CCLXXXVI Seduta
(Antimeridiana)
Giovedì, 24 Ottobre 2002
Presidenza del Presidente Serrenti
indi
del Vicepresidente Biggio
La seduta è aperta alle ore 10 e 37.
cappai, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana dell'8 agosto 2002, che è approvato.
Risposta scritta ad interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
Interrogazione ONIDA sugli incomprensibili ritardi nell'attuazione dei progetti del Comune di Cabras finanziati nei PIA 1998. (415)
(Risposta scritta in data 17 ottobre 2002.)
Interrogazione SANNA Giacomo - MANCA sul nuovo tracciato della "Strada Statale 195". (466)
(Risposta scritta in data 17 ottobre 2002.)
Interrogazione SANNA Alberto - BIANCU - SANNA Gian Valerio sull'istituzione delle nuove Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) nel territorio della provincia di Oristano. (529)
(Risposta scritta in data 22 ottobre 2002.)
Annunzio di presentazione di disegno di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:
Testo unico delle leggi regionali in materia di incentivi e tutela dell'artigianato. (354)
(Pervenuto l'8 ottobre 2002 ed assegnato alla sesta Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
dai consiglieri PIANA - CAPELLI - CAPPAI - RANDAZZO:
"Riordino dei Consorzi di bonifica". (352)
(Pervenuta il 2 ottobre 2002 ed assegnata alla quinta Commissione.)
dai consiglieri MANCA - SANNA Giacomo:
"Riordinamento dei Consorzi di bonifica". (353)
(Pervenuta il 2 ottobre 2002 ed assegnata alla quinta Commissione.)
dal consigliere MURGIA:
"Disposizioni a sostegno della famiglia". (355)
(Pervenuta il 15 ottobre 2002 ed assegnata alla settima Commissione.)
dal consigliere MURGIA:
"Disposizioni in materia di comunità giovanili". (356)
(Pervenuta il 15 ottobre 2002 ed assegnata alla settima Commissione.)
dal consigliere MURGIA:
"Interventi a favore di forme collettive di garanzia fidi nel terzo settore". (357)
(Pervenuta il 15 ottobre 2002 ed assegnata alla sesta Commissione.)
dal consigliere MURGIA:
"Promozione e coordinamento delle politiche a favore dei giovani sardi". (358)
(Pervenuta il 15 ottobre 2002 ed assegnata alla seconda Commissione.)
dal consigliere MURGIA:
"Istituzione di un fondo per il microcredito in Sardegna". (359)
(Pervenuta il 15 ottobre 2002 ed assegnata alla sesta Commissione.)
dal consigliere DIANA - MURGIA - BIGGIO - CARLONI - CORDA - FRAU - LIORI - LOCCI - SANNA NIVOLI - USAI:
"Istituzione dell'I.R.S.E.C. - Istituto regionale per gli studi dell'età contemporanea". (360)
(Pervenuta il 18 ottobre 2002 ed assegnata alla ottava Commissione.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza:
cappai, Segretario:
Interrogazione FRAU, con richiesta di risposta scritta, sull'Ente foreste. (548)
Interrogazione RASSU, con richiesta di risposta scritta, sulla realizzazione di una strada di collegamento SS 131 bis (Campu Giavesu) alla Ittiri-Alghero-svincolo SS 131 bis per Torralba. (549)
Interrogazione FRAU, con richiesta di risposta scritta, sui contributi alle Province. (550)
Interrogazione CASSANO, con richiesta di risposta scritta, sulla paventata chiusura dell'ufficio postale di Cargeghe. (SS). (551)
Interrogazione IBBA - SANNA Emanuele - PACIFICO - DORE, con richiesta di risposta scritta, sulla classificazione urbanistica attribuita dal Comune di Cagliari all'area su cui sorge l'Ospedale Marino. (552)
Interrogazione RASSU, con richiesta di risposta scritta, sulla realizzazione della strada di collegamento SS 131 bis bivio Cossoine - Bosa svincoli SS 131 bis Bonorva-Cossoine. (553)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 88. Se ne dia lettura.
cappai, Segretario:
MOZIONE SPISSU - FADDA - BALIA - COGODI - BIANCU - CALLEDDA - CUGINI - DEIANA - DEMURU - DETTORI - DORE - FALCONI - GIAGU - GRANELLA - IBBA - LAI - MARROCU - MASIA - MORITTU - ORRU' - ORTU - PACIFICO - PINNA - PIRISI - PUSCEDDU - SANNA Alberto - SANNA Emanuele - SANNA Gian Valerio - SANNA Salvatore - SCANO - SECCI - SELIS - VASSALLO di sfiducia alla Giunta regionale.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PRESO ATTO che lo stato dei rapporti nella Giunta regionale e nella coalizione del centrodestra configura una vera e propria crisi, ancorché non formalizzata;
SOTTOLINEATO che la situazione descritta dura ormai da lungo tempo, appare senza sbocco e ha determinato il blocco del Consiglio regionale e un pesante danno per gli interessi generali della comunità sarda;
SOTTOLINEATO che gli avvenimenti di questi giorni, culminati nella chiusura del Consiglio per abbandono di campo da parte della Giunta e della coalizione di centrodestra sono di una gravità senza precedenti;
CONSIDERATO che tale stato di cose non può durare un giorno di più e che è assolutamente urgente, per rispetto dei principi della vita democratica e nell'interesse della credibilità e della dignità degli organi istituzionali in questione, che il Consiglio regionale venga riaperto, riprenda la sua operatività e abbia la possibilità di prendere atto che non esiste una maggioranza che sostenga la Giunta regionale,
dichiara la sfiducia alla Giunta regionale presieduta dall'On. Mauro Pili. (88)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
SPISSU (D.S.). Signori Presidenti, onorevoli colleghi, con la mozione di sfiducia sottoscritta da trentaquattro consiglieri regionali abbiamo inteso, dopo la diserzione dell'Aula di due Gruppi consiliari che compongono la maggioranza e dell'intera Giunta, portare in Consiglio regionale, nella sede più rappresentativa della Sardegna in cui si esercita il nostro mandato elettorale, la crisi di un'inesistente maggioranza di centrodestra, che da tre anni occupa il potere senza consenso elettorale e - com'era fin dalle premesse comprensibile - senza un programma e un progetto condiviso.
Ci rendiamo conto che questa nostra pretesa di svolgere in Aula, alla luce del sole, in senso metaforico naturalmente, un dibattito e un chiarimento sugli accadimenti politici che determinano tante convulsioni nei rapporti tra le sedicenti forze alleate, questa nostra voglia di rispettare la Sardegna, gli elettori, le forze economiche, le forze sindacali e gli enti locali, che ci guardano e che dipendono dalle nostre azioni, dalle leggi che approviamo, dai nostri tormentati bilanci, questo nostro essere caparbiamente difensori delle prerogative consiliari e dell'esercizio di esse nella sede propria possono apparire a molti degli innovatori della vostra maggioranza un modo tradizionale e un po' vecchio di fare politica. Così è. Cos'è del resto un dibattito consiliare in confronto ai metodi moderni di fare politica, quelli in base ai quali tutto si sviluppa attraverso note stampa, interviste, dichiarazioni, assenze dall'Aula, finte guerre stellari, telefonate romane di fronte a un popolo di spettatori che subisce intontito messaggi che cambiano da un giorno all'altro? La politica ridotta a un teatrino e l'Assemblea regionale declassata a un inutile e noioso orpello.
Chiedo scusa per il tono sarcastico, ma è evidente a tutti come nella vicenda politica di questi anni siano state portate al nostro sistema parlamentare modifiche e prassi che ne hanno alterato profondamente la funzione e hanno cambiato il suo funzionamento e le sue prerogative. Non mi riferisco soltanto ai fatti più recenti, ma a un tentativo costante e non più episodico di costituzione di un potere esterno al Consiglio, derivato da atti amministrativi e governativi che affidano a un Presidente commissario, in nome di presunte straordinarietà ed emergenze, compiti e funzioni complesse che non solo hanno alterato e alterano la competenza consiliare e il rapporto fra Esecutivo e Assemblea, ma attengono all'essenza della nostra autonomia, della nostra capacità di autogoverno, della specialità più volte richiamata, spesso vanamente e in modo inconcludente, nei vostri discorsi. Una lenta mutazione genetica delle nostre regole e del comportamento delle forze politiche e dei Gruppi, subito dalla maggioranza, contrastato dalla nostra opposizione, che tuttavia non riesce a modificarne la deriva.
L'onorevole Floris si è mosso nel rispetto delle regole in vigore e sulla base di un codice politico tradizionale, che in caso di espressa sfiducia, in Aula o fuori, portava alle dimissioni e all'apertura di una trasparente verifica tra le forze della maggioranza costituita. Pili ha introdotto una prassi che esalta un attaccamento ipertrofico all'incarico di Presidente e sebbene eletto in un oscuro passaggio consiliare, dopo le dimissioni dell'onorevole Floris, causate da una votazione segreta, tiene stretto l'incarico nonostante intorno a lui si rappresenti costantemente il disfacimento della sua maggioranza e il profondo limite di un'azione di governo cesarista e neocentralistica, come ha affermato più volte - lo cito - lo stesso onorevole Mario Floris. A questo modo di interpretare la politica e il mandato presidenziale non sono sufficienti, per aprire un chiarimento interno, né le oltre cinquanta bocciature in Aula, né le dichiarazioni di parti importanti della maggioranza, né il crescente dissenso di tutte le forze sociali ed economiche, né i numerosi incidenti di percorso accaduti in questi mesi.
Mai si erano visti presidenti di società regionali, come è accaduto nel caso SFIRS, sbugiardare il Presidente della Giunta; mai si era visto un Presidente della Giunta inoltrare ricorso all'Unione Europea contro un'iniziativa di una sua società, in altri termini si ricorre contro sé stessi. Non si era mai visto che un presidente di un ente regionale attaccasse pesantemente, in un convegno pubblico di una organizzazione sindacale, il Presidente della Giunta sul Piano d'ambito, il Presidente di quella Giunta da cui trae l'incarico e la ragione di esistenza. Non si era mai visto l'istituto regionale ridotto ormai a una caricatura della sua passata autorevolezza.
L'opinione dell'onorevole Floris - lo cito ancora una volta - è che siamo in presenza di una conduzione cesarista, di uno splendido isolamento a Villa Devoto, di un governo per decreti e fatti episodici, di un dirigismo, un nuovismo ed un efficientismo senz'anima. Ma questo non è ancora sufficiente per aprire la crisi, per aprire una verifica all'interno della maggioranza e per utilizzare l'antico strumento delle dimissioni, così dignitose, sconosciute all'onorevole Pili e al suo Esecutivo. Non è sufficiente neanche un durissimo attacco del secondo partito della coalizione che, dopo gli schiaffi sulla SFIRS-Costa Smeralda e la nomina del commissario dell'ARPAS, ha un sussulto di orgoglio e parla di umiliazione del proprio partito, di necessità di adeguate rappresentanze, di ritardi accumulati nel varo delle riforme, di scarsa discontinuità con i governi del passato che ha prodotto un'indefinita strategia e un non sufficiente - ed è un eufemismo naturalmente - sviluppo economico. Anche questo pare che non basti per aprire la crisi che a tutti appare clamorosa. Non basta neanche lo spettacolo della diserzione dell'Aula - innovando anche da questo punto di vista - di due Gruppi della maggioranza e dell'intera Giunta e la sospensione dalla Giunta di due Assessori rappresentanti del Gruppo di Alleanza Nazionale. Tutto scorre, tutto scivola, tutto viene ricomposto con pacche sulle spalle e minacciate richieste di commissioni d'inchiesta subito ritirate. Tutto viene ricondotto a un'apparente normalità, che somiglia molto all'azione di chi, nella pulizia della stanza, mette la sporcizia sotto il tappeto.
Ma è evidente a tutti come questa nostra Regione sia ormai commissariata dalla politica romana, da Fini e da Berlusconi, e i protagonisti sardi, come è evidente nel viraggio e nell'imbarazzata ritirata di Alleanza Nazionale, fanno soltanto finta di fare la voce grossa, ma è un abbaiare alla luna. Nessuno ha notizie, infatti, dei famosi punti programmatici ultimativi minacciati da Alleanza Nazionale negli scorsi giorni, né degli equilibri e riequilibri nella distribuzione del potere, a cui peraltro A.N. partecipa a tutti i livelli.
La vicenda si conclude, come era partita, con un'ennesima lotta per la spartizione del potere, rinviata fino alla prossima acutizzazione, forse sull'ARPAS, forse sulla SFIRS, forse sull'Autorità portuale. I sardi hanno però diritto di sapere cosa capita, hanno diritto di sapere quale collante tiene insieme questa mal assortita maggioranza, che da tre anni mal governa la Sardegna, producendo ormai danni non calcolabili al sistema economico e sociale e mettendo a repentaglio la possibilità di un recupero del ritardo che, anziché diminuire, cresce. Dopo tre anni di governo di centrodestra non c'è settore della nostra Isola che non manifesti preoccupazione, dissenso e critica aperta verso il vostro Governo. Continuate a navigare a vista, senza una visione d'insieme condivisa, non dico dai sardi, ma neanche dai 41, 42, 43 o 44 consiglieri della maggioranza, perché anche questo non è dato comprendere esattamente. Niente politiche industriali, niente politiche energetiche, niente politiche per il lavoro, politiche di bilancio disastrose, nessun tavolo di concertazione aperto, nessuna contrattazione viene conclusa neanche quando si aprono seri rischi per le risorse del POR e comunitarie.
Un bilancio estremamente negativo per il centrodestra che ha fallito nella capacità di governo, che tiene la Sardegna immobile nei suoi rapporti con lo Stato, che determina nei fatti un rapporto ancillare col Governo romano che farebbe rivoltare nella tomba i padri della nostra autonomia e fa risuonare come beffardi i propagandistici richiami ad essa. E del resto perché dovremmo aspettarci rispetto per questi valori e per il confronto democratico tra le forze politiche nella società sarda da chi da tre anni paralizza qualunque processo riformatore, qualunque confronto, qualunque discussione sulle riforme, e in modo ormai palesemente strumentale, ma anche fallimentare, insegue la grande riforma - la Costituente - che è diventata come l'araba fenice, buona per coprire pudicamente ammantandosi di grandi disegni riformatori, ma ben più concreta e misera pratica gestionale in settori fondamentali della nostra economia? Che significato possono avere le dichiarazioni dell'onorevole Fantola, di Floris, del centro strategicamente divaricato - si dice - da Forza Italia e da A.N., questo sottolineare costantemente le distanze senza produrre atti concreti, chiari, che in politica sono quelli che contano?
Che cosa, quindi, vi tiene insieme se ogni giorno dichiarate il fallimento del programma, del progetto, l'inesistente collegialità, il mancato rispetto tra di voi? Che cosa vi tiene insieme e vi impedisce di far seguire, come sarebbe logico, alle parole i fatti? La verità è che tutto viene giocato ai fini di una nuova e diversa spartizione del potere, questa sì senza progetto e senz'anima. Non sono sufficienti a coprire tanta incapacità i depliant divulgativi dell'onorevole Pili, né i patti televisivi con l'onorevole Berlusconi su programmi peraltro già contenuti nell'intesa Stato-Regione del 1999, a nascondere il fallimento del ruspante esperimento sardo. Non bastano le dichiarazioni sulla stampa senza un sussulto serio e conseguente in quest'Aula, onorevole Floris, onorevole Fantola, onorevole Oppi, colleghi di A.N., che tanto avete sollevato il tono in queste settimane passate. Avete ormai un profondo deficit di credibilità verso la società sarda che verifica quotidianamente il blocco della spesa, l'interruzione delle politiche di concertazione nello sviluppo locale, il disordine e la confusione nell'uso delle risorse comunitarie, la casualità e l'uso politico dei trasferimenti agli enti locali, la distrazione verso le pratiche concertative serie che producono risultati condivisi e non, come a voi piacerebbe, acritici consensi. Non avete alcuna idea della prospettiva da assegnare alla nostra Isola.
Paradossalmente questa situazione consente a noi dell'opposizione di lucrare e di denunciare ogni giorno l'insufficienza della vostra azione e di metterla a nudo rappresentandola ai sardi così come viene rappresentata a noi. L'onorevole Pili e le vostre profonde divisioni sarebbero per noi, cinicamente, il modo migliore per fare iniziativa politica e per fare opposizione. C'è però un interesse più generale che a noi pare debba essere salvaguardato, che supera l'interesse di ciascuna parte politica e costituisce l'essenza del nostro mandato. Siamo qui per curare l'interesse della Sardegna e dei sardi, i quali hanno capito il gioco e si aspettano che cessiate di provocare ulteriori danni. Tre anni di ininterrotto esercizio dell'attività di governo hanno messo in scena le vostre effettive capacità di guidare la Sardegna e l'insufficienza del vostro gruppo dirigente. Un'occupazione del potere senza politica, senz'anima, che i sardi non meritano e che - lo confermiamo con questa mozione - si può sanare soltanto con le vostre dimissioni.
Un'ultima cosa su una discussione che si è aperta sul sistema idrico, sul commissariamento dei poteri democratici e sulle azioni che concretamente si stanno mettendo in campo. Noi su questo annunciamo una mozione del centrosinistra che porterà in Aula, nella sede propria, nella sede più adeguata, la discussione sul mandato commissariale assegnato al presidente Pili e sulle azioni che concretamente si stanno mettendo in campo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Deiana. Ne ha facoltà. Ricordo che le iscrizioni a parlare devono pervenire entro la conclusione dell'intervento dell'onorevole Deiana.
DEIANA (Gruppo Misto). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, ieri ho avuto occasione di presentare pubblicamente l'associazione culturale politica denominata "Centro", di cui sono il presidente. Non essendo iscritto, in questo momento, a nessun partito ed essendo uno dei componenti del Gruppo Misto la mia azione politica e tutti gli atti che compirò saranno naturalmente attribuiti alla politica e all'attività culturale di tale associazione.
Prendo la parola per esprimere la mia posizione sulla mozione di sfiducia alla Giunta regionale. Nell'esprimere una posizione politica ci si deve rifare all'esperienza maturata in questa prima parte della legislatura in riferimento sia all'azione svolta dal Governo regionale, sia all'attività del Consiglio regionale stesso, del quale mi onoro di far parte. Ciò che emerge con evidenza è il ruolo che la maggioranza ha avuto all'interno del Consiglio, anche durante le votazioni. Non dobbiamo dimenticare che più volte l'attuale maggioranza in occasione della votazione di documenti di grande importanza e rilievo anche dal punto di vista delle risorse finanziarie stanziate, delle ricadute occupazionali e della ricchezza in generale della Sardegna, più volte si è trovata in minoranza. Non sono cose di poco conto, sono fatti di natura politica che richiedono una riflessione e un comportamento consequenziale. C'è chi ha la sensibilità per essere conseguente e chi non ce l'ha, di questo se ne prende atto.
Parallelamente a questo comportamento della maggioranza si registra un presenzialismo eccessivo. Non che si voglia esprimere una critica per il numero di volte che il Presidente della Regione e i componenti della Giunta appaiono in televisione, ma mi sembra che il consuntivo delle presenze in TV superi quello dei fatti concreti nell'azione di governo. Allora, se sul piano personale in questo modo si può ottenere qualche risultato anche elettorale per il futuro, perché un candidato si mette in evidenza attraverso i mezzi di comunicazione, il tempo dedicato a questa attività presenzialista e a curare la propria telegenicità va a discapito delle azioni concrete che un Esecutivo deve porre in essere.
Oltre a questo, c'è un fenomeno che non si riesce a capire e che riguarda il rapporto del Governo regionale con le forze sociali e imprenditoriali. Mi sembra che concetti più volte espressi dai Governi che abbiamo conosciuto, e che vengono spesso sintetizzati con il termine "concertazione", forse in questo momento sono, se non totalmente dimenticati, abbondantemente trascurati. Una volta che il dialogo democratico nei momenti di partecipazione della società sarda è trascurato che cosa emerge? Emerge un'azione verticistica, il commissariamento per supplire al consenso cercato e concordato con le forze sociali. Mi sembra che questo sia un dato facilmente rilevabile e che non si possa trascurare la necessità del raccordo tra l'azione del Governo e il lavoro portato avanti dal Consiglio regionale. Io ho maturato qualche esperienza nell'ambito dell'attività legislativa del Consiglio regionale, perché ho avuto la fortuna di essere eletto in diverse legislature, ma forse un'inattività come questa nell'affrontare i temi, le proposte e i disegni di legge in carico alle Commissioni non l'ho mai vista. Ne devo prendere atto con grande insoddisfazione personale, però dico anche: "Diamo la responsabilità a chi ha i numeri per poter fare qualcosa". Io ho presentato quattordici proposte di legge, scritte di mio pugno, ma nonostante se ne sia iniziata la discussione nessuna proposta ha visto concluso l'iter istruttorio in Commissione.
In politica si può anche dire "no", un "no" dignitoso laddove non si condivida una proposta, ma qui non si riesce né a dire "no" né a dire "sì", qui manca proprio la coscienza e la cognizione del ruolo che ognuno di noi deve svolgere come legislatore e come delegato del popolo a fare le leggi. Questa è una mancanza enorme, vuol dire che abbiamo già sprecato mezza legislatura, perché ognuno di noi ha le proprie responsabilità verso chi lo ha eletto.
Voglio solo citarne due non potendole richiamare tutte: la proposta di legge sulla famiglia, un argomento di cui al di fuori di qui tutti ci riempiamo la bocca, ma poi nel concreto manca la volontà di affrontarlo, e la proposta di legge sulla ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica, che l'allora Assessore della programmazione, l'onorevole Pittalis, con grande entusiasmo sosteneva dovesse essere portata avanti a tutti i costi, invece tutto si è fermato.
Forse siamo vissuti più di annunci che di fatti concreti; quante volte abbiamo sentito in quest'Aula oppure nei convegni o durante le campagne elettorali annunciare certe riforme, che sembravano la bandiera, la risoluzione di tutti i problemi della Sardegna. Riforme mai realizzate, senza neanche dimostrare un minimo di volontà di portarle avanti. Sotto questo aspetto mi sembra che ognuno di noi debba riflettere su cosa concretamente ha voluto portare avanti, perché non avere la volontà di portare avanti ciò che si propone è semplicemente un'imbiancatura, come si suol dire, una passata di vernice per rinnovare l'immagine, rimanendo però contrari a ciò che si è annunciato. Sono cose che la gente ci addebiterà.
Dall'inizio della legislatura si intuiva che sarebbe stato difficile governare in base ai numeri e alla composizione di questo Consiglio regionale, e io ricordo che anche passando vicino al bar o nei corridoi di questo palazzo in compagnia dell'uno o dell'altro si destava il sospetto, c'era un clima non sereno anche nei rapporti tra colleghi. Quel clima di sospetto si è poi trasformato in un'inerzia totale. Sembra che l'unico problema di questa legislatura sia la gestione del potere come tale e la spartizione di qualche posto di sottogoverno. Io dico che la politica regionale deve fare anche questo, ma soprattutto deve realizzare cose importanti, e a me pare che di cose importanti ne abbiamo fatte sempre di meno, proprio nel momento in cui l'autonomia regionale, il valore della sardità e l'interesse dei sardi hanno più necessità di essere rilanciati.
Io faccio riferimento a una posizione personale, quella di essere componente dell'Assemblea costituente, con la speranza di portare avanti qualche riforma. Avendo firmato la mozione di sfiducia era giusto che motivassi il mio voto favorevole e la mia collocazione attuale che è dovuta cambiare, con mio dispiacere, perché avrei preferito continuare a far parte del movimento in cui sono stato eletto e del Gruppo al quale appartenevo. E' l'evoluzione della politica e quindi mi trovo oggi ad affermare che questa prima parte della legislatura è stata poco produttiva e forse dovremmo fare tutti uno sforzo affinché la parte restante ci veda impegnati in modo diverso. Secondo la mia visione una delle cose da riprendere è la mozione numero 1, sulla costituzione di una Giunta per le nuove regole, presentata all'inizio della legislatura, che non ha ancora avuto nessuna risposta.
PRESIDENTE. C'è un lungo elenco di iscritti a parlare, compresi i Capigruppo. Per consentire il dibattito dovrei chiamare alternativamente un consigliere del centrosinistra e uno del centrodestra, ma se non vi sono iscritti del centrodestra fare questo non è possibile. Dovrei a questo punto far intervenire i Capigruppo, ma affinché il dibattito sia corretto è opportuno che i Capigruppo intervengano alla fine, in questo modo però la discussione diventa unilaterale in quanto parla soltanto il centrosinistra. C'è un volontario del centrodestra, che ringrazio, e che fa slittare il problema di almeno dieci minuti.
E' iscritto a parlare il consigliere Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS (Rif. Sardi-U.D.R.). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, la mozione di sfiducia presentata dal centrosinistra ovviamente dà l'occasione anche alla maggioranza di approfondire ulteriormente la sua verifica nella sede propria del Consiglio regionale della Sardegna e di fronte all'opinione pubblica, senza paura di scandagliare alla luce del sole il suo malessere e il suo disagio, come lo ha definito Alleanza Nazionale.
E' una crisi che investe il nuovo modo di fare testimonianza politica, dopo il disfacimento epocale della politica tradizionale degli anni novanta, che evidentemente non ha trovato in Sardegna adeguato superamento storico, etico e culturale. Non siete, quindi, cari colleghi del centrosinistra, meri convitati di pietra in questo che può sembrare un dibattito interno alla maggioranza. Le considerazioni espresse nella mozione, pur non sottovalutandone il significato, rappresentano - perché non dirlo - la punta di un iceberg di una crisi profonda dell'autonomia e del sistema politico e partitico regionale.
E' una crisi che investe entrambi i versanti, insieme dobbiamo fronteggiare, se vogliamo, questa deriva istituzionale. Bene ha fatto Alleanza Nazionale a richiamare il nodo politico della maggioranza, vuol dire che le cose che l'U.D.R. ha detto in questi mesi non sono cadute nel vuoto, che non erano in contrapposizione aprioristica alla maggioranza o al suo Presidente, ma rispecchiavano l'esigenza di portare a verifica e a confronto una nuova cultura autonomistica e nazionalitaria di governo che fosse in sintonia con le aspettative dei sardi e li rendesse partecipi delle loro scelte e del loro futuro.
Io, sarò franco, comprendo che si può essere sgradevoli, ma è meglio essere sgradevoli e franchi che non essere né franchi né sgradevoli. E', oggi, il nocchiere in grado di traghettare questa Giunta, questa maggioranza, questo progetto politico in una rotta sicura, senza che la compagine beccheggi e rischi il naufragio nello scorcio finale della legislatura? Se nel corso di questo dibattito-verifica - già però l'iscrizione a parlare non dà questo significato - la maggioranza decidesse rotte alternative, qualunque determinazione essa dovesse collegialmente adottare, da parte mia e del mio movimento non ci saranno intendimenti destabilizzanti.
Non intendo ripetere qui cose da me già dette e scritte; non intendo neppure entrare nella querelle sul Piano d'ambito, anche se sentire tutti i giorni un Assessore che parla di "bombardamento delle nuvole", dell'acqua di Monteponi e così via, è veramente triste. C'è un piano, non ho capito se questo piano debba essere o no affrontato nella sua globalità. Sono cose che non coinvolgono e non hanno mai coinvolto la maggioranza; nessuno avrebbe avuto nulla da ridire e contestare se correttamente e collegialmente avessimo affrontato queste esigenze.
Il Presidente della Regione deve essere in grado di portare avanti il programma originario e le idee forza che hanno ispirato la coalizione, sapientemente collegandoli con i valori dei partiti del centro e i principi e le idealità della sardità e dell'ispirazione nazionalitaria, guardando soprattutto alla difesa e alla salvaguardia del mondo economico e imprenditoriale sardo, perché i sardi diventino protagonisti di una nuova cultura autonomistica e nazionalitaria dello sviluppo, perché si riapproprino del proprio vissuto territoriale e ambientale, delle proprie risorse di vita, di speranza e di progresso.
E' questa una condizione insuperabile per andare avanti insieme: la difesa della specificità dei sardi, della loro realtà economica e imprenditoriale in uno scenario di crescita di nuova occupazione. Il Presidente di una Regione a Statuto speciale non può avere un attimo di esitazione nel sostenere i sardi quando si affacciano a livello internazionale per competere e confrontarsi con altri sistemi, per cimentarsi e osare nella mondializzazione dell'economia in nome della sardità e della nostra identità. Continuo coerentemente a esprimere questi pensieri in pubblico senza rifugiarmi in giochi e tatticismi, peraltro è quanto si pensa in tutti gli ambienti e tutti i colleghi dicono in privato, ma non hanno il coraggio di dire in pubblico. Ma Alleanza Nazionale e l'U.D.C. negli ultimi tempi hanno scoperchiato il vaso di Pandora dei mali della maggioranza, diffondendo all'esterno le sue contraddizioni e il suo malessere. Ma non basta, davanti a noi si affacciano due strade: fare un atto di fede e lasciare le cose come stanno, rinviando lo scioglimento dei nodi ed affidandoci al buon Dio, oppure fare una seria e profonda riflessione da parte della maggioranza per correggere le inadeguatezze e operare un cambiamento di metodi e di strategie e riacquistare lo spirito originario del programma e della coalizione.
Colleghi, due linee di pensiero, due concezioni diverse della politica e dell'autonomia si confrontano e si affrontano oggi in Consiglio e nella maggioranza: la prima è la linea rappresentata dal presidente Pili, in cui prevale una certa impostazione presidenzialistica, non voglio chiamarla personalistica, del governo della Regione; una linea che sembra fare a meno dei partiti, dei gruppi e dei loro programmi, per volare affidandosi all'estro e alla fantasia del pilota. La seconda è la linea comunitaria, collegiale, forse più tradizionale, in cui il pensiero di libertà di Forza Italia e di socialità di Alleanza Nazionale si incontra e si confronta col pensiero dei partiti del centro e con le nuove istanze nazionalitarie e autonomistiche della Sardegna.
Nel momento in cui l'Europa si allarga ai paesi del Nord e dell'Est europeo e nel Mediterraneo si schiudono nuove prospettive per la nostra Isola, con l'ampliamento di nuovi mercati e di nuovi scenari economici e istituzionali, questo nuovo ruolo della Sardegna presuppone maggiore solidarietà, apertura e collaborazione, non all'interno della maggioranza, ma fra tutte le forze politiche di maggioranza e di minoranza, e non una chiusura antistorica, come abbiamo registrato in questa fase dell'autonomia.
In questo nuovo scenario non abbiamo bisogno di chiusure miopi della maggioranza, magari motivate da calcoli di potere, ma di un allargamento e non di un restringimento blindato, come da taluni evocato. Un allargamento per dare respiro all'autonomia, per raccogliere le nuove sfide dello sviluppo, del nuovo Statuto, di un processo riformatore della nostra specialità, soprattutto per un nuovo e diverso rapporto Stato-Regione, in cui venga portata avanti da tutte le forze politiche la battaglia per le risorse finanziarie che spettano alla Sardegna almeno in misura pari a quelle della Sicilia, come scritto nelle dichiarazioni programmatiche da me e dal presidente Pili. Dobbiamo arrivare al cuore del problema, non possiamo contrabbandare o far passare come conquiste della nostra autonomia, seppure importanti, le intese di programma col Governo nazionale, che portano centinaia di miliardi (mai arrivati, sono solo promesse e continueranno ad esserlo) che sono dovuti alla Sardegna per le opere pubbliche e i vari settori, mentre possono arrivare nell'Isola migliaia di miliardi solo col riconoscimento delle imposte sul carburante, per il carburante prodotto in Sardegna e non solo per quello consumato.
E' una nuova frontiera della nostra autonomia, una battaglia per un vero federalismo fiscale nell'ottica del progetto nazionalitario; è un obiettivo vitale per la Sardegna, dopo la sua uscita dall'Obiettivo 1. D'altra parte, così diceva anche la finanziaria dell'anno scorso: facciamo un bilancio a giugno perché a giugno chiuderemo la grande vertenza di libertà e ci affrancheremo dal bisogno di andare a contrattare elemosine con lo Stato nazionale. E su questo occorre non solo la solidarietà e l'unità di tutte le forze politiche, ma una nuova lotta costituente del popolo sardo.
Concludo, Presidente, dicendo che noi abbiamo apprezzato il garbo, il silenzio e forse l'imbarazzo di Forza Italia in questa fase, ma il partito leader della maggioranza ha il dovere di uscire dal suo riserbo, di riaffermare la sua linea originaria da tutti condivisa e di promuovere il processo originario programmatico condiviso dalla coalizione all'inizio di questa legislatura.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cogodi, quindi stiamo modificando la consuetudine che i Capigruppo parlino per ultimi. E' iscritto a parlare il consigliere Cogodi. Ne ha facoltà.
COGODI (R.C.). Signori Presidenti, signori consiglieri, qualcuno si chiedeva in questi giorni perché mai una mozione di sfiducia di gran parte dell'opposizione. Essendo l'opposizione minoranza e quindi affidando a un voto del Consiglio un'espressione di fiducia o meno in termini puramente numerici, si sarebbe data l'opportunità alla maggioranza di confermarsi o, come diceva qualcuno, addirittura di ricompattarsi.
Noi di Rifondazione Comunista, tuttavia, insieme a gran parte dell'opposizione, insieme alle forze dell'Ulivo, abbiamo ritenuto di presentare una mozione di sfiducia alla Giunta Pili. Una mozione che non serve all'opposizione, perché noi la sfiducia l'abbiamo già votata e la confermiamo ogni giorno nella serietà della nostra opposizione. La mozione di sfiducia è quindi l'occasione perché in Aula, pubblicamente, si discuta della crisi, quella vera, non quella strisciante che striscia sempre e non conclude mai. Abbiamo inteso offrire un'occasione perché le forze politiche seriamente, coerentemente, responsabilmente dicano all'opinione pubblica, ai sardi che vogliono capire, quali sono le ragioni vere, profonde e reali della crisi e quali sono le possibilità di un'eventuale soluzione.
Partendo in ordine non di importanza, ma almeno di distanza, la mozione serve, per esempio, perché A.N. chiarisca che cosa ha inteso quando ha rivendicato una sua dignità e se quella dignità nel frattempo è stata ristabilita oppure ad essa ha rinunciato, e che cosa ha inteso dire con la frase: "Pongo una questione politica di prima grandezza perché in questa legislatura con questa maggioranza e con la Giunta Pili non si è intravisto, dopo oltre tre anni di esistenza del Governo di centrodestra, ancora alcun cambiamento".
La mozione serve anche alle forze del centro che stanno nel centrodestra, perché chiariscano cosa intendono quando dichiarano che così non si può andare avanti. Se così non si può andare avanti, o vi fermate o tornate indietro! Quando i centristi denunciano la mancanza della dialettica, del pluralismo, della giusta rappresentanza delle componenti politiche, indichino anche qual è il modo per superare la crisi.
La mozione serve ai colleghi del P.P.S., i quali, essendo arrivati, nella loro esperienza travagliata in questa legislatura, sino al limite del sacrificio umano, possono dire oggi se questo rischio incombente di un sacrificio umano, il prezzo pagato, sotto questo profilo almeno, vale tanto da tenere in piedi questa situazione rovinosa. Lo diranno.
La mozione serve a Fantola e ai Riformatori - così si chiamano - i quali ugualmente dicono ogni giorno: "Bisogna cambiare marcia". Ma le marce le avete provate tutte, vi rimane solo la marcia indietro!
CUGINI (D.S.). La marcia funebre!
COGODI (R.C.). Io mi accontento della marcia indietro. A un Gruppo politico, che si chiama Riformatori, ogni tanto chiediamo, e non è uno scherzo: Fantola, per favore, facci vedere una riforma, almeno una riformina, almeno uno stuzzichino di riforma! Niente, tutto fuorché un inizio di riforma, e vi chiamate Riformatori e dite che bisogna cambiare marcia e che non potete andare avanti!
Sicuramente la mozione serve anche all'U.D.R. del collega autorevole Mario Floris, il quale non può continuare - può se vuole, ma non è credibile - a ripetere la teoria secondo la quale questa Giunta non funziona e il suo Presidente è assatanato dal personalismo e dal cesarismo e ad enunciare sempre due strade senza intravederne una terza. La prima strada è lasciare le cose come stanno, e sarebbe un disastro, lo riconosce anche lui, per conto del suo Gruppo politico, l'U.D.R.; la seconda strada è fare una seria riflessione all'interno della maggioranza. Fatela, avete tutto il tempo, è da tre anni che turnando riflettete e però non ne venite a capo!
C'è una terza strada, onorevole Floris, quella di essere coerenti e conseguenti, perché è chiaro che quando lei parla di cesarismo non si riferisce al collega Cesare Corda, ma al Presidente della Regione, a un piglio di governatore che non governa, a un autoritarismo che si impone e non esprime autorità e autorevolezza. Questo lei dice. Allora che ci fa in quella riflessione infinita e inconcludente? Ne tragga una conseguenza, aiuti almeno una parte della società sarda a capire che cosa lei intende dire. Se le due scuole di pensiero, se le due dottrine sono l'autoritarismo insito in questo Governo della Regione e la dimensione partecipata, concertativa, collegiale, corresponsabile della politica, lei scelga da che parte stare. Non può stare dalla parte di Cesare e poi ritenere che quello non sia un danno provocato anche da lei.
La mozione serve quindi a tutti, principalmente a tutti voi della maggioranza, per fare chiarezza di fronte all'opinione pubblica, essere conseguenti e trarre una conclusione per fare un passo avanti. La politica è il buon diritto della Regione ad essere governata e governata bene.
Non cito Forza Italia, perché a Forza Italia la mozione non serve; serve a tutte le altre componenti, ma non a Forza Italia, essendo il partito azienda, il partito che propone che la politica sia una merce. E' chiaro ed evidente che con la merce si compra e si vende, con la merce si fa promozione pubblicitaria, con la merce si fa profitto individuale e societario, e Forza Italia è questo nella politica italiana e sarda. Quindi è chiaro ed evidente che Forza Italia sarà coerente nel perseguire, anche con i Cesari, questo obiettivo. Ma tutti gli altri hanno il diritto e il dovere di esplicare e di rendere comprensibile all'opinione pubblica sarda che cosa intendono dirle quando pongono le questioni di carattere fondamentale.
Noi siamo, e ce ne rendiamo conto, tutti invischiati, tutti in qualche modo coinvolti in questo processo di impoverimento della politica e in questa condizione di degrado complessivo delle istituzioni pubbliche, e dobbiamo avere, non dico solo il coraggio, almeno la serietà di reagire e di venirne a capo. Si discute troppo in questi giorni di come si è inaugurata un'opera pubblica e non si discute per niente del perché l'articolo 35 della finanziaria nazionale, quella che prevede la privatizzazione dell'acqua, cioè di un bene naturale comune dei cittadini che diventerebbe, pur esso, un bene industriale. L'acqua non è un bene industriale, l'acqua è un bene naturale e il suo utilizzo deve rimanere comune e pubblico, come l'aria, come la salute, come l'istruzione, come l'informazione. E in questa funzione - dice Floris - ancillare e, aggiungo io, gregaria della politica, che non contesta quella legge nazionale del vostro Governo e della vostra maggioranza che espropria il diritto fondamentale alla fruizione dell'acqua (altro che inaugurazioni!) non si leva una voce, una parola di protesta. Ecco la subalternità: essere sardi, sardisti, nazionalitari vuol dire difendere questi interessi, e chi vuole li difende.
Conclusione: la mozione è utile per voltare pagina...
PITTALIS (F.I.-Sardegna). Fatti difendere da Valentini!
COGODI (R.C.). Siccome mi sento turbato, chiedo cinque minuti per replicare a Pittalis.
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, lasci svolgere gli interventi, per cortesia. La prego, onorevole Cogodi, arrivi alla conclusione.
COGODI (R.C.). Stavo cercando di concludere, la battuta del collega mi aiuta, non gliel'ho neanche chiesta.
Dicevo che la mozione può servire a tutti i Gruppi, anche di maggioranza, eccezion fatta per Forza Italia, perché vedete come intende la politica Forza Italia, di cui Pittalis sarebbe il coordinatore, la massima espressione! Questa è la conclusione: stiamo parlando di cose serie, perciò siamo seri, quelli che sono ancora in condizioni di esserlo. Chi non lo è, perché non vuole esserlo, stia dalla parte in cui ha scelto di stare, però la mozione serve per tentare insieme, quelli che possono quelli che vogliono, di dare un contributo positivo, perché questa è una mozione di sfiducia costruttiva e il dibattito evidenzierà come il passo avanti significhi anche abbandonare questa pagina brutta e iniziare a scrivere quella pagina bianca con una politica nuova, utile per la nostra Regione.
PRESIDENTE. Per consentire comunque un confronto tra le parti politiche, essendoci una disparità di iscritti a parlare tra maggioranza e opposizione piuttosto elevata, chiamerò un po' di più dal centrosinistra che dal centrodestra. Pertanto, chiedo all'onorevole Pier Sandro Scano di prendere lui la parola.
E' iscritto a parlare il consigliere Scano. Ne ha facoltà.
SCANO (Gruppo Misto). Signor Presidente, stiamo andando verso il termine della legislatura, qual è il bilancio del Governo del centrodestra? Non ce lo chiediamo solo noi, in tutta evidenza ve lo state chiedendo anche voi, colleghi della Giunta e della maggioranza; se lo sta chiedendo, ed era trasparente nel suo intervento, come in interventi precedenti, il presidente Floris e la sua formazione; se lo sta chiedendo Alleanza Nazionale, con un dibattito, lo dico con rispetto, tormentato. Mi pare che anche dentro Forza Italia ci siano riflessioni e domande. Sono in evidente difficoltà i Riformatori, mi pare, per una politica senza riforme, così come io avrei difficoltà, per esempio, a costituire l'associazione dei buongustai e poi praticare il digiuno. Non sto parlando, però, della Costituente, perché la Costituente - lo dico anche al collega Spissu con amicizia - non è bloccata solo da Roma. Certo che ha problemi a Roma e lo sapevamo, ma la Costituente è bloccata anche da sardi! Legittimamente, nel senso che ognuno ha le sue posizioni, ma ci si assume anche la responsabilità delle proprie scelte. E non è la Costituente che sta bloccando il Consiglio, non è la Costituente che sta impedendo le riforme.
L'articolo 15 dello Statuto ci dà il potere di "fare" - esprimiamoci così - più di metà della materia statutaria, non ce lo sta impedendo la Costituente, ce lo sta impedendo la situazione politica che c'è qui, a partire dalla maggioranza di centrodestra. Quindi stiamo andando verso il termine della legislatura e siamo innanzi a un bilancio deludente. Io non credo che ormai funzioni più il dire: "La colpa è di quelli che c'erano prima". Insomma questo è anche un bello sport, ma tre anni sono tre anni! E sul prima ce ne sarebbero di cose da dire: chi c'era, chi non c'era, se c'era più quello o questo. Ma lasciamo perdere questo terreno.
Siamo di fronte a un bilancio deludente, negativo; io credo che anche la parola fallimento non sia più una forzatura, ma sia, diciamo, una valutazione obiettiva. Riforme: dove, quali? Politica economica e finanziaria, avremo presto occasione di riparlarne: record del debito. Quali sono i nuovi strumenti per le politiche di sviluppo? Ma è soprattutto sul terreno della politica la negatività, il carattere deludente di questa esperienza di governo, cioè sul terreno della definizione di una linea e di una coesione politica. E' un male di cui abbiamo sofferto anche noi, non eludo il problema; ne abbiamo sofferto anche noi come centrosinistra nella scorsa legislatura. Evidentemente ci sono ragioni di fondo nella struttura della politica, forse perfino nella evoluzione della società, che rendono le istituzioni così instabili e così difficile la costruzione di linee di governo e di coesioni di governo. Però voi avevate detto: "Ora arriviamo noi e si volta pagina!" Dov'è la pagina nuova? Dov'è? Io immagino che voi possiate superare il passaggio della mozione di sfiducia, poi verrà la legge finanziaria. A proposito, presidente Pili e assessore Masala, non vi eravate impegnati, almeno quest'anno, a rispettare i tempi? E per quanto riguarda la legge finanziaria, Dio vi aiuti! Io immagino che succederà più o meno quello che è successo l'anno scorso, o anche di peggio: la finanziaria senza un Governo della maggioranza. La legislatura rotolerà verso la fine, forse con una crisi, forse senza, forse senza una crisi formalizzata, ma reale, profonda, incomponibile. A noi tocca l'esercizio dell'opposizione e la preparazione del programma e della proposta dell'alternativa.
Due parole sulla querelle sull'acqua. Naturalmente il problema dell'acqua è ben più vasto dell'aspetto acqua delle miniere. Il presidente Pili - gli va riconosciuto - è molto bravo nella comunicazione, se c'è una foresta prende un albero è dice: "Questo è il problema". No, quello è un problema, poi, oltre l'albero, c'è la foresta. A me e ad altri colleghi è successo da tempo di dire: "Si porti in Consiglio un rapporto compiuto sul problema idrico", quello che Floris definisce "il piano": strategia, risorse, azioni. Su questo problema, come su altri, pare che il Consiglio regionale non abbia voce in capitolo.
Io insisto, l'istituto del commissario al problema idrico serve per accelerare, non per secretare. Il messaggio della conferenza stampa di ieri - lo dico per onestà intellettuale, senza alcun problema - è risultato sicuramente sopra le righe, un po' perentorio. Però voglio anche dire che i problemi ci sono: c'è un'inaugurazione fatta frettolosamente, anzitempo, ci sono lavori in corso, presidente Pili, e non per aspetti di dettaglio. Quando una condotta, quella principale, poggia su pezzi di blocchetto, sì, si sarà pure fatto il collaudo, ci sarà una dichiarazione scritta, ma io sindaco - come del resto ho fatto - di fronte a un collaudo del genere avrei avuto qualcosa da dire all'ingegnere collaudatore.
PITTALIS. (F.I.-Sardegna). Ma non è un imbroglio questo.
SCANO (Gruppo Misto). Pittalis, non essere nervoso con uno sereno.
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, la prego di non interrompere, poi parlerà anche lei.
SCANO (Gruppo Misto). Ad essere agitato con uno sereno si perde.
PITTALIS (F.I.-Sardegna). Il vostro è un imbroglio!
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, le posso chiedere di lasciar parlare?
SCANO (Gruppo Misto). Stai buono, se ci riesci stai buono!
(Interruzione del consigliere Pittalis)
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, le chiedo la cortesia di lasciar parlare chi ha diritto di parlare perché ha chiesto la parola. Poi la darò anche a lei e lei avrà modo di dire tutto quello che pensa.
SCANO (Gruppo Misto). Io avrei avuto molte occasioni per accusare colleghi di fare imbrogli. Non l'ho mai fatto perché preferisco usare, per mia scelta, un altro linguaggio, ma non vorrei esservi costretto.
Ho detto che, al di là della conferenza stampa che ha dato un messaggio perentorio, e ciò io riconosco, i problemi ci sono. Dubito anche, Presidente, ma faccio affermazioni problematiche, insomma, che l'acqua dell'inaugurazione fosse acqua delle miniere. Ne dubito molto e dubito che il sistema oggi sia pienamente funzionante. Ma lasciamo stare, su questo si può discutere. Non mi è piaciuta, glielo dico con molta tranquillità, la sua replica - sopra le righe non c'era solo qualche affermazione, c'era anche la replica del Presidente - scomposta oltre le righe. I Presidenti, glielo dico con molto rispetto per la sua carica istituzionale, non rispondono così. Non c'entrano nulla, tra l'altro, i lavoratori e i tecnici a cui va il nostro apprezzamento per un grande, evidente sforzo di accelerazione dei lavori che hanno fatto. Di questo gli va reso merito.
In conclusione io pongo una domanda: è meglio una crisi interminabile, una crisi vera, ma non dichiarata, un trascinarsi, o è meglio dichiarare ciò che c'è e aprire in Consiglio apertamente il problema del finale della legislatura con questa Giunta o con un'altra, con questo Presidente o con un altro, con le elezioni anticipate? Io credo che sarebbe meglio aprire esplicitamente, con il coraggio della responsabilità, il problema di come affrontare l'anno e mezzo che ci sta di fronte. La risposta tocca, colleghi della maggioranza e della Giunta, sicuramente a voi: cosa volete fare della legislatura? Perché questa agonia non giova alla Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signor Presidente, mi sembra che si cerchi di far finta di niente, mentre, a mio parere, non c'è dubbio che in aula aleggia quanto è avvenuto ieri in riferimento all'opera di collegamento tra le miniere del Sulcis e Cagliari. Questo fatto segna profondamente il dibattito sulla mozione di fiducia. A ventiquattr'ore dallo spettacolo inscenato nella sala stampa del Consiglio, presentato come atto di grave denuncia nei confronti del presidente Pili, e perciò - sosteniamo noi - dell'intera maggioranza, possiamo dire che per l'ennesima volta la politica del sospetto, dell'insinuazione, della strumentalizzazione dell'autonomia, dell'indagine poliziesca (senza nessuna offesa nei confronti di chi le indagini, quelle serie, le fa, le sa fare e le deve fare); la solita politica giustizialista, quella che avete spregiudicatamente perseguito per arrivare al governo, la politica del carosello e dei girotondi, che per emergere cerca di distruggere, quella politica che non riuscendo a porsi con idee e progetti ideali fa uso della menzogna, della falsità, della manipolazione della verità, della comunicazione a pagamento; la politica che anima e solleva le masse per provocare lo scontro sociale, e che non sa prendere atto della sconfitta che la storia ha sentenziato. Questa, la vostra politica, è il vero cancro della società civile, anche di quella parte di società che rispettiamo e che ancora oggi vi crede, quando andate per le piazze a raccontare menzogne; quella parte di società che in totale buona fede pensa che siate attenti controllori del Governo e, invece, non andate oltre lo scoop, o presunto tale, da giornalino di falsa contro informazione.
Forse molti che fino a ieri vi hanno gratificato della loro fiducia oggi stanno riflettendo su quante bugie avete loro raccontato, ne abbiamo sentita qualcuna anche oggi. Ieri avete presentato una normale, fisiologica gestione di cantiere come fosse una notizia da scandalo politico. Da tempo perseguite l'agguato e, purtroppo, non siete i soli. Avete dato una speranza a quanti hanno auspicato fin dal primo giorno che Pili, ideatore del progetto, e la sua Giunta fallissero nell'impresa di realizzare un'opera storica in tempi brevi. Quanti hanno gioito a denti stretti il 19 ottobre del 2002? Quanti avrebbero preferito brindare al fallimento? Quanti hanno remato contro, infischiandosene del fatto che questo volesse dire remare contro l'interesse di centinaia di migliaia di sardi? Già, perché non si capisce che in questo tipo di partita i veri sconfitti sono solo i sardi, ma pur di soddisfare proprie ambizioni o consumare personali vendette, molti considerano tutto questo assolutamente irrilevante. Qualsiasi persona che abbia avuto modo, una volta in vita sua, di costruire qualcosa sa cos'è un obiettivo, un cantiere, un'inaugurazione. Qualsiasi piccolissimo, piccolo, medio, grande imprenditore sa che il cantiere non si chiude il giorno dell'inaugurazione: gli impianti entrano in funzione ed elettricisti, idraulici, muratori, tecnici, operai, tutti quelli che partecipano alla realizzazione dell'opera comunque funzionante, continuano a rifinire, perfezionare, correggere, consolidare, saldare, collegare. Credo che le risposte le abbiate avute ieri dallo stesso Presidente della Regione.
Presidente, la invitiamo comunque a non adire le vie legali da lei ieri annunciate. Lasci perdere, potrebbero denunciarla per spreco di denaro pubblico, e comunque non c'è giudizio più severo di quello dei cittadini. Noi non abbiamo bisogno di adire le vie legali per poter governare; da questi banchi, anche nel recente passato, si sono alzate voci che con grande rispetto abbiamo ascoltato, convinti che il confronto politico fosse il sale per una buona scelta finale. Ritengo di poter dire che abbiamo sempre saputo ascoltare e che alcune volte le vostre argomentazioni, amici moderati del centrosinistra, erano senz'altro anche le nostre, ma non capiamo come ci si possa relegare a un ruolo di sudditanza politica nei confronti della sinistra, cambiata nell'apparenza, nei nomi dei partiti, che si affanna nel cercare di cancellare le pesanti etichette del passato, ma che non riuscirà mai a cambiare nel modo di fare, di pensare e di essere.
E' stato necessario strapparvi la maschera e ve l'hanno strappata le centinaia di operai e tecnici che con sacrificio hanno lavorato alla realizzazione di un'opera storica che avete cercato di infangare con la vostra azione. Abbiamo per lungo tempo sopportato il blocco del Consiglio determinato dalla vostra continua presentazione di mozioni, che hanno costretto Giunta e consiglieri a estenuanti quanto inutili sedute. Abbiamo sopportato e pagato il vostro ostruzionismo e l'uso strumentale del voto segreto; abbiamo sopportato e pagato le vostre continue richieste di verifica del numero legale, come se gli unici che debbono lavorare siano i componenti della maggioranza e voi abbiate invece acquisito il diritto alla latitanza. Rispettiamo e stimiamo profondamente tutti voi, amici del centrosinistra, e alcuni di voi in particolare, rispettiamo le vostre idee e le vostre scelte, ma è arrivato il momento di isolare la malafede, ahimè, presente tra voi e più in generale ormai troppo diffusa in quest'Aula.
Noi avremmo dovuto e potuto fare di più e meglio. E' vero, paghiamo la nostra ingenuità, paghiamo il non aver capito per tempo i tanti, troppi tranelli tesi; paghiamo per non aver saputo valorizzare le tante cose buone fatte in questi anni e nell'ultimo anno in particolare. Sono tante le cose fatte - il tempo a disposizione non mi consente di elencarle tutte - a iniziare dalla lotta alla blue tongue, una lotta difficile, vinta grazie a scelte ponderate e coraggiose, nonostante molti iettatori in quest'Aula presagissero anni infausti. E' di ieri l'autorizzazione alla movimentazione dei capi bovini, altra conquista da ascrivere ai nostri Assessori, alla Giunta e all'interna maggioranza.
Noi siamo indicati come esempio in Europa per l'efficienza e l'efficacia dimostrata, così come siamo tra i primi in Italia nella spendita dei fondi europei, nonostante le subdole campagne denigratorie, false e tendenziose portate avanti dall'opposizione. Abbiamo dato risposte concrete e tempestive per quanto riguarda tutte le calamità naturali che hanno colpito la nostra Isola, che si sono aggiunte alla calamità politica di avervi fatto governare nell'ultimo decennio per poi consegnarci una Regione allo sbando. Abbiamo dovuto indebitarci, è vero, più del previsto, per ripagare i debiti, non solo finanziari, che ci avete consegnato, perché una scuola decadente, non solo nelle strutture, un ambiente vincolato, improduttivo, devastato, i danni causati dalle alluvioni sono un incontrovertibile esempio di un commercio dimenticato ed emarginato e dell'aver messo a rischio la legge 28/84 con la vostra superficialità.
Potrei continuare, ma preferisco sintetizzare con la più pesante delle eredità: 350 mila disoccupati, questo ci avete consegnato, con tassi di disoccupazione che in alcune aree della nostra regione sfiorano il 35 per cento. La nostra risposta è nei numeri che evidenziano il calo più che significativo della disoccupazione legato, fatto ancora più importante, a un aumento dell'occupazione.
Ancora: la Costituente è un fatto significativo di questa maggioranza e non solo di essa, così come la continuità territoriale, la capacità di rendere fruibile un'opera pubblica (fatto ormai indiscutibile dopo solo cinquanta giorni), il finanziamento dell'edilizia scolastica affinché i nostri giovani possano studiare in ambienti sani e sicuri. E non andate a fotografare edifici scolastici fatiscenti, lo vediamo anche noi, la burocrazia la stiamo ancora combattendo, d'altronde non abbiamo la bacchetta magica. E inoltre, ospedali che, nonostante la grave crisi finanziaria e burocratica, assolvono il compito grazie anche a una classe medica e paramedica di ottimo livello; un ambiente che stiamo cercando di valorizzare e proteggere; strade, porti, aeroporti che possono dirsi tali e altre strade che vedremo presto realizzate; la sicurezza del cittadino, che non viene vista più come problema da combattere con la sola repressione, pur necessaria, ma da risolvere con investimenti in cultura, contro la dispersione scolastica, con l'educazione alla legalità; tecnologia e informatizzazione che entrano nella quotidianità dell'organizzazione sociale; legge sul commercio, emarginato, come voi avete detto, a discapito dei deboli, dei più sfortunati e dei giovani; legge regionale numero 1 del 2002 sull'imprenditoria giovanile e recepimento della legge nazionale numero 215/92 sull'imprenditoria femminile; valorizzazione dell'artigianato, che non ha mai avuto disponibilità finanziarie consistenti come in questi anni, e del turismo, che insieme alla cultura consideriamo il vero volano per il presente e per il futuro della nostra Isola; semplificazione della gestione dei fondi per l'industria, e potrei continuare molto a lungo.
La maggioranza - con poco mmestiere, in questo voi siete maestri - non ha saputo tenere al proprio interno i suoi piccoli umani problemi, ma si è subito ritrovata quando ha riportato al centro della sua azione i problemi della Sardegna e le relative soluzioni. Una maggioranza che, sotto l'impulso anche delle parti più critiche di essa, saprà venir fuori dai suoi problemi imparando a crescere unita, cosciente che il giudizio sull'azione politica si baserà sui fatti e sulle azioni e non sulle sterili polemiche.
Noi Democratici cristiani ringraziamo gli amici di A.N. per la fattiva collaborazione e il contributo che insieme a tutte le componenti della coalizione hanno dato e sapranno dare per costruire fin da oggi la maggioranza che si candida a programmare le future azioni di governo che consentono alla Sardegna un proficuo futuro.
Abbiamo fatto molto, ma ancora di più rimane da fare: dobbiamo ancora realizzare atti concreti per sburocratizzare il sistema; dobbiamo pensare a un maggiore equilibrio territoriale attraverso l'utilizzo dei fondi comunitari; dobbiamo investire di più in cultura per poter salvaguardare la società e le imprese. Lasciamo lavorare chi oggi ha il difficile compito di governare. Se saremo ancora noi a governare continueremo migliorando la nostra azione di governo; se sarete voi sapremo esercitare il controllo. Ieri avete chiesto al Presidente di essere conseguente con la presunta farsa da voi denunciata. Ora siete voi a essere stati sbugiardati, sarete conseguenti? Oppure chi accusa gode anche dell'immunità politica?
Un acuto giornalista ha osservato che la partita che si è giocata tra ieri e oggi è una di quelle che non può finire in parità. Credo abbia pienamente ragione. E oggi dimostreremo, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che sappiamo vincere e che sappiamo rispettare gli sconfitti, i perdenti, e che secondo le regole del gioco dettate dal buon senso e non dalle leggi l'allenatore che vince non si cambia.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Alberto Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA ALBERTO (D.S.). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, io credo che la discussione sulla mozione di sfiducia presentata dal centrosinistra avvenga proprio nel momento in cui la nostra comunità regionale sta attraversando a una fase cruciale della sua storia, cioè nel momento in cui bisogna fare scelte di fondo, decidere se i ritardi nello sviluppo della nostra Isola vanno rimossi attraverso una politica organica finalizzata ad adeguare e ammodernare la sua economia, le sue infrastrutture, i diversi comparti produttivi, per far sì che il sistema Sardegna sia all'altezza di competere col mercato globale. Se questo non saremo capaci di fare, vuol dire che la nostra Isola dovrà a lungo permanere in una situazione di ritardo e di sostanziale sottosviluppo, con un serio rischio di regresso economico e sociale complessivo della comunità regionale.
Io credo che sia questo il problema vero che sta di fronte a chi governa la Sardegna e a tutti noi. Le semplificazioni non servono a nessuno, né a chi governa, né a chi sta all'opposizione, e sulla nostra capacità di rispondere a questa esigenza storica ci sarà il giudizio di tutta la comunità regionale. Credo anche che rispetto a questa grande necessità di costruire lo sviluppo della Sardegna, di superare i ritardi che essa purtroppo ancora presenta, noi abbiamo una grande opportunità, quella di utilizzare ingenti risorse che provengono dall'Unione Europea e anche dallo Stato italiano. Insomma, in sei anni, dal 2000 al 2006, possiamo contare su oltre 20 mila miliardi di risorse aggiuntive, che però si stanno già programmando senza che siano state fatte delle scelte prioritarie. Le scelte prioritarie avvengono quando c'è un progetto di sviluppo, che però non è stato predisposto né da questa Giunta, né dalla Giunta precedente. Questo grande quantitativo di risorse lo si sta spalmando su tutte le misure e sotto misure dei diversi comparti e settori produttivi e non della comunità regionale nel suo insieme, e questo purtroppo non sta apportando benefici, anzi gli indici economici e sociali dimostrano, onorevole Capelli, che tre anni di governo del centrodestra hanno aggravato i problemi e le difficoltà dell'economia sarda. Quindi c'è bisogno di una discussione seria su questi problemi. Da questo punto di vista, anche nella discussione di oggi, ci sono stati segnali positivi e negativi, però ci auguriamo che questa occasione sia utile per incoraggiare anche all'interno della maggioranza una discussione sufficientemente franca e coraggiosa che ponga l'accento sulle questioni vere che riguardano il mancato sviluppo della nostra regione e per aiutare la Sardegna ad uscire da questa situazione politicamente paludosa, che ha già avuto e avrà ancora di più conseguenze estremamente dannose per l'economia e il futuro della comunità regionale.
Voglio richiamare, da questo punto di vista, alcune vicende che hanno caratterizzato in negativo la politica di questa Giunta e anche della precedente. Ricordo in particolare il primo e il secondo bando dei PIT: noi avevamo approvato un articolo nella finanziaria del 2001, che tra le altre cose sanciva la necessità che nella programmazione dei fondi della nostra Regione si tenesse conto dell'assoluta esigenza di realizzare un riequilibrio territoriale vero nella programmazione dei fondi, anche di quelli dei PIT. Questo non è avvenuto. Non è avvenuto per quanto riguarda il primo bando, per il quale l'allora assessore Pittalis non ha assolutamente tenuto conto di quello che prevedeva la legge finanziaria ed ha spalmato quelle risorse su tutto il territorio regionale, con un meccanismo che poi ha escluso ampie parti del territorio e le aziende private dalla possibilità di partecipare all'utilizzo di quelle risorse. Quindi il primo bando è stato un vero e proprio fallimento. Le risorse sono state impiegate per finanziare una serie di opere pubbliche pure utili, ma che certamente non serviranno né a rimuovere gli ostacoli infrastrutturali che stanno alla base dei ritardi della nostra economia, né a creare nuove occasioni di lavoro e di sviluppo, visto che tutto il sistema delle imprese è stato escluso da quelle risorse.
Il secondo bando non si preannuncia diverso; i criteri che sono stati adottati, anziché attuare un riequilibrio, fanno permanere gli squilibri per i quali maggiori risorse sono destinate alle aree più forti della nostra Isola. Questo è l'esatto contrario di quello che il Consiglio regionale ha votato ed è l'esatto contrario anche di quello che le comunità locali si aspettavano. E anche sul fronte del coinvolgimento del sistema delle imprese non ci sono segnali di cambiamento.
Ciò che sta avvenendo per quanto riguarda la programmazione delle risorse destinate alle infrastrutture, non è meno grave. Voglio ricordare che in questi ultimi due anni, dal 2000 al 2002, con i diversi programmi relativi ad infrastrutture nel settore dei trasporti e idrico sono stati assegnati alla Sardegna circa 4.000 miliardi, provenienti da fondi CIPE, finanziamenti destinati alle aree depresse e diversi accordi di programma. In quei 4.000 miliardi ci sono però anche molte scatole vuote, perché le risorse destinate a certi programmi, che vengono contrabbandate per certe, poi si va a scoprire, nell'ultimo elenco delle opere previste dalla legge obiettivo, che sono appunto scatole vuote perché di fatto non sono disponibili. Rimane il fatto che si stanno programmando opere importanti senza che ci sia un coinvolgimento delle Commissioni del Consiglio regionale, che sono gli organi deputati democraticamente e in via istituzionale a decidere in merito a programmi che riguardano le infrastrutture viarie, idriche, della metanizzazione, telematiche e quant'altro. Ci troviamo in una situazione in cui, a fronte di una carenza infrastrutturale, che è una delle cause più importanti del mancato sviluppo della Sardegna, non c'è, rispetto a queste scelte, un coinvolgimento democratico del Consiglio regionale. Il Presidente della Regione opera delle scelte in modo autoritario e spesso arbitrario e ci auguriamo che in questa fase si avvii una discussione che favorisca il superamento, sul piano politico, di certi metodi e sul piano delle scelte politiche si rivedano i programmi che fino adesso sono stati approvati.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Biancu. Ne ha facoltà.
BIANCU (La Margherita-D.L.). Signori Presidenti, onorevoli colleghi, gli argomenti che ci portano a dichiarare la sfiducia a questa Giunta regionale sono molti e di diversa natura. Credo che sia sotto gli occhi di tutti i sardi lo sfascio della sedicente maggioranza che avrebbe dovuto sostenere la Giunta. E' lo sfascio annunciato di un aggregato di partiti politici, di gruppetti che si sono trasformati in partiti e di singoli battitori liberi, privi di un progetto politico comune. Uno sfascio in cui vengono irresponsabilmente coinvolte le istituzioni regionali, culminante con l'inaudito blocco delle attività del Consiglio regionale stesso. Di fronte a questo sfascio cosa fa il presidente Pili? Cosa fa dopo che la sua Giunta è stata battuta in oltre cinquanta votazioni, il più delle volte su temi di primaria importanza? Cosa fa, dopo essere stato pubblicamente ed esplicitamente sfiduciato da pezzi del suo stesso schieramento? Vorrei ricordare, per inciso, che in questi mesi, a più riprese, forze politiche come l'U.D.R., Alleanza Nazionale e l'U.D.C. hanno denunciato la mancanza di collegialità nel modus operandi della Giunta e del suo Presidente e che quelle stesse forze hanno certificato la mancata realizzazione del programma elettorale del centrodestra su punti fondamentali, quali le riforme della Regione e dei suoi enti, la nuova legge elettorale, il trasferimento di poteri agli enti locali. E oggi cosa fa l'onorevole Pili di fronte al conflitto che sta dilaniando la sua maggioranza per questioni di profilo assai basso, come la spartizione delle poltrone e degli incarichi? Niente! L'onorevole Pili sembra non sentire e non vedere, perché non dice e non fa assolutamente niente. E' un comportamento che rafforza il convincimento di chi sostiene che l'onorevole Pili segue la linea del tanto peggio tanto meglio, secondo la quale i problemi che vengono lasciati ad aggravarsi e a incancrenirsi giustificano poi in extremis interventi emergenziali e verticistici particolarmente congeniali a chi vive con insofferenza qualunque processo partecipato e condiviso democraticamente. Basti citare due esempi molto recenti di questo modo di agire. Il primo riguarda l'istituzione dell'ARPAS: la legge che avrebbe istituito l'Agenzia attraverso un iter fisiologico, comprendente anche il necessario confronto in Consiglio regionale, è stata volutamente congelata per mesi. In questo modo si è potuta creare la condizione di grave ritardo attraverso la quale legittimare il commissariamento dell'Agenzia, il cui avvio è stato governato personalmente dal Commissario presidente Pili non senza sconquassi e polemiche all'interno dello stesso centrodestra.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BIGGIO
(Segue BIANCU) Un copione perfettamente analogo a quello che è stato recitato sul fronte della drammatica emergenza idrica; in questo caso si è verificato che, a causa delle lentezze e dei cambiamenti di percorso della Regione, oscillante tra ambito unico e quattro ambiti territoriali ottimali, gli enti ordinariamente competenti non potessero provvedere in tempo alla costituzione dell'Autorità d'ambito e all'approvazione del Piano d'ambito stesso. Una situazione di ritardo che l'onorevole Pili ha scientemente costruito per farsi attribuire in materia pieni poteri dal Governo nazionale.
Il presidente Pili ha giocato ad alimentare e ad aggravare le emergenze per poterle poi gestire in modo personalistico e demagogico, come la propaganda sull'acqua delle miniere ci ha mostrato nei giorni scorsi. E' un gioco d'azzardo spregiudicato e irresponsabile praticato sulla pelle dei sardi senza tener conto dei loro problemi più seri e gravi, anche perché la facilità e la rapidità con la quale il Governo nazionale ha concentrato sull'onorevole Pili l'attuale cumulo di poteri e prerogative a noi non sembrano né casuali né gratuite. Il Governo nazionale e il Silvio Berlusconi in particolare sanno infatti molto bene che tramite l'onorevole Pili si controlla direttamente la nostra Regione, come ha evidentemente dimostrato anche il recente caso SFIRS-Costa Smeralda. Da quando è in carica il Presidente della Regione non è stato capace neanche una volta di far sentire la sua voce per difendere l'autonomia e gli interessi della Sardegna, e sì che tante sono state le occasioni in cui sarebbe stato necessario farlo. Perché l'onorevole Pili ha taciuto di fronte alla deriva neocentralistica del Governo Berlusconi che parla di federalismo, ma elimina gli strumenti e le risorse necessarie per realizzarlo? Forse perché al di là delle chiacchiere anche lui ha una visione verticistica, accentratrice e addirittura personalistica del suo ruolo e di quello della Regione. Perché l'onorevole Pili ha taciuto di fronte ai tagli agli incentivi per le attività produttive nel Mezzogiorno, che tanti risultati positivi hanno consentito di realizzare sul fronte dell'occupazione e della crescita di nuove aziende anche nella nostra regione? Forse perché condivide le opinioni in materia del ministro Bossi. Ma allora dovrebbe dirlo anche ai sardi e spiegare loro come intende tutelarli dalla deriva nordista che il Governo subisce per opera del duo Bossi-Tremonti. Perché l'onorevole Pili ha taciuto e continua a tacere di fronte ai tagli dei trasferimenti alle Regioni e agli enti locali?
Questa politica del Governo nazionale rischia di azzerare le positive conquiste che il sistema delle autonomie locali ha ottenuto con le battaglie condotte negli ultimi vent'anni, e il prezzo più alto sarà pagato dalle categorie più deboli della società, quelle più direttamente legate ai servizi erogati dagli enti locali. Perché l'onorevole Pili si mostra silenzioso di fronte alla vendita, da parte dello Stato, del patrimonio immobiliare e demaniale presente sul territorio regionale, incurante dell'interesse della nostra Regione e in contrasto con lo stesso articolo 14 del nostro Statuto regionale? I silenzi dell'onorevole Pili sono il frutto della sua debolezza; oggi, è evidente, ha perso il suo consenso ed è totalmente incapace di governare il marasma che attraversa la sedicente maggioranza. Non sa letteralmente cosa fare se non sperare che da Roma i Berlusconi e i Fini lo salvino da una crisi conclamata, richiamando a una finta e posticcia unità i partiti sardi di un centrodestra che in realtà è diviso su tutto. Assistiamo periodicamente al deprimente teatrino in cui l'onorevole Pili si conferma come un presidente figlioccio, perennemente sotto la tutela del suo presidente e padrino Berlusconi.
Ma proprio questi periodici tentativi di attingere oltre Tirreno credibilità e autorevolezza rappresentano il più chiaro e conclamato indicatore della subalternità e dell'inadeguatezza dell'onorevole Pili e della sua Giunta; inadeguatezza che inevitabilmente ha caratterizzato l'attività della Giunta da lui presieduta e che con le sue inefficienze ha saputo far fare alla nostra Regione gravi passi indietro: siamo di fronte a un livello di indebitamento della Regione davvero scandaloso, triplicatosi in tre anni, passando da 4.000 a 12.000 miliardi di vecchie lire; è stato demolito il positivo rapporto che negli anni passati era stato costruito con il sistema delle imprese e con le organizzazioni sindacali, attraverso l'applicazione del metodo della concertazione; gli enti locali sono stati espropriati di competenze e prerogative, come nel caso della costituzione dell'Autorità di ambito; si è ormai perso il controllo sulla spesa sanitaria, finanziata per il 45 per cento con risorse regionali, e si impongono nuovi e iniqui ticket per i servizi sanitari; si colpiscono le imprese diminuendo le dotazioni delle leggi di incentivazione che hanno dimostrato di funzionare in linea con la politica dei tagli del Governo nazionale. A questo proposito ha ragione la Confindustria quando dice che la finanziaria per il 2003 della Regione ha gli stessi difetti della finanziaria nazionale nel trascurare le aziende, nel ridurre gli incentivi alle imprese e nel difettare di una vera strategia di sviluppo.
E che cosa dire della continuità territoriale, un tema nodale per il progresso del Sardegna? La Giunta ha da un lato pasticciato, si pensi alla gara per la continuità territoriale per le persone, e dall'altro non è ancora riuscita ad attuare la continuità territoriale per le merci, nonostante la disponibilità delle risorse finanziarie.
Questa Giunta è in forte ritardo sui bandi relativi al POR e con procedure confuse e contraddittore ha determinato la sostanziale espulsione degli imprenditori privati dai Progetti integrati territoriali. I PIT dovevano essere l'occasione per costruire un patto tra enti locali, imprese e sindacati per spendere bene le risorse disponibili e promuovere lo sviluppo dei diversi territori, ma l'assenza di risorse specifiche per le manifestazioni di interesse presentate dai privati e contenute nei PIT ha di fatto annullato la complementarità tra interventi pubblici e privati e ha pregiudicato irreparabilmente il rapporto di fiducia e lo spirito di collaborazione tra enti territoriali e soggetti privati. Tale stato di cose ha generato negli operatori privati una giustificata sfiducia e sta travolgendo lo strumento della programmazione concertata dal basso, degradandola a una qualunque forma di finanziamento per la realizzazione di opere pubbliche, senza alcuna integrazione tra pubblico e privato.
L'elenco delle insufficienze del presidente Pili e della sua Giunta potrebbe purtroppo continuare, ma credo che quanto finora esposto sia più che sufficiente per trarre un giudizio conclusivo sull'esperienza della Giunta Pili. Il quadro che emerge ci dice che i vizi d'origine che hanno caratterizzato l'inizio della legislatura e la formazione delle precedenti Giunte dello schieramento di centrodestra non sono stati superati; al contrario, essi continuano a pesare con una gravità che è cresciuta in modo esponenziale nel corso del tempo e in particolare nel periodo della presidenza Pili. L'azione della Giunta in questo periodo è stata infatti caratterizzata da una stupefacente inadeguatezza dei programmi e dall'azione di governo che è stata messa in campo. Abbiamo troppe volte dovuto denunciare all'interno e all'esterno di quest'Aula il drammatico divario tra i problemi, le esigenze, i ritardi della nostra Isola, e la qualità, la quantità e l'efficacia delle risposte che sarebbero dovute venire da chi guida l'istituzione regionale.
Oggi la misura è davvero colma e siamo arrivati all'assurdo di un Consiglio regionale che chiude per le beghe della sedicente maggioranza di centrodestra con un Presidente e una Giunta incapaci di dialogare con le stesse forze che dovrebbero sostenerli. E' giunto il momento di restituire dignità alle istituzioni regionali e di riportare i problemi della Sardegna al centro dell'attività di questa istituzione. Questa Giunta e questo Presidente hanno dimostrato di non essere in grado di farlo e dunque occorre che il Consiglio esprima nei loro confronti un voto conseguente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Masia. Ne ha facoltà.
MASIA (S.D.I.-S.U.). Signor Presidente, colleghi, io dico che la prima cosa che salta agli occhi è che stiamo portando in Consiglio un qualcosa di veramente sentito; molti lo dicono, anche fuori di quest'Aula, e io credo che sia il caso di ribadirlo. Era ora che si mettesse in discussione questo tipo di gestione, lo dice la maggioranza dei sardi, lo dicono numerosissimi sindaci, lo dicono le comunità locali, i cui amministratori, che abbiamo avuto occasione di incontrare, hanno parlato a nome di questo Consiglio, ed era giusto quindi riportare il dibattito all'interno di quest'Aula, per entrare nel merito di tutta una serie di questioni che non sono condivisibili.
Perché questa mozione? E' una mozione di sfiducia alla Giunta, un argomento che non si può trattare con leggerezza, che si affronta solo se si hanno motivi seri, motivi davvero giustificabili. E' una mozione di sfiducia a Mauro Pili e ai suoi Assessori per il loro modo di governare, per il fatto che troppo spesso gli stessi Assessori sono scavalcati nelle decisioni che la Giunta dovrebbe assumere collegialmente, tenuto conto che un Assessore rappresenta tutto il territorio della Sardegna e quindi non può vedersi sopraffatto da volontà accentratrici.
Tanti, dicevo, sono i motivi alla base della presentazione di questa mozione, ne elencherò alcuni che, ne sono sicuro, rappresentano la sintesi del lavoro che il nostro Gruppo sta portando avanti. Il primo motivo che credo vada sottolineato è volontà di reagire all'immobilismo totale di questo Consiglio, alla sua improduttività. Come è stato già detto vi sono moltissimi progetti di legge che aspettano di essere discussi, molti dei quali non sono nemmeno pervenuti alle Commissioni. Le Commissioni, dal canto loro, si riuniscono poco per il solito motivo: la maggioranza non garantisce la presenza. I progetti di legge di cui si è concluso l'iter procedurale sono solo quelli che hanno avuto il sostegno della opposizione, i cui relatori facevano parte della opposizione. E' un'improduttività chiaramente dannosa: per i sardi e per coloro che all'interno di questo Consiglio sono impegnati a studiare le problematiche, a portare avanti le istanze e a far sì che da quest'Aula arrivino le risposte. Questo è il primo motivo.
Il secondo motivo è la squalificante, ignobile - e non è un termine pesante -spartizione di posti di sottogoverno e di incarichi negli enti. E' palese a tutti e non possiamo nascondere i motivi di questa mozione di sfiducia con quello che può essere stata, forse, un'avventatezza di ieri. Come dimenticare che oggi stiamo discutendo di questa mozione per le posizioni assunte dal Gruppo di A.N.? Come dimenticare che alla ripresa autunnale dei lavori non si è presentato in Aula né il Gruppo di A.N. né quello dell'U.D.R., che vede oggi Mariolino Floris, ancora una volta, dare l'appoggio a questa maggioranza? Come dimenticare - questo è ciò che ci deve far riflettere e deve far riflettere principalmente voi della maggioranza - che la fronda che A.N. aveva realizzato è stata annullata per la pesante ingerenza dei dirigenti e dei segretari nazionali? Noi queste cose abbiamo l'obbligo di denunciarle, perché si tratta di un esproprio della politica, di un esproprio delle istituzioni da parte di un Governo centrale che della nostra autonomia, come potete ben vedere, non ha alcun rispetto.
Un altro motivo è la volontà di reagire all'assoluta assenza di concertazione, alla gestione - come è stato già detto, uso le stesse parole - verticistica, personalistica, accentratrice del presidente Pili. Troppo spesso ci troviamo di fronte a decisioni assunte senza il coinvolgimento delle parti sociali e dei sindacati nelle questioni importanti che il Consiglio si trova ad affrontare. Perché non reagire ai vari commissariamenti (e non lo dobbiamo fare solo noi dell'opposizione, ma anche voi della maggioranza) che interessano decisioni importanti e che si scontrano con le leggi in itinere, o riguardano progetti che si scontrano con le previsioni di legge? E di esempi se ne possono fare tantissimi. I ritardi di questa maggioranza, a mio avviso, non possono essere superati espropriando questo Consiglio sia del dibattito che del ruolo di verifica e di controllo. Che cosa occorre fare dunque? Io credo che dal dibattito odierno debbano scaturire delle proposte, non servono gli arroccamenti posti in essere da qualcuno o il nascondersi dietro certe situazioni che, come dicevo poco fa, si sono verificate. Credo che un cambiamento sia d'obbligo, occorre cambiare rotta, far sì che questa Giunta, se ne è capace, si ponga dei problemi, si ponga almeno qualche dubbio. Noi possiamo aiutarvi anche a risolvere i dubbi. E' possibile che questa maggioranza esista solo perché il legante che la tiene unita non ha niente a che vedere con i programmi e la loro attuazione e con una risposta che i sardi aspettano da tanti anni? Questa maggioranza non può giustificare i propri ritardi sostenendo che arrivano da lontano, non può portare questo Consiglio regionale a programmare indebitamenti che vanno oltre questa legislatura, oltre la prossima e l'altra ancora. Nei prossimi vent'anni la Regione dovrà ammortizzare i debiti con risorse che saranno sottratte ai sardi. Il legante deve servire per portare a compimento i programmi e non per consentire alla maggioranza l'assalto alla diligenza, svendendo, come qualcuno ha detto, i gioielli della Regione e cedendo a holding straniere importanti risorse.
Il Piano d'ambito sarà elemento di discussione - io mi auguro - in Consiglio per capire se è possibile che noi nei prossimi cinquant'anni priviamo i sardi di importanti risorse e della loro gestione, se è possibile che si mandino a casa, anche a breve, coloro che hanno costruito quel poco di concreto e reale che esiste oggi in Sardegna in merito alla gestione delle acque.
Voglio vedere se questa è la soluzione per far sì che i sardi abbiano l'acqua secondo le loro necessità, oppure se è un approfittarsi della situazione per poter triplicare, in alcuni casi, le tariffe dell'acqua, perché questo è il progetto, naturalmente a carico dei sardi, che di sicuro risorse non ne hanno in abbondanza visto che pagano cara l'energia elettrica, come qualcuno ha sottolineato, pagano cari i trasporti, pagano cara l'assenza di infrastrutture, che non consente alle imprese d'oltre mare di insediarsi e creare posti di lavoro in Sardegna. Quel poco che abbiamo lo stiamo svendendo, questo è soltanto un esempio, ma quanti altri se ne possono fare? Colleghi della maggioranza, questo è un momento di riflessione, per prendere atto che non si può andare avanti in questa situazione e che non si tratta soltanto di un gioco delle parti, e poiché al termine di questo mandato legislativo manca molto poco, occorre valutare se non sia il caso di dare una sterzata e di procedere rapidamente, prima che alla definizione di incompiute come l'ARPAS e il porto canale di Cagliari, all'approvazione della legge sull'attività di cava, di una legge che finalmente regoli i trasporti, cioè di tutto quello che si è già predisposto, ma non ancora attuato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (A.N.). Signor Presidente, colleghi, io credo che sia importante e utile parlare di politica e ricordare che vi sono molti modi per definire la politica, ma in nessun testo, in nessun trattato è presa in considerazione la possibilità che alla politica possa essere assimilata la propensione a demolire, a distruggere, ad offendere, a calunniare, a screditare le persone. Ci dobbiamo interrogare sul significato che deve e può essere attribuito alla parola politica e dobbiamo farlo proprio qui, in quest'Aula, nel parlamento dove i cittadini ci hanno mandato per fare politica, per discutere di politica, per usare la politica come strumento utile per affrontare e cercare di risolvere i problemi della gente, per porre in essere provvedimenti utili e finalizzati a determinare il bene spirituale ed economico della nostra comunità.
La politica è dialogo, contrapposizione accesa, confronto di posizioni le più diverse tra loro, ma tutte degne di essere ammesse nel dibattito, che ognuno ha il diritto di difendere strenuamente, ma non possiamo non porci il problema del metodo, del linguaggio, non possiamo non interrogarci sulla liceità delle iniziative da assumere, non possiamo non interrogarci sui limiti che ognuno di noi dovrebbe porsi, non possiamo non porci il problema dell'onorabilità delle persone, di tutte le persone, dalle più indifese alle più potenti.
Nessuno ha il diritto di gettare discredito, fango, accusandolo di essere un mistificatore e un imbroglione, sul Presidente della Giunta regionale. E' una calunnia inaccettabile per la persona, ma è una grave e pesantissima offesa a quella che la Costituzione della Repubblica e lo Statuto indicano come la più alta carica istituzionale della Regione, chiamata a rappresentare il popolo sardo. Ieri una parte dell'opposizione ha accusato il presidente Pili di aver mentito spudoratamente sul progetto che porta l'acqua dalle miniere di Iglesias verso Cagliari e Carbonia. La cerimonia di inaugurazione fatta sabato sarebbe stata un imbroglio, l'acqua che sgorgava dai tubi non sarebbe arrivata dalle miniere, ma da una diga vicina, con un allaccio volante a circuito chiuso, o perfino da autobotti! E' stato detto di tutto, si sono accesi i riflettori della ribalta su una falsa informazione, su un falso scoop, su una bufala. Per fortuna il tentativo di inganno (che non credo fosse premeditato, è stato solo frutto di leggerezza il non aver voluto verificare prima la veridicità dell'informazione data alla pubblica opinione) è stato sventato da alcuni colleghi giornalisti che sanno fare il proprio lavoro, si sono recati sul campo e hanno scoperto che la condotta c'è ed è operativa e che l'acqua vista sgorgare a Uta proveniva effettivamente dalle miniere di Iglesias.
Detto questo, doverosamente, credo che non si possa però dimenticare che la nostra comunità non sta vivendo un momento esaltante, ritengo sia chiaro a tutti. Ci sono problemi in alcuni di noi, un senso di disagio, un senso di malessere che permane, ma noi vorremmo costruire non distruggere; costruire una maggioranza coesa ed efficace nella sua azione, e noi confidiamo perfino, ingenui come siamo, ma anche speranzosi, in un'opposizione propositiva e non distruttiva, impegnata non a impedire ma a fare.
Credo che dovremmo inaugurare un nuovo modo di far politica, sempre e solo in favore della gente, e sposare il progetto e non il colore di chi lo propone. Questo credo che sarebbe utile per la gente. Non è facile governare col bastone tra le ruote, mi rendo conto che le difficoltà ci sono e ci sono state, ma non si può realizzare un programma di centrodestra con le vecchie leggi del centrosinistra, perché questa è la verità! Per questo è urgente mettere il Consiglio regionale e le Commissioni in condizioni di funzionare; è necessario modificare il Regolamento del Consiglio, che è stato costruito appositamente per bloccare l'attività legislativa, così come la legge elettorale è stata costruita per impedire che ci fosse una maggioranza certa. Ci sono cose che noi, così come alcuni colleghi, continuiamo a chiedere inutilmente (in questo stanno le ragioni del nostro malessere): il decentramento dei poteri amministrativi dalla Regione alle Province e ai Comuni per azzerare, una volta per tutte, questo pachiderma ammalato che è la burocrazia; un piano del lavoro serio che sia basato sugli interventi a favore delle piccole e medie imprese per dar loro coraggio e stimolarle alla creazione di nuovi posti di lavoro; il varo di un piano sanitario regionale. Sono queste, secondo noi, priorità irrinunciabili, signor Presidente. L'industria, l'agricoltura, i lavori pubblici, il commercio, i trasporti, la sanità, la formazione professionale, qualunque sia il settore che prendiamo in considerazione, attualmente c'è da mettersi le mani nei capelli. E' un disastro l'industria, sappiamo quante decine di migliaia di posti di lavoro sono state perse per gli investimenti sbagliati fatti in passato; l'agricoltura è allo stato tribale perché manca di organizzazione e perché non è stato fatto nulla per consentirle di progredire e di essere competitiva rispetto al resto dei paesi intorno noi; lo stato dei lavori pubblici abbiamo visto qual è, abbiamo visto in che condizioni versano la strada statale 131, ossia la Carlo Felice, e il porto canale, opere che sono state avviate quarant'anni fa, senza voler accusare talune persone o partiti, ma questa è la realtà. Abbiamo visto che cosa è successo nel settore del commercio: il piccolo commercio è stato annientato dalle Città Mercato, le quali hanno potuto proliferare grazie all'approvazione dei relativi progetti da parte della Regione da vent'anni a questa parte. Negli ultimi tre anni non ne sono stati più approvati e se si sono perse decine di migliaia di posti di lavoro, perché tantissime piccole attività, in tutte le province, sono state costrette a chiudere, è solo ed esclusivamente perché c'è stato questo abnorme sviluppo delle Città Mercato, che sarebbe stato veramente opportuno non consentire.
Nel settore dei trasporti stiamo ancora combattendo per avere il diritto di viaggiare come tutti gli italiani, forse lo otterremo tra qualche tempo, ma un tentativo è stato fatto, debbo dire, anche grazie a un'iniziativa del senatore Attili, se non ricordo male, poi ripresa dal presidente Pili e portata avanti dal presidente Floris. Credo che dovremmo proseguire su questa strada, però dovremmo chiedere la continuità territoriale anche per le merci, oltre che per le persone.
Per quanto riguarda la formazione professionale c'è da dire solamente: che Dio ci aiuti, perché per quarant'anni avete fatto una formazione professionale disastrosa! La sanità: quello della sanità è un settore per noi strategico, importante, decisivo, credo che costi ai sardi 4.000 miliardi ma, al delle là di oasi di felicità, in cui persone serie, preparate, capaci, oneste, volenterose, dedicano con grande intelligenza tutto il tempo che possono alla loro professione, cercando di essere efficaci e umani perfino, dobbiamo ricordarci che c'è comunque una situazione abnorme, che in molti centri le cose non funzionano, si fanno file interminabili, per fare un esame semplicissimo si aspetta anche sei mesi. Un chirurgo mi ha scritto una lettera, che se volete vi posso anche mostrare, con cui denuncia l'esistenza di una lista di 1.800 persone in attesa di essere operate, una lista che data da tre anni, questa è la situazione. Allora quando noi chiediamo un piano sanitario regionale è perché vogliamo che si affronti questo grande problema della sanità, che è importante per tutti noi, senza che nessuno si offenda per riferimenti al passato o al presente.
Io credo anche che se parliamo di energia e ci ricordiamo che in base al nostro Statuto la Regione ha su questa materia competenza primaria, per altro mai esercitata, e che i cittadini sardi pagano l'energia elettrica il 40 per cento in più di quanto si paga a Milano, capiamo che evidentemente chi ha governato per cinquant'anni non ha fatto proprio tutte le cose che avrebbe potuto e dovuto fare. Per non parlare dell'acqua, ma credo che sia inutile parlarne, questo argomento è talmente attuale che tutti sono informati delle cose che non sono state fatte e che sarebbe necessario fare per riuscire finalmente a placare la sete dei nostri agricoltori e dei nostri cittadini.
Concludo con una battuta, me la perdoneranno gli amici del centrosinistra, ma visto che oggi si discute una mozione di sfiducia ritengo di doverla fare: se i sardi hanno buon senso - e ne hanno - la sfiducia la daranno per l'ennesima volta al centrosinistra! Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dore. Ne ha facoltà.
DORE (La Margherita-D.L.). Signor Presidente, in questi ultimi interventi è emerso un nuovo mestiere, o meglio un mestiere molto vecchio, ma esercitato acrobaticamente da chi ha tratto pretesto da un episodio sul quale devono essere ancora fatti tutti gli accertamenti del caso per fare delle capriole. Non mi riferisco tanto alle capriole dell'onorevole Capelli, che le capriole le fa da parecchio, da quando ha assunto il ruolo di "avvocato delle cause perse", per cui sotto questo profilo è coerente, quanto alle capriole dell'onorevole Cesare Corda, degne di un saltimbanco di grande prestigio. Egli è stato veramente splendido in questo suo esercizio, perché fino a ieri non ha fatto altro che criticare il presidente Pili e la sua Giunta, a un punto tale che a tratti ho provato quasi un senso di fastidio nel vedere il Presidente attaccato da chi lo ha votato non una ma più volte. Sì, quasi un senso di fastidio, perché, parliamoci chiaro, la coerenza è un valore importante di fronte al quale non si può transigere. Quello che è stato detto poco fa in fatto di trasformismo spregiudicato è veramente preoccupante, perché getta cattiva luce su una parte di questa istituzione, una parte che purtroppo ha in mano le leve, e come le abbia avute in mano lo sappiamo.
Tralasciando il problema dell'acqua, sul quale ci misureremo nei prossimi giorni, colgo l'occasione per elogiare tutti i componenti della Commissione per il serio lavoro portato a termine, ma in particolare il collega Morittu, vicepresidente, che ha mostrato come si svolge il ruolo di consigliere serio. Questo vale per lui come per gli altri componenti. Ora stiamo parlando di un altro problema, stiamo facendo un bilancio, siamo di fronte ad un redde rationem, per usare una frase latina e quindi lasciamo perdere quest'ultimo episodio, lasciamolo perdere perché ci sono elementi pesanti come macigni che durano, direi, dal momento in cui è iniziata la legislatura, parliamoci chiaro, e a cui la Giunta precedente non è estranea. L'unica differenza è che la Giunta precedente e il suo Presidente hanno avuto il coraggio, ad un certo punto, di rispettare le regole, cioè non sono mai spariti dall'Assemblea, non l'hanno resa inoperante; certo, hanno fatto poco, quasi niente, però non hanno chiuso il Consiglio regionale. Qui, invece, qualcuno ha preteso di chiudere il Consiglio regionale, questo è il fatto grave, questo è il fatto significativo e pericoloso per la democrazia, al quale abbiamo assistito in questi mesi: un Esecutivo sfiduciato ripetutamente in modo clamoroso, in modo plateale, che vive in mezzo alle risse. Basti ricordare le dichiarazioni fatte all'epoca della votazione sulla fiducia anche da parte di esponenti della maggioranza che alla fine votarono per confermare che veramente questo Esecutivo è nato male e adesso sta raccogliendo quello che ha seminato, cioè lo sfacelo. Il guaio è che non è solo lo sfacelo proprio, per quello poco male, è lo sfacelo della Sardegna, al quale tutti stiamo assistendo. Ed allora ognuno può fare la sua elencazione, ma ci sono dei punti sui quali non è possibile sorvolare, e innanzitutto le risse incessanti che durano non da due giorni o una settimana, ma durano da mesi, sono diventate endemiche, ma con le risse chiaramente non si combina nulla, ammesso che qualcuno in questa coalizione e in questa Giunta sgangherata fosse in grado di combinare qualcosa.
Le manovre finanziarie: tutto ciò che è stato prodotto in materia è sempre stato caratterizzato da ritardi, da pressappochismo, dalla mancanza di una strategia diretta a creare i presupposti per il rilancio dell'economia isolana, e si è andati avanti sempre su questa strada. Non parliamo delle spese e di ciò che non è stato speso, dell'indebitamento di 12.000 miliardi, roba da terzo mondo, roba da repubblica delle banane, ma ci siamo, non ho inventato io questo termine, siamo proprio in piena repubblica delle banane, non solo in Sardegna, ma la Sardegna sta facendo la sua parte. Contemporaneamente e in corrispondenza di ciò si registra la mancata spendita dei fondi comunitari; i pasticci con i PIT sono stati già evidenziati ed è inutile tornarci sopra. C'è chi ha studiato più a fondo di me questo problema, ma poi che cosa si è fatto? Che cosa ha fatto questa Giunta che si era proposta in campagna elettorale come la Giunta del progresso, della protezione dell'ambiente e dei beni paesaggistici? Che cosa è riuscita a fare? Ha soltanto parlato di variante urbanistica automatica, cercando ripetutamente di infilarla nella manovra finanziaria, con la quale non aveva assolutamente niente a che vedere, con dei colpi di mano spregiudicati e certamente vorrà tornarci sopra, perché lo sappiamo, la Sardegna è l'isola del tesoro e quindi bisogna depredarla, i pirati devono depredare perché è il loro mestiere in fondo.
Che cosa si è fatto il materia di parchi? Dovevano essere la grande speranza per il progresso della Sardegna, chi ne parla più? Addirittura in modo alternativo si parla di parchi cancellati o ripristinati; l'unica cosa che si è saputa fare è stata la nomina a Presidente del Parco di La Maddalena di un avvocato nuorese, che a quanto risulta non capisce niente di parchi e forse neanche di altre questioni riguardanti la materia, però ha una tessera politica e quindi ne ha diritto, quello che succederà lo vedremo.
Dell'emergenza idrica ne parleremo in altra occasione, però quello che è certo è che il presidente Pili, con provvedimenti azzardati, intempestivi, forzati, ha letteralmente cancellato il ruolo delle autonomie locali. Questo lo abbiamo sentito ripetutamente denunciare e non sto a ripetere quanto è stato già detto, vedo che il tempo a mia disposizione è terminato, dico soltanto francamente che di fronte a questo disastro si potrebbe parlare dell'ARPAS, ne hanno già parlato i colleghi, si potrebbe parlare del porto canale, che è in mano da tre anni, in qualche modo, a questa Giunta o alle Giunte del centrodestra, su cui non è stato fatto assolutamente niente, ma intanto gli operai rischiano il licenziamento; si potrebbe parlare della normativa sul personale, per la quale si sono seguite le logiche del clientelismo tanto che il Governo nazionale l'ha impugnata, è una normativa incostituzionale, però la Giunta l'ha voluta, l'ha proposta e l'ha portata avanti. Non parliamo della SFIRS, ne abbiamo già parlato ripetutamente: è nato uno scandalo, i beni demaniali vengono svenduti e nessuno li tutela. Il presidente Pili aveva promesso di farci avere la documentazione relativa ai ricorsi, io non ho ricevuto ancora niente, pare che non fosse disponibile, quindi rinnovo la richiesta che tale documentazione ci venga messa a disposizione. Non parliamo poi delle riforme istituzionali sulle quali non c'è assolutamente niente, così come non c'è un barlume di legge elettorale o di riforma dello Statuto, però il presidente Pili opta per la Costituente e vedremo come andrà a finire. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugini. Ne ha facoltà.
CUGINI (D.S.). Presidente, questa mattina abbiamo aperto la discussione con l'illustrazione della mozione da parte del collega Spissu, però mi pare che nel corso della mattinata i colleghi del centrodestra, almeno la gran parte di loro, abbiano deciso di fare quello che hanno fatto la settimana passata, abbandonare il Consiglio.
Insomma, voi ci volete convincere, in particolare il collega Capelli ci vuole convincere che nella maggioranza va tutto bene, che non c'è la crisi, che il confronto di questi giorni tra le forze che governano la Regione era finto, che i rilievi che sono stati fatti a Pili, nella sua funzione di Presidente, ad Oppi, nella sua funzione di Assessore della sanità, e i rilievi che tutti vi siete fatti reciprocamente erano uno scherzo, un gioco. Io penso che non sia interesse neanche vostro dare alle cose che avete detto in questi giorni la lettura che state dando qui. Penso che sia giusto richiamare, come hanno fatto gli altri colleghi che sono intervenuti, quello che avete detto in questi giorni e portarlo a confronto con le nostre posizioni...
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Per cortesia, consentite l'intervento all'onorevole Cugini.
CUGINI (D.S.). Volevo dire che io credo che sia giusto considerare serie le cose che avete detto nei giorni passati e considero un errore, invece, venire qui e fare ragionamenti del tutto opposti a quelli che avete proposto all'attenzione della nostra regione nei giorni scorsi. Che interesse avete a dire che va tutto bene, quando quello che dite tra voi rivela invece che tutto va male? Che interesse ha lei, Presidente, a dire o a nascondere che la Confindustria, l'Apisarda, i sindacati, il sistema delle autonomie non hanno fatto rilievi alle scelte politiche che avete operato in questi giorni? Che interesse avete a nascondere queste cose?
Volete continuare a galleggiare, come da qualche parte è stato detto, sino alla conclusione del mandato? Potete farlo, è nella vostra competenza, però mi pare che anche testi di legge che sono stati illustrati in questi giorni e che richiamano il rapporto democratico all'interno di questa istituzione dicano che per il futuro occorre prevedere un rapporto tra Presidente della Giunta e Consiglio diverso da quello attuale. Gli ultimi sono stati gli amici del Partito Popolare Sardo che hanno presentato una proposta di legge elettorale, illustrata dal collega Onida, che Capelli definisce ingenuo, così come considera ingenui Oppi, Floris, Fantola, sostenendo che l'ingenuità purtroppo vi sta facendo fare questi errori. Però il collega Onida, che ha dimostrato nel tempo che ingenuo non è, ha detto: "Occorre fare una legge elettorale per evitare che nel Consiglio regionale si verifichino le cose che si stanno verificando in questi giorni". Quella legge elettorale, che richiama altre proposte fatte in Consiglio regionale, tende a scontrarsi con la posizione assunta da Forza Italia e da diversi amici di Alleanza Nazionale in merito alla legge elettorale. Dice Floris: "Si misurano due culture". Sì, è vero, si misurano due culture di governo e di rapporto tra le istituzioni democratiche, ma un pezzo della cultura che Floris rappresenta, assieme ad altri colleghi della maggioranza, è diventato in questi anni il coperchio del non governo e della crisi, e Floris non può pensare che basti un appello per allargare la maggioranza prevedendo che ci sia da parte del centrosinistra un apporto in tal senso. Non è così! Floris non può pensare che sia così, non c'è alcuna possibilità che forze del centrosinistra accolgano l'invito del collega Floris. Al contrario è lui che deve accogliere l'invito che viene fatto dal centrosinistra: "Mettiamo fine a questa situazione che sta causando danni alla Sardegna, prendete atto di aver fallito come Gruppo dirigente, come cultura di governo e anche nel rapporto con la società sarda, e troviamo un rimedio". Il rimedio non è quello proposto da Floris, né quello che viene indicato da altre parti del centrodestra. Il rimedio è dare la parola agli elettori e misurare quello che avete fatto, perché voi sapete che il giudizio che si dà è fortemente negativo in quanto avete fallito. E Capelli di queste cose se ne dovrebbe intendere!
Io penso che debba essere ancora più chiaro agli occhi di tutti che non c'è possibilità di uscire dalla crisi nella quale voi avete incartato la Sardegna se non attraverso un rapporto trasparente tra voi e le istituzioni. Presidente Pili, lei rappresenta un modo di governare che è lontano dalla storia e dalla cultura della politica sarda; lei purtroppo, lo voglia o no, è il terminale delle scelte che si prendono a livello nazionale e le vengono affidati molti commissariamenti perché si sa che è ligio alle indicazioni di Roma. Lei è il terminale della morte dell'autonomia, ha questa responsabilità e io comprendo anche che gli amici di Forza Italia vogliano destituirla da Presidente, perché sta portando il rapporto tra la Regione e lo Stato in un vicolo cieco che danneggia l'economia della nostra regione. Però, se gli appelli sono quelli di Floris, è chiaro che non si va da nessuna parte. Allora è bene prenderne atto, così come noi chiediamo nella mozione.
Noi sappiamo e comprendiamo che tecnicamente voi e anche il collega Corda respingerete la nostra mozione; noi, a differenza di Capelli, pensiamo che non siate ingenui e che chiaramente voterete contro la mozione, ma tutti i problemi che c'erano prima della presentazione della nostra mozione rimangono e aggravati. Aggravati perché tra di voi in questi giorni c'è stato un confronto difficile da portare a conclusione, e non è vero che sono stati messi avanti gli interessi della collettività, si sono invece privilegiati gli interessi di pezzi della maggioranza che ritengono di recuperare un rapporto con la società attraverso la sostituzione di Assessori.
Il collega Liori vorrebbe fare l'Assessore - è un'aspirazione giusta, per carità - perché ritiene che attraverso la sua iniziativa di governo si possa correggere il non governo che oggi c'è in Sardegna. Io lo comprendo, però, quella sua esigenza politica si scontra con il tentativo di galleggiamento che caratterizza la maggioranza e che non ha sbocco. L'unico sbocco che potete avere, cari amici della maggioranza - e questa è un'idea di Pili -, è non fare la legge elettorale! Floris è inutile che giochi...
MURGIA (A.N.). Lo sbocco era l'acqua che usciva ieri sera copiosa dai rubinetti.
CUGINI (D.S.). Per molti sai è meglio il vino che l'acqua, ragionano di più! Lo sbocco è nelle cose. Pili vorrebbe presentarsi alle prossime elezioni come candidato di Forza Italia, ma la maggioranza, giustamente, avendo verificato qual è il livello dell'iniziativa politica di Pili, vorrebbe cambiare cavallo, tuttavia non è la linea di Floris quella che porterà ad una soluzione.
In conclusione, cominciamo entro breve tempo la discussione della legge elettorale e verificheremo che le due culture produrranno una convergenza per quanto riguarda l'elezione diretta del Presidente. E' inutile che Onida si illuda, perché con l'elezione diretta del Presidente e con il premio di governabilità (ma per quanto ci riguarda la cultura dell'uguaglianza e della solidarietà impone attenzione anche alle forze minori di questo Consiglio regionale) si acuiranno le vostre difficoltà, in quanto Alleanza Nazionale e Forza Italia auspicano una legge elettorale che impedisca ad una delle culture presenti nel centrodestra, cioè alla cultura cattolica, di svolgere una funzione di rappresentanza nelle istituzioni. Il punto di convergenza sarà quindi la legge elettorale ed emergerà chiaro che non ci sono spazi per la costruzione di uno schieramento che comprenda quelli di voi che sono adesso qui. Però l'obbligo naturale è il passaggio elettorale, altre scorciatoie non ce ne sono.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cugini, col suo intervento terminano i lavori di questa mattina. Il Consiglio è convocato per questo pomeriggio alle ore 17.
La seduta è tolta alle ore 13 e 08.
Allegati seduta
Risposta scritta ad interrogazioni
Risposta scritta dell'Assessore dei lavori pubblici all'interrogazione ONIDA sugli incomprensibili ritardi nell'attuazione dei progetti del Comune di Cabras finanziati nei PIA 1998.
Si riscontra la nota a margine, relativa all'argomento di cui in oggetto.
In merito all'interrogazione dell'on. Pasquale Onida, si comunica che il progetto affidato all'E.S.A.F. è in corso di avanzatissima elaborazione.
È doveroso far presente che, dalla metà dello scorso anno il Servizio E.S.A.F. incaricato della progettazione è stato particolarmente impegnato per l'elaborazione di progetti per programmi QCS, la cui mancata chiusura entro fine ano 2001 avrebbe comportato la perdita per la R.A.S. di finanziamenti U.E. per un importo totale di 88,5 miliardi.
Si segnala inoltre che l'elaborazione del progetto è stata particolarmente complessa in quanto tutte le opere ivi previste sono da realizzarsi in zone soggette a vincolo archeologico e paesaggistico, conseguentemente la definizione dei tracciati di posa delle condotte ed in particolare l'ubicazione dei manufatti (serbatoi, partitori, impianto di sollevamento) è stata di particolare difficoltà, in quanto si è dovuto procedere in collaborazione con gli uffici B.A.A.S. e della Tutela del Paesaggio all'esatto posizionamento dei manufatti e delle condotte con un congruo numero di sopralluoghi.
Si comunica che l'ultimazione del progetto è prevista per la fine del corrente mese di febbraio, primi giorni di marzo.
Si rimane a disposizione per eventuali chiarimenti che venissero richiesti e si coglie l'occasione per porgere distinti saluti. (415)
Risposta scritta dell'Assessore dei lavori pubblici all'interrogazione SANNA Giacomo - MANCA sul nuovo tracciato della "Strada Statale 195".
Con riferimento all'interrogazione n° 466/A relativa all'oggetto, che ad ogni buon fine si restituisce in copia, si forniscono i seguenti elementi di risposta:
la scelta del tracciato chiamato "rosso" è stata approvata da tutti gli intervenuti alla Conferenza dei Servizi in data 27.03.2002, di cui si allega copia, con la sola eccezione dell'Amministrazione comunale di Capoterra che confermava la scelta del tracciato "verde", coincidente con l'attuale sede della SS195, ritenendo tale decisione supportata dalle motivazioni indicate nel deliberato del Consiglio Comunale che si allega in copia.
Il Sindaco ha tenuto a precisare che qualora la Conferenza avesse scelto il tracciato "rosso" sarebbero da tenere presenti alcune esigenze quali la messa in sicurezza dell'attuale SS195 e la previsione del progetto definitivo della realizzazione dell'opera in lotti funzionali con priorità nell'esecuzione delle tratte da Sarroch (tratto esistente) verso Cagliari;
gli uffici dell'Assessorato hanno provveduto alla verifica della stima sommaria effettuata dai progettisti nel contesto del progetto preliminare che ha portato alla rideterminazione della spesa fissando il costo aggiornato dell'opera in Euro 161.238.431,23 pari a 312.201.137.239 di lire;
intervenendo nella Conferenza surrichiamata, il Capo Compartimento ANAS si è impegnato ad individuare le misure necessarie per la messa in sicurezza dell'attuale arteria. (466)
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione SANNA Alberto - BIANCU - SANNA Gian Valerio sull'istituzione delle nuove Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) nel territorio della provincia di Oristano.
Occorre premettere che alcuni istituti previsti dalla legge regionale sulla caccia non hanno trovato ancora incompiuta applicazione e che, nel frattempo, conservano la loro efficacia le disposizioni della legge regionale 32/78 relative all'istituzione e alla gestione delle oasi permanenti di protezione faunistica e di cattura, delle zone di ripopolamento e cattura. Dal canto loro, le Amministrazioni provinciali dovranno presentare le proprie proposte per l'istituzione delle nuove ZRC.
La proposta presentata dall'Amministrazione provinciale di Oristano nel giugno 2002 ha ricevuto il parere favorevole da parte del Comitato provinciale faunistico di Oristano e del Comitato regionale faunistico.
La normativa vigente, invece, non prevede espressamente la necessità di acquisire il parere preventivo delle Amministrazioni comunali e non contempla altre forme di coinvolgimento delle stesse nella fase costitutiva delle ZRC, ma unicamente l'affidamento in gestione delle aree già istituite e già debellate dalle Amministrazioni provinciali.
Nemmeno appare corretta sotto il profilo giuridico la tesi secondo cui gli organi dell'amministrazione dovrebbero procrastinare alla scadenza dei termini previsti per la proposizione dei mezzi di gravame l'esecuzione dei propri provvedimenti che, come è pacificamente noto alla luce dei principi generali, presentano da subito il carattere dell'esecutività e dell'esecutorietà.
Pertanto, pur condividendo l'opportunità di studiare un maggiore coinvolgimento delle amministrazioni locali, si deve concludere che le determinazioni assunte dai competenti uffici dell'Assessorato appaiono allo stato assolutamente legittime, e anzi si coglie l'occasione per rinnovare l'apprezzamento per il lavoro svolto dai funzionari della Direzione Generale dell'Ambiente che, in questo come in altre materie, si trovano a dover affrontare quotidianamente situazioni di notevole complessità tecnica, non mancando di dimostrare elevata competenza e impegno professionale. (529)
Testo delle interrogazioni annunziate in apertura di seduta
INTERROGAZIONE FRAU, con richiesta di risposta scritta, sull'Ente foreste.
Il sottoscritto, premesso che:
a) la legge regionale n. 31 del 198 ripartisce in modo puntuale le competenze amministrative tra i vari livelli dirigenziali, riservando ai direttori di servizio, tra l'altro, il compito di:
- gestione delle attività di competenza del servizio e degli altri compiti ad essi delegati dal direttore generale, adottando i relativi atti e provvedimenti amministrativi ed esercitando i poteri di spesa e di acquisizione delle entrate;
- dirigere, coordinare e controllare l'attività degli uffici che da essi dipendono;
- identificare, in base alla legge regionale 22 agosto 1990, n. 40, i responsabili dei procedimenti che fanno capo al servizio e vigilare, anche con poteri sostitutivi in caso di inerzia in materia di regolarità, pubblicità, trasparenza e partecipazione nei procedimenti amministrativi;
b) le norme richiamate sono vincolanti per la struttura amministrativa della Regione e di tutti gli enti strumentali della stessa, ivi compreso l'Ente foreste della Sardegna;
c) il direttore generale dell'ente foreste, in contrasto con i principi contenuti nell'articolo 9 della legge regionale n. 31 del 1998, svolge direttamente compiti di gestione, compresi quelli di minor rilevanza quali il trasferimento di singoli operai, in palese violazione delle prerogative spettanti ai direttori di servizio ai sensi dell'articolo 25 della citata legge regionale n. 31 del 1998,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e gli Assessori dell'ambiente e del personale per sapere:
1) se siano a conoscenza che il direttore generale dell'ente foreste trasferisce di imperio personale nell'ambito dei vari territori di competenza dei direttori di servizio, agendo spessissimo all'insaputa dei direttori medesimi, per motivazioni non coincidenti con l'interesse generale;
2) se, confermato quanto su esposto, non ritengano che il direttore generale abbia esorbitato dalle proprie funzioni istituzionali;
3) se non reputino che sia configurabile "un danno erariale" sotto il profilo delle corresponsioni di indennità (ai direttori di servizio) per mansioni che di fatto sono impediti di esercitare;
4) quali interventi intendano assumere per il rispetto della legge e se non ritengano debbano essere presi provvedimenti nei confronti di chi viola la legge in modo plateale. (548)
INTERROGAZIONE RASSU, con richiesta di risposta scritta, sulla realizzazione di una strada di collegamento SS 131 bis (Campu Giavesu) alla Ittiri-Alghero - svincolo SS 131 bis per Torralba.
Il sottoscritto,
verificato che nel Piano regionale dei trasporti non è prevista la realizzazione del collegamento tra la SS 131 bis ed Alghero;
atteso che la realizzazione di questa importante arteria collegherebbe con appena venti minuti di percorso il territorio del Logudoro Meilogu e Goceano con Alghero;
premesso che la menzionata arteria era già stata inclusa nei programmi della viabilità dall'Amministrazione provinciale di Sassari, così come la realizzazione dello svincolo per Torralba;
considerato che la realizzazione della strada di collegamento in oggetto, oltre che dare uno sbocco funzionale per Alghero a tutto l'hinterland della provincia di Sassari, con l'innegabile alleggerimento del traffico nella Sassari-Alghero, rappresenterebbe un veicolo socioeconomico insostituibile per tutto il territorio provinciale;
considerato, inoltre, che la realizzazione dello svincolo per Torralba renderebbe funzionale l'accesso per la cittadina stessa, dove, tra l'altro, sono presenti un'importante struttura museale e una sede dipartimentale dell'Università di Sassari,
chiede di interrogare il Presidente della Regione, gli Assessori dei trasporti e della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio affinché vengano inclusi nei programmi in corso la realizzazione ed il finanziamento della strada di collegamento SS 131 bis (Campu Giavesu-Alghero) e lo svincolo di accesso dalla SS 131 bis alla cittadina di Torralba. (549)
INTERROGAZIONE FRAU, con richiesta di risposta scritta, sui contributi alle Province.
Il sottoscritto,
chiede di interrogare l'Assessore della cultura per sapere:
1) per quali motivi a tutt'oggi alle quattro Province della Sardegna non siano stati ripartiti i fondi, ai sensi della legge regionale 21 giugno 1950, n. 17, per l'organizzazione di manifestazioni culturali nell'anno 2002, così come richiesti dalle Province medesime;
2) cosa intenda fare per ovviare a questa situazione che sta mettendo in crisi gli Assessorati di competenza delle Province medesime, che in genere hanno già organizzato le manifestazioni, per questi ritardi incomprensibili. (550)
INTERROGAZIONE CASSANO, con richiesta di risposta scritta, sulla paventata chiusura dell'ufficio postale di Cargeghe (SS).
Il sottoscritto,
AVUTA NOTIZIA che è intenzione della Direzione provinciale delle Poste di Sassari sopprimere l'ufficio postale di Cargeghe;
CONSIDERATO che l'Ente Poste, anziché potenziare gli uffici, attuerebbe di fatto un sottodimensionamento dei servizi, costringendo l'utenza ad utilizzare l'ufficio postale di Muros;
RITENUTO che tra i tanti utenti vi sono persone anziane, nonché appartenenti alle categorie protette, per i quali tale variazione potrebbe risultare disagevole;
TENUTO CONTO, inoltre, che il territorio della provincia di Sassari è già fortemente penalizzato in altri settori e quindi non può pagare un ulteriore danno,
chiede di interrogare il Presidente della Regione per sapere:
1) se sia a conoscenza dei fatti suesposti;
2) se non ritenga di dover intervenire presso l'Ente Poste S.p.A. per evitare che quanto segnalato venga messo in atto. (551)
INTERROGAZIONE IBBA - SANNA Emanuele - PACIFICO - DORE, con richiesta di risposta scritta, sulla classificazione urbanistica attribuita dal Comune di Cagliari all'area su cui sorge l'Ospedale Marino.
I sottoscritti,
premesso che la Giunta comunale di Cagliari, con la delibera n. 424 del 27 giugno 2002, ha proposto al Consiglio comunale la modifica della destinazione urbanistica dell'area su cui sorge il Presidio Ospedaliero "Ospedale Marino", stabilendo una nuova classificazione urbanistica GA1-ricettività alberghiera;
premesso che gli indirizzi formulati dalla Giunta comunale di Cagliari per la redazione del PUC tendono a rafforzare la vocazione turistico-ricettiva di tutto il comparto del Poetto;
considerato che per effetto di tali indirizzi le strutture sanitarie presenti al Poetto dovranno localizzarsi in una diversa zona della città;
visto che le norme di attuazione al PUC di Cagliari - Parte Generale - prevedono esplicitamente che l'area dell'edificio dell'ex Ospedale Marino è destinata ad accogliere ricettività alberghiera;
constatato che il presidio ospedaliero "Ospedale Marino" rappresenta una realtà fondamentale e consolidata dell'organizzazione sanitaria di Cagliari e della sua Provincia, presente come punto di riferimento privilegiato soprattutto per tutte le urgenze e emergenze che si verificano nella parte orientale della Provincia di Cagliari;
considerato inoltre che l'Ospedale Marino è dotato di uno spazio di eliporto e di quanto possa essere utile per la sua funzione sanitaria, quali:
- un pronto soccorso in cui vengono eseguiti 38.000 accessi di utenti l'anno;
- un reparto di chirurgia d'urgenza che svolge 18 guardie attive, con 1.500 ricoveri l'anno;
- un reparto di traumatologia della strada che effettua 500 ricoveri e 500 visite l'anno;
- una divisione di ortopedia che svolge guardie continuativamente per 30 giorni al mese, 1300 ricoveri e 1200 visite l'anno;
- una clinica ortopedica che effettua 1350 ricoveri e 1300 visite l'anno;
- una divisione di chirurgia della mano, unica nella provincia di Cagliari, che effettua 1300 ricoveri e 4000 visite l'anno;
- un servizio di anestesia e rianimazione tra i più attivi di tutta la Regione;
considerato altresì che di recente l'ospedale è stato arricchito dall'inserimento dell'unità spinale per i cittadini mielolesi;
preso atto che in data 8 agosto 2001 il direttore generale della Azienda ASL n. 8 ha chiesto al Comune di Cagliari l'autorizzazione all'ampliamento degli ambienti del pronto soccorso, delle sale operatorie e di una piscina per la riabilitazione, già finanziati in base all'articolo 20 della L.R. n. 67 del 1988;
considerato che oggi è sempre più necessario gestire le risorse della sanità con efficienza e oculatezza;
rilevato che un eventuale dislocazione in altre parti della città della struttura attuale del Presidio ospedaliero "Ospedale Marino" sarebbe anti-economica e danneggerebbe profondamente il tessuto sanitario non solo della Provincia di Cagliari ma di tutta la Sardegna;
ritenuto che all'area su cui insiste l'Ospedale Marino debba essere assegnata un classificazione urbanistica compatibile con l'attuale utilizzo della struttura sanitaria;
valutato che la Regione ha competenza primaria nel controllo della pianificazione urbanistica dei comuni,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale della sanità ed il Presidente della Regione per conoscere quali iniziative intende intraprendere la Regione per contestare le scelte della Giunta Comunale di Cagliari in merito alla nuova classificazione urbanistica dell'Ospedale Marino, per evitare i disagi a cui andranno incontro i cittadini e lo sperpero di soldi pubblici in un momento in cui il bilancio regionale risulta penalizzato per la sanità sarda e per conoscere l'attendibilità del prospetto delle zone ospedaliere, contenuto nel Documento 20 - Piano di Riordino della Rete Ospedaliera- che l'Assessore ha inviato alla Commissione Settima per un suo esame, visto che se non si impedisce la trasformazione dell'Ospedale Marino, i commissari hanno in esame "un mostro" giuridico e organizzativo che offende l'intelligenza degli stessi e la Commissione Sanità del Consiglio Regionale. (552)
INTERROGAZIONE RASSU, con richiesta di risposta scritta, sulla realizzazione della strada di collegamento SS 131 bis bivio Cossoine - Bosa svincoli SS 131 bis Bonorva - Cossoine.
Il sottoscritto,
verificato che nel piano regionale dei trasporti sono previste le opere relative alla realizzazione della strada SS 131 bis - Bosa e degli svincoli nella 131 bis per Bonorva e Cossoine;
atteso che la realizzazione di queste importanti opere strutturali non è più procrastinabile nel tempo;
premesso che i lavori per la realizzazione della strada SS 131 bis - Bosa hanno avuto inizio per essere poi subito sospesi oltre un anno fa;
considerato che la realizzazione della strada di collegamento in oggetto, oltre che dare uno sbocco funzionale per Bosa a tutto l'hinterland della provincia di Sassari, con l'innegabile alleggerimento del traffico nella Macomer - Bosa, rappresenterebbe un veicolo socioeconomico insostituibile per tutto il territorio provinciale e apporterebbe indiscussi benefici ai centri dell'hinterland del Meilogu e della Planargia;
considerato, inoltre, che la realizzazione degli svincoli per Bonorva e Cossoine renderebbe funzionali gli accessi per le cittadine stesse eliminando i pericoli costanti che gli attuali incroci a raso comportano,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e gli Assessori dei trasporti e della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio affinché venga dato definitivo avvio a breve tempo ai lavori per la realizzazione della strada di collegamento della SS 131 bis per Bosa e per la realizzazione degli svincoli nella SS 131 bis, per Bonorva e Cossoine. (553)