XXIII SEDUTA
SABATO 27 NOVEMBRE 1999
Presidenza del Vicepresidente CARLONI
indi
del Presidente SERRENTI
indi
del Vicepresidente CARLONI
La seduta è aperta alle ore 9 e 46.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 26 novembre 1999, che è approvato.
Continuazione della discussione delle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione delle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta. E' iscritto a parlare il consigliere Onnis. Ne ha facoltà.
ONNIS (A.N.). Io sento innanzitutto la necessità, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi consiglieri, di ringraziare questo Consiglio per la sensibilità dimostrata ieri, quando mi si è consentito - e non ritenevo di averne diritto - di far slittare ad oggi il mio intervento. Sono cose che non si dimenticano, ed io certamente non le dimenticherò.
Signor Presidente della Giunta, ci accingiamo oggi a dare la fiducia ad una Giunta che lei con molto realismo, con molta modestia e con molta prudenza (la prudenza è la virtù dei forti), ha ritenuto di definire "Giunta di programma".
Non c'è dubbio stiamo per dare il via ad un governo di programma, ma io credo che non sia solo un governo di programma. La sua sarà anche una Giunta di svolta, di novità, di concretezza, di efficienza, di equanimità e di giustizia verso tutti i sardi, non verso i sardi di un versante soltanto della parte politica, come in altre esperienze è capitato in Sardegna. Il suo disegno è valido e vincente perché è attuale, è discontinuo, è calibrato sull'allarmante realtà della Sardegna, è frutto di un'alleanza di programma, ma sottende e si richiama a una ben delineata maggioranza politica.
Questa è una mia valutazione, signor Presidente, ma io ritengo che sia il filo conduttore della lettura e della interpretazione di questa sua iniziativa così importante e decisiva per l'avvenire e il futuro dei sardi.
Ed è una maggioranza politica che segna il cambiamento, alimenta la speranza, la speranza di una rinascita della vita socioeconomica e del costume della nostra Isola, e modifica profondamente in positivo il futuro della nostra gente.
Signor Presidente, la presenza maggioritaria delle forze del Polo, voluta dagli elettori, e, all'interno di questa presenza maggioritaria, il significativo forte specifico apporto di Alleanza Nazionale, schierata con ben 10 consiglieri, disegnano e cementano il profilo della Giunta, ne rafforzano la logica e gli obiettivi e la proiettano verso un futuro se non di eternità, certo di stabilità e di durata.
Vi è un filo tenace, un filo ferreo che lega, che collega e avvince le forze politiche che per il bene della Sardegna hanno scelto di sostenerla, signor Presidente. E' un filo che gli elettori hanno teso e disteso; è la volontà degli elettori, è la volontà dei sardi specie dei più deboli, la volontà di rompere con il potere, con il prepotere, con la sfrenata arroganza accaparratoria, con la supponenza, la libidine di comando, l'arrivismo impudente di una sinistra sconfitta, sconfitta in campo nazionale e sconfitta in Sardegna.
Ho presenti le dichiarazioni di Veltroni di qualche giorno fa, il quale ha detto che Sardegna il partito della sinistra è uscito sconfitto, ha detto che bisogna cambiare, uomini, idee e programmi.
Quindi, i sardi vogliono che questa sinistra che tutto ha occupato, tutto ha gestito, per gli amici e per gli amici degli amici, esca dal potere, lasci le stanze del potere, lasci ad altri la responsabilità della gestione del potere in Sardegna.
Credo che la lettura più attuale, forse la più profonda, credo la più giusta del dato elettorale sia questa: che gli elettori ci hanno chiesto di allontanare questa sinistra e i suoi penduli e strepitanti cortigiani, più che mai sottomessi alla sinistra, e di sostituire questa sinistra nel governo della Sardegna, per dare una prospettiva diversa e per allontanare coloro che per decenni, per l'eternità, quasi grazie a un'investitura divina, hanno sempre occupato il potere e ritengono di avere l'esclusiva di questo potere.
In questa indicazione pressante della maggioranza dei sardi, io credo stia la vera forza di questa Giunta, una richiesta di liberazione dal giogo della sinistra; è ed questa richiesta della maggioranza dei sardi un dato che alza, che nobilita, che aumenta lo spessore e la dignità di questo governo e ne costituisce il collante politico, la cornice e la filosofia unificante di questa compagine governativa.
Ogni presenza politica conserva la sua autonomia, la sua indipendenza, non c'è dubbio, ma ciascuna presenza politica si propone, vuole con determinazione evitare alla Sardegna che continui la iugulatoria presenza del potere della sinistra al potere.
Si comprendono, comprendiamo le movenze scomposte, gli strilli sgraziati, le trombe stonate, di questa compagine di sinistra che inventa emergenze. Pensate che all'epoca del tentativo Pili si era anche parlato di emergenza istituzionale; taluno pensava che i carri armati fossero in via Roma a bloccare gli accessi a questo palazzo. Questa sinistra che crea falsi bersagli, che pone problemi immaginari... Certo noi non siamo abituati al sapore del potere, ma forse lasciare il potere, abbandonare le stanze del potere crea il panico. Non è bello, io credo, lasciare le poltrone, quando in quelle poltrone, per il lungo sedersi nei decenni, si sono lasciate le impronte delle proprie terga. E il panico, amici della sinistra, è ancora più incontrollabile, genera maggior disordine mentale quando non si hanno argomenti, quando si debbono fare i conti con una Giunta che presenta un programma serio, concreto, attuabile, moderno, attuale, volto al futuro e quando si debbano fare i conti con una compagine organica, così strutturata, così organizzata come quella che il presidente Floris ha saputo organizzare. Dunque invenzioni di emergenze.
Credo di poter dire con molta serenità al presidente Serrenti, se mi fosse consentito: "Non ti curar di lor ma guarda e passa", citando il poeta. Ha dalla sua la stragrande maggioranza dei sardi, altro che attentato alla governabilità perché non astenendosi e votando avrebbe evitato il passaggio della Giunta Selis, proboscide con crosta comunista delle mai tanto vituperate Giunte Palomba!
Quella Giunta Selis sarebbe stato uno schiaffo brutale, un tradimento della volontà dei sardi.
Votando, non astenendosi, Presidente Serrenti, lei ha assunto un'iniziativa di grande responsabilità istituzionale e politica e ha tutelato, non pregiudicato, il valore della governabilità, perché ha consentito la nascita di una soluzione di governo coesa, motivata, numericamente capace e in grado di vincere e di sconfiggere la temperie politica.
Così operando, Presidente Serrenti, lei si è mosso, sento di dovergliene dare atto, da sardo sensibile ed attento alle necessità della sua e della nostra terra, e ha dimostrato, mi consenta di dirle pure questo con tutta sincerità, una elevata statura di statista. Non si preoccupi della cosiddetta prassi strumentalmente urlata e ripetuta fino alla nausea da interessate congreghe di politici in gran maglie, da certa stampa e certa televisione dipendenti dalle centrali di Botteghe Oscure.
Segua la sua coscienza libera di sardo non asservito, e i sardi le saranno grati e rispetteranno il suo travaglio di uomo indipendente, come noi del Polo rispettammo questo suo travaglio quando lei in precedenti occasioni ritenne di astenersi.
C'è un altro travaglio del quale mi sembra giusto farmi carico: è il travaglio dei Popolari Sardi che onorano questa Giunta della loro partecipazione e del loro appoggio. La sinistra dopo aver ingrassato, dopo aver ingrossato in modo scandaloso, grazie a fughe dal Polo, le proprie rappresentanze istituzionali in tutta Italia, grida oggi allo scandalo e al ribaltone, ma si limita, ed è qui l'insufficienza dell'analisi che ci viene proposta e di questa mitragliata di contumelie senza motivo, senza ragione, senza sentimento, senza riconoscenza che vengono addossate a coloro che hanno deciso di accostarsi alla posizione di centrodestra, si limita soltanto ad una valutazione formale del dato relativo al passaggio, così si sostiene da parte dei cortesi avversari, al passaggio dei tre popolari sardi dalla Coalizione Autonomista ad un appoggio al Governo di centrodestra.
Ci si limita soltanto a sottolineare che ci sarebbe stata l'uscita da una coalizione e l'avvicinamento ad un'altra. Non valutano gli amici della sinistra, non vedono, non vogliono vedere, non conviene vedere, non conviene andare nel profondo, non conviene loro considerare quali siano state le ragioni sostanziali, profonde, politiche e umane di questa iniziativa politica dei tre consiglieri, e sottolineo ragioni umane, perché guai alla politica se è a misura di cellula e non a misura d'uomo.
Si dimenticano dei motivi che hanno ispirato e accompagnato la decisione sofferta, ponderata responsabile degli onorevoli Onida, Ladu e Fois.
Vorrei invitarvi, è proprio un appello che vi faccio con affetto, se mi consentite, a riascoltare l'intervento in quest'Aula dell'onorevole Onida in occasione della votazione per la fiducia alla Giunta Selis, di meditare quell'intervento accorato e appassionato, quell'intervento rispecchiava la posizione, il tormento, le ansie e le difficoltà, il dramma dei nostri illustri colleghi.
Si sentivano stretti in un partito che non solo aveva schiacciato personalità e presenze, con metodi illiberali ed antidemocratici, ma soprattutto conduceva una stentata azione politica. Ieri l'onorevole Ladu ha detto che il Partito Popolare si era sdraiato verso il partito della sinistra. Una posizione dunque che non poteva essere mantenuta, che doveva essere modificata. In quell'intervento, amici della sinistra, che ha certamente arricchito ed onorato quest'Aula e chi lo ha pronunziato, Onida aveva apertamente, lealmente confessato le sue difficoltà politiche e umane, ed aveva affermato, ribadendo una linea già nota, che avrebbe votato per Pili se il tentativo Selis non avesse avuto successo, dando poi il proprio voto con molta lealtà e molta correttezza all'onorevole Selis.
Ecco una lezione di stile, altro che ribaltone, altro che cambio di casacca! Una lezione di stile politico, di onestà intellettuale e morale, di coerenza con i propri principi, le proprie convinzioni ed il mandato ricevuto, non ribaltone, ma obbedienza alle proprie idee, al tribunale della propria coscienza, ai propri elettori, nel segno di una ripulsa dell'asservimento alla sinistra ed ai suoi ceppi. Perché questa, signori, è l'interpretazione che correttamente deve darsi all'iniziativa dei tre nostri colleghi: hanno ritenuto di dover modificare le loro posizioni politiche. Lo hanno detto in anticipo; lo sapevamo, le sapevate tutti da tanto tempo. Si è creata una situazione di insostenibilità, le cose non potevano andare avanti in quel modo. Nel partito non si poteva vivere, il partito si era disancorato da quelli che erano i suoi principi. Non dimentichiamo che oggi i Popolari viaggiano in Europa con Forza Italia, non certo con la sinistra e quando si è Popolari non consentendo sulle posizioni di sinistra, quali sono le conseguenze che un uomo politico responsabile deve trarre?
Oppure il Partito Popolare è una gabbia nella quale non si possono modificare le proprie opinioni, non si possono cambiare le proprie convinzioni, non si può cambiare la propria appartenenza politica onestamente e responsabilmente? Rispondete a questi interrogativi.
Dunque, Presidente lei può contare su appoggi forti, fondati su valori comuni e condivisi, specie il bisogno diffuso di salvare la Sardegna dalla rapacità inconcludente della sinistra. Ecco il filo conduttore che lega anche a questa forte compagine la presenza dei tre colleghi di cui ho parlato poc'anzi.
Noi saremo con lei, i dieci consiglieri di Alleanza Nazionale le danno la loro investitura, una fiducia attenta, propositiva, se consente anche suggeritrice e se consente anche critica, perché questo è il senso per noi della solidarietà: più si è critici, più si è problematici, più si è disposti a discutere con l'interlocutore i problemi che si devono affrontare e decidere, più si è solidali, più si è amici, più si è uniti nella sostanza come si deve essere in politica quando si voglia operare onestamente.
Proceda sulla strada del programma, senza pause, con coraggio e determinazione. Riforme subito anche dello Statuto, siamo assolutamente d'accordo; guerra alla burocrazia regionale nemica del cittadino; sviluppo per l'occupazione, il lavoro, la cultura e la civiltà della Sardegna. Ben venga il credito se è inteso come servizio per i cittadini, impegno immediato con lo sguardo all'Europa per la nostra agricoltura e per l'allevamento che sono i gioielli della nostra economia, dell'economia della Sardegna. Risorga l'edilizia, respiri il turismo in uno scenario aperto e moderno che salvi e valorizzi l'ambiente, ma non strozzi le imprese, il commercio, le tradizioni. Tutela immediata, razionale e non khomeinista dell'ambiente. Per l'uomo e per i sardi, non solo per le lobbies degli ambientalisti e per le lobbies della politica e soprattutto, della politica di sinistra.
Rincorrendo un'idea di parco lontana dalla realtà e strumentalmente schizofrenica, si è trascurato il territorio, perché queste sono le responsabilità della sinistra, e si sono create per esempio le condizioni per l'immane alluvione che si è abbattuta purtroppo alcuni giorni or sono sul meridione della Sardegna.
Certo che i parchi non sono ragionevolmente attuabili oggi sulla scorta della normativa, di quella normativa nazionale e regionale che tutto vieta e tutto toglie alle popolazioni, occorrerà modificare la legge nazionale, occorrerà modificare la legge regionale adeguandola a quella nazionale, e soltanto dopo i parchi potranno essere attuati. Con quello dei parchi dovrà essere rivisto ed affrontato il problema della caccia, che è un problema certamente coinvolgente degli ambienti della nostra Sardegna, centinaia di migliaia di sardi sono interessati - parrà una cosa strana - al tema, al problema della caccia. Sul problema della caccia bisognerà restituire alla Sardegna ed ai sardi quella delicata fetta di autonomia che la legge statale ha purtroppo tagliato, è stata conculcata l'autonomia della Sardegna grazie alla sponsorizzazione delle sinistre anche con riferimento a questo argomento.
Infine, signor Presidente, volano irrinunciabile del quadro complessivo, l'attuazione della continuità territoriale.
Se mi è consentito, io so bene che la Regione non ha poteri, non ha prerogative in tema di ordine pubblico e di sicurezza, ma se noi facessimo sentire la nostra voce, se sollecitassimo una presenza maggiore più efficace, più efficiente e più attiva dello Stato, forse anche la sicurezza dei nostri cittadini ne trarrebbe giovamento, forse certe situazioni che in qualche modo frenano, paralizzano l'iniziativa, la presenza dell'industria, l'iniziativa degli artigiani, la presenza degli operatori turistici, forse tutto questo cesserebbe ed un altro spiraglio si aprirebbe per il miglioramento della nostra situazione economica e sociale.
Una cosa è certa, signor Presidente, lei si accinge a varare una Giunta che sarà la Giunta di tutti i sardi, non ci saranno figli e figliastri. La Giunta di centro destra, la prima Giunta di centro destra in Sardegna, sarà, dovrà essere, vorremo che sia, faremo di tutto perché sia la Giunta dei sardi, la Giunta di tutti i sardi!
Lei ha concluso, ed io ho consentito anche su questo suo pensiero, con un richiamo a Dio perché sia presente ed aiuti la Sardegna. Io faccio mio quel suo richiamo, ed è grazie anche a questo richiamo che noi abbiamo la certezza, più che la speranza, che il suo tentativo certamente cambierà la storia della Sardegna, arricchirà quello che è il futuro di tutti noi, il futuro dei nostri figli. La ringrazio.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Pusceddu. Ne ha facoltà.
PUSCEDDU (D.S.-F.D.). Signor Presidente, colleghe e colleghi del Consiglio, penso che molti telespettatori, vedendo Floris presidente, abbiano pensato di trovarsi di fronte ad immagini di repertorio. Infatti è difficile per molti elettori riuscire a capire come sia possibile che sieda su quei banchi un Presidente che non ha partecipato al ballottaggio del 27 giugno.
Floris dà una giustificazione: addossando queste responsabilità al cosiddetto "bipolarismo imperfetto" della Sardegna. Quindi, in ultima analisi, la colpa è della legge elettorale e non già della volontà politica.
Se però analizziamo meglio questo aspetto, notiamo che in vari sistemi elettorali, anche quelli maggioritari, allorquando non viene raggiunta la maggioranza assoluta, si ricorre a governi di coalizione. Prendiamo per esempio la tanto decantata Spagna, e l'esperienza catalana, dove il partito di Pujoll, essendo determinante per far andare al governo o i socialisti o i popolari di Aznar, ha scelto quest'ultima formazione, però non ha posto in discussione la leadership.
Anche in altri sistemi, per esempio nella Germania, dove talvolta i verdi oppure i liberali sono determinanti per formare una maggioranza, però mai è stata messa in discussione la leadership della SPD, oppure della coalizione che sosteneva Kohl.
Questo significa che allora c'è qualcosa che non va in questa vicenda sarda, e dico questo perché noto una insita pericolosità nell'operazione che si sta portando a termine, che rischia di verificare i processi di riforma elettorale ed istituzionale. E' vero che siamo in una lunga fase di transizione, che chiaramente comporta momenti di insicurezza, di incertezza e di precarietà, però qui si sta tentando un'operazione che cerca di portare indietro l'orologio. Di repertorio, infatti, non sono solo le facce degli attori, ma anche le azioni politiche; è un ritorno a "su connottu", al già visto, è un ritorno a quella prima Repubblica che ieri La Spisa, forse troppo precipitosamente, ha definito "un modello consumato".
Qui stiamo tornando, invece, a giunte che nascono nella mediazione delle rappresentanze assembleari e, talvolta, fuori dai trasparenti canali istituzionali.
La legge elettorale, che pure risentiva indubbiamente dei limiti statutari che oggi, finalmente, sono stati rimossi, anche per opera del voto della Camera dei Deputati dell'altro ieri, aveva comunque un obiettivo: far dichiarare preventivamente, in modo aperto, trasparente alle forze politiche, l'accordo di maggioranza e l'impegno delle forze politiche a realizzare un programma che andava depositato unitamente alle liste elettorali.
Per cui, al di là della forza della legge, c'era un forte impegno politico sottoscritto preventivamente di fronte agli elettori, un forte intento politico molto chiaro che significa una precisa assunzione di responsabilità preventiva nei confronti degli elettori, non la richiesta di un voto che poi sarebbe stato speso, a seconda delle circostanze e a seconda delle convenienze. Oggi quindi non siamo di fronte a un nuovo che avanza, ma a un vecchio che indietreggia. C'è un rigurgito della vecchia politica che vuole piegare le istituzioni alla logica del potere di interdizione, al fine dichiarato di massimizzare la rendita di posizione in termini di profitto, nella sua accezione più estesa.
Per cui permane il rischio che per più volte è stato evidenziato, il rischio che abbiamo vissuto per lunghi decenni, che al massimo dell'instabilità politica dei governi e delle giunte, è sempre corrisposto il massimo della stabilità di un determinato ceto politico.
Viene dunque reintrodotto un clima in cui la lotta politica diventa sempre più lontana dai cittadini fino ad occultarsi e a perdere trasparenza e quindi a perdere anche di rappresentatività.
E` la politica, come ho avuto modo di dire in altra occasione, che diventa privata, privata nella duplice accezione del termine, in quanto sottratta ai cittadini, ma privata anche in quanto persegue fini di carattere personale di singoli o di determinati gruppi d'interesse.
Ha fatto bene l'onorevole Emanuele Sanna ieri a dire che il centro sinistra forse ha pagato un prezzo. Ha pagato un prezzo di coerenza, perché ha investito sulla prospettiva, perché ha fortemente creduto che non servono aggiustamenti minimi, ma che serve veramente un'impostazione nuova e diversa, serve una riforma profonda, nelle coalizioni occorre effettivamente crederci, e per questo il centro sinistra non ha mai messo in discussione la leadership che è stata sottoposta agli elettori.
Un prezzo è stato pagato per questa coerenza, così un prezzo è stato pagato per non cedere ai ricatti di alcuni personaggi che ritenevano di avere il pallino in mano.
Il centro destra invece ha usato un altro atteggiamento: ha usato e gettato Pili, a cui non è stato chiesto un sacrificio ma è stato sacrificato come vittima da immolare sull'altare della conquista del Governo.
E` chiaro che tutto questo risulta incomprensibile per gli elettori, perché nessuno dei due candidati andati al ballottaggio è riuscito a formare una Giunta.
Ieri Pirisi ha detto che, nell'avvicendamento tra Pili e Floris, siamo di fronte ad una sorta di scherzo della storia.
Nella storia del pensiero questo concetto viene espresso con un termine forse brutto, ma molto significativo, e viene chiamato "l'eterogenesi dei fini".
Vale a dire che i fini che la storia persegue non sempre sono coerenti con quelli che gli individui e le comunità si propongono, ma piuttosto sono la risultante di una combinazione del rapporto, talvolta del contrasto che si instaura tra la volontà dei singoli e le condizioni oggettive.
Questo concetto, a cui magari potremmo aggiungere anche quello dell'astuzia della ragione, quel concetto, diciamo, quel qualcosa d'imponderabile che sfugge alla volontà degli uomini, per cui la ragione si serve di fini e di mezzi per raggiungere determinati obiettivi e si serve degli individui e delle loro passioni, talvolta non sempre le più nobili. Però, forse non siamo di fronte a questo concetto hegeliano dell'astuzia della ragione.
Qui, in termini forse meno prosaici, siamo di fronte all'astuzia della ragioneria, materia questa in cui il presidente Floris è particolarmente ferrato, in quanto con i numeri effettivamente ci sa fare nel momento in cui riesce, con tre consiglieri, ad ottenere prima tre assessorati e poi un presidente e un assessore, cercando anche di forzare la rappresentatività, perché i numeri sono democrazia, dove un manipolo di consiglieri, che rappresentano fuori dallo schieramento bipolare meno del 10 per cento del consenso elettorale, ottengono rappresentanze superiori al 50 cento.
Ritengo che questi non siano esempi da portare avanti per far raggiungere l'obiettivo di una democrazia governante e che sia trasparente, rispetto anche agli impegni assunti con gli elettori. E' chiaro che il Polo è riuscito in questa operazione, perché ha ritenuto e ha detto che la via di Damasco era sempre aperta e alcuni popolari sono stati folgorati dalla luce abbagliante di alcuni posti in Giunta.
Floris per le sue dichiarazioni programmatiche tiene a precisare che la sua è un'alleanza di programma che forse, in prospettiva, se lo augura, può diventare una maggioranza politica. La Spisa, invece, ieri distratto, o forse troppo avanti nel programma, ha detto che questa maggioranza è una maggioranza politica che va oltre il Polo. Per cui già in queste affermazioni notiamo elementi di forte contraddittorietà.
Gran parte delle pagine politiche delle sue dichiarazioni programmatiche sono dedicate a un autonomismo di maniera in salsa catalana, ma a parte le differenze soprattutto economiche e a questo improponibile parallelismo tra la Catalogna e la Sardegna, soprattutto per le condizioni economiche e anche perché la Catalogna all'interno della Spagna rappresenta la regione più ricca, più avanzata, il contrario di ciò che rappresenta la Sardegna all'interno dell'Italia, devo dire che in Catalogna però si è sviluppato un processo di nazionalità e di identità locale a partire da una grossa operazione culturale che è stata quella, durante il periodo del franchismo, dell'operazione del ripristino e della rivalutazione della lingua locale.
Allora lei, presidente Floris, deve spiegare ai sardi come riesce a conciliare questa esigenza di nazionalità, di identità della Sardegna, facendo un'alleanza con formazioni politiche che proprio l'altro ieri, in occasione del voto sulla tutela delle lingue etniche e minoritarie nel Senato della Repubblica, le forze del Polo, in particolare A.N. e C.C.D., hanno negato la validità e l'essenza stessa della lingua del nostro popolo sardo.
Ritengo che siano proprio questi gli elementi di incongruenza, gli elementi che non consentono, malgrado il richiamo che ha fatto ad una sorta di ecumenismo, di "vogliamoci bene" tutti assieme per cercare di riproporre, però, un vecchio modo di far politica che ormai è improponibile e che ha l'unica ragion d'essere solo nella affermazione di un sistema politico chiuso, di un sistema tolemaico, dove il centro è immobile ed è all'interno di tutti gli scenari possibili.
Allora occorre veramente accogliere l'indicazione che è stata data dagli elettori anche recentemente che vogliono invece dei governi che siano trasparenti, dei governi che nascano all'insegna di una effettiva volontà popolare e che le scelte vengano fatte prima, e non giunte che possano essere dichiarate a geometria variabile.
La stessa funzione della Giunta, diciamo, non può essere vista come una sorta di giostra dove tutti debbano fare un giro. E' positivo che la Camera abbia approvato la revisione degli Statuti delle Regioni a Statuto speciale, laddove dà la possibilità di un'indicazione elettorale, per quanto riguarda gli esecutivi, attraverso l'elezione diretta del presidente, perché questo dà senz'altro un elemento di stabilità agli esecutivi, in quanto assieme a questa indicazione vi è l'altra della formula di dissolvenza nell'ipotesi in cui si cambiasse maggioranza. Questo sì che è un modo di fare politica all'insegna della trasparenza e che non inganna il voto degli elettori.
Floris ha affermato un altro concetto nel momento in cui ha detto che il suo tentativo non è quello di scomporre i Poli, ma di rafforzare una politica di centro. Io ritengo che questo tentativo, che può avere anche motivi di validità, non sia quello di cui oggi l'Italia e la Sardegna ha bisogno. Vi è la necessità di arrivare veramente ad una democrazia dell'alternanza, recuperando lo spirito stesso del contenuto del maggioritario, che prevede che ci sia un leader, una coalizione ed un programma sottoposti preventivamente agli elettori.
Ed è per questo che ritengo che anche la stessa formulazione che viene data, che questa è la migliore delle Giunte possibili, può aver valore solo se richiamiamo all'esperienza di Candido che, nonostante tutte le disavventure, tutti i disastri continuava a dire che ci troviamo in presenza del miglior mondo possibile. Forse anche per il Polo, che tradendo l'impostazione che è stata data verso gli elettori, ritiene che questa sia la migliore delle Giunte possibili.
Lei, Presidente Floris, si appresta ora a iniziare un volo, ma se mi passa la metafora, il suo volo è identico a quello della nottola di Minerva che s'alza in volo sul finire del crepuscolo, per cui il suo tentativo non è la testimonianza di un nuovo giorno che verrà, ma è solo l'ultima testimonianza di un periodo che sta per concludersi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Emilio Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS EMILIO (F.I.-Sardegna). Grazie, signor Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, colleghe e colleghi, non voglio soffermarmi troppo sui delicati e ormai arcinoti passaggi politici che ci hanno portato alla situazione odierna, non possiamo tuttavia sottovalutare il clima di diffusa sfiducia e delusione originato dalla mancata elezione di Mauro Pili alla presidenza, che la gente auspicava in direzione di un radicale cambiamento della Regione e che Forza Italia e il Polo hanno dovuto sacrificare per dare un governo alla Sardegna. Governo nel quale però noi di Forza Italia siamo presenti e daremo il sostegno alla Giunta, al presidente Floris, e siamo presenti con due coordinatori provinciali di Forza Italia: l'onorevole Milia e l'onorevole Pietro Pittalis, che è anche il nostro Capogruppo, e con l'onorevole Pirastu, per cui siamo presenti a titolo ufficiale e saremo presenti in forza nel sostenerlo.
Il clima di sfiducia è un clima di sfiducia rafforzato da un preciso disegno portato avanti dal centrosinistra fuori e dentro quest'Aula, mediante una particolare durezza degli interventi, continue interruzioni ai relatori della maggioranza, minacce ai Popolari sardi e ingiurie nei confronti della massima carica del Consiglio Regionale.
Su quest'ultimo punto, ossia sul proposito di delegittimare il Presidente del Consiglio, onorevole Efisio Serrenti, oltre che qualsiasi progetto di governo che veda il centrosinistra all'opposizione bisogna dire, per amore della verità, che il suo voto non è stato favorevole alla Giunta Pili, né certamente contrario al tentativo di Selis, più semplicemente il suo voto è stato il segno o nel segno della responsabilità.
Ha voluto evitare che la sua omissione si traducesse di fatto in un voto a favore di una Giunta priva della necessaria maggioranza, poiché 40 voti su 80 non possono evidentemente offrire garanzie per un governo autorevole e stabile.
Non dubito, poiché l'onorevole Serrenti è davvero un uomo conscio del proprio ruolo e quindi al di sopra delle parti, che egli avrebbe fatto e farebbe altrettanto nei confronti dell'attuale maggioranza se si fosse presentato o se si presentasse con gli stessi numeri. L'unico e deleterio risultato che il centrosinistra sta ottenendo con questi atteggiamenti è quello di allontanare ulteriormente la gente dalla politica, minando la credibilità delle istituzioni con gravi rischi per la vita democratica della nostra Regione.
Non possiamo inoltre ignorare che la Giunta Floris arriva al termine di un percorso politico, contrassegnato da molti travagli all'interno dei Gruppi consiliari e alla vigilia di importanti congressi che trasferiscono ed accentuano le tensioni dei partiti e dei singoli all'interno di quest'Aula.
Ma stiamo attenti, in gioco c'è il bene della Sardegna e non il destino di qualche leader di partito. La parola "rispetto" deve essere quindi la prima parola, il primo impegno, quasi un programma per riportare la fiducia, la speranza, la volontà di costruire sia in quest'Aula, sia nella società civile.
In questa logica vanno rilette le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione, onorevole Mario Floris, che meritano una considerazione e una valutazione più attenta, più meditata, più consapevole, più aderente alla realtà di quanto finora abbiano fatto i colleghi dell'opposizione, arroccati sul fronte di una contrapposizione pregiudiziale che non guarda, come invece dovrebbe, agli interessi generali della Sardegna.
Concordo con le affermazioni fatte da chi mi ha preceduto per quanto concerne il risultato elettorale, figlio di una legge elettorale, inadeguata ai tempi e al concetto di bipolarismo; due poli si sono confrontati, nessuno dei due è riuscito a prevalere in maniera netta sull'altra, rendendo quindi necessaria per la formazione di un governo una trattativa con i partiti intermedi e con le forze più vicine, presenti nell'altro polo.
Stavolta, al contrario di quanto è sempre successo, la forte capacità di aggregazione dei D.S., e della sinistra più in generale, ha fallito per quell'arrogante volontà di egemonia, divenuta indigesta ai partiti ed ai singoli che finora l'hanno dovuta subire. Invece ha avuto successo per la prima volta il tentativo del centrodestra per l'unica ragione che ha, come si è visto, la possibilità di formare una maggioranza più omogenea, fondata su un programma condiviso, di innovazione e di grande spirito per la Sardegna. Inoltre il centrodestra ha goduto del vantaggio di poter aggregare i rappresentanti del popolo sardo in quest'Aula coinvolti, e probabilmente scottati, dalle precedenti esperienze del centrosinistra, segnate da ben sei Giunte Palomba.
Per la stessa ragione i sardi hanno espresso una chiara ed univoca volontà di cambiamento al governo della Regione, che per le note vicende approda non nell'atteso Governo Pili ma, come ha detto il Presidente Floris, nell'unica Giunta possibile, una Giunta di programma, con l'ambizione di dare una svolta sul versante delle riforme a cominciare da quella elettorale, ormai indispensabile e per la quale sarà necessario ricorrere, e qui concordo con Fantola, a contributi esterni alle soggettività politiche presenti in Aula, per metterci al riparo dai possibili conservatorismi e conflitti di interesse.
Non è tuttavia un programma di piccolo cabotaggio ma, al contrario, di grande respiro politico e di profonda innovazione, portando a sintesi la volontà di una maggioranza che affonda le radici nella coscienza dei cittadini sardi, che al Polo dei sardi ed ai partiti moderati di centro, regionalisti e federalisti, hanno affidato la storia della nostra isola.
E` una sintesi che coglie gli elementi positivi del passato di cinquant'anni di autonomia, trasformandoli in un accordo programmatico, qui per dirla con Selis, non partiamo da zero. Tracciando le prospettive del futuro, fatto di innovazione e di modernità nella cultura, negli strumenti giuridici e di governo, nell'economia e quindi nella stessa quotidianità che più di ogni altra esprime i bisogni reali e più immediati dell'individuo, della famiglia, della comunità locale, della società civile nel suo complesso e nella sua articolazione.
Come in precedenza il collega Mauro Pili, con forte ispirazione unitaria, anche Mario Floris ha rivolto un invito al confronto e al dialogo con le forze politiche, anche le più lontane, un appello per affrontare i grandi nodi della questione sociale ed economica, guardando alla prospettiva di crescita civile e di sviluppo della Sardegna che ha bisogno, oggi più che mai, di una regione efficiente, autorevole, moderna.
E` un appello alla sostanziale unità della nostra gente, a cominciare dall'interno delle istituzioni sui valori dell'autonomia e di quanto essa può rappresentare per costruire insieme il nostro futuro. E` questo l'obiettivo di fondo di un programma di un governo, che è anche il frutto maturato con l'esperienza del Forum di Aritzo, nel quale sono emersi i contributi positivi delle realtà economiche, produttive, culturali e sociali della Sardegna, che si conferma così nel suo ruolo di laboratorio politico, capace di segnare percorsi originali e validi anche per altre situazioni politiche distanti dall'isola; cinque anni fa l'Ulivo, oggi questo esperimento attuato dal Polo che schiera su un unico fronte le forze del centrodestra insieme a quelle federaliste, regionaliste e popolari sarde.
Sotto questo profilo le dichiarazioni programmatiche hanno in sé l'anima della stessa gente di Sardegna che guarda noi, che guarda questa Giunta regionale, a questa Assemblea con speranza e fiducia. E` un programma fondato sulla necessità di riforme costituzionali ed istituzionali, sui valori e sui contenuti della nuova autonomia, ed io credo che parlare ancora oggi di autonomia, dopo mezzo secolo di esperienza, non significa arretrare, ma progredire verso la piena realizzazione dell'identità e della specialità sarda.
La Sardegna non è un'isola fine a se stessa, non è solo e tanto un sito geografico nel mondo, è un'entità politica, storica, sociale, civile ed economica che finora non ha trovato la sua giusta valorizzazione, il suo vero ruolo, il ruolo che le compete nelle strategie dello sviluppo del nostro paese e dell'Europa.
In questo senso, Presidente, va letta la felice similitudine con la Catalogna, perché quell'esperienza costituisce un punto di riferimento e un termine di paragone al quale ancorare la nostra sfida, tenendo ben presente però che le condizioni in cui è maturata sono diverse dalle nostre, ed è quindi indispensabile trovare una nostra via che non può che essere unica e irripetibile, nella quale anche la Sardegna possa competere per realizzare l'Europa delle piccole patrie e dei popoli.
La Sardegna infatti è Stato nello Stato, l'autonomia speciale, lo Statuto sardo ha come interfaccia lo Stato nazionale, la Costituzione, la Carta europea. C'è la nostra storia politica e culturale che ha anticipato, che ha creato lo Stato, che ha posto fondamenta dell'unità nazionale, del federalismo, della solidarietà. C'è la nostra cultura, ci sono le nostre tradizioni, la nostra identità, il nostro essere popolo.
Occorre tener conto, perché da tutto ciò non si può prescindere nel progettare e tentare di realizzare i processi di uno sviluppo consono e compatibile alle nostre posizioni e alle nostre esigenze, alle nostre potenzialità intrinseche. Attenti a quanto c'è dintorno, a quanto avviene nel resto del Paese e del mondo.
Gli elementi di fondo di questo progetto sono le risorse locali, materiali ed immateriali, la natura, l'ambiente, la storia, la cultura, le intelligenze, come sono elementi fondamentali l'organizzazione istituzionale ed il sistema dei poteri che deve portare la Regione a valorizzare e a responsabilizzare al massimo le articolazioni di base dello Stato, ovvero gli enti locali, che rappresentano non solo il presidio della comunità civile, ma il vero motore dello sviluppo.
Il rapporto che la Regione finora ha avuto con i comuni è stato prevalentemente di subalternità, mai orientato al principio di sussidiarietà, tant'è che è rimasto pressoché lettera morta per cinquant'anni il dettato statutario delle deleghe agli enti locali, così come la specialità autonomistica di una Regione centralista ha impedito negli ultimi cinque anni che venissero recepiti i principi di decentramento e di semplificazione delle procedure amministrative introdotte con la "legge Bassanini".
I comuni li hanno sollecitati invano, denunciando che la specialità regionale è divenuta un limite piuttosto che un vantaggio alle innovazioni capaci di determinare effetti positivi nella nostra Regione a Statuto speciale. E` evidente che non possiamo non tener conto del passato, dell'esperienza maturata in cinquant'anni di autonomia, di quanto è avvenuto negli ultimi tempi del contesto attuale. Questo a grandi linee è il quadro, la cornice nel quale ci muoviamo e ci dobbiamo muovere avendo riguardo di tutti i soggetti che comunque sono legittimati e quindi concorrono a formare le coscienze civili e a costruire la società nella quale viviamo e che vogliamo migliorare, per dare non solo speranza al nostro futuro, ma anche certezze attraverso un Governo più adeguato, rispettoso del passato e rispondente alle aspettative della Sardegna e dei sardi.
Siamo pertanto alla radice della questione sarda, che è questione culturale, speciale, economica ed istituzionale. La questione sarda è questione culturale che trova radici nella storia dell'Isola e che ha segnato le vicende culturali, giuridiche e scientifiche del Paese, dell'Europa e del mondo, come l'assegnano ancora oggi le centinaia di migliaia di emigrati sparsi in ogni angolo della terra, anche a mobilitare la cultura, l'economia, le stesse istituzioni di città e di regioni di altri paesi.
Come non ricordare i premi Nobel che la Sardegna ha avuto? Come non ricordare gli uomini di scienze che hanno dato e danno un contributo decisivo al progresso? Come non ricordare gli insigni giuristi che hanno arricchito la cultura giuridica nazionale ed europea e che hanno governato l'Italia con saggezza e lungimiranza? Tutto questo, ma non solo questo, per dire che la Sardegna e i sardi hanno in sé le capacità intellettuali e morali per essere una regione e una comunità in grado di recepire, ma anche di costruire, di inventare nuovi processi di sviluppo, nuovi e moderni processi di sviluppo per crescere insieme alle regioni e ai popoli più evoluti del nostro paese e dell'Europa.
Dobbiamo allora uscire dalla tana nella quale ha tentato di cacciarci una cultura e una pratica di governo che si sono presentate e si presentano col marchio progressista, ma che si sono rivelati invece custodi del più arretrato conservatorismo centralistico. Dobbiamo allora far uscire il popolo sardo da quel senso di frustrazione, di fatalismo, di abbandono nel quale è stato cacciato dal Governo di sinistra, che ha bloccato lo sviluppo, che ha cresciuto la disoccupazione attivando unicamente meccanismi mirati ad alimentare un sistema di tipo assistenziale, con conseguente controllo dell'elettorato, e il risultato di una società e di un'autonomia quasi interamente asservita.
Al centro di questo processo di cambiamento credo che dobbiamo mettere un elemento trainante, che è quello della cultura. Il nostro programma di governo la pone al centro degli interessi nazionali, europei ed internazionali, perché è il vero motore della civiltà e dello sviluppo E' la cultura che aiuta a trovare le soluzioni al malessere delle zone interne perché aiuta a capirne le origini, a penetrare nell'intimo delle comunità e delle famiglie e a suggerire le strade da percorrere. Cultura e innovazione come precondizioni perché l'affrancamento dalla povertà ideale, culturale ed economica, precondizioni per la crescita civile e per lo sviluppo.
E` necessario allora sottrarre gli enti operanti nel settore della cultura e dell'innovazione dalle logiche di parte e di particolarismo e farne soggetti promotori dello sviluppo in tutti i campi, specie in quelli più congeniali al nostro territorio, valorizzando tutte le nostre risorse umane ed economiche.
Ma la questione sarda è anche questione civile che reclama un impegno diverso con interventi mirati, solleciti e tempestivi, come quelli già proposti dal collega Pili, interventi che riescano a colmare il nostro grave deficit infrastrutturale sui trasporti, viabilità, energia, acqua, piano telematico, ordine pubblico e formazione.
Per raggiungere questi obiettivi direi che il problema non riguarda soltanto le risorse finanziare da contrattare certamente con lo Stato, attuando un principio di federalismo e di solidarietà, riguarda anche la capacità e la volontà di utilizzare bene, nei tempi richiesti e con obiettivi precisi, le risorse già disponibili, programmando la spesa di quelle future.
Il tessuto sociale e civile della Sardegna è caduto in basso, perché non c'è stata una attenta ed obiettiva politica per la famiglia, per i giovani, per l'infanzia, per gli anziani e per i deboli. Gli stessi servizi primari sono carenti: la scuola, le poste, la sicurezza pubblica, la sanità, assorbono tutti un'infinità di risorsa ma le ricadute sono da paese sottosviluppato.
Da questa diagnosi non si salva neppure il sistema creditizio, anche se in questo campo, Presidente, la Regione ha competenze limitate. Per costringere le banche, quelle che già abbiamo e quelle che verranno a investire nell'Isola, è necessario offrire convenienza, opportunità strutturali ed un'organizzazione tecnica e amministrativa adeguata, semplice e tempestiva negli interventi, che fanno del territorio l'humus ideale, l'attrazione di insediamenti produttivi, di lavoro e di ricchezza, moltiplicatori di iniziative e di occupazione, attraverso l'indotto e la complementarità di piccole e medie imprese, che rappresentano il cardine del tessuto economico di ogni paese evoluto.
Occorre riscrivere le regole, attuare gli strumenti, intervenire con efficacia e rigore. Le infrastrutture e le comunicazioni rappresentano, così come sono utilizzate, un doppio isolamento: un isolamento interno e un isolamento esterno.
Dobbiamo essere noi a governare questi settori vitali, dobbiamo avere la forza di dettare le regole e di concordarle con tutti i soggetti pubblici e privati, a cominciare dallo Stato e dalla comunità europea, perché è la nostra stessa natura di isola ad imporlo, è la stessa nostra posizione strategica nel Mediterraneo a darci la leva di Archimede.
Il discorso sulla riforma dello Statuto deve vedere impegnati direttamente i cittadini sardi, le autonomie locali, come detto, devono avere finalmente piena valorizzazione, mentre la pubblica amministrazione deve essere preparata ed efficiente, in grado di progettare e governare lo sviluppo e di rispondere alle esigenze dei cittadini. Una regione conscia del proprio ruolo, forte e non debole nei rapporti con lo Stato e con l'Unione europea, in grado di concorrere a scrivere le regole che riguardano il nostro vivere civile nel suo complesso.
La pubblica amministrazione è lo snodo dei processi economici, Stato e Regione, talvolta la stessa Comunità europea, hanno creato regole, procedure, controlli che penalizzano il sistema delle imprese costituendo un freno allo sviluppo. La Sardegna può, se vuole essere una zona franca, sotto il profilo degli incentivi, ma anche un'area moderna ed efficiente attraverso strumenti innovativi propri e celeri che incidano con efficacia e tempestività sull'operatività delle imprese, sugli investimenti, sulle produzioni, sulle trasformazioni, sulla commercializzazione.
Occorre avere il coraggio di operare scelte come quelle che noi proponiamo, compatibili con il nostro territorio e con le nostre risorse, e da queste scelte ancorare tutti gli strumenti possibili di carattere finanziario, programmatico, decisorio e formativo, naturalmente all'interno delle scelte di livello più generale, avendo riguardo alle dimensioni, alle sollecitazioni e ai mutamenti del quadro economico nazionale ed internazionale.
Un quadro questo che ho delineato pieno di problemi e di proposte, certamente non esaustivo delle esigenze della nostra Sardegna. Sono in gioco non i nostri interessi di parte, pur legittimi e comprensibili, ma gli interessi complessivi e generali della Sardegna.
Per quanto mi riguarda, per quanto riguarda Forza Italia e per quanto riguarda il Polo dei Sardi che rappresento è indubbia la volontà, come ho già rilevato, di andare oltre il quadro delineato per unire e aggregare tutte le forze che si riconoscono in questo comune sentire.
Il nostro obiettivo è quello di allargare l'area di centrodestra, anche attraverso l'apporto costruttivo di forze politiche affini dell'area cattolica, dell'area laica socialista e dell'area sardista, come alternativa reale e forte alla sinistra che ha governato la Sardegna negli ultimi quindici anni, a partire dalla Giunta Rais. Il nostro obiettivo non è quello di scomporre i poli nel loro significato e valore culturale e politico, tutt'altro!
Vogliamo percorrere nella chiarezza la strada dell'aggregazione attorno al Polo di centrodestra di quelle forze politiche che possono convergere nel nuovo scenario politico-istituzionale da costruire sullo slancio dei referendum del 21 novembre scorso, per realizzare le riforme che i cittadini auspicano e che sono necessarie per una regione veramente moderna ed efficiente in grado di rispondere concretamente e tempestivamente ai bisogni dei cittadini.
Il nostro non è un semplice confronto tra parti politiche, ma vuole essere soprattutto la testimonianza della comune volontà di unire le nostre migliori energie, ognuno nel rispetto delle proprie radici, per realizzare insieme un grande progetto politico; una Regione al servizio della gente capace di sviluppare e di guidare i processi della Sardegna verso il terzo millennio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Scano. Ne ha facoltà.
SCANO (D.S.-F.D.). Gli interventi nel dibattito dell'uno e dell'altro campo, debbo dire, stanno affrontando principalmente le questioni politiche e, questo naturalmente si capisce, risultano un po' trascurate le questioni di contenuto, le questione di governo della Sardegna. Io dedicherò il mio intervento, fatte alcune brevi considerazioni politiche, proprio ai temi programmatici, in particolari alle questioni relative alle politiche economiche e per il lavoro.
Anche perché, non dirò naturalmente un concetto nuovo, ma forse è utile ribadirlo, lo schieramento per voi e per noi non è il fine, o non deve essere il fine; è lo strumento o dovrebbe essere lo strumento per realizzare un progetto.
Il ritorno alla politica, ai principi e alle regole di un'etica pubblica passa per il confronto e lo scontro tra le idee e i programmi, non attraverso l'affinamento di questa sorta di ars combinatoria che è la pura tecnica degli schieramenti.
Lei presidente Floris ha parlato di Giunta di programma, io penso che l'operazione che lei ha condotto (lo dico freddamente, credo oggettivamente) non è un'operazione di programma; è una tipica operazione di schieramento con un uno uso della rendita di posizione, vorrei dire, portato a livelli di scienza esatta: la Casa comune, il pendolo di Grauso, il voto di Serrenti, i due franchi tiratori, i tre che cambiano campo, c'è del talento in tutto questo e Ghino di Tacco era un apprendista, al confronto.
Sulle questioni politiche mi limito a un punto politico istituzionale, il problema del clima dell'Assemblea. Il presidente Floris ha parlato di dialogo, ha citato Moro, ha sottolineato la funzione del Consiglio. Ha fatto bene, siamo d'accordo, ma il presidente Floris, che non è del tutto inesperto, ha chiaro che ci sono due ostacoli sulla via del dialogo: il primo ostacolo è dato dal nodo della presidenza del Consiglio regionale (non vedo il Presidente, spero che mi stia ascoltando e comunque dico quello che penso). La situazione non è sostenibile, non è sostenibile nemmeno per l'onorevole Serrenti, così si arriva all'inagibilità dell'Aula, e si avrebbero danni seri per la Sardegna, non per una forzatura, per una ragione. Io spero che il collega Serrenti stia attendendo che concluda questa fase per mantenere, con la presentazione delle dimissioni, l'impegno che egli stesso ha assunto. Lo faccia con un suo atto autonomo di responsabilità.
Il secondo ostacolo riguarda il carattere determinante avuto per il formarsi della Giunta e della maggioranza dal passaggio di campo di tre consiglieri del PPI, due dei quali (anch'io lo rimarco, perché non è un fatto di poco conto) assessori della Giunta Palomba, uno - caro Onida anche se sei assente - uscente e rientrante senza soluzione di continuità.
Che c'entra la governabilità? Che c'entra la governabilità e che c'entra la politica? Il problema, vorrei che fosse chiaro, non è che si cambia formula e governo, ciò costituisce la fisiologia della democrazia, si vince, si perde, si rivince si riperde, e poi l'opposizione non è affatto un ghetto o un lutto che dobbiamo elaborare.
Il problema è dato dal carattere di questa anomala soluzione. Vorrei ricordare, per coloro che hanno memoria corta, l'attacco furibondo condotto da Forza Italia e Alleanza Nazionale al principio della scorsa legislatura in aula e sugli organi d'informazione sulla questione di Rifondazione Comunista.
C'era - lo so bene - un problema serio per noi di coerenza col voto. Ma che dire ora dell'accantonamento di Pili, della presidenza U.D.R., dei tre transfughi? Nessun problema, colleghi del Polo? Tutto a posto, tutto coerente? Dove sta la forzatura da parte nostra nel porre questa questione?
Certo che sviluppiamo una polemica forte, non dovete meravigliarvi. Per fare la Giunta, dico al Polo, state rinunciando alle vostre ambizioni, state rinunciando al vostro presidente, state rinunciando al bipolarismo, state rinunciando alla discontinuità che è la vostra carta politica.
Dove sta la discontinuità? Dove sta la rottura con il passato? Sta nel Presidente? Lo dico con rispetto. Sta nella gran parte degli Assessori? Sta nel programma, per la verità un po' vecchiotto e desueto?
Vengo ad alcuni ragionamenti sulle politiche per lo sviluppo e sulla spesa per lo sviluppo. Intanto c'è una questione preliminare: dove si colloca la Sardegna tra le Regioni europee? Dove sta la Sardegna? Partiamo dai dati effettivi, non da un generico vittimismo. Io, badate, continuerò a dire dai banchi dell'opposizione le stesse cifre e le stesse cose che ho detto e che avrei detto dai banchi della Giunta. Disoccupazione: noi abbiamo un tasso di disoccupazione all'incirca doppio rispetto a quello medio dell'Europa ed anche rispetto alla media delle regioni più povere in termini di reddito. Questo tasso si ha con 135 mila disoccupati, che è il dato Istat ed Eurostat, l'unico accreditato.
Badate, questo non lo dico per diminuire l'entità del problema, c'è un dramma enorme, ma questa è la dimensione effettiva, e questa è la dimensione che consente di misurarsi con questo problema. Perché noi possiamo ingigantire, gonfiare, se si trattasse di 350 mila disoccupati sul serio, non ci sarebbero né politiche pubbliche né azioni del mercato per potervi far fronte, non ci sarebbe scampo. La verità è un'altra terribile ma affrontabile.
Ragioniamo sul reddito: se dividiamo le regioni europee in quattro fasce, la Sardegna sta per il reddito pro capite nella terza, con un reddito del 20 per cento superiore alla media del quarto quartile (come dicono gli economisti ed i sociologi), cioè ci troviamo - rispetto alle regioni europee - in ritardo, ad uno stadio dello sviluppo più avanzato e non si tratta, onorevole Floris, di dati spiegabili con alcuni stabilimenti petrolchimici. Il senso del mio ragionamento è che non siamo condannati al sottosviluppo, nonostante alcuni parametri pesantemente negativi: la dimensione del mercato interno, la dotazione di infrastrutture, la scarsa propensione nostra per l'innovazione e per l'esportazione. Nell'arco di alcuni anni noi possiamo determinare un salto negli indici di crescita ed anche nel mercato del lavoro. Naturalmente lavorando sull'integrazione tra scelte pubbliche ed azione del mercato, la sfida si può vincere.
E` stato detto da Pili ed anche da Floris: "Ma con il DPEF che voi avete presentato, ci vogliono 40 anni". Leggiamo bene, per cortesia, Perché il DPEF non è un fumetto. Il DPEF dice che questi sono i trend, questi sono gli schemi previsivi, questo è ciò che avverrebbe sulla base delle tendenze economiche in atto, poi ci sono le politiche pubbliche, gli investimenti diretti, le politiche di compensazione, la promozione dei sistemi imprenditoriali locali.
Il punto allora è: quali politiche pubbliche, quali politiche regionali? Avendo chiara una cosa: la Regione non ha fatto e non fa bene la sua parte. Mi pare che non c'è discussione su questo. Ma anche se la facesse al meglio, anche se, Balletto, si facessero tutte le cose bellissime e mirabolanti che tu ieri dicevi, sarebbe ben lungi da poter da sola incidere in modo significativo.
Serve un governo europeo dell'economia, ed è necessario, questo è un punto della convergenza di cui lei parla Presidente Floris, è necessario che il Governo italiano faccia sul serio, del mezzogiorno e delle isole, il perno delle politiche economiche nazionali, cioè il centro della sfida dello sviluppo dell'intero paese.
La Regione: ma, la critica della Regione l'abbiamo fatta tutti, hai citato Hegel bisognerà anche adesso parafrasare Kant. Abbiamo detto tutto ciò che si poteva dire. Il problema, però, è come modificare realmente il disegno complessivo della Regione e dell'economia sarda, vincendo, al di là delle schematizzazioni, al di là delle letture di comodo della storia del passato; ho sentito, chiedo scusa, non mi piace essere aspro, un famiglio, con rispetto del Presidente Floris, che diceva:" La sinistra che ha sempre governato la Sardegna..." un po' di serietà, diamine!
Vincendo la resistenza delle forze dovunque collocate che hanno una propria convenienza politico-economica a mantenere le cose come stanno.
Io non ho una ricetta diversa su queste cose, da ciò che abbiamo cercato e che personalmente ho cercato di seguire lavorando da gennaio 1998 alla programmazione e al bilancio, la strada è la costruzione di quella che abbiamo chiamato "la nuova programmazione". Un processo che è partito, che è scritto negli ultimi documenti, anche in alcuni atti approvati da questo Consiglio regionale. Richiamo solo i punti essenziali del disegno, non c'è tempo per farlo, lo faremo durante la sessione di bilancio, ma voglio richiamarli perché è da qui, volenti o nolenti, che bisognerà ripartire, da uno strumento di programmazione effettivo che governi la spesa, il DPEF, so bene che non ci siamo ancora con il DPEF, il DPEF non fa ancora questo, non ci riesce ancora, dobbiamo imparare come cervello politico e come macchina burocratica a fare ciò, per avere un disegno unico, un ciclo unico di programmazione e poi un'idea strategica di sviluppo.
Il nuovo modello di cui parla il Presidente Floris, io credo che sia già qui, ma non perché l'abbiamo scritto nei documenti, perché è stato elaborato già dal cervello collettivo del nostro popolo. Leggo dal DPEF: "Va emergendo e affermandosi nella pubblica opinione, forse prima ancora che nei gruppi dirigenti, una nuova idea dello sviluppo sardo che individua, nel tessuto diffuso delle piccole e medie imprese, l'asse portante del processo di crescita e che punta con decisione a modificare nella strategia e nell'impiego delle risorse, la collocazione dell'ambiente, del turismo, dell'industria, compatibile ad alto contenuto tecnologico, dell'agroalimentare, della formazione e della ricerca.
Penso che il nuovo modello di sviluppo di cui andiamo in cerca, sia questo. L'attuazione della riforma del bilancio, già operante con il bilancio di cassa, le unità previsionali, cioè il bilancio per progetti, la riorganizzazione (e qui saranno dolori, ma lo sarebbero stati per qualsiasi Giunta), della spesa e il rientro del debito. Un sistema efficiente di valutazione e l'applicazione sistematica del monitoraggio finanziario fisico e procedurale. Questo è, a mio giudizio, il pezzo più importante della riforma della pubblica amministrazione. Noi siamo ancora una Regione, l'ho detto da lì, lo dico da qui, che non sa che fine fanno i propri quattrini.
Presidenza del Presidente Serrenti
L'attuazione - voglio richiamare su questo punto l'attenzione del Presidente Floris in particolare - di una serie di strumenti di cui ora disponiamo, a partire dall'intesa istituzionale di programma, e gli strumenti contenuti nella manovra finanziaria 1999, frutto anche della collaborazione tra la maggioranza e l'opposizione, come la legge numero 36, ma altri punti, strumenti per lo sviluppo locale, politiche per le imprese, l'avvio con una scommessa forte del riordino fondiario che, però, è partito sulla carta ma non ancora nei terreni, da riordinare, la formazione e la ricerca.
L'intesa istituzionale di programma, qui continua un po' per molti colleghi a essere un UFO, un oggetto non ben identificato. Badate, l'intesa istituzionale di programma è la vera novità, è lo strumento ordinario del rapporto Stato-Regione con un organo permanente che vorrei dire diventerà più importante della Giunta regionale, con un organo permanente misto che la governa. Ci sono contenuti importanti, gli accordi di programma-quadro firmati, si continuano a dire su energia e trasporti - adesso non ho il tempo per documentare - ma si continuano a dire cose che sono superate.
Gli accordi di programma-quadro per i quali abbiamo tre mesi per la firma dal momento in cui saremo operativi, l'avremmo già dovuto fare naturalmente, con quello - ne cito solo uno - relativo al Titolo III, Ricostituzione (così c'è scritto nel documento firmato dal Capo del Governo) del livello delle entrate della Regione.
Questa è l'arma principale di cui disponiamo, dobbiamo usarla, compreso il protocollo aggiuntivo sulle risorse che deve diventare la costante anche per i trasferimenti ordinari. Non parlo della legge di rinascita, ma con il 1999 si esaurisce la "402", dobbiamo impostare la nuova legge, sapendo che dobbiamo farne un uso diverso, credo che qui sia noto a tutti che abbiamo dovuto fare una legge per recuperare 150 miliardi non spesi delle leggi di rinascita del 1962 e del 1974, e che l'utilizzo della 402 è tutt'altro che soddisfacente.
Sul capitolo delle risorse bisogna sì mantenere l'attenzione e la capacità di spesa, ma qui c'è uno sviluppo positivo negli ultimi anni, siamo oltre gli 8 mila miliardi all'anno. Mantenendo quest'attenzione bisogna spostare l'accento sempre più sulla qualità degli investimenti, puntare sulle priorità dello sviluppo.
Per quanto riguarda la programmazione 2000-2006, spero che ne parleremo presto, abbiamo mandato avanti il lavoro in condizioni difficilissime, con il partenariato istituzionale e sociale, ora abbiamo delle scadenze immediate, penso che dovremo avere la capacità di rispettare queste scadenze e di mantenere soprattutto, questo è il punto, al quadro comunitario di sostegno il carattere di strumento per determinare una crescita della produttività e delle competitività complessive del "sistema Sardegna", senza disperderlo in mille rivoli, e non sarà facile.
Ci sono due questioni capitali che indico solo: la questione degli apparati, con questa macchina non si va da nessuna parte, credo che ne siamo consapevoli e non credo che abbiano risolto il problema, anche se forse qualcosa di positivo hanno portato, le leggi che abbiamo approvato nella scorsa legislatura; le politiche per lo sviluppo, su questo metto un attimo un accento: noi facciamo spesso una grande confusione tra politiche di sviluppo e politiche sociali.
Le politiche sociali naturalmente sono indispensabili: ammortizzatori sociali, politiche attive, politiche congiunturali, ma le politiche di sviluppo sono un'altra cosa. Ed è sulle politiche di sviluppo che dobbiamo puntare prioritariamente.
Noi soffriamo di un grande male: l'assistenzialismo. Un sistema imprenditoriale può soffrire di difetto di sostegno pubblico o di eccesso di sostegno pubblico. L'economia sarda è ingabbiata nell'assistenzialismo e stiamo selezionando geneticamente quello strano imprenditore, l'acchiappa incentivi, con un sistema che non premia chi è capace, chi può crescere, chi fa quattrini e lavoro conquistando un pezzo di mercato. Noi abbiamo una sorta di coda dell'intervento straordinario finanziato con il debito regionale.
Abbiamo bisogno di un'economia, di una produzione che reggano la prova del mercato. E qui c'è un'emergenza vera: i regimi di aiuto. Riguarda noi e tutte le regioni dell'obiettivo 1. Sapete tutti che dal primo gennaio 2000 saranno bloccate le norme regionali non notificate e non conformi. C'era una delibera di luglio che prevedeva un percorso, il percorso è stato seguito molto parzialmente perché gli apparati sono semiparalizzati da mesi dalla crisi, il rischio è quello di avere mesi di blocco in attesa che siano operanti le nuove norme.
Penso che dobbiamo inserire le norme di soppressione di adeguamento nella legge finanziaria e nel disegno di legge collegato.
Un cenno (tagliando altre cose che lasciamo alla sessione di bilancio) alle politiche di bilancio: per dire che ci sono tra noi persone, ne ho conosciuto anche in Giunta, che non sospettano nemmeno l'esistenza di vincoli di bilancio: è per questo che solo nel 1998, per la prima volta, si è fissato il livello del ricorso al debito all'inizio e non al termine della legge finanziaria.
Sono certo che il mio successore Pittalis manterrà questa linea e questa prassi.
Noi abbiamo ormai uno squilibro strutturale, ogni anno si è costretti a ricorrere a centinaia di miliardi di mutuo per pareggiare il bilancio; abbiamo reso chiaro con un'operazione verità nel DPEF la situazione dei conti regionali, le cause anche della crescita del debito, il Governo regionale (questo è il concetto) qualunque Giunta, il Consiglio regionale, qualunque maggioranza dovrà attenersi a tre scelte:
1) ricontrattazione delle entrate ;
2) ristrutturazione formidabile della spesa;
3) attuazione del piano di rientro dal debito indicato nel DPEF, cercando di coniugare naturalmente equilibro di bilancio e politiche di investimenti.
(Le chiedo, Presidente, come per altri, 30 secondi di tolleranza per una riflessione conclusiva.)
Stiamo attraversando una crisi acuta, forse la più acuta degli ultimi decenni, della politica e delle istituzione sarde, una crisi anzi della vita pubblica, dello spirito pubblico. A noi su questi banchi è chiaro che sulle grandi questioni dello sviluppo, delle riforme, dell'autonomia e del federalismo, siano indispensabili sia un Governo capace di governare, sia una forte ed alta ricerca unitaria.
Davanti a noi, comunque collocati, sta il compito di realizzare in due o tre anni una formidabile innovazione, nelle istituzioni, nella pubblica amministrazione e nell'economia sarda. E questa sfida richiede un Consiglio regionale che abbia il respiro dei problemi della Sardegna, e che sia all'altezza delle trasformazioni in atto. Il modo nel quale la battaglia post-elettorale si chiude, rischia di aggravare la crisi politica istituzionale invece che avviare una soluzione.
E` difficile sgombrare la strada da certi veleni. Non spetta solo né principalmente alle forze di opposizione, ristabilire clima, rispetto civiltà e garanzia. Ci rifletta il Presidente Floris, ci riflettano le forze della maggioranza. Anche noi avremo di che riflettere, sulla nostra esperienza di governo, sulla sconfitta elettorale, sull'esigenza di costruire un nuovo centro sinistra. Chi vorrà aprire un confronto culturale e politico serrato sulle politiche di sviluppo, sulle riforme urgenti e necessarie, sull'autonomia, sul sardismo, troverà interlocutori disponibili ed attenti, pronti ad accettare le sfide ed a sviluppare una competizione in Consiglio e nella società. Del resto la legislatura non è finita.
Il viaggio sarà lungo e complesso. La legislatura metterà alla prova tutti noi, dovunque si stia: centro, destra, sinistra gruppi piccoli e grandi. Non vedo un orizzonte politico fermo e chiuso. Vedo partita aperta, nella quale saranno decisive la capacità di programma e di progetto, la capacità effettiva di governo, la tensione culturale e morale, la volontà di innovazione e di cambiamento, al di là delle etichette. E, come altre volte, anche questa volta chi avrà più filo tesserà più tela.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (Gruppo Misto). Signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi. Prima d'iniziare il mio intervento, vorrei segnalare due momenti che in quest'Aula e in questo palazzo si stanno vivendo: il primo è che in questa Aula c'è un consigliere che ha la convinzione che il grado di intelligenza si misura in base alla circonferenza della testa e non in base alla quantità di materia grigia in essa contenuta.
Quel consigliere dovrebbe sciacquarsi la bocca prima di rivolgersi a un collega che non è più in questa Aula, ma che ha onorato il suo mandato di consigliere regionale con una serie d'iniziative che meritano il plauso di tutti i sardisti di questa Aula e dell'intero popolo sardo.
Per secondo mi vedo costretto a denunciare il fatto (non nomino l'autore per decenza istituzionale): vengo bersagliato da tempo da volantini anonimi in cui io e il mio partito veniamo definiti in modo calunnioso e diffamatorio.
Sapete da dove partono questi volantini diffamatori e calunniosi? Da un fax la cui linea telefonica è intestata al Consiglio regionale della Sardegna. Quindi, metto a disposizione del Segretario generale l'ultimo documento di cui sono riuscito ad entrare in possesso, perché possa al più presto accertare e comunicare a quest'Aula chi ne ha accesso e chi lo ha utilizzato martedì 16 novembre alle ore 11 e 57.
Attenzione, perché dalla modica quantità di abusi, si sta passando all'overdose della diffamazione; è un percorso di devianza che riguarda frequentazioni estranee al sardismo.
Ma per tornare alle questioni più strettamente politiche e di maggior attinenza ai lavori di quest'Aula, sento il dovere di rispondere preliminarmente ad un quesito che non solo in questi ultimi giorni con insistenza viene posto ai consiglieri regionali del Partito Sardo d'Azione: perché il Partito Sardo d'Azione ha votato a favore dell'onorevole Selis?
Innanzitutto perché nel momento in cui i due Poli si sono addossati al Partito Sardo d'Azione, in cerca di quel voto che avrebbe consentito l'elezione del Presidente della Giunta Regionale, manifestare la nostra non scelta attraverso il voto di astensione avrebbe comunque significato una scelta, e sarebbe apparsa come una scelta a favore del centrodestra e del Presidente indicato dal Polo.
Ad una scelta non esplicitata abbiamo preferito una scelta ragionata, assumendoci la responsabilità politica di votare l'onorevole Selis. Nel bilancio dei torti e delle ragioni il centrodestra ha, infatti, commesso un errore imperdonabile: ha preferito il confronto con un singolo consigliere, eletto nelle liste del Partito Sardo d'Azione, piuttosto che un confronto col Partito Sardo d'Azione. Una cosa è creare le condizioni politiche perché i sardisti abbandonino il governo della regione, come ha fatto il centrosinistra durante l'ultima Giunta Palomba, altra cosa è tenere fuori dalla porta la delegazione del Partito Sardo d'Azione, convocata per un incontro, decidendo di trattare con uno solo dei sardisti, come ha fatto il Polo di centrodestra lo scorso 13 luglio.
Una cosa è far capire ai sardisti, e quindi al P.S. d'Az., che in Giunta bisogna far posto a una nuova forza politica, un'altra è dire che il consigliere Serrenti ha avuto la precedenza perché al Polo serviva il quarantunesimo voto in Consiglio a sostegno dell'onorevole Pili.
Il Partito Sardo d'Azione ha subìto da parte del centrodestra un trattamento inaccettabile sotto il profilo politico e personale, in modi che consideriamo insultanti e riduttivi per l'immagine del nostro partito. Il Polo del centrodestra, nel tentativo di sfruttare le ambizioni e i narcisismi di un singolo soggetto, per conquistare il fantomatico quarantunesimo voto in Aula, ha fatto venir meno qualsiasi tipo di rapporto personale ed il futuro confronto politico. E' questo il vostro peccato originale, è questa la nostra prima ragione di pregiudizio verso le ipotesi di governo del centrodestra, che si aggiunge alle altre motivazioni squisitamente politiche che ho illustrato nei precedenti interventi.
Ho avuto modo, nel tempo rubato al dibattito negato, durante i lavori che hanno preceduto l'elezione dell'onorevole Floris, di accennarne alcune e che oggi, all'indomani della presentazione delle dichiarazioni programmatiche del Presidente, mi sento di confermare. Sono stato fra quelli che ritenevano giusto e corretto far precedere le operazioni di voto con l'elezione del Presidente della Giunta da un dibattito che facesse luce e chiarezza su alcuni posizionamenti politici quanto meno anomali, credo che oggi, alla luce dei fatti accaduti, sia emerso quanto vano sia stato il tentativo di far calare il silenzio sulle tante questioni da chiarire. Spiegazioni e motivazioni che meritavano da subito un confronto e un dibattito franco e leale nella sede istituzionale e che invece hanno trovato accoglimento sulle pagine dei quotidiani, con il risultato che ancora una volta la polemica e l'insulto, l'accusa e la critica feroce hanno prevalso sui contenuti e sul confronto politico.
Che fosse fondata l'esigenza di un dibattito in quest'Aula lo confermano poi le conferenza stampa, le manifestazioni e i comunicati promossi proprio per iniziativa di quella parte del Consiglio che il 16 novembre ha ritenuto di non avere niente da dire e niente da ascoltare, impedendo il confronto in Aula.
Non si può parlare di tregua autonomistica, senza prima chiarire le vicende, alcune delle quali davvero disdicevoli, che hanno preceduto l'elezione del leader dell'U.D.R. e la composizione di una maggioranza di centrodestra a suo sostegno.
Innanzitutto non si può esimere dal considerare che tale operazione nasce dal ribaltone operato dall'onorevole Serrenti, che rinunciando alla sua conclamata terzietà ha fatto scattare, con il suo voto personale, un potere di veto che impedisce di fatto il confronto democratico all'interno dell'Aula, squalificando così le istituzioni autonomiste e decretandole l'inagibilità politica.
E' evidente che se la rinuncia al ruolo di super partes si fosse manifestata attraverso un voto a favore di un governo, di quello dell'onorevole Pili, ad esempio, avremmo potuto prendere in una qualche considerazione le giustificazioni fornite in nome della governabilità per celare la vera natura del suo voto contrario all'onorevole Selis ed al Partito Sardo d'Azione, che significa l'adesione ad un progetto condiviso il cui perseguimento, se è legittimo per le formazioni del centrodestra e per i suoi apprezzati consiglieri, diventa improponibile se si realizza con l'apporto determinante del garante di quest'Aula, al quale nessuno ha chiesto di indossare la divisa da vigile urbano, né le forme del semaforo, né di fare il primo della classe o di mettersi le orecchie dell'asino. Quest'Aula ha chiesto invano che il Presidente del Consiglio assumesse atteggiamenti politici confacenti al ruolo e al prestigio istituzionale della carica che ricopre.
E' indegno per un presidente accusare sulla stampa un consigliere regionale perché appoggia questa o quella maggioranza, esprimere giudizi sul suo grado di cultura, o peggio, interrompere i lavori dell'Aula per impedirgli di svolgere il suo intervento, dopo aver consentito a un mitomane di favoleggiare sulla magistratura deviata o sequestri pilotati, sui suoi fatti personali e su quelli dei suoi amici.
In queste condizioni vengono meno tutte le garanzie necessarie perché in quest'Aula si possano dibattere con serenità i temi che verranno proposti, compresi quelli che verranno avanzati dalla futuribile Giunta Floris, tanto da domandarsi quale sia il grado di credibilità che può attribuirsi a un governo regionale che chiede l'approvazione ad un'Assemblea presieduta da chi ha perso da tempo ogni credibilità.
Gli appelli alla collaborazione, gli inviti alla strategia dell'attenzione sono dunque destinati a restare lettera morta fino a quando in quest'aula non verrà ristabilito un clima di serenità, di legalità, di rispetto dei ruoli e di credibilità.
Persistere nel negare il dibattito su questioni che riguardano la vita democratica del Consiglio rappresenta un insormontabile ostacolo perché si possa lavorare in un rinnovato clima di serena e proficua collaborazione. Se la possibile maggioranza a sostegno di questa Giunta intende mantenere condizioni impossibili in quest'Aula lo faccia pure, si assuma la responsabilità di una simile decisione e vada avanti con quel che ha, ma sappia che non vi saranno né sconti, né collaborazione, né particolari attenzioni. Ormai è troppo tardi per rimettere il dentifricio nel tubetto.
Affermo ciò ribadendo e rafforzando la nostra posizione di equidistanza dai due poli italianisti, dalle loro logiche e dai loro schemi. La nostra equidistanza consiste in ciò che rende sardisti diversi e differenti dai partiti di sinistra e di destra; la nostra collocazione dentro la società sarda ci ha visto sempre insofferenti contro un sistema politico che ha negato i temi dell'identità nazionalitaria e sardista, che ci ha imposto una forma di statalismo regionalista, sotto forma di uno Statuto speciale non certo ispirato alle battaglie ideali dei maestri del pensiero sardista.
Lo Stato centralizzato ha schiacciato le prospettive di autodeterminazione e federalismo, ci ha imposto una colonizzazione che ci ha reso spesso complici, come partner di governo, nell'opera di asservimento della nostra cultura e nella svendita del nostro ambiente. Siamo stati antesignani nell'essere Partito di lotta e di governo, dentro un sistema catto-comunista che ci ha imposto un modello di sviluppo che ha prodotto, specie nelle zone interne, degrado antropologico e perdita di identità, dispersione delle risorse e creazione di infrastrutture organiche a investimenti che hanno prodotto forti squilibri territoriali, un regime fiscale insostenibile ed una pubblica amministrazione che ha reso il nostro paesaggio politico e sociale terra bruciata di fronte alle sfide del mercato globale, in salsa catalana dell'onorevole Floris.
Anche la riscrittura delle istanze sardiste, tentate dalla destra e dai suoi cespugli di centro, con lo scopo di usarci come succedaneo di socialismo sopravvissuto e di liberalismo emergente. Va vissuta con vigilanza, tenuta alla larga come cosa che non è nostra per tanti motivi, perché non punta all'eliminazione di ogni forma di ingerenza di organi del governo centrale nelle amministrazioni locali, perché non chiede una rapida attuazione delle direttive europee, intensificando i rapporti con le isole del Mediterraneo per giungere alla costituzione di una macroregione europea, come invece accade per il Tirolo, perché non intende risolvere alla radice il gap dell'insularità con forme diverse dall'assistenzialismo cencioso e dalla dispersione delle risorse.
La nostra equidistanza sta anche in questo, nel diverso modo di giudicare la politica del passato e le proposte, o i silenzi, dalla politica del cambiamento. Ci sono valide ragioni di scetticismo per sentirci differenti e diversi dai partiti che si collocano a destra o a sinistra. Vorrei inoltre soffermarmi su quella parte presentata dall'onorevole Floris che, forse nell'intenzione del Presidente, avrebbe dovuto rappresentare la proposta programmatica per farci aprire gli occhi. Signor Presidente, ricordi anzitutto che se anche aprissimo gli occhi c'è sempre la benda che in questo caso rappresenta la garanzia contro gli abbacinamenti dell'ultima ora, mi riferisco a quello che lei definisce un sistema sardo sul modello di quello catalano-spagnolo.
L'esperienza a cui fa riferimento per la Catalogna, che riguarda anche i paesi baschi e le isole Canarie, può essere sintetizzata nella stipula del cosiddetto patto di governabilità, formalizzato nel '96 con la firma del premier spagnolo Aznar e dei tre segretari dei partiti nazionalisti: catalano, basco e canario.
Con tale patto, nato in una congiuntura politica favorevole, i partiti nazionalisti sono riusciti a portare, nell'agenda del governo centrale, alcune riforme importantissime, che ampliando la già forte autonomia delle comunità autonome, introducono forti elementi di federalizzazione.
A ciò si aggiungano altre richieste di concessioni particolaristiche, di carattere più strettamente economico e fiscale, come la cessione alle comunità autonome del 30 per cento dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. Alla base di tutto ciò vi è però la Costituzione spagnola, che permette alle comunità autonome di nascere con forma regionale, ma di acquisire progressivamente connotazioni di tipo federale, tanto che l'esperienza spagnola viene definita come federalismo in corso d'opera.
Non vi è dunque, nella Spagna e nelle sue comunità autonome, l'esigenza che è forte invece in Sardegna di creare le premesse per il superamento dell'attuale Stato centralistico. Vi è invece la consapevolezza da parte delle comunità autonome di rappresentare entità di governo, non subordinate allo Stato centrale, e che cercano di gestire al meglio il contratto che rappresenta la natura della relazione con lo Stato.
In quest'ottica vanno intesi i patti di governabilità, quel che serve nel nostro paese invece è una straordinaria riforma costituzionale che vada nel verso del federalismo. E` questo lo spirito con il quale il Consiglio Regionale ha votato la mozione sulla sovranità del popolo sardo, quella di provocare la nascita di un ordinamento federale, più calzante di quello spagnolo-catalano, sarebbe stato per la Sardegna e per la realtà italiana il riferimento a quel processo di devoluzione di potere dal centro alla periferia, che rappresenta una delle forme costituzionali più importanti del secolo, che va sotto il nome di devolution e che permetterà alla Scozia di avere nel 2000 un suo Parlamento nazionale e un suo governo ad Edimburgo.
E` questa tra l'altro una soluzione che maggiormente si addice alla realtà politica ed economica della Sardegna; a molti è sorto un dubbio, che l'unico interesse nel fare riferimento alla realtà spagnola-catalana, derivi dal fatto che in quel caso i partiti nazionalisti, peraltro non senza problemi, abbiano sostenuto e sostengano un governo di destra.
Non credo sia questo un bell'esempio di abbandono dei nominalismi, delle formule e di attenzione alla sostanza. Giudicheremo dai fatti quanto lei e la sua Giunta sarete coerenti con la svolta nazionalitaria che un po' confusamente ci ha prospettato in alcune pagine delle sue dichiarazioni programmatiche.
A proposito vorrei ricordare le contraddizioni di quest'ultimo passaggio con ciò che è avvenuto in questi ultimi giorni proprio al Senato, nell'approvazione del legge per la tutela delle minoranze linguistiche dove ci sono anche il sardo e il catalano. E` la dimostrazione che qui si agisce in un modo, ci si vuol far passare per nazionalitari, e perché no, anche per sardisti, dopodiché in realtà diverse come quella nazionale si continua a perseguire una politica che certamente non ci appartiene, cioè non appartiene al Partito Sardo d'Azione, nella quale non si riconosce e che continuerà a combatterla sino in fondo per far capire che non è con gli slogans, non è cercando il famoso coperchio che qualcuno può pensare di creare presupposto di collaborazione.
Come ho avuto modo di accennare nell'ultimo intervento in Aula, crediamo che la politica non sia scontro fra persone, spesso è lavoro comune e occasione di amicizia e stima, se però farsi male è nelle buone regole della guerra, e la guerra è la continuazione della politica sotto forme diverse da quelle dell'amicizia e della stima, ebbene, noi non ci tireremo indietro.
La conferma della nostra equidistanza ci consentirà di essere più orgogliosi e più sinceri, quindi culturalmente implacabili, perciò sia chiaro che non siamo contrari all'onorevole Floris perché non facciamo parte della sua Giunta, o perché nonostante le offerte più o meno trasversali nessuno dei sardisti è stato indicato alla Presidenza.
La Presidenza di questi tempi non porta bene al Partito Sardo d'Azione, rischia di farlo diventare una fabbrica di sciocchi e di vanitosi. Noi siamo contrari ad un modo di fare politica invalso in questa dodicesima legislatura, in cui una cupola di pensionati di lusso e di gaudenti del tempo libero, destabilizzando le istituzioni, trasformando i vizi privati in pubbliche virtù. Noi siamo contrari perché nasciamo con un'altra radicazione sociale, con ideali che vengono da lontano, con impegni che ci legano ad un elettorato sano, di gente che pensa e lavora, che si interroga sul proprio futuro e sull'avvenire dei propri figli. Proprio noi sardisti non possiamo addossarci il disprezzo di quei sardi che, come noi, hanno capito chi di questa legislatura vuol farne il mercato.
Terminato il mio intervento, sicuramente stasera non saremo qua, io e il collega Manca, per le dichiarazioni di voto, quindi non parteciperemo al voto ma questo non ci vuole esimere dal fatto di pronunciare comunque la nostra volontà; la nostra volontà è quella dell'astensione, nel rispetto delle equidistanze, non vuol dire e non può essere considerato un segnale di apertura, di collaborazione o quant'altro, è la coerenza che sino ad oggi abbiamo portato avanti con assoluta lealtà prima fra noi stessi e poi fra i nostri elettori e tutti i sardisti che ritengono che questa sia la posizione più idonea che il Partito Sardo possa assumere, soprattutto in questo momento difficile della politica sarda. E con l'annuncio della nostra astensione ho chiuso il mio intervento. Grazie.
PRESIDENTE. Questo era l'ultimo intervento prima degli interventi dei Presidenti dei Gruppi, sarà opportuno che facciamo una breve Conferenza dei Capigruppo. I lavori del Consiglio sono sospesi per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 35, viene ripresa alle ore 11 e 59.)
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprendono. Sarebbe iscritto a parlare l'onorevole Grauso, qualcuno però gli ha detto che poteva venire più tardi, quindi ha scambiato il suo posto con l'onorevole Piana, per cui invito l'onorevole Piana a svolgere il suo intervento.
Scusate, è iscritto a parlare il consigliere Cogodi. Ne ha facoltà.
COGODI (R.C.). In realtà l'accordo che è stato raggiunto, che è intervenuto, in ragione di una cortesia, non so quanto meritata, perché in aula ci sono tutti i consiglieri o quasi tutti, quindi in aula non si interviene a gettone, l'accordo che comunque è intervenuto è non che c'è una sostituzione dell'onorevole Piana con l'onorevole Grauso, ma che se intende parla l'onorevole Piana e poi si continua e si segue l'ordine che era già stato unanimemente raggiunto in Conferenza dei Presidenti di Gruppo, quindi non è una sostituzione, è un'anticipazione dell'intervento dell'onorevole Piana se intende ciò fare personalmente o volontariamente, poi si segue l'ordine.
PRESIDENTE. Onorevole Cogodi, senz'altro, ho capito che lei vorrebbe parlare dopo l'onorevole Grauso, sarà così se è questo il problema.
COGODI (R.C.). Io non voglio parlare né dopo e né prima, intendo parlare quando è il mio turno, in base alle regole che sono state unanimemente concordate nella Conferenza, quindi non introduciamo per favore altri elementi di disorientamento, qui ce ne sono già tanti: nell'ordine che unanimemente la Conferenza ha stabilito, alla quale lei è tenuto, sottolineo tenuto, a dare adempimento.
PRESIDENTE. Lei in Conferenza mi ha detto che era d'accordo perché parlasse prima l'onorevole Piana, poi l'onorevole Grauso e poi parlava lei.
COGODI. (R.C.) E poi l'ordine.
PRESIDENTE. L'ordine è così come è stabilito.
COGODI (R.C.). Quindi non è una sostituzione, uno al posto dell'altro, se no viene fuori un diverso ordine. Chiarito questo va tutto bene.
PRESIDENTE. Onorevole Cogodi, la sostituzione fra i due non cambia niente perché sono i primi due, quindi si invertono...
COGODI (R.C.). No, lei sbaglia ancora una volta.
PRESIDENTE. Va bene, mi scusi, non sono stato chiaro. Ha domandato di parlare il consigliere Cugini. Ne ha facoltà.
CUGINI (D.S.-F.D.). Concordo con quanto ha detto il collega Cogodi, abbiamo stabilito, non in questa Conferenza, in altre Conferenze, che si seguiva un ordine di interventi, cercando di alternare, e in sua assenza abbiamo sempre operato così, abbiamo alternato e non ci sono stati incidenti di percorso. Rientra lei e si ripropone il problema dell'organizzazione dei lavori; l'onorevole Grauso non è presente, è stato chiamato, decade, come sarebbe successo a me se non fossi stato presente quando mi veniva data la parola: questo è il meccanismo. Invece lei fa un uso del tutto personale della Presidenza.
PRESIDENTE. Capisco, onorevole Cugini, perché lei dica una cosa là dentro e ne dica un'altra in aula, lo capisco, però...
E` iscritto a parlare il consigliere Piana. Ne ha facoltà.
PIANA (C.C.D.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Gruppo politico Centro Cristiano Democratico, nel condividere gli indirizzi programmatici espressi dal Presidente della Giunta regionale, prende atto, con viva soddisfazione, della conclusione di una vicenda tormentata che rischiava di gettare definitivo discredito sull'Istituzione regionale.
Non è questo il tempo di attardarsi in considerazioni e polemiche che in questi mesi e in questi giorni sono state già fatte, ma ci corre l'obbligo di precisare che la responsabilità di quanto è accaduto non può in alcun modo essere imputata alla maggioranza di centro destra, che oggi si appresta ad accordare la fiducia alla nuova Giunta regionale. Soltanto una legge elettorale imperfetta, la cui riforma non può che costituire uno degli obiettivi prioritari di una classe dirigente responsabile, ha infatti impedito che da subito il voto espresso con chiarezza dal corpo elettorale si traducesse nella concretezza delle attività necessarie al riscatto sociale, politico ed economico di questa terra.
La Sardegna oggi vive uno dei periodi più difficili della sua storia, dopo cinque anni di governo di centro sinistra, di tante belle dichiarazioni impegnative, di fiumi di parole e di promesse, nessun problema che affligge la nostra Isola è stato seriamente affrontato e risolto.
L'incontestabile realtà che affligge oggi la nostra Isola è lo stallo, è un immobilismo che regna sovrano da noi, come pure a livello nazionale. Ove le forze politiche di centro sinistra, diciamolo pure chiaramente, non sono riuscite a portare a compimento alcuna seria riforma, dimostrando chiaramente il proprio fallimento, sia sul terreno dello sviluppo che di quello dell'occupazione.
Quella che oggi si propone è un'alleanza tra forze che guardano con sensibilità alla specificità della questione sarda, all'autonomia regionale, al decentramento dei poteri per accelerare nel principio della sussidiarietà la trasformazione del nostro Stato, in senso marcatamente federalistico, senza compromettere l'unità e l'indivisibilità della Repubblica.
E' dunque venuto il momento del fare e il momento di agire per dare risposta ai problemi vecchi e nuovi e alle aspettative dei cittadini di questa regione. E' il momento di governare con saggezza, con lungimiranza, con efficienza, con operosità per recuperare, con i fatti, fiducia all'istituzione regionale e per dare prova che i sardi hanno saputo, con il loro voto, voltare pagina, rispetto al passato e inaugurare una nuova stagione. Non possiamo e non dobbiamo deludere le aspettative di riscatto, di efficienza e di novità che accompagnano il cammino di una nuova Giunta regionale.
Numerosi e urgenti sono, come è noto, i problemi ai quali il nuovo corso, che qui si inaugura, è chiamato a dare risposta, l'indirizzo politico proposto è rivolto a un programma concreto, che guarda con specificità ai problemi della Sardegna, riuscendo a dare più certezza al popolo sardo, quella certezza che finora è sempre mancata per quell'immobilismo che finora ha caratterizzato la politica improduttiva del precedente governo regionale.
E' un indirizzo che deve stimolare la nascita delle capacità imprenditoriali, di nuove e valide energie imprenditoriali, chiamando le banche a un ruolo più attivo di guida e di sostegno delle attività di impresa, seriamente indirizzandole verso una nuova e più moderna professionalità creditizia.
In quest'ottica occorre sviluppare una politica economica e del lavoro che, superando la rigidità del rapporto di lavoro, raggiunga quella flessibilità e mobilità che renda possibile nuova occupazione.
Al contempo deve essere sviluppata una politica del credito a favore della media e piccola impresa, la quale deve rappresentare il fulcro dell'economia della Sardegna, e consentire alla piccola e media impresa di poter usufruire concretamente dei fondi comunitari, anche mediante l'intervento delle loro associazioni.
Sotto tale profilo un graduale sviluppo dell'economia della Sardegna deve passare attraverso una politica delle attività agricole. L'agricoltura deve rappresentare un settore importante nell'economia dell'Isola, la quale possiede una vera ricchezza, può essere fonte di valida occupazione, ma finora è stata abbandonata a sé stessa.
Anche in questo caso occorre innanzitutto sfruttare al meglio tutte le risorse finanziare a disposizione, soprattutto quelle comunitarie, migliorando l'efficienza nell'erogazione delle risorse medesime, occorre migliorare l'informazione a favore degli agricoltori circa le opportunità offerte dall'AIMA, quindi occorre fare in modo che vengano trasferite celermente a favore degli agricoltori le provvidenze comunitarie, provvedendo poi al controllo della corretta destinazione ed utilizzazione dei fondi. La Regione deve porsi al servizio dell'agricoltura.
Bisogna tutelare e migliorare le produzioni dell'Isola, al fine di rendere le aziende agricole sarde competitive col mercato nazionale ed internazionale, facendo in modo che i prodotti agricoli si adattino sempre al meglio alle richieste del mercato nazionale ed internazionale, favorendo anche una politica di promozione dei prodotti sardi e incoraggiando l'attività di agriturismo, che se da un lato rappresenta un'integrazione del reddito per il piccolo e medio imprenditore agricolo, dall'altro rappresenta pure un modo per richiamare la storia e le tradizioni artigianali di molti paesi della Sardegna.
Per fare uscire da questa grave crisi il comparto agricolo e pastorale è necessario intervenire pure sulla gestione del sistema idrico, che risulta ancora fortemente burocratizzato e frammentario. Vi sono zone della Sardegna ove gli agricoltori vivono gravi problemi di carenza di acqua per l'irrigazione dei campi, quando poi non piove per mesi la crisi diventa per loro devastante.
Finora nessuno si è accorto di loro, molte dighe non sono state collaudate al cento per cento della loro capacità. Occorre allora intervenire per mettere a punto una ordinata pianificazione delle risorse idriche esistenti nell'Isola, riorganizzando i servizi di approvvigionamento e di distribuzione, realizzando definitivamente le infrastrutture necessarie, potenziando i servizi già esistenti di gestione dell'acqua; occorre intervenire per evitare gli sprechi, pure incentivando una politica di riuso delle acque e delle produzioni a basso consumo. Qui voglio ricordare che nell'accordo di programma Stato-Regione, firmato dall'allora presidente Palomba nella primavera di quest'anno, il problema acqua in Sardegna non era stato nemmeno ricordato. Una dimenticanza gravissima che non trova giustificazione.
Solamente con un insieme coordinato di interventi pubblici e privati è possibile uscire dalla fase di recessione. A questo proposito è necessario intervenire nel settore dei trasporti. Finora ci si è limitati a discutere tante promesse, tanti accordi siglati, promesse mai mantenute in questo comparto. Occorre intervenire con urgenza per far uscire la Sardegna dall'isolamento, stabilendo le priorità nella realizzazione degli investimenti attraverso l'utilizzo di investimenti privati laddove è possibile: la realizzazione di infrastrutture e il potenziamento di quelle già esistenti; la realizzazione di strade, di una moderna viabilità interna, a tal fine utilizzando sia i finanziamenti dello Stato che della Comunità Europea. In Sardegna il settore dei trasporti è totalmente inefficiente e antiquato, mancano le infrastrutture, i mezzi sono inadeguati, vi è un'assoluta carenza di collegamenti, una mancanza di regole generali di governo nel settore. E' mancata in questi ultimi anni una strategia politica che affrontasse tale problema in modo organico e ordinato. Non dimentichiamo poi quella grande ricchezza che possiede la nostra isola, il turismo, una immensa risorsa che allo stato attuale non viene sfruttata in tutta la sua ricchezza. Occorre creare quelle condizioni primarie perché queste potenzialità siano sfruttate al meglio. Occorre stimolare una imprenditorialità locale, promuovere la crescita dell'offerta dei servizi, l'allungamento della stagione turistica, occorre intervenire, eventualmente di concerto con lo Stato, per promuovere agevolazioni fiscali a sostegno dei servizi turistici; promuovere il riconoscimento del ruolo dei comuni a vocazione turistica, fare in modo che le imprese turistiche abbiano un'adeguata informazione e un agevole accesso ai cofinanziamenti comunitari. La Sardegna ha bisogno di una politica di pianificazione turistica che incentivi la realizzazione, in località ove ciò sia possibile, di validi piani di campeggi organizzati, con la partecipazione concordata del privato e del pubblico. Una pianificazione che incentivi, anche sulla base del criterio della capacità insediativa, la realizzazione di strutture immobiliari ove questa realizzazione non comporti un pregiudizio all'impatto e all'equilibrio ambientale.
Sotto tale profilo non può non richiamarsi l'inutilità e il pregiudizio vincolistico in assoluto che i piani territoriali paesistici hanno determinato e continuano a determinare, sebbene con sentenza del Consiglio di Stato siano stati dichiarati decaduti, con vincoli che comprimano totalmente e permanentemente la proprietà privata e quindi ogni esercizio di attività economica e produttiva del territorio.
L'efficienza e l'efficacia dell'azione di governo regionale dovrà concretizzarsi anche attraverso la tutela urbanistica degli assetti territoriali esistenti, dovrà orientare lo sviluppo complessivo del territorio verso obiettivi di qualità, ponendo in primo piano la qualità della vita e la qualità urbana e coniugando gli interessi pubblici con quelli privati, ponendo in primo piano il principio che la normativa turistica deve anche essere strumento di composizione degli opposti e naturali interessi. E ciò in un ambito generale di libero mercato ove la tutela del bisogno umano e dei diritti fondamentali deve essere posta in posizione di assoluta preminenza. Vediamo con favore recepiti, in larga misura negli impegni dell'Esecutivo gli obiettivi e i programmi che il C.C.D. aveva assunto nel corso della campagna elettorale. Non faremo mancare il nostro impegno, e non farò mancare il mio impegno quotidiano per onorare la fiducia che a noi deriva dal mandato elettorale e dal voto. La fiducia che oggi ci apprestiamo ad accordare alla nuova Giunta è il frutto dell'impegno e la significativa partecipazione del C.C.D. al nuovo Esecutivo ne è la testimonianza, onorando il patto che oggi assumiamo in questa sede e di fronte all'opinione pubblica. Dovremo sapere rispondere a una volontà di cambiamento che è forte nel paese e nella nostra regione. E` anche tempo di lasciare alle nostre spalle polemiche spesso strumentali e dannose, alimentate da chi non ha saputo farsi una ragione delle ragioni di una sconfitta elettorale in ogni caso ampiamente meritata. E` il tempo di guardare oltre, di guardare avanti con la consapevolezza che non possiamo ripetere gli errori dei nostri avversari politici e che è necessario oltrepassare con slancio i limiti di una politica asfittica, rissosa e inconcludente, una politica che non ha saputo realizzare gli obiettivi essenziali della rinascita economica e sociale della nostra isola, che ha prodotto ben 350 mila disoccupati. Ci si offre l'opportunità di ribadire nell'impegno di governo le ragioni della nostra appartenenza e della nostra collocazione nella maggioranza che sostiene l'Esecutivo regionale. Dobbiamo saper cogliere questa opportunità. Dobbiamo, per quanto ci riguarda, anche saper ribadire e testimoniare le ragioni dell'impegno dei cattolici in politica, coniugare efficienza dell'azione politica ed amministrativa, sviluppo e solidarietà sociale nei confronti dei vecchi e dei nuovi bisogni e dovremo farlo in maniera intelligente, senza sprecare risorse ma assicurando effettivamente opportunità a chi saprà coglierle, garantendo i diritti alle fasce più deboli della società. Coniugare questi obiettivi è l'impegno che ci detta la nostra coscienza e la nostra formazione. Assolvere questo impegno ci consentirà di scrivere una pagina nuova nella storia di questa regione e saremo, ne sono certo, all'altezza del compito che oggi assumiamo.
La leale collaborazione del C.C.D., signor Presidente della Giunta e del Consiglio regionale, non le mancherà. Buon lavoro a lei e alla Giunta con l'augurio che anche il Consiglio sappia come deve ritrovare al suo interno le ragioni vere della dialettica e della politica. La consapevolezza di essere una istituzione di servizio, di un servizio che dobbiamo rendere alla collettività che rappresentiamo fornendo al di là di beghe, divisioni, ostruzionismo, risposte ai bisogni; la politica, questa politica deve e può con concretezza riuscire a far vivere meglio di quanto oggi non accada le donne e uomini di questa regione, di questo paese.
Questo è il nostro compito, questo è la ragione del nostro impegno. Per questo impegno, ciascuno nelle proprie responsabilità chiediamo di essere giudicati dagli elettori.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Grauso. Ne ha facoltà
GRAUSO (Gruppo Misto). Presidente, so che c'era qualche problema da parte dell'onorevole Cugini, per cui se il P.D.S. ritiene che io debba ritirare il mio intervento, sono pronto a farlo. Quindi, affido a lei.
PRESIDENTE. Non mi pare onorevole Grauso che le cose siano così. Nessuno ha chiesto che lei non faccia il suo intervento. Anzi debbo dare atto ad alcuni colleghi che hanno aspettato che lei rientrasse, quindi la prego faccia pure il suo intervento.
GRAUSO (Gruppo Misto). La ringrazio. Cento anni fa, o centocinquanta anni fa, per fare l'intervento che farò io adesso il malcapitato di turno avrebbe dovuto far entrare un cavallo in Aula e poi qualche secondo dopo una locomotiva per ottenere forse lo stesso effetto di comparazione che mi appresto a tentare di effettuare lasciando poi alle menti più veloci, più sveglie ed attente, l'interpretazione e lasciando alle menti più sveglie e più attente di trarre le conseguenze e le deduzioni della comparazione tra il cavallo e la locomotiva.
Ho sentito in questi giorni parlare "marxianamente" delle sovrastrutture in quantità davvero abbondante rispetto alle strutture. Il 95 per cento degli interventi sono stati dedicati alle sovrastrutture, sono stati dedicati a capire ed affrontare il tema del potere, di chi lo doveva avere, di chi lo perdeva e bastava voltare le spalle al televisore e sentire solo l'audio e non osservare il video per perdere completamente la percezione se quei discorsi venivano da destra o da sinistra perché ancora una volta erano assolutamente gli stessi.
Dicevo, ci sarebbe voluto stamattina, anzi cento anni fa, chiedo scusa, un cavallo e una locomotiva in quest'Aula. Invece molto più semplicemente vi dirò che quattro giorni fa, appena quattro giorni fa, mi sono collegato con il mio computer ad Internet e ho fatto un acquisto. Mi sono collegato ad un sito e ho comprato uno degli oggetti già prodotti, già in commercio, dei quattro o cinque progetti che cinque, sei anni fa partivano, uno di questi erano finanziati dalla mia società insieme con "Medialab" di Boston, e ho acquistato quello che si chiama un libro elettronico. L'ho qui tra le mie mani. Dopo quattro giorni la "Federal Express", dietro il pagamento di poche decine di migliaia di lire di trasporto, avendo già io pagato con la mia carta di credito appena lire 240.000 questo oggetto, mi ha recapitato il mio libro elettronico.
Questo libro contiene l'equivalente della maggior parte delle librerie che noi abbiamo a casa, può contenere portandosi dietro 50 o 100 libri, ma ricollegandolo semplicemente al computer di casa ne può portare dentro 20, 30 mila e costa 200 mila lire. Si può comprare sempre sulla rete da "La Divina Commedia", al costo di lire 0.59 dollari, quindi l'equivalente di mille lire, e si può comprare qualsiasi opera di pubblico dominio anche di autori contemporanei a costi che non tengono conto né della carta, né del trasporto, né di niente altro. Si può sfogliare molto semplicemente premendo questo bottone qui a fianco, vi sto parlando della locomotiva, e vi sto parlando degli effetti che la macchina a vapore avrà sulla società perché se noi dobbiamo fare politica, e vogliamo fare politica e abbiamo la presunzione di fare politica, noi non possiamo oltre che parlare delle sovrastrutture, come le chiamava Marx, non possiamo parlare anche delle strutture, non possiamo essere lontani da quella che è la nostra società, che è già la nostra società perché esiste un mondo parallelo che è assolutamente pregnato di questi elementi ed è un mondo parallelo che avrà il sopravvento e che diventerà sempre di più il mondo reale. Allora, dicevo che con 200 mila lire ogni famiglia può avere qui dentro tutti i testi scolatici di un ragazzo, oppure chiunque parte per un viaggio può tenersi i suoi 30 o 300 libri dietro. Lo può sfogliare perché si sfoglia come un libro normale. Lo può sottolineare perché si può sottolineare come un libro normale attraverso una penna che viene data in dotazione. Può mettere dei segnalibri, perché se per caso la notte finisce di leggere il libro, tra l'altro senza consumare la lampadina perché è po' luminescente, può anche mettere un segnalibro. Può fare delle note. Se non capisce una parola, può toccare la parola con il dito e gli si apre un video che gli spiega cosa significa quella parola. Tutto questo a 200 mila lire. Vi faccio notare che un telefono cellulare dei nostri che oggi costa 300 mila, appena pochi anni fa costava un milione e mezzo. Allora non sono un agente di commercio che sta cercando di vendere un libro elettronico, però io, chissà perché, so che in questo modo lo rovino all'interno del suo partito, io questa notte, mentre preparavo il discorso, stavo parlando a Pier Sandro Scano. Sarà perché filosofo, sarà perché mi sembra... sarà perché ricordo che sia Pier Sandro, insieme con Massimo Fantola, furono ai tempi di Video On Line quelli che reagirono con maggiore attenzione e sensibilità a questo fenomeno che stava crescendo. Molti mi incontrano in mezzo alla strada e mi dicono: "Come è possibile, Niki, che Tiscali valga 7 mila miliardi e che Tin.it (che è l'ex Video On Line, che è di proprietà della TELECOM) si appresti ad entrare in borsa con una valutazione di 30, 35 mila miliardi?". Ahimè una società che ho venduto a 30 miliardi ne vale oggi 30, 35 mila! E lì spiego molto semplicemente che il motivo, lo stesso motivo per cui le compagnie americane Amazon, Yahoo ed altre hanno ventuplicato il valore del loro titolo pur non avendo mai distribuito un dividendo, spiego, molto semplicemente che il motivo risiede nel fatto che i costi di impianto, di creazione di software e di applicazioni per cento utenti sono uguali a quelli che saranno per cento mila o cento milioni di utenti. Quindi, le aspettative legittime che il mercato si crea e si forma rispetto a queste compagnie sono supportate proprio da questo fatto: i costi di gestione ad alto regime...
VOCE: Fabbrica soldi?
GRAUSO (Gruppo Misto). Non fabbrica soldi, però, guarda, qui c'è un cavallo e c'è una locomotiva e alle persone... Allora non è questo il caso o il momento di farlo, anche perché ci vorrebbe forse più tempo, ma sarebbe davvero divertente spiegarvi le implicazioni e le conseguenze che 200 mila lire possono portare nella vita di tutti noi e quindi nella vista nostra, nella società, e quindi anche nella politica.
Tu, Pier Sandro, mi comprendi perfettamente...
(Interruzione)
Si ma non è una intesa ideologica, una intesa...
(Interruzione)
Pier Sandro non ha bisogno di farsi scrivere gli interventi e quindi... Allora, dicevo, venendo più ai temi politici e facendo uscire il cavallo e la locomotiva da questa stanza, anche perché, caro Giacomo..., anche Savonarola veniva vissuto per un mitomane (Felicetto Contu mi ha accusato la settimana scorsa di essere un Savonarola) e tanto poco lo capivano che lo hanno ammazzato.
C'è un'altra cosa davvero bizzarra, e il mio intervento volge al termine. Devo dare atto al direttore della Nuova Sardegna di avere schematizzato nei giorni scorsi le fasi del passaggio, degli ultimi 5 mesi, con grandissima lucidità. Cioè l'idea che potesse esserci una condivisione di scenari, una condivisione di percorso politico tra Efisio Serrenti, Mario Floris, il sottoscritto ed altri consiglieri regionali. Questa condivisione viene rappresentata da alcuni come un percorso oscuro, un piano misterioso. In realtà nulla di misterioso, tutto assolutamente legittimo, perché mi pare che sia lecito condividere dei piani e dei percorsi politici; dei piani e dei percorsi politici che sono stati peraltro enunciati fin dal primo giorno; che i partiti sardi e sardisti, e mi spiace che Giacomo Sanna in questo senso si voglia sfilare e finire alla discarica dei cervelli... e, dicevo, concepire un piano, un percorso politico mi pare che faccia parte dei nostri compiti. E che la chiamiamo Casa dei sardi o partiti sardi e sardisti, dopo 5, 6 mesi si è affermata una ipotesi che a leggere i risultati elettorali forse era assolutamente nelle cose. Questa coalizione poteva poi andare a fare maggioranza con la sinistra o con la destra e le circostanze hanno portato a questo tipo di condizione e di situazione.
Lei, Presidente Floris, si appresta evidentemente a varare la prima Giunta di questa legislatura e la prego veramente, e in questo senso mi dichiaro io come oppositore e come controllore a ciò che la destra non vada a fare le stesse cose che la sinistra ha fatto in questi 5 anni. Presidente Floris, niente epurazioni, la prego. Nessuno si sogni di fare le cose che ha fatto Emanuele Sanna con Mannoni. Nessuno evidentemente di voi si sogni di privilegiare avvocati, consulenti o di avere rapporti privilegiati con alcuni professionisti rispetto ad altri, con alcuni funzionari e dirigenti regionali. Niente epurazioni; deve essere premiata soltanto ed esclusivamente la professionalità, sia che appartenga alla destra o che appartenga alla sinistra. Nessuno di voi chieda adesioni ideologiche o tessere a chicchessia, perché il vero oppositore rispetto a questi sistemi sarei io. Non potrebbe certo alzarsi l'onorevole Emanuele Sanna a protestare o contestare comportamenti di questo tipo. Chi è stato consigliere comunale o regionale, assessore provinciale o regionale, segretario di un partito etc. non può certo accusare Mario Floris di essere un politico di lungo corso. Cade addirittura nel cattivo gusto quando parla di Giunta ermafrodita, dimenticando che anche nel Governo Blair esistono condizioni analoghe di formazione che possono portare a definizioni di questo tipo. Che non ci siano epurazioni e che non ci siano interessi privati in atti di interesse pubblico...
SANNA EMANUELE (D.S.-F.D.). Detta da te questa è una cosa molto interessante.
GRAUSO (Gruppo Misto). ... che nessuno faccia come hanno fatto alcuni consiglieri del PDS, di Rifondazione, di mettere a disposizione i mobili della pubblica amministrazione per le proprie associazioni. Che nessuno evidentemente pensi di riempire il ventre delle istituzioni con funzionari di partito, distribuire telefonini a funzionari di partito, auto blu, stipendi. Che nessuno che si alzi in quest'Aula, protestando contro un presunto uso distorto delle istituzioni, si metta poi nelle condizioni di chi in passato si è messo... di fare confluire, di fare convergere, di fare sovrapporre totalmente il ruolo di controllore della politica rispetto al ruolo di controllato dell'apparato pubblico ed amministrativo. Non ci sarà nessuno della cosiddetta opposizione , Presidente Floris, che potrebbe alzarsi o che potrà alzarsi per protestare rispetto a comportamenti di questo tipo e che potrà avere la credibilità per poter contestare realmente alla destra comportamenti che anche loro hanno commesso, perché state pur certi, cari compagni della sinistra, che la destra si prepara a fare esattamente le stesse cose che avete fatto voi.
Io ho assistito ai metodi, ai linguaggi, ho sufficienti strumenti per capire cosa c'è anche appena dietro la parete della mansarda o della fronte, e non mi è difficile leggere le intenzioni.
Lei, Presidente Floris, avrà il mio voto, anche perché dopo Pili c'era la speranza Selis, dopo Selis c'era la speranza Floris e dopo Floris non ci sarebbe certo nient'altro di positivo o di migliore rispetto alla situazione attuale. Può essere, la Giunta regionale che lei ha presentato, in alcuni momenti inadeguata, ma è tutta la politica a cui siamo arrivati oggi inadeguata. Un invito al PDS e alla coazione autonomista a riflettere serenamente sui propri errori e a rimuoverli quanto prima possibile, affinché anche quello che è l'equilibrio all'interno di questo Consiglio non debba necessariamente essere considerato un fatto statico e immodificabile. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cogodi. Ne ha facoltà.
COGODI (R.C.). Signor Presidente della Giunta, colleghi onorevoli consiglieri, in attesa che arrivi un cavallo e che entri una locomotiva, e possibilmente anche un trattore, un'autogrù, una carriola, così potrà essere meglio esaltato il ruolo di regolatore semaforico della Presidenza del Consiglio, in attesa di tutto ciò e anche in attesa che altri raccontino i loro affari privati, che altri vendano la loro merce, in attesa ancora che "Nostradamus" prima o poi ne azzecchi una, svolgo il mio intervento consentendo o tentando io stesso di rientrare nell'alveo del confronto politico in termini comprensibili e umani.
Oggi, come tutti sappiamo, come siamo avvertiti cala il sipario su una fase tormentata, sicuramente tormentata e per molti versi anche penosa della vicenda politica regionale. Oggi abbiamo di fronte a noi, tra qualche ora, un esito, possibile si è detto, della crisi politica regionale. La regione avrà una Giunta, la legislatura potrà avviarsi. Ma quella che si profila purtroppo non è la soluzione vera della crisi; quella che si profila è una soluzione puramente formale, fittizia della crisi politica; non vi sarà una soluzione di carattere sostanziale. La Sardegna non avrà un governo, non avrà un governo politico, non avrà una compagine che, unita da un progetto comune, qualunque esso sia, fondato sulla legittimazione del popolo degli elettori, possa continuare il cammino dello sviluppo e del progresso della nostra terra.
La Sardegna avrà, sì, una Giunta regionale, ma non un governo. Avrà un coacervo incoerente di partiti, di sigle, di persone, avrà quel che deriva da una sommatoria raccogliticcia di diversi umori, per molti versi una sommatoria non solo raccogliticcia ma in parte anche accattona; avrà quel cumulo di macerie del quale tanto si era parlato riferendosi alla realtà ben più nobile della società sarda e della sua economia da parte del Polo nel corso della campagna elettorale.
Tutto questo potrebbe sembrare un giudizio non solo severo, ma anche un pochino superficiale e sbrigativo, e non lo è, perché è esattamente quello che è certificato nelle carte.
La relazione programmatica del Presidente della Giunta questo dice e non altro, nel dire che il governo che propone la Giunta, per la quale chiede il voto al Consiglio, non è una Giunta politica.
E come può un'assemblea legislativa, un'assemblea parlamentare, come può la massima rappresentanza politica degli interessi differenziati, ma generali del popolo sardo, come può la massima Assemblea politica del popolo sardo nominare un qualcosa che non è politico?
Dice il Presidente, nella sua relazione, che siccome questa Giunta non è a termine e non è eterna, anzi, il suo termine è l'eternità, in esito a tutto quello che accadrà da qui all'eternità si verificherà se l'accordo o l'indicazione programmatica dovrà trasferirsi sul piano politico. E' scritto nella sua dichiarazione, quindi essendo stata resa oltre che in forma orale anche in forma scritta non si può contraddire questa affermazione.
Dice il Presidente della Regione che questa Giunta che si propone è frutto dell'anomalia delle leggi elettorali e della politica; confonde la causa con gli effetti e non si rende conto che la vera anomalia è la Giunta che propone.
Dobbiamo trarre sicuramente un bilancio e lo dobbiamo fare con semplicità e con onestà di intenti; dobbiamo compiere tutti uno sforzo perché il popolo al quale ci riferiamo, la gente che troppo spesso invochiamo nei nostri ragionamenti, nei nostri confronti, ci capisca. E andrebbe quindi chiarito, e ognuno lo faccia come riesce a farlo, che senso ha di fronte al popolo sardo, di fronte alla gente che segue questi accadimenti, e li segue perché la riguardano, perché sono affari loro, della gente, del popolo, perché che si governi o non si governi questa regione non è un fatto indifferente, e che si governi bene o che si governi male, come si fa a dire che questa è la Giunta, sarebbe il governo della novità?
Badate, si può fare quello che si vuole; c'è un vecchio detto che dice Chi comanda fa legge. Voi ritenete di poter comandare? Fate la legge. Però non rifate la logica, non rifate la ragione, non rifate la capacità di comprensione e di intelligenza della gente comune, quella non la potete rifare, potete anche comandare ma non potete rovesciare il mondo.
Come si fa a dire che è nuova questa soluzione della crisi? Il suo Presidente, l'onorevole Mario Floris, era Presidente della Regione dieci anni fa, iniziava allora una sua avventura, succedendo a un governo di sinistra, comunista, autonomista e sardista, in diverse soluzioni possibili anche allora, si scelse la soluzione più moderata, ma questo non è di per sé un male. L'esperienza, tutte le attività umane e nell'attività principale che è la politica, nell'applicazione più nobile che è la politica, anche l'esperienza è un valore. Io non sto rimproverando che chi ha compiuto un'esperienza, se questa esperienza è buona ed è utile non debba essere applicata, anzi, sto solo dicendo che in punto di logica e di verità non si può dire che questa è una novità. Non è una novità sicuramente il Presidente della Giunta regionale, non è una novità colui che occupa il posto di Presidente del Consiglio regionale - come dire? - una scheggia del torrone di Aritzo; non è una novità la gran parte della compagine di governo che qui si è presentata!
Vorrei dire alcune cose con tutto il rispetto che è dovuto a tutti, ognuno fa quello che riesce a fare, ognuno è quello che riesce a essere, ma dire che è una novità l'onorevole Manunza, assessore della Giunta Palomba, che è uscito dalla Giunta Palomba perché in contrasto con l'onorevole Onida, Manunza era uscito e Onida era entrato, dire che sono novità alcuni Assessori della Giunta Palomba, o Presidenti di Commissione di quella maggioranza politica, che praticamente rimangono dove sono, anche negli incarichi di governo. Qui non c'è nessuna censura politica, io sto descrivendo un fatto; dire che sono novità i candidati di Fantola che prendono qualche centinaio di voti, e non dico non vengono eletti, ma nessuno ricordava neppure che erano stati candidati, e in omaggio al rispetto della volontà popolare e dei cittadini elettori che debbono comandare alla politica le istituzioni, dice Fantola, poi lui li fa assessori, d'imperio, con decreto, cioè li elegge governo! Quelli che il popolo non ha voluto neppure che accedessero al livello - o ha ritenuto, non perché in questo ci sia un giudizio anche qui di merito - di fatto è così, Fantola e i "fantolisti" vivono di questa tecnica, dire una cosa e fare l'esatto contrario.
Come si fa a dire che è novità l'insieme di una forza politica che è in questo Consiglio regionale e che c'è legittimamente, che può anche vincere le elezioni e governare, se vincerà le elezioni, ma alzi la mano uno di Forza Italia, uno di voi, alzi la mano chi di voi non è figlio della vecchia politica! Alzi la mano uno di voi!
BALLETTO (F.I.). Stai scantonando!
(Interruzioni da parte dei Gruppi di Forza Italia e Alleanza Nazionale.)
COGODI (R.C.). Ma lasciamo perdere! Per ascendenze, per connessioni parentali, per adesione politica, per partecipazione diretta alla costruzione di questa vecchia regione, che è stato difficile poter correggere.
(Interruzione del consigliere Biggio)
Non sto parlando di te, Biggio, stai buono! Lisciati i baffi, fai uno spot e torna la prossima volta. Stai buono.
Ho detto "chi di voi non è figlio della vecchia politica", non sto dando giudizi di merito. Sto dicendo che puramente e semplicemente il ceto politico...
FEDERICI (F.I.). Cogodi, alzo la mano io, io sono figlio di mio padre e di mia madre!
COGODI (R.C.). Tu non sei figlio, sei zio.
PRESIDENTE. Onorevole Cogodi, scusi un secondo, per cortesia.
COGODI (R.C.). Tu non sei figlio, sei zio e cugino Ma dai, vale il ragionamento! Scusate, ma basta guardarsi e dire Forza Italia, ma diciamo C.C.D.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Per cortesia, fate parlare l'onorevole Cogodi.
(Interruzioni)
La prego, onorevole, faccia fare l'intervento all'onorevole Cogodi.
COGODI (R.C.). Non mi impressiono minimamente. Ho detto per dire Forza Italia, descrivendo una situazione; non ho fatto nomi per semplificare, se no Tunis...
FEDERICI (F.I.). Alzi la mano, hai detto.
COGODI (R.C.). Sì, infatti, l'hai alzata, e ti ho detto che non sei figlio ma sei cugino e zio! Ma insomma, lasciamo perdere.
(Interruzioni)
Ma non è mica un'offesa. Io sono fra coloro che hanno imparato a onorare il padre e la madre! Io sono fra coloro...
(Interruzioni)
Io sono fra coloro, ma stai zitto, che ha rispettato...
(Interruzioni)
PRESIDENTE. La prego, lasci parlare l'onorevole Cogodi!
COGODI (R.C.). Io sono fra coloro che hanno imparato a rispettare tutto quello che, prima di noi, altri hanno fatto, e non è tutto un misfatto quello che è accaduto. Questa Regione c'è, anche con i suoi difetti, i suoi limiti, c'è perché altri prima di noi non hanno fatto tutto di male. Io non ne sto parlando dando un giudizio negativo, sto descrivendo una situazione, e tante persone che si sono applicate prima di noi alla politica, e non hanno occupato le istituzioni ma hanno reso onore alle istituzioni autonomistiche, di diverse parti politiche, hanno fatto, oltre a cose insufficienti e talvolta mal fatte, anche tutto quello che di buono in questa Regione c'è, e intorno alle quali cose noi ci applichiamo per tentare di migliorare qualcosa. Nessuno si adombri. Sto dicendo che questa è la condizione di Forza Italia, di C.C.D., di Riformatori, di U.D.R., che è quella condizione di una parte della società che si applica da tempo alla più nobile delle applicazioni umane che è la politica; l'unica novità sarebbe, se volessimo (ecco perché Biggio doveva aspettare prima di lisciarsi i baffi), la novità sarebbe A.N., cioè un partito di derivazione e di orientamento che essendo nelle leggi può esserci, di orientamento neofascista, di destra dichiarata, che per i suoi aderenti ha una dottrina ed una politica rispettabile, ma sarebbe l'unica novità in termini formali, ma in termini politici non credo che la novità del Governo della Regione possa consistere nell'accesso della destra fascista al governo della Regione. Così è e così rimane.
Non dico dei tre che, eletti nelle liste del centrosinistra, consentono, con voto decisivo, che ci sia questa maggioranza prossima ventura. Sono state dette cose che io condivido, sono state usate anche delle categorie abbastanza forti, io non so se la categoria del tradimento raccolga, per esempio, tutto il senso della riflessione che deve essere fatta attorno a fatti di tale gravità. Io più che categoria di tradimento userei la categoria della dispersione o della perdizione; questi tre consiglieri regionali eletti da gente che pensava e sapeva e voleva sostenere un programma e un progetto politico che era del centrosinistra hanno trasferito, non sé stessi, perché di sé ne dispongono come vogliono, hanno trasferito quella quota di consenso popolare che era annunciato e proposto per un progetto politico e per una coalizione politica nel campo avverso. Si sono persi, ed io penso che chiunque si perde possa anche prima o poi ritrovarsi, certo, tutta questa vicenda non fa onore a nessuno, né alle persone né a tutti noi.
E questo è il fondamento, non è uno dei tanti elementi, è il fondamento, è l'elemento decisivo per cui Floris sarà il prossimo Presidente della Regione e non Selis. Questo è l'elemento decisivo, ecco il fatto al quale non si può non fare riferimento in termini sufficientemente pensosi, e non c'è legittimazione politica di questa Giunta e di questa maggioranza. E non bastano le contorsioni dialettiche che sono descritte nella relazione di Floris.
Io direi: diamo ad un bambino di sei anni che sappia leggere appena appena e scrivere, cioè che abbia usato l'abbecedario prima ancora di percorrere le autostrade informatiche di cui si dice, e diciamo che cosa vuol dire una affermazione di questo genere. Chiediamolo, vediamo, ad un bambino normale, destinato a crescere bene. Nasce questa Giunta perché nessuno ha vinto le elezioni. Ma scusate, se nessuno ha vinto le elezioni, si torna al popolo sovrano e si dice "Per favore fate vincere le elezioni a qualcuno!". Perché i governi sono legittimi quando fondano sulla fiducia maggioritaria del popolo. E il popolo non è condannato ad avere governi, il popolo ha diritto di avere governi, governi legittimi! E si dice: primo, siamo tre vincitori; come si faccia a vincere in tre non si capisce, in una competizione dove chi è maggioranza lascia a fianco una minoranza. Siamo tre vincitori. Naturalmente è vincitore chi ha avuto 37 seggi su 80, chi ne ha avuto 35 su 80, è vincitore uguale anche chi ne ha 3 su 80. Quel bambino ci risponderebbe: "Ma siete scemi voi più grandi che dite queste cose!". Siamo tre vincitori, anzi, scusate, no, siamo tre quasi vincitori, e siccome siamo tre vincitori e quasi vincitori, siamo tre sconfitti!
(Interruzione del consigliere Tunis)
COGODI (R.C.). Sono vincitori o sono sconfitti?
PRESIDENTE. Onorevole Tunis, la prego, non interrompa.
COGODI (R.C.). E se sono sconfitti come fa uno degli sconfitti, il più grande degli sconfitti, a essere quello che poi fa la coalizione, che fa il Governo?
Tutto questo deriva da una condizione nella quale a furia di dire che la politica è in crisi, ed è in crisi, che la politica è povera e sempre di più si impoverisce, ed è vero, ma da questa povertà può derivare anche un sussulto di dignità, può derivare anche un inizio di ripresa, può derivare un miglioramento di questa condizione.
PRESIDENTE. Onorevole Cogodi, solo per ricordarle che il tempo sta trascorrendo.
COGODI (R.C.). Sta scorrendo, lo so, ho anche l'orologio.
PRESIDENTE. No, ma è finito il tempo a suo favore, la prego di tenerne conto.
COGODI (R.C.). Quindi cos'è questa idea che dalla povertà si deve accettare poi la miseria e che possa nascere una Giunta e un Governo di tal fatta, che è la Giunta della miseria, è la Giunta della disperazione. Si era detto di un Governo catalano, ma questo non è un Governo della Catalogna, sarà, quando nasce, il Governo della scalogna! Perché tutto quello che è stato fatto e che si sta facendo, tutto quello che si è addotto per arrivare e si è movimentato per arrivare a questa soluzione, tutto parla di scorrettezza, di relazioni politiche, sociali, culturali. E non c'è merito che valga, un punto di merito, torneremo puntualmente, qualcuno ci chiede "Ma quale sarà la vostra opposizione? Dura? Morbida?" La nostra opposizione sarà seria, andremo a verificare punto per punto, non abbiamo rinunciato alla nostra funzione, alla nostra missione, andremo a verificare punto per punto cosa ne è in questa regione dei suoi bisogni e dei suoi diritti, andremo a dire, a verificare perché per la seconda volta in pochi mesi, prima Pili e poi Floris, cancellano dalla legislazione regionale, dalle sue regole il piano straordinario per il lavoro. Perché odiate le politiche attive del lavoro, perché usate i disoccupati come elemento propagandistico e non promuovete politiche che consentono di affrontare queste questioni? Di tutto ciò parleremo nel merito e ci confronteremo, perché la nostra opposizione sarà seria, sarà di merito e tu avrai modo di sperimentare adesso, in maggioranza, al Governo esattamente quello che sei stato in grado di sperimentare essendo all'opposizione, non crescerai di un millimetro, sarai esattamente quello che tu sei stato capace, e gli altri.
PRESIDENTE. Onorevole Cogodi, concluda.
COGODI (R.C.). Ho concluso il mio intervento, sul filo dei minuti che sono consentiti, così come è stato consentito a tutti gli altri. Sulle grandi questioni del lavoro, del territorio, degli interessi generali della Sardegna, su questi punti, su questo terreno si verificheranno le posizioni politiche e allora si vedrà ancora di più e meglio se la palude mefitica che qui si è in questo tempo coltivata sarà quella che dovrà prevalere o se invece non si dovrà tornare ad una sana competizione, dove le vostre ragioni legittime della destra e del centro destra siano ragioni rispettate perché avete il coraggio di dichiararle e di difenderle, così come saranno rispettate le nostre ragioni che sono della sinistra e del centro sinistra, le ragioni democratiche e autonomistiche che hanno diverso segno, diversa natura e diverso colore.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Balia. Ne ha facoltà.
BALIA (F.S.D.). Dopo cinque mesi all'incirca di grandi tormenti, di tentativi andati a vuoto, di tensioni, di analisi politiche talvolta, perché non dirlo, di aggressioni verbali, e dopo tre giorni di dibattito in Aula, per la prima volta in Sardegna presumibilmente una Giunta di centro destra otterrà oggi il voto di fiducia.
Come ebbi a dire in altra occasione, non è questo il fatto più preoccupante: la catalogazione, il centro destra. E` naturale che io, unitamente agli altri componenti del Gruppo, abbia lavorato in maniera corretta con l'impegno necessario, rispettando a mia volta l'impegno assunto con gli elettori per una Giunta alternativa a questa, per la costruzione di una Giunta di centro sinistra. Quindi è anche evidente che nella formula attuale non posso riconoscermi, ma ho anche piena consapevolezza che le regole della democrazia, soprattutto se governate da una corretta dialettica, così come peraltro avviene in tutto il mondo, prevedono, contemplano la possibilità dell'alternanza. Democrazia ed alternanza direi che viaggiano sullo stesso vagone, assieme: un termine è complementare, per certi versi, dell'altro.
Presidente Floris, invece mi preoccupano invece un attimino i percorsi seguiti per costruire questa maggioranza, che restano ancora misteriosi, occulti, per certi versi quasi critici. Chiedo scusa se sono costretto a riproporre il problema dell'elezione e della permanenza dell'onorevole Serrenti quale Presidente del Consiglio, non vorrei che ciò dovesse apparire a qualcuno come una specie di volontà persecutoria, non è nulla di tutto questo. Vi sono anche rapporti umani e di amicizia fra le persone, ma vi sono motivazioni politiche che, naturalmente, mi inducono a riproporre il tema. Perché? Perché in me c'è perfetta, piena, totale, completa consapevolezza che alcune regole sono state violate. E quando un Presidente del Consiglio viola regole e consuetudini, quando da arbitro diventa parte, non può più svolgere la funzione di garante, di uomo super partes.
Onorevole Serrenti, abbiamo appreso dalle televisioni, dai giornali, è stato già detto in quest'Aula, che lei ha partecipato al tavolo delle trattative per la composizione di questa Giunta, lei che col suo voto determinante ha ribaltato una maggioranza già costituita, già esistente. E se a tutto questo aggiungiamo che il 50 per cento dei consiglieri regionali (io parlo del 50 per cento perché lei mi consentirà di escludere dal conteggio, naturalmente, onorevole Serrenti, la sua persona) la sollecitano a rassegnare le dimissioni, e il Presidente Floris, di contro, dall'altra parte, mentre l'onorevole Serrenti tace, il centro destra si muove in sua difesa. Allora come si può pensare che il clima, il dibattito, il dialogo che si sviluppa dentro l'Aula sia un clima e un dibattito sereno?
Voglio ricordare un altro esempio, stavolta fulgido ed opposto: quello dell'onorevole Violante, Presidente della Camera, quando lasciandosi prendere probabilmente da espressioni forse un tantino colorite nel corso di una assemblea, veniva da alcuni deputati di AN e di Forza Italia sollecitato a dimettersi. L'onorevole Violante, con saggezza, con dignità, con determinazione aveva immediatamente consultato i Capigruppo di opposizione, non di maggioranza, i Capigruppo di Forza Italia e di Alleanza Nazionale per verificare se la sua permanenza nell'espletamento di quelle funzioni fosse davvero ritenuta di disturbo e indegna, e i Capigruppo lo rassicurarono e furono essi a chiedergli di restare al suo posto. Ecco perché quello fu un atto di responsabilità e di dignità, e un atto di responsabilità e di pari dignità, onorevole Serrenti, si vuole chiedere in questo caso alla sua persona: si chiede che ne tragga le conclusioni, sono i Capigruppo, sono quaranta consiglieri regionali che questo le chiedono.
Ecco perché, Presidente Floris, resta questo clima torbido su come è nata la sua Giunta. Ecco perché i criteri aziendalistici che si sono adottati non ci convincono del tutto.
Onorevole Serrenti, rimuova con le sue dimissioni, così come per altro preannunciato nella Conferenza dei Capigruppo, questa condizione di sofferenza, che è sofferenza di tutti. Io sono convinto che non è sofferenza solo di questa parte dell'opposizione, ma rischia di diventare sofferenza anche dell'attuale maggioranza.
Veniamo ad altri argomenti. Le azioni, che credo debbano essere considerate azioni di offesa, perché si sono tradotte in atti e fatti offensivi che alcuni consiglieri del Partito Popolare Italiano hanno posto in essere, restano poco trasparenti e in ogni caso certamente anomale. Io chiedo scusa anche a questi colleghi se devo fare riferimento ai loro comportamenti, ma anche qui si tratta di comportamenti, di scelte e di azioni politiche, per cui il mio discorso non è un'azione contro le persone, che rispetto, ma è un'azione contro alcune scelte che quelle persone invece hanno posto in essere, che non condivido e che pertanto non rispetto.
Ieri ho ascoltato l'onorevole Silvestro Ladu nell'esposizione delle sue ragioni e giustificazioni, e a dir la verità c'erano molte, troppe, abbondanti giustificazioni e poche, ristrette, futili ragioni. L'onorevole Ladu ieri è stato preso da furia iconoclastica e ha giustificato la sua metamorfosi con le esigenze di governabilità. Garantisce la propria lealtà all'onorevole Serrenti, ma la lealtà viene misurata attraverso un fatto di natura puramente e squisitamente temporale, cioè la lealtà la si misura nell'arco di quattro mesi. E' un modo anomalo di misurare la lealtà. E la lealtà poi la si misura ancora con un fatto di natura quantitativa: 40 o 41 consiglieri; il quarantunesimo c'era o non c'era.
Onorevole Ladu, io e le rivolgo un'altra domanda: quali azioni, quali atti, quali intraprese lei ha assunto per far sì che quel quarantunesimo voto a favore della Giunta Selis fosse acquisito, arrivasse? Vorrei sapere concretamente quali fatti politici lei ha posto in essere.
"L'elettorato" - continua l'onorevole Ladu - "ci ha votato per dare un governo alla regione sarda". Certo, è vero, ma dice anche: "Non ci ha votato per rincorrere alchimie politiche". Da ciò deduco, caro onorevole Selis, che lei nella logica dell'onorevole Ladu, altro non rappresenta se non un'alchimia politica.
Veniamo alle dichiarazioni programmatiche. C'è sicuramente esperienza, onorevole Floris, in chi le ha redatte; c'è anche un'analisi abbastanza giusta e impietosa di quella che è la realtà sarda, ma restano, ahimè, datate - chiedo scusa - restano stantie, antiche, ingessate. C'è un giusto inventario dei bisogni accompagnato però dall'altra parte da troppi silenzi, ovvero da poche soluzioni se non accennate; c'è un costante rinvio ad eserciti, a platee di consulenti, e purtroppo, questo è il dato assolutamente non condivisibile, in quelle dichiarazioni programmatiche si ignora quanto le giunte recenti e il Consiglio regionale hanno fatto in questi ultimi anni, anche a livello di produzione legislativa. Alcune cose che sono state fatte, sono del tutto ignorate e vengono riproposte con soluzioni alternative e differenti.
Quindi, se manca questo, vuol dire che manca l'anima. Affrontano le problematiche con metodiche assolutamente ordinarie, mentre il momento che la Sardegna sta vivendo è straordinario e allora le soluzioni devono anch'esse essere straordinarie. Per esempio, con riferimento al DPEF regionale, laddove si richiama il ritmo di sviluppo previsto e la consapevolezza delle correlazioni esistenti tra prodotto interno lordo e occupazione, portano il presidente Floris a dichiarare che i disoccupati in Sardegna forse diminuiranno o verranno ricondotti ad una condizione di ordinarietà se raffrontati con quelli delle altre regioni soltanto tra quarant'anni. Ecco, c'è una sorta di rassegnazione per certi versi e c'è quasi acredine verso i provvedimenti del recente passato e non vi è, sotto questo profilo, alcuno stimolo esaltante che porti invece la Giunta, ma anche il Consiglio regionale, ad azioni di riscatto non per la politica delle mani tese nei confronti del Governo nazionale, ma per una politica di interventi di giusto riequilibrio. Ignorare poi un piano per il lavoro, che sta iniziando a produrre qualche frutto, non riesco a comprendere ancora a chi giovi e a chi possa giovare. Sono tanti i consiglieri dell'attuale maggioranza che hanno mosso forti attacchi della Giunta Palomba. Ecco, un'osservazione, semplice, lineare, visibile ed evidente per tutti: in questa Giunta che l'onorevole Floris presenta c'è tanto a livello di nomi della Giunta Palomba. Ci sono perlomeno due Assessori che sono presenti nella Giunta Floris ed erano altresì presenti nella Giunta Palomba. Vi sono presidenti di Commissione, ecco io non sono così critico nei confronti di quelli Assessori, riconosco limiti e lacune certamente nel loro operato al pari di altri, ma il fatto che oggi vengano riproposti, e che ciò nonostante le Giunta Palomba resti in ogni caso oggetto di attacchi virulenti, dovrebbe portare quei consiglieri regionali dell'attuale maggioranza, che quegli attacchi muovono, a non votare la Giunta Floris perché vi è una evidente incongruenza: non possono essere stati attivi soggetti, cattivi operatori politici, demagoghi nei cinque anni passati e improvvisamente diventare dei bravi politici ed ottimi operatori per il futuro. Questa incongruenza, presidente Floris, mi consenta di segnalargliela.
I mali della Sardegna sono tanti, enormi, l'inventario dei bisogni è lungo; la filosofia, attraverso la quale il Presidente Floris si muove con le sue dichiarazioni programmatiche, affaccia, formula, individua alcuni percorsi puramente teorici, ma non affonda in maniera certa e determinante in quelli che sono i veri mali prima citati.
Alcune cose sono solo affacciate, quasi con timidezza, quasi con paura, mentre le soluzioni devono essere ben individuate e io, per una curiosità, sono andato a rileggermi dichiarazioni programmatiche sempre rese dall'onorevole Floris nel passato e scopro che i problemi che oggi vengono individuati sono problemi atavici, sono problemi storici, sono problemi antichi; sono i problemi che nel passato l'onorevole Floris individuava, sono i problemi per i quali nel passato l'onorevole Floris dava alcune ricette, prevedeva certe soluzioni; soluzioni che evidentemente sono rimaste lettera morta, che non hanno portato frutti alcuno. L'onorevole Floris dice che questa Giunta, al pari di tutte le altre, non è una Giunta eterna, c'è consapevolezza. L'invito, onorevole Floris, in ogni caso è a decidere, a fare; la nostra sarà opposizione anche dura, se e quando necessario, ma sarà opposizione corretta.
Presidenza del Vicepresidente Carloni
(Segue BALIA.) L'invito a fare, perché la categoria politica ha un difetto e penso che questo difetto non solo ce l'abbia tutta la categoria politica, ma dentro la categoria politica soprattutto ce l'hanno i Presidenti di Giunta e gli Assessori, quello di ritenere che, nel genere umano, solo i politici abbiano il merito di essere immortali. I politici sono invece mortali e mortali sono anche le loro Giunte. Grazie.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.R.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghe e colleghi, ci accingiamo a votare e varare la Giunta regionale, la Giunta possibile; una Giunta programmatica di convergenza autonomistica per un progetto riformista, nazionalitario e federalista.
Un programma e un progetto, quello presentato dal Presidente Floris, realista che cerca di tracciare un percorso politico, economico e sociale che porti la Sardegna fuori dalla più grave crisi della sua storia autonomistica. Quella stessa autonomia che altri non hanno saputo difendere e far crescere. La storia dell'autonomia e dei partiti dimostra che non basta essere sardisti per lavorare per il bene della nostra isola. Ma guardiamo avanti; facciamo tesoro del passato; il confronto programmatico, l'invito a ritrovarsi o distinguersi in un programma che è sicuramente la via del nuovo confronto politico. Su questo terreno si ritroveranno e si confronteranno i partiti, i movimenti, gli uomini politici. L'ideale assume una connotazione non più classica di contrapposizione tra classi sociali. I sistemi economici sono ormai consolidati. La solidarietà, la cultura, l'educazione, lo sviluppo, la formazione, l'autodeterminazione, l'autonomia sono i temi di confronto, temi che ci uniscono e che non possono separarci. Diversamente la sopraffazione, lo sfruttamento, l'emarginazione, la prevaricazione, il centralismo devono essere relegati alla storia. L'invito fatto dal Presidente Floris alle forze moderate, sardiste, socialiste, cattoliche e popolari, è l'invito a questo Consiglio per essere laboratorio politico di un quadro nazionale ancora alla ricerca di una nuova dimensione. Il momento storico mette ancora una volta la Sardegna all'avanguardia. La forza della nostra autonomia che è molto più forte nelle nostre menti che nel nostro stato d'essere, ci consente di essere i precursori di un nuovo percorso che altri ancora non hanno saputo individuare. Dobbiamo avere il coraggio e l'ambizione di arrivare per primi e noi sappiamo essere primi. Abbiamo risorse, intelligenze, capacità; il nostro compito è valorizzare tutto questo. Conquistiamo pure le prime pagine dei giornali, ma non per lo spettacolo, non per il teatrino al quale comunque non ci prestiamo, ma per la capacità di incidere e invertire l'apparente irreversibile crisi della Sardegna. La gente sarda ci osserva, ci giudica, ci aspetta. L'unico dato positivo di questi tristi mesi è che abbiamo risvegliato l'interesse dei sardi per la politica ; sembra contraddittorio, ma le nostre negatività hanno avuto questo effetto che, ripeto, io ritengo positivo. Sta a noi adesso riuscire a tenere alta l'attenzione, ma con atti concreti di governo, con politiche innovative, semplici, comprensibili, realizzabili ed efficaci. Contribuiamo in positivo e la politica può contribuire. Può contribuire a renderci più liberi, darci la forza e gli strumenti per rompere ataviche catene, quelle catene che ancora oggi ci fanno sentire, per certi versi, fuori dalla società civile. La continuità territoriale deve essere e sarà realtà; non possiamo sopportare oltre l'arroganza e la speculazione fatta ai nostri danni dalle compagnie statali. Noi sardi abbiamo fatto grandi città e porti d'oltre tirreno, abbiamo dato occupazione a tanti nostri connazionali, costringendo migliaia di conterranei a cercare occupazione all'estero, abbiamo pagato prezzi esorbitanti per essere considerati diversi. Ora basta; sapremo programmare il nostro futuro da soli, autonomamente, sapendo stare in Europa, essere in Europa con dignità è sicuramente il nostro obiettivo ma questo non deve farci dimenticare il contingente. Oggi leggere i quotidiani e sentire i notiziari è pari ad un bollettino di guerra; disoccupazione, cassintegrazione, violenza e sempre con più frequenza le zone interne sono al centro della cronaca nera e delle manifestazioni del malessere.
Bisogna agire, la continuità territoriale è, come lei stesso giustamente afferma, signor Presidente, non solo un problema verso l'esterno ma anche interno, è quello dei trasporti da e per l'interno del centro Sardegna è drammatico al pari dalla drammaticità dei livelli occupazionali; così, come rimane drammatica la situazione nelle zone che hanno subito la recente alluvione. A tal fine, signor Presidente, la invito a valutare l'immediato insediamento di una Commissione speciale che abbia il compito di accelerare i tempi di intervento, i termini per un rapido recupero ed impegno dei fondi destinati a quelle zone.
Tra i compiti assegnati la Commissione dovrà esaminare cause, responsabilità e modalità di intervento per prevenire ed evitare danni futuri.
Questa Giunta avrà tante emergenze da fronteggiare in un periodo di grave crisi economica, crisi che a noi giunge in maniera ancora più amplificata. Recuperare i fondi e le risorse sarà un compito arduo ma non impossibile; abbattere i costi dei biglietti per i turisti e i residenti non si ottiene solo con il classico contributo, strumento a voi fin troppo noto, colleghi della sinistra, forse l'unico che conoscete; gli abbattimenti si ottengono in tutti i settori: trasporti, pastorizia, agricoltura, nelle imprese in generale, si ottengono ottimizzando i servizi, diminuendo la pressione fiscale, dando risposte burocratiche tempestive, consentendo reale e corretta concorrenza.
Lo stesso contenimento dei costi del sistema burocratico, costi e tempi da voi esasperati, potrà favorire ulteriori disponibilità per finanziare e difendere le nostre imprese. Le somme derivanti da una corretta gestione dei fondi di tesoreria produrrebbero introiti subito disponibili. Riscuotere i dovuti tributi dalle grandi aziende che qui operano o meglio spremono, tenendo la sede legale oltre il Tirreno; le nostre imprese, i nostri agricoltori, i nostri pastori, i nostri artigiani, le nostre famiglie non chiedono contributi o elemosina, chiedono tutela, efficienza ed efficacia, servizi reali, infrastrutture, giustizia, finanziamenti che arrivino celermente, leggi semplici con adeguata copertura finanziaria e non libri dei sogni, parità di costi, capacità di programmazione. L'erogazione dei finanziamenti in tempi reali è il sogno delle nostre aziende. Eliminare la ghigliottina del prefinanziamento bancario, invenzione perversa che consente un'ulteriore spremitura da parte del sistema del credito. Siete riusciti ad inventare e a varare una legge che anticipa il finanziamento concesso a valere su altra legge.
Questi, onorevole Falconi, sono solo alcuni piccoli, semplici, banali esempi di come aumentare le entrate diminuendo i costi ed erogando maggiori servizi.
La risorsa ambientale, il turismo, la nostra storia, la nostra cultura, le nostre imprese, la nostra insularità sono le nostre risorse. Nel mondo dell'economia riuscire a trasformare una proposta in bisogno, una discriminante in peculiarità, un handicap in vantaggio è la carta vincente. I nostri imprenditori hanno creato le autostrade telematiche, hanno abbattuto le barriere della comunicazione in tempo reale, sono i primi al mondo, oggi dialoghiamo col mondo. Dobbiamo aumentare il nostro prodotto interno lordo, dobbiamo creare posti di lavoro, essere veri professionisti.
Le nostre più grandi risorse sono l'ambiente, la bellezza della nostra terra, la bontà dei nostri prodotti, la storia millenaria, la nostra specificità culturale che ha saputo produrre geni universalmente riconosciuti. Conserviamo e sfruttiamo le nostre risorse.
Grazie, come dicevo prima, alla nostre autostrade telematiche, possiamo vendere e non solo comprare, vendere il prodotto Sardegna nel mondo; possiamo diventare oltre che la Catalogna d'Italia, la piattaforma dell'Europa nel Mediterraneo, la California d'Europa. Per ottenere tutto questo la nostra Isola dovrà essere facilmente raggiungibile e percorribile; le nostre imprese ricettive dovranno essere all'altezza del compito in termini di servizi e di professionalità. Il sistema bancario si dovrà trasformare in partner attivo. L'artigianato dovrà offrire il meglio di sé; a noi della politica il compito di creare le giuste condizioni di sviluppo nel rispetto e conservazione di un bene immesso. Al resto ci ha pensato la natura.
Il programma di questo Governo traccia una via: chiari, piccoli e grandi progetti e riforme. Riforme intese come adeguamento della politica ai tempi della società civile, chiarezza di proposta, forme di Governo immediatamente applicabili, prontezza di risposta e di sostegno, capacità di intervento, valorizzazione delle risorse; ma, soprattutto, riavvicinare le istituzioni alla gente, ridare dignità alle istituzioni stesse. La Commissione per le riforme avrà un ruolo determinante e tra queste, tra le riforme urgenti, mi permetto di segnalare la necessità dell'abolizione del voto segreto, strumento non degno di chi è chiamato ad assumere scelte responsabili, chiare e visibili.
Un perverso sistema elettorale ci ha fatto ritrovare qui, in quest'Aula, senza vinti né vincitori, alla ricerca di formule di Governo possibili, che nel corso dei mesi sono riusciti a produrre solo delle maggioranze contro. Già, contro; contro la Giunta Pili, contro la Giunta Selis, contro tutti; in un clima consiliare che con il passare del tempo è diventato sempre più pesante, sospettoso, velenoso. Ancora oggi, in un devastante gioco delle parti, usando termini ormai abusati e a volte suggeriti, quali: governabilità, legittimità o legittimazione, prassi, tradimento, usurpazione, ancora oggi si cerca di distruggere. La pregiudiziale contrapposizione politica, le logore superate formule di destra e di sinistra rendono questo Consiglio improduttivo, antistorico, fuori dai tempi.
In questi giorni ho sentito diverse volte, da parte di componenti del cento sinistra, parlare di legittimità, questa volta accompagnata da una valutazione: finalmente dichiarano le loro sconfitta. Cari colleghi, arrivare secondi è uguale all'essere arrivati ultimi. Più volte ci avete ricordato che siamo in un sistema parlamentare e tutto d'un tratto lo dimenticate. Il presidenzialismo non era nella legge che avete confezionato per regolare le passate elezioni. Le leggi valgono solo per vostro uso e consumo? Per fortuna siamo e rimarremo in un sistema democratico. Lo stesso sistema che vi ha consentito lecitamente di offrirci la stessa Presidenza che oggi ci onoriamo di avere nella persona dell'onorevole Floris. Allora era legittimo, allora il partito del tre per cento aveva dignità, allora, e cioè ieri, per voi Pili aveva perso, allora non eravamo il partito meno votato in quest'Aula; sappiate che i nostri non sono elettori di serie B, così come maggior rispetto si deve avere per chi ci ha acconsentito di essere noi gli eletti. Grazie a loro, ai non eletti, siamo qui, non per questo siamo migliori di loro. In quest'Aula noi tutti valiamo non per la quantità dei voti, ma per ciò che sapremo dimostrare di valere.
Noi non avevamo il sostegno del potere clientelare del centro sinistra nella nostra campagna elettorale; abbiamo ricevuto pochi ma sani voti: quelli della gente comune. Ricevuti anche nella lista regionale, onorevole Fadda, indicando un Presidente, dove abbiamo avuto il coraggio e la dignità di presentarci da soli, non protetti dall'ombrello altrui o al servizio dei partiti del becero potere ormai, spero, passato. Lo stesso potere che pur di avere una maggioranza a sostegno, non ha esitato ad acquistare anche un solo voto con dialoghi individuali, sostenuti, appoggiati, spinti e minacciati anche dai vostri amici romani, disponibili a spaccare l'unità interna del nostro partito, e tutto per un piatto di lenticchie. Dialogo individuale dicevo, e non un chiaro patto di programma che ha portato il Presidente Floris a dialogare con un nuovo Gruppo politico formatosi in quest'Aula che ha scelto di dare un Governo a questa Regione, sottraendosi, dopo averlo provato direttamente, al regime e alla prevaricazione della sinistra.
Nonostante tutto questo, noi dell'U.D.R. sarda, abbiamo offerto all'onorevole Selis la nostra astensione, con senso di responsabilità, per la governabilità; una governabilità che non passava necessariamente per una presenza del nostro partito in quella Giunta. Si è preferito l'individualismo, si è preferito dare risposte ai romani e non alla Sardegna. Spero che anche in futuro il nostro Gruppo sappia conservare l'unità recuperata, unità di obiettivi, di programmi, rispetto, coerenza, dignità e lealtà.
Gli attacchi e le tentazioni sono tante, spero che tutti sappiano resistere nel pieno rispetto degli impegni presi.
Dicevamo: il partito del tre per cento; onorevole Sanna Emanuele, la velenosità del suo intervento fuori dai toni usati dai suoi stessi colleghi del centro sinistra la dice lunga su quanto le sia costando perdere quel potere che tanto maldestramente ha esercitato con oscura regia. Se lei fosse stato uomo di fede saprebbe che Davide ha sconfitto Golia. Tre consiglieri, o forse due come non manca di sottolineare, hanno sconfitto un subdolo gruppo di potere. In democrazia, anche le minoranze vanno rispettate, e lei dovrebbe saperlo, onorevole Sanna, per decenni è stato minoranza.
Con trenta denari ha cercato di comprare l'ultima ventosa che poteva ancora tenerlo ancorato al suo potere.
Circa tre mesi fa, quando feci il mio primo intervento in quest'aula in veste di Capogruppo dell'U.D.R., lo stato d'animo era sicuramente diverso da quello di oggi. L'emozione è ancora la stessa, il senso di responsabilità pesa come un macigno, la voglia di fare si scontra con la cosiddetta prassi, la delusione è enorme, si usa anche l'offesa non avendo argomenti. Onorevole Pirisi, non ho mai preteso di essere uno scienziato della politica, lascio a lei questo onore. Ho sempre e solo cercato di offrire il mio modesto e onesto contributo a questo Consiglio. Ho cercato di imparare e devo riconoscere che da lei ho imparato molto: ho imparato a non carpire voti con facili o false promesse, ho imparato come può un politico creare danni in una provincia già tanto bistrattata, come millantare, come parlare del nulla per oltre venti minuti. Ho imparato che quando una persona non una nulla da dire può sempre riportare ciò che dicono gli altri. Complimenti, professore, d'altronde anche lei sta al mondo perché c'è posto.
Chi si propone con formule semplici, chi cerca il dialogo tra persone che per cinque anni devono confrontarsi per lavorare insieme per il bene della Sardegna, chi pone la coerenza e la chiarezza alla base di detti rapporti, chi con umiltà, ma anche fermezza cerca di resistere ai cattivi consigli o alle sollecitazioni del potere promesso, viene visto come un marziano, un elemento destabilizzante, un sassolino presuntuoso che pensa di poter far deragliare un treno. Forse qualcuno non si è reso conto che il treno è già passato e stiamo cercando di rincorrere l'ultimo vagone.
Abbiamo bisogno di coraggio, di essere incoraggiati. I giovani della politica non devono farvi paura, non vogliono essere ostacolo alle vostre sfolgoranti carriere, ma vorrebbero essere ascoltati, vorrebbero contribuire a costruire insieme il giardino del Mediterraneo, il fiore all'occhiello di una nuova Europa. Umiltà, infatti, non significa rassegnazione, nella piena coscienza di essere piccoli vogliamo pensare in grande, guidati dalla vostra esperienza, compagni di viaggio, ma, nel caso, capaci di viaggiare di soli. Sappiamo farci da parte, fare passi indietro, anche quando non ne comprendiamo le ragioni, sperando che tutto serva per andare avanti, nell'interesse comune, sempre pronti a rendere conto del nostro operato e offrire il nostro contributo.
Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, buon lavoro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Loddo. Ne ha facoltà.
LODDO (I Democratici). Signor Presidente del Consiglio, colleghi, il Gruppo consiliare dei Democratici non voterà, onorevole Floris, la fiducia al suo programma, né alla sua Giunta, ritenendoli ambedue non solo profondamente inadeguati alle emergenze che caratterizzano oggi il tessuto sociale ed economico della Sardegna, ma anche intrinsecamente e profondamente contraddittori. Essi, infatti, non solo non rispondono alle esigenze che questo luogo e questa storia impongono come essenziali, ma anzi li ignorano vistosamente e perfino sono da collocarsi in modo contrapposto rispetto ad essi. Del programma dirò rapidamente.
Non vi si trova, non dico una pagina, ma neppure un'idea realmente innovativa. E' la peggiore, tra le sintesi possibili, di quanto decine e decine di Presidenti che si sono alternati sul seggio che ella, signor Presidente della Giunta, oggi occupa hanno detto e scritto in questi cinquant'anni e passa di autonomia, un condensato di ovvietà così come non accadeva di sentire da molto tempo. Manca un'idea guida, manca un filo conduttore che leghi fra loro la pur non ampia quantità di interventi proposti, un filo conduttore che li verifichi e li finalizzi.
Insomma, è un programma senza bussola, improvvisato e generico, superficiale e complessivamente alla deriva; un miscuglio, neppure ben ripensato, di tutto quanto circola tra le attese e le disperazioni della Sardegna. Per la verità vi è un elemento di novità all'interno delle sue dichiarazioni programmatiche: la costituzione di una équipe di alto livello - così ella la definisce - capace di elaborare un programma comprendente tutte le opportunità di lavoro, e la costituzione di una task force - anche queste sono parole sue, Presidente - anche esterna alla macchina regionale, che sblocchi tutte le pratiche ferme, individuando anche le responsabilità delle lungaggini e dei ritardi (cito da pagina 37 e 38).
In questa novità, che poi, come dirò, è solo apparente e non sostanziale, è contenuta, a mio avviso, per intero, la debolezza intrinseca del suo programma, la prima e più evidente contraddizione, la ragione della sua intima inconcludenza.
Che senso ha, infatti, Presidente, presentare un programma quando poi si sa già in partenza che la sua realizzazione è legata alle scelte che faranno non già lei, la sua Giunta e forse questo stesso Consiglio, bensì l'équipe di alto livello o le task force di cui ella parla? In questo modo lei e la sua maggioranza abdicate alla funzione fondamentale del governare, che è quella di individuare un percorso coerente di sviluppo, di aprire piste, mentre ai tecnici solo compete di portare le idee politiche a livello di una vera, reale e concreta fattibilità.
Che senso ha mettere su una giunta ed una maggioranza se poi altri faranno scelte che il governo dovrà solo limitarsi a recepire, perché proprio di questo si tratta, giacché a questa équipe ella affida perfino il compito di rivolgersi direttamente - e sono ancora parole sue, ancora - alle varie realtà industriali, artigianali, turistiche, sociali e perfino agli enti locali, abdicando quindi in tal modo alla primordiale funzione di governo.
Curiosa mi pare poi la task force, che pur essendo esterna alla macchina regionale - sono sempre parole sue, Presidente - ha, non il compito di proporre all'Esecutivo un ampio ventaglio di situazioni o di soluzioni tra cui scegliere, come avremmo immaginato e creduto, ma il compito di sbloccare tutte le pratiche ferme, individuando le responsabilità delle lungaggini e dei ritardi. Insomma, una sorta di supergiunta con compiti attivi di verifica e di indirizzo.
Questo passaggio delle sue dichiarazioni, tuttavia, non è solo rilevatore dell'intima contraddittorietà del suo programma, bensì anche della vecchiezza del metodo con cui ella ritiene di dover o poter governare, come se dalla sua ultima esperienza di Presidente della Giunta non fossero passati dieci anni, e che dieci anni!
In questa équipe, in queste task force ritorna il malvezzo tipico del passato, delle consulenze esterne, dell'accontentare amici, parenti e conoscenti attribuendo loro prebende rigorosamente laute e ricche per fare quello che il governo e la dirigenza regionali deve fare per dovere prima ancora che per Statuto.
Ella sta riportando dentro la Regione un malcostume che pensavamo fosse finito per sempre e che si vuole invece perpetuare.
Un programma, perciò, che oltre ad essere vuoto di innovazioni, incapace di andare al di là dei luoghi comuni è anche e soprattutto contraddittorio al proprio interno e nel metodo complessivo.
Né qui, signor Presidente, cessano le anomalie logiche del programma e del quadro politico per cui chiede la fiducia a quest'Aula. Vi è, infatti, una seconda contraddizione che definirò lautamente (?)di tipo politico: mi chiedo, le chiedo, come sia possibile, a distanza di appena qualche giorno dai referendum, rinnegarne così precipitosamente e vistosamente lo spirito e i principi.
Mentre da un lato la Sardegna si dichiara favorevole al presidenzialismo dall'altro si va ad eleggere un Presidente che è stato votato da appena il 3 per cento dei cittadini e che neppure è giunto al ballottaggio. Da un lato si affermano e ribadiscono i principi della democrazia bipolare, unico vero sistema capace di garantire la reale partecipazione dei cittadini alle scelte di governo, e dall'altro si accetta impudentemente di votare una Giunta che nasce dalla più vecchia e più stantia cultura della mediazione, da modelli comportamentali politici basati sulla prassi delle quote di governo e sottogoverno da attribuire ai vari partiti. Da un lato si chiede l'introduzione di un sistema elettorale maggioritario e dall'altro si ricade nella peggior logica proporzionalista, perfino garantendo a chi ha perso le elezioni nel modo più evidente possibile posti e prebende di governo. Da un lato si predica l'esigenza di dare il governo a chi vince, cioè a chi ha avuto il pieno ed ampio consenso degli elettori e dall'altro si accetta un presidente cui gli elettori non hanno dato, proprio in quanto presidente, alcun consenso. Da un lato si predicano le norme antiribaltone e poi si accettano nei fatti i ribaltoni.
In quest'Aula, proprio coloro che hanno voluto e caldeggiato i referendum scelgono oggi positivamente ed accettano una soluzione che fa ad essi, ai referendum, la più forte ed incredibile violenza, che ne rinnega esplicitamente i principi.
I Democratici, fin dallo scorso mese di settembre, avevano chiesto alle forze politiche che veramente credevano nei principi referendari di dar vita insieme ad essi ad un governo delle regole. Avevamo chiesto agli amici Riformatori e al collega Fantola, che delle battaglie referendarie ha fatto e hanno fatto la ragione stessa del loro impegno in politica, di dar vita ad un governo fondato sulla certezza che i risultati dei referendum sarebbero diventati norma per uscire dalla mancanza di chiarezza e per poter governare al di fuori e oltre le vecchie logiche di potere, dentro prospettive ideali rapportate strettamente alle esigenze della società civile.
Tutto questo è stato ignorato volutamente per mesi, ed oggi proprio coloro sul cui sostegno soprattutto contavamo per togliere quest'Aula dalle secche dell'immobilismo e dalla pratica del trasformismo, proprio coloro ci hanno detto di no.
La verità è che i referendum sono diventati un grande bluff del nostro tempo, utili solo per restare a galla e per poter arraffare spazi e luoghi di potere.
La scarsa partecipazione dei sardi alla consultazione elettorale non è dovuta alla mancata condivisione dei temi proposti ma più semplicemente alla consapevolezza che i referendum sono oramai e purtroppo solo un giochino che non incanta più nessuno. Abbiamo creduto nei referendum e ci siamo impegnati perché avessero un esito credibile. La mancanza di credibilità di chi li ha proposti, tuttavia, e soprattutto la reale carenza di atti conseguenti sullo stile del peggior vecchio "predicar bene e razzolar male" non solo violano nei fatti il risultato elettorale ma minano in modo drammatico lo stesso istituto referendario e la sua credibilità gettando un'ombra oscura sulla stessa democrazia rappresentativa.
Ma accanto a questa contraddizione politica ve n'è ancora una terza, Presidente Floris, che definirò brevemente "contraddizione democratica". Scriveva Aristotele che non c'è nessuna utilità nei governi se questi non sono ratificati da tutto il corpo dei cittadini, a loro volta abituati ed educati nello spirito delle norme, e a lui faceva eco Gramsci che in un forse dimenticato scritto giovanile diceva che la democrazia è il tentativo di moralizzare la vita politica, e su questo tema del rapporto tra democrazia, moralità ed educazione si potrebbe andare avanti a lungo, fino a Maritain e Moro.
Se dunque è vero che la democrazia, e quindi il suo esercizio nei parlamenti è un modo di essere che deve poter modellare ogni dimensione della vita, pubblica e privata, giuridica e morale, economica e sociale, se dunque è vero che la democrazia ha senso e significato solo laddove essa è morale, mi chiedo se noi siamo oggi in quest'Aula e in quest'isola tornati indietro, varcando a ritroso una soglia del tempo che pensavamo non dover varcare mai.
Nel momento in cui si accettano i ricatti di pochi pur di garantire la propria partecipazione al governo, nel momento in cui lo svilimento del patto con gli elettori diventa alto senso di responsabilità per garantire il governo e quindi il benessere della Sardegna, nel momento in cui lealtà e rispetto vengono guardati con sdegno e si assume l'assunto che il fine giustifica i mezzi come principio fondante della prassi politica, nel momento in cui non solo la serietà ma anche la logica sono considerati un optional di cui poter fare tranquillamente a meno, bene, in questo momento la democrazia è svilita e ridotta a un mercato dove tutto è consentito e dove tutto, semplicemente e volgarmente, ha un prezzo.
Se tra democrazia ed etica, quindi se tra democrazia ed educazione esiste un nesso che la storia del pensiero politico ha ripetutamente posto in evidenza dalle sue origini fino al presente, se dunque questo nesso esiste, quale spettacolo viene da questa maggioranza che proprio sui ricatti, sulla mancanza di lealtà, di onore e di rispetto, sulle furberie e sugli intrighi nasce e si costituisce, quale insegnamento diamo ai giovani, alle donne e agli uomini di questa Sardegna, ai nostri figli che aspettano certo lavoro e benessere, ma ancor più regole certe per la convivenza civile e per la crescita culturale.
Questa maggioranza, per il modo in cui si è realizzata e si propone, non solo ci riporta verso un medioevo politico che pensavamo dimenticato ma anche e soprattutto rallenta la crescita di un modello democratico e civile che pure già fatica a imporsi.
Lei, signor Presidente della Giunta, rivolge a quest'Aula un appello alla riconciliazione che appare subito penoso e di maniera; come è possibile chiedere riconciliazione e presentare una giunta la cui forza si basa sulla sottrazione di una quota consistente di quelle risorse che gli elettori democraticamente avevano concesso e riconosciuto ad un'ampia parte di quest'Aula? Signor Presidente, non si può sottrarre e chiedere riconciliazione.
Presidente Floris, queste sono le contraddizioni, non solo formali, presenti nel suo programma, e più in generale nella sua strategia politica. I Democratici perciò non possono concederle la fiducia, fermo restando, tuttavia, che eserciteranno il proprio ruolo di opposizione, come già diceva ieri il collega Dore, con rigore ma anche in modo democratico, costruttivo e propositivo. Abbiamo presentato nei giorni scorsi una proposta di legge volta ad istituire una commissione consiliare speciale per la riscrittura della legge elettorale. Siamo infatti convinti che occorra uscire dalle parole e passare ai fatti in modo tale che il giorno dopo che il Parlamento avrà varato la legge di riforma costituzionale sia possibile varare la nuova legge elettorale regionale che preveda, nel rispetto del referendum del 21 novembre, l'elezione diretta del Capo dell'Esecutivo rafforzandone i poteri, un sistema maggioritario per l'elezione dei consiglieri e un premio di maggioranza per garantire la governabilità.
Su questo tema e su altri temi di più vasto interesse i Democratici assicurano, nell'interesse complessivo della Regione, la propria determinazione a sottrarsi alle logiche contrapposte di certa vecchia politica partendo dalla correttezza dei comportamenti istituzionali. Tutto ciò che servirà seriamente a riscrivere lo Statuto di autonomia, a ridefinire il ruolo della Sardegna nel contesto nazionale, europeo e mediterraneo, a costituzionalizzare il principio dell'insularità troverà l'entusiastico apporto dei Democratici in termini propositivi e di idea.
Quanto a noi ribadiamo con forza che i Democratici non sono scesi in campo per aggiungere un'ennesima voce alla già numerosa quantità di partiti esistenti ma per promuovere, pur nel rispetto delle diverse tradizioni culturali e tradizioni politiche, la nascita di quel nuovo partito democratico che secondo il nostro progetto dovrà organizzare in forma unitaria l'intero campo del centrosinistra, e ribadiamo la nostra determinazione a scioglierci nelle nuove aggregazioni attraverso le quali si svilupperà il processo di costituzione del nuovo Partito Democratico.
Per questo non abbiamo chiesto e non chiediamo posti di governo, perché non abbiamo interesse né ad autoproteggerci né ad autotutelare la nostra esistenza, e ci è possibile guardare con occhi disincantati al balletto di presidenti, assessori e ed assessorati che ha caratterizzato questi mesi, perché nel nostro DNA non c'è la cultura proporzionalistica della spartizione, dell'occupazione del potere come diritto naturale e permanente. I Democratici si battono perché la Sardegna possa ritrovare le sue migliori energie facendo prevalere la cultura dell'iniziativa su quella dell'attesa. Solo così, e non con soluzioni generiche e pasticciate, sarà possibile governare i processi di sviluppo dell'Isola consentendole finalmente di inserirsi attivamente nei vari contesti istituzionali ed offrendo, nell'ambito del principio di sussidiarietà, il suo contributo per una politica comune euromediterranea.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA (Patto Segni - Rif. sardi). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, i Riformatori Sardi voteranno la fiducia per la Giunta proposta da Mario Floris.
Il nostro giudizio politico sulla vicenda di questi mesi è noto, noi abbiamo sostenuto Mauro Pili che i sardi, dandogli un forte consenso, hanno individuato come Presidente della Regione sarda; Mauro Pili non è riuscito a formare una Giunta che ricevesse la fiducia del Consiglio e durante i suoi tentativi è stato oggetto di una violentissima campagna denigratoria da parte del centrosinistra che oggi si erge a suo difensore e che cita Berlusconi più di quanto lo citino i colleghi di Forza Italia, dimenticando però gli strumenti e le bassezze ai quali è ricorso per tentare di sminuire la persona di Mauro Pili.
Abbiamo più volte sostenuto che l'attuale crisi politica - istituzionale è frutto di una legge proporzionale che ha prodotto un bipolarismo da operetta che è presente più nella testa dei molti presenti in quest'Aula, che non ha prodotto il confronto tra due schieramenti, è stata semplicemente una finzione il confronto tra due schieramenti in presenza di una legge simile, che ha prodotto una situazione in cui il potere di determinare le maggioranze non è in nessuno dei due poli. Di questo oggi dobbiamo prendere atto, e dopo cinque mesi sarebbe anche ora di prenderne atto, soprattutto da parte di chi strumentalmente oggi fa finta di dimenticare in che modo abbiamo votato e qual è la situazione che si è venuta a proporre con un bipolarismo da operetta, financo i Popolari dovrebbero prendere atto di questo, che eccezion fatta per Rifondazione Comunista sono in quest'Aula i più conservatori, naturalmente conservatori di sé stessi.
Questa situazione che non è anomala, è il frutto normale di un congegno elettorale proporzionale che ha prodotto gli stessi disastri non soltanto nella Regione sarda ma anche nei comuni, per esempio, quando vigeva un sistema elettorale diverso da quello attuale. Questa situazione avrebbe reso necessaria, e lo sosteniamo dal mese di luglio, caro onorevole Loddo, un Governo delle riforme, un Governo a termine, con la partecipazione dei maggiori Gruppi presenti in Consiglio e degli altri Gruppi che ne avessero condiviso il programma.
Ha ragione però l'onorevole Emanuele Sanna: questa via non è stata perseguita con sufficiente convinzione.
Aggiungiamo che è stata perseguita con convinzione esclusivamente dalla parte che nelle penose vicende di questi mesi si è trovata volta per volta dalla parte perdente; lo dimostra il fatto che solo qualche giorno fa la coalizione autonomista, con il contributo fattivo dei Democratici, stavano dando vita ad una Giunta presieduta dal candidato sconfitto (sconfitto perché ha preso la metà dei voti che ha preso Mauro Pili) una Giunta della coalizione sconfitta, perché ha preso otto punti percentuali in meno rispetto alla coalizione di centro destra; io personalmente considero molto curiosa la teoria secondo la quale Gian Mario Selis avrebbe un grado di legittimazione maggiore rispetto a Mario Floris, maggiore rispetto ad altri apprezzabili colleghi presenti in quest'Aula. Per di più dopo che il centro sinistra ha offerto la Presidenza ad un partito che ha preso meno voti dell'UDR e che ha, anche in termini di espressione di consiglieri comunali, una rappresentatività decisamente inferiore rispetto all'UDR. Una Giunta che era basata su un equilibrio precario, determinato da cambi di campo, composta da esponenti della vecchia politica, perché onorevole Cogodi, lei mi deve spiegare quale era la novità di quella Giunta e mi dovrebbe spiegare anche perché lei si ritiene una novità politica e non gli altri, una Giunta composta da coloro che sprezzantemente vengono definiti "trombati", ma io mi chiedo come ci si permette, lo dico all'onorevole Fadda, lo dico all'onorevole Gian Valerio Sanna, perché noi riteniamo che il fatto di perdere...
FADDA (Popolari-P.S.). Il termine "trombati" l'hai usato tu.
COSSA (Patto Segni - Rif. Sardi). L'ho usato io. Ma dico, onorevole Fadda, come ci si permette di ritenere che la perdita delle elezioni equivalga anche a perdita dei diritti civili e politici?
E la stessa Giunta, onorevole Fadda, che lei stava per votare, aveva esponenti che avevano partecipato alle elezioni senza essere eletti; c'erano esponenti che avevano cambiato casacca nel giro di pochi mesi.
Onorevole Loddo, non credo che lei possa disconoscere paternità rispetto a quella Giunta, visto che i Democratici erano presenti in quella Giunta designando i propri rappresentanti. Comprendo, perché c'è stato un sostegno ai referendum da parte dei Democratici, forse non troppo convinto, considerato che lei è un convinto proporzionalista; per questo motivo è uscito dal Patto Segni e per questo motivo poi è andato anche a fare l'Assessore. Una Giunta sostenuta da forze politiche le quali tra loro erano in posizioni opposte sul grande tema delle riforme, sostenuta dall'odiatissimo onorevole Grauso, sostenuta dalla speranza di nuove acquisizioni dopo l'appello fatto a tutte quelle che venivano definite forti personalità presenti in Consiglio nel fronte alternativo, non da altre parti, nel centro destra.
E` vero che i sardi hanno detto anche altro nelle elezioni del 13 giugno; hanno detto che bocciavano in modo chiaro ed inequivocabile la sinistra, quella sinistra che anche in questa vicenda, nella vicenda che stava portando alla formazione di una Giunta presieduta dall'onorevole Selis ha dimostrato di non avere scrupoli, salvo poi chiedere ad altri di mettersi scrupoli inesistenti. Una sinistra che ha delle responsabilità per la gravissima situazione della Sardegna di oggi, che non nasce dal nulla e che ha responsabilità ben definite con protagonisti precisi ed individuabili.
Noi Riformatori potevamo permettere con tutto questo che nascesse una Giunta di centro sinistra? Questo sì che sarebbe stato un vero tradimento del voto dei sardi!
I cinque mesi di stallo politico amministrativo hanno portato un danno gravissimo, sia in termini economico - sociali, sia per l'immagine dell'Istituzione regionale. Si è enormemente aggravata l'urgenza di dare una Giunta alla Sardegna, mentre si sono moltiplicate le emergenze tra cui voglio ricordare almeno la gravissima crisi del comparto agricolo e la drammatica situazione dei comuni colpiti dall'alluvione del 12 e del 13 novembre scorso.
Tramontata, non certo per nostra volontà, l'ipotesi di Governo delle riforme, non restava che una strada: quella che abbiamo perseguito.
La Giunta Floris è la soluzione alla quale hanno portato questi cinque mesi di trattative, di scontri e di tentativi falliti. Ne è consapevole lo stesso Presidente della Giunta quando parla di Governo possibile, di Governo di necessità, l'unico che è stato possibile mettere in piedi dopo cinque, ripeto, cinque lunghi mesi.
Noi certo auspichiamo che ad esso possa seguire un Governo politico programmatico che rispetti in maniera più attinente la volontà dei sardi.
C'è un fatto che mi ha colpito particolarmente, che mi colpisce sempre a dire il vero quando sento parlare alcuni esponenti del centro sinistra, cioè il fatto che il centrosinistra attribuisce a sé stesso una sorta di forza catarsica, di virtù salvifica che oggi gli consente di stracciarsi le vesti, di lanciare anatemi e, parafrasando una celebre fiaba di Fedro, di presentare come una scelta il fatto di finire all'opposizione, che non è una cosa ignobile, ha detto bene l'onorevole Scano, ma di certo non è frutto di una scelta. In questo quadro non trova di meglio che accusare i Riformatori di incoerenza perché stanno appoggiando questa Giunta.
Ma da quale pulpito siamo costretti ad ascoltare richiami alla coerenza! Alcuni pacati, devo dare atto, altri scomposti, come scomposto a volte è stato in quest'Aula il comportamento di alcuni colleghi.
La diretta televisiva certamente è un pregio; i sardi hanno la possibilità di vedere con i loro occhi, di valutare atti e comportamenti, di formarsi autonomamente un giudizio compiuto su quanto accade in quest'Aula.
Noi non abbiamo partecipato a trattative segrete nei ristoranti o nei salotti e da chi ha brigato per mesi per cercare di acquisire pezzi del centro destra, da chi ha utilizzato ogni strumento, da chi ha ordito, blandito e tentato di blandire, svenduto, minacciato non possiamo accettare lezioni di coerenza e di moralità.
Si vergogni lei, in particolare, onorevole Pinna, per quanto ha detto ieri in quest'aula. Lei, un boiardo della Regione, che ha rivestito ruoli di responsabilità, ma li ha utilizzati per creare esclusivamente imprese fallimentari, facendo perdere alla collettività centinaia di miliardi. Non una delle società da lei inventate ha prodotto una sola lire di utile!
Le preannuncio un'interrogazione che presenteremo lunedì su alcune questioni che investono direttamente la sua azione di governo di società regionali. Vorremmo saperne di più sull'EMSA, sulla Progemisa, su Lana di roccia, sull'affare CRC (?), sulla Sarda Bauxiti. Cercheremo di capire, onorevole Pinna, qual è la sua idea di coerenza e di moralità nella gestione delle risorse pubbliche.
Ma, vi pare che noi possiamo farci dare lezioni da simili personaggi? Da chi ha pochissimo da insegnarci in termini di coerenza e di onestà intellettuale? Da chi per cinque anni ha fatto tutto quanto poteva per affossare questa Regione, per demolirla persino nelle radici, persino nell'unica cosa che alla fine conta, la dignità, la dignità di un popolo orgoglioso che oggi si vede quasi costretto a vergognarsi di sé stesso?
Le dichiarazioni programmatiche tracciano le grandi linee di un'azione di governo, noi di questo ci rendiamo perfettamente conto presidente Floris, ma diamo un giudizio positivo del ribadito impegno di rispettare la volontà popolare in ordine all'esito dei referendum di domenica scorsa. Prenda atto il centrosinistra che su questo tema esiste all'interno della coalizione di governo un'assonanza infinitamente superiore, soprattutto sul tema dirompente della riforma elettorale.
Ci sono, è vero, differenti visioni del problema, ma certo non le laceranti contrapposizioni che si riscontrano nel centrosinistra. Tutte le forze della coalizione hanno sottoscritto precisi impegni per fare questo. La legge elettorale resta dunque un impegno prioritario di questa maggioranza; una legge presidenzialista e maggioritaria - come ha decretato il referendum - con buona pace di tutti i conservatori, così presenti, così forti dentro questo Consiglio, con buona pace degli onorevoli Cogodi e Gian Valerio Sanna.
Noi ci batteremo per il federalismo municipale, perché i comuni non possono essere considerati alla stregua di associazioni di categoria, ma devono vedere riconosciuto il ruolo che ad essi compete come soggetti di rango costituzionale, come baluardo della democrazia a livello più vicino ai cittadini. E' la riforma degli enti che deve essere il vero banco di prova di ogni progetto di snellimento della Regione e che non può essere ridotta ad un maquillage o fermarsi al rinnovo dei consigli di amministrazione, e per l'assemblea costituente del popolo sardo, richiamata efficacemente ieri dal collega Demontis, quale momento alto, qualificante, che prescinde dagli equilibri precari e dai rapporti conflittuali esistenti in questo Consiglio regionale.
Onorevoli colleghi, i Riformatori Sardi avevano deciso di non entrare nella Giunta regionale. Dopo il risultato del referendum riteniamo di avere un dovere particolare, noi, che con Massimo Fantola abbiamo iniziato in solitudine questa battaglia, che poi ci ha visto combattere per il sì assieme ad altre forze, ad altri autorevoli colleghi sia del centrodestra che del centrosinistra. Ma consentitemi di dire, noi sentiamo un onere in più rispetto agli altri di vigilare affinché la volontà espressa dai sardi, da mezzo milione di sardi, venga rispettata. Ritenevamo che la non partecipazione alla Giunta, che non metteva minimamente in discussione il nostro leale sostegno nei confronti della Giunta stessa, ci potesse dare modo di dedicarci pienamente a questo compito. Ritenevamo che questo ruolo di garanti non rendesse necessario partecipare al governo regionale; la pressante richiesta dei nostri alleati assieme all'appello di Mauro Pili ci hanno indotto a rivedere la nostra posizione. Non potevamo assumerci la responsabilità di non far nascere questa Giunta, non potevamo assumerci la responsabilità di ritardare ulteriormente l'avvio della dodicesima legislatura.
C'è un proverbio russo - Cogodi mi rivolgo a te per un problema di affinità elettive - che dice: chi ha paura del lupo non dovrebbe andare nel bosco. Noi non abbiamo paura del lupo, non abbiamo paura né di sporcarci le mani, né di assumerci per intero le responsabilità che ci competono. Questo faremo, come abbiamo sempre fatto, nell'esclusivo interesse del popolo sardo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Fois. Ne ha facoltà.
FOIS (P.P.S.). Care colleghe, cari colleghi, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, quando con gli amici Ladu e Onida ci siamo assunti questa responsabilità sapevamo bene, anzi benissimo, che non sarebbe stata una tranquilla passeggiata primaverile, ma saremmo andati incontro a violenti temporali, con momenti di grande tensione, lacerazione e critiche. Ma da uomini liberi siamo andati avanti, consapevoli che il coraggio e il buon senso devono prevalere anche quando non ci sono applausi e pacche sulle spalle, ma, come è capitato a noi, fischi e insulti. Non importa, solo chi ha il coraggio di farsi dei nemici per le cose in cui crede è giusto che abbia molti amici. E noi, probabilmente, con questa scelta, un po' di nemici ce li siamo fatti; scelta che comunque, pur pesante, meritava di essere messa a disposizione per la risoluzione di una delle crisi più drammatiche che la nostra autonomia ricordi. Ma è lo stesso principio di responsabilità, e lo voglio ricordare a molti amici del centrosinistra e soprattutto all'amico Cogodi, che durante l'ultima crisi della scorsa legislatura mi fece partecipare alla formazione di un governo che vedeva l'ingresso di Rifondazione Comunista, fino all'ora all'opposizione. Entrai quindi all'interno dell'Esecutivo. Non ricordo, però, allora, né insulti né alzate di scudi, eppure anche in quell'occasione non ero stato certamente eletto all'interno di un progetto politico, ma anzi, come tutti ricorderanno, vigeva un sistema impropriamente chiamato trilottaggio, che vedeva la mia posizione originaria sicuramente ben lontana dal quadro politico che si stava delineando.
Allora nessuno parlò di tradimento, di voltagabbana e di compravendita di voti; si parlò molto, invece, di grande responsabilità nei confronti della nostra terra che ancora in quel periodo era caduta in una profondissima crisi.
E' con la stessa responsabilità che oggi mi sento, e ci sentiamo, di andare avanti. Identica, precisa. E abbiamo capito molto bene lo stato d'animo dell'amico Tore Amadu, l'abbiamo capito e l'abbiamo condiviso. Nella mia vita, cari amici, non avevo mai avuto tanta attenzione da parte di un giornale, e mi piace ricordare quanto spazio allora mi dedicarono, era la Nuova Sardegna, che addirittura in quell'occasione, perché appoggiavamo Rifondazione Comunista, mi dedicò la prima pagina con tanto di fotografia. Da quello che è emerso, invece, in questi giorni ho paura che la stessa stampa abbia dimostrato, sia con i suoi giornalisti, sia con il suo direttore, di non essere né indipendente né libera. Ma la verità e il buon senso dei suoi attori restituirà alla politica il ruolo nobile che merita anche senza giornali compiacenti.
Cari amici, in quest'Aula ci sono ottanta colleghi, tra donne e uomini, che con grande dignità ed altrettanta difficoltà stanno facendo il possibile per ridare un governo alla Sardegna. L'autonomia di tutti noi dovrà ripartire da qui, in un momento come questo, mai visto prima, ma dovrà ripartire dagli uomini. E quando un uomo ha il coraggio di esporsi al giudizio pesantissimo del voto e dell'opinione pubblica è prima di tutto un vero uomo. Un uomo libero, molto più di quanto non lo siano quelli che dietro, vedi i muretti a secco, si avvalgono di penne più o meno illustri, illusi come sono di macchiare con un po' di inchiostro il nome di alcuni di noi. Come ben sapete in questi ultimi mesi abbiamo subito attenzioni giornalistiche che hanno sfiorato il condizionamento e la coercizione, volutamente lontane dalla verità, ma ben orchestrate. Ma dobbiamo riconoscere, con la stessa serenità, che la stragrande maggioranza dei mass media ha garantito a queste ultime vicende la totale trasparenza ed obiettività.
Signor Presidente, domani è il 2000 e se la nostra politica non rientra nell'alveo del rispetto, dell'etica, del buon senso, non ci sarà politica. Caro onorevole Emanuele Sanna, il suo intervento non mi è sembrato né dai toni riconcilianti e né da vero leader, come lei avrebbe tentato di farci capire; non capiamo infatti come si pretenda di ridare dignità a quest'Aula rivolgendosi ad alcuni colleghi parlando dei soliti trenta denari. Le possiamo dire, onorevole Sanna, che i trenta denari di cui lei parla sono ben lontani dal vero valore che noi abbiamo dato a questa nostra scelta, scelta che non ha prezzo, e non ha prezzo perché è riuscita a risolvere quello che la sua politica e le sue grandi strategie con i suoi fraudolenti suggeritori non sono riusciti a dare alla Sardegna.
E quanto al denaro, onorevole Emanuele Sanna, noi sappiamo bene che lei se ne intende molto, ma per gli stessi denari non è stato certamente lei a piangere, e invece di continuare a fare maldestramente il poliziotto dentro e fuori quest'Aula, si occupi del suo partito che, grazie a lei, sta andando a pezzi. Tutto questo in barba a uomini e donne che militano degnamente all'interno dei D.S. facendo del lavoro, della correttezza e della serietà le uniche vere armi del confronto politico. E a loro, noi, con massima sincerità, tendiamo la mano, e tutto questo è suffragato dalle recenti dichiarazioni del suo leader, Walter Veltroni, che a piena pagina ha dichiarato cose che lei ben conosce. Ma pochi, pochissimi, dentro quest'Aula, signor Presidente, si sono immedesimati nel vero travaglio che alcuni di noi hanno vissuto e vivono, ricoprendo, come ricopriamo, un ruolo centrale fra i partiti e le coalizioni, leggendo erroneamente questa nostra centralità come una grande occasione per saltare da una parte e dall'altra come se niente fosse. Ma noi non ci siamo mossi da nessuna parte, noi nel centro eravamo e nel centro siamo rimasti, noi non siamo confluiti nel Polo, ma con il Polo stiamo tentando di dare l'unico governo possibile alla Sardegna. Anche se pochi, pochissimi, si sono posti il problema, profondo, di come due Popolari - io chiaramente mi chiamo fuori perché non sono degno secondo alcuni di voi - dopo aver militato per più di vent'anni in un partito dando molto della loro vita per lo stesso, invece che impazziti forse forse non fossero i veri interpreti di una nuova politica, diversa e richiesta a gran voce da tantissimi amici Popolari. E su questo ci confronteremo nelle piazze ed anche presto; e se nelle piazze foste andati prima e fosse andato soprattutto l'amico Gian Mario Selis, oggi il centrosinistra non si troverebbe nelle condizioni in cui si trova; se fosse andato quando doveva andare. Siamo andati noi nelle piazze! Siamo stati additati, invece, come traditori, dissidenti, assetati di potere, artefici di macchinazioni inesistenti ed allucinanti. Non è così, caro Renato! Noi conosciamo la verità e la verità vera è che abbiamo fatto il possibile e l'impossibile. Caro Peppino, tu dici cosa ha fatto Silvestro perché tutto questo non avvenisse. Silvestro, con noi tre, dall'inizio della legislatura aveva detto: "Guardate che 37 non sono 41 o 42. Guardate che bisogna iniziare a ragionare in termini di allargamento di maggioranza". Tutto questo è stato chiamato dissidenza, tutto questo è stato chiamato tradimento! Ecco perché oggi ci troviamo in queste condizioni. Se noi avessimo fatto da allora ragionamenti politici per coinvolgere la gente nel tempo, per il tempo, nelle cose, nei programmi, e non chiedergli se passi da un giorno all'altro così, oggi il centrosinistra non sarebbe in queste condizioni.
COGODI (R.C.). E i franchi tiratori?
FOIS (P.P.S.). Franchi tiratori non ce ne sono più. Siete tutti da quella parte, abbiamo capito dove sono. Va bene, ma questo, comunque, non potevamo permetterlo, ed è qui, signor Presidente, che nasce il Partito Popolare, e nasce leale, nasce palese, nell'aria già da tempo perché già da tempo era in piedi un confronto politico, tramite il quale noi, a più voci e a più riprese, cercavamo di far capire che era ora di rivedere qualcosa. Non nasce, come alcuni dicono, da un giorno all'altro. Non nasce all'improvviso, nasce invece dal confronto nella politica e per la politica. E rientra comunque ancora in una grande speranza la possibilità, entro non molto, di rivedere un Partito Popolare Italiano, che per ora non ha condiviso la nostra scelta, confrontarsi con noi, per capire meglio e trovare le condizioni ideali per continuare la strada insieme. Ma bisogna che trovino anche loro, se sarà necessario noi lo faremo per primi, la forza di rimettersi in discussione. Ma ora più che mai crediamo nel Partito Popolare Sardo, artefice come lo immaginiamo e lo vogliamo di un cambiamento che dovrà partire dalla valorizzazione degli enti locali e riconoscere le peculiarità della nostra terra per arrivare a una politica europea che oggi riconosciamo passare per il Partito Popolare Europeo e non per un Ulivo che, secondo noi, è ancora nano e dovrà sforzarsi non poco per far capire meglio il ruolo che intende riservare ai partiti moderati e a noi cattolici. Ed è in questo contesto che vedo incunearsi - mi dispiace che non ci sia l'amico Giacomo Sanna - il ruolo e il peso del Partito Sardo d'Azione, che deve credere in un vero cambiamento di rotta e tentare di riscoprire con noi quella vera autonomia che l'ha sempre caratterizzato e distinto. Lo spazio che noi gli riserviamo è tanto ed è importante, spazio che solo loro possono occupare grazie alla loro storia che nessuno di noi, nei diversi ruoli, potrà mai sostituire. Ho sentito e letto a più riprese che questa è una Giunta di basso profilo; l'altezza del profilo, signor Presidente, badi bene, la danno sicuramente i risultati. E i risultati prescindono dal nome e dal cognome dell'Assessore e della sua provenienza politica. Il profilo di ognuno verrà misurato in base a quanto di buono riuscirà a fare per la nostra gente.
Ma c'è un passaggio a cui tengo molto e che voglio sottolineare, ed è un passaggio che riguarda il passato, e secondo me del passato non c'è nulla da buttare. Anzi, c'è tanto da salvare, perché anche nella scorsa legislatura tanto è stato fatto ed è stato fatto molto di più di quanto noi non avessimo trovato ed ereditato.
Ebbene io vi voglio dire che cosa ho fatto con la sinistra, per la sinistra e nella sinistra. Non dimentico le lotte che con alcuni colleghi abbiamo sostenuto per non essere stritolati da sistemi che, di volta in volta, condannavano la Sardegna; lotte che hanno portato risultati storici nei rapporti istituzionali, nei trasporti, nella portualità, nella telematica, con risorse immediatamente spendibili per quelli che verranno dopo di noi e che potranno tradursi in infrastrutture e servizi per la collettività. Il lavoro fatto in Aula e nelle commissioni per l'istituzione delle nuove province, che i territori attendono ormai da decenni e per i quali oggi io mi sento di prendere un impegno definitivo per chiuderne l'iter procedurale. Tutto questo, cari amici della sinistra, lo conserverò come patrimonio indelebile che rimarrà nella mia anima e nella mia mente. Ed infatti, caro Mauro, è proprio per questo che mi è piaciuta molto l'idea del tuo ponte passerella. Per passare oltre il guado, per guardare oltre. Ma un pezzo di quel ponte - lo dobbiamo riconoscere, ce l'ha consegnato la storia, di chi ci ha preceduto e di chi è passato prima di noi - anche se solo un pezzo, un altro pezzo l'abbiamo fatto noi ed altri pezzi li faranno i nostri figli e i figli dei nostri figli. La storia si migliora così, un pochino per volta, con il tempo e con le generazioni. Ognuno infatti ha il dovere di ricoprire incarichi con la vera consapevolezza di far andare avanti il ponte passerella, a prescindere dalle coalizioni e dal partito se la stessa coalizione e il partito di appartenenza non riescono a garantire quello che tutti si aspettano: la governabilità.
Signor Presidente, dicevo prima che domani è il 2000; il mondo guarda al futuro con rinnovata fiducia, mentre noi sardi stavamo rischiando di non avere ancora una Giunta capace di garantire nemmeno l'ordinaria amministrazione. Il Partito Popolare Sardo si è posto esattamente in quest'ottica, per far capire che il mondo corre ed investe in un progresso ormai intangibile, ma che ha visto molti paesi della comunità europea superarci, pur avendo solo pochi anni fa ritardi che sembravano incolmabili. Paesi che sono riusciti a dare una spallata seria a vecchi sistemi che sembravano esistere solo per rallentare e frenare, investendo invece su nuovi linguaggi capaci di far nascere le imprese, ma di crearne le condizioni ideali perché le stesse rimanessero in vita. Una nuova fiducia, che è riuscita a debellare quasi totalmente gli sprechi dell'amministrazione pubblica, facendo del costo del denaro i veri perni del rilancio economico ed occupazionale, puntando moltissimo sul project financing quale importantissimo nuovo mezzo economico, riconosciuto oramai da tutti i paesi più moderni.
Signor Presidente, ho condiviso molte cose delle sue brevi ma significative dichiarazioni programmatiche, ma mi lascia po' perplesso un passaggio, e cioè l'atteggiamento ancora troppo remissivo nei confronti del sistema bancario e del credito in genere. Siamo stanchi di cambiare ogni pochi anni gli uomini dei consigli di amministrazione delle banche, capaci solo di fare una politica fantasma del credito, come al solito ultragarantista, basata cioè sulle solite garanzie senza mai preoccuparsi del vero valore delle aziende. Ma lei sa, signor Presidente, che ci sono state centinaia di aziende che hanno chiuso per crediti (ha capito bene, non debiti!). Aziende che hanno dovuto anticipare centinaia di milioni di imposta di valore aggiunto, aziende che hanno dovuto anticipare miliardi per investimenti fatti con leggi regionali e non, basandosi su fondi mai visti. Ora basta, è ora di dire basta! Ce lo chiedono con forza i vertici che rappresentano, a vari livelli, le confederazioni artigiane, industriali e turistiche. Se non cambieremo rotta, cari colleghi, fare impresa in Sardegna sarà proprio un'impresa, ma un'impresa per pochi. Ma ci si può fidare, secondo voi, di un Banco di Sardegna che ha chiuso le porte ad un'iniziativa come Tiscali, che in un solo giorno ha fatto tremare le Borse di tutto il mondo ed è stata valutata dai mercati internazionali quanto il valore stesso del Banco accumulato in tutti questi anni di attività. Cioè 1400 miliardi in un giorno! Ma come valutano le aziende e chi le valuta? Nel futuro concentriamoci più sul valore delle aziende, sull'iter, sulla tempistica, sulle pratiche. Ma non si possono più delegare istituti di credito che non rispondano a questi requisiti. Si tratta della vita di migliaia di aziende e di centinaia di miliardi di investimento. Anche io, signor Presidente, non le nascondo che avrei avuto piacere che nella sua Giunta ci fosse almeno una presenza femminile, anzi mi sarebbe piaciuta una Giunta con più donne. Sono certo che avrebbero contribuito moltissimo, con la loro serenità e saggezza, per dare concretezza alle cose che solo loro, come madri, come donne e compagne, sanno dare; cosa che a noi ultimamente, sempre più spesso, manca. Ma non si illudano gli amici colleghi in Giunta, di avere più capacità di loro, lo dovranno dimostrare sul campo. Le donne, dicevo, come noi uomini dimostrano da sempre di riuscire bene o male, nessuna differenza. Ma per quanto mi riguarda non hanno sicuramente bisogno di entrare in una Giunta per essere considerate importantissime e determinanti nella vita, come io le considero. In cuor mio, signor Presidente, mi auguro che questo Consiglio riesca a ridarsi una nuova etica, uno slancio, un vero slancio che garantisca nel confronto la capacità di sostenere posizioni più diverse, ma nell'alveo della buona educazione e del rispetto, restituendo a quest'Aula la sovranità che merita.
Mi sento di riconoscere per onestà, e lo faccio con forza e convinzione, che nella passata e in questa legislatura moltissimi colleghi dell'opposizione, illuminati da grande saggezza, ci hanno dato esempi di disponibilità assoluta per la risoluzione di grandissimi problemi.
Credo e spero che sia indispensabile che tutto ciò continui ad avvenire anche nel futuro. Non serve, credo, sempre e comunque, come qualcuno spera, la contrapposizione becera e sterile o l'odio personale, che quasi mai riescono a dare qualcosa in più di quanto non diano opposizioni sì diverse ma civili e costruttive. Caro Presidente, per noi ottanta credo sia arrivato il momento di metterci al lavoro, per recuperare il tempo perso ed avviare finalmente questa travagliata legislatura. Questo è quello che i sardi ci chiedono.
Signor Presidente, noi ci saremo, noi del Partito Popolare Sardo saremo critici ed attenti, ma ci saremo. Tanti auguri a lei e alla sua Giunta.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugini. Ne ha facoltà.
CUGINI (D.S.-F.D.). Ringrazio il Presidente Carloni per avermi dato la parola. Fosse stato Serrenti alla Presidenza non l'avrei ringraziato.
Onorevole Floris, io cercherò di fare un intervento pacato, perché è bene richiamare, in particolare in questa fase, nella fase conclusiva del dibattito, il fatto che con molti compagni, amici, militanti di diverse forze politiche di questo Consiglio, ma in particolare con molti colleghi del Polo, negli ultimi cinque anni abbiamo avuto occasione di confrontare le nostre idee, di convergere e divergere su molti fatti della politica e sui provvedimenti che questa Assemblea era chiamata ad assumere. Ci siamo confrontati, ci siamo scontrati e moltissime volte anche accordati, questo è avvenuto durante il dibattito in Aula, è avvenuto principalmente nelle commissioni, è avvenuto nell'assunzione delle determinazioni di questo Consiglio, quelle più utili e generali per la Sardegna. Mai mi è capitato di pensare a voi, colleghi del Polo, come nemici, perché ho sempre visto nella vostra iniziativa, negli interessi, le aspirazioni della gente che vi ha dato il consenso. Ho visto la politica, la funzione, l'aspirazione alla conquista del governo. Io vi considero così. Questa, lo so, lo comprendo, è per voi l'occasione per coronare il vostro disegno, quello che avete manifestato in tante occasioni nella vecchia legislatura, e se otterrete la fiducia, come è possibile, è un po' nelle cose, sarete chiamati a governare. E troverete in noi, l'hanno già fatto ieri molti colleghi, concludendo i nostri interventi lo farà il Presidente Selis, troverete in noi degli avversari seri, leali, coerenti con il mandato elettorale, questa è la nostra collocazione. Ci potremo nuovamente scontrare e potremo nuovamente convergere, e lo faremo completamente e coerentemente con il mandato elettorale. E quando si dovessero trovare punti di incontro sarà chiaro che rappresentiamo interessi diretti del popolo sardo. Non saranno i nostri personali interessi, nessuno ce lo potrà dire, e nessuno ci potrà dire: lavorano per sé stessi, hanno una doppia morale, dicono una cosa e ne fanno un'altra, ci hanno chiesto il voto per il centrosinistra e si sono accordati con la destra per fare i propri comodi interessi. No, questo non lo potranno dire, noi non lo potremo dire a voi e nessuno lo potrà dire a quella parte intelligente ed attiva che nel Consiglio si richiama al consenso elettorale ottenuto. Però lo diranno sempre, è nelle cose, lo diranno sempre e, aggiungo, lo diranno sempre e giustamente per chi ha tradito gli elettori, è nelle cose questo, lo diranno per chi ha tradito il partito d'appartenenza, per chi ha tradito l'alleanza, per chi ha tradito la coalizione.
E chi ha fatto queste cose deve sapere che il giudizio del popolo sardo è questo; poi noi possiamo giustificare le nostre azioni. Queste persone, per la gente comune, per chi segue la politica, saranno inaffidabili, saranno considerate voltagabbana, uomini senza scrupoli, politici del libero mercato, collega Fois, che si sono messi nelle piazze, non che sono andati nelle piazze. E questo giudizio sarà ancora più severo perché verranno considerati senza patria e senza morale. Per criticare, cari colleghi consiglieri, e parlar male di noi, non solo di quelli che hanno tradito, per criticare la politica, per criticare i partiti, per criticare il Consiglio regionale, citeranno sempre tre uomini, e lo faranno non per offendere loro, lo faranno per offenderci tutti. Questo voi non l'avete messo in conto. Offenderanno noi anche quando diranno la verità su di voi.
Caro Fois, io non dirò mai il contenuto dei nostri confronti, né la parte politica né la parte personale. Se vuoi confessare confessa tu, appellati tu alla tua coscienza, io non dirò quello che so. So che sarà più difficile per noi il compito di rappresentare e di essere rappresentanti del popolo sardo, perché in questo inizio di legislatura sono avvenuti fatti in parte non previsti e, aggiungo, in parte sconvolgenti l'ordine scritto dei comportamenti positivi di chi ci ha preceduto in questa funzione. La governabilità richiamata anche adesso perde di credibilità, quando il voto viene concesso solo perché uno diventa assessore. Io avrei capito: la governabilità dice che occorre fare uno sforzo di fantasia, voto ma non chiedo incarichi. Non siamo in presenza di questi fatti, la politica con questo comportamento c'entra poco, c'entra poco la idealità, c'entra poco la difesa di parte che si intende fare e, soprattutto, cari colleghi, lo dobbiamo dire pacatamente per tutti noi, c'entra poco con la nostra esperienza politica presente, passata e soprattutto futura, l'imboscata dell'onorevole Serrenti, attuata attraverso un voto, un voto non per costruire, ma un voto per impedire e distruggere. Impedire l'avvio della legislatura, l'inizio dell'attività del Consiglio, questo è stato l'obiettivo. Non c'è nessun fatto politico che possa giustificare quell'inqualificabile, io aggiungo ignobile comportamento. Nessuno riuscirà a spiegare quel gesto, perché la spiegazione è sepolta nella zona grigia della politica ed è sepolta nella zona grigia degli ultimi fatti che sono avvenuti in Sardegna, e nasconde un interesse oscuro, un interesse, lo dobbiamo capire, cari colleghi, inconfessabile alle persone politicamente e moralmente oneste.
Se si potesse dire - io lo so, per molti di voi è così e lo è per me - che il fatto non è mai avvenuto, saremmo tutti più apprezzati dalla gente. Per me, lo dico per me e so che è così per molti altri, per me Serrenti non esiste, non c'è, e se c'è non presiede questo Consiglio, è un'entità rimossa, rimossa nella funzione, rimossa per l'atto inqualificabile che ha commesso. Poi, dopo il voto, ha scritto anche al presidente Ciampi creando una situazione ridicola per l'autonomia, per l'istituzione e per la Sardegna. Lo ha fatto per colpire noi, colleghi? L'ha fatto colpendo tutto il Consiglio, l'ha fatto perché non ha morale. Ha annunciato che si sarebbe dimesso, io vi dico come io vivo questo annuncio, lo vivo come dimissioni già avvenute. Io le dimissioni di Serrenti le ho accolte e questo mi permette di poter svolgere il mio intervento in Aula, perché per me Serrenti si è dimesso, non è più presidente.
Presidente Floris, lei dice: è iniziata la distensione nel rapporto tra le forze politiche, leggo il suo invito come volontà e decisione, decisione per il superamento di questa fase. Se è così, onorevole Floris, siamo al dopo Serrenti. Quella parte delle sue dichiarazioni programmatiche, se è così, io le approvo e su questo chiedo, presidente Floris, che lei chiarisca se si riferiva a questa parte della discussione, perché è importante per i rapporti tra le forze politiche, è importante per il rapporto con lei, è importante per la vita del Consiglio, ma se lei non dovesse confermare, è lei che si assume la responsabilità per il non governo del Consiglio. Mi permetta però di dissentire della sua analisi, analisi che lei fa dell'economia della Regione, della funzione dell'impresa, del ruolo degli enti locali e delle risposte globali che dobbiamo dare alla Sardegna. La sua impostazione - mi permetta - è datata, è figlia di una cultura che non c'è più in Italia, in Europa e nel mondo, è figlia del tempo dell'assalto alle risorse pubbliche. Diceva ieri un collega del Polo che ho apprezzato per l'intervento: è finita la prima Repubblica, e io sono d'accordo, però lei propone la peggiore Regione. La globalizzazione dei sistemi produttivi e dei consumi materiali e culturali ci assegnano un ruolo primario nelle risposte da dare ai disoccupati, alle ragazze e ai ragazzi sardi in cerca di lavoro. Altre di queste risposte hanno una fonte in Europa e la Regione ha ottenuto pareri positivi nei giorni passati sulle leggi che questo Consiglio ha licenziato. Lei non le richiama, non ne richiama una. Le risorse che verranno assegnate alla Sardegna, Presidente Floris, con la permanenza nell'Obiettivo 1, sono apprezzabili, ed assieme a quelle programmate con il piano del lavoro che ha ottenuto il parere favorevole e l'intesa con lo Stato, sono una provvista finanziaria di prim'ordine, frutto di una attività politica del centrosinistra e aggiungo - lo dico per chi assumerà funzioni di governo - frutto del lavoro svolto dal Consiglio regionale, e potrà incidere positivamente nel rapporto con il sistema produttivo regionale.
C'è molta attesa da parte del sistema delle imprese e del mondo del lavoro, si possono dare risposte importanti sul fronte dello sviluppo in diversi settori. Le risorse sono una dotazione che non va sprecata in politica assistenziale, forse non era nelle sue intenzioni, però proporre di trasportare i turisti che vengono in Sardegna a spese della collettività e del bilancio della Regione è un'operazione economica priva di senso e neanche richiesta dal settore. Il sistema economico del tempo libero non richiede queste risposte, è scritto nei nuovi documenti, Presidente Floris, richiamiamo quei documenti. C'è un richiamo attento all'uso delle risorse e al sostegno all'impresa, il bonus per l'ingresso in Sardegna è stato superato nei primi anni settanta, lei guarda ad un futuro che ci riporta indietro, è stato superato allora e l'alta presenza turistica, purtroppo questo è il tema, concentrato in un periodo ancora breve della stagione, conferma che non è questa la risposta e l'attesa degli operatori. L'impostazione progettuale delle sue dichiarazioni guarda al passato e non è sufficiente, mi creda, non è sufficiente per me, per la mia posizione politica, penso che non sia sufficiente neanche per lei il solo richiamo alla funzione della telematica per riempire di contenuti progressivi un documento come lei ha richiamato, non è sufficiente, serve per nascondere quella parte grigia dell'insieme della proposta che lei ci fa. In Europa, nel mondo, e nella parte del mondo più progredito si è impostato lo sviluppo dei territori attraverso l'intreccio, la valorizzazione delle risorse locali, l'intervento pubblico attraverso l'istituzione locale e la partecipazione privata con le proprie idee e con le proprie risorse. Negli ultimi anni, la programmazione regionale ha definito un progetto globale attraverso l'incontro virtuoso dei saperi, delle risorse e dell'impresa, e assieme alle autonomie locali hanno costruito risposte positive. Lei, su questa parte, nelle sue dichiarazioni programmatiche, non si esprime, non dice una parola. Su questa moderna programmazione apprezzata e sostenuta dal sistema produttivo e dagli enti locali lei non si esprime. E questa democrazia economica, partecipazione dal basso, intervento diretto delle intelligenze sarde, questa idea che si esprime attraverso i Piani integrati d'area, attraverso l'uso delle risorse pubbliche a sostegno del sistema produttivo, questa idea lei deve valutarla e ci deve dire nella replica se la condivide o meno, se è contrario a quella impostazione. Ho fatto solo due esempi delle sue dichiarazioni per dire che il termine "Giunta di programma" è un titolo improprio che può essere ancora corretto e per adesso può essere chiamata Giunta di programma da scrivere ed aggiungo "fuori dal Consiglio regionale". Di questo si tratta, ed è questa l'ultima esperienza che ci avete proposto come Polo, già con le dichiarazioni di Pili siamo fermi alle copiature per coprire la pochezza della strategia nella costruzione della nuova Regione. La Sardegna ha bisogno di altro, purtroppo la realtà, quella di oggi, il confronto tra le forze politiche di oggi impedisce l'avvio di un vero confronto programmatico che parta da noi, dalla nostra soggettività, dalla soggettività di un popolo distinto che nel tempo, nell'animo e nella testa dei sardi si è fatto stato, e si propone con una propria identità culturale per farla diventare politica ed assieme progetto, non è questa purtroppo oggi la discussione tra le forze politiche. La formula proposta, quella della sua Giunta, non si offenda, non voglio offendere nessuno, ha già trattato l'argomento il collega Fadda e ho visto che ci sono delle reazioni che considero improprie, quando diciamo "la Giunta dei non eletti" diciamo la verità, ma non solo perché diversi consiglieri, diversi assessori si sono canditati a consiglieri e non hanno ottenuto il consenso, non solo per questo, è la Giunta dei non eletti perché diversi assessori hanno ottenuto meno di mille voti. Non c'è il consenso, se ci fosse l'amico Corda con quelle teorie del consenso ci avrebbe senz'altro intrattenuto meglio di quanto posso fare io; io questa la leggo e la vivo come la Giunta dei non eletti e della governabilità, caro Floris, sotto ricatto. Lei deve fare sforzi significativi per dimostrare che non è così, questa non è una Giunta che può ottenere il consenso da parte di chi guarda la politica con libertà. Mi hanno comunicato, può darsi che sia un dato errato io lo riferisco così come mi è stato detto, che ad ascoltare le dichiarazioni programmatiche di Pili e Selis attraverso Videolina c'erano 150 mila sardi circa, e invece mi hanno detto che quando lei ha letto le sue dichiarazioni 100 mila hanno spento la televisione. Questo è l'indice di gradimento del suo programma, siamo già ad un primo giudizio popolare.
PRESIDENTE. Onorevole Cugini, è iniziato a correre il tempo supplementare.
CUGINI (D.S.-F.D.). Mi scusi, io sono sempre disponibile a restituirlo al prossimo intervento. Mi faccia concludere. Per concludere il passaggio, occorre ripartire da qui, da questo dato per riannodare le idee migliori di questo Consiglio regionale, chiedo al collega Selis di trattare la parte che io non potrò trattare perché mi sono diffuso troppo sull'altra parte. Salto le pagine, ma volevo solo citare due pagine per dire che ho letto le sue dichiarazioni programmatiche.
A pagine 27 lei dice: "è morto un sistema: quello per la Cassa per il Mezzogiorno e quello dello sviluppo per Poli". Questa considerazione è in parte giusta, e chiudo su questo concetto. Più avanti, a pagine 29, dice: "Senza il fatturato delle due aziende chimiche e petrolifere saremmo tra gli ultimi in Europa". Poi il primo che ha preso la parola in Aula per parlare bene delle sue dichiarazioni programmatiche, secondo me non le aveva lette, ha proposto di chiudere le imprese petrolchimiche e di licenziare tutti quei lavatori che sono nei poli; questo ha proposto.
L'ultimo aspetto - e finisco - c'è la parte riferita alla forestazione. Lei ha proposto un'idea diversa da quella di Pili, chiaramente, perché era riferita alle terre marginali delle autostrade, però lei ha proposto la privatizzazione della forestazione. Le chiedo, Floris, ne ha parlato con l'onorevole Onida? Sennò prendo atto, perché l'onorevole Onida è stato sostenitore di una legge per l'ente unico in forestazione che ha licenziato questo Consiglio a fine mandato; lei non ne ha parlato, Onida non le ha lette e quindi le hanno fatto dire una cosa sbagliata. Aggiungo: non le ha lette neanche nessuno dei colleghi di Forza Italia che hanno preso la parola, perché su quel tema quando Forza Italia proponeva di trattarlo in Aula, è stata avanzata l'indicazione e la proposta di legge per assumere tutti i forestali alle dipendenze della Regione. Siccome noi ci siamo opposti a quella indicazione, alcuni colleghi di Forza Italia hanno chiesto la votazione per appello nominale per indicarci a quei lavoratori forestali come la parte che non li voleva regionalizzare, e l'hanno distribuito in campagna elettorale. Onorevole Floris, lei anche a questo ci deve rispondere. La continuità che è stata richiamata da diversi colleghi: Manunza non è in Consiglio regionale, si critica Palomba che viene rappresentato da Manunza, da Ladu che era quasi sempre Presidente di Commissione, da Onida che è ancora Assessore facente funzioni, da Fois che assume impropriamente il ruolo di Capogruppo, poi discuteremo anche su questo, e da Luridiana che è assessore uscente della Giunta Soddu a Sassari. Quindi c'è la continuità non solo a livello regionale ma a livello territoriale.
Chiudo con una risposta a Cossa: c'è una continuità, Cossa, che si manifesta anche negli enti. Quando Fantola è uscito dal centro sinistra tutti i nominati degli enti da Fantola e dalla sua forza politica sono rimasti al loro posto.
FANTOLA (Patto Segni-Rif. Sardi). Sono rimasti con loro.
CUGINI (D.S.-F.D.). Massimo, c'è un mio amico là sopra, io non faccio il nome, era con te e mi dispiace che sia venuto qui per ottenere di nuovo di rimanere in quell'ente.
FANTOLA (Patto Segni-Rif. Sardi). Tu stai dicendo menzogne; gli assessori e i presidenti sono rimasti tutti con voi.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Pili. Ne ha facoltà.
PILI (F.I.-Sardegna). Signor Presidente, colleghe e colleghi del Consiglio, sono trascorsi ormai cinque mesi dal voto di giugno e la Sardegna non ha ancora oggi un Governo capace di affrontare le emergenze, emergenza che si sommano alla strutturale debolezza nella nostra Isola. Ai ritardi di oggi si sommano quelli di ieri, ritardi anche allora legati alle faide interne ai partiti, ai personalismi, alla ricerca spasmodica di potere aggiuntivo. In quest'Aula si registra un clima surreale di chi il potere l'ha perso e di chi il potere lo sta conquistando. Bisogna, tutti, colleghi del Consiglio, maggioranza ed opposizione, rendersi invece conto che il governo dell'Isola non è l'esercizio del potere fine a se stesso di quello o di quell'altro gruppo. Il potere è quello che ci hanno assegnato gli elettori, il potere di decidere le sorti della nostra Isola, rappresentando al meglio le aspettative del nostro popolo. E` uno sforzo comune quello che dobbiamo fare nel rispetto dei ruoli e delle posizioni, ben sapendo che ogni caduta di stile, ogni scontro fuori dalla normale dialettica diventa lo strumento per approfondire un fossato sempre più grande tra noi, tra le istituzioni e i cittadini. Quest'Aula deve avere la forza, la forza che gli elettori gli hanno assegnato, la forza del pensiero, la forza della realizzazione, la forza della gestione della nostra autonomia. Possiamo farcela se ogni nostro comportamento sarà finalizzato a quell'obiettivo nell'interesse supremo dei sardi e della nostra terra. E' proprio traguardando(?) quell'interesse supremo che oggi ci accingiamo a varare il primo Governo di questa legislatura, un Governo di emergenza si è detto, un Governo di necessità, ma anche un Governo con un compito autorevole: quello di superare una fase delicata delle nostre istituzioni. E` il Governo possibile, l'unico Governo possibile come ha dimostrato questo scorcio di legislatura. E' il senso della responsabilità a guardare questa scelta, una scelta non ideale ma necessaria. La Sardegna non può perdere più nemmeno un giorno. Ci sono adempimenti amministrativi che riguardano il prossimo decennio e sono già troppe le battute che la Sardegna ha perso. E questo senso di responsabilità è ancora più rilevante perché ad assumerlo è la coalizione che ha vinto, l'unica coalizione che ha vinto. I referendum di domenica scorsa hanno ribadito il loro significato più autentico, che si può continuare a dileggiare o ignorare, ma che non cambia: i sardi vogliono esprimere un Governo certo, non affidato alla contrattazione delle rendite di posizione ma deciso solo dal loro voto, così anche come per il Presidente della Regione. E se questa è la lettura intellettualmente onesta è conseguente l'equazione con il voto del 13 e del 27 giugno. E' inutile ricordare quei risultati. Il polo della Sardegna ha vinto sia il primo che il secondo turno e il candidato alla Presidenza ha più che doppiato quello dell'altra coalizione; il centro sinistra ha più consiglieri del polo per la Sardegna, è vero, ma questo dato è frutto soltanto delle alchimie di una legge bizantina che i sardi hanno detto a gran voce di non volere e di non accettare più. Ma proprio chi ha vinto, consentitemelo, il Polo dei sardi, ha oggi il dovere davanti alla Sardegna e davanti ai sardi di fare un passo indietro, ha il dovere di fare un sacrificio per assumere responsabilmente la decisione di far nascere questa Giunta. E' il Governo possibile, è il Governo della responsabilità. Da parte nostra non vi è e non vi sarà nessun tradimento del voto e non stiamo assolutamente abdicando; stiamo invece, con grande senso di responsabilità, facendo nascere un Governo che ha il preciso compito di avviare la legislatura sia sul piano esecutivo che sul piano legislativo. Non mi pare che abbia molto senso discutere ora della durata di questa fase di avvio della legislatura, nessuno può dire che la Giunta ha le ore contate, anche se tutti sappiamo che essa nasce per estrema necessità e per una temporanea convergenza programmatica tra il Polo dei sardi, l'u.d.r., i Popolari Sardi, il Nuovo Movimento e un consigliere del P.S. d.Az.. A compimento di questa fase di avvio vedremo, come ha detto lo stesso presidente Floris, se la convergenza programmatica può diventare politica per dare vita a una nuova esperienza di ampio respiro capace - leggo dalle dichiarazioni del Presidente Floris - di riportare al centro dell'autonomia la volontà popolare. Siamo dunque davanti a una Giunta necessitata, programmatica e come tale con delle scadenze precise, il bilancio prima di tutto, i fondi strutturali europei e la legge elettorale; tre temi di rilevante significato per il futuro della legislatura, ma non solo.
Il bilancio prima di tutto. Abbiamo pochissimo tempo rispetto a quello già tanto perso negli anni passati, ma quel poco che abbiamo dobbiamo utilizzarlo su tre fondamentali direttrici: la qualità della spesa, il riordino e la sinergia delle risorse, la moltiplicazione delle stesse con l'utilizzo di capitali privati, e poi i fondi europei. Non basta prendere solo, bisogna saper bene indirizzare quelle risorse puntando al vero obiettivo, quello di ridurre il gap infrastrutturale. Per fare questo diventa indispensabile attivare un vero e proprio parco progetti da realizzare, questo sì, con risorse private tale da non far perdere nemmeno una lira e nemmeno un giorno nella loro gestione.
E infine la legge elettorale è nelle mani del Consiglio regionale, ma la responsabilità prima è della maggioranza. Una legge, quella elettorale, che diventa perno stesso del programma di governo, rappresentando in pieno l'aspirazione legittima dei sardi alla stabilità e al rispetto delle proprie indicazioni di voto, sia sul programma che sugli uomini. Un punto del programma della maggioranza ben definito con capisaldi inviolabili, a partire dal voto del 13 e del 27 giugno. La natura bipolare di quel voto è innegabile, tanto per l'indicazione del Presidente quanto per l'elezione del Consiglio, non a caso le due coalizioni hanno conquistato complessivamente il 90 per cento dei seggi, mentre il restante 10 si è ripartito su tre diverse formazioni intermedie, che peraltro si sono più volte divise al loro interno. Questo dato ha trovato significativa conferma nei referendum. Se i sardi erano presidenzialisti e maggioritari alle elezioni di giugno oggi lo sono ancora più. Non nascondiamoci peraltro che nel voto referendario vi è la ferma protesta di tanti cittadini, di tanti sardi che si sono sentiti raggirati dalla manipolazione politica del voto di giugno. Da diverse parti si è cercato di sminuire, di sottovalutare e perfino ignorare l'esito del referendum. A chi lo fa in buona fede vorrei dire che pur volendolo considerare un gigantesco sondaggio di opinione esso esprime una massiccia, imperiosa determinazione popolare a favore del sistema maggioritario e dell'elezione del Presidente. A chi, invece, in buona fede non è dico che non si può negare la realtà dei fatti, non si può sfidare il buon senso comune senza correre il rischio di approfondire l'incomprensione tra elettori ed eletti, tra cittadini e istituzioni. No, colleghi e colleghe di questo Consiglio, questa classe dirigente non si salverà, non ci salveremo se continueremo a disattendere e perfino a sprezzare la volontà manifestata dai nostri concittadini, dai nostri elettori. Non solo: noi ci macchieremo di una colpa forse storica, strascinando nella condanna popolare anche le nostre istituzioni autonomistiche perciò, mentre la Giunta si accinge a svolgere il suo compito, il Consiglio regionale tutto, nessuno escluso, deve assumersi le specifiche responsabilità morali e politiche che il popolo sardo gli ha assegnato con il voto di giugno e, in particolare, con quello referendario.
Tra pochi mesi si concluderà in Parlamento l'iter della riforma costituzionale degli statuti speciali e in questo caso anche di quello della Sardegna; subito dopo questo Consiglio dovrà dare contenuto legislativo a quella riforma, aprendo così una fase politica nuova che possiamo ben definire costituente.
Penso innanzitutto alle riforme istituzionali per le quali sono necessarie intese ampie e decisioni largamente condivise.
E penso anche ai grandi temi della questione sarda, della modernizzazione della giustizia sociale, temi che non si possono e non si devono affrontare a colpi di maggioranza, ma solo con il coinvolgimento di tutti, dico di tutti i ceti politici, sindacali, imprenditoriali e culturali. Su questo terreno il Polo dei sardi è pronto a fare fino in fondo la sua parte. Sappiamo di poter contare sulla lealtà dei nostri alleati e osiamo confidare, nonostante tutto, sulla disponibilità anche della coalizione autonomista.
Noi immaginiamo un confronto squisitamente bipolare, un confronto che riconosca anche le diverse culture esistenti nei due schieramenti maggiori e tenda tuttavia a consolidarli, nella chiarezza. Nella chiarezza, perché il presente è già bipolare e per forza di cose lo sarà anche il futuro politico della nostra regione. Non ci ingannino le vicende di questi ultimi cinque mesi, non ci ingannino le apparenze. Il bipolarismo c'è ed è destinato a rafforzarsi.
Detto questo noi riconosciamo l'importanza di quelle forze intermedie che nelle ultime elezioni sono collocate tra i due schieramenti maggiori che in questo momento esprimono i due massimi vertici della Regione.
Osserviamo, però, che con il consenso attuale, con la legge elettorale maggioritaria, esse avrebbero un peso numerico e politico assai inferiore. E proprio per questo motivo, proprio a salvaguardia delle loro specificità, chiediamo alle forze intermedie di unirsi alla nostra riflessione per verificare se e come le loro idee possono trovare adeguato riconoscimento nel prossimo assetto bipolare della Sardegna. Noi siamo persuasi che in prospettiva non c'è spazio per un terzo Polo e neppure per un centro geometrico che, oscillando tra i due schieramenti maggiori, possa alloggiarsi indifferentemente con gli uni o con gli altri. Dico questo, ovviamente, nella prospettiva del bipolarismo compiuto, e avendo ben presente la scelta tormentata e coraggiosa che allo stato attuale delle cose hanno dovuto compiere gli amici del Gruppo popolare sardo. Nella stessa prospettiva vorremmo collocare l'annunciata astensione dei sardisti. Vorremmo considerarla un'apertura al confronto con il progetto autonomista, quello sì, fortemente tracciato nelle linee programmatiche e politiche del Polo dei Sardi. C'è spazio, invece, per un centro che sceglie, prima delle elezioni, di schierarsi da una parte o dall'altra e di restarvi, costi quel che costi, anche dopo le elezioni.
Si è parlato di un nuovo e moderno centrismo politico. Mi sia consentito di affermare che questo centrismo c'è già ed è ampiamente riconosciuto dagli elettori, dalla sovranità popolare. E' rappresentato da Forza Italia, dal Centro Cristiano Democratico, dai Riformatori nell'ambito più vasto del Polo dei Sardi.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, i gruppi del Polo per la Sardegna faranno quanto è nelle loro possibilità per sostenere l'azione di governo e per seguire questi obiettivi programmatici prioritari. E faremo anche del nostro meglio per avviare il confronto e il dialogo con tutti i gruppi dell'opposizione, ma proprio perché i compiti della Giunta sono questi non si riesce a comprendere la durezza e l'asprezza di alcune argomentazioni che il centrosinistra ha usato in questo dibattito. Quando l'onorevole Selis tentò di fare la sua Giunta di avviamento, per tanti versi analoga a questa, noi ci siamo opposti con forza alla sua riuscita, ci siamo guardati però bene dalla contrapposizione muro contro muro. Questo però non ci impedirà di avviare il confronto e il dialogo con tutti i gruppi dell'opposizione che guardano al di là del momento contingente e si propongono di dare uno sviluppo più certo e proficuo alla legislatura.
Colleghe e colleghi, come ho già detto, rivolgiamo questi spunti di riflessione ai nostri alleati, ai nostri avversari e in particolare a tutti coloro che, partendo da posizioni meno lontane dalle nostre, cercano una strada per dare più stabilità al bipolarismo sardo, più trasparenza alla vita politica, più efficienza al Governo della Regione.
Per tutte queste motivazioni, di necessità, di programma e di responsabilità, il Polo per la Sardegna voterà e sosterrà la Giunta da lei proposta, per non spegnere quella flebile fiammella di speranza che i sardi ci hanno consegnato. Speranza di cambiamento, reale, forte e concreto, che i sardi rivendicano a gran voce con il rispetto fondamentale della regola della sovranità popolare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Selis. Ne ha facoltà.
SELIS (Popolari-P.S.). Signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi consiglieri, signor Vicepresidente Carloni, sono tentato di dire subito che alcune espressioni del collega Pili mi trovano d'accordo. Sono d'accordo che questa è una Giunta che nasce dalla contrattazione di rendite di posizione (è una sua espressione). Sono d'accordo che c'è e ci vuole un centro geometrico che sceglie prima delle elezioni e non che sceglie dopo le elezioni. Sono d'accordo che ci vuole una legge elettorale, e nella mia proposta di programma c'era una proposta di legge elettorale, che metta fine anche a questo balletto di interpretazioni che in quest'Aula ci stiamo portando avanti. E se sarete e saremo capaci di fare la legge elettorale, così come noi crediamo, dovremo chiederci assieme se, fatta la legge elettorale, non sia opportuno andare a votare.
Trovo difficile, per altri motivi, prendere la parola in quest'Aula, perché la svolta che consegna la Regione alla destra per la prima volta dopo il fascismo è dovuta alla scelta dei tre ex Popolari. Il collega Fadda ha già presentato agli alleati le nostre scuse, io mi associo a questo, e le scuse vanno fatte a gran parte della gente, dei militanti del centrosinistra che hanno con noi combattuto, che hanno con noi lottato, lealmente, che ci siamo con voi contrapposti lealmente; ma non pensavamo allora, al momento di questa contrapposizione, che le persone che con me attraversavano le piazze, le strade, le assemblee, non pensavamo allora che le persone che avevano con me condiviso e con noi condiviso anni di battaglie, anni di discussioni, di timori e di speranze, che tre amici di cui ho presente lo sguardo, la stretta di mano, le parole, di cui ho in altri momenti della storia sperimentato la lealtà, l'affetto e l'amicizia, persone con cui abbiamo incontrato la gente, assunto insieme impegni, persone con le quali abbiamo steso programmi, elaborato proposte, parlato dei pericoli di consegnare la Sardegna alla destra, con i quali abbiamo gioito, tripudiato ed anche festeggiato, abbiano improvvisamente gettato la maschera e mostrato un volto a me inatteso. Sono state usate parole dure che io non uso, non mi sono in qualche modo congeniali, ma mi sarei aspettato una qualche spiegazione, o quanto meno mi sarei aspettato che questa spiegazione da quest'Aula fosse limpida, lineare, agli amici, alle famiglie, a se stessi e alla propria coscienza. Mi chiedo da giorni quale linguaggio a me sconosciuto, a noi sconosciuto, hanno usato coloro che vi hanno persuaso, quali ragionamenti inducono a dimenticare e a dimenticarsi. A dimenticare la parola data, i patti fatti tra di noi e con l'elettorato, l'amicizia, la storia, la nostra coscienza, i giorni, le sofferenze, le lotte fatte insieme. Che cosa è che vi ha portato a cambiare così radicalmente? La paura dello scioglimento del Consiglio regionale? La governabilità? Questa parola strana che aleggia in quest'Aula e nei dibattiti di questi giorni e che pare sia l'alibi che consenta e possa consentire tutto. I conflitti dentro il Partito Popolare, e voi sapete che io sono stato spesso dalla vostra parte e non dalla maggioranza e ho con voi perso decine di congressi. Ma siamo stati qua, a combattere, ma queste preoccupazioni, sulle quali io non entro, potevano impedirvi di dare l'appoggio esterno, di dire "stiamo dove abbiamo fatto le elezioni, però cari amici popolari, cari amici del centrosinistra, consentiteci di fare un sacrificio per fare decollare questa legislatura, e ci asteniamo, diamo la nostra astensione tecnica". Che bisogno c'era di entrare e di passare dal centrosinistra al centrodestra? Che bisogno c'era di dire "ieri abbiamo aderito al programma, alla Giunta di Selis, ed oggi aderiamo ad un altro programma che è diverso, profondamente diverso"? Che bisogno c'era di dire "ieri eravamo ed ancora oggi siamo in una Giunta di centrosinistra" e "oggi siamo contemporaneamente in una Giunta di centrodestra"? Come si può spiegare questa doppiezza, questa schizofrenia politica, di chi contemporaneamente è dentro una Giunta di centrosinistra e di centrodestra, in nome della governabilità? Tutto ciò mi sembra ancora oggi impossibile, tutto ciò mi sembra incredibile, io stento a crederci, tutto ciò mi sembra frutto di una allucinazione, di un potere ipnotico perverso che ha colonizzato le vostre coscienze, la vostra politica. Io sono certo, ve l'ho detto, in altri momenti mi avete e ci siamo reciprocamente sostenuti, ma gli amici veri si vedono nel momento del bisogno. E questo era il momento del bisogno, non solo mio, del Partito Popolare, del centrosinistra, della Sardegna. Quelli che restano insieme quando si è in maggioranza compiono un'operazione leale, ma facile. Stare insieme quando si è in minoranza, quando siamo chiamati a testimoniare le battaglie, le idee, la fede che abbiamo dimostrato o che abbiamo professato, questo era il momento del coraggio, questo era il momento della coscienza e della linearità. Ed io ringrazio quelli che sono rimasti, ringrazio Gianfranco e ringrazio tutti voi, amici Popolari, e mi chiedo a quale premio Gianfranco abbia dovuto rinunciare, e voi altri amici Popolari, e non solo Popolari, abbiate dovuto rinunciare per rimanere fedeli alle vostre linee, alla vostra coscienza e, se mi consentite, al vostro specchio, per andare a guardarci in faccia con linearità, ai vostri elettori, a quale forza. Allora questa è la coerenza. Forse che noi, forse che chi farà l'opposizione con serietà, con serenità, con rigore, non garantisce la governabilità? Forse che in democrazia la governabilità si garantisce solo entrando nelle stanze dei bottoni? Ed allora questa è un'ambiguità grave, e mi meraviglio che molti amici del Polo, si siano arrampicati, dopo che nel dibattito nazionale avevamo stigmatizzato i ribaltoni e moralmente condannato i ribaltoni, più di me che continuo a essere, per certi versi, un proporzionalista, si siano arrampicati sugli specchi per dare dignità a quest'operazione che non ne ha, cari amici. Vi assicuro che non ne ha.
La seconda ambiguità che mina questa legislatura e che mina questa Giunta, e che mi auguro almeno questa voi siate in grado di rimuovere, è il caso Serrenti. Il più grave caso etico-politico della storia dell'autonomia, tale da minare la funzionalità del Consiglio regionale. I rapporti Giunta-Consiglio, maggioranza-opposizione ed ogni dialogo tra di noi passa attraverso la rimozione di questo ostacolo. Lo diciamo chiaramente e serenamente. Noi siamo disponibili a lavorare e a collaborare, nella diversità dei ruoli, alle riforme, ai programmi e alla legislatura, però vogliamo che questa aula sia praticabile, che chi presiede quest'Aula sia al di sopra di ogni sospetto, che chi presiede quest'Aula sia un arbitro e abbia davvero la lealtà e la credibilità di tutti noi. Non voglio riepilogare le vicende che rendono l'arbitro incredibile; non voglio riepilogare il voto che ha bloccato la legislatura, l'insediamento del Consiglio e l'avvio di una Giunta possibile; non voglio riepilogare le altre vicende, la negazione del dibattito in Aula, l'aver accettato ed ammesso un Partito Popolare Sardo che è lo specchio di un altro partito, e magari chissà per quale altra condizione; non voglio riepilogare gli insulti da quel banco - non quando c'era lei Presidente Carloni - rivolti ad altri; non voglio riepilogare neanche la mancanza di educazione di qualcuno, ma vi assicuro che per noi è una condizione irrinunciabile per vivere, con serenità, con costruttività, con lealtà questa legislatura, e vi sapremo dimostrare cosa significa fare un'opposizione seria, costruttiva, lineare.
La terza ambiguità è che la Giunta di centro destra, che nasce, avrebbe dovuto essere presieduta dal collega Pili. Nelle parole del collega Pili, dette con molta dignità, c'era però una punta di amarezza, una punta di incredulità e una punta di incertezza. Ha recitato per bene la sua parte, con dovere e coscienza, ma è innegabile che sia un'anomalia, se tu dici che siamo già in un sistema bipolare, bene, perché allora la Giunta, che è espressione di un polo, non viene presieduta dal capo del polo che la esprime? Allora io dico, almeno i miei tre amici che mi hanno abbandonato li conosco, conosco il nome, etc., forse Pili non ha questa fortuna, è stato abbandonato dall'intero Polo, è stato utilizzato come immagine possibile, come poster vendibile (lo dico con tutta la stima che lui sa che io ho), ma poi è stato dimenticato ed accantonato. Allora, in nome della governabilità, ancora una volta si vendono e si dimenticano le proprie idee, i proclami, i progetti elettorali. Si è parlato di presidenzialismo, avete parlato di presidenzialismo, di bipolarismo, di legittimazione popolare, di discontinuità. Ed allora quando i miei amici, che sono intervenuti, dicono: "Ma come potete conciliare queste parole con questa Giunta, che cosa ha impedito, se non, come diceva Mauro prima, che la Giunta fosse presieduta da Pili, una contrattazione di rendite di posizione, che cosa ha impedito questo? Che cosa ha impedito che, ancora una volta, venisse rispettata la volontà del vostro leader, Berlusconi?". L'altro giorno a Iglesias disse: "Noi vogliamo un solo assessore politico, gli altri tecnici", etc.. Ma neanche era andato via che avevate già contrattato i tre assessori politici. In quel modo nasce la vostra credibilità?
BIGGIO (A.N.).E' l'autonomia.
SELIS (Popolari.). Autonomia è l'altra parola di cui parleremo. La quarta ambiguità; lo dico con una punta di dispiacere, perché Massimo e gli altri conoscono l'amicizia che mi lega a loro. Mi avete chiesto, mi ha chiesto il collega Fantola, quando ho presentato le mie dichiarazioni programmatiche, se io avessi rispettato il risultato del referendum. Trovavo la domanda abbastanza scontata e ho detto che non c'erano problemi. Ma oggi io mi chiedo con quale coraggio chiedete a me di rispettare il risultato del referendum se voi siete i primi che lo dimenticano? Questa Giunta è l'antitesi, il Presidente è l'antitesi, non ci sono giudizi sulle persone, con il collega Floris ci conosciamo da tanti anni e conosce la mia stima, che credo reciproca; non ci sono problemi personali, ma questa è l'antitesi. E` l'antitesi del presidenzialismo, del bipolarismo, della discontinuità, del rinnovamento. E poi non fatte questo giochetto di dire "Entriamo, non entriamo". Ci lasciate questa suspense, ci fatte illudere. Ma chi ha impedito la Giunta delle regole? Chi ha impedito a voi, che avevate enunciato la Giunta delle regole come fatto istituzionale più corretto per fare le riforme e poi affrontare di nuovo una nuova fase della politica?
Con il collega Grauso abbiamo cercato di dialogare, probabilmente i linguaggi non si sono incrociati, noi non avevamo la possibilità di offrire qualcosa da avere, tra l'altro non ha nulla da avere. Noi volevamo e pensavamo fosse sufficiente offrire l'esaltante dignità, l'ebbrezza di essere uno come noi. Un uomo della strada. Forse è un dialogo che si è solo interrotto e può darsi che si riallacci, ma si può riallacciare solo su questo piano, della parità, della dignità, della linearità, al di fuori di questo mi sembra difficile. Ecco allora, con queste ambiguità e i loro protagonisti, che cosa li lega, che cosa lega queste ambiguità ai loro protagonisti? Non le idee, non la provenienza, non la storia, non i programmi, non i valori, ideali almeno, pratici non lo so. Forse c'è stato qualcosa che ha inquinato e turbato la politica, la società, i rapporti. Hanno tessuto trame e hanno sviato la politica dalla Sardegna, forse è nato un partito trasversale, guidato da un gruppo trasversale, di persone di cui non faccio il nome, che sono in quest'Aula e forse fuori da quest'aula. E forse la regia è dentro quest'Aula e forse anche fuori da quest'Aula. Dove ci sono pezzi di vari partiti, pezzi dell'U.D.R., pezzi del Nuovo Movimento, pezzi dei Sardisti, pezzi di Forza Italia, pezzi dei Riformatori, perché portano avanti un progetto non di sviluppo, ma un progetto di potere, di occupazione. Con un cinismo e una freddezza che, forse preparato già a luglio, poteva essere consumato a luglio. Mi chiedo perché Serrenti non abbia votato Pili, allora, se era già da quell'altra parte? Se doveva essere leale alla porta che l'ha eletto, se contrariamente a quello che noi crediamo, che il Presidente non debba votare, era convinto di dover votare, perché non ha votato Pili? Sarebbe stata un'operazione da noi duramente criticata, ma che aveva una sua ragione.
Ecco perché, colleghi consiglieri, io credo che noi dobbiamo essere profondamente preoccupati, c'è un'aria pesante qui dentro e fuori. C'è un'aria raccapricciante, c'è un timore che ci sia un'occulta trasversalità e un'occulta regia che sta minando la legislatura e che sta minando la governabilità del Consiglio.
Nel leggere il programma non mi aspettavo grandi novità, solo che quando l'ho letto mi sono un po' pentito di aver criticato il collega Pili per avere copiato qualche pagina: certe volte è meglio copiare. Anche se a tratti mi pareva di leggere cose già lette, vecchie dichiarazioni programmatiche dello stesso Floris, ma, se mi consentite, di un vecchio amico, dell'onorevole Rojch, della cui memoria si perdono i tempi, una vecchia struttura, una vecchia litania di problemi (trasporti, energia, credito) ripetuti. Una vecchia, in qualche modo, demagogia, che per accattivarsi il consenso propone di abbattere i costi dell'energia, dei trasporti, dei telefoni. "Abbattiamo tutti i costi", poi chi paga non si sa. Poi magari c'è scritto che bisogna razionalizzare e ridurre le spese. Un vecchio linguaggio allusivo: un apprezzamento al Polo, al glorioso Partito Sardo, ai popolari, ai sardisti, ai post-comunisti, ce n'è per tutti. Una quantità di problemi elencati che sono veri, ma che non è possibile scoprire adesso, che nascono da una lunga storia di cui io faccio parte, che è la storia anche del mio partito, della Democrazia Cristiana, al quale rivendico di aver dato un contributo alla nascita, alla crescita di questo Paese e di questa Regione, nella libertà, nello sviluppo e nella democrazia e rispetto al quale mi faccio carico anche dei limiti di Governo e di tanti problemi che ci sono nella strada della modernizzazione dello sviluppo. Ma altri che hanno avuto ruoli di Governo più di me, ruoli politici, istituzionali più di me, nel proporci questo elenco di problemi, avrebbero anche dovuto anche dire quali erano i loro errori e come si possono di nuovo migliorare e correggere. E invece la proposta qual è? Elencati i problemi, invece di fare un'autocritica, un'analisi, e un modello sardo che dicesse: "Noi pensavamo queste cose, avevamo questa strategia, abbiamo elaborato questo programma di rinascita, abbiamo fatto questi errori e ottenuto questi successi", invece di proporci tutto questo la proposta è : il modello catalano.
E` la terza parola, dopo governabilità, modello catalano, è task force. Sono queste le tre parole chiave di tutte le dichiarazioni programmatiche.
Il modello catalano risolve tutti i problemi. Ci sono da fare le riforme, qual è il contenuto? Il modello catalano. Io ho apprezzato Giorgio La Spisa che cercava l'altro giorno di dare un contenuto, quanto meno istituzionale, al modello catalano. Ma non c'è nulla di questo nelle dichiarazioni programmatiche, è un tuo contributo, che darai, e sono sicuro che sarà importante. Bisogna affrontare i problemi dei trasporti, dell'energia, del credito. Qual è il problema? La soluzione: il modello catalano.
Quando incontreremo giù gli agricoltori, oppure i lavoratori socialmente utili, oppure le imprese che ci chiederanno qual è la soluzione ai loro problemi diremo: "Il modello catalano, ma non chiedeteci qual è il contenuto, perché non ce l'hanno spiegato". Allora il problema è: come lo affronta, chi lo risolve il modello catalano? Una task force, anzi più che una task force, perché i problemi della Sardegna, voi dovete sapere, non derivano da una vecchia classe dirigente, di vecchi partiti o di vecchie storie gloriose, di cui io, non avendo ruoli, ma da iscritto, facevo parte. Derivano da due grandi cause, tutte e due vere: il credito e la burocrazia. Ed allora liquidiamo il credito e la burocrazia e con la task force risolviamo tutti i problemi. Che cosa importa, cosa c'è in Sardegna, oltre a questo? Gli enti locali, la crescita degli amministratori? Non serve a niente. La nuova imprenditorialità? Non esiste. Gli intellettuali? Non esistono. I professionisti? Non esistono. Le nuove piccole imprese? Non esistono. Ci sarà solamente una task force che risolve i problemi della Sardegna secondo il problema catalano. E nei programmi della Catalogna secondo me non ci deve essere probabilmente neanche la solidarietà, perché nel programma Floris non c'è nulla sulla solidarietà, sulla politica per la famiglia, sulle persone; non c'è una parola sulle alluvioni, che è un disastro di oggi. E ci troveremo - e io chiedo ancora alla Presidenza del Consiglio di portare, la settimana prossima, in quest'aula questo dibattito, la nostra mozione e il disegno di legge di variazione del bilancio - non ci sono le politiche ambientali, non c'è una politica sulla scuola, sull'università, sulla ricerca, sulla formazione professionale, sulla lingua, sull'identità, sul patrimonio. E' vero che l'onorevole Floris ha citato me, ma il problema non è citare me che cito questo cose, è capire che questa è la strada della modernizzazione, perché, caro collega Grauso, gli strumenti sono importanti, e tu ce l'hai detto stamattina. Ma poi ci vuole la cultura per usare gli strumenti. La zappa è importante, la ruota è importante, il treno è importante, ma poi ci vuole la cultura per far marciare i treni e noi dobbiamo formare macchinisti. Ecco perché nelle mie dichiarazioni programmatiche proponevo il passaggio dalle teorie del capitale prodotto, che sono state quelle che hanno ispirato le prime linee della programmazione economica, alle teorie del capitale umano. Perché i fondi nel mercato internazionale per comprare la locomotiva ci sono, i fondi e il modo per formare i macchinisti dobbiamo inventarli noi, perché noi sappiamo costruire una scuola e un ospedale, ma la nostra sfida è come si costruiscono dei premi Nobel, dei grandi luminari, dei chirurghi. Questa era l'idea, l'approccio, l'attualità e per fare questo occorre formazione, informazione, informatizzazione. Coniamo un'unica parola che serva a dare questo significato e allora conieremo con questa parola il senso dell'autonomia. La crescita è questa, la qualità è questa, la sfida che dobbiamo comprendere e che dobbiamo affrontare. Certo, passa tra la soluzione dell'energia, la prima infrastrutturazione, ma passa in questo terreno. Noi ci confronteremo con i tedeschi, con gli inglesi, con gli americani, con i giapponesi, nella capacità che avremo di mettere dentro la testa dei nostri giovani più informazione, più formazione, più informatizzazione. E allora questo è il nostro discorso, signor Presidente. La crisi della politica - e mi avvio a concludere, la ringrazio per la pazienza - nasce sicuramente dalla decadenza della nostra, e non abbiamo dato in questi giorni neanche noi uno spettacolo esemplare. La crisi della politica è scissione delle istituzioni e dei cittadini. Ma la causa di queste scissioni sono le ambiguità a cui ho fatto riferimento all'inizio, le doppiezze cui ho fatto riferimento all'inizio, le incoerenze cui ho fatto riferimento all'inizio, il tentativo soprattutto di dare una qualche parvenza in nome della governabilità a questa incoerenza, a questa doppiezza, a questa ambiguità.
PRESIDENTE. Onorevole Selis, è iniziato a decorrere da due minuti il tempo supplementare. Volevo solo ricordarle che c'è anche un tempo da osservare.
SELIS (Popolari-P.S.). Presidente, la ringrazio per il garbo con cui lo fa e le chiedo solo un minuto.
Noi abbiamo cercato di essere lineari, non ambigui, non doppi né incoerenti, e forse per questo paghiamo la nostra coerenza, ma la paghiamo volentieri. La nostra coerenza di stare all'opposizione la paghiamo volentieri. Chi pensa, tra di noi, come ha detto Silvestro Ladu, che siamo stati eletti per governare sbaglia. Noi non siamo stati eletti per governare; noi potremo governare se siamo in maggioranza, e se siamo all'opposizione si va a fare l'opposizione. Noi siamo stati eletti per rendere testimonianza alle nostre idee, ai nostri programmi, ai nostri valori; siamo stati eletti per rappresentare la nostra gente, quella che ci ha dato fiducia e che vi ha dato fiducia, e a cui non so ora come spiegherete cosa ne avete fatto di questa fiducia.
LADU (P.P.S.). Pensa per te!
FOIS (P.P.S.). Ci pensiamo noi!
FADDA (Popolari-P.S.). Ascoltate la vostra coscienza!
SELIS (Popolari-P.S.). Noi siamo stati eletti per essere coerenti con le nostre idee, al governo o all'opposizione. E noi con questa coerenza dovremo dimostrare di essere stati degni di quei voti, e lo dimostreremo. Mi auguro che la maggioranza, la Giunta lavorerà, e noi lavoreremo di più; mi auguro che voi studierete, e noi studieremo di più; mi auguro che voi vorrete discutere con noi, e noi discuteremo di più, con voi, con la società, con i cittadini, con chi ci ha votato per dare davvero un senso alla politica e frenarne la degradazione.
PRESIDENTE. I lavori sono sospesi per mezzora per consentire al Presidente di coordinare le idee per la replica. Riprenderanno alle ore 16 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 15 e 41, viene ripresa alle ore 16 e 24.)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.
floris mario (U.D.R.), Presidente della Giunta. Signor Presidente, colleghi del Consiglio, vorrei richiamare nella mia replica - non posso farlo personalmente perché ci sono stati ben 42 interventi che io ho ascoltato con rispetto ed attenzione, critiche e consensi - ma vorrei richiamare nella mia replica l'obiettivo di fondo della proposta politico-programmatica della Giunta, perché mi sembra che attorno ad esso non si sia accolto a pieno il senso della stessa proposta e la via che abbiamo indicato per far uscire la Sardegna dal tunnel della crisi economico-sociale.
In primo luogo questa proposta lancia una sfida alla disoccupazione, soprattutto quella giovanile, lancia la sfida della realizzazione di un'autonomia compiuta e di una sovranità internazionale minore che ho avuto modo di verificare ed apprezzare anche nell'ultimo incontro che il Presidente del Regione sarda ha avuto a Bruxelles in questi giorni, e nella quale siamo fortemente arretrati rispetto al cammino che la stessa comunità e il governo nazionale sta portando avanti, la nostra timidezza e il modo di ragionare che abbiamo tra di noi è arretrato rispetto a chi ci riconosce quello che noi ancora non avanziamo come proposta politica.
Noi vogliamo avvicinare l'Isola ai processi internazionali dello sviluppo europeo e, riconfermo con forza, per le ragioni che vi dirò, mediterraneo. Voglio dare ai consiglieri regionali anche atto dello spessore politico degli interventi, del contributo, delle analisi che sono state fatte durante questo dibattito, di quelle critiche, di quelle propositive, di quelle che hanno proposto emendamenti ed anche di quelle forze che sono sterili, ma voglio fare questo a testimonianza che il Consiglio regionale ha dimostrato di avere uomini, idee e capacità per governare l'autonomia all'inizio del terzo millennio.
La società sarda, credo, anche se abbiamo avuto cinque mesi di lunga crisi, durante questa diretta televisiva ha potuto verificare e vedere, ha potuto rendersi conto, attraverso proprio questa diretta, di un'immagine positiva delle forze politiche in un dibattito che ha avuto certamente anche nell'ultimo dei toni accesi, polemiche aspre e forti, ma di un dibattito che è sempre stato, credo di poter affermare, leale e rigoroso.
Ho apprezzato anche la disponibilità al confronto e alla riconciliazione da parte di molti autorevoli esponenti che non fanno parte della maggioranza di governo ed altri che hanno dato dignità politica al dibattito ed anche i colleghi che non sono intervenuti in questo dibattito che certamente avrebbero avuto cose da dire importanti, significative e l'avranno certamente quando dibatteremo i problemi di bilancio e quant'altro. Non posso però giustificare il tono esasperato, le pregiudiziali e un certo spirito di crociata nei confronti del Presidente del Consiglio che gettano un'ombra ad interventi di grande valenza politica. Non voglio entrare, ed è giusto che non lo faccia, nel merito della polemica sistematica nei confronti del Presidente del Consiglio, nel fatto politico che pure esiste, ma occorre che a questo segua una riflessione istituzionale e serena. Occorre credo ritornare ad un clima di rispetto, di civiltà politica accantonando, come ho sentito in questi giorni, ultimatum che appaiono alla gente, almeno così a me sembra, come attacchi personali e non come fatti politici. Sarebbe un contributo alla riconciliazione un atto di grande responsabilità e tolleranza. Il Presidente Serrenti, in un clima liberato dai veleni, predisposto alla riconciliazione, potrebbe egli stesso indicare nella sua autonoma responsabilità la vita della ricomposizione autonomistica. E mi sia anche consentito di dire per quanto mi riguarda che il Presidente Serrenti nella gestione di questa Assemblea ha sempre dimostrato imparzialità e terzietà.
Quando si aprirà il confronto sulla riforma dello Statuto, come ho avuto modo di sottolineare nel dibattito che preludeva la Giunta Selis, secondo me occorre rivisitare la figura istituzionale del Presidente del Consiglio in una Regione a Statuto speciale per assegnare un ruolo più attivo nella difesa dell'identità sarda e nella rappresentanza della Regione in Europa e nel mondo. Quanto all'attribuzione della Presidenza ad un esponente di un piccolo partito, la difesa postuma e strumentale dell'onorevole Pili da parte della sinistra, e con grande meraviglia devo dire da parte dell'onorevole Selis nel suo ultimo intervento, vuol fare dimenticare i precedenti ed ossessivi, continui e pedissequi attacchi fatti allo stesso onorevole Pili. Chi ha contestato la linea dei tre vincitori e dei tre quasi sconfitti per affermare quella dei due vincitori ha dato una interpretazione distorta dei dati politici e dei risultati elettorali del 13 e del 27 giugno, una linea per altro smentita dalla realtà, sono stati talmente vincitori che in cinque mesi, onorevole Sanna, si è rimasti senza governo. Se applicassi con rigore le stesse categorie di analisi fatte anche dall'onorevole Selis emergerebbe un dato diverso, un solo vincitore: il Polo, il Presidente Pili.
Questa Giunta, consapevole del fatto che non soltanto ci sia una anomalia di una legge elettorale che non ha centrato gli obiettivi che questo Consiglio voleva darsi, nonostante quella stessa legge fosse stata indicata a livello nazionale come una legge che poteva essere fatta propria anche dallo Stato italiano, ma non avendo raggiunto questi risultati questa Giunta, ricostruite le condizioni della governabilità, realizzati i punti più importanti e più innovativi del programma, favorirà senza riserve l'apertura all'interno della stessa maggioranza di una verifica politica per dare le possibilità alle forze che hanno vinto le elezioni di assumersi coerentemente responsabilità di governo. Al fine di dare centralità alla volontà popolare e realizzare il bipolarismo la Giunta, sulla spinta proprio dei referendum più volte richiamati in quest'Aula e sulla scia della modifica della norma costituzionale circa l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale, assumerà le conseguenti, necessari, adeguate iniziative politiche.
Nel mio programma e nel programma della coalizione è prioritario il cambiamento integrale, non un semplice aggiustamento come è stato fatto negli anni, del sistema sardo, che ha prodotto i 352 mila disoccupati, e se anche, onorevole Scano, non fossero 352 mila sono la punta più avanzata d'Europa, e che è incapace di competere con i sistemi più avanzati nazionali ed internazionali, e di questo ce ne dobbiamo rendere conto non perché lo diciamo noi, ma perché questo dicono tutti i gli esperti e tutti i dati più importanti di tutti gli istituti di ricerca europei e mondiali. Nel confronto in quest'aula non mi pare per altro che siano emerse linee progettuali alternative; scusatemi, ma non ne ho sentito. Sono venuti utili suggerimenti e contributi che possono arricchire ulteriormente il portato programmatico delle nostre e delle mie dichiarazioni. Ho indicato nel mio programma il sistema catalano non come mito o unico riferimento, ma come inedita esperienza di uno sviluppo originale ed accelerato, e mi fa piacere che questo argomento sia stato ripreso da tutti quelli che sono intervenuti e sia stato al centro del dibattito di queste dichiarazioni programmatiche. Il modello che abbiamo illustrato ha portato la Catalogna a diventare leader in Europa mentre, agli inizi degli anni ottanta, onorevole Spissu, il suo prodotto interno lordo era di gran lunga inferiore a quello della Sardegna. Oggi invece non solo siamo stati abbondantemente superati, ma addirittura il prodotto interno lordo catalano è superiore di un punto e mezzo a quello della Lombardia. Al contrario, il rapporto tra la Sardegna e tutte le altre regioni spagnole è rimasto pressoché invariato. E` vero che oggi la Catalogna è la Lombardia della Spagna, ma solo oggi, dopo vent'anni di crescita autonomistica. E poi nessuno ha detto che noi vogliamo mutuare il sistema catalano sic et simpliciter, ma guardare anche ad altri modelli, compreso quello basco, quello scozzese, come hanno spesso sostenuto anche in quest'Aula l'onorevole Sanna del Partito Sardo d'Azione, Francesco Cossiga e lo stesso Silvio Berlusconi. Costruire un sistema sardo in Europa, moderno e competitivo, ci rendiamo conto che non è facile per qualsiasi Governo, e quindi abbisogna di convergenze politico - programmatiche se ci crediamo, a meno che non abbiamo un modello alternativo, discuteremo, ma del quale io non ho visto sinceramente se non la pedissequa ripetizione di trent'anni di una programmazione che rimane sempre la stessa e che non affronta quei problemi nodali e strutturali dell'economia della Sardegna.
Il cambiamento non avverrà se continuerà ancora a prevalere una antica e nuova cultura assistenzialistica, come è stato ripetuto anche in quest'Aula in questi giorni, clientelismo, interessi parassitari, l'arroccamento nei potentati burocratici e politici (questi sì veri potentati) la rassegnazione e il fatalismo. Il nuovo sistema sardo può nascere solo in un mutamento culturale, in un'ottica federalista dello Stato nazionale che pure sta avanzando, in cui valori della solidarietà e dell'autonomia si inverano in una moderna e quotidiana azione di governo. Questa nuova autonomia non può significare la perpetuazione di un neo centralismo della Regione, come qualcuno ha sostenuto, ma è articolazione democratica e istituzionale delle provincie, dei comuni, delle comunità montane, per fare della Sardegna una città territorio che partecipa attivamente al proprio sviluppo. Ogni soggetto istituzionale, in virtù della sua autonomia, deve rispondere del suo operato in termini di produttività, efficienza e rigoroso rispetto dei tempi e procedure stabilite. La storia della nostra autonomia ci insegna che spesso le rivendicazioni che abbiamo fatto nei confronti dello Stato e la Regione da parte dei comuni e degli enti territoriali servivano a coprire le nostre insufficienze, le insufficienza dei nostri enti locali, le debolezze politiche, le debolezze amministrative. Voi pensato che in quasi tutti i comuni di Italia ormai esiste un Assessorato alle politiche comunitarie, in questa Regione non abbiamo ancora chi si occupa di questo problema fondamentale, di andare nei centri decisionali che ormai diventano l'unico punto di riferimento della nostra Regione, per le nostre risorse e per il nostro sviluppo. Nel nuovo sistema, quindi le realtà locali, le forze economiche, gli imprenditori, i coltivatori, i pastori, gli artigiani, i commercianti, devono sentirsi artefici e protagonisti del progetto di sviluppo, non possono essere chiamati soltanto per le consultazioni quando si forma la Giunta regionale e poi spariscono dalla concertazione e da un rapporto di partecipazione corale, continuativo, permanente. E per realizzare il nuovo sistema occorre portare avanti e affermare i valori e i fattori del cambiamento; in primo luogo, come abbiamo detto più volte e come dicono tutti, non credo di aver fatto nessuna cosa di così straordinaria importanza, la riforma della Regione, sempre conclamata e mai attivata. Noi abbiamo l'Istituto regionale che è in crisi di identità con se stesso; non è possibile che la Regione possa funzionare nel modo come ha funzionato in questi anni e in questi decenni. Quindi dobbiamo per forza attivare la sardizzazione delle leggi Bassanini e l'amministrazione deve essere messa in condizioni di dare risposte certe in tempi brevi e definite alle richieste dei cittadini. E un momento riformistico di particolare significato politico è l'adeguamento degli enti regionali a quelle che sono le mutate esigenze economiche e sociali. In tempi brevi, brevissimi io direi, anche l'amministrazione regionale attraverso uno scossone che io ho voluto chiamare shock burocratico, dovrà contribuire a creare un cambiamento, perché non può essere soltanto il Consiglio o la Giunta a porsi questo obiettivo, ma bisogna creare il cambiamento dai dirigenti agli impiegati con un nuovo e rigoroso spirito di servizio e senso del dovere. Chi non è in grado di avvertire questa nuova coscienza burocratica ed amministrativa deve lasciare immediatamente ad altri il campo e la responsabilità, e noi dobbiamo prendere i provvedimenti contro coloro che ritardano lo sviluppo e che non sono in condizioni di marciare con la velocità con cui marcia oggi il mondo e l'Europa.
La riforma dello Statuto, nel quadro di uno Stato federalista, è l'obiettivo istituzionale più significativo. Si tratta di ridisegnare compiti e funzioni della nuova Regione, conservando ovviamente le norme statutarie e costituzionali più rilevanti che vanno dalla zona franca all'articolo 13 dello Statuto, al titolo terzo alle risorse finanziarie, ed attribuendo alla Sardegna un ruolo più attivo e decisionale nell'Unione europea e nel Mediterraneo. A questo impegno riformatore deve seguire una linea determinata e innovativa per aggredire i nodi che frenano lo sviluppo, a partire dai trasporti e dall'energia, ed avviare una grande battaglia politica per il piano di rinascita in attuazione dell'articolo 13 e delle intese istituzionali di programma che io richiamo e confermo e per le quali questa Giunta intende portarle avanti accelerandole, anche perché alcune intese sono finanziate, altre non lo so sono ancora. Quindi, il processo di rapporto tra la Regione e lo Stato deve continuare per fare in modo che lo Stato rispetti gli impegni che sono stati assunti con le precedenti e soprattutto con la precedente Giunta regionale, perché non intendiamo annullare niente in una amministrazione che non ha soluzione di continuità e che per le parti positive, come queste, deve continuare a battersi perché tutto venga affrettato e accelerato e non soltanto portato avanti.
Sui temi storici della questione sarda e dell'autonomia occorre, come nel passato, io lo confermo anche se alcuni hanno dato un giudizio negativo, la mobilitazione di tutte le forze politiche, della maggioranza e dell'opposizione. La Giunta promuoverà questa iniziativa, promuoverà anche a mobilitare la partecipazione del popolo sardo a una nuova stagione e a una nuova battaglia autonomistica. Nella elaborazione delle proposte la Giunta si avvarrà del contributo delle più alte espressioni della cultura sarda e del mondo universitario, sollecitando l'ideazione e la creatività intellettuale a questo disegno rinnovatore.
Il sistema che vogliamo costruire è rivolto a combattere la disoccupazione che ha raggiunto le dimensioni che conosciamo di grande inquietudine sociale all'interno della nostra Isola. E' questo il problema prioritario che intendiamo affrontare. Per creare sviluppo ed occupazione abbiamo indicato la necessità di un progetto Sardegna da realizzare attraverso un patto sociale, in concertazione con le forze sindacali e imprenditoriali e le componenti più attive e più vive della società sarda. E' un disegno, a nostro giudizio, capace di attivare meccanismi dello sviluppo e quindi di attivare, attraverso lo sviluppo, anche l'occupazione. Lo stesso piano di lavoro, che è stato sovente richiamato, superato lo scoglio nazionale del dell'Unione Europea avrà un ruolo fondamentale all'interno di questo disegno. Così come può risultare strumento efficace l'utilizzo della task force per individuare responsabilità e ritardi nel blocco delle pratiche pubbliche e private. Ma perché dobbiamo nasconderlo? Esistono ritardi fasulli, esistono possibilità per la Regione di intervenire e di vedere quali sono i motivi di questi ritardi e sbloccare tutte le opere pubbliche che magari per un cavillo giuridico-amministrativo rimangono ferme. E questo non lo può fare la struttura regionale, lo deve fare per forza un organismo che va a controllare, che riferisce alla Giunta e al Consiglio, i quali si adopereranno per cercare di eliminare gli intralci. L'obiettivo è quindi quello di scandagliare tutte le opportunità di lavoro attraverso l'assunzione coerente e responsabile del ruolo garantista che deve essere della Regione. In questo quadro potrebbe schiudersi uno scenario di nuove possibilità e prospettive nell'industria, nell'agricoltura, nell'ambiente, nel turismo, nella sanità, nel mondo agro-pastorale, nei versanti nuovi e tradizionali della nostra economia.
Nella storia autonomistica si sono susseguiti - e questo alcuni di quelli che dicono che sono giovani in questo Consiglio me lo potrebbero perfino insegnare -programmi anche organici, ma con scarsa capacità attuativa. Il gap tra programmazione e attuazione è la costante negativa della nostra autonomia. Per non fare la stessa fine intendiamo ricorrere a task force qualificate nei settori chiave dello sviluppo, che per altro sono state sperimentate con grande positività dal Governo D'Alema, quindi stiamo scoprendo uno strumento che ha dato al Governo nazionale la capacità di portare avanti alcuni di questi progetti. Quindi si tratta di utilizzare esperti di valore in sinergia con le strutture della Regione. E in questa impostazione mi pare opportuno chiedere il sostegno e la collaborazione nell'ambito della politica comunitaria dei parlamentari europei che hanno acquisito esperienze, conoscenze. Mi riferisco all'onorevole Raggio, all'onorevole Ligios, all'onorevole Mario Melis, allo stesso onorevole Contu. Perché non utilizzare queste intelligenze? Così come ritengo utile chiedere la disponibilità di dare un servizio alla Sardegna a chi mi ha preceduto in questa carica, senza fare ironia come ho sentito. Da Soddu a Del Rio, a Rais, a Rojch, a Giagu e allo stesso Palomba, per la loro esperienza e per la loro sensibilità autonomistica, persone alle quali ci rivolgiamo tutti e poi quando veniamo qui facciamo i verginelli e diciamo "ma..". Io non mi sono rivolto a Internet, non sono andato a bussare in Internet. Ho cercato di avere un giudizio, una proposta da parte di persone sarde, che conoscono la nostra realtà, senza ricorrere ad altre cose.
Così come un contributo significativo può arrivare dalla stessa associazione degli ex consiglieri regionali, il cui presidente oggi è Maria Rosa Cardia, che può benissimo mettere a frutto la propria esperienza, gratuitamente peraltro, ma cercando di utilizzarla nell'interesse di tutti. Tutte le forze disponibili devono contribuire a far uscire la Sardegna dalla crisi.
In questi ultimi mesi, colleghi del Consiglio, i quotidiani sardi, benché con grandissime differenze tra loro, non hanno garantito una corretta e pluralistica informazione. I quotidiani hanno trasformato, con diversi accenti, con diversi toni, l'uno più dell'altro, la critica politica in strumento partigiano. Credo che per la Sardegna in questa situazione due quotidiani siano pochi. Ma liberi da condizionamenti dobbiamo impegnarci a risolvere i problemi veri della Sardegna occupandoci delle cose da fare.
Io, onorevole Selis - mi rendo conto delle mie inusuali dichiarazioni programmatiche, l'ho detto -, non ho preso i settori tradizionali dell'economia, dei trasporti, dell'energia, del commercio, dell'agricoltura, messi lì a fare... No, l'approccio è stato diverso. Ho inteso individuare un approccio diverso ai problemi visti non più per settori, ma nell'insieme dei settori. Il settore del turismo, sia quello ambientale che culturale, insieme allo sviluppo delle piccole e medie imprese sono stati da me indicati come assi prioritari del programma politico e di governo. Contrariamente a quanto è stato fatto in passato questi settori, a nostro giudizio, ovviamente, non possono essere visti disgiuntamente, ma devono costituire oggetto di azioni integrate anche in conformità con le norme di orientamento di sviluppo regionale dell'Unione Europea, come per esempio favorire le aziende artigiane che possono servire a restaurare beni culturali, oppure che facciano per esempio anche agriturismo. Occorre intensificare in maniera armonica e organica gli interventi a favore dell'agriturismo, dell'artigianato e di tutte le attività compatibili con la tutela dell'ambiente e con lo sviluppo rurale.
Quindi come siamo partiti? Siamo partiti con la Regione che, secondo noi, ha bisogno di un approccio che non può essere più un approccio per comparti e per settori, ma deve essere un approccio globale e integrato. Globale perché nell'elaborazione delle strategie di sviluppo dobbiamo tener conto di tutti i possibili strumenti di cui disponiamo, delle risorse regionali, nazionali ed europee, integrato perché dobbiamo coinvolgere nelle nostre azioni tutte le forze presenti nel territorio, le parti sociali, le piccole e medie imprese, le amministrazioni, la società civile.
Solo così potremo realmente favorire lo sviluppo endogeno e una crescita economica sostenibile e benefica per la Regione nel suo insieme.
Io sono stato fuori dal Consiglio per cinque anni, è vero, come qualcuno mi ha fatto notare anche più volte, e forse ho anche bisogno - cosa che sto facendo - di aggiornare le mie conoscenze, non è una vergogna, ma qualcuno che invece nel Consiglio c'era, mi ha mosso dei rilievi, vi assicuro, che sono vecchi ed ormai superati. Mentre lui era in Consiglio non si è accorto che il mondo si muoveva velocemente.
Ho messo in rilievo che bisogna sfruttare la collocazione mediterranea della nostra Regione e qualcuno ha detto che si trattava di un approccio vecchio. Ma proprio al ritorno dal mio viaggio in Europa, vi assicuro che quanto sostenuto da noi nelle dichiarazioni programmatiche è stato pie' pari sostenuto da Monti e da Prodi.
A Bruxelles ho avuto conferma della validità di questa impostazione, forse è bene che anche lei, onorevole Spissu, si ricreda su questo argomento, che diventa fondamentale per lo sviluppo economico della nostra isola. Dal punto di vista politico il Mediterraneo sta riemergendo e sta ritrovando una centralità che aveva perso ormai secoli fa. La centralità politica del nostro mare avrà nel medio termine rilevantissimi risvolti economici. La Sardegna, come dicevano i nostri amici della Comunità Europea, dovrà essere uno degli attori centrali nel rilancio del sud dell'Unione Europea. Una Unione Europea che ormai sta allargando i propri confini, che non è più quella che noi abbiamo in mente, dove non ci sono più le frontiere politiche, dove ci sono le frontiere marittime, dove ci sono le frontiere terrestri, dove ormai tra pochi anni l'Europa diventerà non più l'Europa di trecentosettanta milioni di abitanti, ma di cinquecento milioni di abitanti. Una Unione Europea che parteciperà nei paesi dei Balcani, facendo l'Interreg tra le Regioni italiane e le Regioni che stanno fuori dall'Italia.
Vi potrei far leggere qui le dichiarazioni rese dal Ministro dei lavori pubblici, per quanto riguarda l'eleggibilità delle regioni adriatiche, comprese tutte le province costiere, ma tra queste anche la Sicilia e la Sardegna, con la Tunisia e il Marocco per allargare l'eleggibilità nella costa tirrenica con la Francia e con i paesi nord africani. Se non presentiamo questi progetti integrati e rimaniamo fuori da questi finanziamenti, stiamo ancora discutendo di qualche cosa che non c'è più, di una cosa che ormai è rivoluzionata. La Sardegna deve sfruttare queste possibilità-opportunità che si apriranno per le nostre piccole imprese nel momento in cui, l'Unione ha già deciso, deciderà di intensificare il dialogo euro-mediterraneo. Ed è chiaro che anche dal punto di vista costituzionale-istituzionale, in questa logica l'Europa di fatto sta fortificandosi e crescendo, più cresce l'Europa più le regioni aumentano i propri poteri. Più cresce l'Europa, meno poteri hanno i parlamenti nazionali, più poteri hanno i parlamenti regionali. Più cresce l'Europa e più noi siamo soggetti minori di livello internazionale, ho scandalizzato qualcuno?, ma voi pensate che in quella riunione c'è stata presentata la legge, a cui noi abbiamo dato il nostro giudizio favorevole dopo aver sentito il Senato, adesso devono sentire la Camera, per modificare gli articoli della nostra Costituzione che riconoscono che, nelle materie di competenza esclusiva, le Regioni a statuto speciale e le province autonome avranno soltanto i limiti della Costituzione e dei rispettivi Statuti.
Ed allora perché siamo così timidi nel dire che dobbiamo diventare un soggetto, anche se minore, di livello internazionale? Perché se parliamo di queste cose sembrano cose avveniristiche quando ormai stanno prendendo sostanza, ci stanno passando sulla testa senza che noi ce ne accorgiamo?
Questa Giunta di programma ha la sua anima in una forte connotazione autonomistica e sardista, alimentata da uno spirito di solidarietà cristiana verso i deboli, i giovani e i nuovi poveri. Non è un programma personalizzato, ma comprensivo delle linee proposte dal Presidente Pili, ed anche da vari aspetti presentati dall'onorevole Selis, sui quali vi è convergenza politica dei partiti dalla maggioranza, quelle parti soprattutto, onorevole Selis, che non contrastano con le dichiarazioni programmatiche dell'onorevole Pili, il cui obiettivo non è la conservazione ma il cambiamento. Se per conversazione si intende mantenere le vecchie strutture avviate anche con la nostra, con la mia presenza, prima del crollo dell'Unione Sovietica, non credo sia questa la politica nuova a cui si riferiva nel suo intervento l'onorevole Cogodi, create spesso e consolidate dalle Giunte di centro-sinistra nell'ultimo decennio, onorevole Sanna, non intendiamo affatto conservare in vita questo sistema ormai superato che sta distruggendo il futuro e la speranza delle nostre nuove generazioni. Questa Giunta è per il cambiamento, questo cambiamento, non per la conservazione. Non è di destra nella sua accezione nominalistica e strumentale tanto cara alla sinistra, ma neppure di sinistra. E` una Giunta che ricerca in modo originale una via sarda allo sviluppo e all'autonomia.
Questa coalizione ha la cultura moderna e la sensibilità storica per guidare il processo di rinnovamento dell'Isola, e di fronte a questo nuovo scenario mondiale evocato nel suo intervento dall'onorevole Sanna, non bisogna sottacere le oggettive difficoltà, me lo consenta, anche culturali delle forze post-comuniste a gestire la nuova fase di modernità ed efficienza produttiva. Le difficoltà del Presidente D'Alema, pur con tutti gli apprezzabili sforzi anche sul piano personale, sono evidenti.
Agli amici del Partito Popolare Italiano, in particolare l'onorevole Fadda, vorrei dire con amicizia di non sbagliare l'analisi sulla linea dei Popolari sardi, di non liquidare il fatto positivo dirompente con battute e trascurare le ragioni di fondo che potrebbero impedire una futura ricomposizione.
PRESIDENTE. Presidente Floris, è iniziato a decorrere il tempo supplementare.
FLORIS (U.D.R.), Presidente della Giunta. C'è nella base sociale del Partito Popolare Italiano una voglia di centro, una serpeggiante ribellione, che potrebbe alimentare una più diffusa diaspora elettorale e politica.
L'area moderata del centro non è una realtà virtuale, e vorrei a questo proposito dire all'onorevole Selis che mi ha meravigliato molto il suo intervento, un uomo così pacato che ha usato acrimonia, toni così accesi, che ha perso il suo aplomb naturale, ho trovato un uomo cambiato.
Io capisco (siamo amici, quindi mi posso permettere di dire come lui stesso ha detto nei miei confronti) la rabbia, il malessere, ma non c'è niente di trasversale in questa Giunta, non richiamiamo questi poteri occulti, questo oscuro trasversalismo che esiste tra una parte e l'altra, questa idea di quest'aria irrespirabile, oscura che viene fuori, guarda caso, sempre quando ci sono da fare le Giunte regionali e quando le maggioranze cambiano. Qui non c'è nulla di oscuro, è tutto sotto la luce del sole, tutto fatto con grande trasparenza. I poteri forti non sono fuori, sono qui, sono i poteri di chi detiene il primato della politica, di chi ha le forze culturali, la scienza, l'economia. Non andiamo a tracciare qualche cosa che fa pensare al nostro popolo che stiamo tramando, non abbiamo tramato nulla. Assicuro che non abbiamo tramato nulla perché questa Giunta non ha nulla da tramare.
La politica non ha bisogno di ulteriori frammentazioni, noi ci rivolgiamo alle forze socialiste riformiste, perché trovino nel comune denominatore del rinnovamento della Sardegna le ragioni di un nuovo impegno politico nella collocazione liberal-democratica della politica sarda. Chiediamo agli amici di Prodi, a questa nuova forza democratica, di non disperdere il loro patrimonio di valori in una opposizione fine a se stessa, ma di dare al Governo dell'isola il proprio contributo di modernità e di europeismo.
All'opposizione post comunista, a quella comunista di Rifondazione, a cui guardiamo con rispetto ed attenzione, chiediamo atteggiamenti costruttivi per il bene della Sardegna, perché sui nodi storici dell'autonomia, sulla grande questione delle riforme, dall'articolo 13 alle intese istituzionali di programma, dalla zona franca all'energia e ai trasporti partecipino alla comune battaglia.
Le dichiarazioni programmatiche è chiaro, anche per il tempo limitato delle enunciazioni, non potevano raccogliere tutti gli aspetti della realtà sarda. Io terrò conto di tutti i suggerimenti emersi nel dibattito, degli apporti critici e positivi dei colleghi che ringrazio. Sono questioni vitali e di particolare attualità. Mi riferisco ai danni provocati dall'alluvione, ringrazio l'onorevole Scano che ha trovato nelle pieghe del bilancio altri 51 miliardi, portandoli a 102, sui quali la Giunta assumerà le opportune iniziative, e mi auguro che il Consiglio faccia la stessa cosa.
Io vi chiedo, onorevole colleghi, di recuperare il tempo perduto. Chiedo al Consiglio regionale, se me lo posso permettere, di lavorare a ritmi inusuali, cinque mesi sono passati, abbiamo adempimenti che debbono essere fatti nei prossimi mesi, nei prossimi giorni, nelle prossime ore. Il Natale per noi è lontano, forse ci sarà la Pasqua, ma io credo che questo Consiglio regionale si possa riabilitare nei confronti del nostro popolo e della nostra gente se saprà portare avanti questi provvedimenti nell'interesse della Sardegna e del suo popolo, senza i quali non ci sarà progresso e noi rischieremo un arretramento che non ci possiamo permettere. Dobbiamo dare tutti quanti questo contributo, Io mi rivolgo ad ogni singolo consigliere regionale, perché sappia trovare nel proprio interno, nella propria anima, nel proprio cuore e nelle proprie menti la possibilità di dare questo contributo nell'interesse della Sardegna e dei sardi.
(Applausi dei consiglieri del centrodestra.)
PRESIDENTE. Comunico al Consiglio è che è pervenuto il seguente ordine del giorno.
Se ne sia lettura.
FLORIS EMILIO, Segretario:
ORDINE DEL GIORNO CAPELLI - PILI - COSSA - GRAUSO - PIANA - BIGGIO - FOIS sull'approvazione delle dichiarazioni programmatiche e sulla nomina dei componenti della Giunta regionale.
IL CONSIGLIO REGIONALE
udite le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta regionale, On. Mario Floris, preso atto del dibattito,
le approva
e, in conformità alle sue proposte, nomina componenti della Giunta medesima:
On.le Italo MASALA | Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione; |
On.le Pietro PITTALIS | Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio; |
On.le Sergio MILIA | Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica; |
Dott. Emilio PANI | Assessore della difesa dell'ambiente; |
Dott. Antonello USAI | Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale; |
Avv. Roberto FRONGIA | Assessore del turismo, artigianato e commercio; |
On.le Silvestro LADU | Assessore dei lavori pubblici; |
On.le Andrea PIRASTU | Assessore dell'industria; |
Dott. Matteo LURIDIANA | Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale; |
On.le Pasquale ONIDA | Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport; |
On.le Giorgio OPPI | Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale; |
Rag. Ignazio MANUNZA | Assessore dei trasporti. (1) |
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno che è stato appena letto si dovrebbe procedere alla votazione, se, prima di procedere alla votazione qualcuno vuole iscriversi per dichiarazione di voto.
Comunico all'Assemblea che si sono iscritti a parlare per dichiarazione di voto i seguenti colleghi: Dettori Bruno, Grauso, Amadu, Corda, Biggio, Murgia, Frau, Corona, Cugini, Pirisi, Lai, Cappai, Cogodi, Floris Emilio, Balletto, Marrocu, Dettori Ivana, Spissu, Federici, Dore, Nuvoli, Usai Edoardo, Licandro, Giagu, Onida, Randazzo, Capelli, Fois, Liori, Onnis.
Sospendo la seduta per dieci minuti e convoco la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 17, viene ripresa alle ore 17 e 57.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta con le dichiarazioni di voto. C'è stato un accordo per cui è stato contingentato il numero degli intervenienti.
Ricordo ai colleghi che questa volta saremo fiscali, perché non si andrà oltre i cinque minuti. Dopo il primo richiamo verrà tolta la parola.
E' iscritto a parlare per dichiarazione di voto il consigliere Bruno Dettori. Ne ha facoltà.
DETTORI BRUNO (I DEMOCRATICI). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi, credo che per la Sardegna e per i sardi il progetto "Europa delle Regioni" rappresenti la vera opportunità che potrebbe consentire, se alimentato da una forte vitalità sociale e politica, quella rinascita che da troppi anni inutilmente si è tentato di realizzare. E' questo il tema forte di questi tempi, su questo dobbiamo concentrarci tutti, a qualsiasi livello, perché questa è la vera sfida dei sardi per il 2000. Dobbiamo sentire il dovere di partecipare a questo progetto con atti concreti e responsabili per evitare di rimanere esclusi, vittime suicide di un isolamento culturale e politico che potrebbe rappresentare la nostra definitiva condanna a qualsiasi prospettiva di sviluppo. E le istituzioni sarde? Quale ruolo ad esse compete nella costruzione di questa nuova Europa? La Regione non ha preparato la sua struttura amministrativa, questa avviene con la costante formazione della dirigenza della Regione e degli enti locali, che quotidianamente è chiamata a gestire tematiche e questioni a carattere sovranazionale. Tale formazione sarà inevitabile conseguenza di una programmazione in senso europeista. Per la verità questa programmazione è stata già rappresentata nel DPEF regionale.
L'istituzione deve curare la diffusione della cultura europea nel territorio con il coordinamento di tutti gli attori comunitari operanti a qualsiasi livello al fine di una migliore gestione delle idee progettuali, ma le scelte relative ai punti evidenziati dipendono da decisioni peculiarmente politiche, e la classe dirigente tradizionale ha sempre rifiutato, forse per inadeguatezza culturale più che per deliberata determinazione, di prendere coscienza delle tematiche europeistiche istituzionali, che pure sono lo strumento per incidere poi sulle scelte di politica europea sostanziale, limitandosi superficialmente alle facili petizioni di principio e a manifestazioni propagandistiche.
In questo contesto politico la Regione non ha in pratica legiferato, né riguardo ad iniziative di promozione culturale europea, né in materia di attuazione di direttive europee, rinunciando così a un proprio possibile ruolo istituzionale di livello europeo, né tanto meno si è fatta portatrice di proposte di revisione statutarie capaci di inserirsi con effetto dirompente nel sistema istituzionale regionale vigente. Nessun movimento è stato capace di superare la soglia del problema della definizione dei rapporti Stato-Regione per sviluppare una tematica centralmente europeista, contrariamente a quanto perseguito ad esempio dal movimento autonomista della vicina Corsica, ove il riconoscimento della continuità territoriale e della zona franca sono stati perseguiti con mossa vincente come attuazione di principi e norme dell'Unione, e non solo come vittorie sullo Stato nazionale. E' mancata la concezione di una Sardegna come Regione d'Europa, e cioè come entità politica e istituzionale proiettata in una dimensione sovranazionale, ma al contempo inserita in un contesto nazionale, tema, per altro, caro ad altri movimenti culturali regionalisti.
Siamo molto fragili nel guardare oltre il mare, vinti quasi dalla convinzione che il mare sia il nostro confine insuperabile. Al contrario, il mare deve diventare l'autostrada del nostro sviluppo.
Il nostro contributo a questa Europa delle Regioni deve essere di alto profilo e convincente; non rivendicativo ma ricco di organicità funzionali come (?)con tutte le regioni che partecipano al progetto complessivo. Ma siamo lontani da qualsiasi meta se non poniamo in seria discussione il tipo di rapporto tra le istituzioni di qualsiasi livello. Dobbiamo superare il cannibalismo e sostituirlo con l'impegno della responsabilità. Dobbiamo superare lo sfascismo per garantire continuità all'azione amministrativa; dobbiamo superare gli egoismi per operare in spirito di servizio e guardare più e meglio ai complessi bisogni dei nostri amministrati.
L'Europa forte ha bisogno del concorso di tutti, ed in questo senso va sicuramente rivisto il sistema elettorale delle rappresentanze a Strasburgo, considerato che in questo momento nessun sardo siede nei banchi di quella assise, almeno eletto qui in Sardegna. L'Europa ha bisogno di tutti, e tutti devono concorrere a favorirne uno sviluppo armonico ed equilibrato.
Signor Presidente della Giunta, questi sono temi che si stanno dibattendo, e per i quali credo valga la pena che questo Consiglio spenda le energie più fresche e le energie migliori. Ne va del futuro della nostra Isola.
PRESIDENTE. Onorevole Dettori, la richiamo perché inizia a scattare il tempo, le concedo altri trenta secondi.
DETTORI BRUNO (I DEMOCRATICI). ...Soffrirebbe, saranno due minuti. Colleghe e colleghi, abbiamo vissuto quattro giorni di particolare tensione in Aula e nei nostri Gruppi per avviare, dopo circa cinque mesi dal voto, questa dodicesima legislatura. C'è grande disagio tra noi, non solo per il risultato che stiamo per conseguire, ma soprattutto per il modo con cui è stato raggiunto, e non manca in molti la seria preoccupazione di un futuro incerto, di una legislatura travagliata che parte male, caratterizzata da forte inquietudine. Le elezioni di giugno rappresentano i loro risultati contraddittori un fatto che i referendum del 21 novembre fanno appartenere decisamente al passato. Tuttavia, finché non ci sarà una legge elettorale approvata da questo Consiglio, che preveda l'elezione diretta del Presidente e consenta ai sardi di eleggere chi li deve governare, nessuno potrà sognare per la Sardegna e per i sardi una stagione moderna e competitiva.
PRESIDENTE. Onorevole Dettori, sono dichiarazioni di voto. Le ricordo che avevamo detto di essere fiscali per tutti.
DETTORI BRUNO (I DEMOCRATICI). Signor Presidente, io lamento anche l'assenza di un bicchiere d'acqua che mi consentirebbe di essere più svelto, grazie.
(Interruzioni)
Non mi sembra di aver detto niente di stravagante.
PRESIDENTE. La prego di essere breve e di concludere.
DETTORI BRUNO (I DEMOCRATICI). Presidente Floris, anche se lei nelle sue dichiarazioni programmatiche non ha ritenuto i Democratici degni di meritare la sua considerazione per quanto riguarda un loro apporto nella soluzione dei grossi problemi della Sardegna che lei e la sua Giunta e questa maggioranza dovranno affrontare, essi tuttavia si sentono a loro agio, rispettosi della sua poca considerazione o della sua incolpevole dimenticanza, né sofferenti, né insofferenti. I cittadini sardi devono sapere che i Democratici in ogni caso faranno il loro dovere fino in fondo, testimoniando con estrema lealtà nel lavoro quotidiano il loro impegno in piena coerenza con il patto fatto con gli elettori e nel rispetto del ruolo che ad essi compete. Tuttavia noi Democratici non possiamo nascondere disagio davanti alla sua proposta politica programmatica.
PRESIDENTE. Per cortesia, prego innanzitutto il pubblico di assumere un atteggiamento consono al luogo, e non partecipare attivamente, ma in silenziosa attenzione a quello che dicono i colleghi, e all'onorevole Dettori di concludere le sue dichiarazioni di voto perché siamo in sede di dichiarazione di voto. La prego di concludere, altrimenti sono costretto a levarle la parola.
DETTORI BRUNO ( I DEMOCRATICI). Signor Presidente Floris, ci siamo resi conto che una volta che sono state consumate le due ipotesi andate al ballottaggio, la Presidenza Pili e la Presidenza Selis, che insieme, come schieramenti...
PRESIDENTE. Le conclusioni, onorevole Dettori, le tolgo la parola.
DETTORI BRUNO ( I DEMOCRATICI). ...Sta per essere varata questa sera. Signor Presidente, che cosa devo dire? Grazie, molto gentile.
PRESIDENTE. Lei deve dire, in conclusione, se vota a favore o contro le dichiarazioni dell'ordine del giorno.
DETTORI BRUNO (I DEMOCRATICI). Sto cercando di orientarmi all'interno dei miei appunti.
PRESIDENTE. Due minuti in più di quelli che le spettavano. La prego di concludere e dica se è favorevole o contrario all'ordine del giorno.
DETTORI BRUNO ( I DEMOCRATICI). Sta per essere varata questa sera la motonave Floris contro il voto del 13 e del 27 giugno dei sardi, contro il voto dei referendum del 21 novembre, motonave benedetta da Fini e Casini con a bordo la Giunta dei sacrifici, come l'ha definita Berlusconi. Onore dunque al Polo del buon governo, onore ai Riformatori, onore a Grauso e Serrenti, onore ai tre amici Popolari del dissenso, che per salvare i sardi e la Sardegna lo permetteranno.
Auguri Presidente Floris, auguri colleghi. Noi Democratici voteremo no a questa proposta perché si ispira ad un modello che nasce nei salotti senza il consenso diretto dei nostri elettori.
PRESIDENTE. Benissimo, allora abbiamo capito che i Democratici votano contro. Le tolgo la parola.
Ha domandato di parlare per dichiarazione di voto il consigliere Corona. Ne ha facoltà. Sempre con la raccomandazione ancora di osservare i tempi dei cinque minuti regolamentari. Prego onorevole Corona.
CORONA (P.P.S.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi, dopo cinque mesi di lunga attesa il Consiglio regionale si appresta a dare alla Sardegna un governo. Mi pare che questo, pensando da sardo, costituisca già una grande notizia che tutti, al di là degli schieramenti e delle contrapposizioni ormai sempre più personali, da sardi dovremmo apprendere con soddisfazione, e dovremmo ringraziare per questo il Presidente del Consiglio Efisio Serrenti, che avrebbe avuto ponti d'oro e scale di platino da una sinistra che decide da sola chi premiare e chi punire. Dicevo del Presidente Serrenti che da solo ha avuto il coraggio di fermare la partenza di un non governo, ma da sardo osservo che quello che nasce oggi è il governo più autonomista possibile, più slegato dalle centrali romane. L'autonomia dei sardi deve partire dal sentimento comune, il nostro essere popolo e portarci ad avere autorevolezza, a decidere e a contare da soli.
Per cambiare la nostra isola, mentre già compete e perde nella grande battaglia della globalizzazione, sono necessarie grandi riforme. Partendo dalla constatazione di quello che c'è, di quello che siamo, un popolo piccolo e forte sparso su un territorio vasto, dobbiamo riprogrammare con intelligenza e senza spreco i nostri servizi essenziali: i trasporti, la scuola, la sanità, il turismo, la lotta allo spopolamento delle zone interne. Tutto questo deve essere ripensato con onestà, con quella umiltà che è mancata in questi anni a chi ha pensato prima al potere personale, e poi ai diritti di chi l'ha eletto. Tutto questo ci consentirà di confrontarci direttamente, da soli, senza intermediari, e competere ad armi pari col resto del mondo. Occorre varare la zona franca telematica, ma non basterà la zona franca telematica, dobbiamo fare di più, spingere le imprese sarde, le cooperative, gli artigiani, i giovani che hanno voglia di scommettere su un futuro che certo li premierà a costruire un grande portale elettronico della Sardegna, un manifesto della nostra cultura, dei nostri paesaggi, una bacheca delle nostre risorse ed intelligenze che catalizzi la grande energia dei nostri fratelli all'estero e mischi tradizione e innovazione, consenta a tutti i sardi di vendere e comprare, di esistere su Internet, con l'aiuto della Regione che, questa volta, spero non potrà essere assente e peccare di miopia ancora una volta.
E' l'informatizzazione la nostra carta vincente, quella che consentirà al commerciante di Sassari di comprare i pomodori a Villasor piuttosto che ordinarli a Barcellona, mentre gli stessi pomodori sardi, più buoni, meno costosi, marciscono in un magazzino del Campidano.
Il futuro è un centro che c'è già, si tratta di dargli gambe, coraggio e intelligenza, ma c'è già. Un centro che sia motore di idee, un centro come crocevia delle migliori proposte politiche. Con coraggio, lo stesso che ha animato il Presidente Serrenti, i Popolari sardi hanno mosso il primo passo, ed io ho prestato la mia adesione tecnica al loro Gruppo perché questa iniziativa non morisse. Questa occasione non può essere persa. Nel centro risiede il terreno di crescita della nostra autonomia, slegata dalle centrali arrugginite che si avvitano nel potere e trascurano le idee. A Forza Italia Sardegna, partito nel quale sono stato eletto, ai Popolari tutti, ai Socialisti, ai Verdi, ai Riformisti, ai Cristiano-Democratici, ai Sardisti, ai Democratici, all'U.D.R., al Nuovo Movimento va il mio appello più caldo, sempre nell'ottica bipolare, perché questo percorso non si interrompa e trovi una forma, forse una federazione programmatica, che dia sostanza al nostro patrimonio comune di idee e costruisca davvero, non più a parole, l'autonomia dei sardi. Voteremo sì.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare sull'ordine dei lavori il consigliere Paolo Fadda. Ne ha facoltà.
FADDA (Popolari- P.S.). Molto brevemente, vorrei capire l'onorevole Corona per quale Gruppo ha parlato.
PRESIDENTE. Io mi trovo un accordo dei Capigruppo, per cui suppongo abbia parlato per Forza Italia.
FADDA (Popolari-P.S.). Signor Presidente, questo non è possibile, per Regolamento. Se l'onorevole Corona è iscritto ad un Gruppo come fa a parlare per conto di un altro Gruppo?
Siccome tutti abbiamo rinunciato a degli interventi...
PRESIDENTE. Non cambia niente, c'è l'accordo unanime di tutti i Gruppi.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (F.I.-Sardegna). Presidente, solo per rispondere al collega Fadda e ricordare che le dichiarazioni di voto sono personali, quindi poco importa l'appartenenza o quant'altro. Ha chiarito l'onorevole Corona l'adesione tecnica al Partito Popolare Sardo, fa parte a pieno titolo del Partito di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (A.N.). Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, attraverso Videolina, via etere e via Internet, ed attraverso le antenne dei satelliti di Sardegna Uno stiamo entrando in molte case dei sardi, non solo in Sardegna, ma in Italia, in Europa e nel mondo.
Quindi dopo il doveroso e rispettoso saluto al Parlamento sardo è una cosa irrituale, mi rendo conto, ma poiché non esiste nello Statuto e nemmeno nel Regolamento di questo Consiglio una norma che lo impedisca, mi sembra dovuto un rispettoso e caloroso saluto a tutti i sardi che ci stanno guardando in questo momento, e lo faccio a titolo personale, poiché non ho la veste per farlo a nome del Consiglio, evidentemente.
Io credo che il Parlamento dei sardi possa esprimere valori alti, intelligenti e notevoli, capacità individuali e professionalità. Ebbene, ieri pomeriggio non è andata proprio così, perché abbiamo assistito al fuoco incrociato degli insulti. Molti di noi, nella foga della comprensibile e giusta contrapposizione, si sono lasciati andare a comportamenti largamente al di fuori della politica, di quell'etica della politica che dovrebbe essere sempre presente nel Parlamento dei sardi. Probabilmente tra poco - chi lo ritiene opportuno può ricorrere a tutte le pratiche scaramantiche che conosce - la Sardegna avrà un Governo di centro - destra. Se noi potessimo interrogare tutti i sardi che stanno seguendo questo dibattito, di sinistra, di centro o di destra che siano, credo che ci direbbero: "Finalmente è finita la crisi e abbiamo un Governo". Per noi di centro - destra poi c'è un valore aggiunto, stiamo dando alla Sardegna una Giunta di centro - destra. Per noi, di Alleanza Nazionale, vi è un ulteriore valore aggiunto: dopo cinquant'anni di coraggiosa, testarda ed onesta opposizione, la destra sarda partecipa direttamente al Governo della Regione e siamo orgogliosi che l'Assessorato per noi in questo momento più importante, quello degli affari generali e delle riforme, sia stato affidato al nostro Presidente di Gruppo Italo Masala.
Qualche collega del centrosinistra ha detto: "Ma il Presidente Floris ha preso pochi voti, meno di tanti altri, non può essere il Presidente della Giunta". Il Presidente Floris ha preso i voti, tutti quelli che gli servivano, e perfino qualcuno in più di quelli che sono richiesti per diventare Presidente della Giunta; ha preso i voti di una coalizione che ha avuto mandato, doppio mandato dato dagli elettori sardi il 13 e il 27 giugno per dare alla Sardegna un Governo di centrodestra, e noi abbiamo dato il Governo possibile.
Lei, Presidente, a pagina 18 delle dichiarazioni programmatiche, ha scritto che "un sistema che produce trecentocinquantamila disoccupati su un milione mezzo di abitanti è un sistema che non funziona e va radicalmente modificato. La burocrazia regionale, quella statale, il sistema bancario nel suo complesso, che funziona male e non aiuta le imprese a crescere; imprese che debbono pagare interessi passivi più alti che nel nord Italia, che devono pagare l'energia il quaranta per cento in più che nelle altre regioni, un sistema di trasporti interni ed esterni inadeguato che nei collegamenti aerei e marittimi offre un pessimo servizio a prezzi doppi che in altre regioni d'Europa".
E lei ha scritto ancora: "Tutto questo ed altro impongono alla Giunta un obiettivo prioritario: realizzare un sistema sardo sul modello di quello catalano, ispirato e voluto dalla destra, capace di dare certezza di diritto, di assicurare risposte rapide, entro i tempi stabiliti, al cittadino, all'imprenditore, alla società civile, agli enti locali, agli organismi intermedi, allo stesso Stato e alla stessa Unione europea. Grazie a quel programma coraggioso la Catalogna ha raggiunto un benessere mai conosciuto prima, e la sua autonomia sta vivendo un momento di grande fulgore".
Presidente Floris, io le riconosco il coraggio di aver fatto una analisi spietata dei problemi che affliggono la nostra terra, di aver individuato, nelle scelte fatte in passato e nel sistema sbagliato, le cause del disastro economico che coinvolge tutti. Le attribuisco l'intelligenza, il coraggio e l'umiltà anche, di aver saputo copiare, sì copiare, anche dalle esperienze di altri.
Potrei andare avanti con altre citazioni, ma l'elenco sarebbe troppo lungo e qui il tempo è evidentemente giustamente contingentato.
Presidente Floris, il suo programma mi piace, e credo che con questa Giunta di programma e con il leale aiuto di tutti noi lei potrà attuare, nei tempi promessi, proprio come è avvenuto in Catalogna, tutto quello che ha promesso nel suo programma.
Per queste ragioni, oltre che per lealtà verso Alleanza Nazionale, verso il mio Gruppo e verso la coalizione che la sostiene, io le confermo il mio voto favorevole.
Lei ha già fatto una citazione però vorrei dirlo anche io: vi sono persone, famiglie, aziende che con l'alluvione della scorsa settimana hanno subito danni gravissimi. Molti hanno perso tutto. Una donna ed un uomo hanno perso la vita. Quelle popolazioni si aspettano da questa Giunta un intervento oltre a quei centodieci miliardi di cui lei ha parlato, un intervento straordinario ed urgente. Io sono certo che non sarà negato.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Grauso. Ne ha facoltà.
GRAUSO (Gruppo Misto). Complimenti Mario Floris, un discorso molto bello, un discorso sulla struttura e non sulla sua struttura, un discorso totalmente condivisibile.
Questa mattina, quando nell'Aula c'era un cavallo, una locomotiva e un libro elettronico, Cogodi si è messo a raccogliere la cacca del cavallo.
PRESIDENTE. Invito i colleghi ad usare moderazione nei termini.
COGODI (R.C.). Non l'ha raccolta nessuno.
GRAUSO (Gruppo Misto). Non avevo il tempo per spiegare qualcosa di più; se ci sarà l'occasione lo farò.
Complimenti ancora per il discorso, molto bello, molto emozionante, totalmente condivisibile. Alla Giunta, ripeto, niente epurazioni, niente epurazioni. Non potrà certo essere Cogodi ad alzarsi ad attaccarvi se qualcuno di voi userà fondi pubblici per pagare un appartamento di una sua associazione. Non potrà certo essere l'onorevole Selis ad alzarsi scandalizzato a dire a qualcuno di voi: "Come vi permettete di finanziare una vostra associazione con i soldi della Regione?". Non potrà certo essere l'onorevole Emanuele Sanna ad alzarsi a dire: "Chi è che ha cacciato tutti i funzionari dall'Assessorato dell'ambiente?" visto che non sarebbe credibile, lo ha fatto lui con i funzionari dell'onorevole Mannoni. Ma troverete in me un'opposizione ferma e feroce verso qualsiasi tipo di epurazione, perché per voi non dovrà contare la tessera dei vostri collaboratori, ma dovrà contare la qualità e il merito. Non dovrà esserci nessun tipo di epurazione, non dovrà esserci nessun tipo di disonestà nella gestione della Regione e degli Assessorati. E io sono certo che questa Giunta, che apparentemente si presenta debole, proprio per i processi che ha attraversato e che ne hanno modificato anche la sua struttura atomica, nucleare, beh, io sono certo che questa sarà una Giunta e sarà una coalizione che è destinata a reggere, e che probabilmente dovrà difendersi dai tentativi di allargamento che arriveranno ora dagli altri popolari, ora dai sardisti, ora dallo SDI, perché state pur certi che tutti gli attacchi che oggi arrivano verso questa coalizione tempo qualche mese si trasformeranno in tentativi di entrare a far parte di questa maggioranza.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Amadu. Ne ha facoltà.
AMADU (U.D.R.). Signor Presidente, signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi, in questi lunghi mesi di non governo, di lotte e contrasti politici abbiamo tenuto in tanti componenti di questo Consiglio, con attenzione il nostro sguardo, la nostra sensibilità politica fuori da questo palazzo. Gli interessi generali, per quanto mi riguarda, vengono prima di tutto ciò che può riguardare, pur legittimamente, l'interesse dei singoli, l'interesse del singolo partito o Gruppo consiliare. Senso di responsabilità e coraggiosa coerenza politica ieri ed oggi, e mi auguro domani, sono i valori di riferimento a cui mi sono ispirato in questi difficili mesi, con la finalità di puntare alla governabilità. Abbiamo pensato in molti alle tante attese di risposte degli agricoltori, delle imprese agricole, degli artigiani, dei commercianti, del mondo delle imprese, degli operatori dei servizi, dei giovani, dei disoccupati.
Il mio impegno di servizio si pone criticamente in un'ottica di disponibilità al di là e al di sopra di qualsiasi pur legittimo interesse personale a sostegno dell'unica Giunta possibile, di necessità, definita da altri di emergenza, per avviare la legislatura. Si pensi al fatto che le Commissioni consiliari sono bloccate da quasi dieci mesi. Il tasso di disoccupazione ha toccato ormai livelli incredibili, e penso alle percentuali della zona del sassarese, territorio verso cui le precedenti giunte regionali hanno evidenziato una scarsa attenzione, o comunque un'attenzione inadeguata rispetto alle necessità delle popolazioni ivi residenti e dei centri vicini. E' chiaro che gli atti di questa Giunta regionale, di questo Consiglio regionale, e soprattutto degli enti regionali, oggi oggetto del desiderio di tanti, dovranno tenere conto delle esigenze dei territori e delle pressanti popolazioni delle zone alluvionate. Tra i problemi che poi dobbiamo risolvere, annetto primaria importanza alle questioni attinenti l'autonomia e le riforme istituzionali. Le riforme istituzionali non possono essere considerate un fatto di ingegneria istituzionale, bensì sono una grande occasione per dare al popolo sardo una struttura istituzionale capace di far sviluppare e crescere l'autonomia, il progresso, la rinascita del popolo sardo, che vive in questa terra di Sardegna e che sa anche di essere italiano. Siamo sardi e siamo italiani. Il riferimento al modello catalano ritengo sia appropriato se adeguatamente collocato nella realtà sarda. E l'ipotesi di una commissione speciale per la riforma dello Statuto potrà essere la sede politica idonea. Essa dovrà convocare, accanto al Consiglio regionale, una grande assemblea costituente del popolo sardo che approvi uno Statuto che si dovrà chiamare, secondo il mio punto di vista, "Costituzione del Popolo sardo".
E' vero che la Sardegna non è la Catalogna e che il riferimento alla Lombardia può non apparire proporzionato o congruo, ma è anche vero che la Catalogna è diventata Lombardia grazie alla sua autonomia. La Sardegna può e deve riconquistare la sua identità, processo che già avvenne nel primo periodo del Regno di Sardegna, identità che è stata difesa da grandi uomini, in particolare ricordiamo Emilio Lussu, e da quanti hanno combattuto in guerra, nelle trincee, in difesa dei valori della patria sarda e della patria italiana. Nel palazzo che ospita la generalità (?) della Catalogna vi è una lapide in cui è scritto "Catalogna libera nella Spagna grande".
Mi auguro che alla fine di questo processo riformatore possa dirsi che nella sede di questo Consiglio regionale ci possa essere una lapide con la scritta "Sardegna libera in un'Italia grande, in una più vasta Europa".
Ma nell'immediato, sul fronte della riforma elettorale, ritengo che si debba recepire la legge nazionale sull'elezione diretta del Presidente della Regione prevedendone l'immediata applicazione, senza cioè rinvii applicativi alla prossima legislatura.
Il Presidente Floris, le forze politiche della maggioranza devono riflettere sulle vicende di questi giorni, sugli accordi assunti e da assumere e sugli impegni assunti e disattesi.
Per quanto mi riguarda, tenendo presente il percorso futuro, mi colloco in questa maggioranza nel ruolo di guardiano degli interessi generali dei sardi, con l'auspicio e con la speranza che l'U.D.R., compatta, sia coerente con questa impostazione. Ma occorre ricreare in questo Consiglio il clima politico istituzionale necessario all'avvio del dialogo tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione in un momento politico, per assicurare la governabilità che una maggioranza risicata in qualche modo può avere difficoltà ad assicurare; una maggioranza che è definita di necessità, di programma o di emergenza, che è pur priva e non corroborata dalla legittimazione popolare maggioritaria e diretta, ma che nasce su accordi parlamentari che sono anch'essi importanti. La disponibilità dichiarata dal Partito dei democratici di sinistra e degli altri Gruppi di opposizione ad un lavoro comune sui grandi temi dell'autonomia, della specialità, va immediatamente colta. Va però risolto un problema importante, che è preliminare. Mi rivolgo, anche se è assente, al presidente Serrenti, perché egli in prima persona se ne faccia carico, con serenità, ma con senso di responsabilità politica. Valuti, il presidente Serrenti, secondo una scala di valori di assoluta priorità, ponendo il proprio pur legittimo interesse in un gradino inferiore, il problema in questione.
PRESIDENTE. La conclusione, onorevole Amadu.
AMADU (U.D.R.). Mi avvio a concludere, Signor Presidente. Con queste problematiche presenti, con questi auspici positivi e pure con qualche perplessità, voterò a favore così come voterà a favore il collega Capelli e presumo il collega Floris, entrambi dell'U.D.R..
La gente comune e il popolo sardo attendono ora risposte coerenti, su questo si gioca, Presidente, la credibilità della classe politica e il futuro di crescita, rinascita e sviluppo della nostra gente. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare per dichiarazione di voto il consigliere Cogodi. Ne ha facoltà.
COGODI (R.C.). Signor presidente della Giunta, colleghi consiglieri (quasi tutti), dovrei dire cose per qualcuno spiacevoli, molto spiacevoli. Assicuro che non mancherà né il tempo, né il luogo perché ciò accada.
Dichiaro il voto contrario del Gruppo della Rifondazione Comunista.
PRESIDENTE. Grazie per la sinteticità, onorevole Cogodi.
E iscritto a parlare per dichiarazione di voto il consigliere Balia. Ne ha facoltà.
BALIA (F.S.D.). Onorevole presidente Carloni, onorevole presidente Floris, ero ingenuamente convinto, ma forse si trattava di una recondita, intima speranza, che dopo l'intervento dell'onorevole Pili, che personalmente reputo sobrio e corretto nelle analisi, l'onorevole Floris avrebbe rinunciato al mandato ricevuto.
Ne ero convinto perché dall'intervento dell'onorevole Pili risulta quasi la recita di un de profundis anticipato, un'orazione funebre per la Giunta Floris. Diverso l'approccio e la filosofia dalla quale l'onorevole Pili muove, non c'è spazio per un centro geometrico, ha chiaramente difeso l'esigenza che le scelte annunciate in campagna elettorale non vengano poi disattese, ha riconosciuto impietosamente che i ribaltoni, i ripassaggi di campo a partita iniziata sono dannosi ed eticamente non concepibili, né conciliabili.
Questa ci appare, anche dall'intervento dell'onorevole Pili, come una Giunta residuale, frutto di rendita di posizione, frutto quasi di disperazione.
Nella replica fatta dall'onorevole Floris restiamo profondamente delusi per la difesa rispetto alle note critiche avanzate da più settori, difesa proposta una volta di più dall'onorevole Floris nei confronti dell'onorevole Serrenti. Questo segna ulteriormente un forte distacco tra le nostre posizioni e segna un distacco tra la Giunta e buona parte del Consiglio regionale.
La replica dell'onorevole Floris, fatta talvolta accogliendo molte delle posizioni critiche mosse da questi banchi, appare uno zuccherino e sembra quasi la terapia proposta, l'intervento proposto da un chirurgo verso un malato grave, però la terapia che il chirurgo gli propone è quella di una cura alle unghie, della estirpazione di un callo.
Auguri onorevole Floris, noi assicuriamo tutta la nostra collaborazione, pure da posizioni di netta opposizione, ed è chiaro che non sono disponibili i voti, a favore di questa Giunta, dei Socialisti Uniti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Onida. Ne ha facoltà.
ONIDA (P.P.S.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi, il voto dei Popolari Sardi approva le dichiarazioni programmatiche del Presidente Floris. La replica è stata straordinaria.
Agli amici del Polo per le Libertà, il nostro voto è un voto libero, secondo coscienza, andatene fieri.
Al centro-sinistra, dovreste essere felici poiché i traditori sono andati via, perché vi affannate?
Un avvertimento all'amico Selis: guardati attorno, i "giuda" e i tuoi avversari sono ancora tutti attorno a te. E` una storia strana la tua, ho sempre sostenuto che il più strenuo avversario di Gian Mario sia stato sempre tu, non ti sei smentito neppure questa volta. Caro Selis, ci perdonerai, ma noi Popolari Sardi tra te e la Sardegna abbiamo scelto la Sardegna.
Al padrone della morale, quando avrai consumato la coscienza corrosa dall'inganno, ti rimarrà il baratro della solitudine.
Al Presidente Floris, vai avanti, il nostro sarà un impegno serio e leale, e l'obiettivo è la costruzione solida della casa comune dentro il bipolarismo, caro Mauro, e senza tentennamenti.
Ai nostri elettori, noi ci conosciamo bene, a primavera dovremo rifare conti, coraggio.
Ai sardi, alla gente sarda, noi siamo rimasti Popolari, ma sardi, abbiamo consentito un governo per la Sardegna, abbiamo interrotto un rapporto soffocante con il Partito Democratico della Sinistra e con la sua attuale maggioranza, tutto questo può non piacere agli avversari, ma è civile ed è scelta di libertà. Auguri Presidente!
PRESIDENTE. Senza applausi! Grazie onorevole Onida. Ha domandato di parlare il consigliere Cappai. Ne ha facoltà.
CAPPAI (C.C.D.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi, nell'annunciare il voto favorevole del Gruppo del Centro Cristiano Democratico desidero esprimere un ampio apprezzamento per le dichiarazioni programmatiche e per la Giunta proposte dall'onorevole Mario Floris.
Il Centro Cristiano Democratico nel considerare le linee programmatiche una risposta concreta ai bisogni della Sardegna, non può in questa fase non esprimere alcune valutazioni di merito su alcune parti del suo programma. Un programma che non si configura come un semplice elenco di cose da fare, ma piuttosto come un insieme di azioni complete, con obiettivi precisi, alimentati da un insieme di valori e di idee e forze attorno alle quali si è costituita questa maggioranza.
E` proprio in virtù di questi valori il Centro Cristiano Democratico si impegna per dare una risposta ai bisogni della gente in una società in cui le conquiste dello stato sociale vanno a diminuire, ove le nuove povertà risultano sempre più evidenti e dove le famiglie hanno necessità di trovare, anche nella nostra Regione, sostegno ed aiuto.
Mentre si condivide pienamente la valutazione dell'onorevole Floris sulla politica agricola regionale, sinora caratterizzata da una sostanziale confusione e dominata da uno scontro tra le politiche comunitarie e un sistema legato a schemi antichi ed oramai in buona parte superati, con una Regione che non ha compreso pienamente la portata innovativa della filosofia agro-ambientale dell'Unione Europea. Nel contempo si ritiene che l'impostazione data nelle linee programmatiche per il settore agricolo contenga le basi per l'ammodernamento del comparto, un comparto che deve mirare a creare nuovo slancio e nuova fiducia negli imprenditori agricoli, con l'obiettivo di sviluppare la competitività delle imprese, soddisfare la domanda dei mercati, assicurare la tutela dei consumatori e garantire un elevato livello di sicurezza; a tale proposito credo sia necessario favorire la creazione di nuove imprese, capaci di operare nella cosiddetta agricoltura biologica, nel settore delle piante officinali e nella coltivazione di quei prodotti agricoli di qualità ad alto valore aggiunto.
Una particolare attenzione dovrebbe essere dedicata alla licicoltura (?), al fine di eliminare o perlomeno ridurre la nostra dipendenza dalla Tunisia e dalla Francia.
Credo pure che occorra tenacemente proseguire nell'incentivazione dell'agriturismo, anche se il collega Falconi la pensa diversamente, peraltro già in forte crescita, al fine di creare una nuova occupazione e un'integrazione del reddito all'imprenditore agricolo, e nel contempo arrestare ed eventualmente invertire la rotta dello spopolamento delle zone rurali.
Onorevole Floris, condivido la sua affermazione quando sostiene che il turismo da settore deve diventare sistema, un sistema articolato ed organico, da implementare con la riduzione se non con l'abbattimento totale del prezzo dei biglietti per chi decide di trascorrere in Sardegna un periodo di vacanze durante la bassa stagione. Il turismo infatti non dove essere solo un'attività stagionale e limitata alle coste, ma è necessario che si estenda anche nei territori dell'interno mediante incentivazioni.
Occorre, altresì, favorire ed incrementare il turismo congressuale, naturalistico, equestre, golfistico e culturale. Un confronto con i comuni e con le realtà imprenditoriali sarde si rende necessario per porre le condizioni per creare un flusso turistico nelle zone interne e nel merito trovo particolarmente interessante la formula proposta dal Presidente Floris dell'accoglienza del bed and breakfast.
Per quanto concerne la sanità, non soltanto per la dimensione delle risorse destinate, ma soprattutto per l'alto valore che rappresenta per la gente, condivido l'esigenza di attuare completamente la riforma sanitaria, al fine di ridistribuire le risorse finanziarie disponibili, anche alla luce di un nuovo piano sanitario regionale che le molteplici Giunte regionali che si sono succedute nel corso della scorsa legislatura mai hanno portato all'attenzione del Consiglio. E` quanto mai necessario completare l'aziendalizzazione del servizio sanitario, dando corso nel contempo alle innovazioni richieste dalla recente riforma nazionale, che prevede un maggiore coinvolgimento degli Enti locali. E` proprio verso gli Enti locali, i comuni della nostra isola, dovrà trovare realizzazione il principio della sussidiarietà, richiamato nelle dichiarazioni programmatiche, dando attuazione al decentramento, con una chiarificazione delle funzioni e delle competenze in relazione alle province, ai comuni, alle comunità montane.
Credo, infine, che oggi, in questo particolare momento, forse tra i più complessi e travagliati della storia autonomistica sarda, in cui le istituzioni sono chiamate a rinnovarsi per far fronte alle domande di una società che è cambiata nel profondo, il buon governo della Regione e le stesse sorti della nostra autonomia, debbano risiedere nella saldezza delle convergenze delle cose da fare, sulle azioni ovviamente una Giunta programmatica, come quella proposta dal Presidente Floris, il cui programma non poteva che muoversi nell'ambito politico rappresentato da chi nelle consultazioni elettorali del 13 e del 27 giugno scorsi ha ricevuto il più ampio consenso elettorale.
PRESIDENTE. Onorevole Cappai, le ricordo che inizia a correre il tempo supplementare.
CAPPAI (C.C.D.). Mi sto avviando a conclusione, Presidente, la ringrazio. A lei, Presidente Floris ed agli assessori designati i nostri migliori auguri con l'auspicio che la Giunta e il Consiglio possano onorare quella che lei stesso ha definito una prova di grande impegno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare per dichiarazione di voto il consigliere Giagu. Ne ha facoltà.
GIAGU (Popolari). Onorevoli colleghi e signor Presidente della Giunta, in questa breve dichiarazione di voto avrei preferito porgere un sentito ringraziamento all'onorevole Serrenti per una graditissima prova di generosità, per un gesto di nobiltà, ma ahimè, dovrò puntualmente registrare la sua monotonia, la sua impassibilità, il suo immobilismo. Nulla si è mosso, niente si è modificato, al contrario tutto si è aggravato, tutto precipita. Una situazione che diventa insostenibile per l'interpretazione che l'onorevole Serrenti sta fornendo del ruolo che ricopre, partecipando attivamente alla contrattazione dei ruoli nell'Esecutivo, alla distribuzione degli incarichi, alla elargizione dei benefit. Non cade, bensì precipita lo stile nella conduzione dei lavori in Aula, appesantiti da continue défaillance che fanno impallidire perfino i cronisti dei lavori di questo Consiglio.
Ma, cari colleghi, voi ben sapete quale sia la nostra pazienza, la nostra tolleranza, quantunque drammaticamente provata, e sapete pure che la speranza e la determinazione ci accompagneranno sino alla fine di questa vicenda, perciò onorevole Serrenti aspettiamo fiduciosi le sue dimissioni, che come ben sa porterebbero grande beneficio in quest'Aula.
Lei sa benissimo che oggi la sua presenza è per noi lo spartiacque tra un Consiglio bloccato e un Consiglio che si attiva, che lavora attento, responsabile del mandato ricevuto.
Cari colleghi, vivo una situazione irreale, una condizione di incredulità, in questi giorni, in quest'Aula si sono alternati oratori che tentano di far convivere la loro lunga esperienza amministrativa democratico cristiana con le accuse di quarant'anni di malgoverno, con la negazione perfino spregevole del passato.
Abbiamo ascoltato interventi di amici di certa e sicura provenienza e radice, con passato e presente di primi cittadini dei loro centri, che hanno accusato e demonizzato modello e politica degli ultimi quarant'anni. E` un atto di abiura che sconcerta; a questi nuovi apolidi della politica va la nostra commiserazione, va il nostro rimpianto per averli scelti per un tratto del nostro cammino come compagni di viaggio. Va il nostro pentimento per aver creduto che condividessero le nostre speranze, i nostri obiettivi, i nostri valori.
Onorevole Floris, lei sta dando alla luce una Giunta supportata da queste contraddizioni, una Giunta dove tutto e il contrario di tutto convive e si giustifica in nome di una governabilità presunta.
La governabilità non giustifica le mistificazioni presenti nell'aggregazione politica che ci sta presentando, ma lei meglio di me sa che la storia è piena di esempi che ci insegnano che per giustificare farneticazioni totalitariste veniva citato sempre lo spettro di una necessaria governabilità, contrapposto alla ingovernabilità artatamente presentata, sempre come densa di catastrofiche conseguenze.
E' questo il grande equivoco della sua Giunta: nasce condita da minacce di scioglimento del Consiglio, si plasma di messaggi bugiardi, fa conto su funamboli della politica, insegue e corteggia colleghi che sono convinti che il tradimento è un atto di intolleranza tra marito moglie e quindi non è ascrivibile al loro comportamento, anzi è un atto eroico, consumato per il bene della Regione. E` come se, cari colleghi, rivalutassimo la figura di Giuda Iscariota, giustificandolo in quanto, tutto sommato, il suo gesto porta non alla passione di Gesù, ma al suo risorgere. E` una lettura faziosa del Vangelo, e noi lo sappiamo bene, come sappiamo bene che il peso dei trenta danari ha portato il nostro uomo verso un robusto ramo, al quale ha affidato il suo collo e il suo pentimento.
Ma oggi vogliamo essere generosi con i nostri voltagabbana, e scomodando Dante gli prediamo in prestito l'ultimo cerchio del suo Inferno, dove in quattro zone concentriche posiziona i traditori dei parenti, della patria, degli ospiti, dei benefattori. Si sta male dovunque, ma si può scegliere.
E' dunque legittima la nostra indignazione; è dunque necessario svelare l'inganno del vino traditore fatto bere all'amico Selis, un vino in apparenza leggero, ma in realtà di robusta gradazione alcolica, insomma un vino ingannevole. Come ingannevole ed imbarazzanti risuonano oggi queste parole: "noi stessi, tutti noi siamo e saremo nello spirito democratico e nobile delle nostre funzioni dentro quel giudizio elettivo di chi ci ha affidato il consenso per il tramite dei partiti e dei movimenti che rappresentiamo. Il nodo autentico, dunque, è tutto qui, signor Presidente" L'autore di questo intervento è l'onorevole Pasquale Onida, è la dodicesima seduta dell'undicesima legislatura, la data è 14 settembre 1994. Lo stesso Onida dice: "Chiedo scusa se penso male, ma l'epilogo che ha visto riversare 28 voti di Forza Italia e di A.N. su un amico del partito popolare (Manunza) nell'elezione dei segretari dell'Ufficio di Presidenza deve far riflettere: tutto quello che c'era da comprare sulla bancarella della Democrazia Cristiana è stato comprato, se qualche scampolo oggi rimane, ereditato dal Partito popolare, nessuno metta mano al portafoglio, il partito popolare è lieto di poterlo offrire in omaggio".
Sono atti del Consiglio, colleghi consiglieri, testimoni silenziosi di sussulti di dignità ieri e di dignità perduta oggi.
Da questi atti leggo ancora: "Oggi non siamo nelle condizioni di poter veramente determinare una svolta e non possiamo certo essere criticati dall'onorevole Locci come persone riciclate, lui appartiene ad un partito che ha dovuto addirittura cambiare nome, che non si è tirato indietro quando si è trattato di andare al Governo insieme ad un partito, Forza Italia, nelle cui liste sono finiti i peggiori socialisti e i peggiori democristiani". Questa volta a parlare è l'onorevole Fois, undicesima legislatura, il 13 settembre 1994.
Auguri onorevole Floris per questo campionario di coerenza. Banderuole, arriverà la bonaccia. Come al collega Ladu affettuosamente consiglio di togliersi l'elmetto, la guerra è finita. Mi auguro che nel caso in cui si rivedranno una prossima volta qualcuno si premunisca di fargli sottoscrivere un impegno scritto a non spostarsi da nessuna parte, o quanto meno per alcuni mesi.
Dicevo quindi che le basi di questa aggregazione hanno, a mio avviso, un'origine orientaleggiante, dove il collante è dato da un'impostazione ingannevole e mistificante, di abili intermediari della politica che con certosino ed ambizioso lavoro hanno prima indebolito e diviso il glorioso P.S.d'Az.. Hanno poi sfoltito, ma non indebolito, forse bonificato il nostro Gruppo, hanno infine disatteso le indicazioni elettorali, favorendo il nascere di un Esecutivo che affossa ogni sussulto riformatore e referendario, con buona pace dei colleghi Cossa, Fantola e Pili.
Onorevole Floris, nelle sue dichiarazioni prevale il rivendicazionismo stantio, sprazzi di visioni condivisibili sono purtroppo viziate dalla diffidenza che nutrono gli stessi sui compagni di cordata.
Le contraddizioni che emergono in quest'Aula sono la riprova dell'unico interesse che vi può accomunare: quello della negazione di ogni principio ed impegno evocato fino ad oggi, pur di occupare.
Caro Liori, rassegnati, il regime non ammette dissensi, perciò ordine, contegno e disciplina.
Questa di oggi è una maggioranza che richiama problemi che sono stati sollevati in tempi diversi da altre maggioranze della nostra coalizione cercando una terapia adeguata.
Che dire dell'affascinante modello catalano che lei Presidente richiama: è un traguardo oramai datato, inseguito da molti, più che altro un sogno che coltiviamo e coltiveremo ancora per molti anni. Non si affezioni troppo all'idea, concentri la sua attenzione su cose più immediate e reali, sarà più consono alle esigenze terrene.
Troppe contraddizioni nella sua costituenda maggioranza di destra, e a parte alcune eccezioni, e non mi riferisco alla pertinenza del polo di sardi, troppe confusioni tra modelli catalani, baschi e più, troppo avventurosi i percorsi indicati che le consentirebbero di far decollare la sua Giunta, ma anche di precipitare in brevissimo tempo. Mancano le ali della passione, della verità, della linearità, della omogeneità e della speranza.
Il nostro giudizio, dei popolari veri, seri, unici, onorevoli Floris non azzardi analisi e tanto meno previsioni, e il nostro voto si calano in un quadro desolante, di miseria, di piccoli uomini, di lunghe ombre.
Parlare di prospettive catastrofiche è offensivo, parlare del presente è deprimente, è tutto chiaro purtroppo, e ne siamo consapevoli, onorevole Floris. Saremo comunque presenti e vigili e lavoreremo con abnegazione e responsabilità.
Presidente, no alla sua Giunta, no al suo programma, ma sì alla costituzione di una Commissione speciale, permettetemi di proporne una, sui nuovi fenomeni banditeschi di abigeato politico.
PRESIDENTE. Onorevole Giagu, il tempo a sua disposizione è abbondantemente trascorso.
GIAGU (Popolari). E comunque, Dio salvi la Regione!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare per dichiarazione di voto il consigliere Frau. Ne ha facoltà.
FRAU (A.N.). Onorevoli colleghe e colleghi, questa pur breve dichiarazione mi dà la possibilità tra l'altro di togliere almeno un sassolino dalla mia scarpa.
L'altro ieri l'onorevole Emanuele Sanna, che ringrazio, ha riconosciuto che A.N. ha il diritto e il dovere di governare, perché poi ha aggiunto l'onorevole Gian Valerio Sanna: la storia cammina. Onorevole Gian Valerio Sanna lei dovrebbe dire queste cose al suo Presidente di Gruppo alla Camera, onorevole Antonello Soro, il quale l'altro giorno, esattamente il 21 novembre 1999, ha detto, rispondendo all'onorevole Ladu "Sono coerente con il mio mandato elettorale, mentre Ladu si appresta a far parte di una Giunta con A.N.".
In questa affermazione, onorevoli colleghi, c'è ancora tutto quello substrato di odio e miopia politica che ha caratterizzato in modo infame cinquant'anni di vita politica italiana.
Sembra cioè, per alcuni personaggi, che dovrebbero essere esempio di apertura mentale alle novità politica, che niente in Italia e in Europa sia cambiato in questi ultimi anni e che il gioco della "dietrologia" sia ancora di moda.
Allora tocca a me rinverdire la memoria dell'onorevole Soro e spiegare cosa sia in Italia oggi A.N., un movimento di uomini e donne liberi, che ha il senso del dovere, dell'appartenenza, della democrazia, che crede nella politica e nelle istituzioni, momenti e luoghi in cui confrontarsi per la risoluzione di problemi della gente.
E queste cose, cari amici e cari colleghi, le abbiamo fatte per cinquant'anni, tutte le volte che ce ne è stata data la possibilità nelle istituzioni, e non era facile, nei convegni e nelle piazze, pur essendo all'opposizione, con la certezza di poter essere utili.
A.N. è una forza politica legittimata dal voto popolare, quindi qualsiasi distinguo in termini dispregiativi nei nostri confronti è un affronto nei riguardi degli elettori. A.N. poi, anche se non lo ricordiamo ad ogni piè sospinto, a proposito di cattolicesimo, è una forza politica che si riconosce in buona parte anche nella dottrina sociale della Chiesa e dalla Chiesa ha appreso anche i dieci comandamenti. Con queste certezze e volontà A.N. si appresta, unica e vera novità nella scena politica sarda, ad avere responsabilità diretta nella Giunta Floris, e per questa Giunta e per questa maggioranza lavoreremo con passione in quest'aula.
Gomito a gomito con noi (?) si troveranno accomunati dallo stesso desiderio di rinascita dalla nostra terra gli onorevoli Fois, Ladu e Onida, i quali, dopo aver constatato l'impossibilità di dar vita ad una giunta a guida Selis, si sono sentiti obbligati a ricercare aggregazioni nuove per dare un governo alla Sardegna. Gli onorevoli Ladu e Onida si troveranno fianco a fianco con gli assessori di A.N. di cui un giornalista, che non ci è sicuramente amico, ma che ha avuto l'onestà di riconoscerlo, ha detto, esattamente mercoledì 24 novembre 1999: "I due di A.N., Italo Masala ed Emilio Pani, sono maturi personaggi seri e dabbene. Il secondo eccellente assessore della Giunta Delogu a Cagliari".
Quindi questa è la gente di A.N., la gente che noi qui rappresentiamo. Credo che basti. Gli onorevoli del Partito Popolare Sardo si troveranno sicuramente in ottima compagnia, senza doversi vergognare di niente.
Onorevoli colleghi e colleghe, sta per nascere una Giunta di centrodestra, che probabilmente non rispecchia in toto il voto dei sardi, ma sicuramente è una Giunta che dà l'avvio a questa dodicesima legislatura. Ma non è sufficiente avere un governo: è necessario un governo che governi con serietà, e con discontinuità perché abbiamo fatto una scommessa che dobbiamo onorare, proprio in nome della novità che vede la destra al governo.
Le preannuncio, onorevole Floris, il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare per dichiarazione di voto il consigliere Nuvoli. Ne è ha facoltà.
NUVOLI (A.N.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, debbo dire che sono rimasto sconcertato dall'andamento di questo dibattito e anche dall'andamento delle dichiarazioni di voto testé sentite.
C'è da rimanere sbigottiti nel sentire l'onorevole Giagu ergersi a censore di chissà quali cattivi costumi che caratterizzerebbero l'azione di Forza Italia e delle altre forze politiche che stanno per costituire la nuova maggioranza. Sì, la nuova maggioranza, perché, vedete, colleghi che mi seguite, vedete, cari telespettatori -perché c'è anche la televisione, io sono contento che i sardi abbiano questa opportunità - è veramente indecente che, come suol dirsi, il bue dia del cornuto all'asino. Noi siamo qui per sostenere che stiamo per dar vita ad un governo di svolta. E io sono particolarmente contento, debbo anche dire, che le sinistre - solo le sinistre, perché ormai io non faccio differenze tra PDS e Partito Popolare Italiano, ormai sono un tutt'uno e i sardi lo sanno, e l'elettorato lo sa, e sono convinto che prima o poi agirà di conseguenza - ancora una volta hanno messo in pratica il loro modo e la loro filosofia di far politica; un modo e una filosofia manichei, così come fanno a Roma, dove in questi giorni il leader dell'opposizione, Silvio Berlusconi, è fatto oggetto di attacchi proditori da parte della magistratura italiana. Questa è una vergogna che noi non possiamo assolutamente accettare e come Forza Italia diamo il nostro consenso a questa Giunta anche con questo spirito, con lo spirito cioè di affermare una giustizia giusta nella misura in cui ci è dato possibile affermarla.
E siamo qui anche per dire che non possiamo dimenticare i 350.000 disoccupati, non possiamo dimenticare la mancanza di metanizzazione in Sardegna, non possiamo dimenticare la mancanza di una politica di trasporti adeguata a una società civile quale quella a cui la Sardegna deve ambire; non possiamo dimenticare la brutale occupazione di potere messa in atto dal Partito Popolare Italiano e dalle sinistre e che si manifesta con una gestione clientelare e assistenziale delle aziende sanitarie, del credito, degli enti strumentali della Regione e di quant'altro si sono potuti occupare in tutti questi anni.
SPISSU (D.S.-F.D.). Ma se eri democristiano fino al 1994!
NUVOLI (F.I.-Sardegna). Ma dove eravate, voi delle sinistre, quando si gestivano i concorsi in modo strumentale? Caro Cogodi, ma tu veramente sei convinto di non avere responsabilità nella creazione dei 350.000 disoccupati? Quando Palomba andò a governare ce n'erano 200.000, ebbene, ve ne siete andati, perché ve ne state andando, con 350.000 disoccupati. Questi sono dei dati inoppugnabili, caro Cogodi e care sinistre, dai quali non si può prescindere per dare un giudizio positivo sulla Giunta che sta per nascere, perché, vedete, si può nascere in termini negativi e si può nascere anche in termini positivi. Intanto qui si nasce perché sappiamo che cosa avete fatto voi in tutti questi anni.
SANNA ALBERTO (D.S.-F.D.). Ma se eri democristiano fino a ieri!
NUVOLI (F.I.-Sardegna). Lo sanno i sardi che cosa avete fatto. E la Giunta di Mario Floris nasce anche d'intesa con Mauro Pili, perché le linee programmatiche del presidente Floris, contrariamente alla falsa lettura che ha dato l'onorevole Balia, contengono anche le linee programmatiche dell'onorevole Mauro Pili. Proprio in virtù del generoso sostegno anche di Mauro Pili, sta nascendo questa nuova maggioranza, sta nascendo questa nuova Giunta. E io sono particolarmente contento, debbo dirvi, di aver sentito interventi preoccupati, secondo me estremamente preoccupati, al limite della paura, del terrore, ma terrore di che cosa? Avete paura forse che noi possiamo ridurre il numero dei disoccupati? Avete paura forse che noi possiamo dimezzare il numero delle comunità montane, che si sarebbe dovuto dimezzare in base alla legge 142 del 1990, che prescriveva che entro due anni si dovessero dimezzare? Avete forse paura di questo? Si, è vero, avete paura di questo. Però, voglio anche dire che noi metteremo mano a questa situazione, cercheremo di disboscare questo sottobosco di potere assurdo che implica necessariamente una riduzione di libertà nel nostro elettorato, perché, vedete, laddove non c'è libertà di operare, laddove non c'è libertà dal bisogno non ci può essere neanche libertà vera. E allora io dico anche all'onorevole Grauso, che si preoccupa tanto, giustamente, di evitare possibili epurazioni, che noi non siamo qui per epurare niente, ma siamo qui per affermare la regione del diritto contro la regione dell'assistenza, contro la regione del clientelismo, e siamo qui anche per rivendicare una regione nella quale il progresso sia compatibile con le politiche di tutela ambientale. Quindi una qualità della vita all'altezza della società civile. Come Forza Italia sosterremo questa Giunta, che non nasce all'insegna della provvisorietà, caro Mario Floris. Questa non è una Giunta provvisoria; questa è una Giunta la cui durata sarà determinata dalla sua capacità di risolvere i problemi: se questa capacità sarà grande la sua durata sarà lunga, se sarà piccola la sua durata sarà breve. Auguri, presidente Floris.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare per dichiarazione di voto il consigliere Cugini. Ne ha facoltà.
CUGINI (D.S.-F.D.). Presidente Floris, le chiedo due cortesie: la prima per fare in modo che per il collega Nuvoli si chieda l'applicazione della legge sui pentiti, così potrà continuare a parlare senza rispondere del suo passato di militante della Democrazia Cristiana, di approfittatore (?) di quel consenso.
NUVOLI (F.I.-Sardegna). Democristiano anticomunista, però!
CUGINI (D.S.-F.D.). La seconda è riferita, invece, a un suo intervento, perché effettivamente devo riconoscere di non essermi accorto, e di non esserci accorti, come centrosinistra, che l'onorevole Onida stava soffocando, l'avremmo senz'altro aiutato, così come lo abbiamo aiutato perché diventasse assessore, lo abbiamo aiutato sinceramente, e devo dire che allora sinceramente ci aveva ringraziato. Prendo atto che neanche in quella occasione era sincero, prendo atto di aver sbagliato e pubblicamente chiedo scusa, anche per suo tramite, all'onorevole Manunza. Sei arrivato, chiedo scusa all'onorevole Manunza. Noi due sul tema abbiamo avuto occasione di parlare. Sono sorpreso dal tuo atteggiamento, dal tuo soffocamento; se ce l'avessero detto saremmo intervenuti, però non l'hai detto mai tu e non ce l'ha mai detto nessuno. Ne hai parlato adesso. Se ti senti soffocato, o se eri soffocato, ti chiedo scusa; però, prima di chiedere scusa a te, me lo permetterai, Pasquale, occorre che io chieda scusa all'onorevole Manunza, perché nei suoi confronti e per aiutare te forse abbiamo sbagliato.
Onorevole Floris, lei ha dato, nella sua replica e con la sua replica, l'idea di provvisorietà progettuale, di un progetto provvisorio, e devo aggiungere di interessi in conflitto, interessi in conflitto nel suo programma. Lei non ha risposto alle mie domande e non ha risposto a tante domande che i colleghi hanno avanzato nel dibattito, nel lungo dibattito, non l'ha voluto fare, però nelle sue dichiarazioni programmatiche, lei ha richiamato un aspetto che non è stato ripreso, che ritengo che debba essere richiamato adesso, lei ha detto: "Occorre far rientrare il Principe in Sardegna, mi impegnerò per questo". Io le dico: ma vuole far rientrare il Principe per costruire le seconde case nelle coste? Lei mi dirà: "No". Però allora le voglio aggiungere che l'onorevole Berlusconi, attraverso il sindaco di Olbia, licenzia, da assessore, il progettista del Master Plan perché rifiuta spostare le cubature da "Razza di Juncu" a "Costa Turchese". Lei non risponde a questi aspetti. Io la capisco perché le riconosco, al pari degli altri, di avere capacità politica, però anche lei, per la prospettiva, si abitui a rispettare anche le nostre. Tutte le parti che lei non ha trattato nella replica, noi gliele riproporremo in tutte le occasioni. Non poteva rispondere, non ha risposto perché le competenze della sua Giunta, lei lo ha ammesso, saranno atti prevalentemente esterni alla Giunta. Non è, come lei voleva dire, un nuovo inizio dell'autonomia, onorevole Floris, non è un'autonomia che durerà cinquant'anni quella che lei ci ha proposto. Lei si è richiamato ai padri dell'autonomia, a tutti per dir la verità, quelli di centro e quelli di sinistra. Ma quell'autonomia con tutti i difetti, con tutti i difetti, ma con molti pregi, quella autonomia non fa parte del suo progetto, ma non fa parte del suo progetto futuro. Lei ci propone quella parte vecchia dell'autonomia, la sua base programmatica non è la prospettiva di un'autonomia che duri almeno cinquant'anni, come cinquant'anni è durata questa. Comunque, lei non ha voluto accettare nella replica il confronto politico, non l'ha voluto accettare come contributo delle diverse culture presenti in questo Consiglio, e non l'ha voluto accettare perché non vuole dimensionare il livello della nostra iniziativa di governo della Regione, al di là della collocazione attuale; non l'ha voluto accettare perché lei non vuole definire le risposte istituzionali per adeguare gli strumenti operativi, per definire gli ambiti di intervento regionale, quelli nazionali e quelli europei.
PRESIDENTE. Inizia a correre il tempo, onorevole Cugini.
CUGINI (D.S.-F.D.). Chiudo. Lei, nella replica, non ha risposto alle nostre impostazioni, ha continuato a fare le proprie scelte, le scelte della sua coalizione. Non può essere però il suo, lo sa, un progetto definito. Abbiamo proposto la sede istituzionale più alta, il Consiglio regionale, come luogo per definire un progetto compiuto, ed era chiara per noi la funzione dell'Assemblea autonomistica, per noi il Consiglio regionale è il pensatoio di tutto il popolo sardo.
Lei ci ha risposto difendendo la funzione di Serrenti. Ha sbagliato? Questo lei lo sa. Lo doveva fare? Questo lo capisco. E' la strada giusta? Lei sa che non è questa la strada giusta. Noi quindi siamo costretti dalla sua replica a sospendere la nostra disponibilità. Ora noi le votiamo contro, votiamo contro il suo programma, e votiamo contro la sua Giunta, la aspettiamo però sul campo per dare inizio alla partita. La aspettiamo sul campo per dare inizio alla partita. Lei capirà che dipende molto dall'arbitro.
PRESIDENTE. Sono terminati gli interventi concordati sulle dichiarazioni di voto.
Ha domandato di parlare il consigliere Biancareddu. Ne ha facoltà.
BIANCAREDDU (F.I.). Io vorrei intervenire sull'ordine dei lavori, perché io e l'avvocato Federici ci siamo iscritti a parlare, prima abbiamo alzato la mano, quindi chiedo di avere la parola.
PRESIDENTE. Onorevole Biancareddu, questo accordo è nato in camera di consiglio con tutti i Capigruppo, per cui mi sembra che siano stati sufficientemente rappresentati i componenti di Forza Italia; altrimenti dovremmo riaprire il discorso e si estenderebbe oltremodo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Selis. Ne ha facoltà.
SELIS (Popolari -P.S.). Chiedo la parola per fatto personale.
PRESIDENTE. Fatto personale su che cosa, onorevole Selis? Fatto personale su che argomento?
SELIS (Popolari-P.S.). Può chiedere agli uffici sul fatto personale.
PRESIDENTE. No, è lei che deve dirmi in che cosa... L'onorevole Selis ha chiesto la parola per fatto personale; sto chiedendo all'onorevole Selis in che cosa consiste il fatto personale sul quale intende prendere la parola, altrimenti il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche è chiuso, è ammesso il fatto personale, però voglio sapere in che cosa consiste il fatto personale.
SELIS (Popolari-P.S.). Il fatto personale consiste in un passaggio, in una allusione dell'onorevole Grauso che io non voglio lasciar cadere. Credo che sia stata, se lei mi consente...
PRESIDENTE. Non è generico, lei deve dire in che cosa consistono le dichiarazioni di Grauso che l'hanno offesa, perché lei prima annuncia il fatto, e poi io devo decidere se è ammissibile o meno l'intervento personale e se c'è ancora discussione sull'ammissibilità o meno decide il Consiglio per alzata mano.
SELIS (Popolari-P.S.). Mi pare che l'onorevole Grauso abbia alluso, nel suo intervento, ad alcuni passaggi che riguardavano la sinistra, che riguardavano il centro, che riguardavano me, su presunte iniziative a sostegno di attività di associazioni o di partiti o di altro. Io non lo ricordo esattamente.
PRESIDENTE. Questo non è un fatto personale, su associazioni a cui voi appartenete non è un fatto personale. In che cosa vi ha offeso, mi scusi? Questo che lei sta esponendo non è fatto personale, e su questo punto, siccome il Regolamento dice che decide il Consiglio per alzata di mano, allora, se questo è il fatto, chiedo che il Consiglio si pronunci per alzata mano se procedere o meno sulla discussione per fatto personale.
SELIS (Popolari-P.S.). Presidente, non c'è un problema di alzata di mano. Io sono stato Presidente. Io sono stato chiamato in causa personalmente.
PRESIDENTE. E la invito a dire in che cosa consiste il fatto personale, torno a chiederle in che cosa consiste il fatto personale, altrimenti qui riapriamo il dibattito.
SELIS (Popolari.). Io sono stato chiamato in causa personalmente, e in questo sta il fatto personale, dall'onorevole Grauso, ma su questo non voglio entrare nel merito, perché avremo altre occasioni. Capisco che c'è una provocazione.
(Brusii)
Se fate un attimo di silenzio capite anche quello che sto dicendo, e probabilmente ci troveremo d'accordo sulla proposta che sto facendo.
La mia riflessione è questa: questa è una legislatura che inizia piena di tensioni e di conflitti...
PRESIDENTE. Onorevole Selis, questo non è fatto personale, la prego di intervenire sul suo fatto personale, perché la discussione sulle dichiarazioni di voto è chiusa. Illustri il fatto personale altrimenti sono costretto a toglierle la parola.
SELIS (Popolari.).Non illustro, io replico al fatto personale, non illustro, io replico al fatto personale.
PRESIDENTE. Se poi c'è discussione deciderà il Consiglio. La prego di illustrare il suo caso personale.
SELIS (Popolari.). Se lei mi lascia parlare, non si innervosisca; se lei mi lascia parlare io ho cinque minuti per illustrare il fatto personale e per fare una proposta. Questo il Regolamento lo consente, lei mi lascia parlare. Lei mi vuol togliere la parola?
PRESIDENTE. Non tolgo assolutamente la parola, la invito ad essere anche lei rispettoso di quello che dice l'articolo 79 del Regolamento.
SELIS (Popolari.).Ma ho cinque minuti Presidente.
PRESIDENTE. Altrimenti io, visto che sorge discussione, se si verta in caso o meno...
ONNIS (A.N.). Lei deve indicare il fatto personale.
SELIS (Popolari.). Ma perché c'è tutto questo nervosismo? Presidente, io sto facendo una proposta di totale pacificazione.
PRESIDENTE. Non voglio inventare nessuna norma, se voi mi consentite spetta a me, sono io che decido come far procedere i lavori. Lei sa benissimo, per aver diretto per cinque anni questo Consiglio, in che cosa consiste articolo 79, lo voglio ricordare agli altri colleghi. Dice l'articolo 79: "E` fatto personale l'essere intaccato nella propria condotta, o il sentirsi attribuire opinioni contrarie a quelle espresse. In questo caso chi chiede la parola deve indicare in che cosa consista il fatto personale: il Presidente decide; se il consigliere insiste decide il Consiglio senza discussione per alzata di mano". Questa è la norma dell'articolo 79. Allora, se lei insiste su un fatto così generico, io dico che non c'è. Se lei insiste...
Ha domandato di parlare il consigliere Masala. Ne ha facoltà.
MASALA (A.N.). Signor Presidente, richiamo l'attenzione dell'onorevole Selis, che essendo stato Presidente del Consiglio ben conosce il Regolamento, sul contenuto dell'articolo 77, prima ancora di giungere all'articolo 79. Il quinto comma dell'articolo 77 del Regolamento stabilisce che nessuno può parlare più di una volta nella discussione dello stesso argomento, tranne che per un richiamo al Regolamento o per fatto personale. In questo ultimo caso la parola viene concessa alla fine dell'argomento, o comunque alla fine della seduta". Essendo in fase di dichiarazione di voto a me pare che fossimo già nella fase preliminare alla votazione; quindi, dopo la votazione, l'onorevole Selis o chiunque altro, potrà intervenire invocando le ipotesi previste dall'articolo 79 del Regolamento.
PRESIDENTE. C'è qualcuno che sull'interpretazione del Regolamento che ha dato l'onorevole Masala vuole intervenire?
SELIS (Popolari.) C'è un precedente, è quello della volta scorsa, ugualmente chiamato in causa dall'onorevole Grauso, ho chiesto di parlare - c'era addirittura Serrenti - per fatto personale; ho parlato dopo le dichiarazioni di voto, il Presidente credo che si fosse consultato, giustamente, con gli uffici, e ho parlato dopo le dichiarazioni di voto e ho parlato per fatto personale prima che si procedesse alla votazione. Questa è la cosa. Il fatto personale l'ho illustrato, se lei ci tiene lo illustro di nuovo, e prendo la parola per fatto personale. Se lei la parola non me la concede io ne prendo atto; siccome ormai in quest'Aula il diritto è un optional, io ne prendo atto e la proposta che volevo fare gliela consegno per iscritto.
PRESIDENTE. Io prendo atto sul fatto che lei insiste per il fatto personale, e siccome non c'è certezza su questo punto, allora, per quanto dispone l'articolo 79 al primo comma, rimetto al Consiglio per alzata mano, di decidere se fatto così esposto dal consigliere Selis rappresenti un fatto personale, perché si debba aprire la discussione, dargli la parola, oppure meno. Decide il consiglio per alzata di mano.
SELIS (Popolari.). E' un modo per lavarsi le mani, perché qua passiamo da un Presidente di parte ad un Presidente che non si assume le responsabilità.
PRESIDENTE. Io mi sto assumendo assolutamente la responsabilità, quindi, siccome c'è indecisione sul punto, chiedo...
SELIS (Popolari.). Io comunque la proposta la farò per iscritto, convoco una conferenza stampa e vi faccio una proposta per iscritto. La ringrazio Presidente per la grande tolleranza. Questo che stiamo vivendo è il clima dei sospetti e dei veleni in cui anche lei dimostra di essere complice.
PRESIDENTE. No, questo è il clima imposto dal Regolamento che mi sono trovato davanti, e lei, che è state Presidente per cinque anni, dovrebbe saperlo bene come funziona il Regolamento.
Visto che non si pone più la questione del fatto personale si procede alla votazione sull'ordine del giorno, così come presentato.
Ha domandato di parlare il consigliere Biancareddu. Ne ha facoltà.
BIANCAREDDU (F.I.-Sardegna). Per un richiamo al Regolamento. Io mi sono tempestivamente iscritto a parlare per dichiarazioni di voto. Vorrei sapere in base a quale norma lei mi nega il diritto della parola.
PRESIDENTE. Io non nego il diritto alla parola a nessuno, ma siccome gli accordi si fanno...
BIANCAREDDU (F.I.). Io non ho delegato nessuno né a decidere del mio intervento, né a rinunciare al mio intervento, ed altrettanto il collega Federici.
PRESIDENTE. Ricordo al collega Biancareddu che si erano preliminarmente iscritti trentuno colleghi a parlare, e per una evidente motivazione di ordine pratico si era delegato e fatto due Conferenze di Presidenti di Gruppo per decidere come operare. E` stato deciso in questo senso: due colleghi suoi di Forza Italia hanno preso la parola, mi sembra che siete stati sufficientemente rappresentati. Gli accordi sono questi, quindi chiedo che si proceda al voto sull'ordine del giorno, così come proposto.
Ha domandato di parlare, sull'ordine dei lavori il consigliere Cugini. Ne ha facoltà.
CUGINI (D.S.-F.D.). Colleghi, Presidente, Presidente della Giunta, prima che si passi al voto, un minuto per dichiarare la mia, la nostra, e per richiedere ai colleghi di dare la possibilità al collega Selis e a chi ha chiesto di intervenire per fatto personale - mi pare l'abbia fatto anche il collega Sanna - perché effettivamente ci sono stati nel corso del dibattito dei richiami hanno determinato un sospetto, in me lo hanno determinato. Selis è stato accusato di aver fatto uso di risorse pubbliche nella sua funzione di Presidente del Consiglio per tenere in piedi un'associazione. Questo è il fatto personale.
PRESIDENTE. E` dell'onorevole Selis il fatto personale, non suo.
(Voci)
FADDA (Popolari).Adesso non esageri; sta intervenendo a favore della richiesta di Selis
CUGINI (D.S.-F.D.). Onorevole Carloni, Presidente, mi scusi, io sto intervenendo a favore del richiesta del collega Selis, e sto richiamando il perché parlo a favore. Lo stesso ragionamento si estende al collega Sanna, che è stato anche lui personalmente accusato di aver abusato del suo ufficio di assessore, mi pare all'ambiente, ed è stato accusato di aver licenziato, trasferito, messo in atto comunque una situazione difficile per il personale dipendente di quell'assessorato, ed anche questo è un fatto personale. Io mi rivolgo ai colleghi tutti. Ci sono due fatti estremamente gravi che sono avvenuti in Aula. Dobbiamo chiarirli in Aula, perché questo è il luogo dove è avvenuto e il luogo dove si deve concludere il chiarimento. Per quello parlo e voto a favore.
PRESIDENTE. Onorevole Cugini, nessuno vuole togliere i diritti a nessun collega, e meno che meno io.
Però, il rispettare il diritto di un consigliere non significa violare quello di tutti gli altri consiglieri, ovvero riaprire una discussione nella quale tutti, con loro buon diritto sono intervenuti, e che deve essere chiusa perché si stava già procedendo alla fase di votazione. Il fatto personale è giusto, deve essere tutelato quando è specifico, e quindi la parola è data, se il fatto è specifico, perché si parli esclusivamente della dignità e tutela personale del consigliere. I consiglieri hanno facoltà di parlare sul punto, ma se travalicano, vanno fuori oltre il fatto personale e riprendono la discussione, tolgo la parola senza nessuno avviso.
Ha domandato di parlare per fatto personale il consigliere Selis. Ne ha facoltà.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Per cortesia, un ordine dei lavori: eravamo già in fase di votazione, si è avuta una discussione abbastanza animata, ritengo sia giusto che l'onorevole Selis parli per il suo fatto personale. Onorevole Grauso, non è previsto, la prego, siamo già in fase di parola, dopo parlerà anche sull'ordine dei lavori.
Ha facoltà di parlare il consigliere Selis per fatto personale.
SELIS (Popolari-P.S.). Presidente, io ho cinque minuti per parlare sul fatto personale e parlo del fatto personale, non voglio fare... Era una premessa di pochi secondi per dire che questa è una legislatura che, come stiamo vedendo tutti, si è aperta tra tensioni e conflitti, che è corretto in un clima di democrazia, nessuno si deve scandalizzare. Tra l'altro questo palazzo ha tradizione di grandi conflitti ed anche di grandi riconciliazioni. Quello che non è in questo palazzo usuale, e a cui noi dobbiamo stare attenti tutti quanti, è che questo palazzo dal tempio della democrazia, anche della polemica, del conflitto, diventi il tempio dei veleni, delle incertezze e delle allusioni, perché se no anche il temuto allontanamento della gente dalle istituzioni avviene molto di più. Bisogna stare attenti che non ci sia un gioco al massacro e che ogni fatto trovi la sua giustificazione.
Io non voglio, stasera, cadere nelle provocazioni, però credo, proprio iniziando una nuova legislatura, e proprio per evitare che questo diventi il palazzo delle allusioni, dei veleni, etc., di poter fare una proposta, e la proposta, che faccio all'Aula e alla Presidenza, è questa: si allestisca una sorta di ufficio specifico in questo Consiglio, in cui siano depositati tutti gli atti, non solo quelli che adesso vengono raccolti, tutti gli atti della nostra vita personale, pubblica, professionale, quello che abbiamo gestito, quello che non abbiamo fatto; che questo ufficio sia pubblico e di libero accesso a tutti i cittadini, e la sua correttezza e completezza di documentazione sia garantita da un giurì, da un comitato di alte personalità o personalità di alta qualificazione morale, alle quali ci si possa rivolgere per chiedere ogni elemento sulla nostra storia privata, personale, professionale, pubblica. E questo vale per chi ha gestito istituzioni e per chi gestisce altre cose, imprese, professioni e tutto il resto. Questo è un fatto personale. Io, nel dare questo elemento, non rincorro le provocazioni, dico al Consiglio: valutate tutte le cose che ho fatto, tutte le cose che ho completato. Autorizzo il Presidente del Consiglio e chiunque a rendere pubblica tutta la mia attività. Questo vale per tutti quanti noi, con il massimo di completezza. Questo significa che ogni indicazione può essere verificata. Troviamo un comitato di personalità di alta competenza morale di cui abbiamo tutti quanti fiducia (tre persone, cinque persone), che tengano conto della nostra vita privata, pubblica, dei nostri rapporti con la Regione, se ci sono stati, dei nostri rapporti con lo Stato, dei nostri rapporti con gli enti, della nostra vita professionale, in modo tale che ognuno di noi sia trasparente davvero nell'essenza e possa rendere in pubblico... Questo ci evita di giocare al rimpiattino, di fare allusioni e di guardare a quello che ognuno di noi è stato e vuole essere.
PRESIDENTE. Grazie del chiarimento onorevole Selis, nessuno dubitava e si prenderà in considerazione la sua proposta.
Ha domandato di parlare sull'ordine dei lavori il consigliere Grauso. Ne ha facoltà.
Grauso (Gruppo Misto). Mi dispiace moltissimo di essere ancora causa di questo, anche se mi pare che in sostanza si voglia dire: facciamo una commissione e non raccontiamo ai cittadini sardi, magari attraverso le televisioni, cosa è successo.
Io mi sono limitato a dire alla maggioranza: attenti, non fate come ha fatto Emanuele Sanna che ha cacciato gli uomini di Mannoni dall'Assessorato all'Ambiente; non fate come ha fatto Cogodi che ha preso in affitto un appartamento della Regione per farci una sua associazione.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Le ha già dette queste cose onorevole Grauso. Prego, chiedo silenzio per cortesia.
COGODI (R.C.). Ma cosa sta dicendo? E' un buffone!
(Interruzioni)
GRAUSO (Gruppo Misto). Io ho detto: non fate come hanno fatto loro, perché se no siamo senza opposizione. Come potranno loro opporsi a eventuali comportamenti scorretti se venissero anche dalla destra? Non hanno più credibilità!.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. E' un esempio poco edificante. Colleghi un po' di serietà, siamo in fase di votazione e già tre persone hanno chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori e due per fatto personale. Il pubblico è ancora pregato di assistere in silenzio perché non deve seguire l'esempio dell'Aula, altrimenti il pubblico sarà allontanato.
Prego i colleghi di stare al loro posto e di non dare questo brutto esempio di scorrettezza.
Ha domandato di parlare per fatto personale il consigliere Emanuele Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA EMANUELE (D.S.-F.D.). Parlerò due minuti, signor Presidente, per fatto personale. Io sono stato a lungo, cari colleghi, in questa Assemblea e ho avuto anche...
ONNIS (A.N.). Qual è il fatto personale?
FADDA (Popolari-P.S.). E piantala! Devi ascoltare tutti gli interventi!
ONNIS (A.N.). Il Regolamento lo vogliamo rispettare o no?
PRESSIDENTE. Per cortesia, lasciate esporre il collega Sanna, altrimenti dovrò interrompere i lavori. Non arriviamo a tanto! Prego, onorevole Sanna.
SANNA EMANUELE (D.S.-F.D.). Dicevo, Presidente, cari colleghi, che io sono stato a lungo in questa Assemblea e ho avuto anche la responsabilità e l'onore di presiederla per tutta la durata della nona legislatura. Non ho mai chiesto la parola per un fatto personale. Questa volta, se avrete la pazienza di ascoltarmi per due minuti, capirete che si tratta di un fatto personale, onorevole Onnis.
Mi avvalgo di questa facoltà per precisare un problema che mi sembra, cari colleghi, a questo punto, non solo ineludibile per la corretta dialettica democratica in questa Assemblea, ma che merita anche di essere certificato con molta chiarezza negli atti del Consiglio regionale. Ed è per questo che intervengo, con amarezza e con un profondo senso di preoccupazione.
Mi riferisco, cari colleghi, ai comportamenti e alle dichiarazioni reiterate anche stasera e in diverse sedute da un componente di questo Consiglio, l'onorevole Nicola Grauso, al quale dopo il giuramento prestato nella seduta di insediamento deve andare il nostro rispetto istituzionale in quanto rappresentante del popolo sardo e della nostra comunità regionale, ma, al quale non può essere consentito - senza che ne risponda - di violare l'onorabilità dei componenti di questa Assemblea e di seminare attraverso questo consesso democratico sospetti e odio politico senza ideali.
L'onorevole Grauso manifesta intendimenti, cari colleghi, che non minacciano le persone, ma attentano e mettono in discussione la corretta vita parlamentare e la chiarezza dello scontro politico.
Il consigliere di cui parlo coltiva, in tutta evidenza, odi cupi e maniacali verso tutte quelle persone che non si piegano, non si sono piegate e non si piegheranno ai suoi disegni ed ai suoi non sempre limpidi interessi. Io so da molto tempo che questo nostro collega per un tormentato percorso esistenziale costruisce teoremi completamente avulsi dall'oggettività dei fatti e della verità, e su questi teoremi innesta incontrollabili pulsioni distruttive e deliri di onnipotenza. Queste pulsioni e questi deliri mostrano segni di evidente aggravamento, forse per una crisi di astinenza da oligopolio o da dominio dell'informazione.
In questi labirinti mentali si sono incautamente, cari colleghi, inoltrate e perse tante persone perbene ed anche tanti opportunisti. Non mi sono mai lasciato attirare in questi labirinti oscuri, non mi sono mai piegato né fatto intimidire, né nella mia vita privata, né nei luoghi politici ed istituzionali che ho ricoperto.
Infine, vengo al punto, onorevole Masala, sulla tesi demenziale che tende ad accreditarmi, col mio Partito, come manovratore o burattinaio dei magistrati e degli operatori della giustizia, ho provveduto a consegnare ai miei avvocati di fiducia la trascrizione integrale del farneticante intervento pronunciato in quest'Aula dall'onorevole Grauso nella seduta pomeridiana di venerdì 5 novembre. Di quelle parole, di quelle assurde e inaccettabili provocazioni risponderà nelle sedi competenti, quelle che frequenta abitualmente da qualche tempo per sua esclusiva responsabilità, a seguito delle sue note e discutibili iniziative in diversi campi della vita economica e civile della nostra Isola. Ho ritenuto doveroso, signor Presidente e cari colleghi, ed indispensabile fare questa dichiarazione perché resti negli atti ufficiali di questa Assemblea democratica, anche perché sono convinto che nonostante l'asprezza di questa fase politica, nonostante il tormento e la fase infelice che sta attraversando la nostra autonomia, questa Assemblea ha comunque sufficienti energie democratiche per impedire che il Parlamento dei Sardi diventi il prolungamento, la camera di amplificazione o di compensazione dei problemi personali di qualche suo componente.
PRESIDENTE. Siamo in fase di voto.
(Interruzioni)
Vi prego, siamo in fase di votazione e prego i segretari di iniziare le operazioni.
Ha domandato di parlare il consigliere Cogodi. Ne ha facoltà.
COGODI (R.C.). Io ho rinunciato prima al mio intervento, questo non vuol dire che devo essere insultato gratuitamente.
PRESIDENTE. Fatto personale anche lei?
COGODI (R.C.). Certo!
PRESIDENTE. In che cosa consiste, collega?
COGODI (R.C.). Il fatto personale consiste nella falsità reiterata e calunniosa con la quale il signor Grauso, più volte in questa sede di fronte a tutti voi, ha affermato che io avrei comprato o usato danari pubblici per sovvenzionare sedi di una mia società privata. E` un fatto personale o no? Se non è fatto personale vedete voi, veda lei chiama i Carabinieri o i Barracelli, io non so che fare!
PRESIDENTE. E` un uomo di diritto anche lei e sa bene che le espressioni svolte in Aula godono di una certa tutela, comunque lei ha il suo diritto di ribattere alle asserite falsità del collega Grauso, dica.
COGODI (R.C.). Io non devo fare grandi disquisizioni, mi daranno atto i colleghi, chiedo scusa se devo impegnare un minuto, non di più, perché ho anche prima dato i miei cinque minuti (che non erano miei personali) che erano quelli che avrei dovuto utilizzare doverosamente per esprimere le valutazioni politiche del Gruppo della Rifondazione Comunista nelle dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Ma quelle le ha già fatte, onorevole Cogodi, lei adesso deve illustrare il suo fatto personale, la prego.
COGODI (R.C.). Lo sto illustrando. Ho rinunciato al mio intervento e pensavo che si fosse capito che era un gesto non so se di distensione, comunque di responsabilità per evitare ulteriori tensioni, polemiche, ho rinunciato ad un diritto politico e non so se ho fatto bene, perché con questo è stata colpita una delle ragioni per cui i Gruppi, i Partiti, le parti politiche sono qui per esprimere con un ragionamento anche le loro opinioni politiche.
Sono stato in questo limitato nel mio diritto politico, mi sono autolimitato, perché? Perché già in precedente occasione in un intervento che non è stato ripreso - non è possibile che ciò non accada - era già stato affermato che io avrei utilizzato fondi pubblici per finanziare alloggi, appartamenti, palazzi (non ho capito bene) di una mia società. Io non ho società, non ho utilizzato nessun fondo, né grande né piccolo, neppure una lira; è una falsità che non è la prima volta che si adduce, perché già nella Conferenza dei Capigruppo è stata addotta e l'ho fatta verbalizzare, è nei verbali e gli Uffici sanno. Quindi, c'è una specie di coazione a ripetere, una specie di ossessione, una specie - dice Emanuele che è medico pure - di forma maniacale, io di deliri e di tutte queste cose non me ne intendo, non me ne voglio neppure occupare. Dico solo che, per chi dice falsità reiteratamente, per chi ostentatamente pensa di intervenire qui calunniando, se accade una volta non si pensi che è paura che uno rinunci all'esercizio del suo diritto politico, non accadrà più!
Io non ho depositato nessuna denuncia presso i miei legali, dico solo una cosa: i buffoni al circo! I buffoni sono anche persone rispettabili, svolgono funzioni sociali utili, però i buffoni al circo e qui per favore torniamo alla politica se è possibile, se non è possibile nessuno pensi che riuscirà a limitare in nulla l'esercizio del diritto e delle libertà politiche e, se non basta la dialettica, se non bastano le regole, e allora si vuole andare oltre, sappia ognuno, scelga l'arma che vuole, ogni arma è accettata, qui e fuori di qui!
PRESIDENTE. Di nuovo richiamo i colleghi, siamo in fase di votazione, prego il segretario di procedere alle operazioni.
COGODI (R.C.). Gli dica che la smetta!
PRESIDENTE. Dobbiamo iniziare le operazioni della votazione sull'ordine del giorno. Ha domandato di parlare il consigliere Contu sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
CONTU (C.C.D.). Onorevoli colleghi, voi sapete che normalmente io parlo pochissimo in quest'Aula, ma in questo momento mi sento in dovere di farlo perché la difesa del Regolamento è la mia difesa, è la difesa di tutti noi. Ho assistito più volte qui alla prassi che modifica il Regolamento, ho potuto in altri momenti - anche della Conferenza dei Capigruppo - dichiarare che non si possono mai rompere le regole che ci siamo dati, anche se le prassi qualche volta lo hanno fatto. Allora, cerchiamo di evitare questo spettacolo che noi stiamo dando e che francamente è uno spettacolo che non serve per la dignità del nostro Consiglio.
Credo che il richiamo al Regolamento io debba farlo nel senso che il Regolamento deve essere sempre applicato. In questo caso noi abbiamo delle norme che sono di una chiarezza esemplare, Presidente, se l'onorevole Selis ritiene a norma dell'articolo 79 di essere intaccato nella propria condotta, è suo diritto chiedere di poter parlare per fatto personale. Ma è anche vero che lo stesso Regolamento dice che sul suo diritto di chiedere di poter parlare per fatto personale, l'ammissibilità o meno di questo diritto va valutata dal Presidente.
Però, la discussione, cioè l'esplicitazione del fatto personale, dice l'articolo 77, va fatta o alla fine della discussione oppure fa fatta alla fine della seduta. Quindi, siamo sinceri, onorevole Selis non sono del tutto d'accordo ma per un fatto puramente formale. Noi siamo ora nelle dichiarazioni di voto, non è vero che siamo alla fine della discussione, io se fossi stato nel Presidente le avrei consentito di parlare per fatto personale però le avrei detto anche: onorevole Selis, votiamo e a fine della seduta le consentirò di esplicitare, come suo diritto, le problematiche inerenti al suo fatto personale. Se poi qualcuno si sente ancora più leso non occorre che noi inventiamo né "giurì" né uffici, perché lo stesso nostro Regolamento dice: nel caso in cui un consigliere, quando nel corso di una discussione, sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità (mi pare che questo sia il caso dell'intervento dell'onorevole Sanna ed anche dell'onorevole Cogodi), bene quando nel corso della discussione un consigliere sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità egli può chiedere al Presidente del Consiglio di nominare una Commissione che giudichi la fondatezza dell'accusa. Alla Commissione viene assegnato un termine per riferire al Consiglio, dopodiché di quanto riferito il Consiglio prende atto senza dibattito e votazione.
Quindi, non è che il nostro Regolamento, in ultima analisi, non preveda un po' tutti i casi; devo dire, per esperienza che ho avuto io per otto anni presiedendo questa Assemblea, che normalmente i fatti personali venivano sempre discussi a fine seduta; perché si era fatto questo? Perché il fatto personale porta ad un altro fatto personale. Qui stiamo assistendo ad una serie di fatti personali che probabilmente potranno continuare sino a mezzanotte perché è un continuo avvoltolarsi tra di noi.
Allora, io dico: colleghi, un richiamo al Regolamento, applichiamo il Regolamento; l'onorevole Selis ha il diritto di esplicitare il suo fatto personale, ma lo faccia alla fine della seduta. L'onorevole Sanna e l'onorevole Cogodi se si sentono - non lo so, è una loro valutazione - colpiti nella loro onorabilità chiedano la istituzione di una Commissione che esamini questi casi e riferisca a questa Assemblea. Questo prevede il Regolamento; mi permetto di chiederlo al Presidente, per la dignità della nostra Assemblea, che si applichi il Regolamento anche per uscire da un'impasse di questo tipo che francamente a me consigliere non piace.
GRAUSO (Gruppo Misto). Sull'ordine dei lavori, Presidente.
PRESIDENTE. Mi spiace, siamo in sede di votazione, l'ordine dei lavori non può essere che quello della votazione a questo punto.
GRAUSO (Gruppo Misto). Io vorrei rispondere a Nostra Signora di Samugheo.
Votazione per appello nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione per appello nominale dell'ordine del giorno:
Coloro i quali sono favorevoli risponderanno sì, coloro i quali sono contrari risponderanno no. Estraggo a sorte il nome del consigliere dal quale avrà inizio l'appello.
(E' estratto il numero 79, corrispondente al nome del consigliere Usai).
Prego il consigliere Segretario di procedere all'appello iniziando dal consigliere Usai.
CAPPAI, Segretario, procede all'appello.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 76
votanti 76
maggioranza 39
favorevoli 43
contrari 33
(Il Consiglio approva).
(Applausi)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto perché all'approvazione dell'ordine del giorno segue anche, perché possano prendere le loro funzioni, il giuramento degli Assessori tecnici.
Sono presenti gli Assessori dottor Emilio Pani, dottor Antonello Usai, dottor Roberto Frongia, dottor Matteo Luridiana e l'onorevole Ignazio Manunza.
Secondo il Regolamento devono prestare il giuramento, per cui invito gli Assessori ad avvicinarsi al banco della Presidenza. Do lettura della formula del giuramento prevista dall'articolo 3 del D.P.R. 19 maggio 1949, numero 250: "Giuro di essere fedele alla Repubblica e di esercitare il mio ufficio al solo scopo del bene insuperabile dello Stato e della Regione".
Ciascuno di loro è invitato a prestare giuramento.
PANI, Assessore della difesa dell'ambiente. Lo giuro.
MANUNZA, Assessore dei trasporti. Lo giuro.
LURIDIANA, Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale. Lo giuro.
USAI, Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Lo giuro.
FRONGIA, Assessore del turismo, artigianato e commercio. Lo giuro.
(Applausi)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto, la seduta non è ancora tolta. Prego anche chi è estraneo ai lavori dell'aula di abbandonarla. I commessi e i Questori sono invitati a provvedere in merito.
Il consigliere Grauso ha domandato di parlare per fatto personale ed anche lui, come gli altri colleghi in precedenza, è pregato preliminarmente di spiegare in che cosa consista il fatto personale sul quale eventualmente gli verrà data la facoltà di parlare.
grauso (Gruppo Misto). Il fatto personale sul quale chiedo la parola consiste nelle affermazioni e nei modi soprattutto utilizzati dall'onorevole Emanuele Sanna nel suo intervento, anche se evidentemente lo svuotarsi dell'aula in questo momento e forse la cessazione della diretta televisiva creano, onorevole Contu, un grande squilibrio tra le dichiarazioni per fatto personale portate avanti dall'onorevole Selis, dall'onorevole Cogodi e dall'onorevole Sanna rispetto a quelle che sto per fare io. Evidentemente nessuno di voi se ne avrà a male se il mio fatto personale riemergerà alla prima seduta utile possibile. Non c'è dubbio, comunque, e in questo sta l'intensità delle reazioni soprattutto dell'onorevole Sanna, che nei prossimi cinque anni, se eventualmente verrò lasciato a piede libero...
PRESIDENTE. Onorevole Grauso, mi scusi, ma deve enunciare e dire il suo fatto personale sul quale eventualmente le verrà data la parola, in difetto ha già pronunciato che lo svolgerà in un altro momento, lo farà in un altro momento, ma in questo istante se lei vuole parlare su fatto personale enunci il fatto personale.
grauso (Gruppo Misto). Il fatto personale l'avevo enunciato, e poi siccome mi sembrava che fosse implicito stavo già andando avanti. Ripeto: il fatto personale sono le comunicazioni contenute all'interno dell'intervento dell'onorevole Emanuele Sanna.
PRESIDENTE. Se ha da fare delle osservazioni su quanto ha detto l'onorevole Sanna, prego, è un fatto personale.
GRAUSO (Gruppo Misto). Allora dicevo, la mancanza probabilmente (non sono informato) della diretta televisiva in questo momento e lo svuotarsi dell'Aula e lo scomparire soprattutto in questo momento dell'effigie della "Nostra Signora" di Samugheo, chiaramente indebolisce rispetto ai suoi effetti quelli che potranno essere i miei interventi. In questo senso quindi una protesta l'ho da formulare anche nei confronti dell'onorevole Contu e nei confronti suoi Presidente, perché il mio intervento sarà sicuramente meno efficace rispetto a quello degli oratori che mi hanno proceduto, ciò non di meno non marcheranno altre occasioni nei prossimi cinque anni, sempre che venga lasciato a piede libero,
ORTU VELIO (R.C.). Queste sono minacce da mafioso!
COGODI (R.C.). La Giunta c'è, il Presidente c'è, tenetevelo in buona compagnia!
PRESIDENTE. Onorevole Grauso, concluda.
GRAUSO (Gruppo Misto). Altro fatto personale!
PRESIDENTE. Ha concluso, onorevole Grauso?
GRAUSO (Gruppo Misto). Dicevo, non mancheranno occasioni nei prossimi cinque anni...
PRESIDENTE. Questo per il futuro, ma per il fatto di oggi?
GRAUSO (Gruppo Misto). Sto rispondendo, non mancheranno occasioni nei prossimi cinque anni perché quegli stessi concetti e quelle stesse difese che mi sono state conculcate oggi anche dall'intervento di appartenenti alla maggioranza, possano essere totalmente espresse. L'onorevole Emanuele Sanna ha fatto riferimento a mie supposte o esistenti pendenze di carattere giudiziario all'interno di un dibattito che nulla aveva a che vedere con il tema in oggetto, e a questo punto, tirato per i capelli, perché mi pare che oggi proprio stessi abbandonando questo argomento, mi preme ricordare all'onorevole Sanna e all'onorevole Cogodi che molto si impegna ultimamente sul tema dei desaparecidos argentini, che i desaparecidos la sinistra in Italia non li ha fatti solo ed esclusivamente perché controlla alcune istituzioni e non ne controlla altre, perché se invece di controllare la magistratura deviata controllasse l'Esercito e l'Aviazione, probabilmente anche loro si sarebbero trasformati in una fabbrica di desaparecidos. Comunque, a parte il cabaret, l'onorevole Sanna è stato assolutamente offensivo, impreciso e non ha comunque risposto nel merito alla mia considerazione, quando io mi riferivo alle epurazioni che potevano nascere per effetto del cambio della maggioranza, l'onorevole Sanna non ha contestato minimamente di essere stato colui che aveva letteralmente rimosso tutto lo staff dell'onorevole Mannoni dall'Assessorato all'ambiente, e ha fatto un intervento che sul piano personale, usando termini tipo maniacalità, ossessività, pendenze giudiziarie, tendevano fortemente a minare la mia figura, quando sul piano morale io non ho assolutamente rubato come ha rubato l'onorevole Sanna, e se l'onorevole Sanna intende querelarmi è liberissimo di farlo.
PRESIDENTE. Sul suo fatto, poi quello che lei ha già detto lo ha già detto precedentemente e ha reagito l'onorevole Sanna, adesso lei reagisca, se è il caso di reagire alle affermazioni che lei assume arbitrarie e chiuda il fatto personale.
MARROCU (D.S.-F.D.). Sta continuando ad insultare!
GRAUSO (Gruppo Misto). Presidente, mi pare che, dopo cinque mesi, trenta secondi me li merito anche io, e mi pare che in molte circostanze questo PDS non abbia rubato solo per il Partito, ma abbia anche rubato per se stesso.
PIRISI (D.S.-F.D.). Presidente, come fa a parlare in questo modo.
GRAUSO (Gruppo Misto). Non vedo l'ora di venir chiamato a rispondere di queste mie affermazioni perché sarà molto facile, soprattutto se pochissime delle energie che normalmente vengono investite in questi campi verranno applicate per approfondire gli elementi che io sono in grado di fornire, potrà emergere chiarissimamente quello che sto dicendo.
Spero che la televisione ci sia ancora, se no cercherò di trovare altri modi per cercare di divulgare la mia posizione.
PIRISI (D.S.-F.D.). Sta cercando uno spot in televisione!
Presidente. La seduta è tolta, verrà convocata a domicilio.
La seduta è tolta alle ore 20 e 16.