CCXVII SEDUTA
(POMERIDIANA)
Martedì 12 Marzo 2002
Presidenza del Vicepresidente BIGGIO
indi
del Presidente SERRENTI
La seduta è aperta alle ore 16 e 12.
LICANDRO, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 6 marzo 2002, che è approvato.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge numero 295/A. Nella precedente seduta era in corso la discussione della prima parte dell'articolo 2, comprendente i commi dall'1 al 13. E' iscritto a parlare il consigliere Pinna. Ne ha facoltà.
PINNA (D.S.). Signor Presidente, io non ho problemi a parlare ai banchi vuoti, però, data la scarsa presenza di consiglieri in aula, mi pare del tutto inutile intervenire in queste condizioni. Le chiedo di sospendere la seduta per quindici minuti, perché questa situazione mi sembra veramente desolante.
PRESIDENTE. Se non vi sono opposizioni la richiesta è accolta. Sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 16 e 25.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 13, viene ripresa alle ore 16 e 28.)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Pinna.
PINNA (D.S.). Signor Presidente, la situazione non è molto diversa da quella di un quarto d'ora fa, in ogni caso credo che almeno quelli che sono presenti possano seguire i lavori, altrimenti aspetto che finiscano di chiacchierare.
PRESIDENTE. Colleghi, siamo nell'aula del Consiglio regionale, la seduta è stata aperta ed è iscritto a parlare l'onorevole Pinna, che gradirebbe fare il suo intervento. Grazie per l'attenzione.
PINNA (D.S.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, poco fa io ho chiesto una sospensione dei lavori perché è vero che questo dibattito sulla finanziaria è diventato un monologo, quasi un tiro al piccione, insomma, perché in quest'aula non c'è dibattito, non c'è confronto, solo una parte dei consiglieri si preoccupa di esaminare i contenuti di questa pericolosa manovra finanziaria, mentre la maggioranza si limita a fare qualche intervento sporadico, quasi di testimonianza, però con autorevoli esponenti. In particolare questa mattina l'ex Assessore della programmazione, l'onorevole Pittalis, ha cercato di dimostrare che questa tendenza all'indebitamento era una malattia, un peccato, come lui l'ha chiamato, che ha ereditato dalle precedenti amministrazioni, e per questo ha tentato di arrampicarsi sugli specchi dicendo che c'erano 300 miliardi da recuperare per la sanità e qualche altra posta.
Ora, quello che io voglio rimarcare è che la storia dell'autonomia, che ha superato ormai i cinquant'anni, è arrivata alla fine del 1999 accumulando complessivamente 4 mila miliardi di indebitamento. Questo è quanto è successo in cinquant'anni e più di vita della nostra istituzione autonomistica. Successivamente è arrivata la Giunta di centrodestra, che ha fatto del rigore - come diceva l'assessore Pittalis - la bandiera del suo modo di operare. In un intervento del 23 febbraio 2000, l'assessore Pittalis, a nome della Giunta, diceva: "Il dato fondamentale di questa manovra," - quindi di quella del 2000 - "il suo punto caratterizzante dopo anni di spesa incontrollata e spesso, se me lo consentite, di "finanza allegra", è quello di porre un freno all'indebitamento della Regione", che lui ritiene sia appunto il grave peccato di chi adotta questa pratica. Ebbene, alla fine del 2002, in soli due anni rispetto agli oltre cinquant'anni di vita del nostro istituto autonomistico, l'entità dell'indebitamento sarà triplicata. Credo che questo sia sufficiente, una volta individuato il peccato, per individuare anche il peccatore.
Se non bastasse questo voglio anche ricordare ai colleghi che proprio il relatore di maggioranza sostiene, nella sua relazione, che con un indebitamento di questa dimensione "si ripristina una pericolosa propensione all'indebitamento da parte delle forze politiche di maggioranza", non di quelle di minoranza. E prosegue dicendo: "Aprendo così a nuovi e più preoccupanti timori sullo stato di salute della finanza regionale". Io credo che questa onesta dichiarazione del Presidente della Commissione programmazione non abbia bisogno neppure delle confessioni a cui faceva riferimento il collega Cugini questa mattina, perché è l'ammissione di una spirale che resta aperta e che neanche voi riuscite a controllare. Questa manovra, infatti, è arrivata in Consiglio totalmente diversa e l'avete dovuta cambiare e stravolgere, soprattutto in relazione all'indebitamento, perché non avete preventivamente ascoltato le parti sociali, che vi hanno travolto nel manifestarvi le loro esigenze.
E qui nasce un primo elemento, perché l'alto livello di indebitamento che è stato raggiunto è dovuto alla mole di emendamenti proposti dalla maggioranza. Qualcuno ha detto: "I vostri emendamenti sono pari ai nostri". Ebbene, io vorrei chiedere alla maggioranza se questo può essere un discorso serio e quale occasione può essere data alla minoranza se non quella di utilizzare il dibattito e la discussione in Aula della legge finanziaria per proporre le sue idee, per prospettare le esigenze dei cittadini che rappresenta. Per cui gli emendamenti, in teoria, dovrebbero essere soltanto della minoranza, in quanto tanti emendamenti della maggioranza in sostanza sono la dimostrazione che questa manovra presentata dalla Giunta è stata già bocciata dai consiglieri di maggioranza.
Questo è un dato di fatto che credo non si possa negare e sia incontrovertibile. E' questa la spirale che ha portato alla situazione attuale e quindi a quel dissesto finanziario a cui in tanti facciamo riferimento, non come spauracchio soltanto, ma davvero come configurazione reale per la prospettiva della Regione, perché è previsto che questo debito venga coperto con entrate virtuali, cioè ancora tutte da accertare. E il tutto avviene in una situazione nella quale il federalismo fiscale ridurrà le entrate di provenienza statale, e soprattutto non ci verrà più in soccorso, negli anni a venire, l'Unione Europea, prima di tutto perché ha fissato un limite all'attuale sistema di aiuti per le Regioni in ritardo di sviluppo, ma soprattutto perché la fine degli aiuti comunitari è stata praticamente accettata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, che ha sacrificato, sull'altare dell'apertura all'Est, proprio la Sardegna, la regione dove lui trascorre le vacanze e dove ritiene di poter dettare legge su tante questioni, non ultima quella relativa a una nuova cementificazione delle sue coste. Speriamo che questo Consiglio possa respingere la richiesta avanzata in tal senso.
Credo davvero che questa situazione sia insostenibile, soprattutto perché di fronte a questo enorme indebitamento noi ci troviamo con una manovra finanziaria che non soddisfa assolutamente le esigenze della Sardegna, che mette in evidenza l'inaffidabilità di questa maggioranza, proprio per la mancanza di un progetto che individui e selezioni la spesa regionale. Mi riferisco in particolare al fatto che dei progetti integrati territoriali questa maggioranza ne ha fatto la bandiera dello sviluppo della Sardegna, chiamando gli imprenditori a investire nella nostra Isola, poi però ha dovuto ammettere che proprio in relazione ai PIT mancano le risorse per finanziare le iniziative dei privati. La stessa cosa avviene per la programmazione negoziata: improvvisamente la Regione deve ammettere che non ha i fondi per le infrastrutture, e allora c'è da chiedersi quale affidabilità questa Regione dia soprattutto alle imprese, cioè a quei soggetti che dovrebbero davvero essere i protagonisti della rinascita economica e sociale della Sardegna.
Questa finanziaria non è certamente connotata in direzione del sostegno delle attività produttive, invece ha una forte componente di sprechi e di clientelismo. Voler appaltare la Regione all'esterno significa che noi manterremo i costi fissi che abbiamo, ai quali si aggiungeranno quelli dei tanti consulenti a cui voi volete affidare le sorti di questa Regione. Non una sola parola sulla spesa sanitaria fuori controllo e sull'esigenza che venga riportata sotto controllo.
Insomma, voi avete approvato un DPEF che, per quanto zoppo, per quanto falcidiato dal voto dei vostri stessi franchi tiratori, individua una precisa situazione di indebitamento per la nostra Regione, perciò con l'emendamento illustrato dal collega Sanna il centrosinistra chiede a quest'Aula che per lo meno venga mantenuto il livello di indebitamento indicato appunto nel DPEF, perché se neppure questo risultato dovesse essere raggiunto, l'inaffidabilità di questa maggioranza diventerebbe totale e nessuno potrebbe più darle credito.
Direi, per concludere, che se davvero voi non riuscirete neppure ad assumervi la responsabilità di tenere fede agli impegni che avete preso, il dissesto finanziario che ne conseguirà sarà doloso. Tutti noi ve lo stiamo dicendo, ma voi ve ne fregate, così come non vi curate delle future generazioni alle quali volete lasciare un debito che difficilmente potrà essere onorato.
PRESIDENTE. Devo rilevare che all'onorevole Pinna e a chi lo ha preceduto questa mattina ho concesso alcuni secondi in più per concludere i loro interventi, ma entrambi hanno impiegato molto più di qualche secondo.
PINNA (D.S.). Ho aspettato che ci fosse silenzio.
PRESIDENTE. Chiedo perdono, onorevole Pinna, non vorrei che questo fatto ingenerasse il richiamo a consuetudini, abitudini e tradizioni. Avevamo deciso qui, in quest'aula, di contingentare i tempi, perché solitamente si superavano di gran lunga i tempi previsti dal Regolamento. Siamo riusciti a riportare il tutto nei termini del Regolamento, perciò vi inviterei, per un migliore andamento dei lavori d'Aula, a rispettare scrupolosamente il tempo previsto per ciascun intervento. Grazie.
E' iscritto a parlare il consigliere Pirisi. Ne ha facoltà.
PIRISI (D.S.). Signor Presidente, colleghi, vorrei fare qualche preliminare considerazione che mi deriva dalla lettura della stampa odierna. Titola un quotidiano locale: "L'Ulivo si spacca sulle elezioni anticipate". Secondo titolo: "Annuncio di Pili: Eliminare CO.CI.CO. e CO.RE.CO. Presenteremo un emendamento alla finanziaria". Credo che vada denunciato in quest'Aula che questo effetto-annuncio da parte del Presidente della Giunta sia, posso dire, una non verità, per non usare un altro termine, visto l'atteggiamento che c'è stato da parte della maggioranza nel resistere alla proposta di legge che è stata avanzata, primo firmatario il collega Fadda, dai colleghi del centrosinistra per lo scioglimento dei CO.CI.CO..
FANTOLA (Rif. Sardi-U.D.R.). E non solo.
PIRISI (D.S.). Non solo, è vero, l'aveva firmata anche il collega Fantola, solo che poi purtroppo non è stato conseguente in Commissione.
FANTOLA (Rif. Sardi-U.D.R.). Come sarebbe a dire "non è stato conseguente"?
PIRISI (D.S.). Perché nell'occupazione di questi posti hanno avuto un peso le parentele; non faccio nomi, per carità di patria, ma certamente i colleghi della maggioranza sono stati per questo indotti a opporre una resistenza inaccettabile. Quindi l'effetto-annuncio di tipo mediatico del presidente Pili non può essere accettato e credo debba essere denunciato.
Sulla finanziaria, su questa disastrosa manovra finanziaria presentata dalla maggioranza viene invece sollevata una cortina fumogena. Credo che sia anche corretto domandarsi come debba essere giudicata la reiterata, manifesta, sottolineata, e a tratti plateale assenza del presidente Pili durante la discussione di questa finanziaria. Qualcuno ritiene che questo possa essere un atteggiamento serio da parte del Presidente della Giunta, che ha presentato la sua prima finanziaria e che dovrebbe essere in aula per ascoltare le critiche e per difenderla rispetto alle osservazioni che vengono avanzate? Io credo che non sia un atteggiamento serio da parte del Presidente del Giunta e mi viene anche da pensare che questo suo apparente distacco miri a quello che si sussurra a tratti con piacere, ma molto più spesso in maniera preoccupata, cioè allo scioglimento del Consiglio regionale.
CORONA (F.I.-Sardegna). Da solo?
PIRISI (D.S.). Credo che questo atteggiamento, quello di cercare di chiamarsi fuori dal marasma che c'è all'interno di questo Consiglio, che in qualche misura appare anche all'esterno e viene presentato come un'incapacità del Consiglio stesso di lavorare e produrre, sia una sorta di alibi che il Presidente della Giunta si sta preparando.
Il Presidente della Giunta - l'ho detto anche in altra occasione - non può indossare abiti verginali dicendo: "Non mi hanno fatto lavorare, non mi consentono di lavorare, non sono stato messo nelle condizioni di poter dare il meglio di me". Il Presidente della Giunta attuale è il massimo responsabile, insieme ad altri, del caos della Giunta Floris e del marasma nel quale si trova la maggioranza odierna.
Presidente, io sto facendo delle pause nella speranza che questo bivacco che si è creato all'interno dell'Aula, che non voglio definire sorda, cessi. Lo sto facendo perché ho notato degli atteggiamenti che non sono tollerabili.
Credo che comunque sia utile ribadire che la discussione di questa finanziaria parte dall'articolo 2, di cui stiamo appunto parlando. Il fatto è in sé paradossale, ma con efficacia fornisce una rappresentazione direi plastica della confusione e della disarticolazione conflittuale in cui si trova questa maggioranza, di cui anche l'onorevole Murgia - che non sta ascoltando - è parte importante. Caro onorevole Murgia, lei, insieme al suo partito, è parte importante del marasma nel quale si trovano oggi la maggioranza, questo Consiglio e questo Esecutivo di centrodestra. Questo dà anche la misura dell'abborracciamento e del pressappochismo con il quale è stata preparata ed elaborata questa manovra finanziaria.
Io non so se nella storia della nostra Regione sia mai successo che la legge finanziaria iniziasse dall'articolo 2, cioè da un articolo che non è il primo. E' un fatto incomprensibile sul piano della logica più elementare, ma che indica lo stato di disordine nel quale si trova questa maggioranza e nel quale hanno luogo i rapporti tra le forze politiche che sorreggono questo Governo. E' un disordine nel quale ogni giorno di più state facendo precipitare la Sardegna e i suoi abitanti: dal mondo dell'impresa industriale a quello dell'impresa artigianale, dal mondo della scuola e della cultura a quello dell'agricoltura, dal mondo della sanità a quello dell'ambiente e delle autonomie locali. E vorreste aumentare il livello del disordine nel campo urbanistico per consentire a un manipolo di personaggi, più o meno noti, il sacco del nostro territorio, l'arrembaggio dissennato delle nostre coste e non solo. Vi è già stato notificato con forza in quest'Aula che su questo punto noi consiglieri dell'opposizione di centrosinistra, noi Democratici di Sinistra faremo le barricate se non ritirerete il vostro emendamento di rapina a danno dei sardi.
L'articolo 1, nel quale erano indicati gli obiettivi della manovra finanziaria, obiettivi di crescita e di occupazione, dicevate, con poca convinzione, è stato eliminato dalla Commissione di merito non solo e non tanto perché ritenuto indecente dall'opposizione, ma perché ritenuto indifendibile dalla stessa maggioranza, tanto da costringere l'Assessore del bilancio, a nome della Giunta, a una poco edificante, direi anche ingloriosa ritirata di questo articolo. Le fondamenta sulle quali poggiava la finanziaria sono crollate, ma voi siete andati avanti ugualmente, imperterriti. Non è la prima volta, sul DPEF avete avuto esattamente lo stesso comportamento.
La prima parte dell'articolo 2, così come il resto di questa manovra finanziaria, è il portato del disordine della vostra gestione dissennata della finanza regionale. Un indebitamento di 5 milioni 923 mila euro è un'enormità, è stato già detto; oltre il triplo dell'indebitamento posto in essere dal centrosinistra.
L'onorevole Pittalis non è stato in grado, nonostante qualche pregevole tentativo dialettico, di confutare i numeri che abbiamo davanti e che sono alla portata di tutti. Voi, colleghi del centrodestra, fino al 2019 imponete ai sardi una rata di mutuo che ingessa e, come il collega Morittu ha detto, dissesta il bilancio della Regione. Ma domando: non eravate voi quelli del rigore? Quelli che volevano eliminare gli enti inutili? Quelli che volevano eliminare gli sprechi? Quelli che in passato hanno accusato il centrosinistra di condurre delle gestioni clientelari? Ma dov'è il vostro rigore? Avete tenuto gli enti inutili e state cercando anche di crearne qualche altro altrettanto inutile! E' un fatto assolutamente inaccettabile.
A questo punto ritengo opportuno fare una piccola simulazione, come mera esercitazione accademica, per cercare di immaginare cosa avreste detto voi, colleghi del centrodestra, che sedete nei banchi della maggioranza e della Giunta, se questa manovra finanziaria fosse stata presentata da noi. Altro che furore ideologico, collega Murgia, altro che buona manovra possibile! La verità vera è che questa manovra non è accettata neanche da voi stessi che muovete queste critiche nei nostri confronti.
Io, assessore Masala, ricordo, perché ho letto i resoconti consiliari, che di fronte a un indebitamento di soli 4 mila miliardi di lire, che era già una cifra enorme, voi parlavate di catastrofe per la Sardegna, di ipoteca per figli e nipoti, e oggi, disinvoltamente, ipotizzate un indebitamento di oltre 11 mila miliardi! Che cosa direbbe lei al mio posto, assessore Masala, se le parti fossero invertite? Anche il collega vicepresidente Biggio, del quale ho avuto modo di leggere un intervento, tuonava contro le così dette Giunte traballanti e prive di strategia. Addirittura l'onorevole Cadoni, che al tempo sedeva in questi banchi, diceva che si era rischiata una crisi di Giunta per la SFIRS. Voi avete rischiato la crisi per uno scontro titanico tra i colleghi Corda e Tunis sulla Presidenza di una Commissione! Questo è quello che oggi voi ci state rappresentando.
Signor Presidente, io non voglio abusare della sua cortesia e del tempo ulteriore che mi viene concesso, ma credo che questa manovra sia stata fondamentalmente minata dalla maggioranza e dalla Giunta stessa, che ha presentato una caterva di emendamenti tale da determinare in Commissione, nonostante gli sforzi per evitarlo dell'onorevole Balletto, al quale devo dare atto della onestà con cui ha presentato la relazione di maggioranza, un arrembaggio da parte dei colleghi del centrodestra. E certamente questo non è un buon viatico perché questa manovra possa portare dei frutti positivi per tutti i sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pusceddu. Ne ha facoltà.
PUSCEDDU (D.S.). Signor Presidente, colleghi consiglieri, il dibattito sull'articolo 2 della legge finanziaria sta ponendo in evidenza in modo inequivocabile i limiti dell'azione politica di questa Giunta di centrodestra; limiti che vengono evidenziati in modo incontrovertibile dal fatto che la Giunta non tiene conto delle cose che dice. Voglio sottolineare solo un dato che è sintomatico: in data 10 gennaio 2002 viene pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione il Documento di programmazione economica e finanziaria 2002-2004, che contiene le linee guida dell'intervento dell'amministrazione regionale in materia di programmazione economica e finanziaria, per cui ne definisce la cornice e i limiti anche di carattere finanziario. La legge finanziaria 2002 viene presentata dall'assessore Masala, col disegno di legge numero 295, in data di appena otto giorni successiva alla pubblicazione nel BURAS del DPEF. Già nel disegno di legge della Giunta notiamo alcune incongruenze, perché si smentisce quanto approvato dal Consiglio un mese prima, nella seduta del 21 dicembre, durante la quale in materia di indebitamento erano stati posti dei paletti molto fermi e delle condizioni ben precise stante la consapevolezza, ed era stato anche evidenziato, che il bilancio sta via via assumendo una rigidità strutturale che comporta, con l'andare del tempo, l'impossibilità di programmare effettivamente l'utilizzo delle risorse. Anche perché l'indebitamento, considerate le spese di carattere obbligatorio, determina una rigidità del bilancio pari a oltre il 75 per cento, il che significa che tre lire su quattro sono già impegnate per le spese obbligatorie e di contrazione dei mutui. In sostanza noi abbiamo un bilancio che per tre quarti è ipotecato, un bilancio che ha una strada tracciata, e se continuiamo ad andare avanti su questa strada significa che non ci sono gli strumenti, le condizioni minime dal punto di vista finanziario per poter intervenire rispetto alle grosse esigenze della nostra Isola.
Il DPEF, molto opportunamente, indicava nel consolidamento del debito la linea del Piave che non doveva essere oltrepassata, pena l'ulteriore rigidità della spesa regionale. Però, a distanza di neanche una settimana, già nel momento della predisposizione del disegno di legge, la Giunta ha disatteso queste indicazioni. Se a ciò aggiungiamo quello che è avvenuto nella Commissione bilancio, dove l'indebitamento è stato ulteriormente aumentato, ci rendiamo conto che abbiamo veramente disatteso, anzi, voi avete disatteso quanto era stato indicato nella linea guida, nello strumento che doveva dare sostanza alla politica finanziaria e all'intera manovra di bilancio.
Questo è un limite che noi non possiamo non sottolineare e stigmatizzare nel contempo, anche perché gli emendamenti che sono stati presentati, in gran parte anche dalla maggioranza, che la stessa Giunta non riesce a tenere a bada, contengono tutta una serie di provvedimenti di carattere localistico e settoriale, e la trovata, che ha avuto larga eco anche sulla stampa, di mettere a disposizione una cifra forfetaria per ogni consigliere di maggioranza per incrementare le possibilità di spesa appunto attraverso degli emendamenti, la dice lunga su come questa maggioranza è venuta al confronto in Aula e su come intende attuare questa manovra finanziaria. Una manovra che non può che essere, da parte nostra, giudicata negativamente, e che abbiamo cercato, col nostro contributo, di migliorare attraverso la predisposizione di alcuni emendamenti, molti dei quali - ci tengo a sottolinearlo - hanno l'obiettivo di ripristinare degli interventi per alcuni settori strategici della nostra amministrazione regionale e soprattutto di venire incontro a categorie che non erano state tenute in debita considerazione nella predisposizione di questo disegno di legge finanziaria. Anche perché questo disegno di legge era nato con una determinata impostazione, si era cioè detto: "Noi non possiamo che presentare un disegno di legge di carattere strettamente tecnico", e con questa impostazione era saltata la concertazione. Saltare la concertazione significa non avere la possibilità di negoziare con le parti sociali la strategia di intervento complessivo dell'amministrazione regionale nei settori strategici, anche perché la Giunta regionale affermava: "La vera manovra la faremo con un assestamento di bilancio che verrà fatto nel mese di giugno del 2002". Poi gli eventi hanno travolto anche l'impostazione iniziale che aveva voluto dare la Giunta e ciò che è avvenuto in Commissione sotto gli occhi di tutti. Ma anche ciò che sta per avvenire in Aula è sotto gli occhi di tutti, da qui la nostra forte preoccupazione innanzitutto per come è stata impostata la manovra finanziaria, con questa mancata concertazione che porta ora a porre dei pannicelli caldi attraverso la previsione di interventi tampone, e tal volta non si riesce a dire no a tutta una serie di spinte settoriali e particolaristiche. In secondo luogo, per il mancato accordo con il sistema delle autonomie locali, con gli enti locali, che, proprio alla luce del nuovo disegno di legge costituzionale sulla riforma del Titolo V della Costituzione, hanno una funzione, nel nostro ordinamento repubblicano, che li vede partecipi a titolo principale alla risoluzione dei problemi che sono più vicini alla loro dimensione. Questo comporta che la Regione mandi avanti un'iniziativa di delegificazione, ma soprattutto di trasferimento di funzioni, e quindi di personale e di risorse, agli enti locali.
Ecco, in questa manovra finanziaria manca un'impostazione di questo tipo, risultano invece un bilancio ipertrofico e un'amministrazione sempre attenta esclusivamente al momento della spesa, gestita talvolta in termini clientelari e tal altra anche attraverso uno strumento di condizionamento improprio rispetto alle libere espressioni delle autonomie locali. Manca un'impostazione volta al risanamento della finanza regionale, che è un obiettivo sempre prioritario e che voi state accantonando; manca una seria politica delle entrate e una pulizia del bilancio stesso, che è ancora articolato in mille rivoli che non hanno ragion d'essere, perché non vengono poste in primo piano le esigenze strategiche della nostra regione.
Dei residui passivi si è parlato molto in quest'Aula, per esigenze di tempo non mi soffermo su alcuni aspetti particolari. Voglio solo concludere il mio intervento sulla prima parte dell'articolo 2 dicendo che questa Giunta, se da una parte cerca di predicare bene attraverso alcune impostazioni puntuali, che sono contenute nel DPEF per il prossimo triennio, dall'altra parte invece si comporta male, perché con la manovra finanziaria che ci sta proponendo e soprattutto con la pericolosa tendenza che sta emergendo dagli emendamenti presentati in Aula anziché consolidare l'indebitamento sta accentuando la rigidità della spesa regionale, senza seguire una linea strategica ben precisa e senza avere quindi gli strumenti per aggredire i problemi più importanti della nostra Isola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Selis. Ne ha facoltà.
SELIS (Popolari-P.S.). Signor Presidente, credo che la fiducia che noi riponiamo nel dibattito e nel confronto politico, che è l'anima delle assemblee legislative, quindi è anche l'anima della democrazia, rischia di essere messa a dura prova nel vedere come si svolgono i lavori in quest'Aula. E io mi domando: se coloro che ci hanno eletto vedessero quale senso di responsabilità anima tutti noi, che impressione ne avrebbero e quale giudizio esprimerebbero?
Io devo per questo ringraziare i colleghi che sono intervenuti, non solo i colleghi nel centrosinistra, ma anche alcuni colleghi del centrodestra, lo dico senza ironia, perché il confronto, ancorché animato da idee evidentemente diverse, dà un senso a quest'Aula. Se in quest'Aula non c'è confronto, se ci dovessimo attenere a ciò che esprime la maggioranza, che è silente e assente perché comunque concorda con quello che fa la Giunta, questo Consiglio si svuoterebbe di significato e la stessa funzione democratica, che dovrebbe essere di casa in quest'Aula, perderebbe senso.
Io non capisco, lo dico con grande sincerità, i colleghi che affermano: "Parlate per perdere tempo". Che senso ha questa affermazione? Noi parliamo per dire quello che pensiamo, per dare un contributo, che si può condividere o no. Ma davvero pensate che cinque ore, un giorno o due giorni in più di discussione siano la perdita di tempo? Davvero pensate che i nostri interventi, le nostre critiche, condivisibili o meno, o le nostre proposte siano finalizzati a perdere qualche ora in più? Ragazzi, non scherziamo! Lo dico con grande sincerità e schiettezza: c'è ancora in noi l'ambizione o forse, se volete, l'illusione di poter fare uno sforzo di riflessione per essere fedeli al mandato ricevuto e per portare in quest'Aula, pur con la gran parte dei colleghi assente e con una Giunta perennemente assente, salvo gli Assessori che in questo caso ci stanno seguendo, un minimo di contributo. Se anche noi venissimo meno a questo convincimento e a questa fiducia, quest'Aula perderebbe il proprio significato e il senso del mandato democratico verrebbe meno.
Alla luce di queste considerazioni, e apprezzando gli interventi dei due colleghi del centrodestra, dico al collega Pittalis che è lecito sorridere dei girotondi nei confronti della RAI, ma l'informazione è un problema serio e, pur essendo lecito dubitare del pluralismo dell'informazione nella RAI, non è lecito dubitare della gravità della concentrazione di potere informativo che oggi si sta realizzando in Italia. Ne parleremo in altre occasioni, oggi non ci vogliamo distrarre.
Al collega Murgia, che ha parlato di furore ideologico e che normalmente è attento, ma in questo momento non lo vedo in aula, dico che sono d'accordo con lui sulla necessità di evitare il furore ideologico, e il modo per evitarlo è quello di attenersi ai fatti. Poi, le opinioni e le valutazioni sui fatti fanno parte della libertà di ciascuno. Noi però sui fatti vorremmo un confronto con il quale il Consiglio, la Giunta e la maggioranza dovranno essere conseguenti.
Cito alcuni fatti: innanzitutto, il ritardo di quattro o cinque mesi è da considerarsi furore ideologico o furore incontrovertibile? Rispetto a un simile ritardo, se i colleghi ed io utilizziamo per gli interventi alcuni minuti, una mezza giornata o anche una giornata intera è un fatto di furore ideologico? Ma che proporzione c'è fra alcune ore dedicate agli interventi e i mesi che sono stati persi e di cui non è stata data, né in quest'aula né fuori, un'adeguata giustificazione?
In secondo luogo, e mi rivolgo al collega Murgia, che però non c'è, di cui ho stima, perché è lui che ne ha parlato: se io dico che in questo bilancio manca il monitoraggio della spesa e manca anche lo stato di attuazione della spesa corrente, sto riferendo un dato di fatto oppure un elemento di furore ideologico? Se manca qualcosa realisticamente è un dato di fatto. Io non ho alcun furore né ideologico né di altra natura; sono in uno stato di serenità che l'onorevole Masala in altri momenti ha vissuto personalmente, però l'assenza del monitoraggio rende difficile fare programmazione e predisporre bilanci per il futuro. Mi domando allora come possiate fare dei bilanci, programmare, costruire le strategie del futuro se non sapete quali sono i nodi, i problemi, le strozzature, i condizionamenti della gestione che avete attraversato.
In terzo luogo: se dico che mancano una bonifica del bilancio e qualunque accenno a delle riforme volte alla bonifica del bilancio e della legislazione di spesa sto parlando di un dato che qualcuno è in grado di contestare, oppure di un elemento duro, preciso, incontrovertibile? Se dico che questa finanziaria è incoerente con la legge di contabilità regionale, e lo dimostreremo passo per passo, perché ci sono moltissimi articoli che sono in contrasto con la legge di contabilità regionale, qualcuno di voi può obiettare che così non è e che invece ogni articolo, ogni comma è coerente con la legge di contabilità? E se dico che è incoerente con lo stesso vostro DPEF mi potete dire che non è vero? Potete forse mettere in dubbio che l'ammontare del debito è abnorme ed enormemente più elevato di quello che avete stabilito voi in quest'aula, due mesi fa, approvando il DPEF? Quindi se affermo che siete in contrasto con voi stessi questo è un elemento di furore ideologico? Questi fatti non sono elementi su cui lavorare, su cui confrontarsi, su cui fare dei passi avanti per migliorare la finanziaria, giocando ognuno il ruolo che gli è proprio?
Signor Presidente, Assessori, colleghi, l'indebitamento ha raggiunto una tale entità che non ci importa chi ha ragione e chi ha torto, lo diciamo in maniera pacata e sommessa, però il fatto che sia stato triplicato in tre anni, sino ad avere la consistenza di un bilancio annuale, significa che noi, anzi, voi state ipotecando il futuro della programmazione e delle politiche di bilancio. Voi state utilizzando per le vostre spese, spesso non rigorose, le risorse dei nostri figli e dei loro discendenti; noi stiamo impedendo che in futuro la Regione abbia una vera politica di sviluppo. Se consideriamo che il costo dell'ammortamento di questo debito supera i 1.000 miliardi di lire all'anno e se confrontiamo questo costo con il sistema delle entrate, che non sono crescenti, bensì decrescenti, ci rendiamo conto, voi lo sapete e lo sappia anche la Sardegna, che questa entità di spesa ci impedirà in futuro di far fronte persino alle spese correnti, alle spese ordinarie, dalla sanità alla scuola. Ma se diciamo queste cose, magari con un tono un po' accorato, con molta preoccupazione, dichiarandoci disponibili a lavorare perché questi elementi vengano rimossi dal bilancio e ci siano una freschezza, una razionalità e un rigore nel bilancio, stiamo facendo del furore ideologico?
Noi dimostreremo che gran parte della spesa, ahimè, è inconsistente, che l'indebitamento non trova ragione neanche in una strategia di sviluppo e di programmazione, e che spesso si tratta di spese di tipo privatistico, personalistico e voluttuario, se mi consentite la battuta, che io credo debbano essere modificate e corrette. Siamo disponibili a fare questo, quest'aula è la sede in cui questo confronto si può sviluppare, lo faremo nel prosieguo della discussione, ma facciamo appello al vostro senso di disponibilità e di responsabilità perché quanto ancora è rimediabile sia rimediato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Alberto Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA ALBERTO (D.S.). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, io voglio partire da alcuni dati che mi sembrano significativi per capire alcuni aspetti della manovra di bilancio. La competenza di quest'anno supera i 19.000 miliardi di lire, l'anno scorso era di 13.000 miliardi, quindi abbiamo oltre 6.000 miliardi in più rispetto all'anno scorso, ma vedremo più avanti, onorevole Masala, che si tratta praticamente dell'incremento dell'indebitamento rispetto, diciamo, all'indebitamento storico. L'indebitamento, cioè, passa dai 4.000 miliardi circa del 1999 ai 10.000 del 2002, e penso che questi numeri siano di per sé piuttosto significativi. Molto è già stato detto questa mattina e credo che non ci sia bisogno di precisare ulteriormente il senso di questi numeri.
Questo avviene in un quadro di bilancio nel quale le spese correnti passano dai 7.500 miliardi dell'anno scorso agli oltre 8.000 miliardi di quest'anno e gli investimenti calano dai 4.500 miliardi dell'anno scorso ai 3.000 miliardi di quest'anno. Quindi cresce l'indebitamento, aumentano le spese correnti, diminuiscono gli investimenti. Mi viene da chiedere perché aumentare l'indebitamento se poi non c'è sviluppo, se poi non ci sono investimenti, anzi, gli investimenti scendono, sono ridotti di circa il 30 per cento. Insomma, già si può dire, da questi dati, che manca una politica delle entrate, che non c'è un controllo complessivo, non c'è un monitoraggio delle entrate né tanto meno delle uscite, e che non c'è una politica tesa a ridurre gli sprechi e soprattutto a ridurre le spese clientelari che invece aumentano notevolmente. Ed è proprio qui il punto vero di questa manovra. Insomma, l'indebitamento pericoloso di cui stiamo parlando non serve per sviluppare l'economia della Sardegna, ma serve per dilatare gli sprechi e le spese clientelari dell'amministrazione regionale. I residui ammontano a oltre 8.000 miliardi, siamo praticamente al blocco della spesa e, considerando anche il rapporto di grande dipendenza dell'economia regionale dal sistema Regione, è chiaro a tutti che per l'economia sarda il blocco della spesa sarà un disastro. In questo quadro la Giunta presenta un progetto di bilancio che prevede una serie di tagli, ma non delle spese clientelari e degli sprechi, bensì delle risorse destinate al piano del lavoro e alle politiche di sostegno all'impresa. Mi riferisco ai ridotti finanziamenti per 1'artigianato, l'imprenditoria giovanile, l'imprenditoria femminile, la scuola, la cultura e il settore socioassistenziale. E meno male che per quanto riguarda tutte queste partite c'è stata una reazione forte del centrosinistra che in Commissione bilancio è riuscita, anche grazie all'intervento delle forze sociali, a invertire almeno su questo versante l'orientamento della Giunta di centrodestra in questa manovra di bilancio.
Questo livello di indebitamento che ci porta alla bancarotta si colloca in un quadro di notevole disponibilità di risorse finanziarie aggiuntive al bilancio ordinario della Regione: il POR dovrebbe mettere a disposizione 12.000 miliardi per questo sessennio, il CIPE mette a disposizione, per le aree depresse, circa 700 miliardi all'anno; vi sono poi più di 3.000 miliardi dell'intesa Stato-Regione, siglata dalla precedente Giunta di centrosinistra, che attendono di essere trasformati in opere e in sviluppo. Ecco, in questo quadro, che dovrebbe essere l'occasione giusta per risanare le finanze regionali, si innesta invece una pressione clientelare e dissennata pericolosissima che purtroppo non serve per lo sviluppo della Sardegna. Un'altra preoccupazione è legata al fatto che la spesa procede così lentamente che corriamo il rischio di perdere le risorse del POR 2000-2006, di cui potremo usufruire solo se i tempi e i modi previsti della spendita saranno rispettati.
Intervenendo nella discussione generale ho richiamato alcuni dati relativi all'agricoltura. Qualcuno di questi dati lo voglio ricordare anche oggi, perché è indicativo di ciò che sta avvenendo, e cioè che le risorse del POR ormai non sono più aggiuntive in questo bilancio. Al settore agricolo, per esempio, nel '99 furono destinati 700 miliardi - e nel '99 non c'erano le risorse del POR - tra spesa corrente e investimenti. Alla fine del '99 addirittura si arrivò a 1.000 miliardi, onorevole Masala; nel 2001 invece il settore agricolo ha avuto 800 miliardi, compresi i fondi POR, e nel 2002 solo 560 miliardi. Se da questi togliamo i 192 miliardi che servono per mantenere in piedi la macchina regionale, compreso il sistema degli enti, gli investimenti in agricoltura si riducono a poco più di 300 miliardi, che è l'entità dei fondi POR. Ma, onorevole Masala, lo chiedevo anche stamattina all'onorevole Felicetto Contu in una chiacchierata che ho fatto con lui, i fondi del bilancio ordinario della Regione destinati agli investimenti nel comparto agricolo che fine hanno fatto? All'onorevole Contu glieli avete sottratti completamente, ma non li avete sottratti a lui personalmente, li avete sottratti a un'agricoltura agonizzante, nei confronti della quale non c'è una politica per l'emergenza. Naturalmente, anche in questo caso l'onorevole Pili ha fatto la sua dichiarazione ad effetto: "Master Plan per l'agricoltura". Sono chiacchiere, perché non solo non ci sono risorse aggiuntive per fronteggiare l'emergenza, ma non ci sono nemmeno le risorse ordinarie alle quali si sarebbero dovute aggiungere quelle del POR.
L'onorevole Pittalis stamattina è intervenuto con l'obiettivo abbastanza dichiarato di scaricare sull'opposizione responsabilità che non sono dell'opposizione. Ormai questo che state presentando è il vostro terzo bilancio, gli emendamenti presentati dalla maggioranza sono quantitativamente ben superiori a quelli dell'opposizione, ma del resto quello è il nostro compito, se noi non presentiamo emendamenti che ci stiamo a fare qui? Non si capisce, però, perché la maggioranza presenti al suo stesso bilancio una quantità enorme di emendamenti che stravolgono l'intera manovra di bilancio. Non solo, sono emendamenti volti a stravolgere la legge 31/98 (una legge seria che ha incominciato a mettere ordine nel funzionamento e nella gestione dell'amministrazione regionale) e le leggi che regolano l'urbanistica, il governo del territorio, e così via.
Di fronte a una manovra di bilancio che non parte da un disegno di sviluppo della Sardegna e che mette in evidenza l'incapacità di questa Giunta di darsi obiettivi di sviluppo e di vedere quali sono i problemi veri di questa Regione che va avanti con il giorno per giorno, assecondando e subendo le spinte clientelari che provengono dalle parti più disparate, l'onorevole Pittalis, responsabile in primis della situazione che anche oggi stiamo esaminando, si lascia andare a un tentativo patetico di scaricare sull'opposizione responsabilità che sono e restano interamente di questa maggioranza sgangherata e senza futuro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Spissu. Ne ha facoltà.
SPISSU (D.S.). Io sono iscritto per ultimo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ortu. Ne ha facoltà.
ORTU (R.C.). Rinuncio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dore. Ne ha facoltà.
DORE (I DEMOCRATICI). Signor Presidente, sia stamani sia questo pomeriggio ho ascoltato con attenzione gli interventi che si sono susseguiti quasi a senso unico, perché in sostanza sono intervenuti, salvo qualche lodevole eccezione, solo consiglieri del centrosinistra. In particolare voglio sottolineare l'intervento del collega Selis, che ci ha impartito una lezione di politica finanziaria. Durante la discussione sono emersi, in tutti gli interventi, valori come laboriosità, impegno, serietà, abnegazione, senso di responsabilità, e mentre ascoltavo mi sono domandato, ancora una volta, se qualcosa passa per la mente di coloro che due anni e mezzo fa ordirono o comunque si prestarono a quell'imbroglio che fu consumato. Mi domandavo che cosa passa per la testa di costoro, perché io non avrei comunque giustificato ciò che è avvenuto. I fatti osceni non possono essere giustificati, ma se questo loro voler governare a tutti i costi avesse determinato uno slancio, un impegno, ritenendo di essere le persone idonee, di avere un bagaglio di capacità per governare la regione nell'interesse generale innanzitutto, e magari anche nell'interesse particolare, io non avrei giustificato quell'imbroglio, ma l'avrei capito. Invece qui, ogni mese che passa non fa altro che determinare, aumentare ancora di più lo sconcerto. Che cosa volevano fare? Che cosa volevano ottenere al di là della soddisfazione di certe esigenze personali, di gruppo, di clan? Sapendo di essere i rappresentanti di questa regione, dove volevano arrivare? Come si concilia quell'atteggiamento con l'attuale, e sempre più diffuso, atteggiamento fatalista, quasi di rassegnazione, tranne che per qualcuno che continua ad avere faccia tosta o incoscienza?
Ecco, io continuo a domandarmi: dove vogliono arrivare costoro? Che cosa vogliono fare? Mancano ancora circa due anni e mezzo al termine della legislatura e dato questo modo di comportarsi e di atteggiarsi io mi domando, e spero che se lo domandino anche loro, che cosa pensano di fare nei prossimi due anni e mezzo, e se pensano di poter proseguire su questa strada.
In sostanza, l'abbiamo già detto e lo ripetiamo perché repetita iuvant, e comunque è nostro dovere dirlo, questa manovra finanziaria è un ennesimo esempio di incapacità, di mala gestio, con tutto quello che ne deriva, con tutti i danni che sta causando. Analizzando questo progetto legislativo, chiamiamolo così, ma forse non si dovrebbe neanche usare questo termine, diciamo questo pastrocchio, come qualcuno ha già detto, ci rendiamo conto che tra non molto ci resteranno solo le macerie, ma forse più che le macerie, ci sarà tutt'intorno terra bruciata, come se fossero passati gli Unni. E tutto ciò si ritorcerà contro le generazioni future, questa è la considerazione che si deve fare.
Certo, se si guarda a ciò che sta succedendo sul piano nazionale, non c'è molto da scandalizzarsi perché gli esempi che ci provengono da quella direzione non sono molto diversi, però, se non altro, l'abbiamo capito, lì c'è questo partito degli affari, c'è qualcuno che vuole difendersi a tutti i costi, che non vuole rendere conto di ciò che ha commesso. E' una logica perversa, ma è pur sempre una logica. Qui, veramente, io mi domando dove si voglia arrivare. Tra l'altro, come si pensa di poter conciliare il modo di gestire la Regione con le velleità di autonomia, con quest'idea dell'inserimento in Europa? Dico, ci rendiamo conto di che cosa comporta il rapporto con l'Europa? Ce ne rendiamo conto, oppure ci piace solo parlarne, fare i viaggi a Bruxelles o in zone limitrofe, con qualche tentativo di puntata verso l'Australia, e vogliamo continuare su questa strada? Pensiamo di essere credibili, pensiamo di farci rispettare? Dove va a finire il concetto di stabilità?
Io veramente non lo so, per cui mi permetto, essendo uno dei decani di questo Consiglio, non per militanza, ma dal punto di vista anagrafico, di richiamare un po' tutti. Naturalmente mi riferisco a chi fino adesso ha mostrato di fare orecchie da mercante e lo esorto a vedere questo senso di rassegnazione, a svegliarsi un pochino, ad avere uno scatto di orgoglio, a riconoscere le omissioni e gli errori commessi, le storture che ancora si stanno portando avanti. Io direi che occorre trarne le conseguenze a titolo generale, ma comunque con riferimento a questa manovra finanziaria occorre cercare, per quanto è possibile, di razionalizzare e quindi di fare piazza pulita di certi emendamenti che permangono e che sono intrusi, strumentali, ingiustificati, per poter procedere con celerità nell'approfondimento dei problemi. Dobbiamo valutare che cosa si può realmente salvare di questo disegno di legge per cercare di rendere decorosa questa manovra finanziaria che, per come è stata impostata e per il punto a cui siamo arrivati, proprio decorosa non è.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Balia. Ne ha facoltà.
BALIA (F.S.D.). Onorevole Assessore della programmazione, prendo atto che mentre lei segue con molta attenzione i lavori dell'Aula, il Presidente della Giunta regionale va e viene, si dedica evidentemente ad altri impegni, per poi degnarsi di riprendere l'ascolto. Parrebbe quasi che l'onorevole Pili sia in una posizione di totale indifferenza rispetto ai contenuti della manovra finanziaria, ma anche rispetto ai risultati e ai trattamenti che in Aula essa avrà.
Riesce difficile comprendere questa indifferenza, perché tutti siamo perfettamente consapevoli di quale importanza nella programmazione delle attività questo atto rivesta. Ecco, io non nascondo che avevo sperato, e molto, sulla saggezza, sulla sapienza dell'Assessore, non tanto per l'età, onorevole Masala, quanto per la maturità e soprattutto per essersi, lei, in passato, assieme ad altri consiglieri oggi in maggioranza, attestato in maniera determinata e precisa sull'invito rivolto alla vecchia Giunta regionale ad attuare, da un lato, una politica volta allo sviluppo, e dall'altro, in generale, una politica del rigore. Intendo dire che lei, onorevole Assessore, non pareva indifferente alla percentuale di indebitamento della Regione, ma anzi pareva essere molto consapevole che la politica dell'indebitamento, quando necessaria, quando utile, doveva, sì, essere posta in essere, ma con attenzione, con riguardo, senza spregiudicatezza alcuna.
Oggi, invece, notiamo che quella cautela, quella temperanza nei comportamenti, quell'equilibrio che l'onorevole Masala in passato aveva dimostrato sono totalmente stemperati o totalmente andati in fumo, o a seguito di convincimenti personali diversi, perché quando si governa ciò che conta è il volume della spesa e comunque che si spenda, oppure a seguito di decise pressioni che evidentemente egli ha subito, e alle quali non si è saputo sottrarre, da parte della maggioranza.
Onorevole Masala, io contavo soprattutto su di lei, più che sull'irruenza giovanile dell'onorevole Pili, che non mi pareva forgiata ancora, o comunque, se forgiata era, non vi erano state da parte sua espressioni in passato, non facendo egli parte del Consiglio regionale, che manifestassero quella volontà di contenimento dell'indebitamento a cui lei, invece, assieme ad altri esponenti della maggioranza, faceva riferimento continuo. Purtroppo dobbiamo prendere atto che quella era saggezza di allora, era sapienza d'altri tempi, e che oggi quella saggezza e quella sapienza non siete riusciti a coniugarle e a renderle elementi preziosi della finanziaria che avete presentato.
Della politica del rigore non c'è proprio nulla, ma soprattutto non c'è una politica di indebitamento che risulti decisamente e chiaramente funzionale a un progetto di sviluppo. Se ci fosse all'interno della finanziaria un progetto di sviluppo visibile, comprensibile, chiaro, determinato, congegnato, voluto da questa maggioranza, sia pure in opposizione a ipotesi nostre, comprenderemmo l'esigenza di ricorrere all'indebitamento, perché quando esso è programmato, quando è finalizzato può anche risultare auspicabile, a condizione che si abbiano poi chiare le metodiche e le forme attraverso le quali si deve far fronte al risanamento finanziario. Onorevole Masala, noi restiamo convinti, per esempio, che, al di là delle affermazioni di principio, ulteriori sforzi potevano e dovevano essere fatti relativamente alle entrate. Invece, di entrate, di miglioramenti, di innovazioni, di fantasie politiche e spese non vediamo nulla. Vediamo invece, ma riguarda la seconda parte di questo articolo, una scelta orientata verso la dismissione dei beni del patrimonio non necessari all'istituzione regionale; scelta che si orienta verso criteri di privatizzazione che a noi paiono del tutto incomprensibili.
Dobbiamo riconoscere che, al di là degli interventi obbligati e anche delle difese obbligate, nella maggioranza ci pare di cogliere un certo qual sconcerto e forse, in alcuni consiglieri, anche un poco di indignazione per la crescita smisurata dell'indebitamento non compensata, per altro, da quella logica di sviluppo a cui prima si faceva riferimento. Come opposizione abbiamo presentato un emendamento molto deciso, drastico e sicuramente, assessore Masala, anche provocatorio, quello attraverso il quale si chiede che l'articolo 2 venga soppresso. La Giunta regionale, rispetto alla provocazione contenuta nell'emendamento, traduce invece la propria azione in un'operatività opposta e contraria: presenta anch'essa un emendamento, mi pare l'emendamento numero 128, in cui anziché ipotizzare, prevedere, considerare, dire: "Forse qualche ragione l'opposizione ce l'ha", quindi dare un segnale di contenimento dell'indebitamento, prevede un'ulteriore espansione dell'indebitamento stesso. Non lo dice, ma noi sappiamo che l'unico modo per risanare le finanze dissestate della Regione sarà l'imposizione e l'aggravio delle imposte per i cittadini sardi. Tutto questo senza che il sistema economico della Sardegna ne tragga miglioramento alcuno.
Ecco, onorevole Masala, in questa manovra finanziaria mancano quella saggezza, quella sapienza, quell'equilibrio a cui ho fatto riferimento. Non c'è cultura della spesa, c'è cultura dello spreco.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Emanuele Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA EMANUELE (D.S.). Signor Presidente, cari colleghi, io intervengo anche con una certa riluttanza, lo confesso, perché questa prima giornata di dibattito e di confronto di merito sulla legge finanziaria si sta risolvendo, con due lodevoli eccezioni, in un monologo dei gruppi di opposizione. Lo ha detto poc'anzi il collega Gian Mario Selis, ma insomma, cari colleghi della maggioranza o della presunta maggioranza, come lo intendete voi il confronto politico e parlamentare in un'assemblea di rango legislativo e durante l'esame di un provvedimento così importante, così vitale per la nostra comunità regionale? Continuate a ritenere che sia un rito, che sia soltanto una manovra preparatoria delle votazioni e delle imboscate a scrutinio segreto, quelle per le quali siete così preoccupati e allarmati, quando sicuramente ritornerete tutti quanti come soldatini, convocati dal Presidente della Giunta, nei banchi del Consiglio?
Noi non vogliamo fare ostruzionismo, vogliamo fare, caro collega Corda, un confronto di merito sul contenuto della legge finanziaria. Abbiamo cercato di farlo in Commissione, come voi sapete; hanno cercato di farlo tutti i consiglieri di centrosinistra nelle Commissioni di merito e soprattutto hanno cercato di farlo nella Commissione bilancio i rappresentanti della minoranza. Però il nostro comportamento responsabile e propositivo in Commissione, nonostante i gravissimi ritardi della Giunta e della maggioranza, si è scontrato con la totale indisponibilità e irresponsabilità di una presunta maggioranza, che ha zavorrato e peggiorato gli stessi documenti della Giunta con una caterva di emendamenti settoriali, localistici, di natura smaccatamente clientelare. Noi abbiamo cercato inutilmente un dialogo limpido, signor Presidente, nelle sedi istituzionali, prima nelle aule delle Commissioni e adesso qui, nell'aula del Consiglio regionale, però abbiamo davanti un interlocutore sfuggente, un interlocutore assolutamente irresponsabile. Ci siamo imbattuti nella sordità e nella più deprimente indisponibilità di una Giunta e di una maggioranza che, per occultare le loro incomponibili contraddizioni, caro presidente Pili, e le loro crescenti tensioni interne, hanno maldestramente cercato di utilizzare le risorse residue del bilancio regionale per tacitare i consiglieri scontenti e prevenire i colpi in aula dei potenziali franchi tiratori.
State facendo un calcolo miope, cari colleghi. Io penso che stia sbagliando molto anche lei, signor Presidente, perché le vostre basi politiche sono fatte con materiale molto friabile, che può cedere di fronte a pressioni e a pulsioni extrapolitiche. Non c'è cemento programmatico e c'è ancor meno cemento di etica pubblica e dell'interesse generale della nostra comunità regionale. Il campo era impraticabile in Commissione e voi lo state rendendo impraticabile anche qui, nell'aula del Consiglio regionale. Ma noi non abdicheremo, signor Presidente, al nostro ruolo; come stiamo facendo oggi, in questa prima giornata, noi faremo numerosi interventi di merito anche nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, se sarà necessario, su tutti gli articoli e su tutti gli emendamenti che sono stati presentati. Stiamo assolvendo il nostro compito di opposizione democratica e stiamo anche contrastando e smascherando le vostre manovre e le vostre convulsioni, per sopravvivere a una crisi politica che è sotto gli occhi di tutti e che sta paralizzando, indebolendo e immiserendo il ruolo della nostra Regione autonoma.
Concludo, perché non devo dire molto in questa fase, approfittando della presenza del Presidente della Giunta. Io sono sconcertato, caro onorevole Pili: ieri, nel corso di un'affollata assemblea, promossa dall'ANCI, di molti sindaci dei nostri comuni, che aveva al centro il problema ineludibile del controllo sugli atti degli enti locali, che continua da parte della Regione, nonostante sia ormai illegittimo e incostituzionale dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, lei ha giustificato la sua assenza con una lettera - ma capiamo che il Presidente della Regione possa avere impegni che gli impediscono di partecipare anche ad appuntamenti così importanti - e ha anche comunicato ufficialmente a quella assemblea di sindaci di aver presentato un emendamento soppressivo finalmente dei controlli centralistici e vessatori della Regione sugli atti degli enti locali. Io mi sono peritato oggi, insieme ad altri colleghi, di verificare se tra gli oltre cinquecento emendamenti presentati al Servizio assemblea c'è questo emendamento della Giunta regionale. Restano solo, cari colleghi, signor Presidente, l'emendamento 81 dell'onorevole Corona e soprattutto l'emendamento 369, firmato dal collega Gian Valerio Sanna e dai Presidenti dei Gruppi di centrosinistra, un emendamento chiaro sul quale si dovrà pronunciare, speriamo positivamente, questa Assemblea legislativa, ma non c'è ancora traccia di un documento ufficiale della sua Giunta su quell'argomento. E' bene che anche questo piccolo e deprimente espediente resti agli atti del Consiglio regionale della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Rif. Sardi-U.D.R.). Signor Presidente, colleghi consiglieri, io credo, e le ultime parole del collega Emanuele Sanna, persona di grande saggezza, equilibrio e profonda conoscenza dei fatti consiliari, ne sono un'ulteriore conferma, che a nessuno di noi sfugga il metodo che stiamo adottando, anche nella giornata odierna, nel portare avanti i nostri lavori. E' un metodo che richiama, pur con le tante contraddizioni sottolineate dai colleghi del centrosinistra e attribuite alla maggioranza, una considerazione che credo tutti in quest'Aula dobbiamo avere bene a mente, e cioè che la scarsa presenza di oratori di maggioranza nel dibattito di questa mattina e di questo pomeriggio è in una certa misura giustificata - e qui devo contraddire il collega Balia che parla di interventi obbligati e di difese obbligate - dal fatto che sostanzialmente stiamo parlando delle stesse cose da tantissimo tempo. A nessuno, infatti, in questo Consiglio può sfuggire come con la discussione del Documento di programmazione economica e finanziaria prima e dei disegni di legge finanziaria e di bilancio poi, sostanzialmente ci stiamo parlando addosso sugli stessi argomenti da quasi quattro mesi, e abbiamo di fronte la prospettiva di continuare a parlarci addosso per un altro mese o un mese e mezzo ancora.
Da più parti si è avanzata, in questi giorni, la considerazione, che io reputo realistica e giusta, che gli emendamenti che a questa legge finanziaria sono stati presentati su tanti campi rischiano di contenere norme intruse. E' altrettanto vero che stiamo arrivando al punto che la legge finanziaria rappresenta sostanzialmente non dico l'unico, ma quasi, atto legislativo di questo Consiglio regionale, e pertanto al carro della finanziaria si tenta - giustamente, è stato osservato in maniera impropria - di attaccare provvedimenti che a nessun altro carro possono essere attaccati perché nessun altro carro passa.
Allora, io credo che attribuire soltanto alla maggioranza la causa di questo problema sia quanto meno ingeneroso, nel senso che è sotto gli occhi di tutti che un problema complessivo, che probabilmente è all'attenzione di trecento persone in tutta la Sardegna, quello del Regolamento dei lavori di quest'Aula consiliare, tiene in scacco l'intero Consiglio, che molto spesso abdica alla possibilità di fare leggi, e di fare buone leggi, e soprattutto tiene in scacco i sardi, a cui noi dobbiamo (ce lo ricordiamo tra di noi in tutti i momenti, senza che però alle parole conseguano atti politici concreti) dare risposte.
Credo che questa sia la considerazione fondamentale, perché i colleghi del centrosinistra hanno ragione per molti versi, nel senso che quando segnalano a questa maggioranza come essa abbia "ereditato" un indebitamento di 4.000 miliardi di lire, che quando era in minoranza definiva catastrofico, che è andato crescendo negli anni proprio per effetto dell'azione politica di quella stessa minoranza, che nel frattempo è diventata maggioranza, stanno in realtà sottolineando un problema di alternanza delle parti che rischia di diventare degno dell'opera teatrale di Pirandello dove ognuno veste indifferentemente gli abiti dell'uno o dell'altro teatrante e ne sostiene indifferentemente le ragioni. Io credo che questo sia forse oggi, se vogliamo rifletterci con serenità, uno dei problemi più importanti o il problema più importante che questa Assemblea legislativa si trova ad affrontare.
Durante la discussione generale di questo disegno di legge finanziaria mi è capitato di sottolineare, rappresentando la mia parte politica, l'amarezza e il rincrescimento per non poter sostenere che questa manovra finanziaria rappresentasse davvero la carta di identità del programma di maggioranza all'interno del quale i Riformatori si sono sempre collocati con lealtà e coesi con le altre forze della maggioranza. Questa riflessione, a qualche giorno di distanza, merita qualche appunto in più che nasce dalle considerazioni che stiamo facendo. Cioè, per poter fare una legge finanziaria che sia una carta d'identità della volontà politica di una maggioranza occorre - e su questo hanno ragione i colleghi del centrosinistra - che tale maggioranza abbia una sua carta d'identità e una sua identità, ma occorre anche che abbia degli strumenti a disposizione, per potersi assumere le sue responsabilità in ordine a quella legge finanziaria.
Purtroppo, signori, lo sappiamo tutti, non è una verità che possa essere scoperta dall'oggi al domani, come l'acqua calda, qui vige il sistema della concertazione, nel senso che la concertazione, che la si faccia pubblicamente, apertamente, preventivamente, o in altre sedi e in altri modi, è sostanzialmente la costante di ogni nostra attività parlamentare, perché niente può essere fatto in quest'Aula che non sia concertato, deciso insieme, voluto da tutte le forze politiche che la compongono. Basterebbe che ciascuno di noi riflettesse su come potrà essere discussa la quantità enorme di emendamenti che è stata presentata per capire che la norma regolamentare secondo cui la discussione in Aula della finanziaria dura dieci giorni indica la volontà politica complessiva di chi ha fatto quel Regolamento, ma non ha nessun sostanziale riferimento con la realtà delle cose. Non credo che questo sia un problema della maggioranza, perché nella democrazia dell'alternanza la maggioranza è fortunatamente destinata a diventare la minoranza di domani, ma è un problema dell'intero Consiglio, del funzionamento dell'intero Consiglio. E poi, sostanzialmente, se la maggioranza non ha la possibilità di farsi carico delle proprie responsabilità, e se la minoranza assume all'interno del Consiglio un ruolo che non le è proprio, ne ha scapito complessivamente l'intero sistema democratico. Credo che questa riflessione sia all'ordine del giorno dell'agenda politica di ciascuno di noi che abbia davvero a cuore il funzionamento di questa Assemblea legislativa.
Quindi capisco che questa finanziaria andrà avanti, se andrà avanti, seguendo i ritmi che della finanziaria sono propri; capisco che quando ci saranno le votazioni a scrutinio segreto sentiremo i fischi dei capipopolo che richiameranno sugli scranni parlamentari coloro che in questo momento non sono presenti; capisco anche tutte le obiezioni e le considerazioni di merito che l'opposizione di centrosinistra continua a fare, adducendo argomentazioni che sono sostanzialmente sempre le stesse, in parte ragionevoli e accettabili, su questo articolo specifico, ma, signori, oggi all'ordine del giorno non c'è soltanto questo disegno di legge, c'è davvero il problema della credibilità e del funzionamento complessivo di questo Consiglio. Per l'ennesima volta noi Riformatori lo ripetiamo e speriamo che da parte di tutti i consiglieri ci sia una riflessione approfondita su questo problema.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Fadda. Poiché non è presente decade dal diritto di intervenire. E' iscritto a parlare il consigliere Balletto. Ne ha facoltà.
BALLETTO (F.I.-Sardegna). Signor Presidente, preliminarmente devo dire che nel momento in cui dai banchi del centrosinistra si è invocata, ritengo anche giustamente, una maggiore partecipazione al dibattito da parte dei consiglieri di maggioranza, mi sono preso la briga di osservare con attenzione quanti colleghi dell'opposizione seguivano l'intervento del collega Sanna, e se dovessi essere generoso direi che più di quattro o cinque persone non l'hanno seguito. Quindi sotto questo aspetto, caro onorevole Emanuele Sanna, mi rendo conto che il dibattito, quando non ci sono orecchie per ascoltare da una parte e dall'altra, diventa più una questione formale, una questione di facciata. Per cui, quando giustamente, nell'ambito dell'articolo 2, si discute di indebitamento non ha torto il collega Vargiu nell'affermare che se ne sta parlando da mesi e che da mesi affiorano e si affermano posizioni che sono differenti, ovviamente, sulla base delle interpretazioni che le parti politiche danno. Allora, per ciò che riguarda la finanziaria e l'esigenza fondamentale di dare alla Sardegna questa legge, forse non è questa la sede più appropriata per dilungarsi ancora su questo aspetto, per quanto utile possa essere. Io direi che può essere utile parlarne, ma non per mesi, posto che esistono ritardi che chiaramente non sono dell'opposizione. Chi mai può sostenere che se la legge finanziaria arriva in Aula con mesi e mesi di ritardo è colpa dell'opposizione? Nessuno l'ha mai detto, nessuno lo afferma, nessuno lo può sostenere in questo momento. E' invece una responsabilità della maggioranza, è una responsabilità del centrodestra. Vogliamo ancora parlare di questo fatto per ulteriori mesi e sottrarre alla Sardegna la legge finanziaria? Io non credo che sia utile per nessuno.
Ritornando però al merito dell'articolo 2, devo dire, poiché sono stato chiamato più volte in causa, che io sono stato fortemente critico nella scorsa legislatura su tutti quei processi che portavano all'incremento dell'indebitamento della Regione. Ricordo perfettamente che affermavo di non ritenere giusto che la classe che governava ipotecasse, con il proprio comportamento, il futuro delle legislazioni successive, consumando tutto ciò che era disponibile, impegnando anche le risorse future e impedendo a chi sarebbe venuto dopo di governare. L'ho detto allora, lo confermo oggi, l'ho confermato nella relazione di maggioranza alla legge finanziaria. Però una cosa è dire che si è critici, una cosa è dire che si è preoccupati per questa tendenza all'indebitamento; preoccupazione che è già emersa nel DPEF, e che è pure presente nella manovra finanziaria, così come è stata impostata dalla Giunta, e che è evidente anche nella relazione della Giunta stessa al disegno di legge finanziaria numero 295/A.
La preoccupazione della Commissione, e quindi del sottoscritto che la rappresenta, è dovuta al fatto che a questa propensione all'indebitamento nel passaggio in Commissione non si è saputo e voluto porre quella particolare attenzione che il problema richiamava.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SERRENTI
(Segue BALLETTO.) I colleghi dell'opposizione, secondo i quali io avrei detto che la manovra ne usciva peggiorata, si soffermano a dare una certa interpretazione di quanto si è affermato, senza continuare nella lettura di quelle che sono le indicazioni, e cioè che in Commissione questa tendenza all'indebitamento non è derivata solamente da un atteggiamento della maggioranza, ma anche da un'acquiescenza o da una spinta differenziata che è stata data anche da settori dell'opposizione. Per esempio, l'articolo 17 della legge finanziaria, che prevedeva una norma programmatica per il rifinanziamento dell'articolo 19 della legge 37/98, oggi è diventata una norma della legge finanziaria, perché per finanziare quella misura si è previsto il ricorso alla contrazione di un mutuo di 171.800.000 euro, quindi sono circa altri 333 miliardi di lire di indebitamento che si aggiungono per effetto di quella manovra, alla quale l'opposizione non ha dimostrato certamente di essere contraria. E così per tutta un'altra serie di misure che in Commissione hanno trovato accoglimento e che portano l'originario disavanzo da 933 milioni di euro a 1 miliardo e 157 milioni di euro, quindi con un ulteriore indebitamento di circa 400 miliardi di lire. Questa è la preoccupazione che è stata espressa perché alle iniziali indicazioni del DPEF e a quelle della Giunta la Commissione, maggioranza e opposizione, nei ruoli distinti e per le diverse responsabilità che pure esistono, a quel processo di ulteriore indebitamento ha concorso.
D'altro canto però, colleghi dell'opposizione, ci sarebbe anche da dire, che la posizione assunta dall'opposizione relativamente al crescente indebitamento, e da me condivisa, deve concretizzarsi in una proposta nella quale, nel momento in cui si favoriscono determinate misure di spesa, se si vuole contenere l'indebitamento, deve essere indicata la voce di spesa che in questa manovra finanziaria la maggioranza ha individuato e che l'opposizione non condivide e deve essere perciò eliminata.
SECCI (Popolari-P.S.). Guarda che noi siamo all'opposizione. E' fondamentale!
BALLETTO (F.I.-Sardegna). Stiamo parlando di indebitamento e se questo è un problema che deve riguardare l'intero Consiglio io dico che questa preoccupazione - che per parte mia esiste - deve essere non solamente condivisa nell'enunciato, ma anche confermata nella sostanza delle cose, perché nel momento in cui decidiamo di rifinanziare un intervento togliamo risorse da un'altra parte, e non possiamo dire: "Finanziamo questo e indebitiamoci", perché le due cose confliggono. Non si può fare da una parte una politica volta al risanamento, legittima come io ritengo che sia, e dall'altra, in una certa misura, favorire misure di spesa che si finanziano solo attraverso l'indebitamento.
Quindi, se vogliamo uscire dagli schematismi che sono rappresentati dal gioco delle parti, dobbiamo dire che questo è un problema di tutti, perché, come qualche collega ha ricordato, nella democrazia dell'alternanza giustamente l'opposizione, che aspira a diventare maggioranza e partito di governo, di quello che sarà lo stato delle finanze se ne deve fortemente preoccupare. E di questa preoccupazione non se ne può fare parte esente la stessa maggioranza se impegna per oggi le risorse che saranno disponibili solamente nel futuro. Però vi è anche da dire che all'indebitamento non si arriva per fatto magico e calato dall'alto; il processo di indebitamento purtroppo deriva da una tendenza che è in atto ormai dal 1994. Se ben ricordo, nel 1995 questa amministrazione regionale aveva un certo avanzo di amministrazione; alla fine del 1999 l'indebitamento è arrivato a 4.000 miliardi di lire. Come è stato anche ricordato da qualche collega, vi è da dire che la manovra del 1999, quindi l'ultima della Giunta della scorsa legislatura, che esprimeva una maggioranza di centrosinistra, ha lasciato in eredità alla maggioranza attuale, nel bilancio triennale, per il 2000 e il 2001 un indebitamento di 690 e 660 miliardi rispettivamente, che sono i 1.300 miliardi che questa maggioranza si è trovata in eredità. Inoltre, nel 1998, a fronte dei disavanzi che si erano accumulati in quegli anni, la maggioranza di allora aveva previsto che il disavanzo venisse azzerato non attraverso la contrazione di mutui, ma attraverso una forma di autofinanziamento. Tanto è vero che la finanziaria di quell'anno prevedeva un piano di autofinanziamento per ammortizzare il disavanzo che fino allora era stato accumulato. Nelle finanziarie successive, siccome la potenzialità di far fronte con l'autofinanziamento non esiste, quella strada è stata abbandonata, per cui quel disavanzo di più di 2.000 miliardi è stato ricompreso nel disavanzo del 2000.
Quindi ci si ritrova oggi con un disavanzo che non è frutto di questa amministrazione, ma che è frutto dei disavanzi accumulati in precedenza, e per il quale la diversa modalità di copertura, non attraverso l'ammortamento nel mutuo, ma attraverso il finanziamento autonomo, con un piano di autofinanziamento, è venuta meno. Quindi sono debiti che si trascinano. Inutile stare a dire che in questa legislatura c'è stata tutta una serie di avvenimenti eccezionali ai quali non si sarebbe potuto sottrarre nessuno, né la maggioranza di centrodestra, né la maggioranza di centrosinistra. Per finanziare quegli eventi calamitosi eccezionali rappresentati dall'alluvione, dalla siccità e dalla lingua blu si è contratto un debito di mille miliardi.
Inoltre bisogna dire, per quanto riguarda l'indebitamento totale di 10.000 miliardi di lire, che l'ex Assessore della programmazione, il collega Scano, ben sa, perché lui è uno dei principali critici della cultura dello stanziamento, che c'è il malvezzo, o la cattiva consuetudine, di mantenere in bilancio risorse che impegnate non sono e che debiti non costituiscono, e bene ha fatto la Giunta, nella propria relazione e nella norma programmatica di cui all'articolo 1, a fare un'attenta verifica dei residui attivi e passivi, per stabilire quanti di questi residui in effetti non rappresentano obbligazioni di pagamento, perché aventi diritto non ne esistono. Il che riporterebbe probabilmente il debito della Regione su una cifra nettamente inferiore, che oggi viene valutata in non più di 6.000 miliardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Spissu. Ne ha facoltà.
SPISSU (D.S.). Abbiamo alle spalle quasi sei ore di dibattito sui primi tredici commi dell'articolo 2 e, naturalmente, contrariamente a quello che è stato affermato per ultimo dall'onorevole Balletto, questo non sottende né rappresenta, per quanto ci riguarda, un tentativo di utilizzare gli strumenti parlamentari e regolamentari per rallentare il dibattito e il voto sulla manovra finanziaria. Voi sapete che questo non è vero, perché in Commissione il centrosinistra non ha sviluppato nessuna azione che ritardasse di un solo minuto questa manovra, ritardataria di oltre quattro mesi per suo conto; e non è vero neanche per quanto riguarda l'avvio di questo dibattito in Aula, in quanto la scorsa settimana abbiamo aspettato quasi due giornate per sapere quanti emendamenti la maggioranza avrebbe ritirato. Quindi non mi pare che ci sia una furia della maggioranza cui corrisponde un tentativo nostro, delle opposizioni, di rallentare e di diluire questa discussione.
Noi stiamo sviluppando una serie di interventi nella sede propria, che è l'Aula parlamentare, perché non capiamo, se non qui, in quale altro luogo possiamo continuare a ripetere che questo articolo 2, con l'indebitamento che contiene, è per noi una cosa pericolosa. E non è una cosa pericolosa perché è fatta dal centrodestra; è una cosa pericolosa, pericolosissima per la Sardegna, che rischia di minare la prospettiva di qualunque governo delle partite economiche e finanziarie della nostra Regione, perché viene avanti un indebitamento che è intollerabile in una situazione nella quale si utilizzano massicciamente i denari del POR e del Quadro comunitario di sostegno. E non si capisce come, pur avendo risorse aggiuntive, quali sono appunto quelle del QCS, interi settori della nostra vita economica, così come veniva ricordato anche qui stamattina, siano destinatari dei soli fondi POR. Quindi le manovre non sono aggiuntive, non si stanno utilizzando i fondi POR per superare la nostra arretratezza e il nostro ritardo di sviluppo, ma per finanziare, in via ordinaria, settori fondamentali della nostra economia, com'è appunto l'agricoltura.
Se non qui dove possiamo interloquire con una maggioranza che continua a rispondere picche su tutta la linea? Onorevole Balletto, altro che un'opposizione poco collaborativa! Noi vi stiamo ripetendo, in tutte le salse e in tutte le lingue, che questa manovra rischia di minare le fondamenta del "palazzo". Vi proponiamo una serie di emendamenti soppressivi e sostituivi e voi continuate a rispondere con una totale chiusura e una blindatura su tutta la linea. Quindi non si capisce perché veniamo chiamati alla condivisione di una responsabilità nell'interesse generale. Siete assolutamente chiusi e impermeabili! Dove altro noi possiamo dire che proiettate, dal 2005 al 2017, un indebitamento che è pericolosissimo, che è insopportabile, che ipoteca, considerato che usciremo dal Quadro comunitario di sostegno e dall'Obiettivo 1, tutte le risorse manovrabili del nostro bilancio per la restituzione del debito? E badate, io non sono ideologicamente - come dice l'onorevole Murgia - contrario all'indebitamento. Io ho fatto l'amministratore e so che l'indebitamento serve per amministrare meglio e per mettere in campo progetti di sviluppo che altrimenti non sarebbe possibile realizzare. Quindi l'indebitamento è uno strumento per lavorare meglio, per lavorare di più, per incidere maggiormente sulla situazione nella quale si sta amministrando. Non avrei niente in contrario a un approccio ordinato e mirato all'indebitamento, che in questa manovra finanziaria però non esiste. Si potrebbe, in tal caso, accedere all'ipotesi di questa triplicazione dell'indebitamento della Regione sarda in tre anni. Invece, comunque la giriate, sia che partiate dal '98, sia che vi riferiate al '99, il dato di fondo è che si passa da 4.000 miliardi di indebitamento del '99 agli 11.000, quasi 12.000 miliardi, se passa l'emendamento all'articolo 2 che viene proposto dalla Giunta e che innalza ulteriormente l'indebitamento.
Dicevo che si potrebbe accedere all'ipotesi dell'indebitamento se si capisse qual è la strategia che c'è dietro e se servisse per una giusta causa, se servisse per migliorare la condizione generale della Sardegna. Invece non si capisce dove finiscano le risorse, per che cosa vengano utilizzate e quali siano gli obiettivi che alla fine di questo forsennato ricorso al debito si possono raggiungere. Siamo in una condizione nella quale aumentano i debiti, cresce il centralismo regionale, contraddicendo, quindi, la tendenza nazionale, ma anche quella debolissima tendenza che in Sardegna si era cominciata a delineare, e si spende quasi niente.
Quindi a noi pare, anche a un approccio privo di furori ideologici, di assistere, onorevole Pittalis, a un girotondo, è vero. Ma il girotondo non è quello che il centrosinistra fa nelle strade per rivendicare maggiore democrazia nell'informazione; il girotondo è quello che il centrodestra fa contraddicendo il proprio DPEF, perché non più tardi di qualche mese fa, sebbene martoriato e massacrato, è stato da voi approvato un DPEF che conteneva come principio generale fondante dell'azione di governo la riduzione dell'indebitamento. Infatti vediamo come alla prova dei fatti ci sia una conseguenza tra le parole che si dicono e ciò che si scrive nel DPEF e quanto viene messo concretamente in pratica con la finanziaria!
Ma allora, noi ci chiediamo e vi chiediamo, alla fine di questa prima serie di nostri interventi condotti in modo pacato: intendete davvero continuare a proporre il livello di debito previsto nell'articolo 2? Pensate che noi non abbiamo il dovere di dire, oggi, qui e nelle strade, in tutti gli angoli della nostra regione, dove state conducendo la finanza e il bilancio regionale e in quale modo state ipotecando le risorse future, non quelle che gestiremo noi, ma quelle che gestiranno altri dopo di noi, chiunque essi siano? Pensate che non vi dobbiamo chiedere di riflettere su quanto questa strada sia rovinosa per tutti? Vi chiediamo ancora una volta: volete ripensarci e affrontare insieme a noi seriamente questa questione? Crediamo che questo sia necessario per la Sardegna.
Onorevole Balletto, noi continuiamo a dirvi che siamo naturalmente disponibili, però occorre che la maggioranza sia altrettanto disponibile. Capiamo che questo faccia entrare in fibrillazione la maggioranza, perché interessa settori interi della manovra finanziaria, però noi siamo disponibili a confrontarci su questo terreno. E' un confronto che fin qui è mancato, che avete negato, e ve ne assumete per intero la responsabilità. Non potete dire che qui dentro le responsabilità sono pari e che maggioranza e opposizione devono concorrere al bene comune e all'interesse generale. Noi siamo qui per concorrere all'interesse generale, ma c'è, lo ripeto, una totale chiusura su tutta la linea. Di questo non possiamo che prenderne atto e continuare, con la nostra azione in quest'aula, a ripetere che non ci va bene e che non siamo d'accordo, senza alcun pregiudizio ideologico o partigiano. Non siamo d'accordo perché questa chiusura è per tutti oggettivamente sbagliata. Per questo siamo contrari e continuiamo a ripeterlo.
PRESIDENTE. Su questa prima parte, fino al comma 13, ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
MASALA (A.N.), Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Innanzitutto voglio precisare che l'emendamento numero 195, presentato dal Gruppo dei Popolari, sul quale avevo espresso parere sfavorevole, che confermo per quanto riguarda la sua formulazione, nella sostanza è accolto perché abbiamo riservato le necessarie risorse nel FNOL, fondo per nuovi oneri legislativi. Data la complessità della materia ci riserviamo però di presentare su questo argomento, a breve, un apposito disegno di legge. Riguarda il FITQ.
Inoltre, in premessa, debbo anche fare un cenno al soppresso articolo 1, perché evidentemente questo articolo, che conteneva una norma programmatica, come è stato fatto rilevare da più parti, anche dall'opposizione, era superfluo dal momento che se una cosa deve essere fatta la si fa ugualmente, anche senza scriverla. Nel prendere atto di questo ne ho chiesto la soppressione, ma non perché non avessi nessuna intenzione di fare quello che vi era scritto. Io continuerò a considerare quello che era scritto nell'articolo 1 come se fosse stato approvato con una legge. D'altronde numerose parti di quella norma programmatica trovano puntuale attuazione negli articoli successivi.
Il primo blocco di emendamenti al quale ci stiamo riferendo riguarda sostanzialmente la partita del cosiddetto indebitamento e quindi l'articolo 2. Occorre intanto precisare che questo articolo serve per sostenere e finanziare le spese di investimento che sono elencate nella tabella F, allegata alla finanziaria. In assenza dell'autorizzazione alla contrazione di mutui non possono essere sostenute le spese di investimento ivi elencate, a incominciare, per esempio, dalle spese per l'edilizia scolastica, che quest'Aula, giustamente, ha chiesto di ripristinare, per continuare, poi, con numerosi altri investimenti che pure quest'Aula, attraverso degli ordini del giorno, ha chiesto venissero inseriti. Ora, con l'emendamento numero 2 (ma questo lo preciserò quando si esamineranno i singoli emendamenti, per evitare confusione) evidentemente si chiede un incremento dell'indebitamento in virtù dell'aumentato numero di investimenti previsti nella legge medesima.
L'indebitamento che è contenuto nel terzo comma dell'articolo 2 si riferisce invece a un processo di chiarificazione, perché riepiloga, uno dietro l'altro, tutti gli indebitamenti derivanti dai disavanzi amministrativi che si sono registrati negli esercizi finanziari dal 1997 in poi. Tutti questi disavanzi portano alla cifra di 7.431 miliardi di lire, ed è bene che questo Consiglio sappia, pubblicamente e in modo chiaro, qual è l'ammontare dei mutui che nel corso degli anni sono stati autorizzati. Ovviamente, mentre si dice questo si abrogano tutte le norme di autorizzazione dei mutui precedenti, per cui al 1° gennaio 2002 conosciamo l'esatta situazione debitoria, dal punto di vista amministrativo, di fronte alla quale si trova la Regione.
Ogni finanziaria, mi riferisco agli anni dal 1997 fino a oggi, ha avuto il suo articolo 2, che sarà stato più o meno pesante, ma ciò che conta è vedere se le somme in esso indicate erano tutte destinate agli investimenti, oppure se venivano in parte destinate ad altre questioni. E' stato detto che noi abbiamo trovato una situazione un pochino sfortunata, il tempo è stato anche inclemente, cinque minuti dopo l'insediamento della Giunta Floris, anzi debbo dire che era Presidente l'onorevole Selis quando ci fu l'alluvione nel Campidano...
COGODI (R.C.). No, era appena arrivato Floris.
MASALA (A.N.), Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Chiedo scusa all'onorevole Selis se immediatamente dopo l'insediamento della Giunta Floris è arrivata l'alluvione e se qualche mese dopo sono arrivate anche la peste suina, la blue tongue, e tutte queste cose, se abbiamo dovuto fronteggiare anche la situazione debitoria delle ASL degli anni pregressi, se abbiamo dovuto finanziare le sanatorie di leggi precedenti, come la legge 11/88 (art. 94), la legge 35/91, e persino la cosiddetta nuova legge 28, cioè la legge numero 1 del 2002 (quest'ultima con circa 500 miliardi di lire).
Dicevo che ogni finanziaria ha avuto il suo articolo 2, e nel 1997, a fronte di 2.599,5 miliardi di lire di disavanzo, quindi di mutuo autorizzato, furono destinati agli investimenti circa 491 miliardi. Io, per carità, non voglio fare l'avvocato difensore dell'onorevole Pittalis, che sa difendersi per conto suo e non ha bisogno di me, d'altra parte io ho tanto da difendere per conto mio, senza farmi carico anche del suo, però, siccome l'onorevole Selis ha parlato di dati di fatto, bisogna dare atto che nel 2001 ci fu un investimento di 1.770 miliardi, per cui, se è vero ciò che da parte del centrosinistra si dice, cioè che non bisogna aver paura dei debiti in generale, ma bisogna aver paura dei debiti che vengono contratti per pagarsi le vacanze, qualora il debito venga contratto per investire in attività produttive tutto il discorso che in questi giorni noi stiamo facendo può essere ridimensionato. Quindi, poiché i 985 milioni e 400 mila euro indicati alla lettera a) dell'articolo 2, di cui 302 milioni - giova ricordarlo - quale quota già autorizzata lo scorso anno, servono per finanziare tutte le spese che sono elencate nella tabella F, mi pare che la contrazione di questo mutuo sia assolutamente indispensabile perché altrimenti non potremmo finanziare quelle spese. Nel 1999, è stato ricordato anche stamattina, fu fatta un'operazione analoga, soltanto che si ricorse al cosiddetto autofinanziamento, con riferimento al disavanzo del 1998, l'onorevole Scano lo ricorderà perfettamente. Però, attenzione, era stato previsto l'ammortamento in dieci anni, il che comportava l'accantonamento di una rata di 223 miliardi per anno; invece nei primi tre anni furono accantonati soltanto 80 miliardi per anno, a fronte dei 223, per cui è accaduto che dopo il terzo anno si è dovuto portare la rata di ammortamento a 331 miliardi, di 100 miliardi superiore a quella che avremmo dovuto applicare iniziando dal 1999.
Il sistema che noi abbiamo impostato e proposto al Consiglio in questa occasione offre la garanzia dell'obbligatorietà e non della discrezionalità dell'accantonamento, per cui effettivamente noi disponiamo, sia pure dal 2003, dell'accantonamento di una rata di ammortamento già definita, proprio per garantire che la politica di avviamento all'eliminazione dell'indebitamento sia impostata seriamente, perché la politica del risanamento finanziario non va fatta soltanto nella direzione della spesa e, ahimè, se non riusciamo - tutto il Consiglio, non la maggioranza o l'opposizione - a dimenticare la cultura dello stanziamento, pensando anche alla cultura della pulizia del bilancio, difficilmente riusciremo a sanare il bilancio. Ma questo vale sia per la maggioranza che per l'opposizione, perché anche l'opposizione con i suoi 254 emendamenti ha chiesto un finanziamento di 486.074.000 euro, cioè 941 miliardi di lire, e se questa richiesta venisse accolta il livello dell'indebitamento si triplicherebbe.
Per carità, qui non si vuole fare una distinzione tra buoni e cattivi, non è questa l'intenzione. Voglio dire che in questa operazione tutto il Consiglio si deve considerare coinvolto, e credo che nei prossimi giorni sarò nelle condizioni di fornire qualche dato indicativo in relazione all'operazione, che è già in atto, di pulizia del bilancio, e segnatamente per quanto attiene ai residui attivi, in relazione ai quali ci sono delle sorprese che a un primo esame sembrano favorevoli.
PRESIDENTE. Qualche collega mi chiedeva se avremmo proceduto adesso alla votazione di questa parte dell'articolo 2. Ciò non è possibile perché dobbiamo prima esaurire la discussione dell'intero articolo, che, lo ricordo, è stata suddivisa in due parti. Dopo di che si voteranno gli emendamenti e l'articolo nelle forme previste dal Regolamento. Adesso discutiamo i commi dal 14 al 17.
E' iscritto a parlare il consigliere Demuru. Ne ha facoltà.
DEMURU (D.S.). I commi 14, 15 e 16 dell'articolo 2 si riferiscono alle procedure di dismissione del patrimonio immobiliare regionale. La necessità di dismettere parte degli immobili del patrimonio regionale penso sia condivisa dalla stragrande maggioranza dei consiglieri e anche dei cittadini, così come è condivisa anche la necessità di "accelerare le procedure di dismissione del patrimonio immobiliare regionale", come recita il comma 14.
Si parte da una constatazione di fatto, cioè che fino a oggi non si è riusciti a mettere in moto queste procedure e le cause e le colpe di ciò vengono individuate nella resistenza e nella farraginosità dell'apparato burocratico. Ammettendo pure, e in parte concordo anch'io, che la burocrazia, con i suoi ritmi, con la paura di assumersi delle responsabilità, per non parlare delle reticenze funzionali alla conservazione di un proprio potere di scambio con il sistema politico, abbia le sue colpe, certamente questa non è né l'unica causa né la più importante. A monte manca un vero disegno e un vero programma di riordino e di utilizzo dei beni immobili posseduti dalla Regione. Forse manca anche la conoscenza o comunque la consapevolezza di quanti e quali beni la Regione possiede. Un aggiornato censimento del patrimonio immobiliare e soprattutto la definizione dei beni che sono utili per le finalità dell'amministrazione regionale sono elementi prioritari di qualsivoglia programma di dismissione. E' evidente, anche in considerazione della più volte dichiarata volontà di dare attuazione al decentramento e al principio di sussidiarietà, che quando si parla di finalità dell'amministrazione regionale si devono considerare anche quelle degli enti regionali e delle autonomie locali. Se, dunque, c'è condivisione delle finalità e c'è anche concordanza su alcune delle cause che rallentano le procedure di dismissione, vien da chiedersi dove stiano le differenze e le contrapposizioni. Con la proposta contenuta nell'articolato licenziato dalla Commissione, unitamente agli emendamenti presentati in Aula dalla Giunta, si risolve il problema affidando a gestori privati tutta la partita della dismissione del patrimonio immobiliare regionale, conseguentemente abolendo la commissione tecnica prevista dalla legge numero35 del 1995. E' evidente che questa soluzione può far sorgere, anche ai non maligni, qualche dubbio sulla trasparenza di tutta l'operazione. Ecco, dunque, la necessità di presentare emendamenti soppressivi di questi commi o delle parti non condivisibili di essi.
L'opposizione però non si ferma ad atti e atteggiamenti di contrasto e proprio perché condivide le finalità propone soluzioni concrete per raggiungere l'obiettivo. A tal fine ha presentato gli emendamenti numero 196, 198, 202 e altri, con i quali si riafferma la volontà di accelerare la dismissione dei beni che non sono utili per le finalità proprie dell'amministrazione regionale, facendo salve le necessità degli enti locali e anche delle associazioni o aziende o società senza fini di lucro, prevedendo anche deroghe alla legislazione vigente, purché sia riaffermata la necessità di un'assoluta trasparenza e rimangano le norme e gli organismi che tale trasparenza garantiscono.
Per concludere vorrei fare un breve cenno alle considerazioni fatte sul numero degli emendamenti presentati alla finanziaria. Qualcuno ha ipotizzato la non emendabilità della finanziaria stessa e io penso che questa proposta possa essere discussa, che si possa approfondire questo tema. E' evidente che ciò presuppone, innanzitutto, che nella finanziaria non ci siano norme che riguardino il bilancio della finanziaria stessa; in secondo luogo, bisogna che sia salvaguardato il diritto-dovere del Consiglio regionale di dare gli indirizzi. E quindi è indispensabile che il DPEF e le note di programma trovino nella proposta di legge finanziaria la loro applicazione. Con queste considerazioni chiudo il mio intervento.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (Popolari-P.S.). Signor Presidente, noi vorremmo, raccogliendo un po' il senso delle pochissime dichiarazioni dei consiglieri della maggioranza e anche dell'Assessore della programmazione, quasi sommessamente chiedervi scusa per aver sollevato determinati problemi. Vi chiediamo scusa.
I dati li potete girare come volete, ma quello che noi abbiamo sostenuto è misurato dalla quantità immane di residui passivi che avete realizzato, dimostrando di non avere strategia, capacità di spesa e chiarezza di obiettivi. Tutto questo si spiega molto bene in questa seconda parte dell'articolo 2, che è l'inizio di un tema conduttore della finanziaria che ci avete presentato, cioè la concezione padronale che voi state portando nella politica della cosa pubblica. Questo è il tema portante di tutto il sistema, e lo spiegheremo punto per punto, perché in certi punti c'è anche la fotografia.
E' vero, lo diceva il collega Emanuele Sanna, non è bello per noi parlare in un'aula così fatta, con un Presidente che non c'è e che quando è fuori dell'aula studia le bugie da dire agli interlocutori istituzionali. Sì, le bugie, perché bisogna avere il coraggio, in quest'Aula, di chiamare le cose per quello che sono. Anche in altre occasioni, per problemi ben più drammatici di questo, ha detto che la sua filosofia è, per esempio, non dire che manca l'acqua, altrimenti la gente si riempie le vasche e il consumo aumenta. Questa è la filosofia dell'inganno, della mistificazione dei problemi, che ricorre sistematicamente.
Voi fate quello che volete, allineatevi acriticamente, perché quando chiama Berlusconi, o chi per lui, sulle politiche regionali dovete obbedire, dato che non avete libertà. Voi non avete libertà individuale! E noi stiamo facendo questa attività in quest'Aula per dirvi che invece della "casa" forse è la prigione della vostra libertà la scelta politica che avete fatto. Lo dico a coloro che si ammantano di certe appartenenze, come fa il collega Corona, che quando non ha il coraggio di ammettere, nei congressi dei partiti della sinistra o del centrosinistra, la sua appartenenza fa finta di ricordare che quando aveva i calzoni corti apparteneva a qualche partito non meglio identificato, ma non del centrodestra, perché ha anche paura di professare la parte politica nella quale milita.
Noi non abbiamo né questa ipocrisia, né l'ambizione di nascondere i punti salienti di questa mistificazione e di questa concezione padronale che voi avete della politica. Allineatevi, ma non chiedete a noi il rispetto; non mi riferisco al rispetto personale, che non mancherà mai, perché noi siamo anche gente cresciuta secondo una certa logica e secondo alcuni principi, ma al rispetto politico di chi vi considera persone libere. Questo non ce lo potete chiedere, perché in quest'Aula, in questi due anni e mezzo, sono mancati i gesti che potevano dimostrare queste cose. E io arrivo al punto di considerare che anche qualcuno di voi, seduto in quei banchi, è privo della propria libertà.
Questo è l'elemento che, collegato alla considerazione che si faceva prima sulla mancanza di strategia, rende a noi la più grande preoccupazione sulla marginalizzazione, che state procurando, della politica. L'assessore Ladu è scienziato per dimostrare come la politica si deve asservire alle logiche del suo collegio elettorale.
LADU (P.P.S.-C.D.U. Sardi), Assessore dei lavori pubblici. Vi state comportando come delle vecchie zitelle. Tu mangi veleno la mattina. Non siamo venuti qui per mangiare pane e veleno!
CUGINI (D.S.). Ma si vergogni! Se ne vada fuori, non manchi di rispetto alle persone!
SANNA GIAN VALERIO (Popolari-P.S.). Questo lo vedremo, ma lui è lo scienziato e di questo noi abbiamo tante...
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Assessore Ladu, la prego. La prego, onorevole Cugini, non risolviamo nulla così. Onorevole Ladu, le darò dopo la parola e potrà dire tutto quello che vuole. Adesso consentiamo all'onorevole Sanna di terminare il suo intervento. Prego, onorevole Sanna.
SANNA GIAN VALERIO (Popolari-P.S.). Io dico anche, molto sommessamente, che chi si prende il carico del governo deve avere qualche volta l'umiltà e, se mi consentite, il pudore di sentire anche le critiche, non farsi solamente i suoi affari in Giunta, e l'Assessore lo sa bene. Noi queste cose le sappiamo dai malumori, dai contrasti, dai sospetti e dalla delusione che ci proviene anche da molti suoi colleghi che le stanno molto vicino.
Ma per tornare al tema di cui parlavo prima, la concezione padronale di questi 3 o 4 commi è del tutto evidente: primo, procedura di evidenza pubblica, che fa fuori l'amministrazione regionale che dispone delle professionalità per poter procedere e va a cercare queste professionalità fuori, con quale criterio qui non c'è scritto; secondo, la stima, che è quella che deve far nascere in noi il sospetto, la fa un ufficio non meglio identificato dell'Assessorato. Perché? Questo Assessorato non ha struttura organizzativa, non dispone già di una legge, fatta dal Consiglio regionale, che stabilisce le competenze professionali di chi deve fare le stime e tutelare gli interessi della Regione negli interessi patrimoniali? No, dà fastidio, va omessa quella legge, perché questa è la vostra logica. Questo Consiglio regionale sostanzialmente applica questa teoria padronale attraverso le passeggiate di qualche bulletto di periferia, meglio se orfano di qualche Assessorato, che passa qui convinto che la caterva di emendamenti clientelari che ha presentato possa essere la merce di scambio della sua permanenza nella maggioranza. Forse si accorgerà di avere brutte sorprese. Poi c'è la parte più nobile, quella che vi guida in maniera occulta nella vostra strategia del nulla e che annovera quelli che presentano le manovre più spregiudicate degli affaristi prestati dalla politica, chiedendo scusa alla politica.
Questa è l'essenza che voi state sviluppando, è quello che avete messo in questi commi, senza nessuna priorità, senza nessuna tutela del patrimonio regionale riguardo alla funzione degli enti locali e alla funzione del volontariato che, come ho detto l'altra volta, vi supplisce nelle vostre inefficienze e nelle inefficienze che noi mostriamo nell'azione pubblica. Facciamo le nuove province (oggi l'Assessore ha presieduto una "magnifica" riunione di grande convergenza), benissimo, nessun cenno però all'esigenza che parte del patrimonio regionale sia prioritariamente riservata alle strutture necessarie e funzionali alla nascita delle nuove province. Niente di tutto questo, per di più la chicca finale è che non sapendo come meglio accalorarvi e vessare i comuni, che secondo voi sono ancora nella preistoria dello sviluppo democratico e non parte determinante della nostra dimensione autonomistica, dite loro: "Rimborsateci i soldi delle demolizioni che facciamo", di fatto statuendo che per questa Regione l'abuso è la regola, non l'eccezione, e usandoli come strumenti dopo che avete una caterva di enti strumentali ai quali pensate di chiedere i patrimoni senza però porvi il problema, insieme ai Riformatori, se quegli enti, al di là dei loro beni, siano funzionali a qualche strategia della Regione o siano solo funzionali a mantenere i vostri amici nelle posizioni di potere. Ma arriveremo ad analizzare anche questo, in una logica molto ben distinta delle cose che voi state portando avanti.
Io ho poco da dire ulteriormente, perché credo che i colleghi svilupperanno questi ragionamenti e accompagneranno anche la dimostrazione che io ho dato in quest'aula di come si può affrontare il problema della dismissione patrimoniale con una serietà e un rigore parlamentare che voi non conoscete, perché voi siete all'albero della cuccagna, e mentre qualcuno di voi cerca di salire su, l'altro lo stramazza per arrivare prima.
Questa è l'immagine più chiara di quello che voi siete. Lo dimostra il fatto stesso che, dopo aver eliminato l'articolo 1, che accennava a una qualche politica delle entrate, pensate di recuperare quattro soldi dalla vendita del patrimonio immobiliare regionale. Questa è la vostra vera preoccupazione, con una scrittura - l'ho già detto senza cattiveria all'Assessore - che mi sembra maldestramente corretta da qualche suo collega attraverso gli emendamenti e che denota anche tra di voi una vera e propria distonia tra le modalità con le quali affrontare questo problema.
Io vi ricordo, conclusivamente, non foss'altro che questo patrimonio appartiene ai cittadini della Sardegna, in quota parte anche a quelli tra loro più disgraziati che stanno pagando le conseguenze del vostro malgoverno e di questa politica della messa in scena del presidente Pili, e dovreste avere, per questa gente che soffre ogni giorno e non sa come chiudere la giornata con la propria famiglia, un minimo di dignità. Voi qualche volta, irritualmente, vi considerate figli indiretti della Democrazia Cristiana. La Democrazia Cristiana ebbe un grande ruolo in Italia, perché nonostante la sua natura conservatrice - e questo lo dico a coloro che sono più al centro del centrodestra - trovò la grande opportunità di inserire nel suo modo di governare una fortissima carica riformatrice e progressista.
Quelli che oggi dicono di essere al centro, forti del fatto che sono al governo con voi, non solo sono analfabeti della storia, ma sono anche analfabeti della capacità di leggere il proprio futuro anche in termini speculativi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marrocu. Ne ha facoltà.
MARROCU (D.S.). Rinuncio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Secci. Ne ha facoltà.
SECCI (Popolari-P.S.). Presidente, sulle materie che attengono ai commi dal 14 al 17 noi abbiamo avuto modo di discutere approfonditamente in Commissione; c'è poi una serie di emendamenti aggiuntivi che meritano certamente qualche considerazione. Abbiamo avuto modo di discutere soprattutto delle modalità di modifica della legge numero 35 del '95, che stabilisce in che modo la Regione può alleggerirsi di un patrimonio disponibile che non è più utile a nessuna funzione istituzionale e che può costituire una risorsa per incrementare i trasferimenti agli enti locali. Non è ininfluente ricordare che una modifica della legge 35, proposta nel 1997 dall'allora assessore Manchinu, prevedeva una riserva del 50 per cento dei proventi derivanti dalla vendita dei beni, da destinare agli enti locali per il miglioramento del proprio patrimonio edilizio e per la manutenzione straordinaria degli immobili comunali.
La legge 35, condivisa, quando fu approvata, nello spirito e nella sostanza, ha sette anni e, naturalmente, meriterebbe che fossero fatte delle valutazioni sui risultati della sua attuazione. Il giudizio complessivo è sicuramente negativo, non tanto sulla legge in quanto tale, che individuava un campo di intervento che abbisognava di essere normato, quanto sul sistema attuativo. Noi approvammo, perché questo prevedeva la legge, in più di una circostanza in Commissione bilancio nella passata legislatura - non ho ricordo per quanto riguarda questa legislatura perché inizialmente non c'ero - una serie di elenchi, che erano previsti e che dovevano essere resi pubblici, dei beni patrimoniali da alienare. Il risultato, ad oggi, forse per le forme scelte, forse per ragioni che non riesco a capire, è abbastanza criticabile, e quindi è giusto che ci si ponga nell'ottica di modificare la norma e di renderla attuale. Ma è giusto, Presidente, Assessori, colleghi consiglieri, che ci si ponga soprattutto nell'ottica di fare delle cose che siano prima pensate e valutate e che siano compatibili con un processo decisionale formato, non di tipo intuitivo quindi. Invece in questo caso l'idea iniziale viene trasposta in una norma della manovra finanziaria, salvo poi, nel giro di quindici giorni, un mese o un mese e mezzo, correggerla nella sostanza, perché si è partiti da un'attribuzione esternalizzata delle funzioni di alienazione del patrimonio immobiliare e dopo una serie di dibattiti e di discussioni in Commissione si è capito che probabilmente quel tipo di procedura era pericolosa e poco pensata. Quindi, più prudentemente, adesso la Giunta regionale si orienta verso una formulazione diversa e dice: "Sì, mandiamo all'esterno le procedure di alienazione del patrimonio immobiliare, però la valutazione la facciamo all'interno". E non si capisce bene - come diceva giustamente il collega Sanna - chi dall'interno debba fare questa stima, questa valutazione e sulla base di quali presupposti. Viene da porsi una domanda, onorevoli Assessori e onorevole maggioranza: considerato che non stiamo parlando di bruscolini, ma di molti miliardi, perché è in gioco un ingente patrimonio non più utilizzabile per la funzione a cui era destinato, non sarebbe opportuno prevedere per questa materia non un comma di un articolo della finanziaria, ma una modifica della legge 35 del '95 che sia più pensata, più organizzata, più strutturata, più discussa nei luoghi dove deve essere discussa?
Se è così, probabilmente la cosa più utile sarebbe che la Giunta ritirasse gli emendamenti e presentasse un emendamento soppressivo - e penso che questo sia tecnicamente possibile - dei commi 14, 15 e 16.
Inoltre, considerato che il patrimonio disponibile è sia della Regione sia degli enti strumentali della Regione, mentre per il patrimonio diretto della Regione si segue una procedura, per quanto riguarda gli enti, stranamente, si fa i fiscali e si dice che essi sono chiamati a presentare - anche in questo caso vi è stata la necessità di un emendamento, evidentemente anche lì la decisione non era formata bene - entro il 30 giugno 2002 i piani di dismissione, che saranno valutati non si capisce bene da quale ufficio della Giunta regionale e solo dopo la procedura potrà essere quella seguita per altre cose. Io non penso che queste considerazioni siano superficiali o superflue o che non attengano alla responsabilità di giudizio dei banchi del Consiglio, visto che gli amici consiglieri della maggioranza preferiscono evidentemente occuparsi di altra materia.
Un'ulteriore considerazione che voglio fare e che è emersa anche in Commissione, dove però non ha avuto risposta alcuna, riguarda il fatto che probabilmente la legge 35 necessita di qualche rettifica, nel senso che è pur vero che questa legge stabilisce che se i beni demaniali disponibili sono utili per la realizzazione di opere pubbliche da parte degli enti locali vengono trasferiti, al valore simbolico di una lira o di mille lire, alle amministrazioni comunali, ma è altrettanto vero, ed è dimostrato oggi, tenuto conto che non si è fatto quello che si doveva fare, che i bisogni delle amministrazioni comunali non sono soltanto attinenti a opere pubbliche di interesse generale, ma possono riguardare anche la realizzazione di tutta una serie di interventi di vario genere che coinvolgono privati cittadini o iniziative private o pubbliche che meritano l'attenzione dell'amministrazione, e quindi per fini di interesse generale.
Questo è un altro problema che andrà visto o che andrebbe visto. Andrebbe fatto un censimento, e penso che oggi più di ieri sia facile fare un censimento visto che qualche tempo fa, quando si doveva fare l'inventario dei beni non si sapeva neppure da dove cominciare perché, stranamente, la Regione non sapeva nemmeno quali beni rientrassero nel proprio patrimonio. Quindi, a conclusione del ragionamento, noi abbiamo chiesto di dividere l'articolo almeno in due parti perché volevamo sottoporre all'Assemblea queste considerazioni.
Un'ultima considerazione, visto che il tempo scorre inesorabilmente, vorrei farla in merito all'emendamento numero 195, che lei ha detto di non accogliere e sul quale ha fatto delle precisazioni. Sto parlando dell'estensione del FITQ al personale regionale proveniente dagli enti strumentali della Regione. Io non so, Assessore, se dichiararmi soddisfatto o insoddisfatto delle considerazioni che lei ha fatto, di sicuro mi ricordo di questo impegno che lei ha preso e ha solo in parte mantenuto. Nella tabella A allegata alla finanziaria, infatti, circa 5 milioni di euro sono destinati alla copertura di questo fabbisogno, ma lei si era impegnato in Commissione a valutare insieme all'Assessore del personale e degli affari generali, presumo, come normare questa materia.
Di sicuro voglio ribadire questo concetto soltanto: nell'ambito dei dipendenti regionali ci sono persone assunte talvolta da vent'anni, entrate nei ruoli regionali in base a diverse norme, che sono quelle concorsuali pubbliche o quelle di trasferimento dagli enti disciolti, e che sono trattate in modo discriminatorio. E questo a me non sembra giusto, penso che sia un fatto che vada sanato e in fretta, visto che questa materia viene discussa periodicamente almeno una volta all'anno e da molto tempo non trova soluzione. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Morittu. Ne ha facoltà.
MORITTU (D.S.). Signor Presidente, io non credo né voglio credere che la discussione che da tante ore si sta tenendo in quest'aula, una discussione che l'onorevole Selis, giustamente, ha sottolineato non avere alcun carattere ideologico, ma carattere fortemente argomentativo, non sia recepita dai consiglieri della maggioranza, anche se distratti e dediti ad altre cose, ma qualcuno ascolta. Io mi soffermo spesso a guardarvi e noto in chi ascolta un atteggiamento un po' attonito. Credo che ciascuno di voi si stia interrogando sugli argomenti che vengono portati, sulle questioni che sono state sollevate dal centrosinistra in quest'aula, che riguardano davvero il destino di quest'Isola, e riguardano anche voi, e non sono questioni irrilevanti.
Noi abbiamo chiesto di separare la prima parte dell'articolo 2 dalla seconda, o comunque di articolare meglio questo articolo abbastanza composito e anche pesante. Però, a leggere bene, vi è un filo comune nell'articolo 2 tra la parte che riguarda l'indebitamento, e cioè l'utilizzo che noi abbiamo definito assolutamente dissennato delle risorse regionali presenti, passate e future, e quella relativa al tentativo di fare cassa attraverso l'alienazione del patrimonio immobiliare regionale. E' un classico, dopo aver completamente sfondato il portafoglio che cosa si fa? Cosa facevano soprattutto i vecchi nobili in decadenza? Iniziavano a vendersi i gioielli di famiglia, e quindi le case, i vari beni e quant'altro. Questo è secondo me il filo logico dell'articolo 2: da un lato l'assalto alle finanze regionali e dall'altro l'attacco al patrimonio regionale per fare cassa, per procacciare risorse, e non per utilizzarle davvero e seriamente per un piano di risanamento, ma per accendere nuovi rivoli di spesa improduttiva.
Badate, l'altra faccia della medaglia la vedremo dopo, cioè l'assalto alle finanze e al patrimonio regionale, e poi al territorio, con la proposta di accordo di programma e con tutto ciò che da questo ne consegue. Avremo modo di entrare nel merito di quest'altra questione che riguarda l'assalto al territorio, l'ultima risorsa non direttamente disponibile da parte della Giunta regionale, ma disponibile, magari, in termini di contrattazione con altri soggetti, che sono i soggetti privati.
Ieri il Giornale Radio 1 ha prima dato la notizia, come esempio di malgoverno regionale, che la Sicilia sta rendendo disponibile alla vendita tutto il suo patrimonio costiero, poi ha parlato di un accordo di programma e quindi di un futuro assalto dissennato al territorio in Sardegna da parte dell'attuale maggioranza e della Giunta regionale. C'è anche un altro parallelo tra la Sicilia e la Sardegna: nel 2000 il livello d'indebitamento della Sicilia era di gran lunga superiore a quello della Sardegna; oggi il livello di indebitamento della Sardegna è di gran lunga superiore a quello della Sicilia. Rispetto alla Sicilia stiamo portando avanti una gara al ribasso, una gara a chi sperpera di più non soltanto le risorse finanziarie, ma anche quelle territoriali, ambientali e patrimoniali, perché poi, con l'alienazione dei beni patrimoniali siciliani, resi alienabili da una legge della Regione Sicilia approvata di recente, si saneranno tutti gli abusi che sono stati realizzati lungo le coste siciliane. L'emendamento approvato nella finanziaria nazionale non era un incidente, faceva parte di un disegno.
Disegni piccoli ne abbiamo anche noi, per esempio con l'emendamento numero 6 presentato da alcuni consiglieri regionali del sassarese, i quali pensano di costruirsi la loro fortificazione elettorale, come la definisce il collega Gian Valerio Sanna, a spese, naturalmente, sempre del territorio, prevedendo aumenti indiscriminati degli indici territoriali agrari stranamente in alcuni mappali, in alcuni fogli, non in tutti quelli che riguardano il territorio di Sassari. Quindi, è davvero un parallelo, come dire, al ribasso.
Siccome, però, alienare il nostro patrimonio creava qualche difficoltà perché la legge forse non concedeva passaggi veloci, si è introdotta, in finanziaria naturalmente, una norma che tende ad accelerare la dismissione del patrimonio immobiliare regionale tout court e anche di quello degli enti. Badate, a proposito del patrimonio degli enti, cito solo un ente, l'ERSAT, il quale possiede seicento abitazioni in Sardegna, molte delle quali nelle vicinanze del mare, e diverse migliaia di ettari di terreno, sempre nelle vicinanze del mare. Attenzione, il Consiglio di amministrazione dell'ERSAT ha pure provato, con un regolamento che gli è stato giustamente bocciato dall'allora Assessore dell'agricoltura, ad andare avanti sulla strada che voi oggi state tracciando con questa norma della finanziaria, ma qualcuno nell'Assessorato dell'agricoltura gli ha stoppato questo disegno. Questo qualcuno è sicuramente un solerte, rigoroso e corretto funzionario regionale, uno di quei funzionari che voi vedete come fumo negli occhi, come ostacolo a una deregulation nell'azione di dismissione del patrimonio immobiliare regionale. Come dire, non sono addomesticabili allora cerchiamo all'esterno situazioni e persone che ci possano dare meglio una mano per raggiungere questi obiettivi.
In ultimo, la vera chicca è accollare l'onere delle demolizioni che sono state attuate in anni passati a quei comuni corretti e attenti alla tutela del loro territorio che hanno richiesto l'intervento regionale. E allora, quasi a punire quelle amministrazioni che sono state solerti, rigorose, corrette, mettete dentro la finanziaria una norma che prevede il pagamento dell'onere della demolizione, che poi peraltro, sappiamo bene, deve essere pagato da chi ha commesso l'abuso, non certo dai comuni e a danno della collettività. Insomma, non solo voi non avete più messo una lira in bilancio per adempiere questo compito che è previsto da una norma di legge, ma punite i comuni che correttamente si sono adoperati per la salvaguardia del loro territorio! Badate, è una notizia di ieri, stanno demolendo, nella zona di Maracalagonis, un altro residence abusivo realizzato in anni passati, e se ne sta occupando la magistratura. Noi abbiamo bisogno della magistratura per adempiere funzioni che sono di competenza comunale e regionale! Ma, ahimè, anche questo fa parte di un disegno, che è il disegno della deregulation, è il disegno del laisser faire, è il disegno del depauperamento e anche dell'assalto al territorio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugini. Ne ha facoltà.
CUGINI (D.S.). Presidente, lei converrà con me, anche se abbiamo nel tempo, nell'espletamento del nostro mandato, assunto posizioni diverse, che noi del centrosinistra abbiamo grande difficoltà a introdurre modificazioni nella finanziaria perché tutte le considerazioni che facciamo vengono ascoltate diligentemente dai banchi vuoti del centrodestra. Presidente Serrenti, lei deve essere un presidente equilibrato e deve fare uno sforzo per darci la possibilità di dialogare con i colleghi del centrodestra.
SECCI (Popolari-P.S.). Se no aspettiamo.
CUGINI (D.S.). Io adesso sto parlando, però sto parlando ai banchi vuoti e senza che nessuno dei colleghi del centrodestra presenti, molti dei quali sono amici miei, si offendano, mancano....
PRESIDENTE. Lei sta parlando alla storia, onorevole Cugini, perché qui viene registrato tutto, poi ci saranno delle pubblicazioni.
CUGINI (D.S.). Io sto parlando alla storia che sarà scritta falsando la realtà, perché la realtà mi dice che è difficile dialogare. Lei questo lo comprende. Io svolgo il mio intervento, faccio le mie considerazioni, ma chi potrà produrre una risposta in qualche modo corrispondente alle nostre considerazioni, se i colleghi della maggioranza sono assenti?
Lei dice che risponderà l'assessore Masala, e io sono convinto che l'assessore Masala, per buona parte delle argomentazioni che noi stiamo proponendo, sia disponibile a questo dialogo, ma l'Assessore non è il tutto, perché abbiamo potuto verificare in queste settimane che egli ha cercato di fare degli sforzi per sintetizzare il contenuto degli emendamenti, però nella maggioranza non ha trovato una convergenza. Noi possiamo continuare, dobbiamo continuare, lo dico ai colleghi del centrosinistra, ai Capigruppo, che hanno una funzione determinante in quest'aula per quanto riguarda l'organizzazione dei lavori, però, sinceramente, non si potrà dire che c'è dall'altra parte attenzione ai nostri ragionamenti. Che devo dire?
Io svolgo comunque l'intervento, non perché queste mie considerazioni susciteranno attenzione, ma perché alla fine rimarrà in noi senz'altro presente l'idea che occorre correggere questa manovra finanziaria, anche nelle parti più semplici delle disposizioni. Diceva poc'anzi il collega Morittu: se mettiamo in vendita gli immobili pubblici situati nelle vicinanze delle coste, che, così, ad occhio, sono circa 600, facendo una semplice operazione aritmetica, 600 immobili circa per un minimo di 200 milioni a immobile, otteniamo 120 miliardi, che messi a disposizione di una categoria, per esempio quella artigiana, rappresentano una risposta più che soddisfacente alle richieste di questo settore. Ma chi ci risponderà in merito a questa considerazione, chi ci garantirà che il sistema che si vuole mettere in moto per alienare questi immobili risponde al criterio della trasparenza?
Il collega Morittu dice: "Purtroppo, quando si tratta di risorse pubbliche, l'opinione pubblica pensa che occorra immediatamente richiamare la funzione della magistratura", invece se fossimo tutti presenti potrebbe emergere il fatto che mettiamo a disposizione del sistema economico regionale dei beni, delle proprietà per incrementare le risorse del bilancio. Ma questo concetto nella testa dei sardi non c'è, perché questo elemento si accompagna ad altri che sono entrati nella discussione, a tutto il ragionamento che è stato fatto per quanto riguarda la modifica della legge 45/89 sull'uso e la tutela del territorio.
Sinceramente io non so se siamo nella logica o nella filosofia della modifica proposta nel 1997 dall'onorevole Manchinu, secondo la quale tutto quello che la Regione otteneva dall'alienazione dei suoi beni doveva essere messo a disposizione degli enti locali almeno nella misura del 50 per cento, come ricordava il collega Secci nel suo intervento. Non so se sia così, non so se stiamo parlando degli stessi argomenti o se siamo invece in presenza dell'assalto alla diligenza, per fare in modo che chi ha sostenuto in questi ultimi anni una certa posizione politica abbia risposte da questa maggioranza di centrodestra. Forse siamo nella logica clientelare dell'uso della risorsa pubblica, che è stata richiamata anche questa mattina. Può essere che sia così, che si possa dare questa lettura.
Allora, lo dico al collega Biancareddu, che so essere attento a queste questioni, perché le vive direttamente a contatto con gli amministratori locali, qualunque modificazione noi dovessimo apportare al testo che ci è stato proposto non sarà apprezzata dall'insieme dell'Aula, perché l'Aula non c'è, non ci siete voi, per cui non si può fare questa operazione, non è proponibile questa operazione!
Presidente Serrenti, sinceramente, pur essendo dotato di fantasia, al momento ho difficoltà a dire come dovrebbe continuare questa discussione. I nostri colleghi del centrosinistra sono iscritti a parlare, se dovessimo tutti rinunciare passeremmo ai voti e bocceremmo questa parte della legge, perché non ci sono i colleghi della maggioranza. Ma è giusto bocciarla? Dal nostro punto di vista sì, è giusto, ma non sarebbe meglio correggerla? Per correggerla, però, bisogna che ci siano gli interlocutori.
Io non mi dilungo, concludo qui il mio intervento, appellandomi al senso di responsabilità dei colleghi presenti, di quelli che tante volte hanno anche con me e con noi, polemizzato su questo punto, e chiedo loro: "Ma dove volete andare, che cosa dobbiamo fare? Che cosa ci chiedete?" Ci chiedete di non parlare? E noi non parleremo! Ci chiedete di non proporre emendamenti? Non proporremo emendamenti! Ma dopo che avremo fatto tutto questo, come pensate di risolvere il problema? Lo chiedo a chi mi sta ascoltando.
Benissimo, rinunciamo agli interventi, passiamo alla votazione, si boccia. E' corretto? Presidente Serrenti, dal suo punto di vista, come simpatizzante di questa maggioranza, è corretto questo? Penso di no. Magari è contento il collega Masala, perché passa la sua posizione precisa su questo argomento, però è una posizione limitata, non sostenuta neanche da colleghi della maggioranza. Allora riflettiamo su quello che dobbiamo fare.
I miei colleghi del centrosinistra hanno sostenuto delle tesi, mi pare tutte corrispondenti a delle aspettative. Troviamo il modo di valutarle, se no è chiaro che nei prossimi giorni, cominciando da domani, i rapporti si inaspriranno e allora dalle posizioni dialettiche si passerà ad altre posizioni. No, non a ciaffi, come dice il collega Biancareddu in gallurese, questo no, perché per dare schiaffi bisogna che uno abbia la testa. Andrea, non esageriamo con questa considerazione, lì non ce ne sono tante. Quindi penso che bisognerà tornare all'ipotesi chhe facevano i nostri colleghi e trovare un punto d'incontro. Forse è bene interrompere qui i lavori e aggiornarli a domani mattina, per dare dignità ai ragionamenti che stiamo facendo.
Presidente Serrenti, ripeto, forse è bene interrompere qui e andare a domani mattina, e non chieda pareri e opinioni alla Conferenza dei Presidenti di Gruppo. Si assuma, lei, una volta tanto, la responsabilità di evitare questa situazione davvero indescrivibile.
PRESIDENTE. Guardi, onorevole Cugini, probabilmente l'opposizione è stata così convincente che la maggioranza sta facendo proprio il lavoro che diceva lei, sta cercando di migliorare la finanziaria. Probabilmente lei capisce che se chiudessi la seduta potrei interrompere un lavoro importante. C'è una riunione in corso.
SECCI (Popolari-P.S.). Perché non lo fanno sapere anche a noi, sarebbe interessante partecipare!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Selis. Ne ha facoltà.
SELIS (Popolari-P.S.). Signor Presidente, colleghi, poc'anzi l'assessore Masala e il collega Balletto, nel corso della discussione sulla prima parte dell'articolo 2, hanno invitato l'opposizione a partecipare alla "bonifica" del bilancio. Noi siamo disponibili, ricordo solamente ai colleghi Masala e Balletto che per poter procedere a una bonifica sistematica del bilancio occorrerebbe avere lo stato di attuazione del bilancio stesso, frutto di un attento monitoraggio. Allora, siccome non c'è né lo stato di attuazione né un monitoraggio, la Giunta faccia pure azioni di bonifica, noi ci riserviamo di dare, volta per volta, dei suggerimenti sugli articoli, i commi e gli emendamenti, sui quali è consigliabile un momento di rigore.
Già questa prima osservazione, l'assenza cioè di un monitoraggio e di uno stato di attuazione del bilancio, pone tutti noi - lo dico ai colleghi Masala e Balletto - nella difficoltà di affrontare la materia del bilancio, essendo all'oscuro di quello che è stato il risultato della gestione, capitolo per capitolo, UPB (Unità Previsionale di Base) per UPB, dello scorso anno, e non potendo disporre che di elementi molto confusi. Credo che questa carenza sia una grave colpa della Giunta, che noi stigmatizziamo con molta forza.
La seconda osservazione è questa: accogliendo il suggerimento dell'onorevole Balletto non torno sul ritardo perché è presente a tutti, dico solo che con il ritardo che c'è stato la Giunta ha avuto tutto il tempo di fare la sua finanziaria. E' singolare che la Giunta manipoli prima in Commissione, poi in Aula la sua stessa finanziaria, coinvolgendo la sua maggioranza in questa operazione di manipolazione della manovra di bilancio così sconvolgente, così radicale e così distruttiva, da far pensare che la Giunta non abbia alcuna strategia di programmazione e non segua nessun criterio di rigore economico.
Faccio riferimento alla quantità di emendamenti della Giunta e della maggioranza perché normalmente erano le opposizioni che presentavano alla maggioranza gli emendamenti; adesso sono la Giunta e la maggioranza che presentano una quantità sovraordinata di emendamenti. Ma mentre per noi dell'opposizione ciò è comprensibile, in quanto abbiamo una linea alternativa, e quindi i nostri emendamenti rappresentano la nostra finanziaria, su cui tra l'altro c'è disponibilità a discutere, a dialogare, a confrontarci, eventualmente a ritirare emendamenti, non è comprensibile che la Giunta, dopo aver avuto mesi di tempo per varare la sua manovra finanziaria, poi la stravolga in Commissione, e che la maggioranza, non contenta di questo, a sua volta stravolga la finanziaria in Aula.
Qual è il senso di questa osservazione? E' che voi non apparite come una maggioranza che ha una linea coerente e corretta, ma piuttosto come una moltitudine di singoli o di bande che aggrediscono le risorse regionali con una quantità scoordinata di emendamenti che rispondono a interessi di parte, localistici, privati. Certo che è stato detto e lo ripetiamo, ma questa è una caratteristica, una qualità così deteriore della politica che va lasciata - come dice il presidente Serrenti - alla storia. E la storia ci dice che non eravamo mai arrivati a questo livello.
Ci avete chiesto dei suggerimenti per bonificare la finanziaria, ve ne diamo due. Leggendo la finanziaria, per come è possibile leggerla, notiamo che il comma 13, lettera a), dell'articolo 2 prevede che vengano dati 20 miliardi alla società che gestisce un aeroporto, che prima era di natura pubblica, adesso è di natura privata. Se questo sarà confermato, significa che voi state trasferendo 20 miliardi a un soggetto privato di gestione dell'aeroporto. Quando diciamo che questa è una strategia di appropriazione delle risorse pubbliche a favore di interessi privati, o voi smentite o chiarite o fate luce su questi emendamenti, altrimenti l'accusa che la finanziaria sia costruita per portare risorse pubbliche in bilanci privati e che ci sia una strategia di appropriazione privata delle risorse pubbliche è confermata! Da questo punto di vista, lo dico al collega Balletto, di cui ho apprezzato l'obiettività e la serietà mostrate nel suo intervento, in attesa di un chiarimento, la lettera a) del comma 13 può essere momentaneamente soppressa, e quando sarà chiaro qual è il soggetto gestore dell'aeroporto si potrà disporre nuovamente lo stanziamento di 20 miliardi ora previsto. Noi non siamo contrari a queste cose.
Un altro suggerimento, in termini di bonifica del bilancio, riguarda la lettera e) del comma 13, che dispone lo stanziamento di circa 30 miliardi per studi. Neanche la Banca d'Italia spende 30 miliardi per studi, mi sembrano un po' eccessivi! Con tutta la passione che possiamo avere per gli studi e per la ricerca un po' più di moderazione sarebbe auspicabile.
L'aspetto più preoccupante - l'hanno detto i colleghi, io lo ripeto perché su questo credo che la Giunta debba fugare il sospetto che ci sia una strategia di privatizzazione delle risorse pubbliche - riguarda il comma 14, riscritto con l'emendamento 131. Usando ancora l'espressione del Presidente, cioè perché rimanga alla storia, vorrei leggere la parte dell'emendamento 131 relativa al comma 14, che viene così riformulato: "L'Assessorato competente in materia di patrimonio è autorizzato ad affidare l'alienazione totale o parziale del patrimonio immobiliare regionale, individuato con le modalità di cui alla legge regionale 5 dicembre 1995, numero 35, per il valore stimato dall'ufficio del medesimo Assessorato" - che non si sa quale sia - "in luogo della Commissione Tecnica regionale," - che doveva avere quanto meno una parvenza di garanzia - "a soggetti privati autorizzati in base alla normativa vigente". Bisognerebbe vergognarsi di scrivere cose di questo genere! Significa che l'Assessore individua un non meglio precisato ufficio del suo Assessorato (lo dico paradossalmente, non sarà così, ma con questa dizione potrebbe essere anche il suo Ufficio di gabinetto, comunque non ha importanza, diciamo qualunque ufficio), poi individua dei soggetti privati a cui, in base alla valutazione fatta dal suo ufficio, vende, liquida il patrimonio regionale. Ma vi rendete conto dell'enormità delle cose che state facendo? Va bene che ormai sta per mancare il comune senso del pudore e che non ci sono più limiti, né controlli, ma arrivare a questi livelli e mettere in vendita, anzi in liquidazione la totalità o parte significativa del patrimonio regionale con questo articolo è un fatto che non ha nulla di rigoroso e di sistematico!
Allora, i colleghi ci chiedono di non essere ideologici, ma cosa c'entra in queste cose l'ideologia e cosa c'entrano la destra e la sinistra? Quelle che stiamo facendo sono critiche dettate dal buon senso, dal rigore, dalla legalità! Io credo che da questo punto di vista voi le dobbiate considerare, perché ancora alcune correzioni, alcuni miglioramenti, alcune bonifiche di questo bilancio vanno fatte per evitare che cada su di voi non dico la nostra la critica, che pure, essendo noi rappresentanti di questa società e di una parte dei cittadini sardi, ha un grande significato, ma il sospetto pesante di tutti i cittadini sardi su ciò che state per combinare a danno delle ricchezze e delle prospettive di sviluppo della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cogodi. Ne ha facoltà.
COGODI (R.C.). Presidente, io mi permetto di chiederle, stante il fatto che lo Statuto dei lavoratori non è stato ancora abrogato, nonostante tutte le intenzioni malevoli in tal senso, se è possibile sapere qual è il calendario dei lavori del Consiglio, perché questo è un diritto di chi lavora. C'è gente che è capace di stare qui tutto il giorno, dalla mattina alla sera, di dire quanto ha da dire, di ascoltare quando parlano gli altri, e la giornata è pesante. Noi possiamo stare anche tutta la notte se qualcuno che ha titolo per decidere così deciderà, però abbiamo diritto di sapere come si procede e fino a quando si lavora.
PRESIDENTE. Onorevole Cogodi, la situazione della discussione certamente prevederà qualche sacrificio in termini di orario di lavoro per tutti, anche per quelli che non ci sono, che dovranno esserci, se ritengono. Siccome non c'è l'obbligo, non li si può obbligare a venire.
CUGINI (D.S.). E dove è scritto? In quale legge?
PRESIDENTE. Onorevole Cugini, mi faccia concludere, la prego. Dicevo che sarà necessario che qualche sacrificio lo facciamo tutti. Mi rendo conto che non era previsto di lavorare sino a tarda ora questa sera, quindi non potrei far proseguire i lavori oltre l'orario usuale, perché magari molti di voi non si sono organizzati per questa eventualità. Possiamo pertanto proseguire fino alle 20 e 30, che è più o meno l'ora in cui solitamente si chiudono i lavori pomeridiani, con l'avvertenza che nei prossimi giorni sarà probabilmente necessario, lo valuteremo insieme, protrarre i lavori oltre tale ora.
SECCI (Popolari-P.S.). Se ci siamo tutti, Presidente.
FADDA (Popolari-P.S.). L'importante è che ci siamo tutti, altrimenti agli assenti saranno fatte le trattenute sullo stipendio.
PRESIDENTE. Sì, sono d'accordo, tant'è che ho appena detto che siccome i colleghi non sono preparati per lavorare questa sera sino a tarda ora, osserveremo l'orario usuale, però ripeto che sarà necessario - e lo concorderemo assieme - nei prossimi giorni, forse a partire da domani, protrarre i lavori oltre l'ora solita, perché i tempi di approvazione dei disegni di legge finanziaria e di bilancio stanno diventando stringenti.
spissu (d.s.). Pili dov'è, sta scrivendo emendamenti? La Giunta deve essere presente al completo.
PRESIDENTE. Naturalmente lo concorderemo insieme, prego comunque tutti i colleghi di essere presenti.
E' iscritto a parlare il consigliere Falconi. Ne ha facoltà.
CUGINI (D.S.). Non va bene quello che lei sta proponendo, perché non può giustificare i pelandroni che non ci sono. Lei non può essere il Presidente dei pelandroni, deve essere Presidente di coloro che sono qui. Glielo dico io!
Presidente. Onorevole Cugini, io la invito a usare termini non eccessivamente pesanti nei confronti dei colleghi. Poi ognuno ha il suo stile, la prego.
FADDA (Popolari-P.S.). Usiamo il termine mandroni!
CUGINI (D.S.). Intanto i pelandroni non sono nostri colleghi, quindi non offenda lei!
PRESIDENTE. Onorevole Falconi, ha facoltà di parlare.
Falconi (D.S.). Signor Presidente, io abbrevio sicuramente il mio intervento, condividendo tutte le considerazioni fatte dal collega Selis in ordine alla dismissione del patrimonio immobiliare regionale, all'aeroporto privato (argomento sul quale poi tornerò) e al modo di intendere e di manipolare la cosa pubblica. Su questo voglio fare qualche breve considerazione.
Badate, tutto mi si può dire, ma che io abbia verso la cosa pubblica un approccio statalista e dirigista questo no. Come, a mio avviso, non lo si può dire del centrosinistra che, con gli argomenti elaborati negli ultimi interventi, si sta contrapponendo a questa proposta di privatizzazione. Questo non significa che il centrosinistra sia contro le privatizzazioni. Noi siamo favorevoli alle privatizzazioni, ma siamo contrari a questo modo di fare e di procedere. Io potrei parlare anche da imprenditore, collega Masala, e dirle che non è neanche un modo di fare che possa essere condiviso dagli imprenditori, dai cosiddetti uomini d'affari. Questo è un modo di fare degli affaristi, questo sì. Gli imprenditori veri non hanno certamente bisogno di modi di fare poco trasparenti, che favoriscono alcuni e svantaggiano i più; hanno bisogno di regole certe, hanno bisogno delle regole del mercato e sono queste che voi non state rispettando. Non ne state rispettando alcuna; siete deboli con i forti e forti con i deboli, tanto da non accettare neanche l'emendamento, proposto sempre dal centrosinistra, volto a salvaguardare le attività che esercitano l'agrozootecnica, senza scopi di lucro, in siti del patrimonio regionale. Mi riferisco, collega Masala, se mi ascolta, anche alle comunità terapeutiche: neanche a queste lasciate i terreni, volete dismettere anche quelli. Ma è questa la forza di questa maggioranza, il liberismo di questa maggioranza?
Io penso che bisognerà tornare su questi concetti del mercato, sulle regole certe e abbandonare questo modo di fare. Volete dismettere il patrimonio immobiliare regionale utilizzando i privati alla cieca e contemporaneamente presentate degli emendamenti, firmati dai Capigruppo della maggioranza, per acquisire la seconda parte della Collezione Cocco. Volete dismettere i terreni delle comunità terapeutiche e acquistare i gioielli della Collezione Cocco! Questo è il nuovo modo di governare! Ma non è la prima volta che questa Regione dismette i suoi beni: il patrimonio dell'EMSA è stato in larga misura, almeno per quanto riguarda le consociate, dismesso; è stata seguita una procedura di evidenza pubblica, certo, anche con l'ausilio dell'advisor privato, ma come consulente, non come gestore delle privatizzazioni. Non vedo perché si debbano cambiare le cose che sono andate bene - e qualcosa è andata bene - in questa regione per procedere in altre direzioni.
Mi permetta, Presidente, perché le due cose sono legate, di tornare un po' indietro al primo blocco di commi dell'articolo 2. L'ha ripreso anche il collega Selis, e in due minuti voglio riprenderlo anch'io perché riguarda il mio territorio e perché un po' conosco la storia dell'aeroporto di Arbatax, che non voglio riprendere per intero, ma semplicemente ricordare per cenni. Prima di parlare di questo, voglio però ricordare ai colleghi che gli aeroporti, in Sardegna, sono in maggioranza a controllo pubblico, tranne appunto l'aeroporto di Arbatax, che era in origine l'aeroporto della Cartiera, utilizzato da Fabbri e dall'ingegner Marras per il traffico di velivoli leggeri, e che fu poi acquisito, alla fine degli anni sessanta, dalla Air Sardinia per alcune decine di milioni. L'Air Sardinia, che doveva collegare Arbatax con Roma e con Cagliari, fallì proprio perché la Regione non le accreditò quel "vuoto per pieno" che le avrebbe consentito di continuare la sua attività fino ai giorni nostri.Venne quindi rilevata dalla Gearto, una società a maggioranza privata. Nel corso di questi ultimi anni, prima la comunità montana, poi la provincia di Nuoro, hanno ottenuto parecchi finanziamenti per poter allungare la pista e realizzare un aeroporto "vero", non di terzo livello. Gli interventi previsti dalla legge 268 e dalla reindustrializzazione della Sardegna centrale hanno consentito alla provincia di Nuoro di avere un plafond di finanziamenti di circa 15 miliardi. La provincia di Nuoro - mi corregga, se sbaglio, l'Assessore dei trasporti - sta completando la progettazione esecutiva, che attualmente è ferma perché è sorta una controversia in merito al piano parcellare di esproprio dei terreni su cui insiste l'aeroporto: il privato non si mette d'accordo con il soggetto pubblico sull'esproprio dei terreni.
Per dipanare questa matassa, voi, Giunta regionale e maggioranza, proponete di dare 20 miliardi al privato per il completamento dell'unico aeroporto privato in Sardegna. Questo è il vostro modo di fare! Io credo che questo modo di fare non sia accettato neanche dalla stessa Gearto che, peraltro, è formata da grossi imprenditori, ma anche da piccoli albergatori, che vogliono avere le mani pulite, non vogliono denari regalati in questo modo, ma vogliono che l'aeroporto funzioni e sia a controllo pubblico, perché così dev'essere. Ma, ahinoi, voi fate anche, in alcuni casi, più di quello che vi chiedono!
Chiudo questo argomento dicendo che noi non vogliamo togliere i finanziamenti previsti per il completamento di questo aeroporto, bensì abbiamo presentato un emendamento per lasciare la competenza e i finanziamenti in capo alla provincia di Nuoro o in capo, se volete, alla Comunità montana, ma comunque a un ente pubblico che abbia la maggioranza all'interno della società di gestione dell'aeroporto stesso.
Capiamo che altrove sia possibile gestire gli aeroporti anche privatamente, ma Malpensa è diverso da Arbatax; l'azienda che gestisce l'aeroporto di Malpensa ha un consiglio di amministrazione che è anch'esso a controllo pubblico. Giusto oggi è stato riconfermato l'ex Presidente della Confindustria alla direzione di quell'azienda, ed è stato riconfermato dai rappresentanti del Comune di Milano e dei Comuni limitrofi. Questa è la situazione nazionale, qui si vuole fare altro e non riusciamo a capire perché.
In ultimo, ho seguito con attenzione la risposta dell'assessore Masala alle domande sul primo blocco di commi, ne parlo adesso così evito di fare una dichiarazione di voto sull'articolo. Noi apprezziamo, Assessore, il suo modo di fare da galantuomo, ma non possiamo apprezzarlo quando fa finta di non sentire le nostre argomentazioni che, le assicuro e le ripeto, sono serie e meritano di essere ascoltate, non di essere eluse. Io e molti colleghi le abbiamo posto la questione della programmazione negoziata. E' possibile che lei risponda sui dettagli, sulle cosette, e non su qualcosa che determinerà lo sviluppo del Meridione e della nostra Isola nei prossimi anni? Lo vogliamo questo finanziamento regionale a garanzia del cofinanziamento statale? Risponda, se ne ha l'occasione, assessore Masala.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Fadda. Ne ha facoltà.
Fadda (Popolari-P.S.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, non riesco davvero a comprendere quali possano essere le ragioni che spingono l'assessore Masala e questa maggioranza a rifiutare qualsiasi tipo di dialogo su questa manovra finanziaria.
(Interruzione del consigliere Corda)
SPISSU (D.S.). Si può sciogliere questa riunione, Presidente?
Fadda (Popolari-P.S.). Da un po' di tempo a questa parte, credo che lo riconosca anche lui, l'onorevole Corda è un po' indisciplinato. Non riesco a comprenderne le ragioni, ma è un po' indisciplinato.
CORDA (A.N.). Sì, è vero, perché voi parlate troppo. Sono dieci giorni che continuate a parlare!
Fadda (Popolari-P.S.). Sto cercando di spiegare anche queste ragioni.
CORDA (A.N.). Siete anche simpatici, ma non s'indi pori prusu!
SANNA EMANUELE (D.S.). Se ascolti qualcosa riesci a capirla!
Fadda (Popolari-P.S.). Signor Presidente del Consiglio, io ho ascoltato con molto interesse gli interventi dei colleghi del centrodestra e debbo dire che non è giusto che dai banchi della Giunta regionale, soltanto perché si cerca di far capire gli errori che si stanno commettendo o che sono stati commessi, qualcuno cerchi di zittire i colleghi che parlano dicendo: "Siete peggio delle zitelle!, che per noi in ogni caso non è un'offesa.
Signor Presidente, è importante quello che sto dicendo. Onorevole Corona, ma sempre quando parlo io deve interpellare il Presidente? Si vuole accomodare per gentilezza?
CORONA (F.I.-Sardegna). Vado.
FADDA (La Margherita-D.L.). Vada, si sieda, ascolti, prenda appunti, risponda!
PRESIDENTE. Onorevole Fadda, mi scusi, l'onorevole Corona è venuto da me, così come fa lei qualche volta, per sapere chi è iscritto a parlare.
Fadda (Popolari-P.S.). L'ha già fatto la volta scorsa. Lo facciamo tutti, ma in venti secondi.
PRESIDENTE. Io la sto ascoltando.
Fadda (Popolari-P.S.). Ciò che sto dicendo si riferisce anche a lei, perché non si può permettere a nessuno in quest'aula di offendere le persone che non ci sono, anche se per noi quella non è un'offesa. Abbiamo festeggiato l'altro giorno la festa della donna in quest'aula e adesso c'è un Assessore che dice a qualche collega che noi saremmo peggio delle zitelle! Che cosa significa? Non ci offendiamo per questo, noi ci offenderemo quando ci verrà detto che siamo peggio dell'assessore Ladu. Quella sì che sarà un'offesa!
CONTU (C.C.D.), Assessore dell'agricoltura e riforma agropastorale. Però non è giusto parlare dell'assessore Ladu, che non è presente!
Fadda (Popolari-P.S.). Guardi, assessore Contu, stia zitto, perché altrimenti ce n'é anche per lei. Sto parlando io, stia zitto!
CONTU (C.C.D.), Assessore dell'agricoltura e riforma agropastorale. Io non ho paura di lei!
Fadda (Popolari-P.S.). Stia zitto!
(Interruzioni)
Stia zitto! Signor Presidente, glielo dica lei.
PRESIDENTE. Colleghi, vorrei sapere se possiamo andare avanti con serenità, come abbiamo fatto sino adesso. Vi prego. Siamo alla fine della giornata e siamo tutti un po' stanchi.
SANNA EMANUELE (D.S.). Io assicuro l'assistenza sanitaria.
Fadda (Popolari-P.S.). Mi aspettavo da lei una difesa, perché non si possono offendere le persone in quel modo, anche se per noi, ripeto, quella non è stata un'offesa.
Onorevole Pittalis, ho seguito con molta attenzione il suo intervento, e avendo letto gli interventi che lei ha fatto nella passata legislatura le posso dire che mi sarei aspettato da lei un intervento diverso. Vede, lei deve considerare anche gli emendamenti che sono stati presentati in Commissione e in Aula dai suoi colleghi di maggioranza. Non potete pensare di fare tutto quello che volete. Noi abbiamo presentato, è vero, alcuni emendamenti, e sapevamo che, specialmente quelli che comportavano spese, sarebbero stati respinti. Voi avete presentato centinaia di emendamenti di tipo clientelare, spudoratamente clientelare, ma, vi domando, perché non cercate di dialogare con un'opposizione che vi esorta a stare attenti? Rispettiamo, assessore Masala, il patto di stabilità. Che esempio diamo agli amministratori locali, ai quali lo Stato e la Regione impongono il patto di stabilità? E noi ci permettiamo, in modo spudorato, di indebitare la nostra Regione sino ai limiti della capacità di indebitamento! Agli enti locali diciamo: "Spendete o vi portiamo via i finanziamenti", ma mai come quest'anno la Regione ha dimostrato la propria incapacità nello spendere i fondi che il Consiglio regionale aveva messo a disposizione!
Assessore Masala, abbiate il coraggio di dire, perché vi farà onore, che l'intendimento vostro è quello di imporre nuove tasse ai cittadini sardi. Fatelo pure! Noi non condividiamo la politica che state praticando, così come non abbiamo condiviso la politica del bilancio in due tempi, ed è la prima volta che si è sentita in quest'Aula e anche in tutta la Sardegna. Non abbiamo mai detto di condividerla, allora mi domando: "E' possibile, onorevole Pittalis, assessore Masala, che voi non sappiate fare altro che riferirvi al passato?" Dopo tre anni di governo continuate a dire che le responsabilità di questa situazione sono da addebitarsi alle Giunte di centrosinistra. Ma voi quale iniziativa legislativa avete preso? Quale strategia avete? Dite all'Aula se avete una strategia! Vi sembra possibile che questa maggioranza si tenga in piedi soltanto perché il presidente Pili o forse l'assessore Masala propone di dare 1 o 2 miliardi a testa a ciascun consigliere regionale? Vergognatevi! Non è pensabile che in quest'Aula si debbano sentire cose di questo genere!
Guardate che nella scorsa legislatura noi abbiamo fatto degli sforzi, riconosciuti anche da voi negli interventi che ci sono stati, per bonificare il bilancio, per approvare una nuova legge di contabilità, per contenere le spese, anche se eravamo in campagna elettorale, non come ha detto il collega Pittalis. Voi state sperperando i fondi della Regione! Io comprendo che non ci vogliate dare ragione sulla spendita dei fondi, quindi se noi chiediamo i fondi per l'artigianato voi ci dite di no. Altro che furore ideologico, collega Murgia, per favore, si risparmi certe battute! Ma è mai possibile, collega Murgia, che non vi sia un sussulto dai vostri banchi per far sì che gli emendamenti che non hanno nessun riflesso sulla spesa, ma sono volti unicamente a migliorare questa manovra finanziaria, evitando a voi, a noi, alla Sardegna tutta una serie di errori, vengano approvati? Soltanto perché sono stati presentati dall'opposizione voi dite "no, no, no", e dite invece "sì, sì, sì" a quelli della maggioranza. Ma vi sembra questo un modo di dialogare con l'opposizione? Se noi vi avessimo chiesto - ma non l'abbiamo fatto e non lo faremo - 100 o 150 miliardi, come qualche autorevolissimo rappresentante della Giunta ha fatto, per iniziative nostre lo capirei, ma noi non abbiamo fatto questo tipo di richieste. Sì, poi possiamo fare nomi e cognomi, ci sono i testimoni.
Noi non vogliamo questo, noi vi abbiamo semplicemente chiesto di eliminare dalla finanziaria tutte quelle norme (poi vi assumete le altre responsabilità) che non la riguardano. Cercate di farlo, siete ancora in tempo. Non vogliamo fare ostruzionismo, non ci permettiamo di farlo, i ritardi sono tutti dovuti a voi e allora vi diciamo: "Siete ancora in tempo, non rovinate definitivamente la nostra regione, cercate di eliminare tutte le norme che non c'entrano con la finanziaria, cercate di contenere la spesa o sarete costretti e saremo costretti a imporre nuovi tributi".
Termino con una battuta per quanto riguarda i 30 miliardi stanziati per studi: io credo che se ci applicassimo un pochino di più potremmo risparmiare anche quei 30 miliardi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Pilo. Ne ha facoltà.
Pilo (F.I.-Sardegna). Signor Presidente, devo dire francamente che sono un po' scandalizzata per i toni che ho sentito usare soprattutto in quest'ultima parte del dibattito.
COGODI (R.C.). Puoi scrivere una lettera a Licandro!
PILO (F.I.-Sardegna). Licandro sarebbe molto più ironico e molto più incisivo! Questi toni, cari colleghi dell'opposizione, non sono certo un modo per aprire un dialogo. Paolo, non puoi meravigliarti del fatto che la maggioranza non sia disponibile a un dialogo che, da parte vostra, è fatto di insulti - così è stato per tutta la seconda parte della discussione - e soprattutto di accuse generiche sulle quali è difficile aprire un confronto.
Non ci vuole nulla per pensare che se abbiamo un interesse vero per la Sardegna dobbiamo sederci a un tavolo e discutere nel merito dei problemi. L'onorevole Giacomo Sanna, mentre eravamo fuori dell'aula a fumare una sigaretta, obiettava, a proposito di questa seconda parte dell'articolo 2, che è previsto un finanziamento per l'aeroporto di Tortolì che non è condiviso perché destinato a un imprenditore privato. Fermo restando che noi nulla, ovviamente, abbiamo contro gli imprenditori privati che producono ricchezza e reddito in Sardegna, fermo restando che può anche essere che le preoccupazioni dell'onorevole Sanna (cito lui perché è con lui che abbiamo discusso questo fatto specifico) siano in parte ragionevoli, anziché stare lì a strillare e a prefigurare il disastro che incombe sulla nostra testa, forse la cosa più seria da fare, posto che non vi può essere un accordo per sopprimere l'articolo o destinare tutto il finanziamento alla Provincia, perché è evidente, cari colleghi, che noi su questo non possiamo essere d'accordo, è valutare se possiamo decidere insieme quali controlli siano applicabili in questo caso. Questo è solo un tentativo di semplificazione del mio pensiero.
Credo che non ci possiate chiedere di scendere sul piano di discussione che ci state proponendo; ciascuno, è vero, si deve assumere le sue responsabilità e noi ce le assumeremo fino in fondo. Forse abbiamo fatto l'errore di non portare avanti alcune modifiche radicali che avevamo intenzione di apportare, perché probabilmente quest'Aula non era ancora pronta, forse noi stessi non eravamo pronti, ma voleva essere un tentativo ragionevole di dirigersi verso una strada, che è quella del futuro della Sardegna.
Tutto questo si può discutere su un piano di civiltà, al contrario di quanto è accaduto finora, con inutili ed estenuanti ore di discussione, in cui peraltro non avete parlato della prima, della seconda o della terza parte dell'articolo 2, ma avete riproposto un'ulteriore discussione generale, passando indistintamente da una parte all'altra dell'articolo stesso.
SECCI (Popolari-P.S.). Non c'eri, non hai seguito il dibattito.
PILO (F.I.-Sardegna). Il problema, cari colleghi, è che si sta tentando di utilizzare il tempo come una clava che incombe sulla maggioranza, però, badate, la medesima clava incombe anche sull'opposizione.
Se vogliamo davvero, come voi ci ripetete in ogni intervento, ragionare serenamente e collaborare fattivamente all'approvazione di questa finanziaria, vi invito, ed è un invito che rivolgo anche a me stessa, ad abbassare i toni di questo dibattito e a entrare nel merito degli argomenti per vedere quali possono essere discussi e quali no.
Non serve fare la réclame dei ritardi, del disastro, della catastrofe, innanzitutto perché non è vero, secondo perché è sostanzialmente inutile per tutti noi e principalmente per la Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dore. Ne ha facoltà.
DORE (I DEMOCRATICI). Io non vorrei incorrere nei fulmini della collega Pilo che ci invita ad abbassare i toni e a non ripeterci, perché stiamo sprecando il loro tempo prezioso, e via dicendo, però, purtroppo, siccome il "mostriciattolo" permane, non si può fare a meno di continuare a parlarne. Se ne potrebbe fare a meno se su questo mostriciattolo che ci hanno servito, del quale tutti i componenti della maggioranza sono responsabili, chi più, chi meno, chi in prima persona, chi per omissione, chi per disattenzione, chi per inerzia, chi per ignavia, ci fosse stato da parte di un certo gruppo, ma anche di singoli consiglieri, un sussulto di dignità, come è già stato detto. Probabilmente molte di queste disposizioni sarebbero già state eliminate e di conseguenza non ci sarebbe bisogno di ripetersi.
Invece, purtroppo, ce le troviamo in modo ossessivo davanti e quindi non possiamo far finta di non vederle. Non sto a ripetere tutto ciò che è stato detto in relazione all'aeroporto di Tortolì-Arbatax, perché i colleghi che mi hanno preceduto sono stati talmente chiari e incisivi che sarebbe inutile, vorrei soltanto ribadire un concetto circa l'assurdità del comma 14, e quindi dell'emendamento 131 che ne propone la riformulazione. Questo comma era una mostruosità nel testo originario e resta una mostruosità anche nella sua riformulazione. Veramente, trattare in questo modo il patrimonio di una pubblica amministrazione così dissestata significa cercare di distruggerla da un punto di vista finanziario, dopo che se ne è distrutta l'immagine sotto altro punto di vista. Sarei molto curioso di sapere chi è stato l'artefice di questa operazione, certamente la sua è una mente perversa. Qui, col pretesto dell'efficienza, della fretta, della rapidità, del voler uscire dalle pastoie burocratiche, si sta mettendo veramente la Regione sul lastrico, al fine di favorire gli amici e gli amici degli amici, intendendo come tali sia coloro che dovrebbero svolgere il ruolo di protagonisti in queste operazioni, prive totalmente di garanzia, anche se si parla di evidenza pubblica, sia coloro che saranno i beneficiari finali, compresi anche i beneficiari degli eventuali passaggi intermedi.
Questa è l'efficienza del governo della destra! Abbiamo già detto circa quello che sta succedendo a livello nazionale: conflitti di interessi scandalosi, ministri che sono anche imprenditori, che hanno le mani in pasta con le loro società, che ricevono concessioni, direttamente o indirettamente, al punto tale che è quasi impossibile riuscire a seguire tutti questi processi, però, per fortuna, ogni tanto qualcuno li smaschera, e quindi, in qualche modo, quanto meno li sottopone all'esame e al giudizio dell'opinione pubblica.
Questo è ciò che sta succedendo in sede nazionale, questa è la mentalità berlusconiana applicata alla pubblica amministrazione, in una nazione che vorrebbe essere moderna e ben amministrata e che vorrebbe stare in Europa. E dopo tanta fatica, dopo tanti sacrifici, lacrime e sangue versati e l'uscita da Tangentopoli, gli sforzi encomiabili di una classe dirigente guidata anche da personaggi illuminati hanno portato questo Paese, la Cenerentola d'Europa, ad avere un ruolo di prim'ordine nella Nuova Europa.
Adesso, naturalmente, è iniziato il processo inverso: stiamo rapidamente degradando, stiamo addirittura diventando la barzelletta del mondo internazionale, ma comunque questo non interessa, tanto qualcuno alla fine si ritroverà più ricco di quanto non lo fosse in partenza e di conseguenza i risultati saranno stati conseguiti, anche se poi ci saranno i disgraziati che dovranno ricominciare da capo a fare sacrifici e pagare per tutti. Questa è la situazione in Italia, e questa è la situazione che in qualche modo, da piccoli Berlusconi, quelli che governano stanno cercando di realizzare anche in Sardegna. E questo comma 14 rappresenta veramente un segnale molto chiaro, insieme a tanti altri, l'abbiamo visto. Non parliamo poi del famoso emendamento, in materia urbanistica, sulle coste, del quale avremo modo di parlare in seguito, intanto ci stiamo già coprendo di ridicolo su tutto il territorio nazionale e forse anche internazionale, ma riferiamoci a ciò che vediamo in questo sciagurato articolo 2, ma più o meno sono sciagurati tutti gli articoli di questa finanziaria. Quale sarà il risultato? "Ai posteri", con quel che segue! Qualcuno ha parlato di storia, ma noi non vogliamo che sia la storia a dire queste cose, noi le vogliamo dire subito e vorremmo che qualcuno si rendesse conto di quanto siano oscene le operazioni di questo genere. I beni pubblici vanno tutelati, quando è necessario e utile vanno anche dismessi, ma ciò va fatto con estrema attenzione e cautela, con procedure garantiste e senza cercare di favorire nessuno, né gli intermediari, né i destinatari finali.
Per ora mi limito a queste osservazioni e ancora una volta invito qualcuno a ragionare seriamente sulla gravità di questo problema.
PRESIDENTE. Colleghi, vi informo che il prossimo è l'ultimo intervento della serata, dopo di che i lavori saranno aggiornati a domani mattina. E' iscritto a parlare il consigliere Pirisi. Ne ha facoltà.
PIRISI (D.S.). Io credo che l'invito che la collega Mariella Pilo ci ha rivolto possa anche essere condiviso, ma dovrebbe essere rivolto prima di tutto ai colleghi della maggioranza, che si sono caratterizzati per una assenza sostanziale dal dibattito e per un silenzio abbastanza "assordante" durante tutta la giornata odierna. Come la collega sa, qualche volta il silenzio che è stato prodotto dai banchi del centrodestra è stato assordante, a volte imbarazzante, ma il più delle volte abbiamo avuto la sensazione che si trattasse di una sorta di adesione acritica a questa legge finanziaria. Per noi questo è un fatto inaccettabile e preoccupante. I nostri interventi, con toni più o meno accesi, con voce più o meno accorata, tendono a evidenziare la pericolosità di questa manovra, collega Pilo. Non mi voglio dilungare su questo punto, ma credo che se la collega Pilo ha ascoltato le obiezioni che le sono state rivolte, mentre fumava una sigaretta, dal collega Giacomo Sanna, una piccola breccia nei suoi confronti l'abbiamo fatta.
Signor Presidente, nella seconda parte dell'articolo 2 che stiamo discutendo, come è stato detto fino ad ora, si parla della dismissione del patrimonio immobiliare regionale, che voi indicate, signori della Giunta, signor Assessore, signori della maggioranza, con la solita formula miracolosa, dite cioè: "Occorre un'accelerazione delle procedure di dismissione del patrimonio immobiliare regionale". Non siete propensi a indicare e soprattutto a praticare un percorso ordinario, un percorso normale, secondo le regole di cui questa Regione si è dotata. No, assessore Masala, voi siete la Giunta degli annunci roboanti tendenti a scioccare l'opinione pubblica, dite di voler fare le cose velocemente, di voler rimettere a posto tutto, però lo annunciate soltanto. In questi anni non avete fatto nulla per procedere alla dismissione del patrimonio pubblico e tutt'a un tratto volete accelerare le procedure. Ma se siete stati incapaci di percorrere una strada normalmente, a passo lento, se siete stati incapaci di camminare soltanto, com'è possibile che oggi, tutt'a un tratto, decidiate di accelerare? Evidentemente c'è qualcosa che non funziona, evidentemente c'è qualcosa che volete nascondere dietro questo impeto di velocizzazione. Poi dite: "E' abrogato l'articolo 2 della legge regionale 5 dicembre 1995, n. 35", cioè la legge che sovrintende all'alienazione dei beni della Regione viene cancellata nell'aspetto fondamentale e l'alienazione di tali beni viene messa in capo a un soggetto gestore di servizi, cui si affida totalmente o parzialmente tutta l'operazione. Vorreste dunque affidare a un privato l'alienazione del patrimonio della Regione, il patrimonio dei sardi, non della Giunta Pili, né del centrodestra!
Dopo la volontà espressa e manifestata di voler caricare di debiti tutti i sardi, comprese le generazioni che verranno, volete ora privarli anche dei beni al sole che negli anni questa Regione ha messo da parte. E lo vorreste fare con una logica non chiara, non limpida e fuori della legge vigente. La cosa singolare è che dite, in forma generica, che la stima viene assicurata da un ufficio dell'Assessorato, per cui io, in buona fede, immagino che si tratti di funzionari della Regione, mentre l'operazione di alienazione la affidate a un soggetto privato esterno. Credo che vada detto, anche con forza, che questa è la bella considerazione che voi avete del personale della Regione. Avete un bel modo di valorizzare le professionalità di cui dispone la Regione! Bello shock burocratico che volete imprimere, scioccando e mortificando il patrimonio umano e di professionalità di cui questa Regione dispone! A pensar male si fa peccato, diceva Andreotti, però qualche volta ci si azzecca, e forse faccio peccato dicendo che la Giunta, non paga di quello che aveva prodotto all'interno della finanziaria, ha presentato un emendamento ulteriormente peggiorativo. Credo che questi aspetti palesino, al di là delle intenzioni, perché cerco di attribuire la buona fede, un indecente e inqualificabile imbroglio.
Per essere produttivi, collega Pilo, noi vi chiediamo di ritirare l'emendamento proposto dall'Assessore e di votare gli emendamenti soppressivi che abbiamo presentato come centrosinistra. Credo che sia una vergogna - una vergogna! - insistere su un'ipotesi di questa natura. Ringraziamo il presidente Pili di onorarci, alla chiusura dei lavori, della sua illuminante presenza.
PILI (F.I.-Sardegna), Presidente della Giunta. Ho seguito tutto, Peppino.
PIRISI (D.S.). Caro Presidente, l'ho detto e lo ribadisco, questo non è un modo di difendere la sua finanziaria, ma forse la capisco, trattandosi di una cosa di cui forse si vergogna anche lei abbandona gli Assessori e la maggioranza, affinché siano loro a difenderla.
Poi c'è un altro aspetto che è stato già evidenziato con efficacia dal collega Morittu, e cioè che questa Regione spendacciona, sciupona, prodiga di generose poste che andranno, se non riusciremo ad arginarle, ad amici o amici di amici, o anche a soggetti privati (su cui tornerò), aspiranti a ricoprire dei ruoli all'interno di questo Consiglio, si trasforma in un feroce gabelliere nei confronti dei comuni che hanno fatto il loro dovere demolendo le costruzioni abusive. Io non ho idea di quale sia l'ammontare delle risorse che pensate di ricavare, ma il comma 3 bis, di cui al comma 17 dell'articolo 2, a me pare che miri a una disincentivazione del rispetto della legalità, perché prevede che i comuni sul cui territorio ricadono delle costruzioni abusive che devono essere demolite o che sono state demolite rimborsino alla Regione l'onere di queste demolizioni. Credo che anche questa operazione sia assolutamente indecente e faccia il paio con la famosa e famigerata ipotesi vostra della variante automatica.
Siccome il tempo scorre, vorrei dire soltanto due battute sull'aeroporto di Arbatax, Presidente, se mi concederà un minuto soltanto appena si spegnerà il microfono. L'emendamento che riguarda questo argomento è stato inserito nella finanziaria in maniera un tantino subdola (talvolta bisognerebbe prestare un'attenzione particolare, ma non se ne ha il tempo), solo che avete dovuto parlare in maniera esplicita dell'aeroporto di Arbatax. Voi volete concedere una ventina di miliardi a un gestore privato dopo che, secondo una ricostruzione di cui ho preso visione, era stato firmato un protocollo d'intesa con la provincia nel 1998. L'avevo firmato io perché ricoprivo in quel momento la carica di Presidente della Provincia.
CUGINI (D.S.). Il privato chi è?
PIRISI (D.S.). Il privato lo sanno anche le pietre chi è, è il titolare di maggioranza della Gearto. In sostanza si era deciso, in passato, di destinare un congruo quantitativo di risorse, una quindicina di miliardi, come ricordava il collega Falconi, per il miglioramento delle condizioni dell'aeroporto di Arbatax. Sennonché la Gearto, che è la società di gestione di questo aeroporto, è stata privatizzata, quelle risorse non erano state date a un privato, e nel frattempo ci sono state delle difficoltà...
CUGINI (D.S.). Sta parlando con te, Mariella!
PILO (F.I.-Sardegna). E' un'ora che parli con me!
PIRISI (D.S.). E' un'ora che parlo con te? Tu intervieni, fai la morale, vuoi che tutti ascoltino, stiano zitti, che tengano bassi i toni, poi dai le spalle e te ne freghi di quello di cui stiamo discutendo. Chiedo scusa, Mariella, però me le stai tirando dalla gola le cose!
Morittu (d.s.). Usa l'amore di Benigni con Mariella!
PIRISI (D.S.). E' vero, Mariella, hai tutto l'amore da parte mia! Chiedo scusa.
Le difficoltà di cui si parla attengono semplicemente al fatto che il privato non si è messo d'accordo per quanto attiene alla perizia sul valore dell'aeroporto. In sostanza vuole una marea di danari in più. Oggi voi, Giunta regionale, dite che è scaduta la convenzione con la Provincia, ma nel contempo dite anche che l'Assessore dell'industria ha espresso parere negativo sulla proroga della convenzione con la Provincia. Insomma, se noi riteniamo che ci sia un soggetto pubblico che sta portando avanti l'operazione, in capo a quel soggetto l'operazione deve rimanere, ma quel soggetto non può assolutamente accondiscendere e accettare che il privato abbia quello che gli pare e gli piace, alla faccia delle perizie che sono state fatte in maniera chiara e precisa. Cara Mariella, siccome ho visto che anche tu non eri d'accordo su quella ipotesi, abbiamo presentato un emendamento soppressivo di quel comma. Sopprimiamolo perché è un'indecenza che la Regione Sarda...
PILO (F.I.-Sardegna). Non farmi dire cose che non ho detto!
PIRISI (D.S.). Mi è sembrato così. Quindi io invito i colleghi che ritengono che sia indecoroso fare operazioni di questo tipo, cioè togliere ai poveri sardi per dare a dei ricchi e ricconi, a bocciare quel comma, perché non c'è altra strada. Siano i soggetti pubblici a provvedere al miglioramento dell'aeroporto, non secondo le modalità che vorrebbe invece chi è titolare della gestione esclusiva della Gearto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cappai. Ne ha facoltà.
CAPPAI (C.C.D.). Presidente, intervengo in merito all'orario dei lavori di stasera. A me risulta che non ci sia stato nessun accordo per chiudere i lavori odierni alle ore 20 e 30. Quindi propongo di proseguire almeno fino alle ore 22 o 23.
Questa mia proposta in parte è dettata dalla conoscenza che ho dello Statuto dei lavoratori, lo dico perché mi è sembrato che il collega Cogodi questa sera abbia citato lo Statuto dei lavoratori, che prevede l'orario settimanale di lavoro. Io vorrei che l'onorevole Cogodi riflettesse sul lavoro che abbiamo svolto in quest'Aula oggi. Abbiamo lavorato solo 5 ore. Se dovessimo lavorare cinque giorni alla settimana, sarebbero in totale 25 ore, con questo ritmo. Per cui, essendo previste dalle 36 alle 40 ore settimanali, sicuramente stiamo abbondantemente rispettando lo Statuto dei lavoratori.
Vorrei richiamare l'attenzione su questo perché oggi abbiamo iniziato i lavori antimeridiani, non so per colpa di chi, alle 11 e li abbiamo chiusi alle 13. Dovevamo riprenderli alle 16, invece li abbiamo ripresi quasi alle 17, e li stiamo chiudendo alle 20 e 30. Di questo passo certo i sardi dovranno aspettare ancora molto prima di vedere approvata la legge finanziaria, per cui propongo, ripeto, di continuare a lavorare, dedicando il nostro tempo nell'interesse dei sardi.
PRESIDENTE. Onorevole Cappai, comprendo la sua preoccupazione, però, quando non ci sono accordi diversi, il Presidente si attiene all'orario usuale di lavoro. Faccio osservare che sono le 20 e 40. In genere un orario diverso viene prima concordato, perché ciascuno di noi possa quanto meno avvertire per tempo i familiari. Per stasera non era previsto di lavorare fino a ora tarda, onorevole Cappai, però, lo dicevo prima, domani, alla fine della mattinata, convocherò la Conferenza dei Presidenti di Gruppo per decidere in merito all'orario che seguiremo d'ora in avanti. Ho anche detto che sento l'esigenza di proporre un orario di lavoro un po' più impegnativo per questa settimana, ma lo decideremo tutti insieme.
I lavori per questa sera sono conclusi, riprenderanno domani, mercoledì 13 marzo, alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 20 e 42.