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Resoconto della seduta n. 441 del 02/02/2004

CDXLI Seduta

(Pomeridiana)

Mercoledì 2 Febbraio 2004

Presidenza del Presidente Serrenti

indi

del Vicepresidente Salvatore Sanna

indi

del Presidente Serrenti

indi

del Vicepresidente Salvatore Sanna

indi

del Presidente Serrenti

La seduta è aperta alle ore 18 e 38.

RANDAZZO, Segretario: dà lettura del processo verbale della seduta del martedì 27 Gennaio 203 (435), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Silvestro Ladu e Giovanni Locci hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 2 febbraio 2004, se non vi sono osservazioni i congedi sono accordati.

Dichiarazioni del Presidente della Regione sulle dichiarazioni del Ministro della Difesa Martino

PRESIDENTE. Colleghi, come loro sanno, l'altro giorno abbiamo sentito dichiarazioni da parte di un Ministro della Repubblica che sono a parere di tutti, nessuno escluso, lesive delle prerogative autonomistiche della Regione, della nostra autonomia, un'autonomia che ha una storia lunga, che non c'è stata concessa ma che abbiamo conquistato e questo ha suscitato indignazione devo dire dei cittadini e delle istituzioni, io ho preannunciato che avremmo su questo dibattuto, stamattina si è convocata la Conferenza dei Capigruppo e il Presidente della Giunta ha dato la sua disponibilità a affrontare immediatamente, e gliene sono grato, il problema, quindi apriremo i lavori adesso con le dichiarazioni del Presidente della Giunta che ha avuto interlocuzione anche con il governo nazionale, dopodiché apriremo il dibattito e su questo argomento ognuno potrà dire la sua, suppongo che si concluderà con un documento che invieremo poi agli organi dello Stato, al Governo e quanti altri. Pertanto se il Presidente vuole prendere parola la prego di farlo.

MASALA (A.N.), Presidente della Regione. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, lo scorso 24 gennaio il Comandante Militare Marittimo e autonomo della Sardegna a nome del capo di Stato Maggiore della Marina Militare Ammiraglio di squadra Marcello De Donno ha invitato il Presidente della Regione alla cerimonia congiunta di consegna alla Marina Militare nel porto di Cagliari delle unità classe comandanti: Cigala Fulgosi, Borsini, Bettiga e Foscari e delle bandiere di combattimento alle stesse navi da tenersi sabato 31 gennaio con inizio alle ore 10 e 40 presso il molo Ichnusa del nostro porto cagliaritano.

Dopo aver avuto conferma da parte delle competenti autorità di governo e militari del viaggio in Iraq del Presidente della Regione per rendere mio tramite la dovuta testimonianza del popolo sardo ai soldati della Brigata Sassari, alcuni dei quali purtroppo non hanno fatto ritorno a casa, e che ancora una volta avevano dato il loro alto contributo alla necessaria pace mondiale attraverso il senso del dovere, le doti di alta professionalità e l'impegno utile e coraggioso, ho ritenuto di delegare la rappresentanza del Presidente della Regione per la citata occasione all'onorevole Felice Contu, questo in particolare perché non avevo certezza del mio rientro in tempo per l'occasione della cerimonia indicata del 31 gennaio.

L'onorevole Contu, accompagnato dal competente personale del cerimoniale e quindi con il gonfalone regionale, si recava puntualmente alla ripetuta cerimonia. Nel corso della mattinata di sabato 31 gennaio ho avuto immediata comunicazione che lo stesso onorevole dottor Felice Contu, preso atto della collocazione protocollare inflittagli quale rappresentante del Presidente della Regione aveva dovuto platealmente abbandonare il luogo della cerimonia con contestuale ritiro del gonfalone regionale. Stessa sorta e comportamento subìto e attuato dal sottodelegato come Ella ben sa, signor Presidente del Consiglio. Infatti, incomprensibilmente e in palese contrasto con l'ordine delle precedenza che riservava ai rappresentanti della Regione sarda la collocazione alla destra del Ministro della difesa, gli veniva attribuito un posto in terza fila della tribuna allestita per la cerimonia. Informo questo onorevole Consiglio di aver immediatamente sottolineato che il comportamento assunto dall'onorevole Contu era da considerarsi ineccepibile. Nell'ulteriore corso della giornata ho avuto poi modo di apprendere notizia delle dichiarazioni, nonché del tenore che le hanno caratterizzate, rilasciate dall'onorevole ministro Martino sull'insediamento militare nell'Isola La Maddalena - Santo Stefano.

Gli onorevoli consiglieri hanno avuto modo senz'altro di prendere atto con me che sui due eventi si è incentrata la massaccia attenzione degli organi di informazione che hanno fornito, ovviamente dati i presupposti appena enunciati, interpretazioni incentrate in particolare su un ipotetico conflitto istituzionale tra Stato e Regione. Ritengo di dover sottolineare che gli eventi cui ho fatto cenno così come vengono letti si presentano oggettivamente lesivi della dignità ordinamentale di livello costituzionale posta in capo alla Regione autonoma della Sardegna. Sulla base di questi presupposti, e dopo averli opportunamente richiamati con apposita nota formale indirizzata all'onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri, ho chiesto con la stessa la conseguente autorevole precisazione del Governo.

Al di là della condivisione politica o meno del deliberato di questo Consiglio regionale da ultimo licenziato lo scorso 28 gennaio, confermo che come nostro costume politico - istituzionale i conseguenti atti di governo della Giunta regionale saranno assunti nel massimo rispetto dello stesso. Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. È iscritto a parlare il consigliere Pirastu. Ne ha facoltà.

PIRASTU (U.D.R. - Centro). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, signori consiglieri, intervengo in questo dibattito con grande piacere in questo stamani, quando si è tenuta la Conferenza dei Capigruppo, tutti i colleghi, nessuno escluso, si sono dimenticati di appartenere ad un partito e una coalizione e si sono ricordati di essere sardi, di appartenere ad una terra che non tollera di essere bistrattata da nessuno, una terra dove l'autonomia, seppur parzialmente, è stata conquistata con il sacrificio di tanti senza distinzione di colori politici; l'escursione in terra sarda del ministro Martino è stata giudicata infatti grave da tutti, nessuno escluso. Vorrei però formulare una prima considerazione, nell'ascoltare il Ministro non mi sono meravigliato più di tanto in quanto le sue esternazioni per gravità ed arroganza rientrano in uno stile politico che purtroppo ha visto prima di lui in questa legislatura Ministri e non solo utilizzare la parola dimenticandosi il ruolo istituzionale che ricoprono, troppo spesso abbandonandosi a dichiarazioni e battute da avanspettacolo e non certo conformi e rispettose al ruolo pubblico ricoperto. Non si tratta solo di violazione del cerimoniale, di prima, seconda o terza fila assegnata al Presidente della Giunta, si tratta di un atteggiamento sostanziale, oltraggioso, che si è concretizzato con frasi che hanno beffeggiato il Consiglio regionale, i sardi e, consentitemelo, anche i giornalisti insultati dal ministro Martino.

Qualcuno stamane ha detto che attendiamo le scuse del Ministro del Governo. Colleghi consiglieri, non scherziamo, l'unica scusa che i sardi, e il Consiglio regionale possano accettare sono le dimissioni del ministro Martino spontanee o sollecitate da chi ha la responsabilità oggettivo di quanto detto dal Ministro. Vorrei ricordare in proposito che l'ex Ministro dell'interno onorevole Claudio Scaiola per una gaffe detta in privato e quindi sicuramente meno grave sotto il profilo istituzionale, si dimise dimostrando senso di responsabilità. Qui la gaffe ripetuta e multicolore è stata fatta da Martino nel pieno esercizio delle sue funzioni di Ministro in diretta TV, pertanto le dimissioni sono un atto dovuto e mi auguro che i due sardi che autorevolmente siedono nei banchi del governo, mi riferisco al Ministro Pisano e al sottosegretario Cicu, dimostrino, come per altro fin d'ora è avvenuto, il loro attaccamento alla nostra Isola favorendo e richiedendo questa soluzione che ritengo sia l'unica dignitosa e riparatrice nei confronti della nostra Isola ancora una volta beffeggiata. Un plauso finale, Presidente Masala, per la doverosa presa di posizione nei confronti del governo nazionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Cogodi. Ne ha facoltà.

COGODI (R.C.). Vorrei innanzitutto rassicurare il collega Pirastu che nè stamattina, né prima, e spero a scanso di impazzimento neppure dopo, io ho mai dimenticato di avere parte politica, idea politica, bandiera bicolore, se lui lo dimentica sono affari suoi, se altri lo dimenticano sono affari loro. La nostra idea, la nostra convinzione, la nostra presa di posizione per quanto unitaria muove dall'idea che noi abbiamo e che non abbiamo né venduto, né regolato, né dimenticati, ed è una idea di sinistra e per quanto ci riguarda anche un'idea comunista. Questo non impedisce ad ognuno avendo un'idea e sapendo chi è anche di dire più esattamente cosa vuole nella politica sarda, per gli interessi della Sardegna e quindi di disporsi anche sul più ampio terreno unitario per trovare volontà comuni, dichiarazioni forti, cose che valgono a difendere insieme gli interessi della Sardegna. Non esistono parti politiche per le elezioni o per nominare gli Assessori e poi solo sardi astratti quando si deve difendere il contenuto reale dei nostri diritti, troppo comodo! Parte politica per afferrare comunque sia e gestire il potere e poi niente parti politiche, nulla colore, nulla distinzione quando in astratto, ma l'astrattezza in questo caso sarebbe la genericità e anche la vacuità, quindi una difesa solo a parole, si dovesse intervenire in favore degli interessi e dei diritti della Sardegna. Ecco perché io pur dando atto al Presidente Masala di avere almeno sul piano formale, e in questa materia non è poco soprattutto per un Presidente e una Giunta di destra, almeno sul piano formale tenuto la barra dritta e di avere da subito capito che era opportuno riferire al Consiglio regionale e che era opportuno difendere gli interessi della Sardegna, pur dando atto di questo non credo e il problema sia risolto. Per altro nella conferenza di stamane abbiamo avuto anche altre notizie quale per esempio la domanda avanzata da non so quale ammiraglio, non so per conto di quale Prefetto di porgere le scuse al Presidente della Assemblea e al Presidente della Regione, e abbiamo anche in quella sede distinto il nostro apprezzamento tra il Presidente della Regione Masala che ha rifiutato precedentemente alla relazione in Consiglio quelle scuse date in via subordinata e puramente formale da non so quale ammiraglio, e il Presidente della Consiglio che invece ha notiziato alla Conferenza che andava a ricevere le scuse dell'Ammiraglio. Io ho avuto modo di dire già in quella sede, non era una battuta, che in questa circostanza il Ministro e il Governo nazionale sta al governo della Regione, il Parlamento nazionale sta al Parlamento dei sardi, l'Ammiraglio sta al Comandante della forestale. Però siccome non abbiamo sempre il senso delle cose e dei valori può anche accedere che venga il Governo nazionale rappresentato dal Ministro della difesa ad offendere il Consiglio regionale e poi, a tentare di porgere le scuse, sia incaricato un Ammiraglio o un Prefetto.

In realtà le dichiarazioni del Presidente della Regione rese in Aula non sono sufficienti, sono deboli, le ho dato atto Presidente di una correttezza formale e di una dignità di comportamento in questa circostanza, tuttavia le sue dichiarazioni al Consiglio regionale sono deboli ed inconcludenti, perché Ella per un verso dedica molto della sua attenzione al fatto protocollare, che non è secondario, anche il luogo e il modo come l'autorità politica, come l'autorità pubblica sta in confronto con altre autorità è un fatto non puramente di cortesia, è un fatto il protocollo in questa materia di dignità delle istituzioni e di chi le rappresenta. L'assessore Contu, che rappresentava in quella sede la Regione, e il collega Vice Presidente del Consiglio Sanna avrebbero potuto fare due cose: una è quella di andarsene e quindi protestare così, non solo la scortesia, ma la contestazione del ruolo e della funzione che rappresentavano. Altra cosa che avrebbero potuto fare era di stare lì e di stare al posto che invece i protocolli assegnano ai rappresentanti della Regione, perché non è che li decide il Ministro, il protocollo e le funzioni sono definite in regole, delle quali regole ha contezza l'autorità ministeriale e pari contezza, soprattutto in terra sarda, hanno le autorità regionali, che sanno benissimo qual era il loro posto, dove si doveva esercitare la loro funzione, e lì avrebbero potuto essere dicendo al signor Ministro: "Fatti poco poco più in là".

Ma la parte protocollare, che, ripeto, non è solo formale, è uno degli aspetti ma non è il principale. Il fatto principale ancora una volta non è la gaffe, cari colleghi, non è la maleducazione, non è l'ignoranza, non è l'incomprensione, uso tutte le parole che ho letto, virgolettate, appartenere a dichiarazioni fatte da diversi colleghi di diverse parti politiche in questi due giorni. Non è gaffe, non è ignoranza, è puramente e semplicemente la dimostrazione evidente di come questo Governo nazionale tenga in conto questa autonomia. Il Ministro della difesa in terra sarda non ha commesso un errore, ha avuto, sì, la sfacciataggine, l'arroganza ma di dire esattamente quello che pensa, non quello che non pensa, insieme al sottosegretario Cicu che penosamente e imbrillantinato lì annuiva, si vedeva bene nelle immagini, che ancora un po' per la legge del fil di ferro gli cascava la testa. E questa è la rappresentanza e la rappresentazione di un'autonomia male intesa che le parole, anche le più severe, non riusciranno a rimediare. Servono decisioni, confermare le decisioni che questo Consiglio regionale ha assunto, confermare e rafforzare quelle decisioni e far capire a questo Ministro e a qualunque Ministro di qualsiasi Governo della Repubblica italiana, che la Regione autonoma non è un territorio d'oltre mare, non è un'appendice dell'impero, ma è parte costitutiva dello Stato repubblicano, e che ogni legge di questa Regione autonoma ha dignità costituzionale e quindi è parte della decisione politica pubblica della Repubblica, dello Stato italiano. Perché, badate, si può essere autoritari, si può essere golpisti in tanti modi, rischiando con atti di forza di rimetterci anche la pelle, oppure in altri modi apparentemente neutri, apparentemente soft, apparentemente democratici, e poi comportarsi in modo autoritario e golpista. E questo Governo nazionale per molti tratti, sicuramente per quanto riguarda la relazione con la Sardegna, con i suoi diritti, con i suoi interessi, è un governo golpista, perché non rispetta le leggi dello Stato, non rispetta la Costituzione. Come minimo perciò noi chiediamo le dimissioni di questo Ministro, abbiamo diritto a chiedere le dimissioni di questo Governo, perché delle due una: o si dimette quel Governo che non ti riconosce o ti dimetti tu e si dimette questo Consiglio che non ha la forza di farsi riconoscere.

E non siamo in materia secondaria, non siamo in materia di quale fila occupiamo al cinema. La terza fila, l'ho detto stamani, nel protocollo è definita come la fila di altre autorità, cioè autorità e altri. Chiunque di noi rappresenti e ha potuto rappresentare la Regione non si è mai sentito mortificato per stare insieme ad altri, anzi più stiamo insieme ad altri e più valiamo, il fatto è che si è voluta mortificare la decisione del Consiglio regionale che è quella di dire no alla base atomica di La Maddalena, questo è il punto che deve tornare in Consiglio. Il Ministro della repubblica, il Governo della Repubblica deve digerire la cosa e se non gli è indigesta crepi lui!1

Questo Consiglio regionale ha deciso che la base nucleare militare non è voluta in questa terra e il Presidente della Regione, se vuole rappresentare per davvero la Regione, è tenuto, è obbligato ad andare dal Governo nazionale a notificare solennemente questa decisione, questa volontà. E questo Consiglio è tenuto a confermarla, a rafforzarla e se non è sufficiente la volontà di questo solo consesso, in sintonia con questa volontà legittima, giusta soprattutto, deve essere chiamato tutto il sistema delle nostre autonomie locali, deve essere fatto un invito preciso al popolo di Sardegna e alle popolazioni a insorgere civilmente in questa vicenda e una volta per tutte ricacciare in gola quelle parole e soprattutto difendere la volontà della loro Assemblea rappresentativa e i loro interessi fondamentali. Questo è il punto.

Questo Consiglio questo punto politico di decisione deve confermare, deve specificare ed allora anche noi speriamo in modo unitario, ma l'unità sulle cose vere e importanti si deve realizzare, non sulle cose veramente formali. Se no, presidente Masala, lei potrebbe anche apparire uno di quelli che difende l'autonomia, ma non la sta difendendo. Lei, già in questi giorni, in questa vicenda, è stato un po' un "re Tentenna" perché prima la Commissione paritetica Stato-Regione ha detto no all'ampliamento di La Maddalena e a quei lavori, lei è stato interessato e utilmente e bene ha usato i poteri che ha questa Regione di ricorrere al Consiglio dei ministri, ben si intende, o avevamo inteso, per schierarsi dalla parte di chi in questa Regione, rappresentandola, aveva detto no, invece è andato a Roma a dire sì. Poi è tornato in Sardegna, il Consiglio ha discusso e lei in Aula ha detto: "Non c'è pericolo alcuno, tutti tranquilli." Infatti i giornali hanno titolato: "Masala rassicura". Ma lo stesso giorno è stato smentito dal Ministro dell'ambiente nazionale, Matteoli, il quale ha detto lo stesso giorno: "Bada che non è così, la preoccupazione c'è e accerteremo". Poi il Consiglio regionale ha votato una decisione formale, solenne per dire no alla base nucleare di La Maddalena e lei è andato sotto, lei non ha votato quella risoluzione.

Fa bene sentire che il collega Capelli, spero altri colleghi, si sono pentiti di non aver votato quella risoluzione, fa bene, perché è indice di profonda onestà questo legittimo e giusto pentimento. Evidentemente alcuni colleghi non avevano capito l'importanza di quell'atto che non era un gesto dimostrativo, era un atto importante del Consiglio regionale, che fa onore al Consiglio regionale, però per favore non ci si nasconda dietro nessun dito.

Il collega Pittalis non dica che "il Ministro non aveva capito la delibera del Consiglio regionale"; non dica che il Ministro voleva dire che la votazione sulla mozione non valeva perché assunta in assenza di vari rappresentanti della maggioranza. Ma chi se ne impipa dell'assenza di alcuni rappresentanti della maggioranza! Questo Consiglio ha votato una risoluzione 35 voti a 32, quindi con la quasi totalità delle presenze, e se qualcuno della maggioranza era assente e se nel Parlamento qualche volta manca qualcuno cos'è non valgono le leggi? Non valgono le decisioni? Ma che idea è di democrazia questa per cui io sono maggioranza comunque anche se vado a spasso?

PIRISI (D.S.). Vassalli!

COGODI (R.C.). Non vassalli, valvassini e valvassori! Che idea è di democrazia: comando io anche se non ci sono? Se manco io qualcuno di noi non vale? Ma che idea è questa di democrazia sostanziale, di democrazia vera, di democrazia parlamentare? Ecco perché io dico che voi siete pericolosi, in realtà pericolosi relativamente, perché siete pericolosi più che altro per voi stessi, perché non sapete dove andate e sbattete la faccia al muro, però se poteste fare quello che voi ritenete di poter fare sareste pericolosi.

Un altro collega, Antonello Liori, sempre fra virgolette dichiara: "I ministri saranno anche ministri, ma spesso ignorano le specificità politiche della nostra Assemblea". Ma quale specificità politica, ma quale ministro ignorante! Quello è un ministro dotto, quello è un sapiente, quello è uno scienziato! Perché gli dai dell'ignorante al tuo ministro? Non è che ignora la specificità, non riconosce il potere di questo Consiglio, di questa Assemblea parlamentare, non la specificità. E cos'è, pani carasau? Prodotti tipici? Qui parliamo del potere pubblico, delle prerogative, della dignità, della ragione per cui noi, io ritengo tutti oggi siamo qui e abbiamo scelto e abbiamo accettato di essere qui s rappresentare interessi sociali differenziati - ecco questo, sì, Pirastu -, interessi sociali differenziati, però nella comune tutela degli interessi generali della Sardegna, senza dimenticarci chi siamo e a quale idea, a quale volontà e a quale parte di volontà popolare apparteniamo.

Conclusivamente io ritengo che il Consiglio abbia un modo di ovviare per intanto alla sprezzante dichiarazione, all'attacco politico violento che ha manifestato il Ministro della difesa in Sardegna, e il modo è riaffermare la volontà del popolo sardo in modo ancora più evidente, più chiaro e più incisivo che la base militare nucleare di La Maddalena la Sardegna non la vuole e che se finora l'ha subita non è pure disposto più a subirla. Innanzitutto questo. E ogni altra base o poligono militare che non sia strumento nel senso costituzionale di difesa della patria, della nazione, del paese, della società, ognuno usi l'espressione che gli è più consona, ma svolgano altri finalità militari dirette a riconoscere e ad alimentare la guerra e le guerre nel mondo, tutte quelle attività dalla Sardegna devono essere smantellate, soprattutto quando manifestano effetti nocivi, diffusivi, questi effetti, e diffusi di danno ambientale, di danno alla salute umana, alla salute animale e quant'altro.

Quando i nostri ragazzi - e sarebbe ora di finirla con la retorica dei nostri ragazzi - della Brigata Sassari e di tutte le altre brigate militari scelgono di svolgere quella funzione e la svolgono con dignità, ma non hanno mai scelto di andare a morire per essere chiamati eroi. Dategli un altro lavoro degno a quei ragazzi perché li conosciamo tutti, e molti sono figli dei nostri amici e sono nostri parenti. Dategli un lavoro degno a quei ragazzi e poi mi direte se vogliono andare in Iraq a morire, se vogliono una lapide all'incrocio delle strade quei ragazzi e smettetela con questa retorica dei nostri ragazzi! E' un nostro ragazzo anche quel Valery Melis per cui miglia di giovani oggi in Sardegna si stanno mobilitando, che è in una camera di riabilitazione colpito da leucemia per uranio impoverito per le missioni così dette di pace. La pace non uccide! In Kossovo o altrove quel ragazzo sardo ha contratto una contaminazione per cui muore: non è una missione di pace, è una missione di morte, è una missione di guerra. In ogni caso le istituzioni pubbliche vogliono o no pensare che quel ragazzo non deve morire per altro trascurato in una camera di rianimazione come uno che ha qualsiasi malattia? Devono essere i giovani ragazzi ad andare di fronte alle caserme, da soli, con i loro striscioni e anche nella curva dello stadio, a dire: "Salviamo il soldato Valery Melis"? Salviamolo il soldato Valery Melis e tutti gli altri Valery e giovani della Sardegna salviamoli nella salute, salviamoli nel lavoro produttivo e buono, salviamoli dalla guerra. Ecco perché l'occasione è propizia perché questo Consiglio riaffermi che lo sviluppo di questa Regione è uno sviluppo pacifico e che noi non vendiamo, per i dollari che dice il Ministro della difesa, né la dignità, né la bontà, né i poteri, né le aspirazioni e le idealità che ha questo popolo e che hanno le sue istanze e le sue assemblee rappresentative. Rappresentative sì dell'autonomia, ma anche della dignità e degli interessi veri del popolo e delle popolazioni della Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Scano. Ne ha facoltà.

SCANO (Gruppo Misto). Il giudizio del Consiglio regionale sulla gita sciagurata del ministro Martino in Sardegna deve essere fermo, severo, inequivocabile, e io mi permetto di dire unitario; mi permetto di dire unitario, che non vuol dire che non ci sono differenze, che ci sono eccome, ma vuol dire che ciascuno con la sua differenza e con la sua identità concorre a una posizione comune del Consiglio regionale, perché avere la polemica interna su punti di questa rilevanza significa, temo, potrebbe significare, non avere una voce forte all'esterno verso il Governo. Quindi io credo, a differenza di qualche riflessione che rispetto, che ho sentito, ma che non condivido, che il Consiglio debba concludere con una posizione unitaria.

Ci avevano parlato del ministro Martino come di uno statista, ma forse ci si riferiva al padre.

(Interruzione del consigliere Dore)

SCANO (Gruppo Misto). No, non sto scherzando, è una cosa seria quella che sto dicendo, Carlo, scusa. Ce ne hanno parlato come di uno statista, invece è un ministro fragile di nervi, chiunque ha visto la televisione può affermarlo, e screanzato. Siccome non è Ministro del turismo, dei rapporti con il Parlamento, tutte cose importantissime, ma meno esposte, stiamo parlando del Ministro della Difesa, io credo che il Consiglio regionale della Sardegna possa dire nei modi dovuti al Presidente del Consiglio dei Ministri che è pericoloso avere un Ministro della Difesa fragile di nervi e screanzato.

Io voglio essere molto breve, in questo genere di argomenti non credo che si debba allungare molto il brodo, credo bisogna dire con nettezza e con semplicità una posizione chiara e forte e ripeto possibilmente unitaria. Il Ministro Martino ha offeso il Consiglio regionale della Sardegna, non c'è bisogno di motivare, ha detto nella sostanza "non rappresenta alcunché", soprattutto non rappresenta ciò che è deputato a rappresentare, cioè il popolo sardo. Seconda cosa è che il Ministro Martino ha insultato i sardi con quella frase: "Ma la vostra inospitalità verso gli americani ha un costo finanziario, vi fanno schifo questi soldi?". A parte la volgarità dell'espressione, perché forse in rapporti ufficiali ci si può esprimere anche con un linguaggio un tantino meno rozzo, ma al di là della forma c'è la sostanza. Il Ministro Martino ritiene che il popolo sardo sia un popolo che può tranquillamente scambiare la propria dignità, la propria identità, il proprio diritto all'informazione, il proprio diritto alla trasparenza su una fonte di rischio gravissimo presente nel nostro territorio con un po' di quattrini, con un po' di soldi. Noi dobbiamo dire al Ministro Martino che ha sbagliato, che i sardi non sono questo, ha sbagliato luogo e posto, ha sbagliato popolo, non siamo noi quelli che ha in mente lui.

Terzo, il Ministro Martino ha dato risposte sul merito, sul merito dei problemi che sono stati opportunamente e intelligentemente sollevati dai giornalisti, ha dato risposte superficiali per esempio quando alla domanda acuta di un giornalista che gli ha detto: "ma scusi, ma la presenza in Sardegna di una base USA, non Nato, e il potenziamento di questa base non contrastano nella prospettiva strategicamente con il progetto della difesa autonoma dell'Unione Europea?" E' una domanda intelligente, poi si può rispondere in modi diversi, il Ministro Martino non ha risposto, ha detto: "Non mi risulta, non c'è nessun contrasto", il Ministro Martino evidentemente, io non voglio ritenere che sia così sprovveduto da non comprendere che c'è un contrasto, tant'è che è oggetto di dibattito in Europa questo punto per esempio nel Parlamento europeo, non voglio credere che sia così sprovveduto, ha ritenuto che non fosse necessario dare ai sardi una risposta intelligente, ha ritenuto che fosse sufficiente propinare ai sardi una stupidaggine.

Per concludere credo che ha fatto bene il Presidente della Regione a preannunciare le cose che ha preannunciato, la nota di protesta, per Statuto il Presidente della Regione rappresenta la Regione. Io credo che, come misura di rafforzamento della necessaria, giustificata, giusta posizione che ha assunto e assumerà il Presidente della Regione, penso che il Consiglio regionale, che è un organo legislativo che ha rilevanza costituzionale, debba approvare una nota solenne di protesta, bastano dieci righe, non c'è bisogno di tante cose, dieci righe su cui si possa essere un voto unanime del Consiglio, di protesta rivolta al Governo, ma che venga anche consegnata dal Presidente del Consiglio in questo caso al Capo dello Stato che sarà in Sardegna domani.

Credo anche che al Governo si debba dire di dare le risposte nel merito che il Ministro non ha dato, non si tratta solo di censurare e di criticare, noi vogliamo che le domande di quei giornalisti le facciamo nostre perché sono le nostre, perché sono le domande che ha posto il Consiglio regionale, che si pongono i sardi e quelle domande a cui non ha risposto Martino vanno riproposte al Governo perché risponda. Ma la risposta, e ho concluso, più forte che si può e si possa dare a questa gaffe del Ministro della Difesa è che il Presidente della Regione sospenda, io dico anche qualcosa di più, receda, ritiri, il consenso al protocollo d'impegno, il protocollo d'impegno sulla questione di La Maddalena di cui si è parlato in questo Consiglio, ritiri. Il Governo deve capire che da qui non partono solo parole anche gravi, anche serie di critica, di censura, partano atti politici, deve partire da qui la rescissione di quel protocollo d'impegno e la richiesta del riesame come inizialmente era stato chiesto dal Presidente della Regione, riesame della vicenda La Maddalena ai sensi dell'articolo 3 della legge 898 del 1976, che è la legge nazionale sulle servitù militari.

Io dicendo questo non chiedo nulla, credo che altri colleghi lo faranno, è stato già fatto, non chiedo nulla di strano, perché sto semplicemente ripetendo ciò che è scritto nel dispositivo della mozione approvata qualche giorno fa dal Consiglio regionale. E quindi, presidente Masala, la vicenda del Ministro Martino ci dà l'occasione per riproporre la tematica su cui il Consiglio regionale ha già detto una parola chiara e limpida, rinegoziare, riaprire quella vicenda, non andare avanti sul protocollo d'impegno, chiedere il riesame, utilizzare fino in fondo le possibilità offerte dalla legge 898, è esattamente ciò che il Consiglio regionale ha deliberato, è esattamente ciò che io le chiedo, cogliendo l'occasione della risposta a Martino, di fare anche in ossequio alla volontà espressa dal Consiglio regionale della Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.

CORDA (Gruppo Misto). Presidente, colleghi; io credo che occorrerebbe dire grazie al Ministro Martino che con il suo comportamento sconsiderato è riuscito in un'impresa impossibile, quella di ricompattare questo litigiosissimo Consiglio regionale della Sardegna. Siamo tutti d'accordo su quello che faremo per cercare di rispondere all'affronto che noi abbiamo subito. E naturalmente il tema non è "base americana sì" o "base americana no", potrà anche essere questo il tema, ma non è questa la sede, noi non abbiamo potestà legislativa che ci consenta di dire o di intervenire sulle servitù militari o sulle basi strategie americane o della Nato o comunque frutto di accordi internazionali tra lo Stato e altre nazioni. Noi però possiamo chiedere, possiamo suggerire; su una cosa invece abbiamo potestà, diritto e dovere: sul controllo, sulla verifica della pericolosità, sulla presenza o meno di pericoli per la popolazione, sulla presenza o meno di radioattività, su questo abbiamo il dovere di intervenire e su questo abbiamo potestà.

Vedete, io credo che il Ministro Martino si sia fatto un clamoroso autogoal venendo qui a rappresentarsi come un incredibile sprovveduto Ministro della difesa, Ministro della Repubblica innanzitutto e poi della difesa, perché il primo affronto che è grave, che il rappresentante del Presidente della Giunta e che il rappresentante del Presidente di questa Assemblea fossero stati destinati nel loggione, questo è offensivo e vergognoso ed è un affronto al nostro popolo, è un affronto alla nostra istituzione, è un affronto alla nostra bandiera, è un affronto alla nostra Assemblea, è un affronto al popolo sardo. Ma l'arroganza del Ministro è andata anche oltre, l'arroganza del Ministro è andata anche oltre quando, denotando una sensibilità da elefante, si è rifiutato di incontrare una delegazione di persone, di numerose persone, che chiedevano un intervento nei confronti di un ragazzo, Valery Melis, che ha contratto una malattia mentre compiva il suo dovere. Si è rifiutato di sapere che questo fosse figlio della Repubblica italiana, fosse un soldato che andava a combattere per l'Italia, questo ragazzo morente, i suoi familiari avevano il diritto sacrosanto di avere una parola di assicurazione oltre che di conforto da questo Ministro maleducato e insensibile. Ma noi non abbiamo titolo per chiedere le dimissioni di un Ministro della Repubblica, noi possiamo chiederlo ma è compito del Presidente del Consiglio, noi possiamo auspicare che questo avvenga, ma non possiamo chiederlo.

L'arroganza del Ministro che si è manifestata anche nei confronti di tanti colleghi giornalisti che l'hanno inseguito con acrobazie di ogni genere per riuscire ad intervistarlo poi per fargli dire quali cose? Perché quando un giornalista gli ha chiesto: "Mah, signor Ministro, lei dice che non c'è nessun tipo di pericolo, non c'è emergenza, non è allarme", ma lei ha appena detto che state facendo i rilevamenti, state facendo gli esami per vedere se vi sono o no radiazioni, ma se questi esami non sono finiti come fa lei a dire che non c'è pericolo, che non c'è allarme? Perché se lei avesse la certezza assoluta che non c'è pericolo, non vedo la ragione per la quale si debba andare avanti o si dovrebbe andare avanti a fare analisi in quella terra. Mah, io non mi voglio dilungare troppo, voglio solo ricordare una circostanza, tutti abbiamo visto le immagini televisive, tutti abbiamo sentito il tono arrogante e sprezzante di questo Ministro, ma tutti abbiamo visto al suo fianco una persona che noi conosciamo bene e che con la mimica facciale e con la comunicazione gestuale assentiva agli sproloqui del Ministro, condivideva gli attacchi e gli affronti che il Ministro faceva al nostro popolo. Io parlo del Sottosegretario onorevole Salvatore Cicu che dovrebbe ricordare che è nato in Sardegna, che ha avuto l'investitura dal popolo sardo per andare nel Parlamento nazionale e che dovrebbe, per non aver difeso in quell'occasione, subito con i microfoni davanti, col Ministro affianco che arringava contro il popolo sardo, che delegittimava questa Assemblea, non ha sentito il dovere di intervenire e dire: "Signor Ministro, io la prego di smetterla di insultare il nostro popolo", io al suo posto mi sarei dimesso da Sottosegretario. Bene, io chiedo che il sottosegretario Cicu abbia un senso di dignità e si dimetta perché se ha fatto sotto il profilo istituzionale il suo dovere di Sottosegretario e cioè di essere affianco e di essere consenziente a quello che faceva e diceva il Ministro, ha fallito però in una cosa: nella difesa del suo popolo che lui avrebbe dovuto rendere pubblicamente e invece non ha avuto il coraggio di farlo.

Io mi rendo conto che è scomodo dire queste cose, è antipatico per uno che poi appartiene ideologicamente all'area di centrodestra, ma qui il problema non è di colore, il problema è di persone e di comportamenti, e allora davanti a questo comportamento io stigmatizzo, e lo farò ancora, il comportamento oltre che del Ministro anche di chi gli stava affianco che riveste l'incarico importante di viceministro della difesa.

Fatto questo, io invito questo Consiglio regionale nella sua saggezza a non fare solo una lettera, un documento, un ordine del giorno che faremo e che tutti credo che sottoscriveremo per protestare contro questo affronto, io credo che il nostro Consiglio debba intervenire con forza e che nell'ordine del giorno sia contenuto anche questo nome, questo povero ragazzo, Valery Melis, interveniamo affinché lo curino e lo portino dove è necessario che sia curato e io chiedo qua, all'Assessore della sanità se può qualcosa, di intervenire immediatamente. Ho finito.

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Dore. Ne ha facoltà.

DORE (La Margherita-D.L.). Se si considerano i fatti ai quali non solo la Sardegna ma tutto il nostro paese è stato sottoposto, ha dovuto subire, dal 2001 dopo l'avvento del Governo Berlusconi, si sarebbe tentati di dire: "Niente di nuovo sotto il sole, questo episodio non è altro che una conferma dello stile di questo Governo", Governo superficiale, Governo pasticcione, incapace, Governo arrogante, soprattutto arrogante, tanto incapace quanto arrogante. Basterebbe ricordare cos'è avvenuto, cos'ha combinato il Presidente del Consiglio nel momento in cui si è insediato al vertice, possiamo dire per semplificare, delle istituzioni europee in occasione del semestre in cui l'Italia doveva svolgere questo ruolo, almeno dal punto di vista rappresentativo così importante, quando si è permesso di insultare un parlamentare europeo definendolo kapò, per poter dire che in fondo anche il comportamento del Ministro Martino che è un'espressione di questo Governo, non deve o non dovrebbe stupire.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SANNA SALVATORE

(Segue DORE.) Però non è così. Questo è un fatto che per quanto almeno riguarda le istituzioni nazionali e i problemi di rilievo costituzionale, è ancora più grave. La Sardegna purtroppo ne ha subito parecchie di prepotenze, di atti di arroganza da parte di questo Governo, qualcuno forse ha dimenticato ciò che fu capace di dire due anni fa, un anno e mezzo fa, il viceministro Miccichè, che qualcuno di noi aveva ritenuto di liquidare dicendo che l'unica cosa da fare era quella di gettarlo in acqua e farlo tornare a nuoto in Sicilia. Ma c'è un fatto più grave, un fatto che ancora non è risolto. La vicenda delle scorie nucleari che ha dimostrato in quale conto questo Governo abbia la Sardegna, la sua autonomia, la salute dei cittadini che qui abitano, la dignità delle istituzioni. La vicenda delle scorie nucleari, in relazione alla quale, come ricordate, erano stati dati i pieni poteri a un commissario di fare tutto quello che voleva e, al limite, se lo riteneva, anche di sistemarle nella nostra Isola che tanto ben poteva essere considerata o scelta come la pattumiera italiana.

Bene, la Sardegna ha reagito, ha reagito in modo dignitoso, in modo fermo, in modo energico e anche da questo Consiglio regionale, sebbene l'Esecutivo non abbia fatto assolutamente niente, è venuta una risposta fortissima, con quel ricorso che ci siamo visti costretti a presentare contro il decreto del Presidente del Consiglio. E' un ricorso che va avanti, di cui abbiamo sollecitato la trattazione e di cui nei prossimi giorni, essendo scaduti altri termini, solleciteremo nuovamente la conclusione dell'istruttoria.

Quindi sono precedenti che si sono visti e naturalmente poi c'è stato il problema dell'isola di Santo Stefano che poi alla fine dei conti costituisce il preambolo e la spiegazione del comportamento del ministro Martino, perché è da lì che sono partiti i problemi.

Ma comunque, a prescindere dal problema di Santo Stefano sul quale, giustamente ancora una volta è stata evidenziata l'arrendevolezza del Presidente della Giunta, il quale forse pensa che essendo miti ed arrendevoli ci si guadagna, non ci si guadagna assolutamente niente perché i prepotenti quando trovano la controparte arrendevole diventano ancora più prepotenti e il comportamento del ministro Martino è significativo. Se lei, Presidente, fosse stato più fermo nella difesa degli interessi della Regione, della sua autonomia, probabilmente il ministro Martino non avrebbe fatto quello che ha fatto l'altro giorno.

Comunque, a parte l'atteggiamento di villania senza limiti che è stato manifestato, fra l'altro non solo nei confronti di tutti i sardi, ma anche nei confronti dei rappresentanti della stampa e della comunicazione che in quel momento svolgevano il loro dovere tra l'altro con determinazione e con coraggio e con lucidità, a parte la villania veramente senza limiti, e a parte l'atteggiamento di sprezzo totale nei confronti delle istituzioni regionali, le risposte del ministro Martino che si collegano, perché non sono cose separate, è tutto un contesto, cioè i rappresentanti della Regione sono stati emarginati non credo per volontà dell'ammiraglio, o del comandante della base, sono stati emarginati - questo non è mai avvenuto - perché evidentemente dal Ministero è arrivato un input di questo genere: mettiamoli in disparte così imparano. Questa è la spiegazione, l'unica spiegazione possibile. E questo fa pensare che in realtà ci fosse un disegno di mortificazione nei confronti della Sardegna e di chi la rappresentava.

Comunque, detto questo, questo episodio è un fatto gravissimo e inaudito, non si è mai verificato nei cinquant'anni dell'autonomia, che un rappresentante del Governo, almeno io non lo ricordo, e sfido chiunque a ricordarmi un caso analogo in cui un rappresentante del Governo in carica si sia permesso di liquidare in quella maniera un deliberato del Consiglio, della massima Assemblea legislativa e rappresentativa della Sardegna.

Direi che è un fatto eversivo, destabilizzante, voi sapete, è inutile ripeterlo, è talmente ovvio che ci non sarebbe neanche bisogno di dirlo, però forse vale la pena di dirlo, i Ministri quando entrano in funzione, prima di entrare in funzione prestano giuramento e il giuramento è quello del rispetto della Costituzione. Bene, in questo caso, visto che il Consiglio regionale è un organo costituzionale, qui non è azzardato sostenere che in questo comportamento ci sia stato anche un attentato alla Costituzione. Qualcuno dirà che sono parole grosse, io credo che l'unica definizione corretta e reale è proprio questa; il ministro Martino snobbando, mortificando, offendendo il Parlamento della Regione ha commesso un attentato alla Costituzione.

Allora, detto questo, sono d'accordo, apprezzo quanto hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto e sono d'accordo sul fatto che non sia sufficiente stracciarsi le vesti, protestare, polemizzare perché tanto questo non serve assolutamente a niente. Io credo che le cose che sono state suggerite, in particolare mi riferisco a alcune indicazioni provenienti dal collega Pier Sandro Scano, vadano prese nella massima considerazione. Va intanto ribadito l'ordine del giorno espresso giorni fa; e io inviterei anche i colleghi che in quel momento come il consigliere assessore Capelli, per ragioni così soggettive o di altro genere, non avevano ritenuto di aderire all'ordine del giorno, e hanno dimostrato invece di aver ripensato al loro operato, di confermare la loro adesione non perché ce ne sia bisogno, ma perché costituisce un modo significativo di prendere posizione.

E poi, certamente una richiesta formale e non sono d'accordo col collega Corda che da un Consiglio regionale non possa venire una richiesta di dimissioni di un Ministro e di un sottosegretario e quindi, operare in questa direzione perché questi sono due esponenti del Governo che dovrebbero essere rimossi. E' vero, è stato ricordato il caso dell'ex ministro Scaiola, si trattava di una frase infelice, arrogante, ma comunque certamente non della violazione di un principio costituzionale e della mortificazione di un'Assemblea legislativa. E quindi chiedere in modo fermo le dimissioni o comunque la rimozione del Ministro e del sottosegretario, presentare una nota di protesta al Presidente della Repubblica e, eventualmente, qualche altra cosa sempre nei limiti ovviamente del consentito. Non dico che bisogna lavorare di fantasia, credo che sarebbero anche sufficienti per esempio il suggerimento al Presidente Masala, ma non ce ne dovrebbe essere bisogno, è nell'ordine naturale delle cose che dopo la deliberazione del Consiglio regionale che c'è stata alcuni giorni or sono, il Presidente della Giunta, il Presidente della Regione debba prenderne atto, avrebbe già dovuto farlo, di liquidare tutto quello che aveva affermato qualche giorno prima perché chiaramente è stato sconfessato con questa presa di posizione del Consiglio regionale su qualunque impegno avesse preso senza tra l'altro averne i poteri.

Quindi, io mi auguro che queste decisioni vengano prese tra l'altro all'unanimità, proprio a dimostrazione di questa sintonia di vedute e di comportamento da parte di tutta l'Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cappai. Ne ha facoltà.

CAPPAI (U.D.C.). Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Presidente della Giunta, colleghi e colleghe; le dichiarazioni del ministro Martino che offendono l'istituzione dell'autonomia sarda e i più elementari principi della democrazia parlamentare richiedono un approfondito dibattito oltre che nel merito di quanto è avvenuto e sta avvenendo alla base di La Maddalena, ancor più sui principi e sui rapporti che regolano le istituzioni nazionali e quelle regionali.

Ho appreso stamane in occasione della Conferenza dei Capigruppo con soddisfazione, devo dire, e ne condivido il percorso, che il Presidente della Giunta, ancor prima di sentire le rimostranze dei colleghi, abbia intrapreso una iniziativa nell'interesse del popolo sardo a tutela e a difesa della onorabilità di tutti i sardi. Sicuramente questo dibattito si sarebbe potuto evitare se il Ministro pro tempore della difesa, l'onorevole Martino, avesse tempestivamente portato le sue scuse al Consiglio regionale, ma ancor di più all'intero popolo sardo.

Si sarebbe compreso che le sue dichiarazioni rese alla stampa erano dettate da una non corretta informazione sui fatti o da superficiali considerazioni dettate da ragion di stato sulle quali, pur con molte perplessità, si è disponibili a discutere. Riteniamo corretto e auspicabile un immediato chiarimento da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri sul reale atteggiamento che il Governo vorrà assumere in merito alle dichiarazioni del ministro Martino, e soprattutto se le stesse sono condivise dall'intero Governo o da parte di esso.

Tali affermazioni hanno fatto male, molto male, ma ancor peggio sarebbe scoprire che quello è il pensiero e l'orientamento del Parlamento, e quindi la considerazione che l'intero Parlamento ha dei sardi. Se così fosse, le conseguenze politiche e non solo, sarebbero devastanti per il rapporto Stato-Regione; non dovrebbe dimettersi solo il ministro Martino ma l'intero Governo e, a proposito del ministro Martino, anche noi ne chiediamo le dimissioni.

Per quanto ci riguarda, per quanto riguarda il Gruppo dell'U.D.C. composto prima di tutto da sardi rappresentanti degli interessi dei sardi, e subito dopo da democratici cristiani, attendiamo una netta presa di posizione da parte dei nostri rappresentanti in Parlamento a qualsiasi partito politico appartengano e contestualmente dei rappresentanti politici dell'U.D.C. in Parlamento e nel Governo. In assenza di questi passaggi, ripeto, a tutela dell'autonomia del popolo sardo, della dignità del popolo sardo e dei suoi rappresentanti, della salute del popolo sardo, di tutti i principi e i diritti che non possono essere calpestati e tanto meno comprati, né da autorità nazionali né da autorità internazionali, dicevo, in assenza di questi passaggi, anticipati da scuse ufficiali e da un chiarimento dettagliato, non potremmo fare a meno di valutare le opportune azioni politiche a difesa della onorabilità del Consiglio regionale, dei sardi e dei valori della democrazia, dei sardi al di là degli schieramenti, al di là dell'appartenenza, al di là dei ruoli.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Rif. Sardi). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi del Consiglio; anch'io mi unisco, non potrei fare altrimenti, al senso di viva protesta e di vivo fastidio che tutti i consiglieri regionale hanno provato nel vedere le immagini televisive, nell'ascoltare le dichiarazioni del ministro Martino nel verificare complessivamente quali sono state le mancanze di protocollo che si sono realizzate durante una visita a Cagliari per tanti versi importante.

Però io vorrei, con quei consiglieri che avessero voglia di ascoltare un ragionamento, vorrei provare a impostare un ragionamento che forse ha qualche nota di differenza rispetto a quello che è stato fatto dagli altri colleghi, non perché io non condivida la maggior parte delle cose dette dagli altri colleghi, ma perché insieme a loro, insieme a quelli che vogliono, insieme a quelli che hanno voglia di farlo, vorrei provare a seguire un filo di ragionamento, e cioè vorrei provare a analizzare punto per punto quelle che sono state le principali manchevolezze, i principali problemi che la visita del ministro Martino, le conseguenze della visita del ministro Martino, le dichiarazioni del ministro Martino hanno creato in noi e hanno creato nei sardi.

Il primo problema sul quale il Presidente Masala è stato estremamente e giustamente duro nella sua introduzione alla serata odierna è il problema, il primo problema sul quale anche i rappresentanti ufficiali della Regione e cioè quello del Presidente del Consiglio, l'onorevole Sanna, e quello del Presidente della Giunta, l'onorevole Contu, sono stati altrettanto chiari, è quello di protocollo. Cioè noi abbiamo detto che nella giornata di ieri è stato violato e abbiamo pensato che questo non sia un semplice problema formale, ma che sia anche un problema di sostanza, è stato violato il protocollo nel senso che l'istituzione della Regione Sardegna merita una dignità che ieri non gli è stata riconosciuta. Nel non riconoscimento di questa dignità c'è un'offesa al Consiglio regionale sardo e c'è quindi un'offesa a ciascuno dei consiglieri che siedono in quest'Aula, ma soprattutto c'è un'offesa a coloro che rappresentano i consiglieri che siedono in questa Aula e, cioè, i cittadini sardi.

Beh, io su questo mi vorrei soffermare, nel senso che vorrei farvi una domanda e cioè, se l'unico sgarbo istituzionale, se l'unica nota stonata, se l'unico elemento di non correttezza della visita di Martino e di quello che è successo ieri fosse stato questo sgarbo istituzionale, ma voi credete, voi pensate, voi ritenete che il giornale di oggi, e quelli di ieri, avrebbero dato una pubblicità a ciò che è successo pari a quella che gli hanno dato, voi credete che ci sarebbe stata una qualche indignazione del popolo sardo per questo sgarbo nei confronti del gonfalone della Sardegna e dei suoi rappresentanti istituzionali? Voi credete che ci sarebbe stata una discussione consiliare oggi su quello che era successo durante la visita del ministro Martino o non credete che, molto più probabilmente, noi avremmo fatto sì una nota ufficiale di biasimo, di condanna, ci saremmo detti tra di noi: "Ma guardate un po', ormai il Consiglio regionale della Sardegna, l'istituzione com'è svillaneggiata, com'è svilita, com'è scarsamente considerata", ma voi credete che questo avrebbe fatto scalpore in Sardegna? Voi credete che la terza fila mia, se fossi andato a rappresentare il Presidente della Regione o il Presidente del Consiglio, la mia terza fila sarebbe stata in qualche maniera intesa dai sardi come un insulto nei confronti delle istituzioni e delle autonomie? Beh, se lo credete io vi lascio in questa vostra convinzione che non è la mia.

Secondo ragionamento, sulle dichiarazioni di Martino offensive del Consiglio regionale, cosa che è assolutamente vera perché quando il ministro Martino si permette di dire che il Consiglio regionale della Sardegna non è infallibile e entra nel merito della maggioranza con cui vengono approvati gli ordini del giorno consiliari, beh, io sto dalla parte dell'assessore Capelli che in questo momento non vedo nell'Aula, è qui, che dice che modificherebbe il suo voto che era contrario a quell'ordine del giorno per dare maggior forza a quell'ordine del giorno perché lo sente, un ordine del giorno dell'intero Consiglio regionale sardo. Io la penso come lui nel senso che la forza di quell'ordine del giorno non sta nei numeri che l'hanno approvato, ma sta nella convinzione che sia stato approvato da un'Aula che è l'Aula che rappresenta tutti i sardi.

Però, cari amici, cari colleghi, nel momento in cui Martino tratta con un'aria di sufficienza il Consiglio regionale sardo, nel momento che quasi scherza anche se un po' irritato, almeno dalle immagini televisive, e quindi magari non sta proprio scherzando ma è irritato dell'atteggiamento irriverente che in quel momento i giornalisti sembra che abbiano con lui. Beh, il Ministro Martino ha, nei confronti del Consiglio regionale sardo, lo stesso atteggiamento che non è tollerato da lui ma che hanno nel bar la stragrande parte dei cittadini sardi in ogni momento, nel senso che le cose che dice il Ministro Martino sull'istituzione consiliare sarda le dicono ogni giorno tanti cittadini sardi, io non so se sono la maggior parte, in giro nei bar della Sardegna, in giro in qualsiasi posto, località o sito che voi frequentate come frequento io. Non è tollerabile che questo possa essere detto da un Ministro dello Stato, ma ci deve porre qualche domanda se vogliamo essere onesti con noi stessi fino in fondo, ci deve porre qualche interrogativo il fatto che la stessa mancanza di rispetto sia stata, in tanti altri momenti, manifestata da tanti cittadini sardi. La stessa incertezza sulla credibilità delle istituzioni sia stata in tanti momenti manifestata da tanti cittadini sardi e che sia stata ripresa, riecheggiata, amplificata dalla stampa e dalla televisione sarda, da tutta la stampa e da tutta la televisione sarda in tante circostanze. Beh, signori, queste valutazioni dovrebbero far crescere in questo Consiglio regionale che oggi in tutti gli interventi dei colleghi è così graniticamente chiuso, giustamente nella difesa del proprio principio di autonomia, della propria rappresentatività dell'intero popolo sardo, beh, dovrebbero far crescere nella testa di ciascuno di noi tante domande, tanti interrogativi, dovrebbero farci fare un bagno di umiltà al termine del quale, per ciascuno di noi, ci possa essere una riflessione sul proprio ruolo personale in questo Consiglio e sul ruolo dell'intero Consiglio. La terza valutazione riguarda la sostanza delle dichiarazioni del Ministro Martino. Beh, io su questa sostanza delle dichiarazioni non voglio neppure entrare, ma non voglio entrare perché non penso che questa sia la sede, perché non penso che sia il momento di aprire un dibattito con il collega Cogodi, che orgogliosamente si definisce Comunista e quindi orgogliosamente dice al collega Pirastu: Manteniamo ognuno la propria giacchetta perché io non voglio dare risposte unitarie su questo argomento ma voglio che anche nelle risposte che possono essere unitarie sia riconoscibile la giacchetta dei singoli e sia riconoscibile l'atteggiamento e l'appartenenza politica dei singoli. Beh, di fronte a queste considerazioni del collega Cogodi, assolutamente rispettabili, sarebbe necessario aprire un dibattito più ampio, che è il dibattito che però abbiamo già fatto in occasione della discussione in quest'Aula sulle base di La Maddalena, e che già ha visto in quest'Aula esistere delle divisioni di politica che sono delle divisioni sul modo diverso di vedere il mondo che il collega Cogodi vede pacificato e che probabilmente qualcuno all'interno di quest'Aula purtroppo non vede altrettanto pacificato, e quindi vede con necessità di difesa che altre volte e in altre circostanze abbiamo sottolineato.

Però colleghi, il sussulto di difesa dell'autonomia, che è passato anche per la difesa dell'istituzione consiliare, che oggi è risuonato sulla bocca di tutti in quest'Aula, beh, insomma, colleghi, se non teniamo conto delle considerazioni che io ho fatto prima, sembra veramente la danza del Titanic che sta affondando. Quelle immagini, che sono rimaste impresse nella testa di ciascuno di noi, perché ce le ha riportate la filmografia più recente, dove nel salone di prima classe continua a suonare l'orchestra e dove i passeggeri della prima classe, perché noi siamo la prima classe di questa Isola, lo dovremmo essere culturalmente e lo siamo senz'altro per le chance e per le opportunità che ciascuno di noi ha e che pochi altri cittadini sardo hanno. Beh, nel salone di prima classe si continua a danzare perché l'orchestra continua a suonare musica, mentre il Titanic sta affondando. E il Titanic, oggi, è l'istituzione consiliare, nel senso che se nessuno la difende l'istituzione consiliare, se non nelle rare circostanze in cui arrivano i Miccicchè o i Martino a schiaffeggiarla, se nessuno la difende l'istituzione consiliare dandole spessore, facendo capire ai cittadini sardi che davvero è la sede dove possono essere trovate le risposte per i sardi, beh, se nessuno la difende non saranno i documenti del Presidente Masala, non sarà la richiesta di dimissioni di Martino che poi noi andremo a approvare alla fine di questo dibattito consiliare che ci potrà salvare l'anima, perché l'anima è già persa, perché quando noi andiamo a ragionare sulle logiche di federalismo, cari colleghi, e quando andiamo a sottolineare l'autonomia e la specialità della Sardegna, cari colleghi, beh, non possiamo dimenticarci che la legge sulla devolution, che è responsabilità sia dei Governi di sinistra sia dei Governi di destra, nel bene e nel male, oggi ha cancellato l'autonomia e la specialità della Sardegna rispetto alle altre regioni italiane; e questo è di fatto. Abbiamo una proposta di legge, quella della Costituente, che è una proposta di legge costituzionale del Consiglio regionale sardo, valida almeno altrettanto, di più perché è una proposta di legge, quanto l'ordine del giorno approvato qualche giorno fa in quest'Aula, che non è mai stata presa in esame dal Parlamento nazionale, che si è fatto beffe della nostra autonomia mentre la nostra specialità andava a farsi benedire e scompariva e nessuno, se non pochissimi, dentro quest'Aula di Consiglio regionale, ha mai pensato di levare un grido di protesta per lo sbeffeggiamento, per il conculcamento, per la mancanza totale di attenzione nei confronti di manifestazioni di autonomia di questo Consiglio regionale. Ecco, io credo che questi siano i ragionamenti più importanti. Noi non pensiamo, nel momento in cui sosteniamo che l'identità di questo Consiglio è una cosa da difendere fino in fondo, non pensiamo che questo sia un automatismo che è presente dentro le teste di tutti i sardi, perché così non è, non c'è un automatismo, per avere la fiducia di tutti i sardi nei momenti in cui noi pensiamo di parlare a nome loro bisogna che quella fiducia ce la guadagniamo ogni giorno, con atti virtuosi di questo Consiglio, atti che possono essere compiuti nelle distinzioni tra maggioranza e minoranza, come è tipico di ogni Assemblea legislativa, ma che devono complessivamente, qualificare virtuosamente questo Consiglio. Altrimenti è normale che mentre noi andiamo a ragionare di quale deve essere la dignità del Consiglio regionale della Sardegna, fuori da questo Consiglio ci sia chi dice che il Consiglio regionale della Sardegna è da flambare nella sua totalità ed è da cambiare nella sua totalità, perché da questo Consiglio, dalle persone che siedono in questo Consiglio, nessuna risposta accettabile e nessuna risposta valida può esserci per i problemi complessivi della Sardegna. Guardate, non è un caso che fuori da quest'Aula si diffondano visioni salvifiche sul futuro della Sardegna; non è un caso che oggi, nel dibattito politico, sia presente la sensazione che si possa fare politica senza la politica, e quindi che ci sia una strada per la politica dei tecnici e che i tecnici possano cambiare laddove la politica ha fallito, che ci possa essere un consiglio di amministrazione a cui consegnare le chiavi del palazzo dicendogli: "Guarda, questo palazzo non è più in grado di fare, a te e al tuo consiglio di amministrazione noi affidiamo il compito del riscatto dei sardi che in questo Consiglio non è stato possibile dare". Badate, questi sarebbero, se fossero, dei segnali di fallimento non soltanto politico di ciascuno di noi, ma di fallimento complessivo dell'intera istituzione consiliare. Ed è per questo che, concludendo, io spero che dalla discussione di questa sera nasca un ordine del giorno, nasca un invito, nasca una richiesta di questo Consiglio regionale che sia unitaria e quindi che unisca tutte le forze politiche, indipendentemente dalla loro ispirazione e dalla loro appartenenza, e spero che da questa richiesta nasca forte verso il Governo quella che è la richiesta più importante che noi andiamo a fare e cioè, in un momento in cui esiste la percezione di qual è la dimensione del prezzo che la Sardegna sta pagando alla difesa nazionale, 24 mila ettari in Sardegna di servitù militari contro 16 mila nel resto dell'Italia, nel momento in cui questo è alto e nel momento in cui noi abbiamo anche la piena consapevolezza di quali sono i prezzi che ciascuna regione, soprattutto le più piccole e le meno popolate stanno andando a pagare al nuovo federalismo, beh, in quel momento è indispensabile che noi andiamo a ricontrattare complessivamente col Governo nazionale tutti i principali parametri della nostra appartenenza a un paese in cui ci riconosciamo, l'Italia, ma un paese in cui non ci devono essere figli né figliastri e non ci devono essere Ministri o sottosegretari che possono permettersi di trattare i sardi da figli e da figliastri.

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Liori. Ne ha facoltà.

LIORI (A.N.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa istituzione, com'è stato ricordato anche testè dall'onorevole Vargiu, è già abbastanza messa in discussione dalla gente di Sardegna. Però che un Ministro della Repubblica si permetta di offenderla platealmente davanti alla stampa, così come ha fatto recentemente il ministro Martino, effettivamente mi sembra un qualcosa di esagerato, e senz'altro non aveva bisogno la Regione Sardegna di un Ministro che venisse a screditarci oltre ogni misura, anche oltre ogni merito. Io ritengo che il fatto che il Ministro abbia offeso un deliberato solenne di questo Consiglio, indipendentemente dal numero delle persone che l'hanno votato, indipendentemente anche dalla mia posizione, assolutamente contraria a quel deliberato, anche perché io non ritengo che la base di La Maddalena, che pure non ha voluto questa maggioranza, non ritengo che sia compito nostro decidere alcunchè di politica della difesa, però che noi si chieda che non vengano aumentate le volumetrie, oppure che venga accertato se effettivamente, come io mi auguro, non ci sia stata una fuga radioattiva che ha contaminato gravemente il territorio, io credo che questo Consiglio abbia il dovere di chiederselo e avrebbe avuto il dovere di chiederselo, anche perché più informato sicuramente di noi, il Governo nazionale, a tutela del popolo sardo che è stato ulteriormente offeso, perché nell'intervento del ministro Martino non c'è stata soltanto un'offesa del Consiglio regionale, di questa vituperata Assemblea e delle nostre misere persone, ma c'è stata un'offesa del diritto alla salute del popolo sardo, quando ha fatto una frase piuttosto sarcastica e poco elegante nella quale si dice se a noi faceva schifo il danaro che avrebbe portato alla Sardegna e a La Maddalena la presenza di questa base. Io credo che la politica, regionale senz'altro, ma soprattutto nazionale, debba far sì che la salute dei propri cittadini non debba essere messa in discussione e debba essere venduta in cambio di qualche lira o di qualche ricambio economico. Noi abbiamo diritto a tutelare la salute dei sardi, e il ministro Martino avrebbe senz'altro fatto bene a ricordarselo. E bene ha fatto il Presidente Masala a prendere le posizioni che ha preso a tutela della dignità di questo Consiglio, a tutela della dignità dell'autonomia del popolo sardo, prendendo tempo e chiedendo al Governo dei chiarimenti. Questo Ministro che è venuto ad offenderci forse si è lasciato un po' andare durante il pranzo, con qualche altro liquore che ricorda il suo cognome o forse anche con qualche bevanda che in Sardegna viene consumata durante i pasti, alla quale lui non era abituato. Però di ministri come questo, che vengono ad offenderci, noi non ne vogliamo più vedere, signor Presidente, e credo che - parafrasando una frase pubblicitaria - lui debba veramente partire perché noi di Martini non ne vogliamo e che lui se ne parta veramente, perché assolutamente non debba fare ritorno in Sardegna un Ministro come questo!

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Pilo. Ne ha facoltà.

PILO (F.I. -Sardegna). Io intervengo su questo dibattito perché francamente quando ho visto le immagini dell'intervista del ministro Martino ho provato un senso di fastidio che credo sia il senso di fastidio che hanno provato molti sardi. E nonostante mi renda conto che, così come non è infallibile un Consiglio regionale, non è infallibile un ministro, credo che sia doveroso prendere le distanze da atteggiamenti come questi. Io penso che ci sia una distinzione, cioè un piano formale e un piano sostanziale; sul piano formale penso anche che il protocollo della Marina forse abbia avuto qualche dèfaillance, senza per questo voler giustificare in alcun modo l'operato del ministro Martino. Credo che il rispetto istituzionale, che è venuto a mancare in questa occasione, sia un fatto grave, perché dietro ogni mancanza di rispetto istituzionale poi si nascondono attacchi alla democrazia, e questo è quello che spesso io cerco di evidenziare anche all'interno di questo Consiglio regionale quando mi rendo conto che il piano formale, all'interno dell'istituzione, non gode del dovuto rispetto. Esiste poi un piano sostanziale di quanto è avvenuto l'altro giorno, allora io credo che dobbiamo dire con chiarezza e con serenità che il rapporto che noi intendiamo avere con il Governo nazionale è un rapporto contrattuale e non di sottomissione, che in nessun caso mai ci sarà un'accettazione da parte del Governo regionale di decisioni del Governo nazionale che non ci vedano coinvolti o convinti di quanto viene fatto e deciso a livello nazionale, come per altro in questi anni è stato. Noi entreremo nel merito di tutte le decisioni e di tutte le scelte che il Governo nazionale farà sulla nostra Isola; badate, con o senza competenza, perché, così come altri problemi, il problema della salute nella nostra Isola non è legato ad un fatto specifico di competenza, è legato alla vita di un popolo e noi siamo qui per difendere la vita di questo popolo. Pertanto il nostro entrare nel merito delle scelte che vengono fatte all'interno del nostro territorio sarà, al di là del fatto formale, istituzionale di avere o meno competenza. Noi c'entreremo, dicevo, e c'entreremo in termini contrattuali su quanto avverrà e in particolare su quanto avverrà nei territori di La Maddalena e in particolare su quanto avverrà, sta avvenendo ed è avvenuto nel passato su tutto quello che tocca la salute dei nostri cittadini.

Io sono però convinta che l'atteggiamento, lo scivolone del ministro Martino, che può definirsi anche (come dire?) fuori dai convenevoli, un atteggiamento estremamente maleducato nei confronti della nostra Isola, dei nostri rappresentanti e dei nostri cittadini, non è un atteggiamento conforme all'atteggiamento che il Governo nazionale ha finora tenuto nei confronti della Sardegna, perché il Governo nazionale ha avuto grandi attenzioni nei confronti di quest'Isola, il Governo nazionale ha deliberato lo spostamento di ingenti risorse finanziarie per risolvere i problemi di quest'Isola, sia sul piano industriale che sul piano dell'ambiente, e quindi credo pertanto che quanto è avvenuto l'altro giorno, a seguito dell'atteggiamento della visita del ministro Martino, non debba essere confuso con l'atteggiamento generale del Governo nazionale a Roma. Io credo che, da questo punto di vista, il collega Dore abbia decisamente esagerato nell'attribuire una intenzione precostituita di assoluta malafede da parte del Presidente del Consiglio sulla responsabilità che a mio parere è interamente ed unicamente del ministro Martino. Ciononostante io credo che da parte di chiunque dovessero arrivare ulteriori attacchi di questo genere alla Sardegna tutta e all'istituzione che rappresenta la Sardegna, questi attacchi debbano essere respinti con molta decisione e con molta determinazione.

E' anche vero, però, quello che diceva il collega Vargiu, cioè probabilmente il clima di eccessiva litigiosità e il gioco che è stato fatto spesso dentro quest'Aula di delegittimare la politica, di delegittimare i rappresentanti di questo Consiglio regionale, poi alla fine si ritorcono contro noi stessi, nel senso che noi siamo i primi a delegittimarci, noi siamo i primi a vanificare, ad annullare il peso della politica e delle istituzioni e poi ci meravigliamo quando questo avviene anche da parte di istituzioni non regionali, anche da parte di istituzioni militari, mi dispiace doverlo dire. Da questo punto di vista credo che la posizione giustamente assunta dal presidente Masala debba essere una posizione estremamente rigorosa, che esige non soltanto le scuse per quanto è avvenuto sul piano formale, ma che debba essere un atteggiamento che ribadisce, e per quanto riguarda Forza Italia questo sarà senz'altro fatto, la nostra posizione contrattuale nei confronti del Governo nazionale, col quale noi abbiamo un rapporto di estrema vicinanza quando il Governo nazionale è pronto a sostenere le ragioni della nostra Isola e di questa maggioranza all'interno della nostra Isola, non siamo disposti invece ad accettare quanto viene per imposizione senza che ci sia una consultazione, un coinvolgimento e un parere affermativo da parte della nostra Isola. Grazie.

PRESIDENTE. Mi pare che si siano conclusi gli interventi dei colleghi, chiedo ai Capigruppo che ancora non sono intervenuti, ad iniziare dall'onorevole Balia. (E' assente) Onorevole Floris? (E' assente) Ha domandato di parlare il consigliere Selis. Ne ha facoltà.

SELIS (La Margherita-D.L.). Signor Presidente, colleghi consiglieri, io credo che noi registriamo qui e da qualunque parte siamo schierati un malessere e un fastidio, con onestà lo hanno detto tutti i colleghi, non solo del centrosinistra, ma anche del centrodestra e ve ne diamo atto. Un fastidio per essere stati in qualche modo mortificati, umiliati, non tanto un fastidio personale. Se il ministro Martino avesse insultato ciascuno di noi non ci avrebbe dato nessun fastidio. Le sue parole invece sono cadute come macigni su questa istituzione, sulle persone che la rappresentano, sul popolo sardo, e credo che la riflessione che stiamo facendo stasera, anche con sofferenza (capisco la sofferenza soprattutto di alcuni colleghi del centrodestra, perché devono, con onestà, ammettere l'errore di un ministro loro vicino), è non solo doverosa, ma deve essere doverosa e conclusiva. Il problema che dobbiamo affrontare insieme, infatti, non è tanto quello di farsi dare le scuse del ministro Martino, che possono arrivare, ma non cambiano molto la sostanza della situazione; c'è un problema preliminare e il problema è questo Consiglio, la Giunta, ciascuno di noi può farsi rispettare, come può e deve far rispettare le istituzioni, come possiamo e dobbiamo far rispettare il popolo che rappresentiamo.

Quindi la domanda, ancora prima che al Governo e al ministro Martino, va posta a ciascuno di noi: siamo in grado, siamo in grado per unità, per tensione, per dignità politica, di mettere in campo oggi, insieme possibilmente, perché non sono in discussione le differenze politiche anche profonde che ci sono tra di noi, ma è in discussione l'unità che noi dobbiamo dimostrare nel difendere questa istituzione, nel difendere la dignità, il valore costituzionale di questa istituzione, nel difendere la dignità del popolo sardo. Allora la domanda che ci poniamo è come far rispettare questa istituzione, come difendere il popolo sardo e come dimostrare unità.

Stasera io ho apprezzato le parole di diversi colleghi che sono intervenuti, devo dire che forse l'atteggiamento complessivo del Consiglio non è stato però all'altezza della problematica che stiamo vivendo. Certe volte ho la sensazione che siamo noi stessi rassegnati, certe volte ho la sensazione che siamo pessimisti, che siamo rassegnati, che siamo succubi, che ci sentiamo profondamente, forse, incapaci di difendere la nostra istituzione, il nostro prestigio, il nostro valore costituzionale, il valore di rappresentanza del popolo sardo. Ecco, allora, lo scatto di orgoglio che siamo chiamati a fare non è tanto quello di dire una parola più dura nei confronti del Ministro e del Governo, che pure vanno dette con serenità e con fermezza; il ruolo che siamo chiamati a svolgere oggi è come noi recuperiamo la dignità, come recuperiamo la tensione morale, politica, come recuperiamo la forza e la volontà di difendere questo Consiglio regionale, di difendere il popolo che rappresentiamo. E quindi va messo in causa il nostro modo di comportarsi, il nostro modo di essere. Allora il problema che abbiamo non è tanto, dicevo prima, una parola in più o in meno severa da dire al Ministro, ma invece il problema di recuperare noi la coscienza di rappresentanti del popolo sardo, perché se non la recuperiamo noi, se non la sentiamo noi profondamente radicata dentro di noi, se non cominciamo noi a rispettarla, se non cominciamo noi a dimostrare di crederci già nell'atteggiamento reale di quest'Aula, spesso vuota, spesso distratta, spesso ciarliera, spesso pessimista, spesso in qualche modo diffidente anche sulle proprie capacità, perché mai dovrebbe rispettarci il Governo e dovrebbero rispettarci gli altri, se non cominciamo a rispettarci noi?

Allora credo che nessuno possa essere rispettato se non riesce a farsi rispettare. Quello che siamo chiamati a fare oggi, a chiederci oggi, voi e noi assieme, è come far rispettare, dare credibilità, dare dignità, dare forza a questo Consiglio regionale. Ma, signor Presidente del Consiglio e della Giunta, non mi pare che l'atteggiamento di quest'Aula sia adeguato alla delicatezza del momento, non mi pare che l'atteggiamento di quest'Aula sia adeguato alla difficoltà del momento.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SERRENTI

(Segue SELIS.) Mi auguro che questo problema di oggi ci faccia fare un salto di qualità, ci faccia fare un salto di dignità, ci faccia fare un salto di fermezza. Allora il Consiglio è chiamato anche oggi a dare forza e dignità.

Ho apprezzato le parole di Capelli, di Vargiu, di altri, anche del centrodestra (ovviamente condivido le cose che i miei colleghi del centrosinistra hanno detto): "A prescindere dalle differenze vogliamo aderire a quell'ordine del giorno perché quella è la volontà del Consiglio regionale". Benissimo, sono convinto e vi apprezzo per questo, fate e date forza a queste parole, lavorate e lavoriamo insieme perché da quest'Aula stasera arrivi una forte rivendicazione di dignità, una forte richiesta di rispetto, una forte dimensione di autonomia, perché quello che è in gioco non è tanto l'onore offeso del collega Sanna, del collega Contu; quello che è in gioco, la sostanza di quell'ordine del giorno, la sostanza del dibattito che stiamo facendo, la sostanza delle dichiarazioni del ministro Martino non erano un fatto protocollare, metteva in discussione tre cose: il valore dell'autonomia, il Consiglio può sbagliare, quindi ha sbagliato, quindi ce ne freghiamo tranquillamente; la dignità del popolo sardo, quando dice: "Vabbè, ma che volete? I soldi non vi fanno schifo" vuol dire che quasi quasi potete, per i soldi, mettere in discussione il vostro ambiente, la vostra salute, la vostra autonomia. Noi siamo probabilmente poveri, ma i valori in cui crediamo non sono in vendita! La nostra salute, il nostro ambiente, la nostra autonomia non c'è barba di dollaro che li possa pagare! E in terzo luogo è in discussione davvero il nostro ambiente, la nostra salute.

Allora quello che vogliamo e su cui dobbiamo trovare l'unità non è tanto il rimedio all'incidente protocollare, ma i punti fondamentali, la difesa dell'autonomia, la dignità del popolo sardo, la salute e l'ambiente. Su queste cose la battaglia va fatta insieme, come in altri momenti siamo riusciti a fare; lo abbiamo fatto sulle scorie e lo rifaremo, perché non è una partita chiusa. Vorremmo farlo insieme sulla devolution, che se applicata egoisticamente rischia di rompere il Paese e di dividerlo in due e di creare un solco terribile tra le regioni sviluppate e quelle più deboli; vorremmo farlo sul ruolo che ciascuno di noi e la nostra realtà e la nostra Isola, sul contributo che la nostra Isola dà alla difesa del Paese, e questa difesa non è mai stata abbastanza riconosciuta e abbastanza enfatizzata. Allora diciamo al ministro Martino che la dignità dell'autonomia che è una dignità costituzionale, che non è un Consiglio di circoscrizione né un Consiglio comunale, che andrebbero anch'essi rispettati nella loro essenza, ma la dignità del parlamento dei sardi non va vilipesa come lui ha fatto, ma soprattutto non va vilipeso e non va dimenticato e non va ignorato il valore che le nostre deliberazioni hanno. Quello che vogliamo non è un risarcimento protocollare, quello che vogliamo è il rispetto delle nostre deliberazioni consiliari.

Allora quella mozione, con l'approvazione che c'è stata, con la forza di questo Consiglio, va posta al centro di un incontro, di una dialettica, di un atto negoziato tra il Governo e la Regione, perché di quella mozione vogliamo avere rispetto. In secondo luogo vogliamo che sia rispettato il nostro popolo, i nostri cittadini, per quanto forse deboli, talvolta disoccupati, talvolta angosciati dai problemi quotidiani, ma la dignità non è in vendita, la nostra almeno, non so se quella del ministro Martino sia in vendita. In terzo luogo vogliamo che siano rispettati il nostro ambiente, la nostra salute e il nostro futuro, perché abbiamo detto, e lo abbiamo detto tutti insieme, che senza un ambiente di qualità, senza la tutela della salute e senza la dignità della nostra cultura, della nostra identità, del nostro popolo e senza la forza dell'autonomia è in gioco lo stesso futuro delle istituzioni, dello sviluppo e dei diritti.

Allora quello che vogliamo è cogliere l'incidente non per avere delle scuse, per riaprire un tavolo negoziale serio in cui la Regione, lo Stato e il Governo, con parità di dignità e di ruolo costituzionale, riaffrontino i problemi seri e riaffrontino i problemi degli insediamenti militari, i problemi della dignità istituzionale, i problemi delle scorie, i problemi delle entrate, della scuola, e mettano al centro, questa volta sì senza farse, senza insulti e senza denigrazioni, quelle che sono le nostre aspettative, i nostri diritti, i diritti per il nostro futuro.

Ecco perché la battaglia che vogliamo fare e che dobbiamo fare oggi è alta, perché va oltre gli incidenti protocollari, perché non ci accontenteremo delle scuse del ministro Martino, perché riteniamo probabilmente debole, anzi sicuramente debole, la stessa lettera, la stessa presa di posizione del presidente Masala, perché crediamo che la presa di posizione della Giunta debba tener conto di quello che si dice qui, della tematica ampia che è stata sviluppata qui e da questo punto di vista invitiamo il Consiglio a una unità, a uno scatto d'orgoglio, a una volontà comune di difendere, pur nelle differenze politiche, la dignità di quest'Aula, di questo popolo, la volontà di avere un nostro futuro e di determinare noi la qualità della salute, dell'ambiente, della cultura, del lavoro.

Per questi motivi, se questa occasione fosse la provocazione positiva e il Consiglio la sentisse come una provocazione positiva, probabilmente potremmo, anche in questo scorcio di legislatura, fare un passo in avanti. Ma se noi stessi fossimo rassegnati, depressi, cinicamente piegati sulle nostre insufficienze, credo che saremmo noi i primi a non rispettarci e allora non potremmo rivendicare neanche il rispetto degli altri.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (Gruppo Misto). Devo riconoscere che poi tanta meraviglia non ha destato l'atteggiamento dell'ultimo dei ministri italiani. Non l'ha destata per il semplice motivo che nel momento in cui le volontà di quest'Aula non vengono rispettate, non vengono neanche prese in considerazione, come se il votare o in modo unitario o comunque con una maggioranza che approva una mozione o un ordine del giorno sia solo perdita di tempo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SALVATORE SANNA

(Segue SANNA GIACOMO.) Molte volte dai banchi della Giunta vedo stanchezza, contrarietà, come se avessero qualcosa di meglio da fare che prendere parte al dibattito, alle scelte che quest'Aula in diverse circostanze ha fatto. Ma nel momento in cui le scelte fatte da quest'Aula non vengono rispettate da chi dovrebbe mettere in essere la volontà che l'Aula ha espresso, credo che il messaggio all'esterno sia solo un messaggio negativo: stiamo autorizzando qualunque soggetto a calpestare il valore autonomistico, a dire che questa Assemblea, la massima Assemblea sarda non ha neanche il diritto di poter fare delle scelte, di approvarle, di poter decidere strategie, volontà politiche. E lo dico a ragion di fatto, presidente Masala. Lei non era Presidente allora, era presidente Pili, fu approvata una mozione il 25 novembre del 2002, con due soli commi che contenevano, per volontà unanime del Consiglio: primo, di non consentire e accettare quindi qualunque forma di potenziamento delle basi militari presenti in Sardegna, a iniziare da La Maddalena e da Santo Stefano; secondo, di intraprendere le opportune iniziative perché sia costituito un osservatorio ambientale in ogni poligono che ospiti militari dei paesi dell'Alleanza atlantica al fine…, questo lo sappiamo benissimo. Di questi due punti non ne è stato rispettato neanche uno. Non è stata avviata e intrapresa nessuna iniziativa per il controllo e per quanto riguarda l'ampliamento della base di Santo Stefano, dopo un primo tentativo lei, presidente Masala, col suo protocollo di impegno ha disatteso completamente questa volontà. Ma questo non è sufficiente. Abbiamo approvato un ordine del giorno a distanza di oltre un anno, quest'ordine del giorno questa volta non era all'unanimità, come se l'argomento sia solo ed esclusivamente di competenza delle opposizioni, ma comunque approvato da quest'Aula, e ci vediamo, senza meraviglia alcuna, a noi è toccato non il Martino ministro, credo che a noi sia toccato il Martino campanaro, che si permette, qualcuno dice, perché trova intollerabile che un Consiglio regionale come quello della Sardegna possa osare dire no al raddoppio della base americana di La Maddalena. Noi, invece, troviamo intollerabile questo Ministro e troviamo intollerabile anche che i suoi predecessori abbiano consentito di cedere una porzione del territorio sardo, senza coinvolgimento alcuno né del Consiglio regionale, né tanto meno del Parlamento italiano, ma brevi manu una porzione ben precisa del territorio sardo ceduto agli americani. La debolezza sta qua, presidente Masala, sta in quest'Aula nel momento in cui anche le decisioni più giuste, più condivisibili, anche nei momenti più alti di una volontà unitaria della stessa Aula, espresso con un voto, viene meno attraverso un voto che o all'Assessore o al Presidente di turno non piace ed è disatteso, immaginiamoci un Ministro, uno dei tanti Ministri italiani se ha interesse a disattendere e lo fa anche nei modi che a lui paiono più giusti, perché è talmente irriguardoso ed indisponente, e dice che questa parte di territorio de La Maddalena è complementare alla NATO e se qualcuno di noi ha mai pensato a quanto abbiamo risparmiato. Ci abbiamo mai pensato a quanto abbiamo risparmiato? Se ci fanno schifo i soldi, come che i sardi siano diventati più ricchi dalla presenza della base americana a Santo Stefano, a me non risulta che ci sia stata grande ricchezza, come non mi risulta che ci sia stata trasparenza sotto tutti gli aspetti; come non mi risulta che, da una base appoggio, il Consiglio regionale abbia deciso di fare diventare invece un qualcosa di più concreto, di più stabile, di più rispondente alle esigenze degli americani; qualche collega ricorda sempre e comunque che noi non ce l'abbiamo con gli americani, che non è un problema contro gli Stati Uniti, ma bensì è un problema di salvaguardia del territorio, della nostra autonomia, è un problema di salvaguardia della salute pubblica, di una trasparenza in materia che non se n'è avuta, e non ci vuole né il Ministro Martino, né il suo attendente Cicu, va bene, che possano inficiare le volontà di quest'Aula. Cadono i governi per un voto, presidente Masala, e credo che non possa contare i voti nel modo in cui a lui non piacciono, un Ministro italiano pensando che se il documento non è approvato con un numero congruo di voti non possa essere accettato al di fuori di quest'Aula, quell'ordine del giorno ha la sua validità, ha il suo valore. E non lo potrà cambiare questo Ministro italiano. Come ha valore quella mozione approvata ad unanimità, Presidente Masala, e alla quale facciamo riferimento ancor oggi chiedendo apertamente che si dia corso, concretezza alla volontà che quest'Aula ha espresso e non che si faccia finta che un ordine del giorno, una mozione approvata non ha significato alcuno e che questo modo di fare e di intendere la politica non si possa consentire nel silenzio assordante che solitamente avviene in circostanze che noi invece riteniamo vadano denunciate continuamente. Forse lei si stancherà nel sentircelo dire, ma noi glielo ripeteremo ogni qualvolta ne avremo occasione. Inadempiente è il Governo italiano, ma inadempiente è anche il Governo di questa Regione, nel momento in cui non rispetta le volontà dell'Aula, nel momento in cui pretende di firmare protocolli d'impegno che disattendono completamente le volontà espresse in piena democrazia e in piena libertà da quest'Aula. Ed allora, le rivolgo anch'io l'invito che altri colleghi le hanno fatto, per impedire che altri Ministri italiani possano pensare di poter avere atteggiamenti come quello del Ministro della Difesa.

Va rigettato. Va ripreso, quindi, ciò che è il significato vero espresso da quest'Aula con quel protocollo d'impegno. Lei deve ritornare a quel tavolo, presidente Masala, ci deve ritornare quanto prima, per rimarcare le sue posizioni iniziali al suo insediamento quando affrontò quest'argomento, rispettoso delle volontà di quest'Aula che poi lei ha abbandonato, che poi lei ha tradito schierandosi ed accettando passivamente le volontà che a livello romano le sono state imposte. Lei sin quando è Presidente di questa Giunta, e quindi della Regione Sarda, non può accettare, non può farsi imporre qualcosa di diverso da chicchessia rispetto a quello che l'Aula le ha manifestato. E l'ha manifestato con assoluta trasparenza. Non ci sono difficoltà nel comprendere che questa volontà è ancora viva, che questa idea è ancora più forte e certamente non ci faremo intimorire dalle minacce per avere denunciato la presenza della base americana a La Maddalena, e non ci faremo neanche intimorire dal modo di minimizzare il gravissimo fenomeno dell'aumento della radioattività, su questo vogliamo chiarezza, presidente Masala.

Il Sottosegretario Cicu si è richiamato alle analisi delle A.S.L.; le analisi delle A.S.L. lei sa benissimo, e glielo ripeto, sono inadeguate, lo sono non per la professionalità di chi ci lavora, lo sono per gli strumenti che loro hanno a disposizione; lo sa lei, lo sa questo Consiglio, lo sa il Sottosegretario Cicu che bene farebbe a difendere gli interessi dei sardi anziché prendere parte ad una sceneggiata addomesticata, di chi lo obbliga a recitare una parte poco dignitosa. Poco dignitosa è la parte recitata da Cicu, poco dignitosa ed ancora peggio è la parte recitata dal Ministro della Difesa. Non è solo un problema di scuse! Non è solo un problema come qualche collega ha voluto rimarcare nel suo intervento di chiedere di nuovo le dimissioni del Ministro della Difesa. A me poco importa se il Ministro della Difesa si dimette oppure no, tale resta la sua presenza come significato nel mio pensiero, e nel pensiero del mio partito che proprio non ci riguarda per niente. Sappiamo di non avere un amico dei sardi! Sappiamo di non avere, quindi, un difensore dei diritti dei sardi! Sappiamo che è solo ed esclusivamente un nemico di questa terra, l'ha dichiarato con la sua presenza nei giorni scorsi, l'ha dichiarato con la leggerezza delle sue dichiarazioni, l'ha dichiarato nel modo in cui pretende di voler monetizzare la salute dei sardi, la libertà degli stessi e l'autonomia di questo Consiglio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corona. Ne ha facoltà.

CORONA (F.I.-Sardegna). Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto vorrei esprimere la nostra solidarietà al Presidente della Regione, al Presidente del Consiglio, all'onorevole Felicetto Contu che rappresentava il Presidente della Regione, l'onorevole Tore Sanna che rappresentava il Consiglio regionale.

Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del presidente Masala, ed in particolare da una parte il Presidente ha sottolineato come i rappresentanti della Regione, i rappresentanti del Consiglio regionale abbiano abbandonato la cerimonia; da un altro lato ha sottolineato come siamo stati negativi sia i toni, che i contenuti delle considerazioni del Ministro Martino. Ma, mi preme soprattutto ribadire il principio della nostra autonomia della Regione Sarda; non si può, infatti, affermare e dire che parlare di La Maddalena fa danno ai sardi, non si può affermare, e non si può dire che non devono fare schifo ai sardi i soldi risparmiati sulla difesa nazionale ed internazionale.

Voglio anche sottolineare il sacrosanto principio della sovranità del nostro Consiglio regionale; non si può affermare che il Consiglio regionale non è infallibile. Non spetta ad un Ministro della Repubblica sindacare le nostre scelte, le scelte del Consiglio regionale sardo. Sono però personalmente convinto che si sia trattato sicuramente di un incidente che è andato oltre la volontà del Ministro Martino. Occorre anche sottolineare il grave incidente, il grave errore nel cerimoniale, è stata una retrocessione assurda, una retrocessione dei rappresentanti del Popolo Sardo. E concordo col Presidente della Regione quando dice che è stato un errore di sostanza e non un errore di forma. Detto questo, voglio aggiungere che mi sembra di tutta evidenza che le dichiarazioni di un Ministro del Governo nazionale non possono intaccare i rapporti tra il Governo nazionale e la Regione Sardegna.

Voglio anche dire che la posizione personale e non condivisibile di un Ministro deve essere superata in maniera ufficiale dalla posizione diversa del Governo Italiano. Sono assolutamente certo che dal Governo arriveranno i chiarimenti necessari; necessari a confermare l'assoluto rispetto delle prerogative della nostra Assemblea, del Consiglio regionale, del Governo regionale e dei sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Spissu. Ne ha facoltà.

SPISSU (D.S.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, io non riprendo una discussione che soltanto qualche giorno abbiamo fatto in quest'Aula relativamente alle questioni legate alla presenza di basi degli Stati Uniti d'America nell'Isola di Santo Stefano e alle questioni collegate, perché mi sembra che l'argomento l'abbiamo affrontato lungamente e al di là del voto mi sembra con comune preoccupazione dei vari settori del Consiglio, per quanto avviene nella nostra Isola e nel nostro arcipelago. Da quella riunione è emerso un ordine del giorno non radicale, non estremizzato nelle posizioni, ma tuttavia un ordine del giorno che consente al Presidente della Giunta regionale di rappresentare al meglio un comune sentire della Comunità sarda, rappresentata non solo dai consiglieri regionali, ma convergente nella comune valutazione dei fatti con moltissime istituzioni locali, e con larga parte dell'opinione pubblica che non è stata sondata in termini di valutazione di maggioranze o di minoranze, ma tuttavia è larga, è estesa più di quanto il Ministro Martino non pensi. Stamani noi abbiamo nella Conferenza dei Capigruppo rinunciato alla presentazione di una mozione, nella quasi totalità dei Gruppi dell'opposizione, ad eccezione del Gruppo della Rifondazione Comunista, alla presentazione di una mozione che portasse in Aula la discussione, vi abbiamo rinunciato perché sia il Presidente del Consiglio che il Presidente della Giunta hanno sentito essi, insieme a noi, l'esigenza di fare questa sera il dibattito.

Ho detto in Conferenza dei Capigruppo che apprezzavo l'iniziativa assunta dal Presidente della Giunta di scrivere al Presidente del Consiglio. Io penso che questo atto iniziale del Presidente della Giunta vada accompagnato da un atto, da un ordine del giorno del Consiglio che stigmatizzi le affermazioni del Ministro, che senza fare la retorica del popolo sardo offeso, né quella del valore della nostra istituzione autonomistica, rappresenta tuttavia un chiaro conflitto istituzionale sollevato in una sua visita da un Ministro della Repubblica. Nessuno di noi aveva interesse a strumentalizzare o a fare della visita del Ministro un incidente diplomatico ed un casus nel rapporto tra la nostra istituzione autonomistica e il Governo nazionale.

Io penso che questo fatto debba essere respinto, che questo fatto debba essere denunciato da noi come gravemente lesivo della nostra autonomia; penso che sia sbagliato che un Ministro della Repubblica, il liberale Martino, abbia questa concezione dei voti di un'assemblea parlamentare. Penso, onorevole Masala, che se estendessimo la concezione del Ministro Martino alla sua presidenza, lei non avrebbe neanche il diritto ad esistere! Penso che al Ministro Martino non sfugga come, quando un'assemblea parlamentare si pronunzia a maggioranza, questo abbia una validità assolutamente vincolante per l'Esecutivo e per l'istituzione stessa fino a quando essa non venisse cambiata all'interno della stessa istituzione. Allora, io penso che noi dovremmo stasera fare uno sforzo comune ed unitario per approvare un ordine del giorno che respinga l'atteggiamento del Ministro Martino, irriguardoso ed irrispettoso persino per i doveri e per quanto attiene il protocollo relativo all'ospitalità trovandosi nella nostra Regione; penso che il modo per affermare o per riaffermare il valore e la dignità della nostra istituzione, sebbene così poco gradita presso l'opinione pubblica e poco valorizzata presso l'opinione pubblica, come dice l'onorevole Vargiu, tuttavia io penso che il modo per affermare il valore di quest'istituzione sia prima di tutto quello di osservare i suoi deliberati. Quindi, io penso che la prima considerazione dell'Assemblea parta dalla totale osservazione ed osservanza di quello che è stato l'ordine del giorno approvato in Consiglio regionale sulla materia in discussione e sulla divergenza di opinioni che abbiamo col Ministro Martino che ha sottovalutato e sottovaluta l'intera materia diversamente da come fa un suo collega del Consiglio dei Ministri, l'onorevole Matteoli che rispondendo in Parlamento della situazione nell'arcipelago maddalenino si è detto preoccupato e comunque attento alla valutazione della situazione che in quell'area si va determinando. Quindi, io non la faccio lunga sulla nostra offesa e su quanto il Ministro abbia sbagliato, penso che il modo per affermare il nostro ruolo sia quello di riconsegnare al presidente Masala un mandato preciso di questo Consiglio regionale al rispetto di quell'ordine del giorno e ad una protesta formale più dura, più forte verso il Presidente del Consiglio dei Ministri per quanto riguarda le posizioni espresse dal Ministro della difesa nella sua recente visita.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente della Regione.

MASALA (A.N.), Presidente della Regione. Signor Presidente, più che una replica la mia è una conferma di ciò che è stato detto in apertura e che mi pare trovi una condivisione, sia pure con le differenze, ma una condivisione sostanziale, perché in realtà i problemi che noi abbiamo di fronte hanno due facce, ma sono rispondenti alla stessa medaglia.

Si tratta di vedere se e fino a che punto organi statali abbiano rispetto delle prerogative della Regione Sardegna. E questa si può manifestare attraverso vari modi, anche attraverso il riconoscimento formale della posizione che i rappresentanti della Regione debbono avere in una determinata manifestazione, in una determinata circostanza.

Quindi, non è solo un fatto di incidente diplomatico, o incidente protocollare come è stato definito, è invece un venire meno di quel principio in base al quale i rappresentanti della Sardegna debbono essere e trovare la loro collocazione, quindi è un attentato, diciamo così, sia pure apparentemente formale, alle prerogative della Regione. È chiaro che i contenuti e il contesto nel quale esso è avvenuto delle dichiarazioni del Ministro assumono un rilievo maggiore rispetto a quello precedente, ma sono una faccia della medesima medaglia.

Quando le assemblee come questa, ma anche qualunque tipo d'assemblea si trova di fronte ad un problema e questo problema dibatte e si giunge poi alla fine alla votazione su un determinato problema e la votazione ha un determinato esito, quell'esito vincola non solo chi ha votato a favore, ma vincola tutta quanta l'assemblea. E quindi è chiaro che i deliberati di questa Assemblea debbono essere osservati e devono essere considerati vincolanti nei confronti di chi li ha votati, non solo, ma anche nei confronti di chi non li ha votati sia all'interno che all'esterno. Oserei dire che quando la deliberazione è adottata a maggioranza è maggiormente impegnativa, in termini morali, di quanto non lo sia quella votata dall'unanimità per coloro che non hanno votato.

Quindi, chi non condivideva il contenuto di questa deliberazione si sente moralmente ancora più vincolato a che la stessa venga osservata. Ecco perché io non ho da replicare niente di quello che è stato detto, ma debbo semplicemente con riferimento a questo punto specifico confermare che gli atti di governo della Giunta regionale saranno assunti nel massimo rispetto del deliberato di questo Consiglio licenziato lo scorso 28 gennaio, detto in forma diversa, io questo ho detto nell'intervento di apertura. E pertanto la lettera seconda che partirà accogliendo, diciamo così, quella che è l'opinione generale al Presidente del Consiglio, è chiaro che relativamente a questa seconda parte dovrà essere integrata dalla parte dispositiva del deliberato del 28 gennaio del 2004 di questo anno, la cosa alla quale noi ci siamo riferiti.

Io credo che questo debba essere il percorso che noi dobbiamo seguire.

Ovviamente auspico che ci sia il voto su un ordine del giorno che sia unitario per quanto possibile, comunque sia rappresentativo almeno del 99 per cento, ci può anche essere qualcuno che dice di no, ma almeno il 99 per cento di questa Assemblea, possibilmente è meglio il 100 per cento. Grazie.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa per cinque minuti per dare la possibilità di fotocopiare l'ordine del giorno e distribuirlo ai consiglieri. I lavori riprendono alle ore 21 e 06.

(La seduta sospesa alle ore 21 e 01, viene ripresa alle ore 21.07.)

Presidenza del Presidente Serrenti

PRESIDENTE. Stiamo distribuendo un ordine del giorno.

Colleghi per una questione di correttezza gli ordini del giorno di questo tipo, quando vi concorrono più parti, quindi più consiglieri, ma anche di uno schieramento e dell'altro, quando ci sono correzione è necessaria almeno una sigla di assenso, per cui se c'è bisogno di cinque minuti ancora...

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (F.I - Sardegna). Presidente, c'è qui il mio Capogruppo che non vedevo e che può prendere la parola anche lui, ma proprio perché è rientrato ora in Aula, noi registriamo una cosa gravissima, abbiamo censurato l'operato di un Ministro della Repubblica italiana, ma questa è un'offesa alle normali regole comportamentali e istituzionali; e cioè viene sottoscritto un ordine del giorno dove non risultano inserite le dimissioni del Ministro, dopo che questo è stato sottoscritto viene riproposta la dicitura "e le dimissioni del Ministro", chi ha commesso questo atto ha sicuramente violato regole comportamentali e direi che mi pare sia grave quanto l'atto, il comportamento che oggi censuriamo del ministro Martino.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis io sono convinto che si tratta di un malinteso che potrà certamente essere risolto nel giro di due minuti, quindi sospendo cinque minuti i lavori perché questa cosa venga risolta, dopodiché passiamo ai voti.

PITTALIS (F.I.-Sardegna). Presidente, ma si ritirano le firme!

PRESIDENTE. Mi si dica che si ritirano le firme, però io lo voglio sapere.

Cinque minuti di sospensione.

(La seduta sospesa alle ore 21 e 12 , viene ripresa alle ore 21 e 17.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori; prendiamo posto colleghi per cortesia. Aveva chiesto la parola prima dell'interruzione l'onorevole Pirastu.

Ne ha facoltà.

PIRASTU (U.D.R. - Centro). Presidente, solo per chiarire perché io sono d'accordo con la sua interpretazione che probabilmente si è caduti in un equivoco, sicuramente credo che alcuni colleghi hanno firmato senza osservare questa modifica, però vorrei dire che l'ordine del giorno nella sua versione originaria, quindi che risulta da quanto è battuto e dattiloscritto, nella parentesi si parlava di dimissioni del Ministro, io ho visto questo ordine del giorno all'inizio, l'ho firmato con le dimissioni del Ministro, poi probabilmente è stato cancellato e qualcuno l'ha firmato senza le dimissioni. Quindi, credo però, per evitare, siccome probabilmente l'ordine del giorno è unitario, il fatto che solo sul punto delle dimissioni che poi hanno un valore simbolico perché sappiamo benissimo che non è che se l'ordine del giorno viene approvato poi il Ministro si dimette, nel senso questo è ovvio, però proporrei, farei la proposta su quella parentesi ci si può accontentare delle scuse e invece qualcuno si può accontentare delle dimissioni e si votano in due fasi separate.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Fadda. Ne ha facoltà.

FADDA (La Margherita-D.L.). Solo per chiarire perché credo che le dichiarazioni del collega Pittalis meritino almeno una risposta, prima di prendere la parola in Aula e fare delle accuse gravi credo che fosse necessario almeno chiedere dei chiarimenti. Allora, il suo Capogruppo, onorevole Corona, ha firmato l'ordine del giorno così come è stato depositato.

Ci sono state nel distribuire l'ordine del giorno alcune correzioni, però quando noi l'abbiamo consegnato al capogruppo di Forza Italia c'era questa frase dove si chiedevano le dimissioni del Ministro. Ora, io credo che ci possano essere state delle ingenuità, ma queste non sono avvenute da parte nostra, le ingenuità se ci sono state, sono state da parte del Capogruppo, che nonostante fossero presenti le dimissioni del Ministro ha comunque firmato questo ordine del giorno.

Per noi vale questo ordine del giorno, se qualcuno intende chiedere delle votazioni sulle singole parti lo faccia, però credo che dopo quello che è successo l'altro giorno in Sardegna il minimo che questo Consiglio regionale possa fare è quello di chiederne le dimissioni.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Corona. Ne ha facoltà.

CORONA (F.I. - Sardegna). Grazie Presidente, innanzitutto per dire che io ritiro la mia firma da questo documento. Abbiamo letto, Presidente, ho fatto girare anche nel mio Gruppo, il documento che l'onorevole Fadda ci aveva prospettato, l'abbiamo approvato, ma la frase, come risulta da una stesura che appunto c'è stata portata, non prevedeva le dimissioni del Ministro. È stata una aggiunta successiva. E' vero, come dice l'onorevole Fadda, che io poi siccome in quel momento, nel momento in cui si stava firmando lei Presidente mi ha dato la parola, e io ho iniziato a parlare per cui mi sono recato successivamente a firmare e sinceramente non ho guardato se ci fosse o meno quest'aggiunta. Quindi questo è vero, però quello che noi abbiamo approvato, quello che noi abbiamo letto qui è un documento diverso, quindi noi ritiriamo la nostra firma ed appoggiamo la richiesta dell'onorevole Pirastu di votare per parti, quindi chiediamo di votare separatamente la richiesta alle dimissioni del Ministro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha la facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Sì Presidente, in piena sintonia con quanto dichiarato dal mio Capogruppo durante il suo intervento, noi abbiamo sottoscritto quest'ordine del giorno con inserite anche le richieste di dimissioni del Ministro. Tali dimissioni sono state chieste anche dal nostro Capogruppo durante il suo intervento. Semmai per correttezza io ho dichiarato fin dai giorni scorsi che per rispetto dell'autonomia, della democrazia e della maggioranza di questo Consiglio e dell'atto formale, dell'ordine del giorno votato da questo Consiglio, sono d'accordo con tutte le altre parti fuorché una, cioè il quarto capoverso che riguarda gli impegni della Giunta regionale, cioè a predisporre con urgenza un piano...

PRESIDENTE. Il dispositivo, onorevole Capelli.

CAPELLI (U.D.C.). Del dispositivo sì. Per questo chiedo la votazione per parti, in modo particolare per il quarto capoverso, in quanto non faceva parte questo dell'ordine del giorno votato che è sostanza e merito di quello di cui stiamo discutendo. Per cui, siccome non condivido questa parte, ma la rispetterei se fosse all'interno di quell'ordine del giorno, per i concetti che ho espresso precedentemente, non mi sento di votarla all'interno di quest'ordine del giorno. Per cui condivido tutto ciò che si è detto, tutto quello che è detto nelle altre parti di quest'ordine del giorno e in piena coerenza voteremo l'ordine del giorno proposto chiedendo appunto la votazione per parti come le ho annunciato.

PRESIDENTE. Quindi lei chiede di votare per parti, di votare - onorevole Capelli - tutta la premessa fino al "sottolineate", che è la parte finale della premessa, e poi a parte il dispositivo, cioè "impegna della Giunta regionale…" così? Oppure il dispositivo lei lo vuole votare anch'esso per parti escludendo l'ultimo capoverso?

CAPELLI (U.D.C.). Sì esatto.

PRESIDENTE. È così?

CAPELLI (U.D.C.). Esatto.

PRESIDENTE. Allora si vota tutto.

CAPELLI (U.D.C.). Non l'ultimo, il penultimo, scusi Presidente, perché "a predisporre con urgenza un piano di..."

PRESIDENTE. Sì, è l'ultimo capoverso del dispositivo, l'altro è "impegna la Giunta" è l'ultimo... impegna la presidenza del Consiglio, sì, l'ultimo capoverso.

Ha domandato di parlare il consigliere Scano. Ne ha facoltà.

SCANO (Gruppo Misto). Io desidero fare una riflessione a titolo assolutamente personale, forse un po' controcorrente, ma sento il dovere di dire quello che penso. Ciò che a noi deve stare veramente a cuore, io credo, è che, come è stato detto di molti colleghi ed anche dallo stesso Presidente della Regione, in ossequio al precedente deliberato del Consiglio regionale, ed anche perché la questione è stata oggettivamente rilanciata dall'infortunio del ministro Martino, si proceda a revocare, a recedere dal protocollo di impegno e a rinegoziare in ossequio a ciò che il Consiglio regionale ha deliberato. A me interessa più questo, francamente, ed interessa che il Consiglio regionale e la Giunta e il Presidente della Giunta nel suo insieme marcino su questa strada. Mi interessa questo molto di più del fatto che sia contenuta o meno la parola dimissioni nell'ordine del giorno del Consiglio. Poi se si vuole mettere si metta, però io dico quello che penso. Mi sembra che non è utile che ci si divida tra chi chiede le dimissioni e chi non le chiede. Faccio una domanda: ma il documento è reso più forte dal fatto che si chiedono le dimissioni, che non c'è nessuno in quest'Aula che non sappia che non ci saranno? Se vogliamo fare più uno, c'è chi chiede le dimissioni del ministro Martino e c'è chi può chiedere le dimissioni del Governo. Poi, se lo vogliamo proprio fortissimo chiediamo le dimissioni di Bush. Io credo che dobbiamo chiedere ciò che ragionevolmente si può ottenere. Io penso che si debba ottenere di recedere da quel protocollo di impegno; penso che si debba riaprire col Governo la partita di La Maddalena, questo mi interessa, non che ci sia una parola lì dentro. La cosa importante è ridiscutere quella roba lì, e per fare questo occorre l'unità del Consiglio regionale ed occorre che il Presidente della Giunta vada forte di una posizione netta e chiara, che chieda ciò che è giusto ottenere, sapendo ciò che si può ottenere e ciò che non si può ottenere.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Cogodi. Ne ha facoltà.

COGODI (R.C.). Abbiamo discusso a lungo delle prerogative del Consiglio, della correttezza istituzionale e di quant'altro. Faccio notare umilmente che già da mezz'ora si discute se togliere o no una parola e come votare un ordine del giorno, che porta il numero 2. Sfugge che se porta il numero 2 è evidente che c'è anche il numero 1. Quest'ordine del giorno numero 1 è come se non ci fosse. È stato presentato l'ordine del giorno numero 1 prima della conclusione della discussione generale, quindi, a norma di Regolamento, ha anche diritto di essere illustrato. Non vale! In omaggio, in ossequio alle prerogative del Consiglio vale il fatto che gli ordini del giorno ritenuti unitari o tendenzialmente unitari travalicano, sconvolgono, distruggono la dialettica parlamentare. Auguri! Posso illustrare l'ordine del giorno numero 1 a norma del Regolamento?

PRESIDENTE. Quando arriverà il momento lei illustrerà l'ordine del giorno. Io pensavo, onorevole Cogodi...

COGODI (RC). Siccome stiamo discutendo di fatto il numero 2, esiste una regola in base alla quale presentati gli ordini del giorno uno può essere illustrato ed uno no? Perché uno è stato presentato dopo ed uno prima. E prima di tutta questa discussione andavano presentati, letti gli ordini del giorno e quelli che per Regolamento possono essere pure illustrati. Io comunque attendo pazientemente, noi attendiamo pazientemente che il Regolamento in questo Consiglio e la dialettica parlamentare si rispetti. Quando sarà il turno prenderemo la parola.

PRESIDENTE. L'unica cosa che ho fatto non conforme al Regolamento è quella di dare la parola a lei adesso. Su questo ho sbagliato e chiedo scusa a tutti i colleghi, perché qui non si stanno illustrando gli ordini del giorno, ma c'è una incomprensione fra coloro che hanno fatto l'ordine del giorno e prima di illustrare gli ordini del giorno a me pare corretto che venga...

COGODI (R.C.). Sospende e fa presentare gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Secondo lei perché non l'hanno eletta Presidente del Consiglio? Potevano eleggere lei!

COGODI (R.C.). Non sono passato con la destra.

PRESIDENTE. No, guardi io non sono mai passato, non sono mai stato con lei, con la sua sinistra, tanto meno con lei onorevole Cogodi. Ma si vergogni! Si vergogni di dire queste cose in quest'Aula.

COGODI (R.C.). Faccia il Presidente e rispetti le regole.

PRESIDENTE. La vuole smettere o la faccio accompagnare fuori. Per cortesia fate uscire l'onorevole Cogodi. I Questori accompagnino fuori l'onorevole Cogodi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno verrà illustrato dai suoi colleghi che sono in grado di farlo quanto lui. Per favore, i lavori sono sospesi fino a quando l'onorevole Luigi Cogodi non lascia l'Aula.

COGODI (R.C.). La lasci tu l'Aula, perché questo non sta né in cielo né in terra. Ma stiamo scherzando?

(La seduta sospesa alle ore 21 e 32, viene ripresa alle ore 21 e 39.)

PRESIDENTE. Colleghi, il Presidente del Consiglio, a norma di Regolamento ha allontanato un consigliere che stava disturbando lo svolgimento normale dei lavori dell'Aula, quindi il confronto democratico in quest'Aula. Questo Consigliere non va via, è ancora in Aula. Io sono costretto a chiudere i lavori qui; riprenderanno martedì e se questo consigliere, l'onorevole Cogodi, sarà presente all'inizio dei lavori, io non aprirò i lavori, perché l'onorevole Cogodi è sospeso.

La seduta è tolta alle ore 21 e 40.



Allegati seduta

CDXLI Seduta

(Pomeridiana)

Mercoledì 2 Febbraio 2004

Presidenza del Presidente Serrenti

indi

del Vicepresidente Salvatore Sanna

indi

del Presidente Serrenti

indi

del Vicepresidente Salvatore Sanna

indi

del Presidente Serrenti

La seduta è aperta alle ore 18 e 38.

RANDAZZO, Segretario: dà lettura del processo verbale della seduta del martedì 27 Gennaio 203 (435), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Silvestro Ladu e Giovanni Locci hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 2 febbraio 2004, se non vi sono osservazioni i congedi sono accordati.

Dichiarazioni del Presidente della Regione sulle dichiarazioni del Ministro della Difesa Martino

PRESIDENTE. Colleghi, come loro sanno, l'altro giorno abbiamo sentito dichiarazioni da parte di un Ministro della Repubblica che sono a parere di tutti, nessuno escluso, lesive delle prerogative autonomistiche della Regione, della nostra autonomia, un'autonomia che ha una storia lunga, che non c'è stata concessa ma che abbiamo conquistato e questo ha suscitato indignazione devo dire dei cittadini e delle istituzioni, io ho preannunciato che avremmo su questo dibattuto, stamattina si è convocata la Conferenza dei Capigruppo e il Presidente della Giunta ha dato la sua disponibilità a affrontare immediatamente, e gliene sono grato, il problema, quindi apriremo i lavori adesso con le dichiarazioni del Presidente della Giunta che ha avuto interlocuzione anche con il governo nazionale, dopodiché apriremo il dibattito e su questo argomento ognuno potrà dire la sua, suppongo che si concluderà con un documento che invieremo poi agli organi dello Stato, al Governo e quanti altri. Pertanto se il Presidente vuole prendere parola la prego di farlo.

MASALA (A.N.), Presidente della Regione. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, lo scorso 24 gennaio il Comandante Militare Marittimo e autonomo della Sardegna a nome del capo di Stato Maggiore della Marina Militare Ammiraglio di squadra Marcello De Donno ha invitato il Presidente della Regione alla cerimonia congiunta di consegna alla Marina Militare nel porto di Cagliari delle unità classe comandanti: Cigala Fulgosi, Borsini, Bettiga e Foscari e delle bandiere di combattimento alle stesse navi da tenersi sabato 31 gennaio con inizio alle ore 10 e 40 presso il molo Ichnusa del nostro porto cagliaritano.

Dopo aver avuto conferma da parte delle competenti autorità di governo e militari del viaggio in Iraq del Presidente della Regione per rendere mio tramite la dovuta testimonianza del popolo sardo ai soldati della Brigata Sassari, alcuni dei quali purtroppo non hanno fatto ritorno a casa, e che ancora una volta avevano dato il loro alto contributo alla necessaria pace mondiale attraverso il senso del dovere, le doti di alta professionalità e l'impegno utile e coraggioso, ho ritenuto di delegare la rappresentanza del Presidente della Regione per la citata occasione all'onorevole Felice Contu, questo in particolare perché non avevo certezza del mio rientro in tempo per l'occasione della cerimonia indicata del 31 gennaio.

L'onorevole Contu, accompagnato dal competente personale del cerimoniale e quindi con il gonfalone regionale, si recava puntualmente alla ripetuta cerimonia. Nel corso della mattinata di sabato 31 gennaio ho avuto immediata comunicazione che lo stesso onorevole dottor Felice Contu, preso atto della collocazione protocollare inflittagli quale rappresentante del Presidente della Regione aveva dovuto platealmente abbandonare il luogo della cerimonia con contestuale ritiro del gonfalone regionale. Stessa sorta e comportamento subìto e attuato dal sottodelegato come Ella ben sa, signor Presidente del Consiglio. Infatti, incomprensibilmente e in palese contrasto con l'ordine delle precedenza che riservava ai rappresentanti della Regione sarda la collocazione alla destra del Ministro della difesa, gli veniva attribuito un posto in terza fila della tribuna allestita per la cerimonia. Informo questo onorevole Consiglio di aver immediatamente sottolineato che il comportamento assunto dall'onorevole Contu era da considerarsi ineccepibile. Nell'ulteriore corso della giornata ho avuto poi modo di apprendere notizia delle dichiarazioni, nonché del tenore che le hanno caratterizzate, rilasciate dall'onorevole ministro Martino sull'insediamento militare nell'Isola La Maddalena - Santo Stefano.

Gli onorevoli consiglieri hanno avuto modo senz'altro di prendere atto con me che sui due eventi si è incentrata la massaccia attenzione degli organi di informazione che hanno fornito, ovviamente dati i presupposti appena enunciati, interpretazioni incentrate in particolare su un ipotetico conflitto istituzionale tra Stato e Regione. Ritengo di dover sottolineare che gli eventi cui ho fatto cenno così come vengono letti si presentano oggettivamente lesivi della dignità ordinamentale di livello costituzionale posta in capo alla Regione autonoma della Sardegna. Sulla base di questi presupposti, e dopo averli opportunamente richiamati con apposita nota formale indirizzata all'onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri, ho chiesto con la stessa la conseguente autorevole precisazione del Governo.

Al di là della condivisione politica o meno del deliberato di questo Consiglio regionale da ultimo licenziato lo scorso 28 gennaio, confermo che come nostro costume politico - istituzionale i conseguenti atti di governo della Giunta regionale saranno assunti nel massimo rispetto dello stesso. Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. È iscritto a parlare il consigliere Pirastu. Ne ha facoltà.

PIRASTU (U.D.R. - Centro). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, signori consiglieri, intervengo in questo dibattito con grande piacere in questo stamani, quando si è tenuta la Conferenza dei Capigruppo, tutti i colleghi, nessuno escluso, si sono dimenticati di appartenere ad un partito e una coalizione e si sono ricordati di essere sardi, di appartenere ad una terra che non tollera di essere bistrattata da nessuno, una terra dove l'autonomia, seppur parzialmente, è stata conquistata con il sacrificio di tanti senza distinzione di colori politici; l'escursione in terra sarda del ministro Martino è stata giudicata infatti grave da tutti, nessuno escluso. Vorrei però formulare una prima considerazione, nell'ascoltare il Ministro non mi sono meravigliato più di tanto in quanto le sue esternazioni per gravità ed arroganza rientrano in uno stile politico che purtroppo ha visto prima di lui in questa legislatura Ministri e non solo utilizzare la parola dimenticandosi il ruolo istituzionale che ricoprono, troppo spesso abbandonandosi a dichiarazioni e battute da avanspettacolo e non certo conformi e rispettose al ruolo pubblico ricoperto. Non si tratta solo di violazione del cerimoniale, di prima, seconda o terza fila assegnata al Presidente della Giunta, si tratta di un atteggiamento sostanziale, oltraggioso, che si è concretizzato con frasi che hanno beffeggiato il Consiglio regionale, i sardi e, consentitemelo, anche i giornalisti insultati dal ministro Martino.

Qualcuno stamane ha detto che attendiamo le scuse del Ministro del Governo. Colleghi consiglieri, non scherziamo, l'unica scusa che i sardi, e il Consiglio regionale possano accettare sono le dimissioni del ministro Martino spontanee o sollecitate da chi ha la responsabilità oggettivo di quanto detto dal Ministro. Vorrei ricordare in proposito che l'ex Ministro dell'interno onorevole Claudio Scaiola per una gaffe detta in privato e quindi sicuramente meno grave sotto il profilo istituzionale, si dimise dimostrando senso di responsabilità. Qui la gaffe ripetuta e multicolore è stata fatta da Martino nel pieno esercizio delle sue funzioni di Ministro in diretta TV, pertanto le dimissioni sono un atto dovuto e mi auguro che i due sardi che autorevolmente siedono nei banchi del governo, mi riferisco al Ministro Pisano e al sottosegretario Cicu, dimostrino, come per altro fin d'ora è avvenuto, il loro attaccamento alla nostra Isola favorendo e richiedendo questa soluzione che ritengo sia l'unica dignitosa e riparatrice nei confronti della nostra Isola ancora una volta beffeggiata. Un plauso finale, Presidente Masala, per la doverosa presa di posizione nei confronti del governo nazionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Cogodi. Ne ha facoltà.

COGODI (R.C.). Vorrei innanzitutto rassicurare il collega Pirastu che nè stamattina, né prima, e spero a scanso di impazzimento neppure dopo, io ho mai dimenticato di avere parte politica, idea politica, bandiera bicolore, se lui lo dimentica sono affari suoi, se altri lo dimenticano sono affari loro. La nostra idea, la nostra convinzione, la nostra presa di posizione per quanto unitaria muove dall'idea che noi abbiamo e che non abbiamo né venduto, né regolato, né dimenticati, ed è una idea di sinistra e per quanto ci riguarda anche un'idea comunista. Questo non impedisce ad ognuno avendo un'idea e sapendo chi è anche di dire più esattamente cosa vuole nella politica sarda, per gli interessi della Sardegna e quindi di disporsi anche sul più ampio terreno unitario per trovare volontà comuni, dichiarazioni forti, cose che valgono a difendere insieme gli interessi della Sardegna. Non esistono parti politiche per le elezioni o per nominare gli Assessori e poi solo sardi astratti quando si deve difendere il contenuto reale dei nostri diritti, troppo comodo! Parte politica per afferrare comunque sia e gestire il potere e poi niente parti politiche, nulla colore, nulla distinzione quando in astratto, ma l'astrattezza in questo caso sarebbe la genericità e anche la vacuità, quindi una difesa solo a parole, si dovesse intervenire in favore degli interessi e dei diritti della Sardegna. Ecco perché io pur dando atto al Presidente Masala di avere almeno sul piano formale, e in questa materia non è poco soprattutto per un Presidente e una Giunta di destra, almeno sul piano formale tenuto la barra dritta e di avere da subito capito che era opportuno riferire al Consiglio regionale e che era opportuno difendere gli interessi della Sardegna, pur dando atto di questo non credo e il problema sia risolto. Per altro nella conferenza di stamane abbiamo avuto anche altre notizie quale per esempio la domanda avanzata da non so quale ammiraglio, non so per conto di quale Prefetto di porgere le scuse al Presidente della Assemblea e al Presidente della Regione, e abbiamo anche in quella sede distinto il nostro apprezzamento tra il Presidente della Regione Masala che ha rifiutato precedentemente alla relazione in Consiglio quelle scuse date in via subordinata e puramente formale da non so quale ammiraglio, e il Presidente della Consiglio che invece ha notiziato alla Conferenza che andava a ricevere le scuse dell'Ammiraglio. Io ho avuto modo di dire già in quella sede, non era una battuta, che in questa circostanza il Ministro e il Governo nazionale sta al governo della Regione, il Parlamento nazionale sta al Parlamento dei sardi, l'Ammiraglio sta al Comandante della forestale. Però siccome non abbiamo sempre il senso delle cose e dei valori può anche accedere che venga il Governo nazionale rappresentato dal Ministro della difesa ad offendere il Consiglio regionale e poi, a tentare di porgere le scuse, sia incaricato un Ammiraglio o un Prefetto.

In realtà le dichiarazioni del Presidente della Regione rese in Aula non sono sufficienti, sono deboli, le ho dato atto Presidente di una correttezza formale e di una dignità di comportamento in questa circostanza, tuttavia le sue dichiarazioni al Consiglio regionale sono deboli ed inconcludenti, perché Ella per un verso dedica molto della sua attenzione al fatto protocollare, che non è secondario, anche il luogo e il modo come l'autorità politica, come l'autorità pubblica sta in confronto con altre autorità è un fatto non puramente di cortesia, è un fatto il protocollo in questa materia di dignità delle istituzioni e di chi le rappresenta. L'assessore Contu, che rappresentava in quella sede la Regione, e il collega Vice Presidente del Consiglio Sanna avrebbero potuto fare due cose: una è quella di andarsene e quindi protestare così, non solo la scortesia, ma la contestazione del ruolo e della funzione che rappresentavano. Altra cosa che avrebbero potuto fare era di stare lì e di stare al posto che invece i protocolli assegnano ai rappresentanti della Regione, perché non è che li decide il Ministro, il protocollo e le funzioni sono definite in regole, delle quali regole ha contezza l'autorità ministeriale e pari contezza, soprattutto in terra sarda, hanno le autorità regionali, che sanno benissimo qual era il loro posto, dove si doveva esercitare la loro funzione, e lì avrebbero potuto essere dicendo al signor Ministro: "Fatti poco poco più in là".

Ma la parte protocollare, che, ripeto, non è solo formale, è uno degli aspetti ma non è il principale. Il fatto principale ancora una volta non è la gaffe, cari colleghi, non è la maleducazione, non è l'ignoranza, non è l'incomprensione, uso tutte le parole che ho letto, virgolettate, appartenere a dichiarazioni fatte da diversi colleghi di diverse parti politiche in questi due giorni. Non è gaffe, non è ignoranza, è puramente e semplicemente la dimostrazione evidente di come questo Governo nazionale tenga in conto questa autonomia. Il Ministro della difesa in terra sarda non ha commesso un errore, ha avuto, sì, la sfacciataggine, l'arroganza ma di dire esattamente quello che pensa, non quello che non pensa, insieme al sottosegretario Cicu che penosamente e imbrillantinato lì annuiva, si vedeva bene nelle immagini, che ancora un po' per la legge del fil di ferro gli cascava la testa. E questa è la rappresentanza e la rappresentazione di un'autonomia male intesa che le parole, anche le più severe, non riusciranno a rimediare. Servono decisioni, confermare le decisioni che questo Consiglio regionale ha assunto, confermare e rafforzare quelle decisioni e far capire a questo Ministro e a qualunque Ministro di qualsiasi Governo della Repubblica italiana, che la Regione autonoma non è un territorio d'oltre mare, non è un'appendice dell'impero, ma è parte costitutiva dello Stato repubblicano, e che ogni legge di questa Regione autonoma ha dignità costituzionale e quindi è parte della decisione politica pubblica della Repubblica, dello Stato italiano. Perché, badate, si può essere autoritari, si può essere golpisti in tanti modi, rischiando con atti di forza di rimetterci anche la pelle, oppure in altri modi apparentemente neutri, apparentemente soft, apparentemente democratici, e poi comportarsi in modo autoritario e golpista. E questo Governo nazionale per molti tratti, sicuramente per quanto riguarda la relazione con la Sardegna, con i suoi diritti, con i suoi interessi, è un governo golpista, perché non rispetta le leggi dello Stato, non rispetta la Costituzione. Come minimo perciò noi chiediamo le dimissioni di questo Ministro, abbiamo diritto a chiedere le dimissioni di questo Governo, perché delle due una: o si dimette quel Governo che non ti riconosce o ti dimetti tu e si dimette questo Consiglio che non ha la forza di farsi riconoscere.

E non siamo in materia secondaria, non siamo in materia di quale fila occupiamo al cinema. La terza fila, l'ho detto stamani, nel protocollo è definita come la fila di altre autorità, cioè autorità e altri. Chiunque di noi rappresenti e ha potuto rappresentare la Regione non si è mai sentito mortificato per stare insieme ad altri, anzi più stiamo insieme ad altri e più valiamo, il fatto è che si è voluta mortificare la decisione del Consiglio regionale che è quella di dire no alla base atomica di La Maddalena, questo è il punto che deve tornare in Consiglio. Il Ministro della repubblica, il Governo della Repubblica deve digerire la cosa e se non gli è indigesta crepi lui!1

Questo Consiglio regionale ha deciso che la base nucleare militare non è voluta in questa terra e il Presidente della Regione, se vuole rappresentare per davvero la Regione, è tenuto, è obbligato ad andare dal Governo nazionale a notificare solennemente questa decisione, questa volontà. E questo Consiglio è tenuto a confermarla, a rafforzarla e se non è sufficiente la volontà di questo solo consesso, in sintonia con questa volontà legittima, giusta soprattutto, deve essere chiamato tutto il sistema delle nostre autonomie locali, deve essere fatto un invito preciso al popolo di Sardegna e alle popolazioni a insorgere civilmente in questa vicenda e una volta per tutte ricacciare in gola quelle parole e soprattutto difendere la volontà della loro Assemblea rappresentativa e i loro interessi fondamentali. Questo è il punto.

Questo Consiglio questo punto politico di decisione deve confermare, deve specificare ed allora anche noi speriamo in modo unitario, ma l'unità sulle cose vere e importanti si deve realizzare, non sulle cose veramente formali. Se no, presidente Masala, lei potrebbe anche apparire uno di quelli che difende l'autonomia, ma non la sta difendendo. Lei, già in questi giorni, in questa vicenda, è stato un po' un "re Tentenna" perché prima la Commissione paritetica Stato-Regione ha detto no all'ampliamento di La Maddalena e a quei lavori, lei è stato interessato e utilmente e bene ha usato i poteri che ha questa Regione di ricorrere al Consiglio dei ministri, ben si intende, o avevamo inteso, per schierarsi dalla parte di chi in questa Regione, rappresentandola, aveva detto no, invece è andato a Roma a dire sì. Poi è tornato in Sardegna, il Consiglio ha discusso e lei in Aula ha detto: "Non c'è pericolo alcuno, tutti tranquilli." Infatti i giornali hanno titolato: "Masala rassicura". Ma lo stesso giorno è stato smentito dal Ministro dell'ambiente nazionale, Matteoli, il quale ha detto lo stesso giorno: "Bada che non è così, la preoccupazione c'è e accerteremo". Poi il Consiglio regionale ha votato una decisione formale, solenne per dire no alla base nucleare di La Maddalena e lei è andato sotto, lei non ha votato quella risoluzione.

Fa bene sentire che il collega Capelli, spero altri colleghi, si sono pentiti di non aver votato quella risoluzione, fa bene, perché è indice di profonda onestà questo legittimo e giusto pentimento. Evidentemente alcuni colleghi non avevano capito l'importanza di quell'atto che non era un gesto dimostrativo, era un atto importante del Consiglio regionale, che fa onore al Consiglio regionale, però per favore non ci si nasconda dietro nessun dito.

Il collega Pittalis non dica che "il Ministro non aveva capito la delibera del Consiglio regionale"; non dica che il Ministro voleva dire che la votazione sulla mozione non valeva perché assunta in assenza di vari rappresentanti della maggioranza. Ma chi se ne impipa dell'assenza di alcuni rappresentanti della maggioranza! Questo Consiglio ha votato una risoluzione 35 voti a 32, quindi con la quasi totalità delle presenze, e se qualcuno della maggioranza era assente e se nel Parlamento qualche volta manca qualcuno cos'è non valgono le leggi? Non valgono le decisioni? Ma che idea è di democrazia questa per cui io sono maggioranza comunque anche se vado a spasso?

PIRISI (D.S.). Vassalli!

COGODI (R.C.). Non vassalli, valvassini e valvassori! Che idea è di democrazia: comando io anche se non ci sono? Se manco io qualcuno di noi non vale? Ma che idea è questa di democrazia sostanziale, di democrazia vera, di democrazia parlamentare? Ecco perché io dico che voi siete pericolosi, in realtà pericolosi relativamente, perché siete pericolosi più che altro per voi stessi, perché non sapete dove andate e sbattete la faccia al muro, però se poteste fare quello che voi ritenete di poter fare sareste pericolosi.

Un altro collega, Antonello Liori, sempre fra virgolette dichiara: "I ministri saranno anche ministri, ma spesso ignorano le specificità politiche della nostra Assemblea". Ma quale specificità politica, ma quale ministro ignorante! Quello è un ministro dotto, quello è un sapiente, quello è uno scienziato! Perché gli dai dell'ignorante al tuo ministro? Non è che ignora la specificità, non riconosce il potere di questo Consiglio, di questa Assemblea parlamentare, non la specificità. E cos'è, pani carasau? Prodotti tipici? Qui parliamo del potere pubblico, delle prerogative, della dignità, della ragione per cui noi, io ritengo tutti oggi siamo qui e abbiamo scelto e abbiamo accettato di essere qui s rappresentare interessi sociali differenziati - ecco questo, sì, Pirastu -, interessi sociali differenziati, però nella comune tutela degli interessi generali della Sardegna, senza dimenticarci chi siamo e a quale idea, a quale volontà e a quale parte di volontà popolare apparteniamo.

Conclusivamente io ritengo che il Consiglio abbia un modo di ovviare per intanto alla sprezzante dichiarazione, all'attacco politico violento che ha manifestato il Ministro della difesa in Sardegna, e il modo è riaffermare la volontà del popolo sardo in modo ancora più evidente, più chiaro e più incisivo che la base militare nucleare di La Maddalena la Sardegna non la vuole e che se finora l'ha subita non è pure disposto più a subirla. Innanzitutto questo. E ogni altra base o poligono militare che non sia strumento nel senso costituzionale di difesa della patria, della nazione, del paese, della società, ognuno usi l'espressione che gli è più consona, ma svolgano altri finalità militari dirette a riconoscere e ad alimentare la guerra e le guerre nel mondo, tutte quelle attività dalla Sardegna devono essere smantellate, soprattutto quando manifestano effetti nocivi, diffusivi, questi effetti, e diffusi di danno ambientale, di danno alla salute umana, alla salute animale e quant'altro.

Quando i nostri ragazzi - e sarebbe ora di finirla con la retorica dei nostri ragazzi - della Brigata Sassari e di tutte le altre brigate militari scelgono di svolgere quella funzione e la svolgono con dignità, ma non hanno mai scelto di andare a morire per essere chiamati eroi. Dategli un altro lavoro degno a quei ragazzi perché li conosciamo tutti, e molti sono figli dei nostri amici e sono nostri parenti. Dategli un lavoro degno a quei ragazzi e poi mi direte se vogliono andare in Iraq a morire, se vogliono una lapide all'incrocio delle strade quei ragazzi e smettetela con questa retorica dei nostri ragazzi! E' un nostro ragazzo anche quel Valery Melis per cui miglia di giovani oggi in Sardegna si stanno mobilitando, che è in una camera di riabilitazione colpito da leucemia per uranio impoverito per le missioni così dette di pace. La pace non uccide! In Kossovo o altrove quel ragazzo sardo ha contratto una contaminazione per cui muore: non è una missione di pace, è una missione di morte, è una missione di guerra. In ogni caso le istituzioni pubbliche vogliono o no pensare che quel ragazzo non deve morire per altro trascurato in una camera di rianimazione come uno che ha qualsiasi malattia? Devono essere i giovani ragazzi ad andare di fronte alle caserme, da soli, con i loro striscioni e anche nella curva dello stadio, a dire: "Salviamo il soldato Valery Melis"? Salviamolo il soldato Valery Melis e tutti gli altri Valery e giovani della Sardegna salviamoli nella salute, salviamoli nel lavoro produttivo e buono, salviamoli dalla guerra. Ecco perché l'occasione è propizia perché questo Consiglio riaffermi che lo sviluppo di questa Regione è uno sviluppo pacifico e che noi non vendiamo, per i dollari che dice il Ministro della difesa, né la dignità, né la bontà, né i poteri, né le aspirazioni e le idealità che ha questo popolo e che hanno le sue istanze e le sue assemblee rappresentative. Rappresentative sì dell'autonomia, ma anche della dignità e degli interessi veri del popolo e delle popolazioni della Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Scano. Ne ha facoltà.

SCANO (Gruppo Misto). Il giudizio del Consiglio regionale sulla gita sciagurata del ministro Martino in Sardegna deve essere fermo, severo, inequivocabile, e io mi permetto di dire unitario; mi permetto di dire unitario, che non vuol dire che non ci sono differenze, che ci sono eccome, ma vuol dire che ciascuno con la sua differenza e con la sua identità concorre a una posizione comune del Consiglio regionale, perché avere la polemica interna su punti di questa rilevanza significa, temo, potrebbe significare, non avere una voce forte all'esterno verso il Governo. Quindi io credo, a differenza di qualche riflessione che rispetto, che ho sentito, ma che non condivido, che il Consiglio debba concludere con una posizione unitaria.

Ci avevano parlato del ministro Martino come di uno statista, ma forse ci si riferiva al padre.

(Interruzione del consigliere Dore)

SCANO (Gruppo Misto). No, non sto scherzando, è una cosa seria quella che sto dicendo, Carlo, scusa. Ce ne hanno parlato come di uno statista, invece è un ministro fragile di nervi, chiunque ha visto la televisione può affermarlo, e screanzato. Siccome non è Ministro del turismo, dei rapporti con il Parlamento, tutte cose importantissime, ma meno esposte, stiamo parlando del Ministro della Difesa, io credo che il Consiglio regionale della Sardegna possa dire nei modi dovuti al Presidente del Consiglio dei Ministri che è pericoloso avere un Ministro della Difesa fragile di nervi e screanzato.

Io voglio essere molto breve, in questo genere di argomenti non credo che si debba allungare molto il brodo, credo bisogna dire con nettezza e con semplicità una posizione chiara e forte e ripeto possibilmente unitaria. Il Ministro Martino ha offeso il Consiglio regionale della Sardegna, non c'è bisogno di motivare, ha detto nella sostanza "non rappresenta alcunché", soprattutto non rappresenta ciò che è deputato a rappresentare, cioè il popolo sardo. Seconda cosa è che il Ministro Martino ha insultato i sardi con quella frase: "Ma la vostra inospitalità verso gli americani ha un costo finanziario, vi fanno schifo questi soldi?". A parte la volgarità dell'espressione, perché forse in rapporti ufficiali ci si può esprimere anche con un linguaggio un tantino meno rozzo, ma al di là della forma c'è la sostanza. Il Ministro Martino ritiene che il popolo sardo sia un popolo che può tranquillamente scambiare la propria dignità, la propria identità, il proprio diritto all'informazione, il proprio diritto alla trasparenza su una fonte di rischio gravissimo presente nel nostro territorio con un po' di quattrini, con un po' di soldi. Noi dobbiamo dire al Ministro Martino che ha sbagliato, che i sardi non sono questo, ha sbagliato luogo e posto, ha sbagliato popolo, non siamo noi quelli che ha in mente lui.

Terzo, il Ministro Martino ha dato risposte sul merito, sul merito dei problemi che sono stati opportunamente e intelligentemente sollevati dai giornalisti, ha dato risposte superficiali per esempio quando alla domanda acuta di un giornalista che gli ha detto: "ma scusi, ma la presenza in Sardegna di una base USA, non Nato, e il potenziamento di questa base non contrastano nella prospettiva strategicamente con il progetto della difesa autonoma dell'Unione Europea?" E' una domanda intelligente, poi si può rispondere in modi diversi, il Ministro Martino non ha risposto, ha detto: "Non mi risulta, non c'è nessun contrasto", il Ministro Martino evidentemente, io non voglio ritenere che sia così sprovveduto da non comprendere che c'è un contrasto, tant'è che è oggetto di dibattito in Europa questo punto per esempio nel Parlamento europeo, non voglio credere che sia così sprovveduto, ha ritenuto che non fosse necessario dare ai sardi una risposta intelligente, ha ritenuto che fosse sufficiente propinare ai sardi una stupidaggine.

Per concludere credo che ha fatto bene il Presidente della Regione a preannunciare le cose che ha preannunciato, la nota di protesta, per Statuto il Presidente della Regione rappresenta la Regione. Io credo che, come misura di rafforzamento della necessaria, giustificata, giusta posizione che ha assunto e assumerà il Presidente della Regione, penso che il Consiglio regionale, che è un organo legislativo che ha rilevanza costituzionale, debba approvare una nota solenne di protesta, bastano dieci righe, non c'è bisogno di tante cose, dieci righe su cui si possa essere un voto unanime del Consiglio, di protesta rivolta al Governo, ma che venga anche consegnata dal Presidente del Consiglio in questo caso al Capo dello Stato che sarà in Sardegna domani.

Credo anche che al Governo si debba dire di dare le risposte nel merito che il Ministro non ha dato, non si tratta solo di censurare e di criticare, noi vogliamo che le domande di quei giornalisti le facciamo nostre perché sono le nostre, perché sono le domande che ha posto il Consiglio regionale, che si pongono i sardi e quelle domande a cui non ha risposto Martino vanno riproposte al Governo perché risponda. Ma la risposta, e ho concluso, più forte che si può e si possa dare a questa gaffe del Ministro della Difesa è che il Presidente della Regione sospenda, io dico anche qualcosa di più, receda, ritiri, il consenso al protocollo d'impegno, il protocollo d'impegno sulla questione di La Maddalena di cui si è parlato in questo Consiglio, ritiri. Il Governo deve capire che da qui non partono solo parole anche gravi, anche serie di critica, di censura, partano atti politici, deve partire da qui la rescissione di quel protocollo d'impegno e la richiesta del riesame come inizialmente era stato chiesto dal Presidente della Regione, riesame della vicenda La Maddalena ai sensi dell'articolo 3 della legge 898 del 1976, che è la legge nazionale sulle servitù militari.

Io dicendo questo non chiedo nulla, credo che altri colleghi lo faranno, è stato già fatto, non chiedo nulla di strano, perché sto semplicemente ripetendo ciò che è scritto nel dispositivo della mozione approvata qualche giorno fa dal Consiglio regionale. E quindi, presidente Masala, la vicenda del Ministro Martino ci dà l'occasione per riproporre la tematica su cui il Consiglio regionale ha già detto una parola chiara e limpida, rinegoziare, riaprire quella vicenda, non andare avanti sul protocollo d'impegno, chiedere il riesame, utilizzare fino in fondo le possibilità offerte dalla legge 898, è esattamente ciò che il Consiglio regionale ha deliberato, è esattamente ciò che io le chiedo, cogliendo l'occasione della risposta a Martino, di fare anche in ossequio alla volontà espressa dal Consiglio regionale della Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.

CORDA (Gruppo Misto). Presidente, colleghi; io credo che occorrerebbe dire grazie al Ministro Martino che con il suo comportamento sconsiderato è riuscito in un'impresa impossibile, quella di ricompattare questo litigiosissimo Consiglio regionale della Sardegna. Siamo tutti d'accordo su quello che faremo per cercare di rispondere all'affronto che noi abbiamo subito. E naturalmente il tema non è "base americana sì" o "base americana no", potrà anche essere questo il tema, ma non è questa la sede, noi non abbiamo potestà legislativa che ci consenta di dire o di intervenire sulle servitù militari o sulle basi strategie americane o della Nato o comunque frutto di accordi internazionali tra lo Stato e altre nazioni. Noi però possiamo chiedere, possiamo suggerire; su una cosa invece abbiamo potestà, diritto e dovere: sul controllo, sulla verifica della pericolosità, sulla presenza o meno di pericoli per la popolazione, sulla presenza o meno di radioattività, su questo abbiamo il dovere di intervenire e su questo abbiamo potestà.

Vedete, io credo che il Ministro Martino si sia fatto un clamoroso autogoal venendo qui a rappresentarsi come un incredibile sprovveduto Ministro della difesa, Ministro della Repubblica innanzitutto e poi della difesa, perché il primo affronto che è grave, che il rappresentante del Presidente della Giunta e che il rappresentante del Presidente di questa Assemblea fossero stati destinati nel loggione, questo è offensivo e vergognoso ed è un affronto al nostro popolo, è un affronto alla nostra istituzione, è un affronto alla nostra bandiera, è un affronto alla nostra Assemblea, è un affronto al popolo sardo. Ma l'arroganza del Ministro è andata anche oltre, l'arroganza del Ministro è andata anche oltre quando, denotando una sensibilità da elefante, si è rifiutato di incontrare una delegazione di persone, di numerose persone, che chiedevano un intervento nei confronti di un ragazzo, Valery Melis, che ha contratto una malattia mentre compiva il suo dovere. Si è rifiutato di sapere che questo fosse figlio della Repubblica italiana, fosse un soldato che andava a combattere per l'Italia, questo ragazzo morente, i suoi familiari avevano il diritto sacrosanto di avere una parola di assicurazione oltre che di conforto da questo Ministro maleducato e insensibile. Ma noi non abbiamo titolo per chiedere le dimissioni di un Ministro della Repubblica, noi possiamo chiederlo ma è compito del Presidente del Consiglio, noi possiamo auspicare che questo avvenga, ma non possiamo chiederlo.

L'arroganza del Ministro che si è manifestata anche nei confronti di tanti colleghi giornalisti che l'hanno inseguito con acrobazie di ogni genere per riuscire ad intervistarlo poi per fargli dire quali cose? Perché quando un giornalista gli ha chiesto: "Mah, signor Ministro, lei dice che non c'è nessun tipo di pericolo, non c'è emergenza, non è allarme", ma lei ha appena detto che state facendo i rilevamenti, state facendo gli esami per vedere se vi sono o no radiazioni, ma se questi esami non sono finiti come fa lei a dire che non c'è pericolo, che non c'è allarme? Perché se lei avesse la certezza assoluta che non c'è pericolo, non vedo la ragione per la quale si debba andare avanti o si dovrebbe andare avanti a fare analisi in quella terra. Mah, io non mi voglio dilungare troppo, voglio solo ricordare una circostanza, tutti abbiamo visto le immagini televisive, tutti abbiamo sentito il tono arrogante e sprezzante di questo Ministro, ma tutti abbiamo visto al suo fianco una persona che noi conosciamo bene e che con la mimica facciale e con la comunicazione gestuale assentiva agli sproloqui del Ministro, condivideva gli attacchi e gli affronti che il Ministro faceva al nostro popolo. Io parlo del Sottosegretario onorevole Salvatore Cicu che dovrebbe ricordare che è nato in Sardegna, che ha avuto l'investitura dal popolo sardo per andare nel Parlamento nazionale e che dovrebbe, per non aver difeso in quell'occasione, subito con i microfoni davanti, col Ministro affianco che arringava contro il popolo sardo, che delegittimava questa Assemblea, non ha sentito il dovere di intervenire e dire: "Signor Ministro, io la prego di smetterla di insultare il nostro popolo", io al suo posto mi sarei dimesso da Sottosegretario. Bene, io chiedo che il sottosegretario Cicu abbia un senso di dignità e si dimetta perché se ha fatto sotto il profilo istituzionale il suo dovere di Sottosegretario e cioè di essere affianco e di essere consenziente a quello che faceva e diceva il Ministro, ha fallito però in una cosa: nella difesa del suo popolo che lui avrebbe dovuto rendere pubblicamente e invece non ha avuto il coraggio di farlo.

Io mi rendo conto che è scomodo dire queste cose, è antipatico per uno che poi appartiene ideologicamente all'area di centrodestra, ma qui il problema non è di colore, il problema è di persone e di comportamenti, e allora davanti a questo comportamento io stigmatizzo, e lo farò ancora, il comportamento oltre che del Ministro anche di chi gli stava affianco che riveste l'incarico importante di viceministro della difesa.

Fatto questo, io invito questo Consiglio regionale nella sua saggezza a non fare solo una lettera, un documento, un ordine del giorno che faremo e che tutti credo che sottoscriveremo per protestare contro questo affronto, io credo che il nostro Consiglio debba intervenire con forza e che nell'ordine del giorno sia contenuto anche questo nome, questo povero ragazzo, Valery Melis, interveniamo affinché lo curino e lo portino dove è necessario che sia curato e io chiedo qua, all'Assessore della sanità se può qualcosa, di intervenire immediatamente. Ho finito.

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Dore. Ne ha facoltà.

DORE (La Margherita-D.L.). Se si considerano i fatti ai quali non solo la Sardegna ma tutto il nostro paese è stato sottoposto, ha dovuto subire, dal 2001 dopo l'avvento del Governo Berlusconi, si sarebbe tentati di dire: "Niente di nuovo sotto il sole, questo episodio non è altro che una conferma dello stile di questo Governo", Governo superficiale, Governo pasticcione, incapace, Governo arrogante, soprattutto arrogante, tanto incapace quanto arrogante. Basterebbe ricordare cos'è avvenuto, cos'ha combinato il Presidente del Consiglio nel momento in cui si è insediato al vertice, possiamo dire per semplificare, delle istituzioni europee in occasione del semestre in cui l'Italia doveva svolgere questo ruolo, almeno dal punto di vista rappresentativo così importante, quando si è permesso di insultare un parlamentare europeo definendolo kapò, per poter dire che in fondo anche il comportamento del Ministro Martino che è un'espressione di questo Governo, non deve o non dovrebbe stupire.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SANNA SALVATORE

(Segue DORE.) Però non è così. Questo è un fatto che per quanto almeno riguarda le istituzioni nazionali e i problemi di rilievo costituzionale, è ancora più grave. La Sardegna purtroppo ne ha subito parecchie di prepotenze, di atti di arroganza da parte di questo Governo, qualcuno forse ha dimenticato ciò che fu capace di dire due anni fa, un anno e mezzo fa, il viceministro Miccichè, che qualcuno di noi aveva ritenuto di liquidare dicendo che l'unica cosa da fare era quella di gettarlo in acqua e farlo tornare a nuoto in Sicilia. Ma c'è un fatto più grave, un fatto che ancora non è risolto. La vicenda delle scorie nucleari che ha dimostrato in quale conto questo Governo abbia la Sardegna, la sua autonomia, la salute dei cittadini che qui abitano, la dignità delle istituzioni. La vicenda delle scorie nucleari, in relazione alla quale, come ricordate, erano stati dati i pieni poteri a un commissario di fare tutto quello che voleva e, al limite, se lo riteneva, anche di sistemarle nella nostra Isola che tanto ben poteva essere considerata o scelta come la pattumiera italiana.

Bene, la Sardegna ha reagito, ha reagito in modo dignitoso, in modo fermo, in modo energico e anche da questo Consiglio regionale, sebbene l'Esecutivo non abbia fatto assolutamente niente, è venuta una risposta fortissima, con quel ricorso che ci siamo visti costretti a presentare contro il decreto del Presidente del Consiglio. E' un ricorso che va avanti, di cui abbiamo sollecitato la trattazione e di cui nei prossimi giorni, essendo scaduti altri termini, solleciteremo nuovamente la conclusione dell'istruttoria.

Quindi sono precedenti che si sono visti e naturalmente poi c'è stato il problema dell'isola di Santo Stefano che poi alla fine dei conti costituisce il preambolo e la spiegazione del comportamento del ministro Martino, perché è da lì che sono partiti i problemi.

Ma comunque, a prescindere dal problema di Santo Stefano sul quale, giustamente ancora una volta è stata evidenziata l'arrendevolezza del Presidente della Giunta, il quale forse pensa che essendo miti ed arrendevoli ci si guadagna, non ci si guadagna assolutamente niente perché i prepotenti quando trovano la controparte arrendevole diventano ancora più prepotenti e il comportamento del ministro Martino è significativo. Se lei, Presidente, fosse stato più fermo nella difesa degli interessi della Regione, della sua autonomia, probabilmente il ministro Martino non avrebbe fatto quello che ha fatto l'altro giorno.

Comunque, a parte l'atteggiamento di villania senza limiti che è stato manifestato, fra l'altro non solo nei confronti di tutti i sardi, ma anche nei confronti dei rappresentanti della stampa e della comunicazione che in quel momento svolgevano il loro dovere tra l'altro con determinazione e con coraggio e con lucidità, a parte la villania veramente senza limiti, e a parte l'atteggiamento di sprezzo totale nei confronti delle istituzioni regionali, le risposte del ministro Martino che si collegano, perché non sono cose separate, è tutto un contesto, cioè i rappresentanti della Regione sono stati emarginati non credo per volontà dell'ammiraglio, o del comandante della base, sono stati emarginati - questo non è mai avvenuto - perché evidentemente dal Ministero è arrivato un input di questo genere: mettiamoli in disparte così imparano. Questa è la spiegazione, l'unica spiegazione possibile. E questo fa pensare che in realtà ci fosse un disegno di mortificazione nei confronti della Sardegna e di chi la rappresentava.

Comunque, detto questo, questo episodio è un fatto gravissimo e inaudito, non si è mai verificato nei cinquant'anni dell'autonomia, che un rappresentante del Governo, almeno io non lo ricordo, e sfido chiunque a ricordarmi un caso analogo in cui un rappresentante del Governo in carica si sia permesso di liquidare in quella maniera un deliberato del Consiglio, della massima Assemblea legislativa e rappresentativa della Sardegna.

Direi che è un fatto eversivo, destabilizzante, voi sapete, è inutile ripeterlo, è talmente ovvio che ci non sarebbe neanche bisogno di dirlo, però forse vale la pena di dirlo, i Ministri quando entrano in funzione, prima di entrare in funzione prestano giuramento e il giuramento è quello del rispetto della Costituzione. Bene, in questo caso, visto che il Consiglio regionale è un organo costituzionale, qui non è azzardato sostenere che in questo comportamento ci sia stato anche un attentato alla Costituzione. Qualcuno dirà che sono parole grosse, io credo che l'unica definizione corretta e reale è proprio questa; il ministro Martino snobbando, mortificando, offendendo il Parlamento della Regione ha commesso un attentato alla Costituzione.

Allora, detto questo, sono d'accordo, apprezzo quanto hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto e sono d'accordo sul fatto che non sia sufficiente stracciarsi le vesti, protestare, polemizzare perché tanto questo non serve assolutamente a niente. Io credo che le cose che sono state suggerite, in particolare mi riferisco a alcune indicazioni provenienti dal collega Pier Sandro Scano, vadano prese nella massima considerazione. Va intanto ribadito l'ordine del giorno espresso giorni fa; e io inviterei anche i colleghi che in quel momento come il consigliere assessore Capelli, per ragioni così soggettive o di altro genere, non avevano ritenuto di aderire all'ordine del giorno, e hanno dimostrato invece di aver ripensato al loro operato, di confermare la loro adesione non perché ce ne sia bisogno, ma perché costituisce un modo significativo di prendere posizione.

E poi, certamente una richiesta formale e non sono d'accordo col collega Corda che da un Consiglio regionale non possa venire una richiesta di dimissioni di un Ministro e di un sottosegretario e quindi, operare in questa direzione perché questi sono due esponenti del Governo che dovrebbero essere rimossi. E' vero, è stato ricordato il caso dell'ex ministro Scaiola, si trattava di una frase infelice, arrogante, ma comunque certamente non della violazione di un principio costituzionale e della mortificazione di un'Assemblea legislativa. E quindi chiedere in modo fermo le dimissioni o comunque la rimozione del Ministro e del sottosegretario, presentare una nota di protesta al Presidente della Repubblica e, eventualmente, qualche altra cosa sempre nei limiti ovviamente del consentito. Non dico che bisogna lavorare di fantasia, credo che sarebbero anche sufficienti per esempio il suggerimento al Presidente Masala, ma non ce ne dovrebbe essere bisogno, è nell'ordine naturale delle cose che dopo la deliberazione del Consiglio regionale che c'è stata alcuni giorni or sono, il Presidente della Giunta, il Presidente della Regione debba prenderne atto, avrebbe già dovuto farlo, di liquidare tutto quello che aveva affermato qualche giorno prima perché chiaramente è stato sconfessato con questa presa di posizione del Consiglio regionale su qualunque impegno avesse preso senza tra l'altro averne i poteri.

Quindi, io mi auguro che queste decisioni vengano prese tra l'altro all'unanimità, proprio a dimostrazione di questa sintonia di vedute e di comportamento da parte di tutta l'Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cappai. Ne ha facoltà.

CAPPAI (U.D.C.). Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Presidente della Giunta, colleghi e colleghe; le dichiarazioni del ministro Martino che offendono l'istituzione dell'autonomia sarda e i più elementari principi della democrazia parlamentare richiedono un approfondito dibattito oltre che nel merito di quanto è avvenuto e sta avvenendo alla base di La Maddalena, ancor più sui principi e sui rapporti che regolano le istituzioni nazionali e quelle regionali.

Ho appreso stamane in occasione della Conferenza dei Capigruppo con soddisfazione, devo dire, e ne condivido il percorso, che il Presidente della Giunta, ancor prima di sentire le rimostranze dei colleghi, abbia intrapreso una iniziativa nell'interesse del popolo sardo a tutela e a difesa della onorabilità di tutti i sardi. Sicuramente questo dibattito si sarebbe potuto evitare se il Ministro pro tempore della difesa, l'onorevole Martino, avesse tempestivamente portato le sue scuse al Consiglio regionale, ma ancor di più all'intero popolo sardo.

Si sarebbe compreso che le sue dichiarazioni rese alla stampa erano dettate da una non corretta informazione sui fatti o da superficiali considerazioni dettate da ragion di stato sulle quali, pur con molte perplessità, si è disponibili a discutere. Riteniamo corretto e auspicabile un immediato chiarimento da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri sul reale atteggiamento che il Governo vorrà assumere in merito alle dichiarazioni del ministro Martino, e soprattutto se le stesse sono condivise dall'intero Governo o da parte di esso.

Tali affermazioni hanno fatto male, molto male, ma ancor peggio sarebbe scoprire che quello è il pensiero e l'orientamento del Parlamento, e quindi la considerazione che l'intero Parlamento ha dei sardi. Se così fosse, le conseguenze politiche e non solo, sarebbero devastanti per il rapporto Stato-Regione; non dovrebbe dimettersi solo il ministro Martino ma l'intero Governo e, a proposito del ministro Martino, anche noi ne chiediamo le dimissioni.

Per quanto ci riguarda, per quanto riguarda il Gruppo dell'U.D.C. composto prima di tutto da sardi rappresentanti degli interessi dei sardi, e subito dopo da democratici cristiani, attendiamo una netta presa di posizione da parte dei nostri rappresentanti in Parlamento a qualsiasi partito politico appartengano e contestualmente dei rappresentanti politici dell'U.D.C. in Parlamento e nel Governo. In assenza di questi passaggi, ripeto, a tutela dell'autonomia del popolo sardo, della dignità del popolo sardo e dei suoi rappresentanti, della salute del popolo sardo, di tutti i principi e i diritti che non possono essere calpestati e tanto meno comprati, né da autorità nazionali né da autorità internazionali, dicevo, in assenza di questi passaggi, anticipati da scuse ufficiali e da un chiarimento dettagliato, non potremmo fare a meno di valutare le opportune azioni politiche a difesa della onorabilità del Consiglio regionale, dei sardi e dei valori della democrazia, dei sardi al di là degli schieramenti, al di là dell'appartenenza, al di là dei ruoli.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Rif. Sardi). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi del Consiglio; anch'io mi unisco, non potrei fare altrimenti, al senso di viva protesta e di vivo fastidio che tutti i consiglieri regionale hanno provato nel vedere le immagini televisive, nell'ascoltare le dichiarazioni del ministro Martino nel verificare complessivamente quali sono state le mancanze di protocollo che si sono realizzate durante una visita a Cagliari per tanti versi importante.

Però io vorrei, con quei consiglieri che avessero voglia di ascoltare un ragionamento, vorrei provare a impostare un ragionamento che forse ha qualche nota di differenza rispetto a quello che è stato fatto dagli altri colleghi, non perché io non condivida la maggior parte delle cose dette dagli altri colleghi, ma perché insieme a loro, insieme a quelli che vogliono, insieme a quelli che hanno voglia di farlo, vorrei provare a seguire un filo di ragionamento, e cioè vorrei provare a analizzare punto per punto quelle che sono state le principali manchevolezze, i principali problemi che la visita del ministro Martino, le conseguenze della visita del ministro Martino, le dichiarazioni del ministro Martino hanno creato in noi e hanno creato nei sardi.

Il primo problema sul quale il Presidente Masala è stato estremamente e giustamente duro nella sua introduzione alla serata odierna è il problema, il primo problema sul quale anche i rappresentanti ufficiali della Regione e cioè quello del Presidente del Consiglio, l'onorevole Sanna, e quello del Presidente della Giunta, l'onorevole Contu, sono stati altrettanto chiari, è quello di protocollo. Cioè noi abbiamo detto che nella giornata di ieri è stato violato e abbiamo pensato che questo non sia un semplice problema formale, ma che sia anche un problema di sostanza, è stato violato il protocollo nel senso che l'istituzione della Regione Sardegna merita una dignità che ieri non gli è stata riconosciuta. Nel non riconoscimento di questa dignità c'è un'offesa al Consiglio regionale sardo e c'è quindi un'offesa a ciascuno dei consiglieri che siedono in quest'Aula, ma soprattutto c'è un'offesa a coloro che rappresentano i consiglieri che siedono in questa Aula e, cioè, i cittadini sardi.

Beh, io su questo mi vorrei soffermare, nel senso che vorrei farvi una domanda e cioè, se l'unico sgarbo istituzionale, se l'unica nota stonata, se l'unico elemento di non correttezza della visita di Martino e di quello che è successo ieri fosse stato questo sgarbo istituzionale, ma voi credete, voi pensate, voi ritenete che il giornale di oggi, e quelli di ieri, avrebbero dato una pubblicità a ciò che è successo pari a quella che gli hanno dato, voi credete che ci sarebbe stata una qualche indignazione del popolo sardo per questo sgarbo nei confronti del gonfalone della Sardegna e dei suoi rappresentanti istituzionali? Voi credete che ci sarebbe stata una discussione consiliare oggi su quello che era successo durante la visita del ministro Martino o non credete che, molto più probabilmente, noi avremmo fatto sì una nota ufficiale di biasimo, di condanna, ci saremmo detti tra di noi: "Ma guardate un po', ormai il Consiglio regionale della Sardegna, l'istituzione com'è svillaneggiata, com'è svilita, com'è scarsamente considerata", ma voi credete che questo avrebbe fatto scalpore in Sardegna? Voi credete che la terza fila mia, se fossi andato a rappresentare il Presidente della Regione o il Presidente del Consiglio, la mia terza fila sarebbe stata in qualche maniera intesa dai sardi come un insulto nei confronti delle istituzioni e delle autonomie? Beh, se lo credete io vi lascio in questa vostra convinzione che non è la mia.

Secondo ragionamento, sulle dichiarazioni di Martino offensive del Consiglio regionale, cosa che è assolutamente vera perché quando il ministro Martino si permette di dire che il Consiglio regionale della Sardegna non è infallibile e entra nel merito della maggioranza con cui vengono approvati gli ordini del giorno consiliari, beh, io sto dalla parte dell'assessore Capelli che in questo momento non vedo nell'Aula, è qui, che dice che modificherebbe il suo voto che era contrario a quell'ordine del giorno per dare maggior forza a quell'ordine del giorno perché lo sente, un ordine del giorno dell'intero Consiglio regionale sardo. Io la penso come lui nel senso che la forza di quell'ordine del giorno non sta nei numeri che l'hanno approvato, ma sta nella convinzione che sia stato approvato da un'Aula che è l'Aula che rappresenta tutti i sardi.

Però, cari amici, cari colleghi, nel momento in cui Martino tratta con un'aria di sufficienza il Consiglio regionale sardo, nel momento che quasi scherza anche se un po' irritato, almeno dalle immagini televisive, e quindi magari non sta proprio scherzando ma è irritato dell'atteggiamento irriverente che in quel momento i giornalisti sembra che abbiano con lui. Beh, il Ministro Martino ha, nei confronti del Consiglio regionale sardo, lo stesso atteggiamento che non è tollerato da lui ma che hanno nel bar la stragrande parte dei cittadini sardi in ogni momento, nel senso che le cose che dice il Ministro Martino sull'istituzione consiliare sarda le dicono ogni giorno tanti cittadini sardi, io non so se sono la maggior parte, in giro nei bar della Sardegna, in giro in qualsiasi posto, località o sito che voi frequentate come frequento io. Non è tollerabile che questo possa essere detto da un Ministro dello Stato, ma ci deve porre qualche domanda se vogliamo essere onesti con noi stessi fino in fondo, ci deve porre qualche interrogativo il fatto che la stessa mancanza di rispetto sia stata, in tanti altri momenti, manifestata da tanti cittadini sardi. La stessa incertezza sulla credibilità delle istituzioni sia stata in tanti momenti manifestata da tanti cittadini sardi e che sia stata ripresa, riecheggiata, amplificata dalla stampa e dalla televisione sarda, da tutta la stampa e da tutta la televisione sarda in tante circostanze. Beh, signori, queste valutazioni dovrebbero far crescere in questo Consiglio regionale che oggi in tutti gli interventi dei colleghi è così graniticamente chiuso, giustamente nella difesa del proprio principio di autonomia, della propria rappresentatività dell'intero popolo sardo, beh, dovrebbero far crescere nella testa di ciascuno di noi tante domande, tanti interrogativi, dovrebbero farci fare un bagno di umiltà al termine del quale, per ciascuno di noi, ci possa essere una riflessione sul proprio ruolo personale in questo Consiglio e sul ruolo dell'intero Consiglio. La terza valutazione riguarda la sostanza delle dichiarazioni del Ministro Martino. Beh, io su questa sostanza delle dichiarazioni non voglio neppure entrare, ma non voglio entrare perché non penso che questa sia la sede, perché non penso che sia il momento di aprire un dibattito con il collega Cogodi, che orgogliosamente si definisce Comunista e quindi orgogliosamente dice al collega Pirastu: Manteniamo ognuno la propria giacchetta perché io non voglio dare risposte unitarie su questo argomento ma voglio che anche nelle risposte che possono essere unitarie sia riconoscibile la giacchetta dei singoli e sia riconoscibile l'atteggiamento e l'appartenenza politica dei singoli. Beh, di fronte a queste considerazioni del collega Cogodi, assolutamente rispettabili, sarebbe necessario aprire un dibattito più ampio, che è il dibattito che però abbiamo già fatto in occasione della discussione in quest'Aula sulle base di La Maddalena, e che già ha visto in quest'Aula esistere delle divisioni di politica che sono delle divisioni sul modo diverso di vedere il mondo che il collega Cogodi vede pacificato e che probabilmente qualcuno all'interno di quest'Aula purtroppo non vede altrettanto pacificato, e quindi vede con necessità di difesa che altre volte e in altre circostanze abbiamo sottolineato.

Però colleghi, il sussulto di difesa dell'autonomia, che è passato anche per la difesa dell'istituzione consiliare, che oggi è risuonato sulla bocca di tutti in quest'Aula, beh, insomma, colleghi, se non teniamo conto delle considerazioni che io ho fatto prima, sembra veramente la danza del Titanic che sta affondando. Quelle immagini, che sono rimaste impresse nella testa di ciascuno di noi, perché ce le ha riportate la filmografia più recente, dove nel salone di prima classe continua a suonare l'orchestra e dove i passeggeri della prima classe, perché noi siamo la prima classe di questa Isola, lo dovremmo essere culturalmente e lo siamo senz'altro per le chance e per le opportunità che ciascuno di noi ha e che pochi altri cittadini sardo hanno. Beh, nel salone di prima classe si continua a danzare perché l'orchestra continua a suonare musica, mentre il Titanic sta affondando. E il Titanic, oggi, è l'istituzione consiliare, nel senso che se nessuno la difende l'istituzione consiliare, se non nelle rare circostanze in cui arrivano i Miccicchè o i Martino a schiaffeggiarla, se nessuno la difende l'istituzione consiliare dandole spessore, facendo capire ai cittadini sardi che davvero è la sede dove possono essere trovate le risposte per i sardi, beh, se nessuno la difende non saranno i documenti del Presidente Masala, non sarà la richiesta di dimissioni di Martino che poi noi andremo a approvare alla fine di questo dibattito consiliare che ci potrà salvare l'anima, perché l'anima è già persa, perché quando noi andiamo a ragionare sulle logiche di federalismo, cari colleghi, e quando andiamo a sottolineare l'autonomia e la specialità della Sardegna, cari colleghi, beh, non possiamo dimenticarci che la legge sulla devolution, che è responsabilità sia dei Governi di sinistra sia dei Governi di destra, nel bene e nel male, oggi ha cancellato l'autonomia e la specialità della Sardegna rispetto alle altre regioni italiane; e questo è di fatto. Abbiamo una proposta di legge, quella della Costituente, che è una proposta di legge costituzionale del Consiglio regionale sardo, valida almeno altrettanto, di più perché è una proposta di legge, quanto l'ordine del giorno approvato qualche giorno fa in quest'Aula, che non è mai stata presa in esame dal Parlamento nazionale, che si è fatto beffe della nostra autonomia mentre la nostra specialità andava a farsi benedire e scompariva e nessuno, se non pochissimi, dentro quest'Aula di Consiglio regionale, ha mai pensato di levare un grido di protesta per lo sbeffeggiamento, per il conculcamento, per la mancanza totale di attenzione nei confronti di manifestazioni di autonomia di questo Consiglio regionale. Ecco, io credo che questi siano i ragionamenti più importanti. Noi non pensiamo, nel momento in cui sosteniamo che l'identità di questo Consiglio è una cosa da difendere fino in fondo, non pensiamo che questo sia un automatismo che è presente dentro le teste di tutti i sardi, perché così non è, non c'è un automatismo, per avere la fiducia di tutti i sardi nei momenti in cui noi pensiamo di parlare a nome loro bisogna che quella fiducia ce la guadagniamo ogni giorno, con atti virtuosi di questo Consiglio, atti che possono essere compiuti nelle distinzioni tra maggioranza e minoranza, come è tipico di ogni Assemblea legislativa, ma che devono complessivamente, qualificare virtuosamente questo Consiglio. Altrimenti è normale che mentre noi andiamo a ragionare di quale deve essere la dignità del Consiglio regionale della Sardegna, fuori da questo Consiglio ci sia chi dice che il Consiglio regionale della Sardegna è da flambare nella sua totalità ed è da cambiare nella sua totalità, perché da questo Consiglio, dalle persone che siedono in questo Consiglio, nessuna risposta accettabile e nessuna risposta valida può esserci per i problemi complessivi della Sardegna. Guardate, non è un caso che fuori da quest'Aula si diffondano visioni salvifiche sul futuro della Sardegna; non è un caso che oggi, nel dibattito politico, sia presente la sensazione che si possa fare politica senza la politica, e quindi che ci sia una strada per la politica dei tecnici e che i tecnici possano cambiare laddove la politica ha fallito, che ci possa essere un consiglio di amministrazione a cui consegnare le chiavi del palazzo dicendogli: "Guarda, questo palazzo non è più in grado di fare, a te e al tuo consiglio di amministrazione noi affidiamo il compito del riscatto dei sardi che in questo Consiglio non è stato possibile dare". Badate, questi sarebbero, se fossero, dei segnali di fallimento non soltanto politico di ciascuno di noi, ma di fallimento complessivo dell'intera istituzione consiliare. Ed è per questo che, concludendo, io spero che dalla discussione di questa sera nasca un ordine del giorno, nasca un invito, nasca una richiesta di questo Consiglio regionale che sia unitaria e quindi che unisca tutte le forze politiche, indipendentemente dalla loro ispirazione e dalla loro appartenenza, e spero che da questa richiesta nasca forte verso il Governo quella che è la richiesta più importante che noi andiamo a fare e cioè, in un momento in cui esiste la percezione di qual è la dimensione del prezzo che la Sardegna sta pagando alla difesa nazionale, 24 mila ettari in Sardegna di servitù militari contro 16 mila nel resto dell'Italia, nel momento in cui questo è alto e nel momento in cui noi abbiamo anche la piena consapevolezza di quali sono i prezzi che ciascuna regione, soprattutto le più piccole e le meno popolate stanno andando a pagare al nuovo federalismo, beh, in quel momento è indispensabile che noi andiamo a ricontrattare complessivamente col Governo nazionale tutti i principali parametri della nostra appartenenza a un paese in cui ci riconosciamo, l'Italia, ma un paese in cui non ci devono essere figli né figliastri e non ci devono essere Ministri o sottosegretari che possono permettersi di trattare i sardi da figli e da figliastri.

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Liori. Ne ha facoltà.

LIORI (A.N.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa istituzione, com'è stato ricordato anche testè dall'onorevole Vargiu, è già abbastanza messa in discussione dalla gente di Sardegna. Però che un Ministro della Repubblica si permetta di offenderla platealmente davanti alla stampa, così come ha fatto recentemente il ministro Martino, effettivamente mi sembra un qualcosa di esagerato, e senz'altro non aveva bisogno la Regione Sardegna di un Ministro che venisse a screditarci oltre ogni misura, anche oltre ogni merito. Io ritengo che il fatto che il Ministro abbia offeso un deliberato solenne di questo Consiglio, indipendentemente dal numero delle persone che l'hanno votato, indipendentemente anche dalla mia posizione, assolutamente contraria a quel deliberato, anche perché io non ritengo che la base di La Maddalena, che pure non ha voluto questa maggioranza, non ritengo che sia compito nostro decidere alcunchè di politica della difesa, però che noi si chieda che non vengano aumentate le volumetrie, oppure che venga accertato se effettivamente, come io mi auguro, non ci sia stata una fuga radioattiva che ha contaminato gravemente il territorio, io credo che questo Consiglio abbia il dovere di chiederselo e avrebbe avuto il dovere di chiederselo, anche perché più informato sicuramente di noi, il Governo nazionale, a tutela del popolo sardo che è stato ulteriormente offeso, perché nell'intervento del ministro Martino non c'è stata soltanto un'offesa del Consiglio regionale, di questa vituperata Assemblea e delle nostre misere persone, ma c'è stata un'offesa del diritto alla salute del popolo sardo, quando ha fatto una frase piuttosto sarcastica e poco elegante nella quale si dice se a noi faceva schifo il danaro che avrebbe portato alla Sardegna e a La Maddalena la presenza di questa base. Io credo che la politica, regionale senz'altro, ma soprattutto nazionale, debba far sì che la salute dei propri cittadini non debba essere messa in discussione e debba essere venduta in cambio di qualche lira o di qualche ricambio economico. Noi abbiamo diritto a tutelare la salute dei sardi, e il ministro Martino avrebbe senz'altro fatto bene a ricordarselo. E bene ha fatto il Presidente Masala a prendere le posizioni che ha preso a tutela della dignità di questo Consiglio, a tutela della dignità dell'autonomia del popolo sardo, prendendo tempo e chiedendo al Governo dei chiarimenti. Questo Ministro che è venuto ad offenderci forse si è lasciato un po' andare durante il pranzo, con qualche altro liquore che ricorda il suo cognome o forse anche con qualche bevanda che in Sardegna viene consumata durante i pasti, alla quale lui non era abituato. Però di ministri come questo, che vengono ad offenderci, noi non ne vogliamo più vedere, signor Presidente, e credo che - parafrasando una frase pubblicitaria - lui debba veramente partire perché noi di Martini non ne vogliamo e che lui se ne parta veramente, perché assolutamente non debba fare ritorno in Sardegna un Ministro come questo!

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Pilo. Ne ha facoltà.

PILO (F.I. -Sardegna). Io intervengo su questo dibattito perché francamente quando ho visto le immagini dell'intervista del ministro Martino ho provato un senso di fastidio che credo sia il senso di fastidio che hanno provato molti sardi. E nonostante mi renda conto che, così come non è infallibile un Consiglio regionale, non è infallibile un ministro, credo che sia doveroso prendere le distanze da atteggiamenti come questi. Io penso che ci sia una distinzione, cioè un piano formale e un piano sostanziale; sul piano formale penso anche che il protocollo della Marina forse abbia avuto qualche dèfaillance, senza per questo voler giustificare in alcun modo l'operato del ministro Martino. Credo che il rispetto istituzionale, che è venuto a mancare in questa occasione, sia un fatto grave, perché dietro ogni mancanza di rispetto istituzionale poi si nascondono attacchi alla democrazia, e questo è quello che spesso io cerco di evidenziare anche all'interno di questo Consiglio regionale quando mi rendo conto che il piano formale, all'interno dell'istituzione, non gode del dovuto rispetto. Esiste poi un piano sostanziale di quanto è avvenuto l'altro giorno, allora io credo che dobbiamo dire con chiarezza e con serenità che il rapporto che noi intendiamo avere con il Governo nazionale è un rapporto contrattuale e non di sottomissione, che in nessun caso mai ci sarà un'accettazione da parte del Governo regionale di decisioni del Governo nazionale che non ci vedano coinvolti o convinti di quanto viene fatto e deciso a livello nazionale, come per altro in questi anni è stato. Noi entreremo nel merito di tutte le decisioni e di tutte le scelte che il Governo nazionale farà sulla nostra Isola; badate, con o senza competenza, perché, così come altri problemi, il problema della salute nella nostra Isola non è legato ad un fatto specifico di competenza, è legato alla vita di un popolo e noi siamo qui per difendere la vita di questo popolo. Pertanto il nostro entrare nel merito delle scelte che vengono fatte all'interno del nostro territorio sarà, al di là del fatto formale, istituzionale di avere o meno competenza. Noi c'entreremo, dicevo, e c'entreremo in termini contrattuali su quanto avverrà e in particolare su quanto avverrà nei territori di La Maddalena e in particolare su quanto avverrà, sta avvenendo ed è avvenuto nel passato su tutto quello che tocca la salute dei nostri cittadini.

Io sono però convinta che l'atteggiamento, lo scivolone del ministro Martino, che può definirsi anche (come dire?) fuori dai convenevoli, un atteggiamento estremamente maleducato nei confronti della nostra Isola, dei nostri rappresentanti e dei nostri cittadini, non è un atteggiamento conforme all'atteggiamento che il Governo nazionale ha finora tenuto nei confronti della Sardegna, perché il Governo nazionale ha avuto grandi attenzioni nei confronti di quest'Isola, il Governo nazionale ha deliberato lo spostamento di ingenti risorse finanziarie per risolvere i problemi di quest'Isola, sia sul piano industriale che sul piano dell'ambiente, e quindi credo pertanto che quanto è avvenuto l'altro giorno, a seguito dell'atteggiamento della visita del ministro Martino, non debba essere confuso con l'atteggiamento generale del Governo nazionale a Roma. Io credo che, da questo punto di vista, il collega Dore abbia decisamente esagerato nell'attribuire una intenzione precostituita di assoluta malafede da parte del Presidente del Consiglio sulla responsabilità che a mio parere è interamente ed unicamente del ministro Martino. Ciononostante io credo che da parte di chiunque dovessero arrivare ulteriori attacchi di questo genere alla Sardegna tutta e all'istituzione che rappresenta la Sardegna, questi attacchi debbano essere respinti con molta decisione e con molta determinazione.

E' anche vero, però, quello che diceva il collega Vargiu, cioè probabilmente il clima di eccessiva litigiosità e il gioco che è stato fatto spesso dentro quest'Aula di delegittimare la politica, di delegittimare i rappresentanti di questo Consiglio regionale, poi alla fine si ritorcono contro noi stessi, nel senso che noi siamo i primi a delegittimarci, noi siamo i primi a vanificare, ad annullare il peso della politica e delle istituzioni e poi ci meravigliamo quando questo avviene anche da parte di istituzioni non regionali, anche da parte di istituzioni militari, mi dispiace doverlo dire. Da questo punto di vista credo che la posizione giustamente assunta dal presidente Masala debba essere una posizione estremamente rigorosa, che esige non soltanto le scuse per quanto è avvenuto sul piano formale, ma che debba essere un atteggiamento che ribadisce, e per quanto riguarda Forza Italia questo sarà senz'altro fatto, la nostra posizione contrattuale nei confronti del Governo nazionale, col quale noi abbiamo un rapporto di estrema vicinanza quando il Governo nazionale è pronto a sostenere le ragioni della nostra Isola e di questa maggioranza all'interno della nostra Isola, non siamo disposti invece ad accettare quanto viene per imposizione senza che ci sia una consultazione, un coinvolgimento e un parere affermativo da parte della nostra Isola. Grazie.

PRESIDENTE. Mi pare che si siano conclusi gli interventi dei colleghi, chiedo ai Capigruppo che ancora non sono intervenuti, ad iniziare dall'onorevole Balia. (E' assente) Onorevole Floris? (E' assente) Ha domandato di parlare il consigliere Selis. Ne ha facoltà.

SELIS (La Margherita-D.L.). Signor Presidente, colleghi consiglieri, io credo che noi registriamo qui e da qualunque parte siamo schierati un malessere e un fastidio, con onestà lo hanno detto tutti i colleghi, non solo del centrosinistra, ma anche del centrodestra e ve ne diamo atto. Un fastidio per essere stati in qualche modo mortificati, umiliati, non tanto un fastidio personale. Se il ministro Martino avesse insultato ciascuno di noi non ci avrebbe dato nessun fastidio. Le sue parole invece sono cadute come macigni su questa istituzione, sulle persone che la rappresentano, sul popolo sardo, e credo che la riflessione che stiamo facendo stasera, anche con sofferenza (capisco la sofferenza soprattutto di alcuni colleghi del centrodestra, perché devono, con onestà, ammettere l'errore di un ministro loro vicino), è non solo doverosa, ma deve essere doverosa e conclusiva. Il problema che dobbiamo affrontare insieme, infatti, non è tanto quello di farsi dare le scuse del ministro Martino, che possono arrivare, ma non cambiano molto la sostanza della situazione; c'è un problema preliminare e il problema è questo Consiglio, la Giunta, ciascuno di noi può farsi rispettare, come può e deve far rispettare le istituzioni, come possiamo e dobbiamo far rispettare il popolo che rappresentiamo.

Quindi la domanda, ancora prima che al Governo e al ministro Martino, va posta a ciascuno di noi: siamo in grado, siamo in grado per unità, per tensione, per dignità politica, di mettere in campo oggi, insieme possibilmente, perché non sono in discussione le differenze politiche anche profonde che ci sono tra di noi, ma è in discussione l'unità che noi dobbiamo dimostrare nel difendere questa istituzione, nel difendere la dignità, il valore costituzionale di questa istituzione, nel difendere la dignità del popolo sardo. Allora la domanda che ci poniamo è come far rispettare questa istituzione, come difendere il popolo sardo e come dimostrare unità.

Stasera io ho apprezzato le parole di diversi colleghi che sono intervenuti, devo dire che forse l'atteggiamento complessivo del Consiglio non è stato però all'altezza della problematica che stiamo vivendo. Certe volte ho la sensazione che siamo noi stessi rassegnati, certe volte ho la sensazione che siamo pessimisti, che siamo rassegnati, che siamo succubi, che ci sentiamo profondamente, forse, incapaci di difendere la nostra istituzione, il nostro prestigio, il nostro valore costituzionale, il valore di rappresentanza del popolo sardo. Ecco, allora, lo scatto di orgoglio che siamo chiamati a fare non è tanto quello di dire una parola più dura nei confronti del Ministro e del Governo, che pure vanno dette con serenità e con fermezza; il ruolo che siamo chiamati a svolgere oggi è come noi recuperiamo la dignità, come recuperiamo la tensione morale, politica, come recuperiamo la forza e la volontà di difendere questo Consiglio regionale, di difendere il popolo che rappresentiamo. E quindi va messo in causa il nostro modo di comportarsi, il nostro modo di essere. Allora il problema che abbiamo non è tanto, dicevo prima, una parola in più o in meno severa da dire al Ministro, ma invece il problema di recuperare noi la coscienza di rappresentanti del popolo sardo, perché se non la recuperiamo noi, se non la sentiamo noi profondamente radicata dentro di noi, se non cominciamo noi a rispettarla, se non cominciamo noi a dimostrare di crederci già nell'atteggiamento reale di quest'Aula, spesso vuota, spesso distratta, spesso ciarliera, spesso pessimista, spesso in qualche modo diffidente anche sulle proprie capacità, perché mai dovrebbe rispettarci il Governo e dovrebbero rispettarci gli altri, se non cominciamo a rispettarci noi?

Allora credo che nessuno possa essere rispettato se non riesce a farsi rispettare. Quello che siamo chiamati a fare oggi, a chiederci oggi, voi e noi assieme, è come far rispettare, dare credibilità, dare dignità, dare forza a questo Consiglio regionale. Ma, signor Presidente del Consiglio e della Giunta, non mi pare che l'atteggiamento di quest'Aula sia adeguato alla delicatezza del momento, non mi pare che l'atteggiamento di quest'Aula sia adeguato alla difficoltà del momento.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SERRENTI

(Segue SELIS.) Mi auguro che questo problema di oggi ci faccia fare un salto di qualità, ci faccia fare un salto di dignità, ci faccia fare un salto di fermezza. Allora il Consiglio è chiamato anche oggi a dare forza e dignità.

Ho apprezzato le parole di Capelli, di Vargiu, di altri, anche del centrodestra (ovviamente condivido le cose che i miei colleghi del centrosinistra hanno detto): "A prescindere dalle differenze vogliamo aderire a quell'ordine del giorno perché quella è la volontà del Consiglio regionale". Benissimo, sono convinto e vi apprezzo per questo, fate e date forza a queste parole, lavorate e lavoriamo insieme perché da quest'Aula stasera arrivi una forte rivendicazione di dignità, una forte richiesta di rispetto, una forte dimensione di autonomia, perché quello che è in gioco non è tanto l'onore offeso del collega Sanna, del collega Contu; quello che è in gioco, la sostanza di quell'ordine del giorno, la sostanza del dibattito che stiamo facendo, la sostanza delle dichiarazioni del ministro Martino non erano un fatto protocollare, metteva in discussione tre cose: il valore dell'autonomia, il Consiglio può sbagliare, quindi ha sbagliato, quindi ce ne freghiamo tranquillamente; la dignità del popolo sardo, quando dice: "Vabbè, ma che volete? I soldi non vi fanno schifo" vuol dire che quasi quasi potete, per i soldi, mettere in discussione il vostro ambiente, la vostra salute, la vostra autonomia. Noi siamo probabilmente poveri, ma i valori in cui crediamo non sono in vendita! La nostra salute, il nostro ambiente, la nostra autonomia non c'è barba di dollaro che li possa pagare! E in terzo luogo è in discussione davvero il nostro ambiente, la nostra salute.

Allora quello che vogliamo e su cui dobbiamo trovare l'unità non è tanto il rimedio all'incidente protocollare, ma i punti fondamentali, la difesa dell'autonomia, la dignità del popolo sardo, la salute e l'ambiente. Su queste cose la battaglia va fatta insieme, come in altri momenti siamo riusciti a fare; lo abbiamo fatto sulle scorie e lo rifaremo, perché non è una partita chiusa. Vorremmo farlo insieme sulla devolution, che se applicata egoisticamente rischia di rompere il Paese e di dividerlo in due e di creare un solco terribile tra le regioni sviluppate e quelle più deboli; vorremmo farlo sul ruolo che ciascuno di noi e la nostra realtà e la nostra Isola, sul contributo che la nostra Isola dà alla difesa del Paese, e questa difesa non è mai stata abbastanza riconosciuta e abbastanza enfatizzata. Allora diciamo al ministro Martino che la dignità dell'autonomia che è una dignità costituzionale, che non è un Consiglio di circoscrizione né un Consiglio comunale, che andrebbero anch'essi rispettati nella loro essenza, ma la dignità del parlamento dei sardi non va vilipesa come lui ha fatto, ma soprattutto non va vilipeso e non va dimenticato e non va ignorato il valore che le nostre deliberazioni hanno. Quello che vogliamo non è un risarcimento protocollare, quello che vogliamo è il rispetto delle nostre deliberazioni consiliari.

Allora quella mozione, con l'approvazione che c'è stata, con la forza di questo Consiglio, va posta al centro di un incontro, di una dialettica, di un atto negoziato tra il Governo e la Regione, perché di quella mozione vogliamo avere rispetto. In secondo luogo vogliamo che sia rispettato il nostro popolo, i nostri cittadini, per quanto forse deboli, talvolta disoccupati, talvolta angosciati dai problemi quotidiani, ma la dignità non è in vendita, la nostra almeno, non so se quella del ministro Martino sia in vendita. In terzo luogo vogliamo che siano rispettati il nostro ambiente, la nostra salute e il nostro futuro, perché abbiamo detto, e lo abbiamo detto tutti insieme, che senza un ambiente di qualità, senza la tutela della salute e senza la dignità della nostra cultura, della nostra identità, del nostro popolo e senza la forza dell'autonomia è in gioco lo stesso futuro delle istituzioni, dello sviluppo e dei diritti.

Allora quello che vogliamo è cogliere l'incidente non per avere delle scuse, per riaprire un tavolo negoziale serio in cui la Regione, lo Stato e il Governo, con parità di dignità e di ruolo costituzionale, riaffrontino i problemi seri e riaffrontino i problemi degli insediamenti militari, i problemi della dignità istituzionale, i problemi delle scorie, i problemi delle entrate, della scuola, e mettano al centro, questa volta sì senza farse, senza insulti e senza denigrazioni, quelle che sono le nostre aspettative, i nostri diritti, i diritti per il nostro futuro.

Ecco perché la battaglia che vogliamo fare e che dobbiamo fare oggi è alta, perché va oltre gli incidenti protocollari, perché non ci accontenteremo delle scuse del ministro Martino, perché riteniamo probabilmente debole, anzi sicuramente debole, la stessa lettera, la stessa presa di posizione del presidente Masala, perché crediamo che la presa di posizione della Giunta debba tener conto di quello che si dice qui, della tematica ampia che è stata sviluppata qui e da questo punto di vista invitiamo il Consiglio a una unità, a uno scatto d'orgoglio, a una volontà comune di difendere, pur nelle differenze politiche, la dignità di quest'Aula, di questo popolo, la volontà di avere un nostro futuro e di determinare noi la qualità della salute, dell'ambiente, della cultura, del lavoro.

Per questi motivi, se questa occasione fosse la provocazione positiva e il Consiglio la sentisse come una provocazione positiva, probabilmente potremmo, anche in questo scorcio di legislatura, fare un passo in avanti. Ma se noi stessi fossimo rassegnati, depressi, cinicamente piegati sulle nostre insufficienze, credo che saremmo noi i primi a non rispettarci e allora non potremmo rivendicare neanche il rispetto degli altri.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (Gruppo Misto). Devo riconoscere che poi tanta meraviglia non ha destato l'atteggiamento dell'ultimo dei ministri italiani. Non l'ha destata per il semplice motivo che nel momento in cui le volontà di quest'Aula non vengono rispettate, non vengono neanche prese in considerazione, come se il votare o in modo unitario o comunque con una maggioranza che approva una mozione o un ordine del giorno sia solo perdita di tempo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SALVATORE SANNA

(Segue SANNA GIACOMO.) Molte volte dai banchi della Giunta vedo stanchezza, contrarietà, come se avessero qualcosa di meglio da fare che prendere parte al dibattito, alle scelte che quest'Aula in diverse circostanze ha fatto. Ma nel momento in cui le scelte fatte da quest'Aula non vengono rispettate da chi dovrebbe mettere in essere la volontà che l'Aula ha espresso, credo che il messaggio all'esterno sia solo un messaggio negativo: stiamo autorizzando qualunque soggetto a calpestare il valore autonomistico, a dire che questa Assemblea, la massima Assemblea sarda non ha neanche il diritto di poter fare delle scelte, di approvarle, di poter decidere strategie, volontà politiche. E lo dico a ragion di fatto, presidente Masala. Lei non era Presidente allora, era presidente Pili, fu approvata una mozione il 25 novembre del 2002, con due soli commi che contenevano, per volontà unanime del Consiglio: primo, di non consentire e accettare quindi qualunque forma di potenziamento delle basi militari presenti in Sardegna, a iniziare da La Maddalena e da Santo Stefano; secondo, di intraprendere le opportune iniziative perché sia costituito un osservatorio ambientale in ogni poligono che ospiti militari dei paesi dell'Alleanza atlantica al fine…, questo lo sappiamo benissimo. Di questi due punti non ne è stato rispettato neanche uno. Non è stata avviata e intrapresa nessuna iniziativa per il controllo e per quanto riguarda l'ampliamento della base di Santo Stefano, dopo un primo tentativo lei, presidente Masala, col suo protocollo di impegno ha disatteso completamente questa volontà. Ma questo non è sufficiente. Abbiamo approvato un ordine del giorno a distanza di oltre un anno, quest'ordine del giorno questa volta non era all'unanimità, come se l'argomento sia solo ed esclusivamente di competenza delle opposizioni, ma comunque approvato da quest'Aula, e ci vediamo, senza meraviglia alcuna, a noi è toccato non il Martino ministro, credo che a noi sia toccato il Martino campanaro, che si permette, qualcuno dice, perché trova intollerabile che un Consiglio regionale come quello della Sardegna possa osare dire no al raddoppio della base americana di La Maddalena. Noi, invece, troviamo intollerabile questo Ministro e troviamo intollerabile anche che i suoi predecessori abbiano consentito di cedere una porzione del territorio sardo, senza coinvolgimento alcuno né del Consiglio regionale, né tanto meno del Parlamento italiano, ma brevi manu una porzione ben precisa del territorio sardo ceduto agli americani. La debolezza sta qua, presidente Masala, sta in quest'Aula nel momento in cui anche le decisioni più giuste, più condivisibili, anche nei momenti più alti di una volontà unitaria della stessa Aula, espresso con un voto, viene meno attraverso un voto che o all'Assessore o al Presidente di turno non piace ed è disatteso, immaginiamoci un Ministro, uno dei tanti Ministri italiani se ha interesse a disattendere e lo fa anche nei modi che a lui paiono più giusti, perché è talmente irriguardoso ed indisponente, e dice che questa parte di territorio de La Maddalena è complementare alla NATO e se qualcuno di noi ha mai pensato a quanto abbiamo risparmiato. Ci abbiamo mai pensato a quanto abbiamo risparmiato? Se ci fanno schifo i soldi, come che i sardi siano diventati più ricchi dalla presenza della base americana a Santo Stefano, a me non risulta che ci sia stata grande ricchezza, come non mi risulta che ci sia stata trasparenza sotto tutti gli aspetti; come non mi risulta che, da una base appoggio, il Consiglio regionale abbia deciso di fare diventare invece un qualcosa di più concreto, di più stabile, di più rispondente alle esigenze degli americani; qualche collega ricorda sempre e comunque che noi non ce l'abbiamo con gli americani, che non è un problema contro gli Stati Uniti, ma bensì è un problema di salvaguardia del territorio, della nostra autonomia, è un problema di salvaguardia della salute pubblica, di una trasparenza in materia che non se n'è avuta, e non ci vuole né il Ministro Martino, né il suo attendente Cicu, va bene, che possano inficiare le volontà di quest'Aula. Cadono i governi per un voto, presidente Masala, e credo che non possa contare i voti nel modo in cui a lui non piacciono, un Ministro italiano pensando che se il documento non è approvato con un numero congruo di voti non possa essere accettato al di fuori di quest'Aula, quell'ordine del giorno ha la sua validità, ha il suo valore. E non lo potrà cambiare questo Ministro italiano. Come ha valore quella mozione approvata ad unanimità, Presidente Masala, e alla quale facciamo riferimento ancor oggi chiedendo apertamente che si dia corso, concretezza alla volontà che quest'Aula ha espresso e non che si faccia finta che un ordine del giorno, una mozione approvata non ha significato alcuno e che questo modo di fare e di intendere la politica non si possa consentire nel silenzio assordante che solitamente avviene in circostanze che noi invece riteniamo vadano denunciate continuamente. Forse lei si stancherà nel sentircelo dire, ma noi glielo ripeteremo ogni qualvolta ne avremo occasione. Inadempiente è il Governo italiano, ma inadempiente è anche il Governo di questa Regione, nel momento in cui non rispetta le volontà dell'Aula, nel momento in cui pretende di firmare protocolli d'impegno che disattendono completamente le volontà espresse in piena democrazia e in piena libertà da quest'Aula. Ed allora, le rivolgo anch'io l'invito che altri colleghi le hanno fatto, per impedire che altri Ministri italiani possano pensare di poter avere atteggiamenti come quello del Ministro della Difesa.

Va rigettato. Va ripreso, quindi, ciò che è il significato vero espresso da quest'Aula con quel protocollo d'impegno. Lei deve ritornare a quel tavolo, presidente Masala, ci deve ritornare quanto prima, per rimarcare le sue posizioni iniziali al suo insediamento quando affrontò quest'argomento, rispettoso delle volontà di quest'Aula che poi lei ha abbandonato, che poi lei ha tradito schierandosi ed accettando passivamente le volontà che a livello romano le sono state imposte. Lei sin quando è Presidente di questa Giunta, e quindi della Regione Sarda, non può accettare, non può farsi imporre qualcosa di diverso da chicchessia rispetto a quello che l'Aula le ha manifestato. E l'ha manifestato con assoluta trasparenza. Non ci sono difficoltà nel comprendere che questa volontà è ancora viva, che questa idea è ancora più forte e certamente non ci faremo intimorire dalle minacce per avere denunciato la presenza della base americana a La Maddalena, e non ci faremo neanche intimorire dal modo di minimizzare il gravissimo fenomeno dell'aumento della radioattività, su questo vogliamo chiarezza, presidente Masala.

Il Sottosegretario Cicu si è richiamato alle analisi delle A.S.L.; le analisi delle A.S.L. lei sa benissimo, e glielo ripeto, sono inadeguate, lo sono non per la professionalità di chi ci lavora, lo sono per gli strumenti che loro hanno a disposizione; lo sa lei, lo sa questo Consiglio, lo sa il Sottosegretario Cicu che bene farebbe a difendere gli interessi dei sardi anziché prendere parte ad una sceneggiata addomesticata, di chi lo obbliga a recitare una parte poco dignitosa. Poco dignitosa è la parte recitata da Cicu, poco dignitosa ed ancora peggio è la parte recitata dal Ministro della Difesa. Non è solo un problema di scuse! Non è solo un problema come qualche collega ha voluto rimarcare nel suo intervento di chiedere di nuovo le dimissioni del Ministro della Difesa. A me poco importa se il Ministro della Difesa si dimette oppure no, tale resta la sua presenza come significato nel mio pensiero, e nel pensiero del mio partito che proprio non ci riguarda per niente. Sappiamo di non avere un amico dei sardi! Sappiamo di non avere, quindi, un difensore dei diritti dei sardi! Sappiamo che è solo ed esclusivamente un nemico di questa terra, l'ha dichiarato con la sua presenza nei giorni scorsi, l'ha dichiarato con la leggerezza delle sue dichiarazioni, l'ha dichiarato nel modo in cui pretende di voler monetizzare la salute dei sardi, la libertà degli stessi e l'autonomia di questo Consiglio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corona. Ne ha facoltà.

CORONA (F.I.-Sardegna). Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto vorrei esprimere la nostra solidarietà al Presidente della Regione, al Presidente del Consiglio, all'onorevole Felicetto Contu che rappresentava il Presidente della Regione, l'onorevole Tore Sanna che rappresentava il Consiglio regionale.

Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del presidente Masala, ed in particolare da una parte il Presidente ha sottolineato come i rappresentanti della Regione, i rappresentanti del Consiglio regionale abbiano abbandonato la cerimonia; da un altro lato ha sottolineato come siamo stati negativi sia i toni, che i contenuti delle considerazioni del Ministro Martino. Ma, mi preme soprattutto ribadire il principio della nostra autonomia della Regione Sarda; non si può, infatti, affermare e dire che parlare di La Maddalena fa danno ai sardi, non si può affermare, e non si può dire che non devono fare schifo ai sardi i soldi risparmiati sulla difesa nazionale ed internazionale.

Voglio anche sottolineare il sacrosanto principio della sovranità del nostro Consiglio regionale; non si può affermare che il Consiglio regionale non è infallibile. Non spetta ad un Ministro della Repubblica sindacare le nostre scelte, le scelte del Consiglio regionale sardo. Sono però personalmente convinto che si sia trattato sicuramente di un incidente che è andato oltre la volontà del Ministro Martino. Occorre anche sottolineare il grave incidente, il grave errore nel cerimoniale, è stata una retrocessione assurda, una retrocessione dei rappresentanti del Popolo Sardo. E concordo col Presidente della Regione quando dice che è stato un errore di sostanza e non un errore di forma. Detto questo, voglio aggiungere che mi sembra di tutta evidenza che le dichiarazioni di un Ministro del Governo nazionale non possono intaccare i rapporti tra il Governo nazionale e la Regione Sardegna.

Voglio anche dire che la posizione personale e non condivisibile di un Ministro deve essere superata in maniera ufficiale dalla posizione diversa del Governo Italiano. Sono assolutamente certo che dal Governo arriveranno i chiarimenti necessari; necessari a confermare l'assoluto rispetto delle prerogative della nostra Assemblea, del Consiglio regionale, del Governo regionale e dei sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Spissu. Ne ha facoltà.

SPISSU (D.S.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, io non riprendo una discussione che soltanto qualche giorno abbiamo fatto in quest'Aula relativamente alle questioni legate alla presenza di basi degli Stati Uniti d'America nell'Isola di Santo Stefano e alle questioni collegate, perché mi sembra che l'argomento l'abbiamo affrontato lungamente e al di là del voto mi sembra con comune preoccupazione dei vari settori del Consiglio, per quanto avviene nella nostra Isola e nel nostro arcipelago. Da quella riunione è emerso un ordine del giorno non radicale, non estremizzato nelle posizioni, ma tuttavia un ordine del giorno che consente al Presidente della Giunta regionale di rappresentare al meglio un comune sentire della Comunità sarda, rappresentata non solo dai consiglieri regionali, ma convergente nella comune valutazione dei fatti con moltissime istituzioni locali, e con larga parte dell'opinione pubblica che non è stata sondata in termini di valutazione di maggioranze o di minoranze, ma tuttavia è larga, è estesa più di quanto il Ministro Martino non pensi. Stamani noi abbiamo nella Conferenza dei Capigruppo rinunciato alla presentazione di una mozione, nella quasi totalità dei Gruppi dell'opposizione, ad eccezione del Gruppo della Rifondazione Comunista, alla presentazione di una mozione che portasse in Aula la discussione, vi abbiamo rinunciato perché sia il Presidente del Consiglio che il Presidente della Giunta hanno sentito essi, insieme a noi, l'esigenza di fare questa sera il dibattito.

Ho detto in Conferenza dei Capigruppo che apprezzavo l'iniziativa assunta dal Presidente della Giunta di scrivere al Presidente del Consiglio. Io penso che questo atto iniziale del Presidente della Giunta vada accompagnato da un atto, da un ordine del giorno del Consiglio che stigmatizzi le affermazioni del Ministro, che senza fare la retorica del popolo sardo offeso, né quella del valore della nostra istituzione autonomistica, rappresenta tuttavia un chiaro conflitto istituzionale sollevato in una sua visita da un Ministro della Repubblica. Nessuno di noi aveva interesse a strumentalizzare o a fare della visita del Ministro un incidente diplomatico ed un casus nel rapporto tra la nostra istituzione autonomistica e il Governo nazionale.

Io penso che questo fatto debba essere respinto, che questo fatto debba essere denunciato da noi come gravemente lesivo della nostra autonomia; penso che sia sbagliato che un Ministro della Repubblica, il liberale Martino, abbia questa concezione dei voti di un'assemblea parlamentare. Penso, onorevole Masala, che se estendessimo la concezione del Ministro Martino alla sua presidenza, lei non avrebbe neanche il diritto ad esistere! Penso che al Ministro Martino non sfugga come, quando un'assemblea parlamentare si pronunzia a maggioranza, questo abbia una validità assolutamente vincolante per l'Esecutivo e per l'istituzione stessa fino a quando essa non venisse cambiata all'interno della stessa istituzione. Allora, io penso che noi dovremmo stasera fare uno sforzo comune ed unitario per approvare un ordine del giorno che respinga l'atteggiamento del Ministro Martino, irriguardoso ed irrispettoso persino per i doveri e per quanto attiene il protocollo relativo all'ospitalità trovandosi nella nostra Regione; penso che il modo per affermare o per riaffermare il valore e la dignità della nostra istituzione, sebbene così poco gradita presso l'opinione pubblica e poco valorizzata presso l'opinione pubblica, come dice l'onorevole Vargiu, tuttavia io penso che il modo per affermare il valore di quest'istituzione sia prima di tutto quello di osservare i suoi deliberati. Quindi, io penso che la prima considerazione dell'Assemblea parta dalla totale osservazione ed osservanza di quello che è stato l'ordine del giorno approvato in Consiglio regionale sulla materia in discussione e sulla divergenza di opinioni che abbiamo col Ministro Martino che ha sottovalutato e sottovaluta l'intera materia diversamente da come fa un suo collega del Consiglio dei Ministri, l'onorevole Matteoli che rispondendo in Parlamento della situazione nell'arcipelago maddalenino si è detto preoccupato e comunque attento alla valutazione della situazione che in quell'area si va determinando. Quindi, io non la faccio lunga sulla nostra offesa e su quanto il Ministro abbia sbagliato, penso che il modo per affermare il nostro ruolo sia quello di riconsegnare al presidente Masala un mandato preciso di questo Consiglio regionale al rispetto di quell'ordine del giorno e ad una protesta formale più dura, più forte verso il Presidente del Consiglio dei Ministri per quanto riguarda le posizioni espresse dal Ministro della difesa nella sua recente visita.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente della Regione.

MASALA (A.N.), Presidente della Regione. Signor Presidente, più che una replica la mia è una conferma di ciò che è stato detto in apertura e che mi pare trovi una condivisione, sia pure con le differenze, ma una condivisione sostanziale, perché in realtà i problemi che noi abbiamo di fronte hanno due facce, ma sono rispondenti alla stessa medaglia.

Si tratta di vedere se e fino a che punto organi statali abbiano rispetto delle prerogative della Regione Sardegna. E questa si può manifestare attraverso vari modi, anche attraverso il riconoscimento formale della posizione che i rappresentanti della Regione debbono avere in una determinata manifestazione, in una determinata circostanza.

Quindi, non è solo un fatto di incidente diplomatico, o incidente protocollare come è stato definito, è invece un venire meno di quel principio in base al quale i rappresentanti della Sardegna debbono essere e trovare la loro collocazione, quindi è un attentato, diciamo così, sia pure apparentemente formale, alle prerogative della Regione. È chiaro che i contenuti e il contesto nel quale esso è avvenuto delle dichiarazioni del Ministro assumono un rilievo maggiore rispetto a quello precedente, ma sono una faccia della medesima medaglia.

Quando le assemblee come questa, ma anche qualunque tipo d'assemblea si trova di fronte ad un problema e questo problema dibatte e si giunge poi alla fine alla votazione su un determinato problema e la votazione ha un determinato esito, quell'esito vincola non solo chi ha votato a favore, ma vincola tutta quanta l'assemblea. E quindi è chiaro che i deliberati di questa Assemblea debbono essere osservati e devono essere considerati vincolanti nei confronti di chi li ha votati, non solo, ma anche nei confronti di chi non li ha votati sia all'interno che all'esterno. Oserei dire che quando la deliberazione è adottata a maggioranza è maggiormente impegnativa, in termini morali, di quanto non lo sia quella votata dall'unanimità per coloro che non hanno votato.

Quindi, chi non condivideva il contenuto di questa deliberazione si sente moralmente ancora più vincolato a che la stessa venga osservata. Ecco perché io non ho da replicare niente di quello che è stato detto, ma debbo semplicemente con riferimento a questo punto specifico confermare che gli atti di governo della Giunta regionale saranno assunti nel massimo rispetto del deliberato di questo Consiglio licenziato lo scorso 28 gennaio, detto in forma diversa, io questo ho detto nell'intervento di apertura. E pertanto la lettera seconda che partirà accogliendo, diciamo così, quella che è l'opinione generale al Presidente del Consiglio, è chiaro che relativamente a questa seconda parte dovrà essere integrata dalla parte dispositiva del deliberato del 28 gennaio del 2004 di questo anno, la cosa alla quale noi ci siamo riferiti.

Io credo che questo debba essere il percorso che noi dobbiamo seguire.

Ovviamente auspico che ci sia il voto su un ordine del giorno che sia unitario per quanto possibile, comunque sia rappresentativo almeno del 99 per cento, ci può anche essere qualcuno che dice di no, ma almeno il 99 per cento di questa Assemblea, possibilmente è meglio il 100 per cento. Grazie.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa per cinque minuti per dare la possibilità di fotocopiare l'ordine del giorno e distribuirlo ai consiglieri. I lavori riprendono alle ore 21 e 06.

(La seduta sospesa alle ore 21 e 01, viene ripresa alle ore 21.07.)

Presidenza del Presidente Serrenti

PRESIDENTE. Stiamo distribuendo un ordine del giorno.

Colleghi per una questione di correttezza gli ordini del giorno di questo tipo, quando vi concorrono più parti, quindi più consiglieri, ma anche di uno schieramento e dell'altro, quando ci sono correzione è necessaria almeno una sigla di assenso, per cui se c'è bisogno di cinque minuti ancora...

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (F.I - Sardegna). Presidente, c'è qui il mio Capogruppo che non vedevo e che può prendere la parola anche lui, ma proprio perché è rientrato ora in Aula, noi registriamo una cosa gravissima, abbiamo censurato l'operato di un Ministro della Repubblica italiana, ma questa è un'offesa alle normali regole comportamentali e istituzionali; e cioè viene sottoscritto un ordine del giorno dove non risultano inserite le dimissioni del Ministro, dopo che questo è stato sottoscritto viene riproposta la dicitura "e le dimissioni del Ministro", chi ha commesso questo atto ha sicuramente violato regole comportamentali e direi che mi pare sia grave quanto l'atto, il comportamento che oggi censuriamo del ministro Martino.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis io sono convinto che si tratta di un malinteso che potrà certamente essere risolto nel giro di due minuti, quindi sospendo cinque minuti i lavori perché questa cosa venga risolta, dopodiché passiamo ai voti.

PITTALIS (F.I.-Sardegna). Presidente, ma si ritirano le firme!

PRESIDENTE. Mi si dica che si ritirano le firme, però io lo voglio sapere.

Cinque minuti di sospensione.

(La seduta sospesa alle ore 21 e 12 , viene ripresa alle ore 21 e 17.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori; prendiamo posto colleghi per cortesia. Aveva chiesto la parola prima dell'interruzione l'onorevole Pirastu.

Ne ha facoltà.

PIRASTU (U.D.R. - Centro). Presidente, solo per chiarire perché io sono d'accordo con la sua interpretazione che probabilmente si è caduti in un equivoco, sicuramente credo che alcuni colleghi hanno firmato senza osservare questa modifica, però vorrei dire che l'ordine del giorno nella sua versione originaria, quindi che risulta da quanto è battuto e dattiloscritto, nella parentesi si parlava di dimissioni del Ministro, io ho visto questo ordine del giorno all'inizio, l'ho firmato con le dimissioni del Ministro, poi probabilmente è stato cancellato e qualcuno l'ha firmato senza le dimissioni. Quindi, credo però, per evitare, siccome probabilmente l'ordine del giorno è unitario, il fatto che solo sul punto delle dimissioni che poi hanno un valore simbolico perché sappiamo benissimo che non è che se l'ordine del giorno viene approvato poi il Ministro si dimette, nel senso questo è ovvio, però proporrei, farei la proposta su quella parentesi ci si può accontentare delle scuse e invece qualcuno si può accontentare delle dimissioni e si votano in due fasi separate.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Fadda. Ne ha facoltà.

FADDA (La Margherita-D.L.). Solo per chiarire perché credo che le dichiarazioni del collega Pittalis meritino almeno una risposta, prima di prendere la parola in Aula e fare delle accuse gravi credo che fosse necessario almeno chiedere dei chiarimenti. Allora, il suo Capogruppo, onorevole Corona, ha firmato l'ordine del giorno così come è stato depositato.

Ci sono state nel distribuire l'ordine del giorno alcune correzioni, però quando noi l'abbiamo consegnato al capogruppo di Forza Italia c'era questa frase dove si chiedevano le dimissioni del Ministro. Ora, io credo che ci possano essere state delle ingenuità, ma queste non sono avvenute da parte nostra, le ingenuità se ci sono state, sono state da parte del Capogruppo, che nonostante fossero presenti le dimissioni del Ministro ha comunque firmato questo ordine del giorno.

Per noi vale questo ordine del giorno, se qualcuno intende chiedere delle votazioni sulle singole parti lo faccia, però credo che dopo quello che è successo l'altro giorno in Sardegna il minimo che questo Consiglio regionale possa fare è quello di chiederne le dimissioni.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Corona. Ne ha facoltà.

CORONA (F.I. - Sardegna). Grazie Presidente, innanzitutto per dire che io ritiro la mia firma da questo documento. Abbiamo letto, Presidente, ho fatto girare anche nel mio Gruppo, il documento che l'onorevole Fadda ci aveva prospettato, l'abbiamo approvato, ma la frase, come risulta da una stesura che appunto c'è stata portata, non prevedeva le dimissioni del Ministro. È stata una aggiunta successiva. E' vero, come dice l'onorevole Fadda, che io poi siccome in quel momento, nel momento in cui si stava firmando lei Presidente mi ha dato la parola, e io ho iniziato a parlare per cui mi sono recato successivamente a firmare e sinceramente non ho guardato se ci fosse o meno quest'aggiunta. Quindi questo è vero, però quello che noi abbiamo approvato, quello che noi abbiamo letto qui è un documento diverso, quindi noi ritiriamo la nostra firma ed appoggiamo la richiesta dell'onorevole Pirastu di votare per parti, quindi chiediamo di votare separatamente la richiesta alle dimissioni del Ministro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha la facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Sì Presidente, in piena sintonia con quanto dichiarato dal mio Capogruppo durante il suo intervento, noi abbiamo sottoscritto quest'ordine del giorno con inserite anche le richieste di dimissioni del Ministro. Tali dimissioni sono state chieste anche dal nostro Capogruppo durante il suo intervento. Semmai per correttezza io ho dichiarato fin dai giorni scorsi che per rispetto dell'autonomia, della democrazia e della maggioranza di questo Consiglio e dell'atto formale, dell'ordine del giorno votato da questo Consiglio, sono d'accordo con tutte le altre parti fuorché una, cioè il quarto capoverso che riguarda gli impegni della Giunta regionale, cioè a predisporre con urgenza un piano...

PRESIDENTE. Il dispositivo, onorevole Capelli.

CAPELLI (U.D.C.). Del dispositivo sì. Per questo chiedo la votazione per parti, in modo particolare per il quarto capoverso, in quanto non faceva parte questo dell'ordine del giorno votato che è sostanza e merito di quello di cui stiamo discutendo. Per cui, siccome non condivido questa parte, ma la rispetterei se fosse all'interno di quell'ordine del giorno, per i concetti che ho espresso precedentemente, non mi sento di votarla all'interno di quest'ordine del giorno. Per cui condivido tutto ciò che si è detto, tutto quello che è detto nelle altre parti di quest'ordine del giorno e in piena coerenza voteremo l'ordine del giorno proposto chiedendo appunto la votazione per parti come le ho annunciato.

PRESIDENTE. Quindi lei chiede di votare per parti, di votare - onorevole Capelli - tutta la premessa fino al "sottolineate", che è la parte finale della premessa, e poi a parte il dispositivo, cioè "impegna della Giunta regionale…" così? Oppure il dispositivo lei lo vuole votare anch'esso per parti escludendo l'ultimo capoverso?

CAPELLI (U.D.C.). Sì esatto.

PRESIDENTE. È così?

CAPELLI (U.D.C.). Esatto.

PRESIDENTE. Allora si vota tutto.

CAPELLI (U.D.C.). Non l'ultimo, il penultimo, scusi Presidente, perché "a predisporre con urgenza un piano di..."

PRESIDENTE. Sì, è l'ultimo capoverso del dispositivo, l'altro è "impegna la Giunta" è l'ultimo... impegna la presidenza del Consiglio, sì, l'ultimo capoverso.

Ha domandato di parlare il consigliere Scano. Ne ha facoltà.

SCANO (Gruppo Misto). Io desidero fare una riflessione a titolo assolutamente personale, forse un po' controcorrente, ma sento il dovere di dire quello che penso. Ciò che a noi deve stare veramente a cuore, io credo, è che, come è stato detto di molti colleghi ed anche dallo stesso Presidente della Regione, in ossequio al precedente deliberato del Consiglio regionale, ed anche perché la questione è stata oggettivamente rilanciata dall'infortunio del ministro Martino, si proceda a revocare, a recedere dal protocollo di impegno e a rinegoziare in ossequio a ciò che il Consiglio regionale ha deliberato. A me interessa più questo, francamente, ed interessa che il Consiglio regionale e la Giunta e il Presidente della Giunta nel suo insieme marcino su questa strada. Mi interessa questo molto di più del fatto che sia contenuta o meno la parola dimissioni nell'ordine del giorno del Consiglio. Poi se si vuole mettere si metta, però io dico quello che penso. Mi sembra che non è utile che ci si divida tra chi chiede le dimissioni e chi non le chiede. Faccio una domanda: ma il documento è reso più forte dal fatto che si chiedono le dimissioni, che non c'è nessuno in quest'Aula che non sappia che non ci saranno? Se vogliamo fare più uno, c'è chi chiede le dimissioni del ministro Martino e c'è chi può chiedere le dimissioni del Governo. Poi, se lo vogliamo proprio fortissimo chiediamo le dimissioni di Bush. Io credo che dobbiamo chiedere ciò che ragionevolmente si può ottenere. Io penso che si debba ottenere di recedere da quel protocollo di impegno; penso che si debba riaprire col Governo la partita di La Maddalena, questo mi interessa, non che ci sia una parola lì dentro. La cosa importante è ridiscutere quella roba lì, e per fare questo occorre l'unità del Consiglio regionale ed occorre che il Presidente della Giunta vada forte di una posizione netta e chiara, che chieda ciò che è giusto ottenere, sapendo ciò che si può ottenere e ciò che non si può ottenere.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Cogodi. Ne ha facoltà.

COGODI (R.C.). Abbiamo discusso a lungo delle prerogative del Consiglio, della correttezza istituzionale e di quant'altro. Faccio notare umilmente che già da mezz'ora si discute se togliere o no una parola e come votare un ordine del giorno, che porta il numero 2. Sfugge che se porta il numero 2 è evidente che c'è anche il numero 1. Quest'ordine del giorno numero 1 è come se non ci fosse. È stato presentato l'ordine del giorno numero 1 prima della conclusione della discussione generale, quindi, a norma di Regolamento, ha anche diritto di essere illustrato. Non vale! In omaggio, in ossequio alle prerogative del Consiglio vale il fatto che gli ordini del giorno ritenuti unitari o tendenzialmente unitari travalicano, sconvolgono, distruggono la dialettica parlamentare. Auguri! Posso illustrare l'ordine del giorno numero 1 a norma del Regolamento?

PRESIDENTE. Quando arriverà il momento lei illustrerà l'ordine del giorno. Io pensavo, onorevole Cogodi...

COGODI (RC). Siccome stiamo discutendo di fatto il numero 2, esiste una regola in base alla quale presentati gli ordini del giorno uno può essere illustrato ed uno no? Perché uno è stato presentato dopo ed uno prima. E prima di tutta questa discussione andavano presentati, letti gli ordini del giorno e quelli che per Regolamento possono essere pure illustrati. Io comunque attendo pazientemente, noi attendiamo pazientemente che il Regolamento in questo Consiglio e la dialettica parlamentare si rispetti. Quando sarà il turno prenderemo la parola.

PRESIDENTE. L'unica cosa che ho fatto non conforme al Regolamento è quella di dare la parola a lei adesso. Su questo ho sbagliato e chiedo scusa a tutti i colleghi, perché qui non si stanno illustrando gli ordini del giorno, ma c'è una incomprensione fra coloro che hanno fatto l'ordine del giorno e prima di illustrare gli ordini del giorno a me pare corretto che venga...

COGODI (R.C.). Sospende e fa presentare gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Secondo lei perché non l'hanno eletta Presidente del Consiglio? Potevano eleggere lei!

COGODI (R.C.). Non sono passato con la destra.

PRESIDENTE. No, guardi io non sono mai passato, non sono mai stato con lei, con la sua sinistra, tanto meno con lei onorevole Cogodi. Ma si vergogni! Si vergogni di dire queste cose in quest'Aula.

COGODI (R.C.). Faccia il Presidente e rispetti le regole.

PRESIDENTE. La vuole smettere o la faccio accompagnare fuori. Per cortesia fate uscire l'onorevole Cogodi. I Questori accompagnino fuori l'onorevole Cogodi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno verrà illustrato dai suoi colleghi che sono in grado di farlo quanto lui. Per favore, i lavori sono sospesi fino a quando l'onorevole Luigi Cogodi non lascia l'Aula.

COGODI (R.C.). La lasci tu l'Aula, perché questo non sta né in cielo né in terra. Ma stiamo scherzando?

(La seduta sospesa alle ore 21 e 32, viene ripresa alle ore 21 e 39.)

PRESIDENTE. Colleghi, il Presidente del Consiglio, a norma di Regolamento ha allontanato un consigliere che stava disturbando lo svolgimento normale dei lavori dell'Aula, quindi il confronto democratico in quest'Aula. Questo Consigliere non va via, è ancora in Aula. Io sono costretto a chiudere i lavori qui; riprenderanno martedì e se questo consigliere, l'onorevole Cogodi, sarà presente all'inizio dei lavori, io non aprirò i lavori, perché l'onorevole Cogodi è sospeso.

La seduta è tolta alle ore 21 e 40.