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Resoconto della seduta n. 251 del 26/06/2002

CCLI Seduta

Mercoledì 26 Giugno 2002

(Antimeridiana)

Presidenza del Presidente Serrenti

La seduta è aperta alle ore 10 e 14.

LICANDRO, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 4 giugno 2002 (245), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico all'Aula che i consiglieri regionali Ettore Businco e Antonio Granara hanno chiesto di poter usufruire di un giorno di congedo per la seduta del 26 giugno 2002. Il consigliere regionale Luigi Biggio ha chiesto di poter usufruire di due giorni di congedo a far data dal 26 giugno 2002. Mentre i primi due non hanno motivato le loro richieste, il collega Biggio è ricoverato in ospedale, gli facciamo i nostri auguri. Se non vi sono opposizioni questi congedi si intendono accordati.

Assenza per motivi istituzionali

PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 5 dell'articolo 58 del Regolamento, che l'assessore Giorgio Oppi non potrà essere presente alla seduta del 26 giugno 2002 in quanto fuori sede per motivi istituzionali.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che in data 25 giugno 2002 i consiglieri Dettori Ivana, Pacifico, Pinna e Scano hanno dichiarato di autosospendersi dal Gruppo dei Democratici di Sinistra e conseguentemente hanno chiesto di essere collocati nel Gruppo Misto.

Risposta scritta a interrogazione

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alla seguente interrogazione:

"Interrogazione RASSU sulla insufficienza degli stanziamenti previsti nel bilancio regionale per il funzionamento dell'Ente Foreste per l'anno 2002". (474)

(Risposta scritta in data 19 giugno 2002.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

MASIA, Segretario:

"Interrogazione CAPELLI, con richiesta di risposta scritta, sulla precarietà degli impianti nella laguna di Santa Gilla". (487)

"Interrogazione FRAU, con richiesta di risposta scritta, sulla mancanza del medico di base a Laerru e Bulzi". (488)

"Interrogazione LAI - MORITTU - SPISSU, con richiesta di risposta scritta, sulle modalità di affidamento a società esterne degli impianti di potabilizzazione delle acque per conto dell'ESAF". (489)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

MASIA, Segretario:

"Interpellanza FADDA - GRANELLA - SANNA Alberto - GIAGU - MARROCU - ORTU - SANNA Emanuele sulla mancata assegnazione dei contributi del Fondo di solidarietà nazionale agli agricoltori sardi". (246)

"Interpellanza VASSALLO - COGODI - ORTU sulla situazione del sistema elettrico". (247)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

MASIA, Segretario:

"Mozione PINNA - DETTORI - PACIFICO - SANNA Salvatore - SCANO sul mancato rispetto degli impegni da parte del Commissario straordinario per l'emergenza idrica per fra fronte alla gravissima carenza di risorse idropotabili che colpisce il territorio del Sulcis ed in particolare la città di Carbonia". (73)

"Mozione DETTORI - PACIFICO - LOCCI - BALIA - CORDA - COGODI - DEIANA - DEMURU - GIOVANNELLI - GRANELLA - IBBA - LICANDRO - LIORI - MANCA - MASIA - ORRU' - ORTU - PILO - PINNA - SANNA Giacomo - SANNA Salvatore - SATTA - SCANO - VASSALLO sullo stato del sistema sanitario regionale". (74)

"Mozione SANNA Alberto - SPISSU - FADDA - BALIA - DORE - COGODI - SANNA Giacomo - GIAGU - GRANELLA - MANCA - MARROCU - ORTU - SANNA Emanuele - BIANCU - CALLEDDA - CUGINI - DEIANA - DEMURU - DETTORI - FALCONI - IBBA - LAI - MASIA - MORITTU - ORRU' - PACIFICO - PINNA - PIRISI - PUSCEDDU - SANNA Gian Valerio - SANNA Salvatore - SCANO - SECCI - SELIS - VASSALLO sulle gravissime conseguenze della siccità 2001-2002 sull'agricoltura e sull'economia della Sardegna". (75)

Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Murgia sull'ordine del giorno. Ne ha facoltà.

MURGIA (A.N.) Grazie Presidente, per poter trovare un accordo sulla legge relativa al personale chiedo una sospensione quanto meno di un'ora.

PRESIDENTE. Vi sono osservazioni alla richiesta di un'ora di sospensione?

Se non vi sono osservazioni la richiesta è accolta. Riprendiamo i lavori alle ore 11.30.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 18, viene ripresa alle ore 12 e 02).

Discussione generale del disegno di legge: "Norme varie in materia di personale" (310/A)

PRESIDENTE. Colleghi riprendiamo i lavori del Consiglio. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge 310/A "Norme varie in materia di personale", relatore di maggioranza il consigliere Satta, relatore di minoranza il consigliere Sanna Gian Valerio.

Dichiaro aperta la discussione generale. Ha facoltà di parlare il consigliere Satta, relatore di maggioranza.

SATTA (F.I.-Sardegna), relatore di maggioranza. Signor Presidente, signori assessori, colleghi e colleghe, il disegno di legge numero 310 trae origine dall'ordine del giorno votato dal Consiglio regionale il 26 marzo del 2002, con il quale le forze politiche assumevano l'impegno di stralciare dalla legge finanziaria le norme relative al personale e contestualmente invitavano la Giunta regionale e le commissioni competenti a porre in essere in materia le iniziative necessarie per definire un provvedimento legislativo risolutivo delle diverse problematiche emerse durante la discussione della legge finanziaria.

In relazione a tale fatto la Giunta regionale, su proposta dell'Assessore del personale, onorevole Fois, ha approvato, il 27 marzo, il disegno di legge recante "Norme varie in materia di personale", che è stato discusso dalla prima Commissione permanente il 3 aprile, in attuazione degli impegni assunti.

Va detto che il titolo della legge "Norme varie in materia di personale" evidenzia il contenuto eterogeneo del disegno di legge; ma la finalità dell'intervento è comunque quella di fronteggiare situazioni di emergenza, cui occorre dare ordine e definizione legislativa per assicurare certezza alla struttura organizzativa e al personale, eliminando situazioni conflittuali di disagio tra amministratori ed operatori, che si ripercuotono sulla funzionalità dell'amministrazione stessa.

Il testo originario, formato da quattro articoli, rispettivamente sui concorsi interni, sull'inquadramento del personale a termine, sulla copertura straordinaria della dotazione dirigenziale ed infine sulle risorse aggiuntive per la contrattazione 2000-2001, è stato integrato dalla prima Commissione di sei articoli. E, precisamente, il primo sulle misure perequative; il secondo sui compiti del dirigente ispettore; il terzo sull'istituzione della vicedirigenza; il quarto sull'applicazione della legge regionale numero 31 del 1998 al personale degli IACP; il quinto sulle stazioni forestali; infine il sesto sull'inquadramento di personale che ha svolto funzioni di coordinatore generale.

In sintesi, l'esame del testo, per il quale ovviamente si rinvia alla relazione illustrativa della Giunta e della prima Commissione, può essere così schematizzato secondo le finalità cui tendono le singole disposizioni.

L'articolo 1 introduce una norma di carattere generale che dà la possibilità all'amministrazione regionale di indire concorsi interni, cosa questa non prevista dalla legge 31, al fine di eliminare delle difficoltà al contratto collettivo e di valorizzare le risorse interne con peculiari professionalità che esistono solo all'interno per via dell'esperienza maturata. In pratica la Regione intende allinearsi alle altre amministrazioni pubbliche, che mediante selezioni interne periodiche da una parte valorizzano il proprio personale, dall'altra utilizzano e riconoscono formalmente le specificità professionali che si formano al loro interno.

Naturalmente ciò non può, né deve avvenire senza limiti, perché deve essere comunque rispettato il principio fondamentale secondo cui all'accesso dall'esterno va riservato un numero di posti adeguato, come previsto dalla legge nazionale. A questo riguardo è stato previsto che ai concorsi interni non possa essere riservato più del quaranta per cento dei posti che la Giunta regionale, nel programma triennale di reclutamento, decide di coprire in base alle risorse disponibili. La legge regionale numero 31, all'articolo 54, prevede il concorso pubblico, riservando al personale interno il 40 per cento dei posti disponibili. L'articolo 1 del presente disegno di legge introduce il principio del concorso interno per un 40 per cento dei posti vacanti.

Stabilita espressamente con l'articolo 1 l'ammissibilità dei concorsi interni, l'articolo 1 bis dispone che, in via del tutto transitoria, i concorsi interni abbiano attuazione secondo le modalità stabilite nel contratto collettivo 98/2001 con un'unica eccezione ad esso. Infatti, mentre il contratto collettivo 98/2001 prevedeva una disponibilità di posti che la Giunta aveva deciso di coprire nella quantità dell'ottanta per cento, con questo articolo tale quantità è stata portata al novanta per cento.

L'articolo 2 ha l'obiettivo di dare soluzione a situazioni di precariato.Due sono le categorie interessate: la prima è quella dei soggetti impiegati in lavori socialmente utili che ammontano a circa settanta unità; la seconda categoria è quella dei dipendenti assunti per progetti obiettivo ai sensi della legge regionale numero 22 del 1996. Si tratta, in questo caso, di 260 dipendenti il cui rapporto di lavoro in molti casi è stato prorogato anche per la quarta volta, secondo le leggi regionali intervenute nel tempo; peraltro dopo la prima proroga questi lavoratori non vengono più impegnati nei progetti originari, che sono biennali, ma in attività generali degli uffici. Quanto alle modalità di assunzione queste non si discostano nella sostanza dalle procedure previste per le assunzioni in ruolo. La stabilizzazione appare, dunque, un fatto opportuno che va incontro sia alle esigenze dell'amministrazione, nella cui organizzazione questo personale è ormai inserito, sia alle aspettative generate negli interessati dalle leggi che ne hanno previsto l'assunzione in ruolo con concorsi ad essi riservati, che non hanno potuto avere luogo a causa del blocco dei concorsi.

L'articolo 2 bis riguarda l'inquadramento del personale comandato nell'amministrazione e presso gli enti. Se il comando è durato almeno un anno alla data di entrata in vigore della presente legge l'interessato è inquadrato, a richiesta, negli organici dell'ente per cui lavora.

L'articolo 3 interviene sulle norme transitorie della legge numro 31 che copriva i 250 posti della dirigenza riservandoli per il 75 per cento agli interni vincitori dell'apposito concorso, e per il restante 25 per cento prevedeva il concorso pubblico. Il disegno di legge all'articolo 3 riserva la totalità dei posti agli interni. Con questo articolo si cerca di coprire con immediatezza le posizioni dirigenziali tuttora scoperte, giacché il concorso pubblico avrebbe tempi lunghi.

L'articolo 4 stanzia risorse aggiuntive per la contrattazione 2000-2001, che disponeva di stanziamenti insufficienti, basati oltretutto su vecchi parametri non più adeguati.

L'articolo 4 bis sulle misure perequative risolve una situazione di sperequazioni causate dalla vecchia normativa sulla mobilità verticale, nel senso che in sede di contrattazione non si è riusciti a definire le misure perequative raccomandate dal Consiglio regionale con un ordine del giorno del 1998,, mentre si è raggiunto l'accordo sul contenuto ora recepito dall'articolo 4 bis. In sede di contrattazione, infatti, un eccessivo rivendicazionismo, che oltre tutto avrebbe portato a una forte lievitazione della spesa, ha provocato divergenze tra le stesse organizzazioni sindacali impedendo la sottoscrizione dell'accordo.

L'articolo 4 ter riguarda le funzioni dei dirigenti ispettori: attualmente tali funzioni sono di ispezione e di inchiesta, col presente articolo vengono ampliate con l'attribuzione di una funzione di verifica di natura collaborativa.

L'articolo 4 quinquies prevede che i dipendenti degli IACP vengano tolti dal comparto di contrattazione degli enti locali e inseriti in quello degli enti regionali.

L'articolo 4 sexies riguarda il personale forestale. Nel territorio regionale esistono 84 stazioni forestali, la norma proposta prevede che tali stazioni vengano equiparate a unità organizzative. Le stazioni in questo modo acquistano una consistenza organizzativa tale da consentire un miglior funzionamento del Corpo forestale, anche attraverso il loro coordinamento, che in questo modo viene equiparato a quello di coordinamento di settore con riconoscimento delle relative indennità a coloro che esercitano tale funzione.

L'articolo 4 septies è un articolo che sana una situazione di palese ingiustizia riguardante sette unità, che pur avendo avuto l'attribuzione delle funzioni di coordinatori generali subirono la retrocessione dalla qualifica dirigenziale alla qualifica ottava, a seguito dell'annullamento da parte del Consiglio di Stato del concorso interno che li inquadrava nella qualifica dirigenziale. La legge numero 39 del 1996 prevedeva che il concorso venisse rispettato; di fatto ciò non è avvenuto per ragioni di carattere oggettivo derivanti da specifiche statuizioni della sentenza del Consiglio di Stato. La conseguenza di questo impedimento nei riguardi degli ex coordinatori generali è stato il mancato riconoscimento a fini pensionistici della indennità di coordinamento generale, ciò in quanto - secondo l'ente di previdenza - l'indennità stessa non risulta omogenea rispetto alla qualifica formalmente rivestita, appunto l'ottava e non la dirigenziale. La norma rimedia a tale stato di cose, riconoscendo a detti soggetti la qualifica funzionale dirigenziale, qualifica corrispondente non solo alla posizione di coordinatore generale, ma anche al trattamento economico percepito da queste persone in virtù di specifiche disposizioni di legge, in particolare dell'articolo 2 della legge numero 39 del 1996. Grazie.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Sanna Gian Valerio, relatore di minoranza.

SANNA GIAN VALERIO (Popolari-P.S.), relatore di minoranza. Presidente, colleghi, noi abbiamo inteso distinguere la posizione delle minoranze in ordine al disegno di legge numero 310, presentato dalla Giunta, non solo per le questioni che abbiamo sollevato in sede di discussione della manovra finanziaria 2002, e che hanno prodotto l'accordo sulla scelta di stralciare le norme in materia di personale destinandole ad un provvedimento specifico esterno alla manovra finanziaria, anche se in quella sede la proposta della Giunta portava in sé già la contraddizione fra materie che potevano utilmente essere eliminate dalla manovra finanziaria e invece norme, che andiamo ad affrontare anche in questo disegno di legge, che avendo preminente natura finanziaria meglio sarebbe stato ricomprendere nella stessa finanziaria.

Ma la ragione principale per la quale noi solleviamo un problema di incongruità rispetto a questa proposta della Giunta è fondamentalmente lo stravolgimento metodologico, non di merito - poi entriamo nel merito - della trattazione della materia del personale nella Regione Sardegna. Metodica che è stata stravolta, contraddicendo il principio acquisito di separare le materie delegificate e quindi rientranti nella disciplina contrattuale, da quelle di pertinenza della legge; non tenendo conto che l'aspetto della contrattazione, del confronto con le organizzazioni sindacali è tale per cui il Governo regionale, e non il Consiglio regionale, deve risultare essere la controparte del sistema organizzato del personale dell'amministrazione regionale. Con questo disegno di legge, questo Consiglio regionale diventa controparte del sistema e dell'articolazione organizzativa della Regione sarda.

Questo è un punto fondamentale, è comunque un precedente che a nostro giudizio indica pericolosamente una china di sostanziale demolizione di tutti quei filtri, di tutte quelle modalità che in qualche modo consentono a questa Assemblea legislativa di assumersi con puntualità e precisione le proprie competenze senza esorbitare in quelle degli altri poteri, cosa che evita anche che si perpetui una condizione molto singolare nella nostra Regione per cui, allorché non si riscontra l'unità o la convergenza delle posizioni delle organizzazioni sindacali, interviene il legislatore che comunque si impone all'interno di questa diversità di opinioni, evitando alla controparte, il Governo regionale, di svolgere la propria doverosa funzioneil che è quella di condurre, attraverso la trattativa, le organizzazioni sindacali a una sintesi condivisa che possa essere poi tradotta nelle scelte.

Questo modo di trattare la materia, mantenendo diversificate, e anche qui in maniera privilegiata in alcuni casi, in maniera meno privilegiata in alcuni altri casi, le posizioni delle diverse organizzazioni, fa sì che questa controparte del Consiglio regionale sia diventata il crogiolo di mille e mille richieste emendative di corporazioni, di parti, di singoli, di gruppi, cosa che ha condotto, per il momento, a una mole di oltre cento emendamenti che sono in condizione di dimostrare in maniera scientifica come questa Regione potrebbe, con questo solo atto, vanificare dieci o quindici anni di lavoro fatto nella direzione della riorganizzazione del sistema del personale, attraverso i principi della legge 31 e così via.

Noi, al di là di alcuni punti di principio che ho enunciato, e al riconoscimento che esistono alcune priorità, che non abbiamo difficoltà a indicare, relative sia alla copertura finanziaria delle risorse aggiuntive per la contrattazione, sia all'esigenza di stabilizzare i lavoratori socialmente utili, rileviamo in questa proposta alcuni problemi sui quali avremo necessità di comprendere la posizione della Giunta e la sua coerenza rispetto non solo a posizioni già assunte, ma anche a iniziative di legge già maturate.

In primo luogo chiediamo una risposta sul terreno della compatibilità della normativa proposta con la sentenza della Corte costituzionale numero 194 del 16 maggio 2002, emanata nel corso del giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale, in materia di percentuali riservate agli interni nei concorsi per l'accesso alla dirigenza nella pubblica amministrazione. E' chiaro che noi da una lettura molto superficiale non possiamo che dedurre il conflitto fra la sentenza, che va in una direzione di rispetto di alcuni principi costituzionali di pari opportunità e di reale concorsualità nell'accesso alla pubblica amministrazione, e la disciplina in esame che tende a coprire in maniera esaustiva tutti i posti tramite concorsi interni evitando la concorrenzialità che si realizza attraverso il pubblico concorso.

A questo livello, Assessore, a me non è sufficiente il fatto che invocate che noi vivremo in una nicchia privilegiata rispetto a questo problema, perché giustifichiamo questa deroga sulla base delle esigenze relative alla prima applicazione. Io vi chiederei cortesemente di uscire da questa finzione; dopo quattro anni dall'entrata in vigore dalla 31 continuare a sostenere che si è in regime di prima applicazione significa, non solo per noi, ma anche per i nostri interlocutori di rango superiore, e anche per i dipendenti regionali, mantenere in piedi un alibi per continuare a perpetuare violazioni rispetto agli orientamenti legislativi dominanti in materia di personale. Quindi, a nostro giudizio, la via di fuga rispetto a questa problematica non può essere l'invocazione della prima applicazione, perché addirittura nell'articolo 1 bis del testo al nostro esame si prevede che le disposizioni del contratto collettivo 1998-2001 relative alle selezioni interne per la progressione verticale, trovino attuazione una volta soltanto nella fase di prima applicazione dello stesso contratto, contratto che è scaduto e che deve andare a rinnovo; in altri termini noi in una legge che facciamo oggi prevediamo la prima attuazione, per una sola volta, di un contratto scaduto. Cioè, stiamo arrivando al paradosso che tutto quello che viene detto per giustificare quello che noi vorremmo fare è una finzione, un alibi logico che offende la elementare cognizione di consequenzialità che noi diamo ai termini e alle parole.

Secondo aspetto: bisogna fare chiarezza sull'uso del termine perequazione. Un'assemblea regionale può intervenire in questo momento e in questa fase in materia di perequazione se noi riusciamo a dare a questo termine un significato serio, perché non si può parlare di perequazione prendendo atto che viene recepita una minima parte dei punti che erano indicati dal CORAN come elementi di un processo complessivo di perequazione, lasciandone fuori altri sulla base, anche in questo caso, del fatto che su alcuni punti si era registrata la convergenza delle organizzazioni sindacali, su altri punti non si era registrata, e anche questa volta scegliendo la strada di contraddire alcune organizzazioni sindacali rispetto ad altre e facendo della perequazione un fatto di bottega, perché in questa istituzione potremo parlare di perequazione quando saremo in condizioni di avere recepito tutto quello che rientra nel concetto complessivo di pari opportunità e di rispetto dei principi costituzionali, che noi abbiamo l'obbligo di avere molto presenti. Solo allora noi avremo fatto un'operazione complessiva e non parziale di perequazione, perché a questo punto non c'è una via di mezzo nel cosiddetto processo di perequazione, o la si realizza ora o attendiamo i tempi necessari per poter realizzare effettivamente una perequazione complessiva.

Terzo punto: noi vogliamo capire che futuro dovremo dare alla legge 31, perché se la logica è quella di permanere nella convinzione che nonostante siano passati quattro anni siamo sempre nella prima fase di applicazione, e pertanto si deve rimanere in una condizione statica senza avviare tra l'altro la nuova fase della legge 31, che si dovrebbe muovere all'interno di quello che il Consiglio regionale ha deliberato l'altro giorno in materia di nuove province, di nuovi assetti provinciali, di esigenza di adeguare la macchina organizzativa della Regione alle riforme dettate dal Titolo V, mentre tutto ciò si ignora anche in questo provvedimento, contraddicendo quello che di per sé noi dovremo fare per necessità, Assessore, non per sfizio, noi riteniamo che questa sia la strada per dissestare definitivamente la Regione. Bisogna in sostanza fare chiarezza su questo punto. Quando parte la nuova fase della legge 31? Con quello che dice l'assessore Masala all'ultima pagina del DPEF: "Le spese per il personale devono essere limitate alle sole presenze, pertanto non dovranno essere previste nuove assunzioni salvo motivate eccezioni, ma deve essere impostata una politica di riorganizzazione del personale, anche attraverso la riallocazione, la formazione, la riconversione e la riqualificazione dello stesso". Io annuncio, Assessori, la presentazione di un emendamento soppressivo dell'ultima parte del DPEF perché voi non potete prendere in giro la nostra intelligenza, questo non è consentito. Potete politicamente fare quello che volete, ma prendere in giro la nostra intelligenza no. E noi ci troviamo di fronte a due provvedimenti, ambedue all'ordine del giorno, che si prendono a calci fra di loro, che si contraddicono dimostrando che la vostra mano destra non sa quello che fa la vostra stessa mano sinistra. Questo è il problema, Assessore, sul quale noi vogliamo chiarezza, qual è la linea che intendete seguire, perché questo disegno di legge non comprende qualche fattispecie, comprende centinaia e centinaia di assunzioni, in relazione alle quali sarebbe bene e anche corretto da parte vostra che ci portaste un rendiconto compiuto delle spese aggiuntive che comportano, perché non basta dire che tutto è allocato lì, nell'articolo sulle risorse aggiuntive per la contrattazione 2000-2001, non ci basta, perché in quei fondi ci sono i fattori migliorativi delle posizioni, ci sono altre questioni che riguardano la produttività e non si desume l'ammontare netto di maggior spesa della Regione per il personale.

Altro aspetto: voi vi dovete mettere d'accordo con voi stessi, anche in questa occasione, quando consentite a vostri amici della maggioranza di presentare, in pieno rispetto del canone che il presidente Pili ha inaugurato all'inizio di questa legislatura della propaganda e della demagogia, emendamenti che intendono in qualche modo offrire un palcoscenico ai singoli consiglieri con proposte che io continuo nella migliore delle ipotesi a ritenere delle spiritosaggini, perché quando si parla di regionalizzare il personale dell'Ente unico foreste, quando la Commissione ha esitato, ed è quindi all'esame dell'Aula, un provvedimento in cui maggioranza e minoranza su questo elemento hanno concordato unascelta che va in senso opposto, voi ci dovete spiegare se volete che su questa materia, che è materia serissima, questo Consiglio e ciascuno di noi si impegni seriamente, o dobbiamo fare una gara di demagogia e di propaganda. Il collega Rassu è molto allegro e superficiale su questi temi, non pensando che quello che lui sostiene determina la bancarotta della Regione, ma non può fare delle proposte senza conoscerne le conseguenze finanziarie, perché a quel punto anche noi saremo autorizzati a salire sul palcoscenico, quanto meno per occupare una parte della scena, ma questo non è quello viene chiesto a un'assemblea legislativa.

Così come vogliamo sapere, perché anche su questo i sindacati e i comitati si stanno muovendo, che posizione ha la Giunta rispetto al riequilibrio finanziario con il comparto degli enti locali, con il comparto della sanità. Non vi abbiamo sentito su questo argomento, ma non si può trattare una disciplina così estesa sul personale, come quella che ci proponete con il disegno di legge in esame, senza fornirci queste risposte. Perché siamo fin troppo abituati a farci prendere in giro dalla vostra demagogia, ma non possiamo giocare sulla pelle di centinaia e centinaia di persone, perché non è serio, non è moralmente serio prendere in giro le persone. E qui si tratta di persone, di professionalità, di famiglie, di comunità sarda. Non si possono prendere in giro le persone, e noi lo sappiamo, lo sappiamo in maniera comune, che con questa proposta e attraverso gli emendamenti ad essa noi facciamo una gara di demagogia, ma in qualche modo questa demagogia contiene anche una sottovalutazione del rispetto morale che noi dobbiamo portare nei confronti dei dipendenti e delle persone soprattutto.

Altro aspetto: il DPEF. L'ho detto, noi riteniamo che il nodo sul quale deve essere concentrata questa prima verifica della discussione che stiamo svolgendo sia questo: la Giunta intende andare avanti su questa china, oppure si ritorna ai principi originali della corretta contrattazione e delle sintesi faticose? Lo riconosciamo, la mediazione è fatica; le scorciatoie non portano da nessuna parte. Che fine farebbe la contrattazione, se passasse questa linea? L'uscita dalla prima fase di applicazione della legge 31 a quando è rinviata? A quando verranno attuate tutte le richieste che rimarranno fuori dalla maglia stretta e per qualche verso anche pericolosa che prevediamo con questa legge, o pensiamo che dobbiamo dare un punto fermo dal quale partire, perchè la nuova dimensione della 31 sia la dimensione di un'organizzazione del personale all'interno di un sistema istituzionale unico che guardi al decentramento, al trasferimento delle professionalità e delle competenze, accompagnandolo con le necessarie risorse?

La rivisitazione della legge numero 31 alla luce del decentramento e dei principi del Titolo V a noi sembra un punto fondamentale. Andare avanti con l'esame di questa legge ci sembrerebbe, a questo punto, una contraddizione, ma siccome lo spirito riformatore, per quello che dite ogni giorno in pubblico, ce lo avete soprattutto voi, io avrei bisogno di capire se su questa materia siete coerenti con le vostre affermazioni, diversamente noi assumeremo una posizione di coerenza rispetto alle cose che abbiamo detto fin qua, che ci porta a dire che bene farebbe la Giunta a fare una riflessione complessiva, non solo metodologica, ma anche di merito su questo, ma rinviare questa materia ad un secondo turno, anzi, ad un secondo lotto - perchè in materia commerciale è meglio parlare di lotti, e quando si diventa controparte di questo sistema siamo in regime commerciale e non in regime legislativo - a me pare un'operazione a perdere che metterà non solo la Giunta, ma lo stesso Assessore in condizione di non poter più garantire la governabilità della Regione, e non solo, in una condizione irreversibile di danno economico. Questo rappresenta un tassello di quel più complessivo problema che affronteremo in maniera più dettagliata in occasione dell'esame del Dpef, problema che vi ha ricordato il vostro Ministro del Tesoro dicendo che siete indebitati fino al collo, ma voi avete risposto, in occasione della discussione della monovra finanziaria, che questo non è vero, ma ci ritorneremo; questo trend lo volete accompagnare con questo provvedimento che complica le condizioni finanziarie della Regione, e pone altri interlocutori nella condizione di pretendere da voi lo stesso trattamento e la stessa logica applicativa.

Noi su questo faremo la nostra battaglia civilmente e democraticamente ma, devo dire, anche con la disponibilità a partecipare, con le nostre riflessioni sul merito della disciplina al nostro esame, ad un lavoro che è complesso e che preannuncio fin d'ora che riteniamo che sarebbe molto grave che si decidesse di fare in Aula.

PRESIDENTE. Il primo iscritto a parlare è il consigliere Cogodi. Ricordo ai colleghi che tutte le iscrizioni a parlare devono pervenire durante l'intervento che farà l'onorevole Cogodi, al quale do la parola. Prego.

COGODI (R.C.). Signor Presidente, colleghi, più di uno si chiedeva in questo tempo, e ancora stamane, curiosamente, quale fosse la portata di questa legge che arriva alla discussione dell'Aula per suscitare tutto questo interesse e tutta questa grande attenzione perché, a sentire il relatore di maggioranza, fra l'altro, conterrebbe norme pressoché ovvie, per raddrizzare alcune storture, porre rimedio ad alcune piccole ingiustizie, e ricordo che anche qualche mese fa l'Assessore del personale e degli affari generali, quanto siano generali questi affari poi lo vedremo, non dico che minacciasse, ma proclamava le sue immediate dimissioni se il Consiglio regionale non avesse approvato allora, subito, queste norme salva Regione. Quei giorni sono passati, l'Assessore non si è dimesso, non si capisce manco perché lo dica; ma no, non si preoccupi, guai a lei se si dimette, perchè lascerebbe un buco ed un vuoto incolmabile nell'amministrazione pubblica regionale. D'altronde lei è l'Assessore che aveva detto: "A quell'Assessorato non mandatemi per favore, perchè io di quelle materie non ne capisco niente, è come se mi chiedeste di volare, io non so volare perchè mi volete fare aeroplano?". Non aveva capito che lo volevano fare Icaro perchè iniziando a volare cadesse subito, lei non c'è cascato e ha fatto l'Assessore del personale.

La verità è che questa legge apparentemente innocua, così come l'ha pensata la Giunta, e così come l'ha peggiorata la maggioranza, è una legge che per un verso contiene alcune cose necessarie, che già avrebbero dovuto essere dal Consiglio regionale fatte prima, e che non si sono potute fare per colpa esclusiva della Giunta e della maggioranza, per altro verso contiene una quantità così enorme e abnorme di cose e di cosette, rispetto alle quali l'amministrazione pubblica, l'amministrazione regionale, gli interessi regionali non c'entrano niente.

Sono pochi articoli la legge, ma lì sono già depositati 106 emendamenti, dei quali la gran parte presentati da consiglieri della maggioranza e dei quali nessuno ancora ha censito la portata, lo sconquasso, l'incoerenza ed anche l'ammontare delle risorse che sarebbero necessarie, però così si procede. La Giunta, vedo, se ne occupa poco, però siamo già a 106 emendamenti, diciamo che con una media di 2 emendamenti al giorno, ve la caverete con 53 giorni di discussione.

Non si possono trattare cose serie in questo modo, perché io credo che debba essere compiuto uno sforzo comune, in questo senso vi è un'interlocuzione che dovrebbe essere, come dire, per un verso accelerata e per un altro verso arricchita, per ridurre questo impegno del Consiglio alle poche ed importanti cose necessarie e decidere che tutto il resto sia oggetto di un tentativo, per chi vorrà applicarsi, di riordino vero e necessario in alcuni settori di amministrazione e non invece di trattazione incoerente e, come è stato detto, ma rende l'idea, anche abbastanza bottegaia, con cui alcuni in quest'Aula ritengono di trattare una materia così seria. Con tutto il rispetto per le botteghe, in questo caso il termine bottegaio è usato nel senso del suk, del quartiere arabo periferico, dove non è che ci sia disordine perché non si rispettano le regole del vendere, nel suk non c'è regola, e quindi la regola è la mancanza di ogni regola. Voi, ritenendo che cose così serie possano essere trattate in questa maniera, siete al suk, al mercatino arabo.

Allora andiamo alla sostanza delle cose, primo: di sicuro il Consiglio regionale deve subito, recuperando il ritardo e il danno provocato dalla Giunta e dalla maggioranza e soprattutto dall'Assessore del bilancio, rimediare il danno dando copertura finanziaria al contratto stipulato fra i sindacati dei lavoratori e l'agenzia per la contrattazione; la parte valida del contratto, la parte legittima del contratto. Non è pensabile che una Regione con tanta fatica arrivi ad avere rinnovato il contratto dei suoi dipendenti e poi dimentichi di dargli copertura, anzi quando, in occasione dell'esame della legge di bilancio in aula, si fa rilevare alla Giunta che ha dimenticato di dare la copertura finanziaria, la Giunta risponde (è agli atti del Consiglio) "non c'è problema, la copertura c'è". Noi non credendoci, non perché siamo sfiduciati, perchè tiriamo di conto, sappiamo anche leggere, qualche volta sappiamo anche scrivere, abbiamo ripresentato l'emendamento sottolineando la mancanza della copertura finanziaria; parla l'Assessore del bilancio, insiste e fa bocciare l'emendamento presentato dal Gruppo di Rifondazione, sostenuto dall'opposizione; fa bocciare l'emendamento e lascia il contratto senza copertura, ritenendo che ci fosse la provvista finanziaria, e infatti c'era, ma non era utilizzabile, mentre l'emendamento presentato dall'opposizione la rendeva utilizzabile, e quindi questa Regione ha un contratto che ha rinnovato e non può onorare gli impegni e gli obblighi assunti e si deve procedere con anticipazioni perché non ha voluto né considerare prima, nè ragionare dopo, anzi ha voluto bocciare la proposta seria di integrazione del bilancio che noi avevamo avanzato.

Poi vi sono anche alcune posizioni legittime di lavoro dipendente o funzionariale che debbono essere tenute in debito conto. Questa è una Regione che, attraverso le sue leggi, ha provveduto ad esperire non solo dei concorsi, ma anche delle selezioni pubbliche, attraverso le sue leggi ha dato nel tempo continuità di lavoro a categorie di persone che questo lavoro esplicano in via continuativa, queste situazioni debbono essere non sanate, perché si sanano le cose malate, debbono essere, come dire, giuridicamente perfezionate, e quindi questa è un'altra partita di quelle cose, come dire, non ovvie, di quelle cose necessarie che debbono essere, in alcuni articoli seri e concludenti, trattate e approvate.

Vi è poi però in questa legge che noi abbiamo sul tavolo, oltre questi istituti, tutta una serie di proposte già scritte e rielaborate e amplificate attraverso la montagna degli emendamenti - perché ogni singolo consigliere crede di essere consigliere migliore degli altri perché propone il proprio, o con consociazioni stravaganti propone di fare le cose che ad una ad una sembrerebbero anche cose, come dire, degne almeno di attenzione, messe insieme, invece, sarebbero dannose per la Regione della quale noi siamo legittimi rappresentanti e ai cui interessi generali dovremmo badare - che rappresentano la bottega, il suk del quartiere arabo.

Poi ci sono un'altra serie di proposte che dovrebbero, non dico far vergognare, che già la vergogna, come dire, è un moto dell'animo un po' accentuato, eccessivo (per vergognarsi bisogna avere una sensibilità speciale, o sufficiente almeno) ma dovrebbero almeno indurre a prudenza; come si fa a pretendere che, attraverso le leggi, questa Regione legittimi o possa legittimare abusi? Come si può pensare? Quando la legge della Regione, qui non c'entra o non dovrebbe, il colore di una maggioranza, quando una legge della Regione esiste chiunque governi la Regione quella legge o la rispetta o la cambia, o meglio ne propone il cambiamento a chi ha la titolarità di approvare le leggi, cioè il Consiglio regionale, fino a quando non si diventa golpisti, prepotenti, arroganti.

Voi avevate la legge 31, che è ancora in vigore e delegifica il contratto in questa Regione, cioè la contrattazione fra la Regione e i dipendenti regionali è affidata ad un'agenzia tecnica che, in base alle direttive che dà la Giunta regionale, conclude il contratto entro le compatibilità di bilancio indicate e nel rispetto delle leggi. Voi non avete modificato le direttive e avete invece interferito nella contrattazione, licenziando anche la dirigenza tecnica dell'agenzia che non voleva violare le leggi, e il professor Loi ve l'ha detto e ve l'ha scritto sui giornali, che si è rifiutato di violare la legge, e voi invece di rispettarla avete mandato a casa il professor Loi, avete nominato un altro direttore dell'agenzia e avete fatto un contratto che non rispetta la legge in alcuni punti.

Se la legge vi dice che i concorsi - ma non è che lo dice, lo ribadisce, lo ripete perché è prescritto dall'ordinamento costituzionale di questa Repubblica, fondata sul lavoro e anche sulla dignità del lavoro e sull'oggettività e imparzialità dei diritti fondamentali, meno male che con tutti i federalismi che volete e che vorremmo tuttavia la Costituzione repubblicana democratica avanzata ci potrà salvare da tutti i barbari che potranno ancora imperversare da queste e da altre parti - sono la regola, perché per la pubblica amministrazione già la Costituzione, lo Statuto di autonomia, le leggi quadro, ma le leggi anche cornice, ma le leggi senza quadro e senza cornice, tutte le leggi vi dicono che l'accesso agli uffici pubblici deve avvenire per concorso pubblico, mi dovete spiegare a quale elementare principio di giustizia risponde il fatto che un sardo, un giovane che studia, che è bravo, che è capace, mai e poi mai - secondo voi - dovrebbe misurarsi con gli altri e avere lo stesso diritto di accedere ad un ufficio della sua Regione, perché mai? Perché un sardo che non è già dipendente regionale in organico o precario, se non è lì intorno, se non è vicino a voi, non dovrebbe mai potersi misurare con la sua capacità, con la sua buona volontà e con la sua cultura, in modo tale da poter essere utile alla sua Regione? E se quella legge vi dice che la riserva di posti da ricoprire con i concorsi interni era il 40 per cento, caro Satta, Enzo, collega, non è che la riserva è per il concorso esterno, il concorso esterno è la regola, non la riserva, la riserva che è un privilegio, che è un vantaggio, è per i concorsi interni non per gli esterni, il concorso esterno è la regola e la Corte Costituzionale ve l'ha detto tante volte, e da ultimo ve l'ha detto con la sentenza che è stata pubblicata il 22 maggio, fresca fresca, 22 maggio 2002. Il concorso pubblico è la regola, è il concorso interno che è la deroga, è l'eccezione, e non è che sia proibito, ma entro i limiti nei quali la pubblica amministrazione giustifica l'emergenza specifica, dice addirittura la Corte Costituzionale, di rilevanza, di principio e valore costituzionale cioè qualora si debba assicurare l'assoluta funzionalità di un ufficio essenziale, non di tutto l'apparato amministrativo.

E la riserva, che è la deroga, che è l'eccezione che la legge della Regione limitava al 40 per cento, perché voi, Giunta regionale, l'avete innalzata nel contratto all'80 sapendo che era contra legem, contro la legge della stessa Regione che voi dovete rispettare? E se chi ha diritto ha ricorso ai Tribunali e i Tribunali hanno detto che hanno ragione i ricorrenti perché la legge è chiarissima, ma che ragione, diritto e faccia tosta potete avere voi di proporre a questo Consiglio non di sanare ma di accettare la violenza sulla legge, di accettare la sconfessione dei Tribunali che richiamano la legge di questa Regione, non di un'altra Regione! Ma che diritto avete di pensare così? Caro assessore Masala, lei telefona e ride perché sta pensando alle sue cosette, però lei dovrebbe considerare invece seriamente, in questo momento, le cose che qui si stanno discutendo, cioè che lei non aveva nessun diritto da Assessore del personale di legittimare quel punto di contratto che era in plateale contrasto con la legge della Regione e che non avete diritto di proporre, lei prima e il suo epigono Fois adesso, che il Consiglio regionale ora per allora modifichi una legge che voi non avete applicato consumando dei danni e delle ingiustizie. Perché non avete mai indetto i concorsi? Perché non li avete mai indetti i concorsi pubblici? Perché ampliate solo la percentuale dei posti da ricoprire con i concorsi interni? E, ripeto, dove c'è il diritto quel diritto va salvaguardato, infatti la legge prevedeva una buona riserva, una buona riserva, poi se ci sono casi che debbono essere visti, considerati, con una motivazione specifica, tutti i diritti fino all'ultimo devono essere presi in considerazione, ma non le abbuffate in danno degli altri; voi potete mangiare anche più degli altri ma non il pasto degli altri.

E' ciò che fate quando voi negate il diritto di poter competere, ripeto, ai giovani sardi che studiano, ai giovani sardi che lo fanno da quindici anni a questa parte, diciasette anni a questa parte, dal contratto dell'85, che ha introdotto quella prima mobilità verticale mai finita, dicendo: "in sede di prima applicazione", "una volta soltanto": si fa la regola, poi il comma successivo fa la deroga. La regola è buona, però si dice: per la prima volta, per una sola volta, faccio il contrario; quella prima volta, una sola volta sta continuando, l'articolo 4 bis di questo provvedimento è ancora un pezzo di quella mobilità verticale dell'85, di diciasette anni fa, immaginate quanto era una sola volta e quanto era per una volta, ripetuta nei secoli!

Così non si può andare avanti! Voi avete compiuto il danno alla Regione e alla comunità sarda di non avere indetto i concorsi pubblici per dirigenti; voi avete scientemente privato la Regione di capacità dirigenziali che preferibilmente debbono essere attinte all'interno e anche all'esterno se serve. O non volete dirigenti capaci in Regione perché dovete fare le convenzioni? Avete approvato centinaia, centinaia e centinaia di norme grazie alle quali state convenzionando tutto, e quando fate le convenzioni con i privati, con questo istituto, questo ente, questo personaggio perché lo fate? Perché dite: "In Regione non c'è la capacità, in Regione non c'è la professionalità"; quindi fate trecento o quattrocento convenzioni, poi le capacità non le volete acquisire perché non bandite i concorsi per dirigenti; si può forse conciliare questo contrasto? Voi avete privato gli aventi diritto, quel giovane sardo che ha studiato, che si è laureato col massimo dei voti, che si è specializzato, che ha frequentato uno, due o anche tre master post universitari, voi lo condannate a misconoscere la sua Regione, perché? Ma chi vi autorizza? La legge vi obbligava a bandire i concorsi, non li avete banditi perché pensavate a questo tipo di inganno.

Allora torniamo a ragionare, questa è la nostra proposta: approvi questo Consiglio regionale le cose necessarie, rimetta in corso, come dire, ordinatamente le cose, dia copertura al contratto, si sistemi la partita del personale che ha diritti ormai acquisiti e comunque giusti, non acquisiti ingiustamente, acquisiti in base alle leggi della Regione. Si facciano queste cose, come dire, giuste, tutte le altre cose se sono ingiustizie si rimuovano, si eliminino, l'ingiustizia si sana non dicendo che la legge riconosce l'ingiustizia, l'ingiustizia si sana togliendola e creando armonia, equilibrio, equità; e quindi un riordino complessivo degli apparati amministrativi della Regione in connessione col riordino degli enti locali. Si è fatto cenno alle province prossime venture, a tutta questa partita, per favore, si pensi e si lavori seriamente e compiamo una qualche azione di riordino e di riforma vera della Regione, c'è chi ne ha la capacità e chi ne ha anche la voglia, se voi Giunta non volete farlo traetene le conseguenze, ma non costringete il Consiglio a subire perché ben si comprende che in ogni caso, non so quanta parte, ma certamente non tutto il Consiglio subirebbe questo tipo di affronto perché non lo accetterebbe l'opinione pubblica e comunque perché non è giusto.

PRESIDENTE. I lavori del Consiglio per stamattina finiscono qui, riprenderemo stasera alle ore 17.00. Il primo iscritto a parlare è il consigliere Murgia.

La seduta è tolta alle ore 12 e 55.



Allegati seduta

Risposta scritta a interrogazione

Risposta scritta del Presidente della Regione all'interrogazione Rassu sulla insufficienza degli stanziamenti previsti nel bilancio regionale per il funzionamento dell'Ente Foreste per l'anno 2002. (474)

In riferimento all'interrogazione in oggetto trasmetto le seguenti note pervenute al mio Ufficio di Gabinetto in data 11 giugno 2002:

· nota dell'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio n. 1082/gab del 7 giugno 2002;

· nota dell'Assessore della difesa dell'ambiente n. 17090 del 7 giugno 2002.

In merito alla nota prot. 1011/Gab. del 28.05.02, pari oggetto, si evidenzia quanto segue.

Il bilancio regionale ha previsto per il funzionamento dell'Ente Foreste per l'anno 2002 un contributo pari a Euro 110.651.000.

L'ammontare del trasferimento è stato determinato nel rispetto delle linee d'indirizzo espresse dal Consiglio Regionale con l'approvazione del Documento di Programmazione Economico e Finanziario 2002-2004.

Per quanto riguarda gli Enti strumentali il DPEF, nell'ambito del piano di rientro dal debito, ha previsto di confermare i trasferimenti nella stessa misura prevista per l'anno 2001 e di applicare, per quanto possibile, le limitazioni alla spesa previste per l'intera Amministrazione regionale, tra i quali un abbattimento progressivo della spesa corrente del 5 per cento annuo.

Con l'approvazione del bilancio di previsione 2002, l'Ente Foreste ha manifestato per il proprio funzionamento una esigenza di spesa pari a Euro 165.274.987.

Rispetto al trasferimento disposto dal bilancio regionale è emersa quindi una differenza pari a Euro 54.624.000.

Tale differenza è destinata a coprire spese "una tantum" in quanto correlate ad oneri relativi a rapporti di lavoro per i quali si è prevista la cessazione al 21.12.2002.

Conseguentemente, questo Assessorato ha espresso parere favorevole in merito alla copertura di tale differenza da parte dell'Ente con entrate proprie e con avanzo di amministrazione, consentendo così all'Ente stesso di soddisfare interamente le esigenze manifestate per l'anno 2002.

In riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto si comunica che, in sede di predisposizione del bilancio regionale per l'anno 2002, l'Assessorato della Difesa dell'Ambiente, avuto modo di verificare i dati finanziari forniti dall'Ente Foreste relativi alla gestione dell'Ente nel 2001, aveva formulato con nota n. 5562 datata 27.02.2002 ed indirizzata all'Assessorato della Programmazione, una richiesta di finanziamento a favore dell'Ente Foreste di £. 261.000.000.000 (€ 134.795.250,66) comprensivi di £. 11.000.000.000 (€ 5.681.025,89) per spese in conto capitale e destinati in parte all'acquisto di terreni per l'ampliamento dei perimetri forestali.

Nella stessa nota si manifestava la necessità di un ulteriore stanziamento di £. 24.000.000.000 (€ 12.394.965,58), necessario per l'adeguamento della pianta organica dell'Ente e per eventuali costi aggiuntivi derivanti dalla stabilizzazione della manodopera assunta con la L.R. 37/98 art. 29 i cui finanziamenti giungeranno all'esaurimento nel corso del 2002 in parte e del 2003 la restante.

Le assegnazioni finanziarie a carico del Capitolo 05232-00 Contributo annuo all'Ente Foreste della Sardegna per l'anno 2002 previste nel bilancio regionale pari a € 110.651.000,00 (£. 217.237.788.770), sono sicuramente insufficienti a soddisfare le esigenze funzionali-operative, così come rappresentate nelle previsioni di spesa dell'Ente.

Per quanto sopra si ritiene che in sede di assestamento o variazione di bilancio sarà valutata la possibilità di presentare adeguate richieste per ulteriori assegnazioni finanziarie, tali da consentire la piena operatività dell'Ente Foreste.Testo delle interpellanze, interrogazioni e mozioni annunziate in apertura di seduta

INTERPELLANZA FADDA - GRANELLA - SANNA Alberto - GIAGU - MARROCCU - ORTU - SANNA Emanuele sulla mancata assegnazione dei contributi del Fondo di solidarietà nazionale agli agricoltori sardi.

I sottoscritti,

premesso che i contributi e i prestiti quinquennali del Fondo di solidarietà nazionale sono previsti per quelle aziende agricole che hanno subìto un danno non inferiore al 35% sulla produzione lorda vendibile;

premesso che tali contributi servono per la ricostituzione dei capitali di conduzione non reintegrati per effetto della perdita di produzione e nel contempo i prestiti quinquennali sono mirati per le necessità di conduzione aziendale e per il consolidamento delle passività;

considerato che la Sardegna è la regione che ha subìto la maggior riduzione di acqua invasata rispetto all'anno scorso e considerato inoltre che per effetto di tale eccezionale siccità è facilmente immaginabile la portata dei danni subiti dal nostro comparto agricolo;

preso atto che il Governo nazionale non ha incluso, nel secondo semestre 2001, la Sardegna tra le regioni beneficiarie dei contributi del Fondo di solidarietà nazionale;

constatato purtroppo con rammarico che, secondo le dichiarazioni rese dal Governo nazionale al Senato, ciò è avvenuto perché la Regione sarda non ha fatto richiesta di tali contributi nonostante la dichiarazione di eccezionali calamità atmosferiche;

preso atto che la Giunta regionale di centrodestra ha operato, per ciò che riguarda le problematiche su esposte, con molta superficialità e mostra la sua totale inadeguatezza a gestire qualsiasi tipo di emergenza;

fortemente preoccupati per l'estremo disagio e malessere che si sta determinando presso gli agricoltori in conseguenza della gravissima siccità;

considerate le giuste proteste che gli stessi agricoltori hanno organizzato in tutta l'isola , arrivando perfino ad occupare i propri Municipi;

tutto ciò premesso chiedono di interpellare il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore dell'agricoltura per conoscere:

- le motivazioni per le quali la Regione sarda ha omesso di fare la richiesta necessaria per ottenere i contributi del Fondo di solidarietà nazionale, arrecando colpevolmente rilevanti danni agli agricoltori sardi, ignare vittime dell'inerzia del governo regionale;

- quali provvedimenti urgenti intende adottare la Giunta regionale per porre rimedio a questo grossolano errore e mettere in condizione gli agricoltori sardi di avere il giusto risarcimento per gli ingenti danni causati dalle eccezionali e sfavorevoli condizioni climatiche;

- quali ulteriori interventi , da parte della Regione, si pensa di attuare a favore degli agricoltori che in queste ore stanno manifestando la loro preoccupazione, esasperati da una crisi idrica alla quale la Regione per ora non riesce a trovare rimedi e soluzioni. (246)

INTERPELLANZA VASSALLO - COGODI - ORTU sulla situazione del sistema elettrico.

I sottoscritti,

premesso che il decreto legge 7 febbraio 2002, n. 7, recante "Misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale", convertito con modificazioni nella Legge 9 aprile 2002, n. 55, all'articolo 1, comma 1, ha definito "la costruzione e l'esercizio degli impianti d'energia elettrica di potenza superiore a 300 MW termici, gli interventi di modifica o ripotenziamento, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili all'esercizio degli stessi", quali "opere di pubblica utilità" da considerare soggetti ad "un'autorizzazione unica, rilasciata dal Ministero delle attività produttive";

ritenendo che detto disposto legislativo violi l'articolo 117, terzo comma, della Costituzione della Repubblica Italiana, così come modificato dalla Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, che considera materia di legislazione concorrente quella relativa a produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia, e prevede espressamente "nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservati alla legislazione dello Stato";

rilevato che:

- il comma 2 dell'articolo 1 del citato provvedimento prevede che le amministrazioni statali e locali interessate possono solo "partecipare" al "procedimento unico" a seguito del quale viene rilasciata l'autorizzazione. Detta autorizzazione (si tratta di autorizzazione ambientale integrata di tutte le singole autorizzazioni ambientali di competenza delle amministrazioni interessate e degli enti pubblici territoriali) viene così fondata su una semplice "intesa" con la Regione interessata. Il termine perentorio di centottanta giorni per la conclusione dell'istruttoria, una volta acquisita la Valutazione d'Impatto Ambientale, costituisce, di fatto, lo strumento con cui sono resi assolutamente ininfluenti i "pareri motivati" del comune e della provincia nel cui territorio ricadono le opere;

- al comma 3, dopo l'affermazione che "il rilascio del parere non può incidere sul rispetto del termine di cui al comma 2" si precisa che "qualora le opere di cui al comma 1 comportino variazioni degli strumenti urbanistici e del piano regolatore portuale, il rilascio dell'autorizzazione ha effetto di variante urbanistica";

considerato che tali modalità si concretizzano in una effettiva espropriazione del ruolo degli enti locali e nella sanzione dell'inutilità d'ogni forma di pianificazione territoriale e di predisposizione del bilancio ambientale su base locale;

accertato che lo stesso legislatore ha piena consapevolezza dei danni reali prodotti con il provvedimento in questione poiché prevede, sempre al comma 3, che "la regione competente può promuovere accordi tra il proponente e gli enti locali interessati dagli interventi di cui al comma 1 per l'individuazione di misure di compensazione e riequilibrio ambientale";

considerato che:

- è tuttora assente una effettiva pianificazione energetica nazionale e regionale;

- per quanto riguarda la situazione sarda, risultano essere state poste in atto da parte della società ENDESA azioni dirette alla riconversione a carbone ed ad orimulsion degli impianti termoelettrici di Fiumesanto (gruppi 1 e 2), senza una debita informazione e preventiva discussione con gli enti locali interessati e senza la predisposizione del necessario bilancio ambientale;

ritenuto che con l'adozione del provvedimento legislativo sopra descritto si sia creata una condizione tendente a far venire meno le già minime competenze e prerogative attribuite alla Regione ed alle Amministrazioni locali nella materia;

rammentando che all'atto di approvazione della Legge 55/2002 da parte del Parlamento nazionale, in sede di Conferenza Stato-Regioni è stata espressa chiara contestazione da parte di molti Presidenti di Regione appartenenti a diverse parti politiche nei confronti di una norma in aperto contrasto con lo spirito e la lettera del Titolo V della seconda parte della Costituzione e, segnatamente, dell'articolo 117,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore dell'industria per conoscere quali iniziative, immediate ed energiche, il Governo della Regione intenda porre in essere ai fini dell'ottenimento della dichiarazione di incostituzionalità della Legge 55/2002 ed alla sua conseguente abrogazione, anche mediante intese con le Giunte e i Presidenti delle altre Regioni. (247)

INTERROGAZIONE CAPELLI, con richiesta di risposta scritta. sulla precarietà degli impianti nella laguna di Santa Gilla.

Il sottoscritto,

premesso che la Regione autonoma della Sardegna, alla fine degli anni '80, effettuò una serie di interventi di recupero presso la laguna di Santa Gilla per un costo complessivo di circa 150 milioni di euro attuali riguardanti la bonifica, il risanamento, la regolamentazione idraulica e biologica e la realizzazione di una serie di strutture collegate all'allevamento di prodotti ittici e stabulazione dei frutti di mare;

considerato che alla fine di tali interventi la Regione ha provveduto ad affidare in concessione decennale al Consorzio ittico di Santa Gilla tali strutture senza aver eseguito i dovuti collaudi delle opere e senza verificarne la funzionalità;

constatato che, proprio a causa di tali gravi inadempienze da parte della Regione, l'intera struttura è risultata, sin dall'origine, inefficiente a causa del mancato funzionamento o della totale assenza di alcuni impianti indispensabili quali quello per il trattamento fanghi, la riserva d'acqua potabile, gli scarichi fognari, rifornimento d'acqua marina, ecc.;

rilevato che la percorrenza del canale navigabile e la viabilità interna che da Santa Gilla conduce nelle vicinanze dell'aeroporto di Elmas risulta oltremodo difficoltosa e in alcune circostanze estremamente pericolosa a causa del quasi totale stato di abbandono o assenza di un sistema di illuminazione notturna;

preso atto:

- che la Regione autonoma della Sardegna ha recentemente provveduto a finanziare le opere per la realizzazione di un nuovo canale per il risanamento e la ristrutturazione, la regolamentazione idraulica e biologica e delle strutture produttive per le attività ittiche nella laguna di Santa Gilla, per un importo complessivo di euro 4.131.655 a valere sul capitolo 340390;

- altresì della situazione di abbandono in cui versa il compendio lagunare che vede l'imperversare dell'abusivismo e del saccheggio delle sue preziose risorse,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore della difesa dell'ambiente per sapere:

1) quali siano i motivi che hanno determinato la necessità di realizzare un nuovo canale di approvvigionamento di acqua marina e di una nuova peschiera all'interno della laguna di Santa Gilla, anziché rendere funzionali le strutture già esistenti;

2) quali siano i motivi per cui la Regione autonoma della Sardegna non abbia ancora provveduto a far rimuovere i mezzi meccanici utilizzati per i lavori che da oltre dieci anni sono stati abbandonati lungo le rive della laguna costituendo un tangibile segno di degrado ambientale per via della costante emissione di sostanze inquinanti altamente nocive;

3) quali siano i motivi per cui i numerosi impianti della laguna di Santa Gilla ubicati presso il Consorzio ittico, costati decine di miliardi, non abbiano mai funzionato;

4) se intendano rimuovere tutte le cause di ordine tecnico che hanno impedito al Consorzio ittico di garantire la piena funzionalità delle strutture della Regione attuando prioritariamente tutte le necessarie opere di manutenzione e ristrutturazione;

5) se intenda costituire un organismo di controllo che attui in tempi brevi un regolamento di gestione che disciplini l'accesso e la navigazione nella laguna e regolamenti le sue risorse, le attività di pesca, coltivazione e raccolta di mitili e frutti di mare. (487)

INTERROGAZIONE FRAU, con richiesta di risposta scritta, sulla mancanza del medico di base a Laerru e Bulzi.

Il sottoscritto chiede di interrogare l'Assessore regionale della sanità per sapere:

1) se sia a conoscenza che i comuni di Laerru e Bulzi, in provincia di Sassari, sono sprovvisti da tempo di un servizio efficiente e continuativo di medicina di base, poiché in quei centri presta la propria opera un solo medico per non più di tre volte la settimana, dalle ore 11 alle 12, insufficiente per tutti i problemi sanitari di una popolazione in buona parte anziana, tant'è che tutte le altre esigenze di carattere sanitario, urgenze comprese, vengono coperte dal servizio di guardia medica, che ha sede però in un centro (Sedini) che dista non meno di dieci chilometri;

2) se non sia opportuno pertanto che in tempi brevissimi, così come richiesto da anni dalle popolazioni interessate e dalle Amministrazioni locali, la ASL n. 1 istituisca un servizio permanente di medicina di base, affinché sia assicurata anche a questi abitanti l'assistenza sanitaria, per non sentirsi cittadini di serie B. (488)

INTERROGAZIONE LAI - MORITTU - SPISSU, con richiesta di risposta scritta, sulle modalità di affidamento a società esterne degli impianti di potabilizzazione delle acque per conto dell'ESAF.

I sottoscritti,

premesso che la Società MEPODE S.r.l. (già Depo S.r.l.), con sede in Roma, in qualità di ditta appaltatrice ha gestito numerosi impianti di potabilizzazione acque per conto dell'ESAF;

sottolineato che il 31 dicembre 2001, alla scadenza dell'appalto con l'ESAF, la MEPODE S.r.l. ha licenziato le maestranze e, ad oggi, non ha ancora provveduto a corrispondere agli oltre cento lavoratori il trattamento di fine rapporto;

considerato che la stessa società non appare, dato il limitato capitale sociale di 10.800 euro, in condizioni di garantire i debiti nei confronti dei dipendenti;

rimarcato che gli stessi dipendenti hanno promosso una causa nei confronti della società per tentare di recuperare quanto di loro spettanza,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore dei lavori pubblici per sapere:

1) se al momento dell'affidamento dell'incarico alla MEPODE S.r.l., così come in occasione della nuova gara d'appalto alla quale hanno partecipato un gran numero di società concorrenti della stessa, sia stata effettuata una rigorosa verifica del possesso dei requisiti necessari perché la società vincitrice garantisca una adeguata capacità operativa e finanziaria sufficiente a rappresentare, in condizioni adeguate, un servizio pubblico delegato dalla Regione;

2) se esistano in qualche modo elementi di continuità tra la società che ha cessato l'appalto al 31 dicembre 2001 e una o più società partecipanti ed eventualmente vincitrici del nuovo appalto;

3) se non ritengano opportuno che le somme ancora spettanti alla MEPODE S.r.l. vengano dalla stessa prioritariamente destinate a garantire i crediti di lavoro;

4) quali atti abbiano compiuto o intendano compiere per garantire che per il futuro non si ripresentino situazioni di questo genere che, non solo danno un'immagine negativa della Regione e degli enti regionali, nel caso l'ESAF, ma, soprattutto, fanno ricadere sui lavoratori e sulla collettività le conseguenze di fatti imputabili unicamente alla incapacità e all'incuria di spregiudicati imprenditori privati. (489)

MOZIONE PINNA - DETTORI - PACIFICO - SANNA Salvatore - SCANO, sul mancato rispetto degli impegni da parte del Commissario straordinario per l'emergenza idrica per far fronte alla gravissima carenza di risorse idropotabili che colpisce il territorio del Sulcis ed in particolare la città di Carbonia.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che la gravissima emergenza idrica che interessa l'intera regione sta colpendo in modo particolare il territorio del Sulcis nel quale lo storico deficit idrico è aggravato dalla presenza di attività produttive particolarmente idroesigenti;

CONSTATATO che tale stato di emergenza sta creando effetti drammatici per quanto riguarda le esigenze idropotabili delle popolazioni residenti con particolare riferimento alla città di Carbonia;

RILEVATO che la principale fonte di approvvigionamento per le esigenze idropotabili del territorio e della città di Carbonia, costituita dalla diga di Bau Pressiu, si è ormai pressoché esaurita essendo in grado di garantire modeste erogazioni ancora per pochi giorni;

CONSIDERATO che nella medesima città di Carbonia, dopo un lungo periodo di razionamento dell'acqua, l'Amministrazione comunale ha dovuto ricorrere al servizio straordinario delle autobotti per assicurare l'approvvigionamento idropotabile delle popolazioni con gravissimi disagi per i cittadini e con costi insostenibili per le casse comunali;

EVIDENZIATO che la carenza di risorse idriche è aggravata dalle perdite della rete di distribuzione che nella città di Carbonia raggiungono volumi del 50 per cento delle acque immesse nella rete;

RICORDATO che nel corso del 1996 è stata eseguita dalla PROGEMISA, su incarico della Giunta regionale, una ricerca per valutare il potenziale delle acque sotterranee del Sulcis che ha consentito di accertare, su 14 pozzi perforati, una portata emungibile di esercizio di 235 litri al secondo, pari a 7,40 milioni di metri cubi all'anno;

TENUTO CONTO che a seguito della fermata dell'impianto di eduzione della miniera di Monteponi si sta completando la risalita della falda freatica naturale nell'intero bacino idrogeologico che consentirà di disporre per tutto il territorio del Sulcis-Iglesiente di una straordinaria risorsa idrica emungibile di circa 600 litri al secondo, pari a 18 milioni di metri cubi all'anno;

FATTO PRESENTE che nella miniera di Barega, in connessione con la risalita della falda freatica del bacino idrogeologico dell'Iglesiente, si sono rese disponibili risorse idriche facilmente emungibili e rapidamente immissibili nella condotta che, partendo dalla sorgente di Caput Acquas, alimenta la rete comunale di Carbonia;

SOTTOLINEATO che, sin dai primi mesi del corrente anno, i Sindaci interessati hanno sollecitato l'intervento del Presidente della Regione e Commissario per l'emergenza idrica al fine di mettere in atto con tempestività i possibili interventi più rapidamente e concretamente realizzabili per fronteggiare il gravissimo deficit idrico (trasferimento di adeguati volumi di acqua dalla diga del Cixerri all'invaso di Bau Pressiu, adeguamento della condotta che consente di approvvigionare il Comune di Carbonia dalla sorgente di Caput Acquas, recupero ed emissione in rete delle acque della miniera di Montega, recupero ed emissione in rete delle acque sotterranee individuate dai pozzi PROGEMISA del 1996, realizzazione del depuratore di San Giovanni Suergiu per consentire gli usi idropotabili delle acque della diga di Tratalias);

DENUNCIATO che il Presidente della Regione, nonostante le rassicurazioni propagandistiche e gli impegni assunti con i Sindaci e con le popolazioni da loro rappresentate, ha provveduto con grave ritardo a disporre il trasferimento delle acque della diga del Cixerri all'invaso di Bau Pressiu mentre nulla è stato ancora fatto per mettere in atto i restanti interventi;

OSSERVATO che, nonostante gli impegni sbandierati per l'accelerazione delle opere pubbliche, nessuna delle opere inserite nell'Accordo di Programma Quadro, annunciate in pompa magna dal Commissario per l'emergenza idrica (diramazione condotta per Gonnesa - 1° lotto della condotta-dorsale Narcao, Perdaxius, Carbonia - condotta San Giovanni Suergiu, Sant'Antioco, Calasetta e condotta sottomarina per Carloforte - schema fognario depurativo dei Comuni di Carbonia e di San Giovanni Suergiu), potrà essere realizzata in tempo utile per far fronte alla drammatica emergenza in atto;

TENUTO CONTO che il Consiglio regionale, con legge regionale 17 ottobre 1997, n. 29, ha disciplinato l'istituzione, l'organizzazione e la gestione del servizio idrico integrato, costituito dall'insieme dei servizi pubblici di captazione, aduzione, distribuzione e distribuzione ad uso esclusivamente civile, in armonia con la Legge 5 gennaio 1994, n. 36;

AUSPICATO che le fonti di approvvigionamento idrico (falde sotterranee, sorgenti, invasi artificiali e impianti di recupero e depurazione delle acque reflue) presenti nel territorio del Sulcis-Iglesiente vengano interconnesse tra di loro al fine di essere ricondotte ad una gestione unitaria facente capo ad un unico "piano di bacino" da realizzarsi nell'ambito della nuova Provincia Carbonia-Iglesias;

RIMARCATO con preoccupazione che l'emergenza idrica in atto, accentuata dai ritardi e dalle inadempienze del Presidente della Giunta Regionale, rischia di ripetersi ciclicamente se non si porranno in essere interventi strutturali capaci di risolvere radicalmente i problemi di approvvigionamento idrico indispensabili per assicurare a tutto il territorio i fabbisogni necessari per il suo sviluppo sociale ed economico,

impegna il Presidente (Commissario per l'emergenza idrica) e l'intera Giunta regionale:

1) a dare attuazione con estrema urgenza, senza ulteriori ritardi e inadempienze, a tutti gli interventi finalizzati a fronteggiare l'emergenza idrica dei Comuni del Sulcis che, oltre al trasferimento di adeguati volumi di acqua dalla diga del Cixerri all'invaso di Bau Pressiu, devono comprendere la sistemazione della condotta che consente di approvvigionare il Comune di Carbonia dalla sorgente di Caput Acquas, il recupero delle acque della miniera di Montega, il recupero ed immissione in rete delle acque sotterranee individuate con i pozzi PROGEMISA eseguiti nel 1996 e il completamento del depuratore di San Giovanni Suergiu;

2) accertare con la massima tempestività la possibilità effettuare prelevamenti idrici dalle falde sotterranee della miniera di Barega al fine di contribuire all'approvvigionamento idropotabile della città di Carbonia attraverso l'immissione nella vicina condotta che, partendo dalla sorgente di Caput Acquas, alimenta la rete idrica della stessa città di Carbonia;

3) definire, attraverso uno specifico disegno di legge da sottoporre al più presto all'attenzione del Consiglio regionale, le risorse finanziarie indispensabili per far fronte ai maggiori costi anticipati dalle Amministrazioni comunali della Sardegna per far fronte all'emergenza idrica per mezzo di sistemi e servizi di approvvigionamento alternativi e di carattere straordinario;

4) individuare, a partire dai fondi statali e regionali già disponibili, le risorse finanziarie indispensabili per provvedere in tempi brevi al rifacimento dell'intera rete idrica del Comune di Carbonia attraverso la quale si sperpera attualmente il 50 per cento delle risorse idriche immesse nella stessa rete;

5) dare avvio al più presto alla realizzazione delle opere inserite nell'Accordo di Programma Quadro con l'impiego delle risorse finanziarie disponibili a valere sul POR 2000-2006, sull'Intesa Stato-Regione del 1999, sui fondi dei Ministeri dell'ambiente e delle infrastrutture e sulle leggi regionali;

6) predisporre uno studio di fattibilità tecnico-economico finalizzato all'interconnessione di tutte le fonti di approvvigionamento idrico presenti nel territorio del Sulcis-Iglesiente (falde sotterranee, sorgenti, invasi artificiali e impianti di recupero e depurazione delle acque reflue) al fine di ricondurre il complesso delle risorse idriche disponibili ad una gestione unitaria facente capo ad un unico "piano di bacino" da realizzarsi nell'ambito della Provincia Carbonia-Iglesias. (73)

MOZIONE DETTORI - PACIFICO - LOCCI - BALIA - CORDA - COGODI -DEIANA - DEMURU - GIOVANNELLI - GRANELLA - IBBA - LICANDRO - LIORI - MANCA - MASIA - ORRU' - ORTU - PILO - PINNA - SANNA Giacomo - SANNA Salvatore - SATTA - SCANO - VASSALLO sullo stato del sistema sanitario regionale.

IL CONSIGLIO REGIONALE

VISTA la relazione della Corte dei Conti "sui risultati del controllo eseguito sulle politiche regionali riferite all'attività amministrativa in materia di sanità";

CONSIDERATA la situazione dello stato di previsione della sanità, quale emerge dai documento di bilancio degli ultimi anni, dai quali risultano sia l'alta incidenza della spesa sanitaria, sia oscillazioni che richiedono una esauriente spiegazione ( si veda il picco di spesa in termini assoluti nell'esercizio 2001 e in generale l'incremento in termini assoluti a partire dal 2001);

RICORDATO che con la decisione, poi parzialmente revocata, sull'applicazione indiscriminata dei ticket si rischia, concretamente, di indebolire il sistema universalistico della sanità italiana e sarda;

RITENUTO che sia indispensabile prima di introdurre nuovi ticket, mettere mano alla razionalizzazione della spesa sanitaria;

RITENUTO, altresì, che è senz'altro necessario attivare un controllo sistematico e rigoroso della spesa sanitaria globalmente intesa:

- specialistica;

- ricoveri ospedalieri impropri;

- ospedalità privata;

- mancato potenziamento dei servizi territoriali e di prevenzione;

- mancata stipula dei protocolli d'intesa con le Università;

- convenzioni con soggetti pubblici e privati,

al fine di evitare sperperi ed inefficienze che attualmente vi sono nel sistema sanitario, che collocano con 499 miliardi di lire la Sardegna al quinto posto, dopo Lazio, Sicilia, Lombardia e Veneto (fondo Corte dei Conti, relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni relativa agli anni 2001 e 2002) nel disavanzo della spesa sanitaria delle Aziende USL);

SOTTOLINEATO che nella Regione Sardegna è ancora in vigore un Piano sanitario regionale datato 1985,

impegna la Giunta regionale

1) a predisporre e attuare adeguate misure di riordino e risanamento della spesa sanitaria finalizzate ad una maggiore efficacia della stessa;

2) a presentare entro il 31 dicembre 2002 il Piano Sanitario Regionale,

delibera

di istituire, ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento, una Commissione d'inchiesta sulla reale situazione della spesa sanitaria in Sardegna, sul rapporto tra spesa e livelli di qualità del sistema sanitario, sulla qualità delle prestazioni erogate in tutto il territorio regionale, sull'estensione dei servizi territoriali, sui motivi dell'incremento della spesa. (74)

MOZIONE SANNA Alberto - SPISSU - FADDA - BALIA - DORE - COGODI - SANNA Giacomo - GIAGU - GRANELLA - MANCA - MARROCU - ORTU - SANNA Emanuele - BIANCU - CALLEDDA - CUGINI - DEIANA - DEMURU - DETTORI - FALCONI - IBBA - LAI - MASIA - MORITTU - ORRU' - PACIFICO - PINNA - PIRISI - PUSCEDDU - SANNA Gian Valerio - SANNA Salvatore - SCANO - SECCI- SELIS - VASSALLO, sulle gravissime conseguenze della siccità 2001-2002 sull'agricoltura e sull'economia della Sardegna.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO CHE:

- la gravissima siccità in atto è dovuta sia ai cambiamenti climatici planetari che interessano anche la nostra Isola, sia all'assenza di politiche organiche che affrontino seriamente i problemi dell'assetto del territorio, dell'approvvigionamento, dell'uso razionale e compatibile della risorsa idrica;

- nella maggior parte delle zone irrigue della Sardegna la scarsa disponibilità di acqua ha compromesso non solo le colture orticole, ma la stessa sopravvivenza delle colture arboree (agrumeti e frutteti) con conseguenze drammatiche per l'agricoltura e l'economia dell'intera Isola;

- gli agricoltori sardi non potranno usufruire delle risorse sulla siccità del 2001 previste dal Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali a seguito della grave negligenza della Giunta regionale che non ha provveduto ad inoltrare la relativa domanda come emerso nella Commissione agricoltura del Senato e come ribadito dal Sottosegretario all'agricoltura Bonazza Buora;

- la Giunta di centrodestra, al Governo della Regione ormai da tre anni, non ha messo in atto alcun provvedimento per attuare in Sardegna il "Programma nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione" approvato dal CIPE (del. n. 299/1999) che consentirebbe l'utilizzo di notevoli risorse comunitarie e nazionali per fronteggiare il processo di desertificazione in atto in oltre 500.000 ettari di territorio sardo;

- le risorse che l'UE e lo Stato mettono a disposizione della Sardegna attraverso il POR 2000-2006 (Fondi Strutturali) non potranno essere utilizzate per il quadriennio 2003-2006 se entro il 31 dicembre 2002 non saranno costituite le Autorità d'Ambito per la gestione del servizio idrico integrato come previsto dalle leggi nazionali n. 183/89 e 36/94 (Galli), e delle leggi regionali n. 29/97 e 17/2000;

- si rende necessario superare rapidamente la gestione commissariale "dell'emergenza idrica" che da provvisoria e straordinaria è diventata ordinaria, non trasparente e per niente democratica, ed agisce su spinte territoriali e di potere al di fuori di un programma approvato dal Consiglio regionale che stabilisca le priorità dell'emergenza, del medio e del lungo periodo anche in relazione agli usi plurimi della risorsa;

- la bizzarra idea di approvvigionare la Sardegna dalla Corsica può essere utile per fare propaganda a basso costo, ma non serve allo scopo in quanto renderebbe la nostra Isola dipendente dall'estero con costi pesantissimi sia per la realizzazione delle opere che per l'acquisto dell'acqua medesima. Le risorse disponibili bisogna spenderle rapidamente in Sardegna per realizzare le opere necessarie;

- la delibera della Giunta regionale n. 16/35 datata 8 maggio 2001 che stanzia 45 miliardi di risorse, non previste in nessun atto programmatorio, per la realizzazione di due invasi in agro di Benetutti e di Bonorva, rappresenta l'ennesimo esempio di demagogia elettoralistica fatta sui bisogni reali delle popolazioni;

- la Giunta regionale non ha una politica che valorizzi il patrimonio di conoscenze e di esperienza presenti negli Enti regionali che si occupano del problema acqua,

impegna la Giunta regionale

a sottoporre all'approvazione del Consiglio regionale un programma di misure urgenti al fine di fronteggiare la gravissima situazione che ha investito l'agricoltura sarda, in particolare per quanto riguarda:

- l'utilizzo delle acque, compresa quella gestita dall'ENEL per la produzione di energia elettrica, secondo i bisogni reali e i criteri di equità e solidarietà fra i diversi territori e i comparti agricoli dell'isola, che eviti dannose contrapposizioni territoriali o di comparto;

- la priorità di mantenere in vita le colture arboree (agrumeti e frutteti);

- l'obbligo di attuare in tutta la Sardegna politiche e sistemi colturali finalizzati al risparmio idrico, assicurando la manutenzione costante degli impianti e, se necessario, il loro rifacimento;

- l'accelerazione delle procedure di approvazione del provvedimento di legge finalizzato a fronteggiare la siccità dell'annata agraria 2001/2002 destinando allo scopo 130 milioni di euro, come peraltro proposto dal centrosinistra con un emendamento alla finanziaria 2002;

- il recepimento e la rapida attuazione delle norme comunitarie, nazionali e regionali, richiamate in premessa (Leggi n. 183/89 e n. 36/94 (Galli) e LL.RR. n. 29/97 e 17/2000) che, superando la politica dell'emergenza e della straordinarietà, doterebbero la Sardegna di un nuovo quadro normativo indispensabile per un governo democratico ed ordinario delle risorse idriche per i diversi usi: potabile, agricolo ed industriale;

- la definizione del programma delle opere indispensabili nel breve e nel medio periodo per fronteggiare la situazione. (75)