviata la soluzione dell'annoso e gravissimo problema della carenza degli organici, altro tema essenziale per l'efficienza della sanità, mediante la stabilizzazione di oltre 700 unità e la predisposizione dei concorsi per l'assunzione delle figure professionali carenti. Un percorso ancora da compiere, ma che può essere adeguatamente migliorato, per esempio dando maggiore autonomia gestionale e budget adeguato alle attuali ASSL mantenendo le funzioni centralizzate in tema di personale e acquisti, piuttosto che ritornare alla condizione preesistente delle 8 repubbliche indipendenti. Sulle liste d'attesa i dati da lei citati non tengono conto del fatto che attualmente si stanno applicando le classi di priorità che garantiscono le prestazioni classificate come urgenti riportandole ai tempi standard ministeriali, tutte escluse quelle dell'oculistica. Piuttosto colgo l'occasione per chiedere cosa aspetti la Giunta a recepire l'accordo Stato-regioni sul contenimento delle liste d'attesa, visto che i 60 giorni previsti per il recepimento sono abbondantemente scaduti.
L'impegno piuttosto dovrà essere posto nel completamento della riforma mediante la riorganizzazione del sistema delle cure territoriali che vanno adeguatamente rafforzate con la realizzazione ed il potenziamento dei servizi poliambulatoriali, dell'assistenza domiciliare, l'attivazione delle Case della salute, la realizzazione dei punti di Primo soccorso in modo da avvicinare le prestazioni in prossimità e in questo modo sgravare il carico oggi esercitato in modo abnorme sulle strutture ospedaliere. Strutture ospedaliere salvate nella loro totalità dalla legge di riordino della rete ospedaliera, anche su questo aspetto c'è da fare chiarezza, è pericoloso invocare il richiamo fatto dal Governo alla mancata adesione del provvedimento al DM 70 perché l'applicazione delle norme contenute in tale decreto avrebbe comportato la chiusura di 13 presidi ospedalieri dell'isola. Rivendico la scelta fortemente autonomistica di varare una legge in deroga al DM 70 che ha mantenuto in esercizio tutti i presidi ospedalieri della Regione proprio in funzione delle specificità legate alla densità della popolazione, all'orografia e alle condizioni di viabilità, per cui invito il Governo regionale a difendere tale scelta in sede di confronto con il Governo nazionale. Così pure appare incoerente con la volontà di tornare a più ASL, la ventilata abolizione dell'AREUS che ha come base ed obiettivo proprio quella di superare le diversità territoriali generate dalla differente gestione delle singole ASSL riconducendo ad un sistema unitario un servizio essenziale, quale quello di emergenza-urgenza finalmente dotato di un servizio di elisoccorso a norma ed efficiente. Credo che una riflessione seria su questi temi possa essere fatta con il coinvolgimento di tutti i protagonisti e rilancio la proposta che è stata lanciata anche dall'Assessore ieri della convocazione degli stati generali della sanità per affrontare compiutamente, sulla base di dati documentali, il problema. Concludo con un apprezzamento per il grande lavoro fatto con l'elaborazione delle dichiarazioni programmatiche al Consiglio che provano ad affrontare i temi chiave della nostra Regione in un'ottica unitaria e fortemente identitaria. Restiamo in attesa degli atti conseguenti che valuteremo nella sostanza cercando di contribuire, per quanto di nostra competenza, alla loro migliore formulazione nell'esclusivo interesse del bene della Sardegna e dei sardi. Buon lavoro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Mula. Ne ha facoltà.
MULA FRANCESCO (PSd'Az). Intanto voglio esprimere con grande orgoglio, mancano i componenti del Gruppo del PSd'Az, per ringraziarli per il ruolo che mi è stato dato di grande prestigio a rappresentarli in qualità di Capogruppo e voglio ringraziare di questo anche il Presidente della Regione. Nel dire anche che le sue dichiarazioni programmatiche sarebbe troppo semplice dire che le abbiamo condivise perché è naturale che è qualche cosa sul quale abbiamo lavorato anche noi.
Le sue dichiarazioni ci convincono nell'impostazione politica, Presidente, per gli obiettivi che si intende raggiungere, per i contenuti, per la strategia di sviluppo socio economico che le sottendono. In esse ritroviamo un percorso politico condiviso che tradotto in atti amministrativi e legislativi potrà dare risposte ai bisogni di un territorio che da troppo tempo attende risposte, la verità, avrei voluto dire altro, avevo preparato anche altro, volevo leggere altro, però Presidente, da amministratore locale, da Sindaco non ho mai ritenuto opportuno scaricare le responsabilità sugli altri dal momento che chi governa risponde delle proprie scelte politiche, amministrative e legislative e solo su queste verrà giudicato dagli elettori. In questi giorni si è detto di tutto, si è scritto di tutto, sembrerebbe che i problemi che attanagliano questa Sardegna dipendono da lei, Presidente, da noi e da questa Giunta. Il fatto che le linee programmatiche che lei Presidente ha esposto nel precedente Consiglio, nelle loro finalità siano state apprezzate anche da qualche collega dell'opposizione, è già un buon punto di partenza perché è evidente che se di linee programmatiche si parla, queste non possono contenere indicazioni di dettaglio. Le linee programmatiche contengono evidentemente quegli obiettivi, quelle finalità che un Governo regionale vuol perseguire dando delle priorità in un'ipotesi di progetto complessivo per la Sardegna. Però una cosa va detta, un Governo regionale che si insedia è un Governo regionale che riparte da una situazione politica, diciamo quella che ha trovato, e questo lo abbiamo percepito anche in campagna elettorale. L'eredità che raccoglie lei, presidente Solinas, non è certo facile, lei, noi, tutti, è un'eredità fatta di criticità, criticità riguardanti l'ambito sociale, economico e amministrativo. Se è vero come è vero che la struttura burocratica della Giunta Pigliaru lamenta una serie di problematiche che ci sono state poi rappresentate, poi aldilà dico dei sorrisi e di qualche commento di qualche collega dell'opposizione, vorrei ricordare a voi che avete governato la Regione alcune situazioni che ci sono state descritte da quei funzionari, da quei dirigenti, da quei direttori che sono stati fino a poche settimane fa i vostri funzionari e i vostri direttori e credo quindi che abbiano autorevolezza anche ai vostri occhi e alle vostre orecchie, nel senso che proverò a citare dati concreti. Qualcuno ha parlato, Presidente, che lei non ha nominato nessun Assessore della provincia di Nuoro, che siamo abbandonati e va bene. Io vorrei ricordare due cose per quanto riguarda la provincia di Nuoro, Piano del rilancio del Nuorese all'interno del quale si trova la definizione del recupero, cito degli esempi, dell'ex Mulino Gallisai per cui sono stati spesi circa 2.700.000 euro di soldi pubblici e si è dovuto attendere dopo tanto silenzio al 12 febbraio 2019 per trovare una delibera con cui si destinano ulteriori 5800 euro.
Sapete com'è oggi quella struttura? E' chiusa. Piano per il rilancio del Nuorese; vi leggo le parole e il comunicato di Confindustria, sempre Nuoro. Dopo quattro anni di riunioni, annunci, diverse decine se non centinaia di incontri, tavoli tecnici e delibere di Giunta, Confindustria è stata convocata a firmare il terzo Accordo di programma mentre il territorio non ha ancora visto un euro dei 55 milioni promessi. Nel 2014 si era chiesto un intervento straordinario per una provincia fortemente colpita da una crisi senza precedenti, ma al momento nessun intervento è stato realizzato. Le delibere e gli accordi di programma sono inutili se poi non si fa quanto promesso, un sistema amministrativo e organizzativo che non funziona non può essere l'alibi per ciò che non si riesce a fare.
Occupazione. Qui abbiamo sentito dati un po' di ogni tipo, io ho dati alla mano, si è parlato di 50.000 occupati in più e 40.000 inattivi in meno, da un'analisi fatta a me risultano che siano fittizi, cioè non si è creato un nuovo posto di lavoro né stabilizzato il precariato, si sono attivati semplicemente dei palliativi che sottopagati, part time e precari diminuiscono i dati della disoccupazione ma in realtà non creano effettivo lavoro. Abbiamo creato, avete creato i nuovi centri per l'impiego, per carità, ma che non creano lavoro, non si può pensare a questi voucher di lavoro che sembrerebbe che dovessero risolvere tutti i problemi di questo mondo, dove le assunzioni, notate bene, si fanno in due maniere, o tramite il Comune oppure con le cooperative di tipo B. Io credo che sia anche illegittimo andare a pensare che si assumono queste persone escludendo illegalmente altre forme di assunzioni.
E come vengono assunte queste persone? Per 8 mesi a 20 ore settimanali, lavoro part time sottopagato oltre che precario, senza dare una prospettiva di lavoro. L'ASPAL, che se ne sta occupando, ancora oggi si deve far carico di quei numerosi ragazzi che hanno abbandonato la scuola, che ce li abbiamo per strada.
Immigrazione. Siccome è molto legato il fatto della disoccupazione con l'immigrazione, dipende secondo i nostri dati dal fatto che comunque, volenti o nolenti, nel 2018 abbiamo avuto 3300 persone che sono andate via dalla Sardegna, soprattutto giovani, che sono andati in continente a cercare lavoro e anche all'estero. Questi non sono dati che mi sono inventato io, signori. E la popolazione in Sardegna è diminuita di 9 mila abitanti rispetto al 2017. Poi parleremo anche delle dichiarazioni programmatiche della collega Manca, che comunque vorrei anche tranquillizzare per alcuni versi, che se dovessimo riuscire a raggiungere tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati ci farebbero un monumento, ma anche a voi se ci darete una mano, per carità!
Allora, adesso mi vorrei soffermare un attimino anche su queste cose. Presidente, dopo 80 giorni, 78 giorni, lei non ha fatto questa benedetta Giunta, io vorrei ricordare che ci siamo insediati appena 50 giorni fa, da quando abbiamo fatto il giuramento, e che la Corte d'Appello si è presa 30 giorni per capire chi doveva venire e chi doveva restare a casa.
Ma a elencare le problematiche di questa terra e di problemi causati certo non da questa Amministrazione, ma sicuramente dai cinque anni precedenti a noi.
E vorrei ricordare anche una cosa, le parole che in quest'Aula il Presidente Pigliaru disse: "Noi siamo l'esecutivo. Voi siete il Consiglio e avete il dovere d'ora in poi di controllare se quanto andremo a fare avrà davvero effetti positivi sul futuro della Sardegna". Il futuro lo abbiamo visto, avete perso le elezioni, ma non è questo il punto, il fatto è che vi vorrei ricordare che anche i cinque anni precedenti le avevate perse le elezioni, perché il centrodestra aveva preso il 10 per cento in più rispetto alle liste del centrosinistra, e grazie a una legge elettorale vergognosa, che avete riconfermato voi…
(Interruzione dai banchi dell'opposizione.)
No, però, scusate, io sono stato zitto! Io penso che probabilmente non avete cambiato questa legge elettorale perché pensavate che questo risultato si poteva ottenere anche in questa tornata elettorale.
E dico anche, gli vorrei dare merito, non è bastato candidare l'ex sindaco di Cagliari, perché altrimenti penso che magari sarebbe stata tutta un'altra storia.
Parliamo adesso della sanità. Ma lo dichiarò lo stesso onorevole Zedda, quando venne candidato, lui stesso dichiarava: "A me questo sistema non è mai piaciuto. Non condivido l'azienda Ospedaliera unica", e candidarono, notate bene, anche l'ex assessore Arru. Vi ricordate le polemiche? Perché non lo volevano candidare, bontà sua, venne candidato e l'allora candidato Presidente, Zedda, dichiarò che qualora il centrosinistra avesse vinto le elezioni, Arru non avrebbe fatto il Presidente e questa riforma era da buttare a mare. Più o meno!
(Interruzione dai banchi dell'opposizione.)
Beh, io ti ho ascoltato, per gentilezza!
PRESIDENTE. Onorevole Zedda, diciamo per cortesia. Grazie!
MULA FRANCESCO (PSd'Az). Noi diciamo un'altra cosa. Noi diciamo che questa riforma sanitaria non va bene, non va bene per i sardi. Diciamo, prendendo alcuni dati, che la gente non riesce ad avere in tempi utili una visita specialistica, i costi della spesa sanitaria non sono certo ridotti perché vi vorrei ricordare la relazione della Corte dei conti dell'11 dicembre 2018, e l'ultima di questi giorni, dove parlano di un aumento della spesa sanitaria e quindi fa dei richiami per quanto riguarda la Regione. Che qualcosa non andasse riguardo alla sanità si intuisce anche dal fatto che il consigliere Deriu, mi dispiace Roberto che non è presente, e l'onorevole Sabatini, il 7 marzo 2019, si affrettarono non avendo potuto farlo prima, per non creare problemi in maggioranza, a presentare un'interrogazione sulla carenza di organico allo Zonchello. Sto parlando di Nuoro! Se il problema era così grave perché non hanno pensato di proporre soluzioni quando erano in maggioranza? Caro amico, consigliere Deriu, glielo riferirete perché, comunque, io anziché "sconsigliare" noi, direi di consigliare lui di collaborare perché ne abbiamo veramente bisogno. E vorrei anche ricordare le mozioni che ha fatto riguardo il sistema del commercio e dell'artigianato, anche sulla stessa legge elettorale. Però dico, se tutte queste cose erano prioritarie, perché non sono state presentate quando eravate in maggioranza?
Poi per quanto riguarda l'operato, Presidente, lo dovremo vedere ancora che cosa sarà in grado e che cosa saremo in grado di fare.
Qualcuno ha parlato anche di agricoltura. Vogliamo parlare dei problemi dell'agricoltura, del mondo delle campagne, della vertenza dei pastori sul prezzo del latte? Vorrei ricordare l'interrogazione di un Consigliere di maggioranza, della passata legislatura, che riporta testualmente: "Perché a due anni dall'approvazione della risoluzione numero 20, in V Commissione, e poi in Consiglio regionale, siano a tutt'oggi disattese e inattuate misure fondamentali per contrastare la grave crisi che sta attraversando il settore lattiero-caseario". Vorrei ricordare che l'ex assessore Caria non sapeva che il prezzo del latte era fermo a 60 centesimi. Io ho partecipato a una riunione di questo tipo, e oggi ci dite che i problemi dipendono da noi. Urbanistica. Ecco, Presidente, sulla legge urbanistica qualcuno dichiara, non abbiamo fretta, la nostra è una proposta e può essere migliorata. Così dichiarava l'ex-presidente appunto. Infatti tanto non avevate fretta che è stata ritirata, per evitare proprio che venisse bocciata proprio da quest'Aula. Ricordo che quella legge fu ostacolata anche dall'ex Presidente Soru, e oggi che cosa abbiamo? Non abbiamo una legge urbanistica, abbiamo ancora vigente questa legge numero 8 che scadrà il 31 di giugno, ci stiamo lavorando per rinnovare il Piano Casa, io penso che il PPR non vada buttato a mare, così come pensa vorremmo fare qualcuno, ma che vada rivisitato questo assolutamente sì. E lo dico da Sindaco, perché il Comune di Orosei è uno fra i 20 comuni di Sardegna che ha il PUC approvato ai sensi del PPR, è costato tre anni di interlocuzioni, io dico qualcosa che non va ci sarà, quindi rivediamolo un attimino. Ecco perché invito l'Assessore ad aprire immediatamente il confronto col Ministero, ai sensi della 42, perché il PPR si modifica solo contrattando col Ministero.
Vorrei ricordare anche per quanto riguarda il Demanio, Presidente, ma lo dico all'opposizione per ricordarlo a noi. Perché in passato c'è stata una cattiva gestione sulla governance del territorio. Perché bastava modificare l'articolo 14, comma 1, che di fatto oggi esclude la proprietà del demanio alla Regione Sardegna. Vorrei ricordare che la Sicilia gode di questo diritto dal 1948. Se oggi noi avessimo competenze sul demanio avremmo introitato circa 40 o 50 milioni di euro. Quindi un invito a ragionarci su.
Continuità territoriale. Presidente Ganau, io l'ho sentita e penso che sia una preoccupazione anche nostra. Però, non potete dare le colpe a noi o a questo Presidente se, e vi ricorderete perché li avete fatti voi, i bandi a suo tempo vennero fatti, vi ricordate le polemiche di Air Italy? Quando gli stessi lavoratori lamentavano il fatto del disimpegno di Air Italy quando partecipò ai bandi di gara, ed era un chiaro segnale che volava mollare la Sardegna. Ve lo ricordate? E oggi invece c'è questo balzello, e io mi auguro, Presidente, che si riesca veramente a trovare una soluzione, stiamo parlando naturalmente di Olbia, tra Air Italy e Alitalia, mi sembra che qualche spiraglio ci potrebbe essere, ma comunque aspettiamo.
Energia. Non siamo messi meglio sul fronte dell'energia, considerando che entro il 2025 dovranno essere spente le centrali a carbone per la riduzione delle emissioni nell'atmosfera, senza studiare forme alternative di approvvigionamento idrico.
Allora, abbiamo un Governo che litiga, qualcuno dirà non è una novità. Allora il Ministro Di Maio dice che il metano non ha un ruolo fondamentale per la Sardegna…
PRESIDENTE. Onorevole, ha ultimato il suo tempo, concluda, trenta secondi. Grazie.
MULA FRANCESCO (PSd'Az). Mi dispiace, scusate. Io dico che noi siamo favorevoli alla dorsale, il metano serve, per far pagare ai nostri imprenditori il prezzo giusto dell'energia, così come pagano i santi cristi che stanno oltremare.
Presidente, chiudo perché è troppo lunga la questione, però questo non voleva essere un intervento soltanto per stigmatizzare l'operato del centrosinistra, ma io adesso li chiamo uomini liberi, Presidente, e chiedo da parte loro veramente una collaborazione almeno sui temi importanti che riguardano questa terra. Ecco, una collaborazione, ora che dico che siete uomini liberi, e ha un senso!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mula. Prima di dare la parola all'onorevole Giagoni io vorrei salutare, con grande soddisfazione, la presenza della scolaresca dell'Istituto Comprensivo Pinna Parpaglia di Pozzomaggiore plesso di Bonorva, seconda e terza media. Continua l'iniziativa promossa da questo Consiglio, le scuole appunto in Consiglio, per me è particolare motivo di orgoglio avere il più grande patrimonio della società che è costituito dai giovani, quindi volevo sottolineare questo fatto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Dario Giagoni. Ne ha facoltà.
GIAGONI DARIO (LEGA). Siamo tutti ben consapevoli che i problemi che attanagliano la Sardegna siano molteplici e non di facile soluzione e, soprattutto, spazzino nei più svariati settori. questo non deve però spaventarci, deve anzi essere uno stimolo maggiore ad agire, un impulso spontaneo che ci fa lavorare più ardentemente per accompagnare la nostra terra verso una fase di nuova crescita, consci che ognuno di noi è arrivato in Consiglio con un bagaglio di conoscenze e competenze varie che ora possono essere messe al servizio del popolo che ci ha mostrato fiducia. per farlo dobbiamo partire da interventi urgenti e non ulteriormente rinviabili, per farlo dobbiamo prendere consapevolezza del nostro Stato di Regione, non solo a Statuto speciale, ma anche speciale per conformazione e posizione. siamo un'Isola che sino ad ora ha vissuto tale situazione come uno scotto salato da pagare. Un'isola che per lungo tempo ha atteso che i collegamenti con il resto della penisola fossero garantiti sempre e non con tariffe spesso a dir poco esorbitanti, non possiamo più permettere che il popolo sardo sia ostaggio di compagnie che non ascoltano le nostre esigenze, così che anche non possiamo permettere che la terra sarda, meta turistica da sempre rinomata, scelta la moltitudine di persone, perda il suo potenziale economico a causa di collegamenti scarsi o inesistenti, se vogliamo anche solo sperare che il turismo venga destagionalizzato e traghettato verso forme dello stesso differenti da quello balneare che consideri anche i territori interni della nostra splendida Isola, dobbiamo partire e risolvere l'annoso problema dei trasporti e della viabilità, su quest'ultimo punto ci sarebbe da aprire una lunga, quanto dolorosa, parentesi, parlando di tal tema non possiamo certamente dimenticare la sicurezza che troppo frequentemente è venuta a mancare sulle nostre strade. Non dobbiamo, né possiamo essere i soliti esponenti politici che promettono soluzioni e iniziative solo dopo aver assistito a una tragedia. Noi siamo e dobbiamo essere coloro che prevengono e che cercano, con i potenti mezzi istituzionali messi a disposizione tramite l'esercizio del voto democratico, di evitare queste tragedie. Una viabilità che vede le sue strade carenti dal punto di vista strutturale, ma anche la presenza nel nostro territorio di innumerevoli infrastrutture incompiute, che spesso non solo diventano maggiorenni in corso d'opera, causa varie problematiche, anche burocratiche, ma alcune volte si avvicinano addirittura all'età del pensionamento, senza aver visto la luce. Tale situazione si aggrava ulteriormente nei paesi dell'entroterra, da sempre categorizzati come luoghi di serie B, dimenticando il fatto che siamo da tempo immemore custodi della nostra origine e della nostra identità più pura, testimonianze di una civiltà che andrebbe valorizzata, incuranti del costante, inesorabile, inarrestabile spopolamento da parte dei giovani, che cercano altrove un futuro che qui purtroppo nessuno li ha potuto e gli può garantire. Ragazzi che spesso caricano le loro valigie non solo di speranze e aspettative, ma anche di competenze che potrebbero essere per la nostra terra una nuova linfa tanto vitale quanto salutare. Creare posti di lavoro si sa non è certo compito da poco ma credo che la responsabilità amministrativa di chi amministra dovrebbe dare e proporre concrete alternative a coloro che sognano di svolgere la loro professione nella terra natale, che sia non solo auspicabile, ma soprattutto doveroso, rischiamo altrimenti di ritrovarci con una popolazione che invecchia paurosamente e incapace di rigenerare se stessa. Il lavoro non può essere più considerato nella disponibilità e fortuna di pochi eletti, ma deve essere rivisto per quello che viene considerato nel suo originario significato, ossia un diritto inalienabile che consenta al singolo di auto sostentarsi e, soprattutto, di condurre vita dignitosa, la dignità dell'essere umano è strettamente imprescindibilmente collegata al suo diritto alla salute, che in questi ultimi anni è stato considerato e valutato alla stregua di un semplice calcolo matematico e non come un necessario e indispensabile servizio all'uomo. La Ragioneria scienza esatta è necessaria solo se la sua applicazione non intacca i principi intoccabili dalla buona società, ovviamente la realizzazione di questo progetto deve partire anche da una collaborazione più marcata e necessaria con gli enti locali, interlocutori indispensabili e capaci di riportare le peculiarità del nostro territorio, per far sì che non solo vengano rispettate, ma anche utilizzate come motore trainante dell'economia in loco. Convinto in modo assoluto che gli enti locali necessitino anche di interlocutori più vicino a loro raggio di azione, più presenti sul territorio e che possano favorire uno sviluppo e una presa in carico delle istanze, seria e concreta, parlo di quegli enti locali di area mediamente vasta che sono stati vergognosamente svuotati del loro potere decisionale, le province, le elezioni provinciali e la costituzione delle stesse dovrebbe avvenire nuovamente, come accadeva prima del 2017, per via diretta, nel corso degli innumerevoli dibattiti che le vedevano come protagoniste e sono state spesso descritte come ulteriori "macchine mangiasoldi". Questa definizione è appropriata solo quando il meccanismo istituzionale non funziona, quando invece esso segue il suo corso naturale e doveroso, le province si trasformano in enti medi di grandissima rilevanza, non solo sociale ma anche economica. La Regione in tal senso ha il compito di vigilare sul corretto svolgimento delle sue azioni, dovrebbe farlo perché doveroso compito di tutti coloro che gestiscono e amministrano i soldi provenienti dalla collettività. La loro formazione dovrebbe certamente essere avviata in concomitanza con una credibile e quanto necessaria riforma degli enti locali che dovranno assoggettarsi a un non più rinviabile processo di sburocratizzazione. Il sociologo Max Weber nella sua opera economia e società definì la burocrazia è un fenomeno tipico dell'età moderna atta soprattutto ad eliminare il capriccio individuale e pronta a far rispettare almeno teoricamente a ogni soggetto le medesime regole, secondo lo stesso web la burocrazia può però essere strumento assai pericoloso se non utilizzato nel modo più appropriato, in quanto essa implica la gestione diretta non di oggetti o macchinari bensì di esseri umani, tale considerazione è stata sicuramente ampiamente lungimirante, siamo infatti testimoni diretti di come ci ritroviamo al momento ostaggi di un sistema istituzionale, nato per agevolare la vita dell'individuo. La burocrazia, volenti o nolenti, va ad abbracciare la vita di ognuno di noi e finisce spesso per ritardare in modo tragico il pagamento di contributi, necessari per il prosieguo del lavoro quotidiano, triste esempio di quanto appena affermato il settore agricolo, che attende tempi infiniti pagamenti di contributi agricoli, che sia accumulano paurosamente nel freddo database di un computer. Il settore agricolo rimane ad oggi il traino dell'economia sarda, merita dunque maggiore attenzione e consapevolezza, non è concepibile che chi suda quotidianamente su quella terra che ha sfamato i nostri avi, si ritrovi con l'acqua alla gola, a causa di aiuti promessi ma bloccati da sistemi sempre più complessi e incomprensibili, gli addetti al settore necessitano di datazioni e risposte certe, meritano un'amministrazione assai più trasparente di quella a cui sono stati assoggettati. Tale concetto deve essere ben chiaro: se altri avevano buoni motivi per oscurare determinate operazioni, questo non potrà avvenire con l'attuale Giunta al timone di comando. Il settore primario è reduce da una vertenza latte non ancora conclusa che merita la massima attenzione e collaborazione da parte di tutti noi, non solo dell'Assessore ad essa collegata, ossia le politiche agricole; la vicenda, per quanto tragica e disperata, ci ha insegnato che il dialogo e il confronto diretto con i veri attori protagonisti dei vari comparti è fondamentale, non solo per evitare il precipitare degli eventi come è successo per l'appunto a febbraio, ma anche per il conseguimento di risultati tangibili a favore di chi si trova in difficoltà. Questo concetto dovrà essere da noi applicato anche nelle dirette relazioni con l'Unione europea: a Bruxelles la nostra voce non sempre è stata ascoltata, anzi a dirla tutta spesso non è stata nemmeno presa in considerazione.
Siamo finalmente di fronte a uno Stato centrale che ha appoggiato la proposta avanzata dai deputati sardi circa il riconoscimento della zona franca, ora però tocca a noi in prima persona battere i pugni sul tavolo del Parlamento europeo per il riconoscimento di un diritto troppo a lungo negato. La nostra Regione rientra in modo totalitario nella descrizione addotta nell'articolo 174 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea, in quanto territorio recante gravi e permanenti svantaggi naturali e demografici. Il sopra citato articolo si apre mirando alla promozione di uno sviluppo armonioso di tutte le aree UE e alla riduzione del divario tra i livelli di sviluppo dei vari territori, non credo sussistano dubbi circa il fatto che il metodo più consono per raggiungere tale traguardo sia solamente la fiscalità di vantaggio, realizzare tale straordinario sogno così a lungo accarezzato dal nostro popolo sarebbe certamente la luce in grado di guidarci fuori dal buio e interminabile tunnel della crisi: non lasciamo che questa battaglia sia condotta da altri, impegniamoci noi stessi e scendiamo in campo europeo agguerriti e consapevoli di essere nel giusto. Facciamolo anche nell'affrontare i temi delle accise, che ci vengono riconosciute solo sui carburanti che consumiamo, finendo per detrarre così dalle nostre casse cifre non di poco peso, sino ad arrivare a una costruttiva trattativa sull'energia elettrica da noi prodotta ma ricomprata a caro prezzo.
Questo impegno, questa volontà sarà la dimostrazione che prima i sardi non può essere minimizzato a slogan elettorale, come vorrebbero far credere gli onorevoli colleghi Zedda e Comandini, ma è per noi una linea guida perennemente presente nei nostri pensieri e nei nostri cuori. I sopracitati consiglieri prima di puntare il dito su di noi ed etichettarci come razzisti, fascisti, di tutto di più, solo perché non abbiamo mai fatto mistero di voler tutelare e difendere le nostre radici etniche e culturali, amalgamando quel giusto orgoglio patriottico con un serio e concreto programma di valorizzazione, dovrebbero avere il buon senso di apprendere un'arte che sembra essere loro totalmente sconosciuta, l'arte dell'autocritica. Iniziate, cari colleghi, a porvi le giuste domande: se riuscirete ad essere sinceri, in primis con voi stessi, potreste forse capire perché l'astensionismo sia stato così alto. Potrei al riguardo darvi una piccola dritta: la gente, stanca delle vostre nefandezze, ha finito per perdere fiducia nei confronti di tutta la classe dirigente, una fiducia che non sarà facile da recuperare ma che noi vogliamo far sbocciare nuovamente piantando nel cuore di quanti si sono sentiti abbandonati e inascoltati il seme della speranza. Concordo con voi sul fatto che il nostro percorso sarà in salita, ma questa salita è stata resa ripida dagli innumerevoli scempi da voi commessi in questi anni, scempi a cui noi dovremo porre rimedio. Ci giudicate forse giovani inesperti, ma noi andiamo fieri ed orgogliosi di non essere assuefatti da quel mondo politico a cui appartenete voi, detentori assoluti di un'arroganza che si tinge di vergogna quando è utilizzata verso un popolo urlante le sue necessità ignorate; arroganza e supponenza che si tingono di mancanza di rispetto nei confronti di un membro del Parlamento italiano, Eugenio Zoffili, di Erba, che ha preso a cuore le sorti di una terra che ha dimostrato di amare e rispettare più di quanto molti della vostra compagine abbiano mai fatto. E se per voi darci dei populisti è un insulto, poiché leggete in esso solo le accezioni e la malafede di cui…
PRESIDENTE. Prego onorevole, si avvii alla conclusione.
GIAGONI DARIO (LEGA). Concludo col dire che non abbiamo certo la presunzione, come accaduto altre volte in passato, di credere che avremo il potere di trasformare la nostra terra nella valle dell'Eden nell'arco di questi cinque anni, il nostro augurio più sincero è quello di arrivare a fine legislatura, guardarci indietro e vedere che siamo riusciti a realizzare ciò che avevamo promesso, di vedere che siamo riusciti a dare almeno parte di quelle risposte che ci venivano richieste, pertanto iniziamo a farlo sin da subito lasciando da parte le parole e mirando alla soluzione dei problemi. Perché per quanto sia bello parlare e discutere, portare a casa i risultati non solo è più soddisfacente ma è soprattutto il compito per il quale siamo retribuiti.
Grazie, signor Presidente, e buon lavoro a noi tutti, che questi possano essere cinque anni prolifici e segnatari dalla nostra rinascita, che Dio benedica la Sardegna e tutti voi, buon lavoro!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giagoni. Io chiedo ai colleghi consiglieri che siano maggiormente rispettosi rispetto agli interventi di ciascuno di noi, affinchéogni consigliere possa intervenire e svolgere il proprio intervento senza avere dei commenti di sottofondo. Questa è una pratica che vorrei venisse rispettata, nel rispetto di tutti: impariamo a rispettarci.
È iscritto a parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.
AGUS FRANCESCO (Progressisti). Grazie Presidente. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Presidente della Giunta, la discussione di oggi è un retaggio del passato quando il voto sulle dichiarazioni programmatiche era, nei fatti, il voto di fiducia alla Giunta e al suo Presidente scelto dal Consiglio. La seduta, anche senza questo onere, non è meno solenne né importante, perché è un atto formale previsto dai regolamenti e perché ci consente di segnare un avvio formale della legislatura, che entrerà nel vivo io spero nelle prossime settimane.
Rispetto al passato, in questo caso la discussione avviene a quasi tre mesi dal voto dei sardi - i presidenti Soru e Pigliaru discussero le loro dichiarazioni un mese e mezzo dopo il voto, il presidente Cappellacci 38 giorni dopo, giusto per fornire un termine di paragone -, mai c'era stato un ritardo simile, ragion per cui, colleghi, mi scuserete se eviterò di augurarvi buon lavoro, perché suonerebbe fuori luogo come quello di chi il 10 gennaio sta ancora dando gli auguri di buon anno agli amici.
Ho ascoltato con interesse il dibattito e ho letto con attenzione il suo elaborato, presidente Solinas, con tutta sincerità ho trovato le sue dichiarazioni generiche oltre quello che mi sarei aspettato, ma non gliene faccio una colpa, anzi: limitarsi a sancire nero su bianco solo ciò che non siamo, ciò che non vogliamo, per dirla con Montale, non è per forza un errore, è una scelta che caratterizza l'opera politica, una scelta che alcuni colleghi della maggioranza hanno interpretato come segno della volontà di lasciare lo sviluppo del programma e alcune decisioni al Consiglio regionale. Non posso che augurarmi che sia così.
Sui tanti vuoti del suo discorso non mi dilungherò, quelli più evidenti riguardano la sanità, dove le tre pagine del suo programma si ridurrebbero ulteriormente se depurate delle tautologie, dei rimandi e delle ovvietà, e la scuola, vera cenerentola delle sue dichiarazioni, ne ha già parlato bene diffusamente l'onorevole Caddeo, e alle sue premesse posso solo aggiungere la speranza, riguardo al fatto che non si butti via in toto il buon lavoro fatto nella quindicesima legislatura in materia di diritto allo studio ed investimenti nel settore istruzione. Riguardo invece alla parte più ambiziosa del suo programma, Presidente, non ho potuto non pensare a una frase di un filosofo minore americano spesso citata nei testi di comunicazione. Dice che le tue azioni parlano tanto forte da non farmi sentire quello che dici. Lei parla di riforma dello Statuto, di riforma della burocrazia, della sanità, degli enti locali ma per arrivare a quegli obiettivi serve grande capacità politica, nei prossimi cinque anni lei dovrà prendere delle decisioni strategiche ogni giorno del suo mandato sarà scandito da momenti in cui dovrà accontentare qualcuno e scontentare qualcun altro. Dire no è semplice; no all'ASL unica! Siamo tutti d'accordo, sono d'accordo anch'io, il difficile è il resto, mantenere la centralmente almeno per la committenza e i concorsi e per l'Areus, magari, oppure tornare alle Repubbliche indipendenti. E poi quante ASL? Quattro come dice il suo Assessore, cinque come pensa legittimamente che la Gallura debba avere pari dignità, 6, 7, 8 come chi pensa di tornare alle province, 2 come chi vaneggia di province autonome come Trento e Bolzano o 22 come le vecchie USL? Per la pars destruens basta un quarto d'ora, per costruire però può non essere sufficiente una legislatura se non si hanno le idee chiare. Allo stesso modo lei teorizza la creazione di nuove strutture, le ha ricordato il collega Piscedda, ne ha citato 5, ma dove si prenderà il personale per costruirle? Quale assessorato verrà indebolito? I trasporti, il turismo, l'istruzione sono scelte, non esistono a prescindere verità assolute ma per fare delle scelte ci vogliono idee forti e spalle larghe e il tempo delle decisioni non è mai domani perché è sempre oggi. Ebbene le sue azioni, Presidente, quelle compiute sino ad ora parlano più forte delle parole scritte nel suo documento, l'unica scelta importante che si è trovato a compiere, la più semplice per un Presidente neo eletto è stata la scelta della propria squadra di Governo, semplice perché si tratta di una decisione unilaterale, non sottoposto al voto del Consiglio, non definitiva, perché ciascuno dei 12 Assessori è revocabile domani anzi oggi stesso, semplicemente da un suo decreto, ed è una scelta che avviene prima di una lunga serie di attribuzioni di responsabilità. Nonostante questo, questa scelta, seppur facile, è stata condotta in maniera drammaticamente patetica, drammaticamente, Presidente, se fossi un cinico oppositore di questo non potrei che gioirne, la maggioranza che ci ha battuto alle urne, lo schieramento che ha vinto le elezioni, ha di fatto rinunciato a quel periodo meraviglioso per chi governa chiamato luna di miele in cui è possibile filare dritti scaricando tutte le responsabilità legittimamente sul Governo precedente e godendo di una stampa favorevole, di una maggioranza coesa e di un'opposizione acciaccata. La maggioranza ci ha rinunciato, Presidente, lei ne è uscito più debole, mai nessuno tra i Presidenti neoeletti si è indebolito come lei in questo breve periodo, il giorno dopo le elezioni si era dato criteri condivisibili e ambiziosi, perché ambiziosi sono i traguardi, nessuno dei criteri che lei stesso ha dato a se stesso è stato rispettato, ci ha presentato in maniera rocambolesca ed estemporanea tanto da far raccontare ai cronisti di decreti dettati al telefono e di Assessore pro-tempore o pronte a essere commissariate dai loro staff. Una squadra di Governo dove al netto di qualche componente molti profili sembrano del tutto inadatti a portare avanti i compiti che lei stesso descrive nelle sue dichiarazioni, e questo lo sanno bene anche i suoi alleati, che non a caso parlano anche durante le riunioni di Commissioni, non di Giunta, ma di Giuntina, anche a microfoni aperti. Non immagino cosa accadrebbe alle emergenze dell'Isola, penso per esempio a quelle oggetto della prima riunione della Commissione sanità ottimamente condotta dal suo Presidente, a quelle citate dall'onorevole Mura nel suo nel suo intervento, a quelle citate dall'onorevole Ganau se le emergenze dell'Isola fossero affrontate con la stessa rapidità e con la stessa arguzia che vi ha visto affrontare i primi passi di governo. Presidente, un cinico si siederebbe sulla riva del fiume e aspetterebbe, ma questo non sarà mai il nostro ruolo, il nostro ruolo qui, il suo ruolo qui, la funzione che ricopriamo per volontà dei sardi contano più di noi e più di lei. Un indebolimento ulteriore della sua figura sarebbe un dramma per l'Isola perché equivarrebbe a uno svilimento dell'istituzione autonomistica nella fase storica in cui questa è più in pericolo. Anche per questo motivo mi sento di darle tre Consigli o sconsigli, per dirla come il collega Deriu, a cui auguro anche una buona ripresa, dopo la protesta terminata oggi, per un motivo giusto e condiviso. Il primo si dimetta subito dal Senato della Repubblica, superi le ambiguità che la rende oggi incompatibile alla carica che ricopre in quest'Aula e che la espone al rischio di ricorsi presentabili in tribunale da un qualunque cittadino, il secondo glielo ha già dato l'onorevole Zedda nel suo intervento, le cronache regionali raccontano come nei ragionamenti sulla ripartizione delle responsabilità stiate considerando all'interno del vostro Cencelli anche le nomine dei direttori delle ASL, questo è un comportamento che mi sento di consigliarle perché è incompatibile con la normativa statale. Poi le consiglio di nominare subito un Vicepresidente, non ho potuto non notare come la scorsa settimana, sicuramente a causa di un suo importante impedimento, la massima istituzione regionale si sia fatto sostituire in un'occasione pubblica organizzata da un'altra autorevolissima istituzione come l'Università di Cagliari non da un Assessore ma da un consigliere regionale senza alcuna ragione plausibile a parte il fatto che quest'ultimo si è candidato alle amministrative dalla sua parte politica. Presidente, non è accettabile non è rispettoso delle istituzioni che invitano alla massima carica regionale e non è rispettoso del suo ruolo che rappresenta tutta la Sardegna e non solo la sua coalizione. Il rischio oltre quello di svilire se stesso è quello di far sembrare i suoi alleati come degli usurpatori di palcoscenico, emuli dei protagonisti di Amici miei che si imbucavano non invitati ai matrimoni.
C'è poi un tema che mi preme portare all'attenzione dell'Aula e che riguarda una questione di forma, la forma in quest'Aula non è meno importante della sostanza, a parole siamo tutti convinti del fatto che il ruolo del Consiglio debba essere centrale, ma in Consiglio regionale, Presidente, ci sono forze elette in maggioranza e ce ne sono altre elette all'opposizione e tutti rappresentiamo il popolo sardo, tutti senza distinzioni e tutti dobbiamo essere messi in condizione di portare avanti il nostro lavoro con dignità e serietà, lo dice uno che nella scorsa legislatura ha fatto di tutto per chiudere quanti più testi possibili all'unanimità e spero che almeno di questo me ne sia dato atto. Non sono quindi imputabile di alcun settarismo, però, Presidente, in questa legislatura non c'è giorno in cui la Presidenza di questo Consiglio non abbiamo invece cercato di acuire la distanza tra le forze politiche a danno della minoranza, questo avviene attraverso il protrarsi di atteggiamenti prevaricatori e vessatori addirittura riguardo l'utilizzo degli spazi del Consiglio, addirittura superando prassi consolidate come il rispetto del diritto di una opposizione composita perché formata da eletti di più schieramenti, prima volta negli ultimi vent'anni, di non avere chi detta i tempi oltre ogni ragionevolezza, perché qui non siamo a scuola, non esistono professori e alunni e non esiste chi detta legge e chi deve ubbidire. Sino ad arrivare, lo dico perché non posso esimermi dal farlo in un'occasione così solenne, ad una visione padronale anche dei luoghi che ospitano le istituzioni che non siamo disposti a tollerare, una visione che prevede persino un utilizzo dell'Aula consiliare irrituale e disposto in maniera unilaterale dalla Presidenza di questo Consiglio, spero senza esborso di denaro pubblico, facendo diventare questo luogo una tavernetta ad uso e consumo dei propri congiunti e dei loro amichetti, allietati da musicisti che hanno agevolato la sua elezione. Non è accettabile, Presidente, conosco le sue prerogative meglio di me le conosce l'ex presidente Ganau che mai ha fatto cose di questo tipo, ma conosco bene anche quelle che ho io e quelle che hanno tutti i Consiglieri di quest'Aula, tutti e 60 indiscriminatamente, Procurade'e moderare, Presidente faccia su questo motto caro a noi tutti, ne gioverebbe l'autorevolezza del suo ruolo e della sua persona e la possibilità per quest'Aula di dedicarsi alle sue funzioni nobili. Ancor più se è intento di questa maggioranza procedere a un programma ambizioso che necessita, saranno d'accordo con me i veterani di quest'Aula, anche della collaborazione delle forze di opposizione. Un programma che prevede persino la revisione statutaria su questo vorrei esprimere una considerazione riguardo l'iter da seguire, il Consiglio regionale lo sappiamo non ha tra le sue funzioni quella di modificare lo Statuto d'autonomia ne altre leggi costituzionali, questo è un compito del Parlamento a cui noi o un'assemblea costituente nominata da noi o eletta dai cittadini può al massimo fornire dei suggerimenti, anche ipotizzando un testo con i nostri desiderata, ma pur sempre in forma di suggerimenti. Poi lascio il Parlamento libero di approvare un testo diverso, secondo le disposizioni che, lo ricordo, stabiliscono per le modifiche costituzionali qualificate. Teniamola a mente quindi, l'ultima parola sul nostro futuro non spetterà a noi, ma ad aule parlamentari strapiene di veneti, di siciliani, di lombardi, e con una compagine sarda mai così disunita, e dobbiamo sapere anche che si tratta di scelte che richiedono la mano salda. Qui non si tratta di nominare un Assessore revocabile questo pomeriggio, si tratta di scelte che poi segneranno i prossimi decenni. Per cui consiglio prudenza, e consiglio di partire da quello che oggi è lo Statuto sostanziale più di quello formale. L'articolo 8, per esempio, lo sa bene il presidente Solinas, è sostanzialmente modificato, nella sua scrittura odierna non coglie aspetti significativi della realtà che invece sono ben conosciuti a qualunque sindaco amministri il proprio territorio o si sia trovato ad amministrare il proprio territorio negli ultimi anni. È modificato perché le province e i comuni della Sardegna si reggono oggi in maniera palesemente incostituzionale solo su fondi regionali, lo dico anche a beneficio di chi ha parlato erroneamente di un taglio di fondi regionali destinati a comuni e provincia. È vero il contrario, ma è un errore pensare che questo vada bene. Negli ultimi dieci anni, i trasferimenti statali agli enti locali sono scesi ai minimi storici, nel caso degli enti intermedi, delle province e della città metropolitana si è arrivati allo zero assoluto, le province sarde oggi non ricevono nemmeno un euro di fondi statali, rinunciano alla totalità delle imposte che vanno a Roma in toto, e, fatto ancora più assurdo e incomprensibile, non ricevono un euro dei fondi compensativi che invece spettano alle province e alle regioni ordinarie. Nei fatti, è come se lo Statuto fosse stato modificato in maniera surrettizia aggiungendo tra le competenze regionali da finanziare con le nostre entrate le scuole superiori, la manutenzione delle strade provinciali e i costosi servizi ambientali, e riducendo così la capacità di spesa della Sardegna. Una truffa! La Consulta ha chiarito l'illegittimità di questa prevaricazione in diverse e recentissime sentenze, consiglio di leggerle, di metterle in pratica e di andare a prendere i soldi necessari per portare avanti quelle politiche. In questo, il nostro contributo non potrà mancare, bisogna però evitare, anche in tema di enti locali, di farsi prendere dalla fretta e dalle discussioni della pancia, la stessa pancia che sei anni fa chiedeva con forza l'abolizione delle province come se fossero la sintesi di tutti i mali e che oggi chiede con lo stesso tono la loro riproposizione esattamente com'era. La riforma degli enti locali oggi in vigore è stata concepita come un ponte che doveva traghettare sino al superamento delle province in costituzione, ha salvato il personale dipendente ed ha creato un modello unico in Italia come la Città metropolitana di Cagliari, che sta funzionando anche se necessiterebbe di più finanziamenti statali per la spesa corrente. Nelle modifiche che quest'Aula può fare, abbiamo dei limiti precisi, li hanno ricordati i colleghi, li ricordo anche io…
PRESIDENTE. Onorevole Agus, trenta secondi, grazie.
AGUS FRANCESCO (Progressisti). Il nostro Statuto ha un limite importante, che è quello dato dalle norme di grandi riforme economiche e sociali, esiste una proposta di legge presentata da mesi ormai dal Ministro degli interni per modificare la legge numero 56 Delrio, ebbene, senza quella modifica statale, un qualunque nostro intervento farebbe la fine di quello già fatto dalla Regione Sicilia, la sua legge è stata impugnata dalla Consulta, e le province siciliane non sono ancora oggi elettive.
PRESIDENTE. Altri trenta secondi, prego, però concluda, grazie.
AGUS FRANCESCO (Progressisti). Ci vuole prudenza, studio e ricerca. Vi accorgerete presto che il tempo dei selfie e delle passeggiate al mercato dovrà lasciare, volente o nolente, spazio per le riflessioni elevate. Spero per la Sardegna, anche se le premesse come ho detto non sono esaltanti, che possiate esserne all'altezza. Grazie per l'attenzione.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Agus. Solo una precisazione. Continuerò a garantire anche le sue prerogative come le prerogative di qualsiasi consigliere, onorevole Agus stia sereno.
Ha facoltà di replicare il Presidente della Regione.
Le ricordo che ha a disposizione trenta minuti di tempo.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az), Presidente della Regione. Grazie Presidente, onorevoli colleghe e colleghi. Consentitemi di sottrarre qualche minuto all'inizio di queste riflessioni alla replica sulla discussione alle dichiarazioni programmatiche per esprimere la fermacondanna mia personale e di tutta la Regione al vile attentato che questa notte ha colpito un carabiniere della caserma di Orgosolo. Sento di dover manifestare tutta la vicinanza dell'istituzione regionale, credo di interpretare in questo il volere di tutta la politica sarda.
(Applausi)
Credo che da quest'Aula debba partire un sentimento di vicinanza alla comunità orgolese che ripudia assolutamente quei valori, e quindi per questo voglio testimoniare al sindaco Deledda e al generale comandante Truglio della Legione Carabinieri Sardegna la vicinanza di questa Presidenza e dell'intera Aula all'Arma dei carabinieri.
Consentitemi ancora di rivolgere un pensiero di cordoglio all'onorevole Sergio Milia, che è stato per anni consigliere regionale componente di questa Giunta, per la scomparsa questa notte del proprio padre Dino Milia, decano del foro sassarese e deputato per tre legislature, sindaco di Ploaghe per sedici anni, e per trentatre anni indimenticato presidente della Dinamo Basket di Sassari. Credo anche in questo caso di poter interpretare appieno i sentimenti di cordoglio di tutta la Giunta e dell'intera Aula.
Ancora un ringraziamento all'onorevole Roberto Deriu perché, con la sua battaglia, ha voluto testimoniare un punto importante della libertà di stampa in questo Paese rappresentato dalle attività di Radio Radicale, e consentitemi di ringraziare la sensibilità dei Capigruppo e del Presidente del Consiglio che, calendarizzando nella prossima seduta le mozioni presentate in questo senso, hanno consentito di interrompere lo sciopero della sete che l'onorevole Deriu portava avanti oramai da diverse ore.
Ciò detto, voglio ringraziare tutta l'Aula perché ho seguito con estrema attenzione tutte le riflessioni, gli spunti che sono emersi da questo dibattito, anche le provocazioni che accolgo con spirito assolutamente costruttivo perché, come ho avuto modo di scrivere, questo tengo a sottolinearlo, la sfida che mi proponevo e proponevo all'Aula era quella di un confronto su un'idea complessiva e non settoriale di Sardegna, la cui valutazione non fosse ricurva sul numero di righe dedicate a questo o a quel comparto, a questo o a quell'argomento, quanto piuttosto su una prospettiva e una visione entro la quale le politiche settoriali si coordinino.
Quindi, ho compreso l'esigenza da parte delle forze dell'opposizione di rimarcare eventuali argomenti che non avessero trovato spazio in queste novantadue pagine, ma era dichiarato che non avrebbero potuto trovarvi spazio, diversamente avremmo dovuto scrivere un'opera in più tomi, e chi ha una certa dimestichezza rispetto alle dichiarazioni programmatiche di quest'Aula, come di tutte le altre Aule parlamentari, sa che per ovvie ragioni anche di tempo e di spazio alcuni temi vengono individuati con un riferimento che poi troverà una piena discussione allorquando la Giunta o l'iniziativa consiliare proporranno testi legislativi che diano la soluzione di dettaglio.
Mi piaceva sottolineare, mentre parlava l'onorevole Manca mi è venuta in mente una frase di Gibran, che diceva che si deve essere in due per cogliere la verità, uno che la esprima e uno che la capisca. Quindi, il fatto che non si comprendesse quella verità che volevamo cercare di proporre e di esprimere all'Aula con queste dichiarazioni programmatiche, evidentemente ci propone interrogativi nuovi, e cioè ci propone l'esigenza di declinare ancora meglio quali siano gli intendimenti che vogliamo portare avanti. D'altro canto, abbiamo voluto proporre una questione principalmente di metodo nell'affrontare le questioni, e le questioni di metodo implicano un approccio al problema e una soluzione che va non solo individuata in quella che è la riflessione della maggioranza, che ce l'ha ben presente, ma è offerta al contributo di tutta l'Aula perché sia oggetto di una valutazione complessiva, e ben vengano se ci sono delle opzioni migliorative. È stato citato un riferimento sul referendum del 2012 che avrebbe deciso di sopprimere le Province in Sardegna. Io vorrei ricordare che il referendum del 2012 era un referendum con una pluralità di quesiti, e che non si possa prendere quel momento come il menù del ristorante dal quale scegliere quali portate ordinare e quali no; i sardi si sono espressi in maniera univoca e chiara anche per l'elezione di un'Assemblea costituente per la riforma dello Statuto, e quindi se deve essere rispettata questa volontà va rispettata a 360 gradi, con una differenza, che allorquando il Governo nazionale, la maggioranza del Parlamento hanno deciso di tentare la strada ardua della riforma costituzionale con la soppressione delle province, c'è un fatto nuovo, il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 è stato bocciato, quindi il popolo italiano, e il popolo sardo nello specifico, si è espresso nuovamente su quell'argomento, come su altri, e ha quindi dato, a mio avviso, piena legittimità ad una nuova riflessione su quella che sia l'articolazione istituzionale della Regione Sardegna, come di tutte le altre regioni. Il collega Ganau mi dà l'opportunità di fare un punto di chiarezza sui bandi della continuità territoriale. Onorevole Ganau, lei ha citato quello che è stato un leitmotiv più volte ripetuto sui giornali, sui mass media, anche in quest'Aula, secondo il quale io avrei ritirato i bandi alla prima osservazione della Comunità europea; così non è. L'Unione europea ha notificato, in una serie di note acquisite al protocollo di questa Regione, il fatto che quella procedura fosse oggetto di infrazione e sarebbe stato firmato, di lì a poco, un provvedimento che, in quanto immediatamente esecutivo, avrebbe coattivamente ritirato i bandi. Questo avrebbe determinato il caos, perché all'approssimarsi della stagione non avremmo avuto la continuità territoriale, nessuna, né la vecchia, né la nuova. Quella è una decisione che ci siamo dovuti assumere all'indomani dell'insediamento, perché io ho fatto il passaggio di consegne col Presidente Pigliaru, e l'oggetto principale è stato il tema della vertenza con l'Unione europea riguardo la continuità territoriale che stava arrivando oramai ad un livello di difficile gestione. Perché c'è la possibilità di ritirare i bandi su Alghero e Cagliari e non su Olbia? Anche qui va fatta un'operazione di verità, perché mentre su Alghero e Cagliari si sono aggiudicate delle gare, su Olbia c'è stata un'accettazione senza alcuna compensazione, l'accettazione senza compensazione da parte di più vettori certifica, agli occhi dell'Unione europea e agli occhi di chi fa il controllo contabile su chi amministra i soldi pubblici, che il mercato non necessita di compensazioni. Ripristinando il vecchio bando, che prevedeva compensazioni su quelle rotte, avremmo introdotto un argomento fortissimo di possibile danno erariale nel momento in cui avessimo speso anche un solo euro. Aggiungo; avremmo determinato un ulteriore problema, e cioè che la coesistenza tra le due compagnie sarebbe stata sancita in maniera inderogabile. È in atto una contrattazione, che già da tempo occupa le pagine dei giornali e le discussioni anche di quest'Aula, per cercare di preservare il fatto occupazionale su quel territorio, che è la vera grande preoccupazione, però, che ci si venga a dire che la gestione della continuità territoriale è un disastro fatto da questa legislatura che si apre, o da questa maggioranza, quando in cinque anni non si è riusciti a fare la continuità territoriale nuova e ancora si vola con quella fatta da me due legislature fa, francamente è quantomeno inopportuno. Perché vorrei ricordare che è stato fatto, sono stati fatti dei bandi, sono stati ritirati, sono stati riproposti, e l'Unione europea ha mantenuto ferme tutte le contestazioni dovute non alla quantità in sé delle frequenze, non alla quantità delle rotte, ma alla mancata o insoddisfacente giustificazione di quelle quantità, perché se io stabilisco 20 frequenze, devo dimostrare che quelle 20 frequenze hanno un fondamento inattaccabile dal punto di vista dei numeri. Questa parte di giustificazione è stata contestata da parte delle Direzioni generali Move e Comp dell'Unione europea. Si è parlato di sanità; non si può continuare a raccontare un mondo che non c'è, se fuori da quest'Aula i cittadini sardi hanno una percezione così negativa del sistema sanitario, è bene che la politica si interroghi sul perché non può continuare a sgranellare numeri, cifre, "abbiam migliorato il deficit", "abbiam migliorato l'organizzazione della rete ospedaliera", "abbiamo migliorato questo…", perché si accede ad una narrazione che non rappresenta la verità che sta fuori da quest'Aula, e tantomeno la percezione che il popolo sardo ha del sistema sanitario. Mi si è contestata l'affermazione che nel 2016 il disavanzo Sardegna sia stato record; l'affermazione aveva bisogno della frase che segue: il record sta nel fatto che nel 2016 il disavanzo della Sardegna è stato maggiore della somma di tutte le regioni italiane, quindi non in termini assoluti ma, per la prima volta, maggiore rispetto a questo dato, e il ripiano di questo debito è avvenuto mediante la contrazione di un mutuo, quindi non una gestione virtuosa del sistema sanitario che ha generato il ripiano, ma la contrazione di un mutuo che tutti i sardi, noi compresi, cominceremo a pagare dal 2019. È stato detto che non ci sia stata una trattazione che riguardasse nello specifico i giovani, e ringrazio chi ha proposto questa osservazione perché sui giovani invece crediamo la riflessione vada fatta e approfondita, perché rappresentano il futuro di quest'Isola. La questione dei giovani si presenta con problemi, che sono stati richiamati anche dall'onorevole Caddeo, con problemi vecchi e anche in forme nuove e inedite. I giovani oggi sono figli di una cultura dell'immagine e hanno un rapporto stretto con le nuove tecnologie, soprattutto con riferimento alla comunicazione. I giovani, è stato scritto molto felicemente, son sempre connessi, il cellulare è un'estensione della mano e della mente, la comunicazione innesca nuove dinamiche, nuove dinamiche di relazione attraverso i social, che rappresentano nuove forme di comunicazione e di identificazione. Questa situazione però, insieme alle grandi potenzialità, propone anche alcuni problemi. I grandi network non sono soltanto dispositivi di informazione, di fatto sono operatori di formazione, le agenzie educative tradizionali come la famiglia, la scuola, la chiesa, hanno perso gran parte del loro potere formativo sostituite dai grandi network, se non ché essi non hanno intendimenti pedagogici, seguono invece logiche di profitto, vogliono creare utenti e clienti, e i giovani sono esposti a stimoli e suggestioni a cui è difficile rispondere con coscienza critica. Sono già evidenti i fenomeni di dipendenza, di cyber bullismo, di false notizie, sono questioni di rilevanza mondiale, ma noi ci interroghiamo sulla situazione sarda, sull'approfondimento dei problemi per tentare di dare alcune risposte. È del tutto evidente che la questione investe la famiglia, la scuola, la società, sorge così una prima domanda: quale formazione hanno i ragazzi sardi che escono dalle nostre scuole? Sono competitivi nel raffronto con i coetanei di altre nazioni? Sono pronti a rispondere alle istanze più urgenti del tempo attuale? Le condizioni della scuola in generale sono problematiche, ma la condizione della scuola sarda è drammatica, e il segno più evidente è la dispersione scolastica, ma riguarda anche infrastrutture, qualità dei servizi, dotazione di nuove tecnologie, e anche, consentitemi, un nuovo modo di fare scuola. È di primaria importanza coinvolgere gli insegnanti, che sono i veri artefici di un possibile cambiamento della scuola sarda; sostenerli nel loro ruolo informativo e formativo, anche per fare i conti con la pressione invadente del nuove tecnologie, che tolgono alla scuola il compito primario nella formazione culturale educativa. È una questione che investe anche il rapporto tra programmazione, didattica e educazione digitale con l'esigenza di nuove forme di apprendimento, nuovi parametri di insegnamento, di valutazione e di comunicazione. Per i sardi si pone anche il problema di una ridefinizione dei programmi ministeriali che non danno alcun rilievo alla storia sarda, alla lingua, all'antropologia, all'arte, alla musica e al teatro sardo. L'età nuragica sorge - l'ho detto più volte, ma consentitemi di ripeterlo - mille anni prima della fondazione di Roma, dando inizio alla prima civiltà europea. A torto la storia italiana inizia con gli Etruschi, i giganti di Monti Prama anticipano di oltre cento anni la statuaria greca. Scuola e corsi professionali sono artefici dei nuovi processi innovativi che dovrebbero investire tutte le attività dell'economia e della cultura sarda. È necessaria una riorganizzazione dell'intero sistema formativo, capace di far fronte alla domanda intercettata quotidianamente ma che viene in gran parte dispersa e non assorbita dagli enti di formazione. Progetto che chiama in causa il potenziamento dei centri per l'impiego che devono instaurare una più stretta collaborazione con gli enti di formazione professionale. La nostra preoccupazione, le assicuro, onorevole Caddeo, è di dare risposte almeno in parte a questi problemi e su questo tema chiamo tutto il Consiglio regionale, tutte le forze politiche perché è una scommessa di sistema che non può e non deve riguardare solo e soltanto una maggioranza o la maggioranza pro tempore, ma tutta la classe dirigente di quest'Isola.
Si è detto che le mie siano dichiarazioni generiche, fa parte dei ruoli, lo capisco, però consentitemi da parte di chi qualcuna l'ha vista, qualcuno ha contribuito a scriverla, da chi è stato anche presente alla sottoscrizione, oltre che alla formazione di una forma più evoluta di dichiarazione programmatica, che è stata ribattezzata "contratto di governo", che inevitabilmente se sono bastate per un contratto di governo alcune decine di pagine a descrivere come si vuole governare l'Italia, tacciare 92 pagine piuttosto dense di propositi di genericità è ingeneroso. Si dice che - l'ha detto l'onorevole Agus - la scelta della Giunta sia stata drammaticamente patetica. Ecco, io credo che anche il lessico debba contribuire ad un clima di collaborazione in quest'Aula.
Allora, non cercherò assolutamente di richiamare attimi realmente, drammaticamente patetici che questo Consiglio ha vissuto nella formazione di tante altre Giunte perché il nostro sguardo vuole essere rivolto al futuro. Io non mi ritengo assolutamente indebolito, semmai rafforzato, vado orgoglioso della Giunta che ho proposto a questo Consiglio e chiedo a voi e ai sardi di voler valutare tutti gli Assessori per quello che faranno, non per il pregiudizio che si è impossessato di troppi commenti e di troppi commentatori. Noi non siamo cultori del pregiudizio, vi chiediamo di giudicare i fatti e la competenza che ho valutato nei curricula di ciascuno degli Assessori non è la competenza super tecnica, è la competenza nel saper fare, perché il talento della politica e il talento della tecnica è bene che riprendano ciascuno il proprio ruolo. Il talento della politica è quello di avere la capacità di percepire le domande vecchie e nuove che emergono dalla società sarda e di avere la visione per dare risposte concrete a queste domande. I percorsi amministrativi per dare attuazione a questa visione sono compito del talento della tecnica. Quando talento della tecnica e talento della politica vedono invertiti i propri ruoli si assiste allo spettacolo che abbiamo visto negli ultimi anni e cioè la grande capacità di raccontare in una forma di slide democracy uno splendido susseguirsi di provvedimenti eccelsi, ma fuori dalle porte, fuori dalle finestre di quest'Aula, una sofferenza senza precedenti del nostro popolo. È lì che si consuma la frattura, la disconnessione tra politica e società, perché l'agenda della politica messa in mano la tecnica perde le priorità, perde la capacità di parlare al popolo sardo. Allora questa Giunta vuole rappresentare il tentativo di riconciliare politica e società, di rimettere al loro posto il talento della tecnica e il talento della politica e, consentitemi, vuole dare un messaggio anche forte perché è stato osservato di tutto su questa Giunta e questi Assessori meno che sia la Giunta più giovane della storia dell'autonomia, come età media, che sia diretta dal Presidente più giovane da quando esiste l'elezione diretta e cioè dal 2004, che rappresenti un inno alla vita perché è la prima Giunta che testimonia plasticamente come la maternità non sia una malattia, ma una gioia e ho avuto l'onore di poter nominare l'assessore Satta, che presto sarà mamma, e voglio fugare in questa sede tutte le voci e i dubbi che sono stati espressi su possibili ripensamenti, su sostituzioni, no, saremo in grado di gestire lei la maternità, l'Assessorato e tutta la Giunta insieme l'opportunità forte di dire che a una donna non possa essere pregiudicata la possibilità di ricoprire certi ruoli per questo grande dono che è la maternità. Si dice che non abbiamo avuto sensibilità per le tematiche delle pari opportunità, ma vorrei ricordare sommessamente che ho nominato tra gli Assessori la Presidente della Commissione Pari opportunità regionale e quindi credo di avere anche in questo, in questa Giunta, stabilito un altro punto fermo.
Mi avvio a concludere, vi chiedo e chiamo il Consiglio regionale e tutta la società sarda ad una saldatura di sistema perché i temi che ci attendono non sono sicuramente facili né possono essere affrontati con facili entusiasmi. Sono convinto però che con il lavoro, con l'abnegazione, con l'impegno con la partecipazione di tutti riusciremo a dare una prospettiva e una speranza a quest'Isola. Lo faccio chiudendo con un proverbio latino che è stato attribuito a Catone, il censore, nelle sue orazioni, ma l'attribuzione è dubbia e dice: "Rem tene, verba sequentur", "capisci la cosa, le parole seguiranno". Grazie, Forza Paris.
PRESIDENTE. Il Consiglio regionale è convocato per martedì 28 alle ore 16 e mercoledì 29 alle ore 9 e 30. La seduta è tolta.
La seduta è tolta alle ore 13 e 24.