XXI SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
VENERDI' 26 NOVEMBRE 1999
Presidenza del Presidente SERRENTI
indi
del Vicepresidente CARLONI
La seduta è aperta alle ore 9 e 34.
FLORIS EMILIO, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 24 novembre 1999, che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Nazareno Pacifico ha chiesto di poter usufruire di un giorno di congedo a far data dal 26 novembre 1999. Se non vi sono opposizioni il congedo si intende accordato.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è pervenuta alla Presidenza la seguente proposta di legge:
dai consiglieri Sanna Alberto - Sanna Gian Valerio - Cugini - Giagu - Balia - Dettori Bruno - Sanna Giacomo:
"Interventi straordinari a favore dei pescatori dello stagno di Cabras per gli eventi calamitosi del giugno 1999". (8)
(Pervenuta il 24 novembre 1999 ed assegnata alla quinta Commissione.)
Continuazione della discussione delle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione delle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta.
Ricordo al Consiglio che, ai sensi dell'articolo 77, comma 4, del Regolamento, l'ordine degli interventi è modificabile solo in caso di accordo tra i consiglieri interessati allo scambio di turno. Do lettura dell'elenco degli iscritti a parlare: Balletto, Calledda, Manca, Vassallo, Demuro, Pilo, Fadda, Liori, Falconi, Cassano, Masia, La Spisa, Marrocu, Morittu, Demontis, Dore, Ladu Silvestro, Dettori Ivana, Rassu, Orrù, Pacifico, Pittalis, Pinna, Pirisi, Onnis, Mereu, Floris, Sanna Gian Valerio, Pusceddu, Usai Edoardo, Sanna Emanuele, Amadu, Sanna Salvatore, Scano, Sanna Giacomo. Infine interverranno i Presidenti dei Gruppi nel seguente ordine: Piana, Cogodi, Capelli, Balia, Cossa, Loddo, Fois, Grauso, Cugini, Pili e Selis.
E' iscritto a parlare il consigliere Balletto. Ne ha facoltà.
BALLETTO (F.I.-Sardegna). Presidente, chiedo di scambiare il mio turno con il consigliere Pittalis.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (F.I.-Sardegna). Presidente, rinuncio all'intervento.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Calledda. Ne ha facoltà.
CalleDda (D.S.-F.D.). Signor Presidente della Giunta regionale, colleghi consiglieri, ho letto con attenzione le dichiarazioni programmatiche dell'onorevole Floris. Rispetto a quelle presentate in quest'aula dagli onorevoli Pili e Selis, le ho trovate vecchie, fortemente restauratrici, prive di proposte in grado di risolvere i problemi della nostra terra. Non è un buon inizio, signor Presidente, e la Giunta da lei proposta non sarà capace di affrontare e risolvere i problemi della Sardegna. Lei ha fatto un appello, signor Presidente, richiamandola Coalizione autonomista a un comportamento meno duro, affermando che è ora di finirla con la "strategia della tensione". Questa espressione richiama altri momenti della storia della nostra nazione, ma credo che non vi sia alcuna tensione in questo Consiglio. C'è invece una dialettica aspra causata dalle vicende che sono si sono verificate in quest'Aula in questo tormentato inizio di legislatura.
Credo che, per i cittadini sardi, sia molto grave vedere il Parlamento sardo bloccato e trasformato in una sorta di circo. Una classe politica nuova e moderna dovrebbe essere capace di dare uno spettacolo diverso da quello che noi stiamo dando.
La colpa non è tutta della maggioranza o dell'opposizione, ma credo che dovremmo sollevare il tiro e parlare davvero con il cuore alla coscienza dei nostri cittadini.
Il suo programma, signor Presidente, annuncia tutta una serie di interventi e io voglio riprenderne alcuni. Per quanto riguarda la situazione economica della Sardegna, mi pare che la sua proposta non affronti i problemi veri. Mi riferisco in modo particolare alla grave crisi dell'occupazione e alla situazione dell'industria sarda, che vive una stagione di fortissima crisi che ha causato un consistente aumento della disoccupazione. Manca nella sua analisi un riferimento ad alcuni fatti estremamente positivi che sono accaduti nella nostra Isola; mi riferisco in modo particolare al passaggio dalle partecipazioni statali alle aziende private. Nel nostro territorio, a Portovesme, oggi si può dire, con assoluta certezza che non c'è più un'azienda pubblica, che tutte le aziende sono state privatizzate e questo è avvenuto senza che ci sia stata una sola ora di sciopero. Credo che sia importante richiamare questo fatto per sottolineare il senso di responsabilità e la capacità di comprendere la nuova situazione che i lavoratori del Sulcis hanno dimostrato.
Per quanto riguarda le problematiche legate allo sviluppo, io credo che, se questa Giunta, avrà la fiducia del Consiglio, troverà molte cose già fatte. Mi riferisco, in modo particolare, al contratto d'area che dovrebbe far uscire il nostro territorio dalla logica dell'assistenzialismo e creare una rete di piccole e medie imprese capaci di creare nuova occupazione; capaci cioè di creare un tessuto socio-economico diverso rispetto a quello del passato.
Non mi convince, signor Presidente, il passaggio delle sue dichiarazioni programmatiche che riguarda la Carbosulcis, un passaggio insignificante rispetto ai problemi di quella realtà. È iniziata una fase di privatizzazione; ci sono problemi abbastanza seri e io spero che si affrontino in maniera nuova ed originale e che siamo all'altezza di risolvere soprattutto il problema del gassificatore. Credo che questo sia un punto qualificante perché non sono d'accordo nella maniera più assoluta sulle privatizzazioni fine a se stesse. Credo che dobbiamo riflettere su alcuni fatti che sono avvenuti nella nostra Isola, mi riferisco in modo particolare alla vendita della centrale di Fiumesanto e al disimpegno da parte dell'ENEL nonostante i diversi accordi siglati con il Governo per quanto riguarda la costruzione della nuova centrale a letto fluido pressurizzato. Credo che il Governo dei sardi debba essere in grado di aprire un confronto col Governo nazionale per risolvere questi problemi.
Ritengo inoltre insufficiente la parte del suo programma relativa al settore dell'agricoltura e al settore dei parchi. Lei ha detto che i parchi vanno gestiti dai pastori, sono d'accordo che le cose non possano essere calate dall'alto, però sono anche del parere che i pastori oggi abbiano altri problemi e si tratta di problemi che durano ormai da lungo tempo, come quello del prezzo del latte che è fermo da vent'anni.
La pastorizia è un settore importante della nostra economia, per questo ritengo che le Giunte passate non siano state all'altezza di gestire questo problema con l'Unione europea e non siano state capaci di proporre soluzioni alternative.
Anche l'agricoltura sarda vive una situazione drammatica. Le aziende agricole sono indebitate con le banche e non hanno nessuna prospettiva di sviluppo. In merito a questo problema, credo che molte cose siano state fatte dalla precedente Giunta, ma molte cose restino ancora da fare.
Nelle sue dichiarazioni programmatiche c'è un altro elemento che non mi convince, lei continua a proporre per la Sardegna il modello di altre regioni e di altre nazioni; credo invece che il modello dobbiamo elaborarlo noi. Se si deve istituire una commissione speciale, onorevole Floris, deve essere istituita soprattutto per tentare di riformare il nostro Statuto secondo un modello che non risponda a logiche e ad interessi propri di altri popoli ed altre nazioni. Io credo che questo sia importante soprattutto per dare la possibilità alla nostra Isola di avere un approccio diverso rispetto a quello del passato e un modello di sviluppo autoctono, che sia cioè soprattutto ideato e voluto dai sardi.
Signor Presidente, vorrei fare anche alcuni accenni rispetto ai ciò che ho vissuto come consigliere alla prima esperienza in questa Assemblea. Nella prima seduta abbiamo giurato fedeltà alla Costituzione e allo Statuto Speciale della nostra Regione; per me il giuramento è ancora una cosa seria. Voglio premettere che quanto dirò ha un significato politico, non polemico nei confronti dell'onorevole Serrenti. Lei, onorevole Serrenti, non può essere il mio Presidente, così come con assoluta certezza non può essere il Presidente dei Democratici di Sinistra e di tutta la Coalizione autonomista. Qualche giorno fa, casualmente, ho seguito una trasmissione radiofonica sui lavori della Camera dei Deputati, si discuteva delle dimissioni dell'onorevole Nilde Iotti, già Presidente di quel ramo del Parlamento Italiano; ho seguito con molta attenzione tutti gli interventi, ma due in modo particolare mi hanno colpito. Il primo è quello del Capogruppo di Forza Italia, che sicuramente ha una lunga anzi lunghissima esperienza parlamentare, che, intervenendo sulle dimissioni della Iotti, ne ha ricordato il rigore, l'intransigenza, la moralità e soprattutto il suo saper essere super partes nella gestione dei lavori dell'Assemblea parlamentare. Il secondo è quello di un deputato del Gruppo di Alleanza Nazionale, e questo è importantissimo per me che milito nello stesso Partito dell'ex Presidente della Camera; questo deputato, con un intervento onesto, serio, e senza cadere nella retorica ha, tra le altre cose, ricordato che, quando qualche comunista interveniva e non rispettava il Regolamento, la Presidente Iotti si comportava in maniera intransigente, arrivando anche a togliergli la parola. Invece, con gli avversari storici, cioè con i deputati dell'ex MSI, da una vita all'opposizione, era più tollerante, fermo restando che anche a loro ogni tanto ricordava e faceva rispettare le regole comunemente deliberate.
La nostra autonomia, in questa legislatura, è giunta al capolinea, signor Presidente. Cinquant'anni di autonomia speciale rappresentano senza dubbio un lungo cammino, segnato certamente da grandi trasformazioni sotto il profilo sociale ed economico. Oggi la nostra terra è sicuramente diversa, è più vicina ad altre regioni italiane ed europee, e si avvia verso nuove prospettive di sviluppo e di ulteriori trasformazioni.
Ciò è possibile se superiamo le nostre manchevolezze e le nostre indecisioni. Siamo (mi ci metto anch'io, pur essendo l'ultimo arrivato) una classe dirigente indecisa, subalterna, litigiosa, lenta a decidere, incapace di passare dall'assistenzialismo e dal clientelismo alla programmazione ed ai piani organici di sviluppo. Non dobbiamo mai dimenticare che, in questo mezzo secolo di autonomia, ci sono stati ben 44 governi. Gli anni ottanta, per i mutamenti radicali nel contesto internazionale e nazionale, per la degenerazione derivata dall'intreccio tra politica e affari che ha coinvolto il nostro sistema nazionale e in parte anche la Sardegna, hanno accelerato la fine di una fase storica della nostra autonomia, della dimensione istituzionale e soprattutto di quella socioeconomica. Oggi la nostra autonomia è obsoleta, debole, fragile nella struttura economica, sono cresciuti i problemi sociali e nel contempo siamo chiamati a confrontarci con le sfide del mercato globale, dell'unione monetaria europea e del totale mutamento dei modelli di sviluppo. Per uscire da questa situazione dobbiamo cogliere meglio le opportunità della nuova programmazione: l'intesa Stato - Regione, i piani integrati d'area, la contrattazione negoziata e i contratti d'area. Vedo nei cittadini una forte voglia di uscire dall'impasse. Per raggiungere questo obiettivo occorre che si affermi una nuova coscienza e si risolva la crisi politica e istituzionale in cui versa la nostra autonomia.
Bisogna andare per punti, il primo deve essere quello della riforma dell'autonomia. L'autonomia speciale è progetto, è moralità e spirito di servizio, è rispetto per i cittadini. Altri punti importanti sono una riforma federale della Repubblica, il federalismo delle pari opportunità; lo smantellamento della regione centralista con il trasferimento di maggiori poteri agli enti locali. I nostri comuni, signor Presidente, stanno facendo un lavoro eccezionale anche perché la nuova legge elettorale ha permesso loro di avere maggioranze stabili e sicure; questa Regione continua, però, nonostante tutto, ad essere matrigna rispetto agli enti locali. Credo che dovremo fare uno sforzo per trasferire più risorse, più strumenti, per garantire agli enti locali una maggiore autodeterminazione e un governo più dinamico e ancora più slegato dal centralismo regionale. Dobbiamo lavorare per la piena occupazione e lo sviluppo sostenibile, non per lo smantellamento delle imprese, affrettando la fine della regione assistenziale e clientelare.
Un altro problema importante è quello che riguarda la scuola, il sapere e la cultura. Lei, nelle sue dichiarazioni programmatiche, fa alcuni riferimenti legati soprattutto alla riforma della formazione professionale. Ebbene, io credo che, per parlare di riforma della formazione professionale, sia necessario stabilire chiaramente i termini di questa riforma, perché anche in questo settore bisogna scegliere quali enti sono in grado di dare una formazione appropriata, quali enti possono essere il futuro per i nostri giovani. Nelle sue dichiarazioni programmatiche, signor Presidente, lei non affronta la questione dei giovani, non affronta il problema fondamentale del ruolo dell'istruzione e della scuola nel nostro Paese. Non fa un richiamo ai numerosi giovani che oggi abbandonano la scuola. Io credo che questo sia un problema molto importante che va affrontato.
Manca anche, nelle sue dichiarazioni programmatiche, un cenno alla questione delle nuove povertà. Ci sono decine di migliaia di cittadini sardi che aspettano interventi che diano loro la possibilità di vivere con dignità e con serietà. A me pare che questi elementi siano fondamentali per un rilancio del Governo della Regione.
Signor Presidente, voglio affrontare un'altra questione prima di concludere il mio intervento. Credo che la sua maggioranza nasca da un artifizio abbastanza discutibile; voi, in questo inizio di legislatura, avete rotto due partiti; prima il Partito sardo d'azione e poi il Partito popolare italiano. Se continuiamo di questo passo questa Assemblea non avrà più alcuna legittimazione, perché non stiamo rispettando il voto serio e chiaro che i cittadini hanno espresso; saremo comunque un'Assemblea di secondo piano e i cittadini faranno bene a vigilare e soprattutto a dare un impulso affinchè si trovino le soluzioni che ci consentano di risolvere i problemi che abbiamo creato.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Manca. Ne ha facoltà
Manca (Gruppo Misto). Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, è veramente con un grande patema d'animo che mi accingo a prendere la parola in quest'Aula. Quella che qui aleggia è una atmosfera cupa, l'aria è densa e satura, ma, d'altronde, non poteva essere altrimenti, dopo cinque mesi di dilanianti giochi al massacro di chi emette sentenze e dà giudizi possibilmente in danno agli altri, di chi gioca a comporre e scomporre poli e formazioni politiche, di chi ancora prefigura scenari e soluzioni senza che sussistano i necessari presupposti giuridico - politici. Il risultato di tutto ciò è il vuoto istituzionale e politico, il "nulla fare e tutto distruggere".
Il senso di impotenza che pervade chi come me sente incombente e pressante la responsabilità della delega ricevuta, unitamente all'onore di rappresentare il popolo sardo, e tutti coloro i quali ne hanno a cuore le sorti, e spero siano molti anche in quest'Aula, è direttamente proporzionale al rifiuto dalla politica e delle istituzioni da parte dei cittadini che vedono questa Regione nemica, distante, frustrante delle speranze e delle prospettive di riscatto.
Ho già avuto modo di scrivere, onorevoli colleghi, del disagio che provo nell'incontrare questa gente; del disagio che provo oggi, dopo aver affrontato nella mia vita tutto e tutti, con l'orgoglio della mia onestà morale e intellettuale. Avverto, dicevo, la severità di chi ci chiede un sussulto di orgoglio, di quell'orgoglio con cui la gente di Sardegna ha saputo resistere alle vessazioni e alle millenarie privazioni. Ciò che ho visto, sentito e discusso in questi mesi mi ha profondamente cambiato. Ha cambiato il mio modo di giudicare i politici; quelli che usano la politica perché mezzo e fine del solo precipuo interesse, trascurando - quando non dimenticandolo completamente - l'impegno morale verso i cittadini e gli elettori da svolgere in questa Assemblea.
Chi ritiene che questa Assise sia lontana dalle necessità della gente sarda ha, quindi, sicuramente ragione.
Posso dirvi, onorevoli colleghi, che questi cinque mesi rappresentano il momento peggiore della mia vita. Alla prima legislatura, abbandonata provvisoriamente la professione per cercare di dare un contribuito, conscio della limitatezza dei mezzi a disposizione, alla risoluzione dei gravosi problemi della Sardegna, sento in me il grave peso - a cinque mesi dalla mia elezione - dell'impossibilità di condurre una battaglia di riscatto, soprattutto per le martoriate zone interne. Mi scuso, quindi, se per esternare questa angoscia, che è anche e soprattutto quella degli allevatori, degli agricoltori, dei piccoli imprenditori della Baronia, della Barbagia e del Nuorese in generale, ho usato e continuerò a farlo espressioni anche forti, che molti non condivideranno. Ho ben presto imparato qual è il metro che si usa da queste parti; esso non mi appartiene culturalmente e moralmente. La "politica del carciofo", onorevoli colleghi, prevale su quella intesa come arte e scienza di governare una regione e, come nel nostro caso, un popolo. La "politica del carciofo", dicevo onorevoli colleghi, è quell'arte malvagia e amorale, nonché sopraffina, di chi cerca di ottenere le cose con gradualità lenta, ma implacabile: un pezzo, due pezzi, tre pezzi per volta, e chissà, per uscir fuori di metafora, anche un'annessione completa di questo e di quel partito. Le vicende che ci hanno portato all'odierna situazione dimostrano che tale pratica, culminata negli ultimi arruolamenti, paga. Noi non conosciamo né la moneta, né le modalità di pagamento, né quali titoli di credito siano stati rilasciati. Speriamo, come spesso è accaduto in passato, che la Sardegna e la sua autonomia non siano state svendute per trenta danari! Occorre, però, fare attenzione: vi ricordo che, nel periodo imperiale, i romani, per mancanza numerica e qualitativa di uomini atti alle armi, arruolavano dagli odiati popoli barbari soldati mercenari, i quali accettavano senza pretendere momentaneamente nulla in cambio. Sapete tutti che questa fu una delle cause maggiori della rovinosa caduta dell'impero romano, perché quei mercenari finirono per sostituire gli stessi romani, oltre che nell'esercito, anche nella gestione del potere politico ed economico. Ma tant'è, parrebbe oggi esservi una maggioranza in grado di formare una Giunta. Essa è il frutto di un accordo torbido all'interno del quale rientra anche il dissolvimento del Partito Sardo d'Azione. Contro questo disegno, su cui poi tornerò, mi batterò con tutte le mie forze. Se avete i numeri fate questa Giunta, finiscano le chiacchiere da salotto e da bar, finisca la spettacolarizzazione della politica, finiscano le teorie tendenti al soddisfacimento di interessi prettamente personali e di partito, finisca l'indecente balletto di pennivendoli e "quaqquaraqua", che invece di garantire un'informazione pluralista e indipendente, si pongono, bagagli e armi ormai potentissime, al servizio del potente di turno.
Noi vi aspettiamo al varco delle riforme istituzionali ed economiche, capaci di dare prosperità e benessere alla Sardegna, ben condensate nel programma del Partito Sardo d'Azione. A tal proposito ritengo di dover esprimere una breve valutazione sul risultato referendario del 21 novembre. Noi non verremo meno a un forte impegno politico e morale per migliorare l'attuale stato giuridico concernente il sistema elettorale, le forme di governo e naturalmente il nuovo Statuto di autonomia e sovranità, però vorremmo che la lettura del risultato del referendum tenesse conto del fatto che è andato a votare un sardo su tre. Non enfatizzate, dunque, questa che è una vittoria di Pirro, perché, così facendo, certifichereste definitivamente l'emarginazione del 63 per cento dei sardi che, per una serie di motivazioni che qui sarebbe troppo lungo analizzare, hanno inteso non esprimere il voto. Non cercate di allargare quel fosso sempre più profondo che li divide da questa istituzione. Noi siamo sempre stati proporzionalisti, perché riteniamo che anche le minoranze debbano essere equamente rappresentate. Non siamo per l'ingovernabilità e perciò proponiamo sistemi correttivi del proporzionale che garantiscano l'effettiva corrispondenza del risultato elettorale al governo della regione. Di tale coerenza, referendari e company, voi siete oggi testimoni al contrario. Per tornare alla formazione della Giunta, significhiamo che le premesse e la guida che proponete non ci sembrano all'altezza della situazione che la Sardegna attraversa. Nutro seri dubbi, signor Presidente, sul vostro autonomismo dell'ultima ora, al quale per necessità storica vi siete accodati, orfani della politica assistenziale dello Stato. Saremo, comunque, osservatori attenti e severi, pronti a cogliere segnali provenienti da quegli atti del vostro governo che, se indirizzati all'affermazione del principio di sovranità del popolo sardo nella sua terra, come testualmente recita la mozione approvata a stragrande maggioranza da questa Assemblea nella scorsa legislatura, non potranno che avere il nostro pieno e incondizionato consenso. Mi permetto solo di ricordare a tutto il Consiglio e a questa costituenda maggioranza l'urgenza di affrontare con decisione i gravissimi problemi che attanagliano l'agricoltura e la pastorizia, su cui basano la loro sopravvivenza centinaia di migliaia di persone, soprattutto nel Nuorese, che vanno ad aggiungersi al fallimento della dissennata politica industriale degli ultimi cinquant'anni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un deserto economico e anche culturale, in cui trovano facile terreno di conquista il malaffare, la piccola e la grande criminalità.
La telematica, presidente Floris, è in grado di risolvere molti problemi, ma la nostra agricoltura e zootecnia necessitano di investimenti infrastrutturali primari rispetto alla telematica, quali strade, elettricità, irrigazione, e una politica agricola in grado di promuovere, difendere e migliorare sotto l'aspetto qualitativo e quantitativo le nostre produzioni, così da essere in grado di garantire condizioni reddituali accettabili agli operatori, e in grado altresì di competere con i mercati europei e mondiali.
Venite nel Nuorese per rendervi conto di questa situazione: aziende che chiudono, allevatori e agricoltori oberati di debiti, senza che vi sia una seria prospettiva di rilancio delle loro produzioni, attentati agli amministratori pubblici, omicidi, vendette e altro, rendono questa provincia una vera e propria emergenza politica e sociale. E' intollerabile che, a fronte di tutto ciò, questo Consiglio opponga uno sterile e inconcludente operato, e che sia incapace di dare la pur minima risposta alle pressanti richieste dei cittadini. E' altrettanto intollerabile che la classe politica che ha determinato tutto ciò si riproponga, sotto mentite spoglie, al governo della Sardegna, contrabbandando il "nuovismo" di maniera, che invece altro non è che la riproposizione di situazioni di governo di infausta memoria. Qui non si invecchia mai, i giovani sembrano già vecchi, e i vecchi insieme al Consiglio imbalsamano sé stessi. Trionfa il vecchio che avanza, trionfano gli accordi dei salotti della borghesia cagliaritana allargata a qualche peon millantatore.
Collega Pili, ho la netta sensazione che tu ed il sottoscritto rientrassimo nel novero buio di quegli accordi. Tu, forte del successo elettorale, dovevi fare la prima mossa (mi dispiace che il collega Pili non ci sia) ben sapendo, però, che chi ti proponeva aveva già ben chiaro un altro disegno, oggi manifestatosi in tutta la sua evidenza, del quale anche tu, vittima sacrificale, ti appresti a ratificare gli effetti deleteri e velenosi. Ho spesso colto in te autentici slanci di autonomia e indipendenza. Nelle tue dichiarazioni pubbliche, dentro e fuori di quest'aula, ho sentito il forte desiderio di contribuire al miglioramento economico e sociale della Sardegna.
Ritengo che, se vorrai essere conseguente con questo, e lo perseguirai fino in fondo, potrai trovare sulla tua strada interlocutori sicuramente più leali, e profondamente convinti della necessità di un effettivo cambiamento per dare una speranza di rinascita al popolo sardo; cambiamento e speranza che non possono prescindere dalla lealtà fra gli uomini, presupposto essenziale perché tutto ciò si realizzi. Mi auguro che già da oggi saprai cogliere l'occasione per diversificare la tua posizione.
Il mio voto, invece, insieme a quello dell'amico Giacomo Sanna, era già stato oggetto di contrattazione balneare della triade Grauso-Floris-Serrenti, nel patto scellerato travestito da costruzione immobiliare, che in quanto abusiva è oggetto di decreto di demolizione, sempre che il futuro Assessore all'urbanistica non provveda chiaramente alla sanatoria.
Il Partito Sardo d'Azione non è vendita, né si presta a operazioni poco chiare. Abbiamo sempre privilegiato il dialogo e i conseguenti accordi solo ed esclusivamente con soggetti politici istituzionali, legittimati in quanto tali dal popolo. Rifuggiamo i trasformismi e siamo allergici alle compravendite.
Tengo a precisare che tutte queste considerazioni sono frutto di una mia approfondita riflessione personale, scevra da qualsiasi risentimento legato all'accettazione dell'incarico assessoriale nella Giunta proposta da Selis. Ho già avuto modo di significare lo spirito di quella partecipazione che voleva essere un contributo mio e del Partito che mi onoro di rappresentare alla soluzione della crisi, consapevole della limitatezza temporale del mandato; così come voglio che siano altrettanto chiare e prettamente politiche, le considerazioni che seguono su chi avrebbe dovuto rappresentare, in posizione di autonomia e autorevolezza, tutto il Consiglio regionale.
Due sono le cose che voglio portare all'attenzione di tutti voi, colleghe e colleghi. La prima riguarda l'atteggiamento dell'onorevole Serrenti nelle sue prerogative di Presidente di questa Assemblea. E' quanto di più scorretto istituzionalmente e politicamente, altera in maniera evidente e drammatica il corretto e democratico funzionamento del Consiglio, per tacere poi dell'uso nepotistico e personalistico delle istituzioni. A tal fine non posso non segnalare l'incongruenza comportamentale degli amici onorevoli del centro-destra che, da una parte, si ergono quale ultimo baluardo della moralità e della difesa delle regole, e dall'altro difendono a spada tratta chi questi valori da tempo ha smarrito. Ma evidentemente anche per loro il fine giustifica sempre e comunque i mezzi. Se lo stesso onorevole Serrenti facesse ancora parte del Partito Sardo d'Azione, avrei non poche remore nel farne parte anch'io.
La mia concezione della vita e della politica mi impedisce di usare il mandato popolare, prima, ed istituzionale, poi, per fini e scopi poco nobili. Tutti noi consiglieri regionali siamo chiamati a difendere ed onorare un impegno morale verso il popolo sardo che da noi attende risposte chiare ai problemi ma anche comportamenti ed atteggiamenti onorevoli.
La seconda riguarda la lettera inviata dallo stesso onorevole Serrenti al Presidente Ciampi, tendente ad ottenere lo scioglimento del Consiglio senza il coinvolgimento delle forze politiche. Questo, oltre che un atto antiautonomistico e demagogico, rappresenta un'intimidazione grave ed inaccettabile. Ho la sensazione che questo sia l'ultimo atto per favorire la formula di un governo purché sia, che oggi sta prendendo corpo, del quale lei, egregio Serrenti, fa organicamente parte. Questo la rende incompatibile con l'incarico che ricopre attualmente senza legittimazione. Ella ha agito in questi ultimi tempi non da elemento di unione del popolo sardo ma quale agente disgregatore. Mi ricorda il generale Gandolfo, mandato in Sardegna da Mussolini per dividere il Partito Sardo, se non ricordo male nel 1923. Riuscì davvero a dividere il Partito Sardo dal quale confluirono nelle gerarchie fasciste alcuni suoi militanti. Resistettero a quel tentativo Emilio Lussu, Camillo Bellieni, Giovanni Battista Puggioni, Luigi Oggianu ed altri, alla levatura morale ed intellettuale, ed al testamento politico dei quali mi sento profondamente legato. Questi continuarono infatti la loro testimonianza e la loro battaglia per affermare il diritto dei sardi alla sovranità in un'Europa dei popoli e delle nazionalità. Gli altri finirono asserviti ad un potere autoritario ed antiautonomistico.
Mi sia consentito di esprimere la viva preoccupazione di parlamentare regionale, onorevoli colleghi, perché di tutto ciò non si potrà parlare liberamente e democraticamente in quest'Aula, perché una maggioranza liberticida, nella Conferenza dei Presidenti di Gruppo, alla quale noi non partecipiamo, sempre per responsabilità dolosa dell'onorevole Serrenti, evita che i passaggi, nonché gli aspetti più bui ed inconfessabili che hanno determinato questa situazione, siano di pubblico dominio. E` un momento grave per la libertà e per l'autonomia sarda. Facendo finta che nulla sia successo, si consegna quest'Aula all'ingovernabilità prima ed al pubblico disprezzo poi. Finché il clima sarà questo, e non vi sarà un chiarimento a tutto campo, il Partito Sardo d'Azione rifiuterà ogni e qualsiasi ipotesi di collaborazione, nella certezza che collaborazione non vi può essere in presenza di situazioni e comportamenti che minano la convivenza democratica, e si propongono quali ulteriori elementi di divisione e conflittualità nella società sarda che di questo non ha francamente bisogno.
Sul programma da lei presentato, onorevole Floris, sento il dovere di esprimere alcune brevi considerazioni. Esso fa riferimento quasi esclusivamente al modello catalano-spagnolo che, se rappresenta un'utile ed importante base di riferimento, non è il solo in Europa da prendere ad esempio. Quella è una delle Regioni più ricche d'Europa, mentre la Sardegna è fra le più povere. Ritengo che la situazione della Sardegna abbia molti più punti in comune con quella irlandese e scozzese che con quella catalana. In Irlanda, in particolare, con le ricette che il Partito Sardo d'Azione propone da cinquant'anni, si è assistito ad un vero miracolo economico e sociale che ne fa una delle regioni più ricche d'Europa e con un margine di crescita ancora notevole. Non vi è chi non vede altresì la differenza dell'approccio istituzionale. Qui si forma un governo regionale; i catalani sono determinanti negli assetti nazionali spagnoli. Ancora mi preme significare che una frangia notevole della sua maggioranza parla a Cagliari una lingua diversa da quella che parla invece a Roma e a Bruxelles. Ella, Presidente, si rivolge al glorioso Partito Sardo d'Azione. La gloria, si sa, appartiene al Regno dei cieli, infatti lei ed una simpatica combriccola volete celebrarne la morte. Parafrasando un gruppo musicale nuorese, potrei dire: "L'azis mortu pessande chi andait a s'ifferru e sos chi abbarrates in terra briates pro s'interru"; traduco: "L'avete ucciso pensando che sarebbe andato all'inferno, e voi che rimanete in terra bisticciate per il funerale", ma il funerale non ci sarà. Lei sostiene di presentare una Giunta programmatica di convergenza autonomistica, tra l'altro condivisa da una parte dei sardisti. A noi che rappresentiamo ufficialmente il Partito sardo non risulta alcuna condivisione della sua Giunta e del suo programma. Chi la sostiene in questa fase non fa parte del Partito Sardo d'Azione.
Tutto l'altro appare cosa trita e ritrita, come l'ennesima Commissione speciale per la riforma dello Statuto. Vi è un testo approvato da quest'Aula nel luglio del 1996 da analoga Commissione, mai portato all'attenzione del Consiglio. Noi non siamo attaccati al nominalismo delle formule, difendiamo l'autonomia del Partito Sardo così duramente attaccata negli ultimi cinque mesi. I nostri occhi oggi, come nel passato, sono ben aperti e vigili. Da sempre sosteniamo un progetto di sviluppo autoctono, e saremmo ben lieti se questo facesse parte dell'azione di governo della sua Giunta. Ciò valuteremo negli atti concreti e non nelle dichiarazioni di principio di cui abbiamo infausta memoria.
Per le considerazioni sin qui espresse, non posso quindi non augurare al costituendo Esecutivo lunga vita, nella certezza che giochi di palazzo hanno privilegiato carriere, collocazioni e quant'altro, che col Governo della Regione Sardegna niente hanno a che vedere.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Vassallo. Ne ha facoltà.
VASSALLO (R.C.). Signor Presidente, vedo che la discussione fatta ieri in quest'Aula sul principio dell'alternanza degli interventi di maggioranza e minoranza non ha dato i risultati sperati, comunque in questo momento non è questo il problema in discussione. Voglio soltanto rimarcare un'anomalia che anche oggi si ripresenta.
Onorevoli colleghi, onorevole Presidente della Giunta, il Presidente incaricato di formare il nuovo Governo di questa Regione, ha esordito dicendo che questa è "la Giunta possibile, che questa è una Giunta programmatica di convergenza autonomistica, per un progetto riformista nazionalitario e federalista". Queste sono le prime frasi che il Presidente ha detto. Ha detto anche che questa Giunta va al di là degli schemi di destra e sinistra in un valore che ci unisce, il valore della realizzazione del programma. Permettetemi di dissentire da queste affermazioni per due ordini di motivi, il primo è che la Giunta da lei proposta, Presidente, è una Giunta che si basa, prima che sul programma, su un patto scellerato tra alcune forze politiche chiaramente di centro-destra e alcuni consiglieri eletti, sulla base di un patto programmatico condiviso, sottoscritto, nelle file della Coalizione autonomista, che, per ragioni non certamente nobili, hanno deciso di cambiare casacca e passare nelle file dell'avversario.
Cinque mesi sono passati con un alternarsi di vicende che hanno portato la politica sarda ai più bassi livelli della storia dell'autonomia di questa nostra isola, per cui è un'offesa all'intelligenza di tutti i sardi definire questa una Giunta di grande convergenza autonomistica e programmatica. Forse è più appropriato definirla "Giunta di regime restauratore golpista". E' di regime perché, così come accade in ogni regime, è basata sulla più becera spartizione del potere, tanto che il rinomato "Manuale Cencelli" è stato da voi ampiamente superato in quanto a fantasia ed alchimia politica, e la fantasia certamente non vi manca. E' di restaurazione, perché ripropone un modello tanto vecchio che più vecchio non si può. Lei parla di un programma riformista nazionalitario e federalista. È proprio vero, signor Presidente, che i proverbi hanno un fondo di verità; il lupo perde il pelo ma non il vizio. Anche la volpe, mi suggerisce Luigi. Vedete, il lupo anche quando si traveste, rimane sempre lupo. Riteniamo che questa sia una Giunta golpista perché, con la complicità di altri, il Presidente Floris è riuscito abilmente a prendere il posto di coloro che legittimamente erano stati indicati dagli elettori per ricoprire quella carica oggi da lui ricoperta.
Il suo è un programma, dicevo, che si impernia su una logica trasformistica, che lancia appelli alla solidarietà autonomistica, rilanciando le parti più negative del programma Pili. E' quindi il programma del centrodestra. Peraltro non poteva che essere così. Ed allora dite le cose come stanno. Questo è un Governo del centrodestra, questo è il programma del centrodestra. Semplificare la politica significa anche iniziare a dire in questo Consiglio regionale le cose come veramente stanno.
Signor Presidente, su una cosa sono d'accordo con lei: questa non è un'alleanza politica. Come potrebbe essere un'alleanza politica un insieme di forze che hanno basato tutta la loro azione, peraltro un'azione molto fragile, sulla mera spartizione del potere, dove "forze politiche" inesistenti, per darsi una legittimità, si appropriano anche del nome di altri e, sempre nel nome della governabilità, si prendono una fetta consistente della torta? Mi riferisco ai tre popolari, a coloro che hanno cambiato casacca. Voi, principalmente voi -qualcun altro voleva essere attore ma è diventato solo comparsa- avete mantenuto la Sardegna nella crisi per cinque mesi. Oggi il Presidente dice, nelle sue dichiarazioni, che i tre ex popolari sardi hanno permesso di dare un Governo alla Sardegna. Mi chiedo se erano necessari cinque mesi per cercare di dare una legittimità a questo vostro atto. Altro che "riconoscere che si è voluta evitare la destabilizzazione dell'autonomia", altro che "grande esempio di laboratorio per l'Italia". Siamo in presenza di ben altro.
Dicevo che questo è un programma trasformistico, dove c'è di tutto e di più. Da una parte si afferma di voler dare risposte ai bisogni della gente, alle povertà emergenti, ai disoccupati, in una società in cui si stanno annullando le conquiste sociali, e più avanti si dice che è necessario riportare sotto controllo la spesa sanitaria. E' vero che è necessario riportare ai giusti livelli di efficienza questo fondamentale servizio; è altrettanto vero che è necessario riorganizzare il sistema nel suo complesso, ma non si può partire dal presupposto di considerare il mero taglio della spesa come elemento cardine per il trasferimento di risorse finanziarie in altri settori, in un settore come quello sanitario, nel quale i cittadini sardi, come quelli di tutta la penisola, sono già stati pesantemente colpiti. I ceti più deboli, da lei citati, a pagina 9 delle sue dichiarazioni programmatiche, non sanno più a che santo rivolgersi. Sto parlando di coloro che, essendo disoccupati, con redditi sotto la soglia della povertà, sono costretti a curarsi male o a non curarsi per nulla, in quanto i medicinali di cui hanno bisogno, non sono compresi, nel prontuario farmaceutico previsto dalla legislazione vigente, tra quelli gratuiti. Sto parlando di quanti affollano i centri di igiene mentale nella nostra Isola, che sono usciti fuori di testa per la mancanza di lavoro. Si crea un dramma nel dramma. Faccio queste affermazioni, Presidente, perché, mio malgrado, le tocco con mano, nella mia città, Porto Torres, ma questa situazione purtroppo è presente in numerosi centri della nostra Isola. Si afferma di voler cambiare rotta, così come fa l'onorevole Nuvoli, che propone lo smantellamento degli stabilimenti dell'Enichem e di Fiumesanto. Nella nostra Isola stiamo già subendo lo smantellamento di importanti intraprese industriali. La ristrutturazione industriale ci ha colpiti pesantemente. Migliaia di lavoratori sono stati licenziati o messi in cassa integrazione, o impegnati nei lavori socialmente utili. Il problema, caro onorevole Nuvoli, non è quello di smantellare l'esistente, il problema è quello di riqualificare, rimodernare, investire nella ricerca e in nuovi modi di produrre, nel rispetto dell'ambiente che è un valore primario nella nostra Isola.
Non si capisce perché non si realizzi qui quanto si sta facendo in altre parti della Penisola. La verità, o una parte di essa, è che in Sardegna vi è troppa accondiscendenza;c'è una subalternità maggiore di quella che vi è in altre regioni. Le distorsioni del sistema e della politica che voi teorizzate, in cui il liberismo più sfrenato prevale su ogni altra cosa e il profitto è l'unica parola d'ordine, di modo che il ricco diventa sempre più ricco e il povero sempre più povero, sono sempre più evidenti ed appaiono in tutta la loro drammaticità nelle zone deboli del paese. La Sardegna, purtroppo, ne è un esempio tangibile. Si parta, quindi, da questo dato negativo, si discuta sulla cattiva qualità della vita. -Anche recentemente i giornali citavano una serie di dati negativi relativi a numerosi centri dell'isola, mettendo in risalto il progressivo aumento delle malattie tumorali- si imponga il rispetto delle normative comunitarie, e se queste non ci soddisfano, visto che noi abbiamo competenza primaria in questa materia, se ne studino delle nuove. Non deve ripetersi quanto è successo alla fine della scorsa legislatura in questo Consiglio, quando una proposta di legge che prevedeva l'introduzione di norme che potevano bloccare l'utilizzo dell'Orimulsion nella centrale di Fiumesanto, è stata votata a scrutinio segreto su richiesta del Polo e bocciata. Molte volte si parla bene ma si razzola male. Dobbiamo cercare di essere coerenti con le cose che diciamo in quest'aula.
Si parla della necessità delle infrastrutture. E` vero, Presidente, è necessario darci una nuova infrastrutturazione, ma è anche necessario intervenire per riqualificare le produzioni e soprattutto per il riutilizzo delle aree dismesse. Ci sono in Sardegna migliaia di ettari dotati di infrastrutture ormai completamente abbandonate a sé stesse. Rappresentano un valore che non si vuole - non ho capito per quale motivo - utilizzare, spesso perché si preferisce infrastrutturare altre zone, probabilmente creando il deserto sul deserto. Dobbiamo partire da quello che abbiamo. A più riprese, in quest'Aula, ci vengono presentati dei modelli, e guarda caso ci vengono sempre presentati dai presidenti del centro destra. Pili era per un modello lombardo, quindi era rimasto entro i confini nazionali. Floris per superarlo si è spostato oltre frontiera e ci ha proposto un modello catalano-spagnolo. Speriamo che non ci siano altri presidenti del centrodestra, se no chissà dove arriveremmo. E' risaputo, però, che non tutti i modelli vanno bene per tutte le stagioni, così come non è possibile far indossare un vestito taglia 46 a una donna che porta la taglia 50. E non si tratta solamente di un problema estetico. Comprenderei se il Presidente avesse scritto che è nei suoi auspici che la Sardegna arrivi al livello di sviluppo raggiunto nella regione Lombardia o nella Catalogna Spagnola, e che una serie di azioni intraprese in queste regioni rappresentano un valido esempio per il nostro agire, adattando il tutto alle nostre peculiarità, ma mi pare davvero eccessivo proporre questi modelli in una regione come la nostra, in cui il tessuto socioeconomico è completamente diverso.
Si parla poi di progetto nazionalitario e di futuro dell'autonomia, però, nel suo programma, presidente Floris, non ha speso una parola su quanto è accaduto alcuni giorni fa nel Parlamento italiano, dove il nostro Statuto è stato calpestato impunemente anche col voto della coalizione che ella rappresenta. Sto parlando della votazione sull'articolo 3 della proposta di legge costituzionale che reca come titolo "Modifiche dello Statuto speciale della Sardegna", e in un paragrafo recita così: "Le disposizioni del titolo terzo del presente Statuto possono essere modificate con leggi ordinarie della Repubblica su proposta del Governo o della Regione, in ogni caso sentita la Regione".
Non le sfuggirà, onorevole Presidente della Giunta, il misfatto che è stato compiuto a danno della nostra comunità. Una parte fondamentale del nostro Statuto, contenente quindi norme di natura costituzionale, è stata dichiarata modificabile con legge ordinaria. Io mi auguro che il secondo ramo del Parlamento corregga questa norma, o che venga corretta in seconda lettura
C'è poi la questione della norma sullo scioglimento del Consiglio regionale, introdotta all'ultimo momento su proposta dell'onorevole Pisanu, valevole solo per la Sardegna, fra tutte le Regioni a Statuto speciale. Non nego che ci fosse qualche ragione per farlo, però ritengo che, se si riteneva necessario lo scioglimento del Consiglio si doveva andare fino in fondo, non giocando con una modifica delle norme statutarie che introduce discriminazioni tra le regioni. Sui principi non si può giocare e non vi possono essere sperequazioni tra le diverse regioni. Ma, anche su questo, non c'è stato nessun commento da parte del Presidente, un Presidente che crede in un "progetto nazionalitario e federalista". Alla faccia del federalismo! Invece si è pensato bene (ripensando al modello catalano-spagnolo) di ridisegnare il ruolo del Presidente del Consiglio, al quale, si dice, si deve riconoscere una funzione più attiva nella difesa dell'identità del popolo sardo. Non sono pregiudizialmente contrario al concetto, ma le chiedo, signor Presidente della Giunta, se non ritenga che la prima esigenza di questa Assemblea sia quella di ripartire dal rispetto delle regole scritte e non scritte di questa Assemblea, e che la prima cosa da fare sia rimuovere dal suo incarico chi ha turbato la convivenza civile in quest'aula. E' una domanda che io mi pongo e mi auguro che se la voglia porre anche lei per la coalizione che rappresenta.
Signor Presidente, nel suo programma ha citato grandi temi, come i trasporti, la continuità territoriale, il credito e l'agricoltura, e ha riconosciuto anche la valenza dell'intesa col Governo centrale raggiunta nella passata legislatura. E' un merito, nel senso che ha recuperato una serie di dimenticanze dell'onorevole Pili. Avrà appreso che in questi giorni, mi sembra proprio ieri o l'altro ieri, tra l'altro lei proviene da Bruxelles, è stata approvata la legge numero 36, quella sugli incentivi alle imprese, e mi meraviglio che nelle sue dichiarazioni richiami la necessità di creare una task force, comitati, organismi di sorveglianza e quant'altro, ma dimentica di richiamare le cose che già da subito possono dare risposte alle esigenze dell'imprenditoria, possono dare risposte alle esigenze di coloro che aspettano da troppo tempo un posto di lavoro.
Ma su questa cosa si glissa, maldestramente dico io, per cui è necessario, signor Presidente, che lei nella sua replica recuperi le parti che, a mio avviso, mancano nel suo programma. È bene cambiare, è bene aggiornare, è bene migliorare i provvedimenti, ma non è bene distruggere ed eliminare tutto quello che riguarda il passato. Ritengo che la sua Giunta, se avrà la fiducia del Consiglio, abbia il dovere di dare immediatamente le risposte necessarie.
Anche lei ritiene che la crescita da noi indicata nel documento di programmazione economica sia una crescita molto lenta; che non corrisponde alle esigenze dei sardi. Ma, se non abbiamo la capacità di spendere subito e di spendere bene i fondi che noi abbiamo a disposizione, se aspettiamo ulteriori programmi, ulteriori analisi, ulteriori considerazioni prima di dare risposte alla gente, mi chiedo dove arriveremo.
Voglio dirle un'ultima cosa, Presidente, lei lancia un appello a tutte le forze presenti in questo Consiglio, lancia un appello alle forze sardiste, alle forze socialiste, alle forze laiche, alle forze ex comuniste o post comuniste, lancia un appello praticamente a tutta l'Aula.
Signor Presidente, io non mi sono offeso perché lei non ha lanciato un appello anche alle forze che non si sono trasformate, ma che sono rimaste fedeli agli ideali comunisti, però quando lei chiede all'Assemblea di collaborare, di ragionare sui grandi temi della politica sarda, sulle ragioni fondanti della nostra democrazia e del nostro progresso, ritengo che faccia un grosso torto a quest'Aula non riferendosi a tutte le forze politiche in essa presenti, e direi anche a quelle che non sono rappresentate in quest'Aula, perché il progresso e soprattutto la democrazia si costruiscono se si ha rispetto di tutti, compresi noi.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Pilo. Ne ha facoltà.
PILO (F.I-Sardegna). Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, colleghe e colleghi, è un po' triste vedere quanti banchi di questo Consiglio sono vuoti in un momento così importante per questa istituzione e per la Sardegna intera, considerato anche che percepiamo un cospicuo compenso per svolgere il nostro ruolo di consiglieri regionali. Io mi auguro che questa sia la volta buona, come si dice, e cioè, mi auguro che si possa varare una Giunta, e si vari l'unica Giunta regionale possibile. Ritengo che sia doveroso nei confronti di una Sardegna in ginocchio; perché fuori da questo palazzo - come tutti sappiamo anche se spesso poi all'interno del palazzo lo scordiamo - c'è la disoccupazione che aumenta, e le aziende, a causa del rapporto troppo stretto tra politica e economia, in questa situazione di paralisi politica all'interno della nostra istituzione, vedono aumentare le proprie difficoltà.
Credo che creare ostacoli al funzionamento del Consiglio regionale, mi rivolgo ai colleghi del centrosinistra, non farebbe altro che continuare ad indebolire ulteriormente quelle fasce deboli che voi, colleghi del centrosinistra, dite di voler difendere. Ma questa Giunta, l'unica possibile per quanto ci riguarda, non è la Giunta che noi di Forza Italia speravamo si formasse. Contrariamente a quanto afferma l'onorevole Beppe Pisanu, Capogruppo alla Camera del Partito a cui io appartengo, non credo che ci siano in Sardegna due vincitori; io credo che ci sia un unico vincitore e si chiama Mauro Pili. E` la persona sulla quale i sardi avevano sperato di poter contare in una logica di cambiamento. Credo però che questa Giunta che ci apprestiamo a varare sia una Giunta che ha una sua dignità, perché comunque rispetta uno dei due obiettivi che questa coalizione si era data; il primo era quello di governare con Mauro Pili per il cambiamento ma l'altro era quello di non consentire la formazione di un governo di centrosinistra.
La coalizione che sostiene questa Giunta, per quanto mi riguarda, non è la realizzazione del grande centro così come progettato da Cossiga, ma è l'aggregazione di una serie di forze moderate che non hanno condiviso la politica del centrosinistra, che hanno individuato alcuni punti fondamentali del programma sul quale concordano, attraverso i quali operare le riforme che tutti noi ci aspettiamo, prima fra tutte la riforma elettorale, senza la quale sarebbe assolutamente inutile anche pensare allo scioglimento del Consiglio regionale perché ci troveremmo probabilmente in una condizione molto simile a questa.
Personalmente ho dato la mia adesione a questa maggioranza perché addebito grandi responsabilità al centrosinistra che ha guidato per 14 anni questa Regione governando contro i sardi. Dico questo perché questi 14 anni di governo del centrosinistra in Sardegna non hanno fatto altro che rafforzare il controllo sull'economia, sulla cultura, sulla burocrazia, sull'istruzione da parte delle segreterie dei partiti. Per Forza Italia le grandi scommesse infatti restano il ripristino del pluralismo e le battaglie contro la povertà. È molto semplice infatti dire di essere contro la povertà e di dover creare lavoro e abbattere la disoccupazione e poi concretamente non fare niente perché questo sia possibile.
In tema di pluralismo, io credo che ci sia da fare un'amara considerazione sulla mancanza di una rappresentanza della "metà del cielo" in questa Giunta. Dice un noto proverbio sardo: "Non è importante alzarsi presto, l'importante è azzeccare l'ora." Questo sostanzialmente è quello che capita alle donne; le donne probabilmente non sono abituate ad azzeccare l'ora; le donne si alzano tutte le mattine molto presto, accudiscono alla famiglia, vanno a lavorare se lavorano fuori casa, oppure restano a casa e continuano a lavorare, è un lavoro certosino, quotidiano, fatto di passione e di senso di responsabilità. Ma questo senso di responsabilità in politica si trasforma in una grande penalizzazione. Con le donne non c'è bisogno di trattare mai niente, non c'è bisogno di coinvolgerle perché certamente in loro prevale il senso di responsabilità, quindi, d'accordo o non d'accordo, si piegano al raggiungimento degli obiettivi generali trascurando gli obiettivi personali. Credo che una delle cose importanti che questo Consiglio regionale, i Gruppi, i Partiti rappresentati all'interno di questo Consiglio devono fare, sia riportare la politica all'interno delle istituzioni, trascurando la politica dei salotti e dei ristoranti e proponendo orari decenti per la politica perché questa è l'unica condizione perché le donne possano essere presenti, visto e considerato che nessuna di noi ha intenzione di abbandonare la famiglia per dedicare interamente la propria esistenza alla politica,
ma, probabilmente, se ci accorderemo sugli orari, sui modi e sulle sedi, questo sarà possibile.
Per quanto mi riguarda io non ho avanzato nessuna candidatura alla carica di assessore e l'ho fatto perché volevo essere coerente con una mia convinzione personale che tutti conoscono, che è quella che gli assessori debbano essere tecnici o comunque non consiglieri regionali. La mia convinzione nasce dal fatto che ritengo sia un errore pensare che la politica, la capacità di governare sia tutta chiusa all'interno di questo Consiglio regionale; all'esterno c'è, infatti, tanta gente capace ed appassionata di politica che può dare una mano. Per la verità, devo anche dire che nessuno ha chiesto la mia disponibilità, non l'avrei data ma non mi è nemmeno stata chiesta. Dico questo per essere onesta fino in fondo. Sono convinta che essere di parte non possa significare essere faziosi e perciò dico queste cose con molta serenità perché sono davvero convinta che il dibattito vada portato all'interno di questa sede e non all'interno di altre sedi che non mi appartengono.
Per quello che riguarda le dichiarazioni programmatiche, voglio fare alcune considerazioni. Presidente Floris, io credo che una delle cose importanti sia invertire le logiche, e mi spiego. Nella sanità, nella scuola, nella formazione professionale finora hanno prevalso le logiche di tutela o di attenzione agli operatori del settore. Poca attenzione è stata data agli utenti di questi settori ai quali invece dobbiamo fare principalmente riferimento. È a loro che bisogna dare le risposte. Credo che, per quanto riguarda il problema delle banche, che è centrale, come tutti sanno, per la Sardegna, non si possa dimenticare, Presidente, che la maggiore banca della nostra Isola è il Banco di Sardegna, il quale è il maggior raccoglitore di denaro in Sardegna, denaro che sistematicamente non reinveste perché dedica l'attenzione massima alla creazione di utili piuttosto che ad investimenti che consentano lo sviluppo reale della nostra regione. Quindi, il problema non riguarda solo le banche non sarde. Credo che sia importante anche rivedere la logica degli incentivi, come lei dice nelle sue dichiarazioni programmatiche, perché spesso, rappresentando l'innovazione tecnologica l'unica fonte di finanziamento, grazie a una serie di leggi a favore delle piccole e medie imprese che la incentivano, ciò induce gli imprenditori ad accelerare tale innovazione, determinando un eccessivo aumento dell'indebitamento ed uno scompenso tra livello di innovazione tecnologica e i bisogni reali dell'impresa.
Sui temi della sanità, credo che sia necessario, così come peraltro nei settori della cultura e dell'istruzione, favorire la concorrenza. Questo è fondamentale e prioritario per ottenere quelle condizioni di pluralismo che in Sardegna sono venute meno. Penso che sia necessaria una politica che sia di stimoloalla formazione di scuole alle quali possano far capo medici, ma anche personalità del mondo della cultura che arrivino da fuori. I "viaggi della speranza" nel settore della sanità devono finire; è triste, signor Presidente, dover constatare che spesso le persone più deboli, quelle che hanno minori possibilità economiche, sono quelle che la sanità pubblica tratta peggio. Sono andata a fare una visita medica da un ortopedico e mi sono trovata insieme a persone che avevano subito numerosi interventi non riusciti al piede. Il medico con fare molto leggero diceva: "L'intervento non è riuscito, lo rifaremo". Quelle persone ora sono diventate disabili Presidente. Questa superficialità non deve più essere consentita a nessuno.
Per quanto riguarda la questione delle zone interne, Presidente, io credo che sia arrivato il momento di affrontare il problema con coerenza e serenità. I temi del turismo nelle zone interne sono sicuramente centrali. Penso che sia necessario riorganizzare tutti gli enti e le strutture che si occupano di turismo, perché dobbiamo far sì che gli abitanti delle zone interne non debbano più spostarsi verso le coste per trovare un lavoro. Dobbiamo portare il lavoro nelle zone interne perché il loro spopolamento, tra l'altro, facilita l'aumento della criminalità. Credo che il progetto per le zone interne dovrebbe avere un'attenzione molto particolare.
Chiudo, colleghi del Consiglio e Presidenti, con un appello alle forze politiche che compongono il Consiglio, anzi con due appelli.
Uno è l'appello alla nostra capacità di valorizzare tutte le risorse che esistono all'interno di questo Consiglio regionale, composto per circa la metà da consiglieri di grande esperienza, a volte pluridecennale, che sono certamente portatori di un'esperienza e di una saggezza che noi gli riconosciamo.
Ma per l'altra metà questo Consiglio è composto da giovani, non per età perché io non sono certamente una giovane, ma giovani come esperienza politica, che sono portatori di competenze, di entusiasmi, di volontà. Questi consiglieri non possono essere considerati consiglieri di serie B, che non hanno la possibilità di scegliere quando intervenire o devono tacere perché il loro entusiasmo li porterebbe magari a dire delle cose che gli accordi non prevedono. Io rivolgo un appello a questi colleghi a qualunque Gruppo appartengano: cerchiamo di dare un contributo perché si possa avviare una stagione di vero cambiamento e di rilancio della nostra Isola.
Voglio rivolgere anche un appello ai sardisti perché si facciano promotori di un confronto approfondito, che coinvolga tutte le forze politiche, sui temi del sardismo. Usciamo dai luoghi comuni e dagli slogan presenti nelle dichiarazioni di voto, ma i cui contenuti obiettivi spesso non si capiscono. Facciamo proposte operative, cerchiamo di capire quali sono le cose sulle quali siamo d'accordo e quelle sulle quali non lo siamo. Condivido la vostra preoccupazione: il sardismo non può essere un coperchio che copre tutte le pentole, ma non prestatevi a questo, obbligateci a confrontarci sui contenuti e sulle prospettive e sulle alternative per la Sardegna.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Fadda. Ne ha facoltà.
FADDA (Popolari-P.S.). Onorevoli colleghe e colleghi, onorevole Presidente della Giunta regionale, la presentazione delle sue dichiarazioni programmatiche le ha dato l'opportunità di fornirci una sua personale interpretazione dei risultati elettorali e delle cose che sono avvenute fino ad oggi; interpretazione che, a giudicare dagli interventi svolti fino ad ora, e questo mi dispiace davvero, ha trovato il pieno accordo di tutti i suoi alleati. Per la verità, si tratta di interpretazioni che lasciamo a lei, signor Presidente della Giunta, che noi non condividiamo e che servono solo a giustificare un'elezione che non è capita dalla maggioranza dei sardi.
Il Presidente diventa infatti il vincitore, al termine di cinque mesi di vicende tormentate, di illusioni e di tradimenti. Non è mancato neppure (ed è un fatto nuovo e sconvolgente) l'uso scorretto della Presidenza del Consiglio come elemento di congiura, con un vero e proprio stravolgimento delle regole più elementari dell'istituzione autonomistica. Questa è la sommaria descrizione dei fatti. Le responsabilità delle forze politiche riunite nel Polo della Sardegna sono pesanti. Il Presidente ha parlato di "Giunta di programma", di "Giunta possibile", ma non possiamo essere d'accordo con queste definizioni. Non si può chiamare "Giunta di programma" una Giunta che nasce dalla trama, fin qui tessuta dagli onorevoli Grauso, Serrenti e da lei stesso, signor Presidente della Giunta, per annullare il risultato elettorale, spaccare i partiti, umiliare il movimento referendario, riunire aspettative e pretese apparentemente inconciliabili. E', invece, la Giunta - dobbiamo dircelo con molta onestà - che nasce dalla paura dello scioglimento del Consiglio, una paura ben conosciuta, una paura abilmente utilizzata ed enfatizzata, una paura che permette al presidente Floris di apparire addirittura come salvatore di questa legislatura: È la Giunta dei tradimenti; del tradimento da prima nei confronti dell'onorevole Pili, e poi dell'onorevole Selis, entrati tutti e due nel meccanismo ideato e messo in campo, appena finite le elezioni, da esperti manovratori e imbonitori. Si trattava di tradimenti e cadute abbondantemente programmate da chi aspettava il risultato di oggi; impegnandosi perché maturassero e prendessero corpo le abiure, gli abbandoni e i trasformismi. Persino la lettera dell'onorevole Serrenti al Presidente della Repubblica, oltre che un atto offensivo, non solo verso il Consiglio regionale, ma anche verso l'autonomia della Sardegna, era un'iniziativa prevista dal torbido disegno. Consentitemi di ricordare che lo stesso onorevole Pisanu, Capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, in un suo intervento ha giudicato la soluzione di questa crisi come "espressione degli istinti peggiori del ceto politico regionale -sono le sue testuali parole- e di atteggiamenti trasformistici della peggiore qualità".
FLORIS MARIO (U.D.R.), Presidente della Giunta. Lui ne sa qualcosa, e anche tu.
FADDA (Popolari-P.S.). Lei si è dimostrato un maestro in questo.
COGODI (R.C.). Tutti e due ne sapete qualcosa.
CUGINI (D.S.-F.D.). Non è una gara a chi ne sa di più.
FADDA (Popolari-P.S.). Se è questo il giudizio di uno dei rappresentanti più autorevoli del partito di maggioranza relativa, non vi faranno certo meraviglia e non vi creeranno stupore questi giudizi e quelli che avete sentito e sentirete dai rappresentanti della Coalizione autonomista E' anche la Giunta dello stravolgimento delle istituzioni. Non è possibile trovare, tra quelli che sono stati i Presidenti del Consiglio nella storia dell'autonomia, un altro che sia stato così organico al potere della Giunta, da partecipare alle trattative per l'attribuzione degli incarichi del governo e degli enti strumentali, com'è avvenuto in questi giorni e abbondantemente documentato dalle riprese televisive. Mai ci saremmo aspettati un Presidente del Consiglio che commemora i cinquant'anni di autonomia stravolgendo regole consolidate che appartengono non solo all'Assemblea sarda, ma anche allo stesso Parlamento nazionale.
E' una Giunta che spacca alcuni partiti e introduce, come collante fisiologico della loro esistenza e unico argomento del loro dibattito, l'attenzione al potere ed alle ambizioni personali. E' una Giunta - diciamocelo - qualunquista, alla quale va bene tutto e il suo contrario; una Giunta di destra nella quale, per giustificare un'operazione che non ha nulla da spartire con le idee e con le speranze di Aldo Moro, si cita impropriamente, onorevole presidente Floris, quel martire del terrorismo come teorico di una governabilità senza contenuti.
E il programma che ci è stato presentato è proprio senza qualità; è la raccolta di tutto il circolante possibile, è un programma nel quale questo miscuglio strano di sapori viene persino definito pragmatismo, un programma nel quale si citano come attuabili allo stesso tempo le proposte dell'onorevole Selis e dell'onorevole Pili, come se i programmi fossero intercambiabili e totalmente indifferenti ne fossero le motivazioni politiche; il tutto per giungere a un risultato che soddisfa solo quelli che hanno condotto il gioco. E' la Giunta del trasformismo della peggiore qualità, come ha detto l'onorevole Pisanu, un trasformismo che riesce a mettere d'accordo nella stessa Giunta l'assessore Onida e l'onorevole Manunza, protagonisti, ahimè, dobbiamo dircelo, non per ragioni puramente culturali e ideali, di irriducibili conflitti fino a determinare, anche in altri tempi, una grave spaccatura nel Partito Popolare Italiano; un trasformismo nel quale diventano tecnici di qualcosa tutti quelli che tali devono essere chiamati soprattutto se nobilitati dal marchio di Riformatori. Aspettiamo, onorevole Fantola, le sue spiegazioni sul come si possa, in nome di due Assessorati, assegnati tra l'altro a due candidati non eletti alle ultime elezioni regionali, conciliare presidenzialismo e maggioritario con l'elezione a Presidente della Giunta del rappresentante del partito meno votato nell'attuale maggioranza di centrodestra e neppure candidato nelle liste regionali. Non abbiamo capito a che cosa servono i suoi referendum se non ad ingannare gli elettori. E' un trasformismo che consente all'onorevole Onida di accettare il sacrificio di un assessorato diverso da quello da lui ancora occupato, dopo aver criticato Assessori e alleati della Giunta di cui fa ancora parte. E' necessario, per capire questo, rileggere il discorso dell'onorevole Onida, di appoggio ingannevole a Selis, mentre lo stesso Onida organizzava intanto la secessione del Partito Popolare. E' la "Giunta dell'impossibile" sulla base del risultato elettorale, una Giunta accettata da Forza Italia dopo aver sbandierato anche oggi in quest'aula i 152.000 voti di Mauro Pili, ma resa possibile dalla grande voglia di occupare anche una modesta quota di potere.
In questo contesto contraddittorio, il presidente Floris si è rivolto perfino al vero e unico Partito Popolare per chiederne la collaborazione, ma lo ha fatto dopo aver dato ospitalità a tre consiglieri transfughi che hanno abbandonato quel partito tradendo il patto con gli elettori, il patto con gli alleati della coalizione, il patto con l'onorevole Selis, che essi si sforzavano continuamente di rassicurare per poterlo tradire con maggiore tranquillità. E si tratta di un tradimento ancora più grave perché è stato messo in atto nei confronti di una coalizione che aveva come suo leader proprio un amico di partito, di una coalizione che intendiamo comunque ringraziare, una coalizione che è stata e poteva essere maggioranza e purtroppo non lo è proprio per l'irresponsabilità di alcuni ex amici del Partito Popolare Italiano. Pur non essendo noi Popolari, noi, quelli seduti da questa parte, responsabili di questo inqualificabile comportamento, avvertiamo il dovere di chiedere scusa, e lo facciamo davvero con sincerità, alle componenti dell'intero schieramento di centrosinistra, ed oltre alle scuse esprimiamo anche l'apprezzamento e l'ammirazione per il fatto che nessuno dei loro rappresentanti ha abbandonato i partiti che recentemente ne avevano permesso l'elezione.
Ci troviamo, dunque, di fronte a una Giunta che mai sarebbe potuta nascere al di fuori del clima intossicato di questi cinque mesi, un clima fomentato proprio da chi ha avuto la regia di questa operazione. Le uniche attese soddisfatte sono state quelle dei singoli manovratori, di quelli più abili a condurre il gioco, più incuranti del rispetto che si deve alle istituzioni, più interessati alle piccole e grandi rivincite personali che al vero governo nell'interesse dei sardi.
Si parla di una Giunta di programma per un Esecutivo che utilizza, come parte decisiva della maggioranza che la sostiene, consiglieri che per cinque mesi hanno lavorato nell'ombra per un potere purché fosse, quindi senza conoscere quale maggioranza si sarebbe formata e con quale programma si sarebbe presentata.
Questo, è dunque, lo scenario, questo lo sfondo veramente oscuro, queste sono le considerazioni generali che devono attirare la nostra attenzione, perché la scarsa qualità di molti degli atti e delle scelte compiute in questi mesi può, se questi atti e queste scelte non saranno adeguatamente contrastate, con l'impegno di tutti, condizionare l'intera legislatura e avvelenare i suoi frutti. Le trame con le quali abbiamo fatto i conti in questi mesi sono davvero pericolose e sono capaci di condizionare ogni momento, di influire sui comportamenti, di lacerare lo stesso tessuto dei rapporti politici all'interno del Consiglio, e con quelle trame faremo i conti finché avremo l'onorevole Serrenti alla presidenza dell'Assemblea. Ma, per il rispetto che abbiamo sempre per il popolo sardo e per le sue istituzioni, abbiamo ascoltato con attenzione e meditato le dichiarazioni programmatiche del presidente Floris, sulle quali altri hanno già detto ed altri interverranno.
Motivo di soddisfazione nella lettura delle dichiarazioni è certamente l'apprezzamento per il programma presentato in quest'aula dall'onorevole Selis qualche settimana fa; apprezzamento espresso per la passione e l'impegno, costante tradizione del cattolicesimo democratico, che ispira il Partito popolare; impegno e passione che caratterizzano il programma divenuto proposta condivisa dall'intera Coalizione autonomista. E mi riferisco alle varie proposte dell'onorevole Selis per soluzioni di governo capaci di dare ai sardi politiche sociali e del lavoro innovative, una sanità efficiente, ma vicina ai più bisognosi, un impulso nuovo alle iniziative capaci di superare le lacerazioni del tessuto sociale delle città e delle zone interne, per salvaguardare dalla trascuratezza e dall'abbandono le scuole delle periferie e dei piccoli paesi dell'interno, per riconoscere ai lavoratori dell'istruzione e dei servizi l'alto valore civile del loro compito, per dare ai giovani studenti e ai disoccupati la speranza di un posto dignitoso nella società che cresce. Ma a queste dichiarazioni di apprezzamento non fanno seguito, nelle dichiarazioni programmatiche del presidente Floris, proposte conseguenti, perché il progetto politico che oggi ci viene presentato è insufficiente per rispondere alle vere esigenze dei sardi, e comunque guarda verso direzioni diverse, a interessi e a gruppi poco sensibili ai valori di quel mondo, al quale l'onorevole Selis indirizzava le attenzioni in questa parte del suo programma.
L'iniziale motivo di soddisfazione è, dunque, ben presto superato e sopraffatto, perché vediamo che le speranze di cambiamento della Sardegna sono affidate soprattutto all'acquisizione di modelli sociali ed economici nati da altra storia (nella quale, tra l'altro, noi eravamo i dominati e i nostri aspiranti modelli i dominatori), da altra cultura, da altro e ben più forte tessuto economico imprenditoriale, quello della Catalogna, la regione più ricca e industrializzata della Spagna.
I contenuti del programma non sono, quindi, tali da farci dimenticare il modo in cui si è arrivati all'attuale situazione, perché oggi ritengo fortemente compromessa dalle azioni che sono state messe in atto anche la possibilità di un costruttivo dialogo consiliare. Resta ancora al suo posto un Presidente del Consiglio non arbitro del libero gioco democratico, ma apertamente schierato con la maggioranza che governa, anzi, promotore ed attuatore di un disegno politico oscuro che è deleterio non solo per i rapporti all'interno di quest'Aula, ma anche per i partiti, per tutti i partiti che ne escono disorientati e confusi, ma deleterio persino per il mantenimento di buoni rapporti personali tra molti consiglieri di questa Assemblea È per questo che intendo confermare con forza la nostra richiesta principale, il presupposto perché condizioni di normale svolgimento della discussione vengono recuperate, la richiesta delle dimissioni dell'onorevole Serrenti da una carica che continua ad occupare, nonostante le continue e persistenti violazioni degli obblighi inerenti alla sua funzione. In verità, pensavamo di non dover giungere a questa sollecitazione, dal momento che lo stesso onorevole Serrenti, durante la Conferenza dei Capigruppo che ha preceduto il suo voto contrario alla Giunta presieduta dall'onorevole Selis, aveva preannunciato le proprie dimissioni immediate, nel caso in cui avesse deciso di intervenire attivamente, come ha fatto, lasciando la Sardegna per un mese senza governo regionale, nella dialettica tra maggioranza ed opposizione, snaturando così il ruolo che il nostro Consiglio impone al Presidente. Lo stesso onorevole Serrenti reagì offeso al nostro sospetto che avrebbe potuto esprimere quel voto. Avevamo apprezzato, credo lo ricordiate tutti, quella reazione. Abbiamo creduto in un orgoglio istituzionale che l'interessato ha prontamente smentito, facendoci pentire della fiducia che in lui avevamo riposto, e nello smentire questa nostra fiducia ha voluto aggiungere un'offesa ai suoi predecessori definendoli "semafori" o "regolatori del traffico". A questi predecessori dovranno andare certamente le scuse dell'onorevole Serrenti, almeno al Presidente della Giunta in carica, perché non vogliamo credere che proprio lui ignori che la regola di indipendenza dei Presidenti del nostro Consiglio regionale va ben al di là delle funzioni dei semafori, ed è una regola ben conosciuta da tutti noi.
Occorre che i Gruppi politici più responsabili, quelli della maggioranza e quelli dell'opposizione, ripensino il loro ruolo nella Giunta e nel Consiglio, senza che si giunga alla scomposizione dei poli, senza alchimie altrettanto pericolose di quella attuale, e forse sarà possibile trovare soluzioni diverse e più rispettose non tanto delle contingenti aspirazioni di potere dei singoli colleghi o candidati delusi, quanto delle aspettative di governo dei cittadini sardi. E` possibile avviare un dialogo costruttivo al quale non intendo, non intendiamo, come sempre, rinunciare.
Liberandoci dai veleni di questi mesi possiamo pensare ancora a costruire, ma si deve essere chiari sulla ripresa del dialogo anche fuori da questa Assemblea. Presidente Floris, questa è una Giunta nata sui veleni. Non ci può chiedere di dimenticare o far finta di nulla. Non ci può essere collaborazione fino a quando rimarrà la dipendenza e la stessa opportunità di collateralismo tra lei, la sua Giunta e l'onorevole Serrenti. Ci sono interessi della Sardegna da salvaguardare; se veramente questi le stanno a cuore, deve assumere, con la sua maggioranza, un comportamento attivo e propositivo perché l'onorevole Serrenti si dimetta. Sono queste le condizioni minime per la riapertura di un dialogo che potremo portare avanti, restando nel ruolo di leali e fermi oppositori.
Noi crediamo ancora che sia possibile lavorare per restituire ai partiti una loro capacità di rapporto e dialettica anche su piani diversi da quelli immediati di governo. L'interesse per le sorti della nostra isola ci deve spingere ad utilizzare il piano della discussione possibile, intanto quello delle regole e della trasparenza nei comportamenti politici. Non possiamo e non vogliamo ignorare le appartenenze, ma rispettarle come valore della convivenza e di una corretta dialettica. Se riusciremo ad esprimere in questa discussione i primi contenuti di nuovi possibili e più vivibili rapporti, questa discussione lascerà un patrimonio positivo, al di là dei risultati immediati di una votazione nella quale confermiamo il nostro voto contrario.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Liori. Ne ha facoltà.
LIORI (A.N.). Onorevoli colleghi, onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Presidente della Giunta, nell'annunciare il mio voto favorevole alla Giunta Floris, coerentemente e lealmente in base alle promesse fatte all'elettorato che mi ha sostenuto nelle elezioni del 13 di giugno, quando mi impegnai per impedire che alla Sardegna fosse risparmiato un nuovo governo di centrosinistra, non posso comunque non rammaricarmi per la scelta dell'Assessore tecnico indicato dal Gruppo regionale di A.N., da me non condivisa, tanto che ho deciso di rendere pubblica questa mia posizione, dato che, a mio modo di vedere, la scelta avrebbe dovuto privilegiare una persona dotata di una formazione culturale attinente all'incarico da ricoprire, cioè una persona più competente, come era, credo, nelle nostre possibilità.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLONI
(Segue LIORI.) Ritengo che l'essere il solo del Gruppo ad aver dissentito pubblicamente non basta a farmi avere torto. Come ben sa chi mi conosce, non è con i riferimenti alla disciplina o con i richiami alla decisione della maggioranza che si può mutare il mio giudizio, e che mi si può altresì convincere della bontà di una scelta che ha visto la stessa persona segnalata per assumere prima l'Assessorato dei lavori pubblici e poi quello dell'ambiente. Ma tant'è, e quindi passo ad aspetti di politica più attinenti all'argomento della fiducia alla Giunta.
La Sardegna è oggi attanagliata dalle conseguenze delle scelte errate compiute nei decenni precedenti in campo politico regionale e sovraregionale. Il secolo che si chiude è stato caratterizzato politicamente dall'affermarsi delle ideologie, alcune delle quali avevano la pretesa di sostituirsi alle religioni, arrivando ad un punto di degenerazione tale da scatenare guerre tra le nazioni e guerre civili. La sinistra, che è andata imponendosi via via negli ultimi decenni, lo faceva reclamando dalla società certezze, obblighi, diritti, mai doveri. Nella scuola richiedeva promozioni senza selezione, nei settori produttivi il posto di lavoro, cioè lo stipendio senza il lavoro stesso. Dappertutto ha fatto prevalere la logica dell'assistenzialismo che, dopo gli operai, ha toccato gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti ed anche gli agricoltori. Si è arrivati al punto che in Italia -e la Sardegna non è da meno- nessuno investe più capitale di rischio, cioè frutto dei propri risparmi. E' così che abbiamo in Italia, ed ancor più in Sardegna, un'economia che distribuisce ciò che non produce.
E` stato già ricordato in quest'aula, mi pare dallo stesso Presidente Floris, che la gran parte del prodotto interno lordo della nostra isola deriva da stipendi pubblici, e questo la dice lunga sulla situazione nella quale ci troviamo. Questo castello incantato, cementato col debito, ha pervaso tutta la politica italiana negli ultimi decenni, fino alla caduta del muro di Berlino, muro del quale si è parlato abbondantemente nelle sedi politiche negli ultimi anni ed anche in quest'aula. La caduta di questo muro col suo fragore ha amaramente risvegliato le coscienze che, alla fine del millennio, devono fare i conti con lo sfascio creato dal potere delle sinistre e dei sindacati. Essi ci hanno lasciato un'eredità di fallimenti, caratterizzata da fondi giacenti nelle banche o male utilizzati, come testimoniano le innumerevoli incompiute, i debiti e tutto quanto ha concorso a creare in Sardegna un numero di disoccupati che lascia allibiti. E colgo l'occasione, parlando di disoccupati, per ricordare all'onorevole Vassallo che il Governo che ci accingiamo a sostenere non potrà dimenticare la legge numero 36 che ha avuto l'approvazione dell'Unione europea, per la semplice ragione che il Gruppo a cui mi onoro di appartenere è stato il Gruppo che ha proposto questa legge.
Questa sinistra conservatrice ha determinato una frattura generazionale che sarà difficile sanare, trasformando il prezzo dei propri fallimenti in debito a carico delle future generazioni, ed aspira a perpetuare i privilegi che derivano dall'esercizio del potere che ha insediato soprattutto in quell'orrendo moloc burocratico, che si è realizzato come frutto di quella fantasia al potere tanto acclamata nel famoso '68. Non dobbiamo cessare di combattere per rappresentare in quest'Aula la Sardegna che non vuole arrendersi alla sinistra, al suo sindacalismo obsoleto e alla sua politica consociativa. Il centrosinistra sta oggi vanificando anche le conquiste sociali fatte nei decenni precedenti, vuole riformare le pensioni derubando le future generazioni, sta distruggendo l'assistenza sanitaria; cito ai più distratti la recente stretta del sistema delle esenzioni dal ticket decretata dal Ministro Rosy Bindi e la triste situazione in cui versa il sistema sanitario sardo, privo di un piano sanitario regionale, che costringe ancora i cittadini ad emigrare per essere curati, spesso anche a proprie spese. I sindacati vogliono appropriarsi del TFR, che è dei lavoratori, tant'è che oggi ci chiediamo se viviamo ancora in uno Stato di diritto, o se ciò che dallo Stato e dalla Regione otteniamo sia soltanto il frutto di concessioni graziose. Infatti arrivano quotidianamente segnalazioni di cittadini che si scontrano con la burocrazia regionale, con la complessità delle sue leggi, delle sue direttive, dei suoi cavilli, dei codici e dei codicilli, grazie ai quali si paralizzano tante serie iniziative imprenditoriali, o progetti importanti per la gente, come la costruzione della prima casa per uso abitativo. Addirittura nella provincia di Nuoro si è assistito, poco tempo fa, ad una lunga paralisi di tutte le opere pubbliche per la mancanza di risposte da parte del locale ufficio di tutela del paesaggio.
Per tutto ciò noi dobbiamo garantire una vera stagione di riforme, realizzando in Sardegna un sistema bipolare che garantisca la continuità del Governo, senza la quale non ci sarà nessuna possibilità di realizzare l'auspicato cambiamento della politica sarda. Al fine di moralizzare la vita pubblica, spero che si riesca ad introdurre nella nuova legge elettorale una norma antiribaltone, che impedisca passaggi di schieramento da parte degli eletti, per dare così al cittadino anche la certezza che il suo voto non verrà tradito. La governabilità deve essere garantita, in un sistema elettorale rispondente alle attuali esigenze, solo dal responso delle urne e non dai ribaltoni. Fino alla caduta del muro di Berlino c'è stata in Italia una situazione di bipolarismo di fatto, determinato dalla contrapposizione dei due schieramenti internazionali che polarizzavano sui partiti filo-occidentali e filocomunisti il consenso. Caduta la cortina di ferro, in Sardegna come altrove, si è palesata l'inadeguatezza della nostra legge elettorale a garantirci un Governo. La scorsa legislatura ha visto in questo Consiglio tante crisi che, stanchi di numerare i governi, i giornalisti parlavano di "Palomba semper". In questa legislatura abbiamo assistito a cinque mesi di intollerabile assenza di guida della nostra Regione. Soltanto grazie all'apporto dei popolari sardi sembra si riesca a dare uno sbocco definitivo a questa palude, al prezzo però di un passaggio di schieramento che lascerà l'amaro in bocca a molti elettori, così come è già capitato per un senatore di Cagliari eletto dal centro destra ed oggi sottosegretario nel Governo D'Alema, ciò nonostante la nostra legge elettorale sia già tendenzialmente bipolare, in quanto contiene in sé i germi del presidenzialismo e del maggioritario, indispensabili per garantire il bipolarismo stesso. Infatti il legislatore non poteva impostarla altrimenti per impedimenti che tutti conosciamo, legati allo Statuto, che soltanto di recente il Governo ha preso in esame con lo scopo di modificarlo per consentire al Consiglio regionale sardo di superare il vincolo parlamentare e proporzionale, vincolo che finora ci ha permesso di poter solo indicare il Presidente della Giunta regionale e dare un piccolo premio di maggioranza nella circoscrizione elettorale regionale.
Mi domando, in questo contesto, come possano alcuni partiti contemporaneamente, ed in modo contraddittorio, avversare il sistema maggioritario, e pretendere poi rappresentatività nel Governo regionale, in modo spropositato rispetto al loro effettivo peso elettorale.
Bisogna avere il coraggio di allargare le riforme, allargarle ai temi dell'incompatibilità per la carica assessoriale, della necessità di elezioni primarie per la scelta dei candidati, della riforma degli enti strumentali, che sono ormai di ostacolo allo sviluppo della Sardegna e ridotti al rango di inutili, pletorici e costosi carrozzoni elettorali, della urgentissima necessità della redazione dei testi unici che aiutino il cittadino a districarsi nella giungla delle leggi regionali, per avere finalmente la certezza del diritto.
In tale contesto non sarà indifferente il contributo che la destra, rappresentata da A.N., potrà dare, ricca com'è di quel patrimonio di battaglie politiche e culturali che affondano le radici nella teorizzata repubblica presidenziale, per la quale lottò Giorgio Almirante, di cui noi oggi rivendichiamo fieramente l'eredità. Siamo perfettamente consapevoli della gravità della sfida che si va ad affrontare, essendo consapevoli che, per la prima volta nella storia dell'autonomia regionale, la destra è chiamata ad assumere un incarico nel Governo della Sardegna. E' questa la vera novità del Governo regionale al quale daremo il nostro leale contributo di programma e di lavoro. Il quadro politico che caratterizza questo Consiglio, evidenzia subito l'anomalia di un centrodestra che, essendo stato scelto in modo chiaro dall'elettorato, il quale ha preferito dare il proprio suffragio ai partiti che lo componevano, e soprattutto al suo Presidente indicato in modo inequivocabile, non riesce a governare, e ciò contro ogni logica aspettativa del popolo sovrano, a cui i media soprattutto avevano fatto credere che si andasse ad un'elezione di tipo presidenziale. È stato un vero e proprio inganno! Il 13 giugno in Sardegna c'è stata la promozione del giovane rappresentante del centrodestra, contrapposto al rappresentante della continuità con la vecchia politica e la vecchia nomenclatura che ha finora "sgovernato" la Sardegna e le sue istituzioni, trasformandole in strumenti di gestione del potere clientelare; ciò nonostante il Presidente Floris rappresenta per noi, come lui ha già avuto occasione di dire nelle sue dichiarazioni programmatiche, la guida dell'unico Governo attualmente possibile, in grado di avviare la legislatura, di affrontare i problemi più impellenti che cinque mesi di mancanza di Governo stavano facendo diventare drammatici.
Abbiamo assistito in questi giorni alla soluzione di un'altra anomalia, rappresentata dalla collocazione del centro politico sardo che, non diversamente da quello nazionale, pareva diventato subalterno alla sinistra post-comunista e neo-comunista, ciò nonostante la storia dei decenni precedenti, almeno a parole, lo vedesse caratterizzato in antitesi e in alternativa alla sinistra, come ancora oggi si pone, nonostante tutto, a livello europeo.A me pare che l'apporto dato dai colleghi del Partito popolare sardo, per il quale li ringraziamo, abbia bisogno di perfezionarsi e di cementarsi in una alleanza elettorale politico-programmatica di tipo bipolare che possa dare maggiore legittimazione a tutti.
E` stato più volte richiesto a gran voce dal centro sinistra all'attuale Presidente del Consiglio di rassegnare le dimissioni dall'incarico per aver violato non una legge ma una prassi rispettata dagli ultimi suoi predecessori. Io voglio qui chiedere loro, però, di riconoscere di essere stati loro a instaurare, con gli innumerevoli governi dell'onorevole Palomba, la prassi dell'attribuzione della presidenza della Giunta al più votato dei presidenti indicati. In quanto tale l'onorevole Palomba è stato ritenuto insostituibile dalla vecchia maggioranza, tant'è che, per i suoi suffragi, è stato riconfermato alla Presidenza cinque o sei volte, e non mi sembra di essere impertinente se ricordo loro che avrebbero dovuto coerentemente riconoscere a Mauro Pili e al centrodestra la legittimità democratica a governare sulla base della stessa e più forte argomentazione.
Mi auguro, per il bene della Sardegna, che il progetto politico di costruire la Casa comune dei sardi riesca finalmente a riunire tutti i suoi possibili inquilini, per poter dare un maggior contributo al futuro governo della Sardegna. A mio modo di vedere, per la campagna elettorale che hanno condotto, sia l'U.D.R. che il Nuovo Movimento hanno trovato nel centrodestra la loro naturale collocazione.
Comprendo le difficoltà di alcuni componenti del P.S.d'Az., che hanno condotto una campagna elettorale all'insegna dell'equidistanza, a scegliere la stessa collocazione, della quale, peraltro, nessuno potrebbe negare la legittimità, in virtù proprio della realizzazione del progetto della Casa comune. Li invito a non farsi contagiare da quella nevrosi caratterizzata dalla povertà dei sentimenti, che è propria di chi pensa di non essere in debito con la società, col rischio di rendere sterile il quadro politico attuale, trasformandolo da strumento al servizio della gente in luogo ove si esercita l'annientamento della classe politica e della società. Bisogna avere il coraggio, soprattutto nei momenti difficili, di rischiare e di esporsi per il bene del popolo e non di noi stessi. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Spissu. Ne ha facoltà.
SPISSU (D.S.-F.D.). Presidente Carloni, presidente Floris, colleghe e colleghi del Consiglio, dopo 5 mesi dal voto di giugno ci apprestiamo a svolgere la terza discussione di dichiarazioni programmatiche per la formazione della prima Giunta di questa dodicesima legislatura.
La sua Giunta, presidente Floris, e il suo incarico, nascono dopo che si sono consumati, nei modi a tutta la Sardegna conosciuti, i legittimi tentativi dell'onorevole Mauro Pili e dell'onorevole Selis. Dico tentativi legittimi perché, nonostante l'imperfezione e contraddittorietà del nostro sistema elettorale attuale, i due tentativi hanno rappresentato la corretta aspirazione dei sardi a un sistema bipolare, nel momento in cui con il loro voto hanno assegnato 72 seggi degli 80 a disposizione ai due poli, quello del centrosinistra e quello del centrodestra.
Soltanto una spregiudicata capacità di manovra e di scardinamento del sistema bipolare, ha consentito di partorire il suo tentativo di "Giunta di convergenza autonomista", come lei un po' pomposamente l'ha chiamata, "per un progetto riformista nazionalitario e federalista".
La sua è una Giunta che porta in sé il seme del mancato rispetto dell'orientamento popolare e passa attraverso l'esercizio di un fortissimo potere di ricatto, o se preferisce di interdizione, che una pattuglia di consiglieri ha fin dell'inizio esercitato, in modo poco trasparente, con un sapiente dosaggio di ingredienti e che ha condotto all'assemblaggio di pezzi per la scomposizione del sistema dei partiti e dei poli. La rappresentazione visiva di chi oggi ricopre o aspira a ricoprire i due incarichi istituzionali più importanti per la Sardegna, la Presidenza del Consiglio e la Presidenza della Giunta, evidenzia come essi siano figli di un Dio minore che, per quanto rispettabile, dignitoso e adorabile per chi crede in lui, non è il nostro Dio.
Per quattro mesi i sardi, e noi consiglieri regionali, abbiamo ascoltato la martellante propaganda dell'onorevole Pili e del Polo che, a torto o a ragione, rivendicavano la guida della Sardegna in ragione del risultato elettorale, e ancora oggi insistono, in quest'aula, su questo tema. Sono state battute, in lungo e in largo, le piazze della Sardegna e ogni spazio televisivo consentito, per spiegare le ragioni del Polo, e in questi giorni la Sardegna assiste, invece, alla rassegnazione dell'onorevole Pili che, anche dopo aver pronunziato parole chiare e pesanti nel suo ultimo intervento in aula, si accomoda su una soluzione benedetta da Berlusconi e da Fini, che si arrampicano sugli specchi per giustificare l'ingiustificabile: una giunta di necessità, una giunta di programma, di convergenza autonomistica e quant'altro serve a coprire con una foglia di fico la vera questione politica che emerge con chiarezza dalle dichiarazioni rese in aula dall'onorevole Floris.
Nelle dichiarazioni, almeno nella loro parte politica in particolare, dopo un manieristico omaggio al bipolarismo, al rispetto della volontà popolare espressa dai pochi sardi andati a votare nel referendum di domenica, si teorizza e si cercano di disegnare i contorni di un nuovo centro, fuori dai due Poli, si dice, che viene rappresentato come spazio di modernità e sardità, né di destra né di sinistra, a forte ispirazione solidarista, autonomista, eccetera. Uno spazio libero, si dice, e ritengo che sia veramente tale; libero, cioè, di muoversi nello scacchiere politico esercitando un potere che non risiede tanto nel consenso elettorale, quanto nella capacità di manovra e di massimizzazione dei vantaggi per la propria bottega. Accade così che 7 assessorati su 12, oltre alla Presidenza del Consiglio e della Giunta, siano attribuiti alle forze minori, che oggi hanno anche il loro piccolo manifesto politico con la teorizzazione del cosiddetto centro.
Fa quasi tenerezza l'intervento dell'onorevole Pilo, che prova a spiegarci come non sia così, che prova a spiegarci come l'obiettivo sia quello di cacciare all'apposizione chi per quindici anni ha "sgovernato" la Regione. Probabilmente le sfugge il curriculum del Presidente che si accinge a votare e di altri componenti della Giunta proposta, e quanto poco questo abbia a che fare con la rassicurazione rivolta a Forza Italia, ad Alleanza Nazionale ed ai Riformatori, di conferma del bipolarismo e di rispetto della volontà popolare.
Il suo, onorevole Floris, è perciò un tentativo che nasce con i segni della vecchia politica, con l'esaltazione del cambio di fronte, che diventa pateticamente atto eroico da parte di quei consiglieri ex popolari che saranno presto costretti, per il bene della Sardegna s'intende, a fare anche gli assessori. Nelle mie parole non c'è, né vuole esserci, alcuna valutazione di tipo moralistico. Ognuno è libero, naturalmente, di fare ciò che vuole e se ne assume le responsabilità. Sul piano squisitamente politico osservo che quella attuata dai tre è una pratica per me censurabile e non condivisibile, che deve essere impedita nell'attuale legislatura con la legge di riforma.
Credo che i sardi sapranno valutare e giudicare severamente. Sapranno valutare e giudicare severamente il fatto che, nonostante tutto lo schieramento che la sostiene fosse a favore dell'elezione diretta del presidente e del sistema maggioritario nella recente consultazione referendaria, la riforma elettorale sia stata espunta dalle sue dichiarazioni e dalla sua agenda politica, e niente si dica del sistema elettorale che ella e la maggioranza che la sostiene avete in testa. In occasione delle dichiarazioni dell'onorevole Selis che si dilungavano compiutamente sull'idea di riforma elettorale che il centrosinistra intende portare avanti con carattere di assoluta urgenza, per modernizzare la nostra Regione e per evitare che si ripetano situazioni come quella che viviamo, un autorevole esponente di quel permanente "movimento per le riforme senza riforme", ebbe a definire le dichiarazioni dell'onorevole Selis in materia "una minestra riscaldata". Saremo curiosi di ascoltare i giudizi, oggi che manca persino la minestra dalle sue dichiarazioni.
E' una Giunta possibile la sua, con un programma per l'emergenza, si dice, un programma in cui poco si accenna alle scadenze prossime del bilancio, dei fondi comunitari, della legge elettorale;. un programma, che dovrebbe costituire il collante di questa maggioranza che, come lei dice, non è politica ma che politica intende diventare, che non è a termine, ma lei ci rassicura che, per fortuna nostra e della Sardegna, non sarà eterna.
Le dichiarazioni dell'onorevole Selis sono state da lei definite, qualche settimana fa, "una buona relazione sociologica e un buon libro dei sogni". Sono convinto che in politica il sogno, inteso come capacità di darsi prospettive ampie, di disegnare nuovi orizzonti, dove sicollochino il nostro vivere quotidiano, le nostre contraddizioni e i profondi squilibri sociali, economici e culturali, e che diano nuove prospettive alle nuove generazioni, sia indispensabile per evitare che tutto diventi gestione, arida contabilità e tecnicismo. La politica, se non è sostenuta da un'idea, s'impoverisce, riducendosi da motore di cambiamento, a gioco di potere, in cui ciò che veramente conta non sono le idee ma lo schierarsi, il trarre un tornaconto personale o per il proprio gruppo, un luogo in cui tutti i gatti sono bigi, e questo o quello pari sono. In questo senso credo che debba essere letta l'indicazione data dai sardi che hanno risposto "sì" al quesito referendario sulla riduzione dell'indennità dei consiglieri, un atto di profonda sfiducia nel nostro lavoro, che colpisce indistintamente tutti e tutti ci accomuna, solleticando gli umori più viscerali della gente. Credo che non sia così, credo che abbiamo prima di tutto il dovere morale di restituire alla politica e a chi fa politica, una missione alta di rappresentanza degli interessi della società, di organizzazione, pure in un sistema libero dal punto di vista economico, sociale, culturale e religioso, della vita degli individui, del loro futuro e dell'equilibrio con l'ambiente che ci circonda.
Ora, nelle sue dichiarazioni, onorevole Floris, manca proprio questa capacità; spero che lei sappia recuperare nella replica. Ci propone una visione senz'anima delle vicende della nostra Regione, in contraddizione con l'appello ad aprire una nuova ed esaltante stagione autonomistica. Ma l'apertura di una nuova fase dell'autonomia, di una fase costituente che pensi la Sardegna nel rapporto col sistema politico istituzionale dell'Europa degli Stati e delle Regioni ha bisogno di ben altro respiro, di ben altra spinta politica di quanto non abbia una Giunta di necessità, a cui i suoi alleati si adattano, ma che non li scalda e non li entusiasma, né possono essere scaldati dall'ipotesi di un recupero di un'identità regionale che lei fa risalire al 1848, quando non solo non esisteva l'Europa, ma non esistevano gli Stati, neppure quello italiano, non esisteva la democrazia, non esisteva il suffragio universale.
E` ben triste che, nella terra dei Gramsci, dei Lussu, dei Dessanay e di tanti padri nobili, il centrodestra variamente combinato ed assortito condanni la Sardegna, perché è incapace di progettazione e di progettualità, a prendere a prestito, se non a copiare, modelli che mal si adattano alla nostra terra, prima la Lombardia, ora questo fritto misto in salsa catalana che fa tanto tendenza.Se debbo essere sincero, tra le due ipotesi preferirei quella lombarda e italiana, anche se mi rendo conto del fascino che può essere esercitato dalla Spagna a cui, come è noto, siamo legati da antica tradizione di dominio. E` paradossale che tanto più nelle sue dichiarazioni si cerchi di dimostrare l'affrancamento dalle centrali romane in nome nell'autonomia e del nazionalitarismo, tanto più si abbia bisogno di suggerire un modello lontano ed almeno dal punto di vista economico imparagonabile alla nostra Regione. La Catalogna, come si sa, è una delle regioni più prospere della Spagna, con un fortissimo sistema economico, autosufficiente quanto a risorse, capacità di raccolta e occupazione. La Sardegna ha invece bisogno di meccanismi di riequilibro e di pari opportunità, nell'ambito di politiche di solidarietà nazionale ed europea per superare le difficoltà.
Sebbene sia necessario guardare e capire che cosa accade nel mondo, tenuto anche conto che viviamo in un sistema di vasi comunicanti e di interscambio globale, credo tuttavia che abbiamo le energie, l'intelligenza e le risorse per ricercare una via, questa sì autonoma, per dare alla Sardegna istituzioni democratiche efficienti, apparati burocratici snelli e dedicati alla crescita, un sistema economico meno gracile e più articolato nei vari settori.
Non c'è naturalmente nessuna intenzione polemica in quanto affermo. Rilevo che, dietro la suggestione nominalistica del modello sardo-catalano, manca qualunque analisi comparativa e il modello rischia così di apparire soltanto un'invenzione utile a coprire la miseria di un costituendo, ma inesistente centro politico del quale, dopo tanti mesi, oltre allo slogan di case comuni spazzate dalle prime intemperie, resta ben poco, o meglio, restano le Presidenze della Giunta e del Consiglio oltre ad un buon pacchetto di mischia assessoriale, ed immagino, negli enti, con buona pace dei sardi, del loro voto e delle loro aspirazioni ad una sana democrazia dell'alternanza. Qui si alternano solo noti personaggi che transitano indifferentemente da un polo all'altro.
In ogni caso valuteremo con grande attenzione la proposta da lei fatta di istituzione di una Commissione speciale per la riforma dello Statuto nel senso indicato nelle sue dichiarazioni, poiché però non sono chiari i contorni né i compiti ad essa assegnati né la durata, sospendiamo per il momento il nostro giudizio in attesa di capire meglio e di più. Non abbiamo posizioni pregiudizialmente contrarie, valuteremo con interesse e disponibilità al lavoro.
Non ho la possibilità, stante il tempo a mia disposizione, di affrontare i numerosi temi strutturali - energia, trasporti, porti franchi - che lei opportunamente rinvia, così come per altre materie, a task force esterne alla Giunta da costituire, implicitamente ammettendo l'intrinseca debolezza della stessa, fatta com'è di presunti tecnici che in molti casi altro non sono che politici pesantemente bocciati dagli elettori. Credo che anche questo sia un tema di riflessione per i Riformatori. Tralascerò quindi le immaginifiche amenità tipo la Sardegna "svernatorio" di vecchi che vengono qui a fare turismo, così come tralascio la ricognizione che lei propone del fabbisogno nella pubblica amministrazione, la tralascio perché mi sembra un'idea vecchia in cui le Giunte precedenti si sono applicate. C'era un accordo Stato-Regione che prevedeva l'assunzione nella pubblica amministrazione di 50 mila lavoratori, nel 1993 era stata fatta una ricognizione nella pubblica amministrazione, mi sembra che si riproponga, in un'epoca che è assolutamente diversa, la stessa ricetta.
Mi soffermerò invece su due questioni che, così come sono state proposte, sono assolutamente non condivisibili. La prima è relativa a un'idea vecchia di centralità geografica della Sardegna nell'area mediterranea che, se era proponibile 30 anni fa, appare oggi assolutamente incomprensibile da qualunque punto di vista. La Sardegna non rappresenta per l'area mediterranea niente di più di quanto può essere rappresentato da altre Regioni dell'Italia e del mondo. Le nostre imprese, se forti e in grado di competere, si muovono in uno spazio e in una dimensione ben più ampi di questa area geografica limitata. Le nostre tecnologie e le nostre risorse intellettuali si muovono sempre più nel mondo, e questo è l'orizzonte spazio-temporale in cui dobbiamo affrontare i nostri percorsi di sviluppo, di formazione, di ricerca e di comunicazione. Mi appare velleitaria e datata l'aspirazione a diventare, come si afferma, punto di riferimento dell'area mediterranea, aspirando a fare i primi tra gli ultimi, così come lei dice, e dando per scontato che non possiamo competere con i sistemi dei paesi europei.
FLORIS MARIO (U.D.R.), Presidente della Giunta. Poi glielo dirò, ce lo hanno già concesso ieri.
SPISSU (D.S.-F.D.). L'ascolterò con attenzione. Secondo me, se non stiamo tra i primi e se non reggiamo quel livello di confronto, finiamo semplicemente tra gli ultimi.
La seconda questione riguarda i problemi del credito affrontati con un taglio che sta a metà tra una concezione creditizia da socialismo reale ormai inesistente persino nei paesi dove il comunismo era il sistema di governo dello Stato e dell'economia, e una visione da statalismo tardo democristiano ormai onestamente improponibile. Il sistema creditizio italiano affronta una fase di grande trasformazione e di nuovi assetti, per competere con un sistema bancario che in Europa sta assumendo connotati e dimensioni che rischiano di spazzare via il nostro debole e costoso sistema. Si tratta allora non tanto di lanciare proclami vari, anche se, non lo nascondo, di sicuro effetto propagandistico, quanto di capire in quale modo la politica, e quindi la Regione, in un sistema di mercato libero e di regole ormai sovranazionali, può impedire o ammorbidire processi di concentrazione bancaria che spostino totalmente fuori dalla Sardegna la proprietà, quindi il management e la sensibilità alle situazioni locali e alle ragioni delle nostre imprese.E' un percorso che in Sardegna è già stato avviato per il CIS, che si sta inesorabilmente mettendo in movimento per il Banco di Sardegna, e che necessita più che di una politica che batta i pugni sul tavolo, di una politica che affianchi, assumendosi responsabilità, questo processo. Credo che sia invece condivisibile l'idea che lei propone di ricercare modi e strumenti per un intervento regionale che possa trasformare lo stock del debito a breve delle imprese, in un indebitamento a lungo che dia ad esse respiro.
Avviandomi a concludere, presidente Floris, se riuscirà in questo tentativo da noi non condiviso di dare un Governo alla Sardegna, svilupperemo un'iniziativa di opposizione puntuale, rigorosa, ma non barricadera o ostruzionistica.
Sui temi che sono stati proposti alla nostra attenzione, dalle sue dichiarazioni per una Giunta di programma, rileviamo che è un programma se non eterno, come lei dice, certamente di vita lunga, che richiederebbe forse una convergenza politica che oggi le viene negata, ma che non di meno ci vedrà attenti e disponibili al confronto. Citando Aldo Moro, lei invita l'opposizione al superamento dello scontro, alla riconciliazione. Prendiamo atto della sua richiesta, sottolineando come il centro sinistra, fallito il tentativo Selis ed accertata una situazione di crisi oltre che politica istituzionale, avesse proposto una Giunta di veri tecnici, sostenuta dall'esterno dai due poli, che affrontasse le emergenze, prima tra tutte la legge di riforma elettorale, e quindi, restituisse la parola agli elettori o ripristinasse la dialettica bipolare in modo corretto. Questo per noi rappresentava il terreno della riconciliazione.
Noi ci muoviamo oggi con grande senso di responsabilità. Svilupperemo - come ho detto - la nostra iniziativa politica con serenità e puntualità. Un clima di pacificazione e di lavoro in Consiglio e nelle Commissioni, tanto più se si vogliono affrontare i temi da lei proposti, temi alti di riforma, è, come lei sa, difficile da conseguire, stante la forte tensione tra una grandissima parte del Consiglio e l'organo di garanzia istituzionale del Consiglio stesso. Questo non è il problema di una sola parte del Consiglio, è un problema di tutti che deve essere affrontato e risolto nei modi più opportuni, evitando alle forze politiche, alle istituzioni, alla Sardegna ulteriori tensioni e contrapposizioni su una materia sulla quale sono necessari invece il consenso e l'equilibrio. Non c'è alcuna intenzione minacciosa in queste mie dichiarazioni, ma l'esternazione di un problema politico sorto nel nostro cammino, che costituisce pregiudizio al nostro lavoro e che tutti siamo in condizioni di valutare per rimuoverlo.
Non so se il suo tentativo andrà a buon fine, sarebbe per me, che sarò correttamente in una posizione di non sostegno alla sua Giunta, per i motivi che ho brevemente cercato di mettere in evidenza, persino facile insistere sui punti di grande debolezza e contraddittorietà della sua proposta. Sarebbe per esempio semplice infierire sul fatto che, dopo gli attacchi strumentali a Selis, perché pur con grande sofferenza non era riuscito a rappresentare il genere femminile in Giunta, nella sua proposta, dopo tanti proclami, non ci sia nessuna donna. Sarebbe semplice, dicevo, infierire. Credo però che, dopo i potenti colpi che le provengono anche da autorevolissimi personaggi della politica nazionale, la cui benedizione lei aveva ricercato e pubblicizzato, sia come sparare sulla Croce Rossa.
Come ho detto, io voterò contro questo suo tentativo. Voglio comunque assicurarle, nel caso riuscisse, un apporto sereno e fattivo nell'attività consiliare.
Poiché prevedo per lei un viaggio turbolento, le faccio i miei auguri.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Falconi. Ne ha facoltà. Ha domandato di parlare il consigliere Cugini. Ne ha facoltà.
CUGINI (D.S.-F.D.). Con lei è facile dialogare, c'è grande rispetto ed attenzione; sino adesso abbiamo organizzato i lavori rispettando il criterio di alternare gli interventi degli oratori della maggioranza e dell'opposizione. Se ora, dopo Spissu, lei dà la parola a Falconi, non si rispetta più questo criterio.
Ci sono colleghi appartenenti ad altre forze politiche iscritti a parlare, faccia intervenire loro e poi darà la parola a Falconi nel rispetto di questo criterio. La ringrazio.
PRESIDENTE. Onorevole Cugini, io ho un elenco degli iscritti a parlare che suppongo sia stato fatto rispettando l'ordine di iscrizione. Ci sono ancora 27 iscritti a parlare, dei quali 16 dell'opposizione e 9 della maggioranza. Il problema dell'impossibilità di rispettare il criterio dell'alternanza quindi prima o poi si porrà. Possiamo non porcelo adesso ma alla fine ci saranno comunque 7 consiglieri dell'opposizione che dovranno intervenire senza che si possa rispettare il criterio dell'alternanza.
CUGINI (D.S.-F.D.). Concordo sul fatto che i consiglieri dell'opposizione iscritti a parlare sono più numerosi e quindi potrà verificarsi quello che lei dice. La mia proposta è quella di alternare gli interventi di oratori di Gruppi politici diversi pur all'interno dello stesso schieramento.
PRESIDENTE. Va bene. E` iscritto a parlare il consigliere Masia. Ne ha facoltà.
MASIA (F.S.D.). Signor Presidente del Consiglio, presidente Floris, onorevoli colleghi, siamo da poco tempo in questo Consiglio e si sta già consumando il terzo tentativo di formare una Giunta, una volta a destra, una volta a sinistra, una volta ancora con questo centro destra. Assistiamo a interventi, dibattiti, posizioni che si ribaltano, apprezzamenti, accuse, e valutazionidiverse sui tre programmi dei quali abbiamo preso visione.
Ogni intervento chiaramente rientra nel gioco delle parti, ed è difficile essere credibili e convincenti, dimostrare cioè le proprie ragioni.
Il Gruppo dei socialisti uniti, il mio Gruppo, ha operato attivamente per formare una giunta di centrosinistra, noi d'altronde siamo nella coalizione autonomista, e la Giunta che abbiamo cercato di fare aveva una caratteristica (è stato già detto ma va ribadito): era rispettosa del risultato elettorale.
Col presidente Selis, circa un mese fa, si è proposta con difficoltà una Giunta che aveva interesse a lavorare, ma non ha avuto fortuna. Era l'ennesimo tentativo dopo quelli fatti dall'onorevole Pili. Però anche le Giunte proposte dall'onorevole Pili rispettavano il risultato elettorale.
Oggi siamo alla Giunta Floris, non si può negare che anche il presidente Floris stia soffrendo delle stesse difficoltà e abbia le stesse intenzioni che si proponevano gli altri due. Ma ci sono delle differenze: la Giunta Floris ha un Presidente che non è stato indicato, come gli altri due, dai sardi per fare il presidente.
La Giunta Floris, al contrario di quelle precedentemente proposte, ha superato le difficoltà rompendo gli schieramenti, utilizzando alcuni colleghi del Consiglio , la cui collocazione al momento delle elezioni era all'interno della Coalizione autonomista.
Questo è un uso personale della politica e dei voti, è la privatizzazione dei partiti e lo dimostra il fatto che in quest'Aula, in questi giorni, se n'è formato un altro, il Partito Popolare dei Sardi, che crea ulteriore confusione nel già confuso panorama dei partiti presenti in quest'Aula. Anche lei, signor Presidente, aveva iniziato a formare un altro partito, almeno questo mi consta, l'U.D.S., quando Tore Amadu, sicuramente libero, al contrario dei Popolari sardi, aveva aderito alla formazione della Giunta del centrosinistra in ossequio al principio della governabilità, a prescindere dagli schieramenti.
E comunque, nel suo tentativo credo vada evidenziato che il quadro che si va a formare non è nemmeno quello che, all'interno della sua maggioranza, diversi rappresentanti di Forza Italia e di Alleanza Nazionale dichiarano di volere. Esso rompe gli schemi di polarizzazione della politica, ai quali sono affezionati, e relega alcuni importanti attori del centrodestra nel ruolo di semplici comparse. Dico questo per evidenziare che la sua Giunta ha poco respiro, che questa sua proposta contiene sostanziali contraddizioni nelle forze che la costituiscono e nel disimpegno da parte di alcuni dei suoi componenti. Tutto ciò, naturalmente, non depone a favore né della Giunta né della capacità di condurre in porto alcuni degli importanti impegni che lei assume nel suo programma.
I sardi che in questo momento ci seguono - credo con molta attenzione, stante il lungo tempo impiegato per i tentativi di fare un governo - molto probabilmente stanno dicendo che l'importante è fare un governo, l'importante è che si concluda, che si faccia una giunta, però credo che, mentre si sta operando in quest'aula per arrivare alla formazione di un governo, non debba essere sottaciuto che quello a cui abbiamo assistito non è stato per niente nobile e sicuramente è fortemente diseducativo. Il Presidente del Consiglio ha impedito la formazione di una giunta di centrosinistra che sarebbe potuta nascere un mese fa e che ci avrebbe potuto consentire di avere un governo già da qualche tempo. Lo voglio ricordare perché, in particolare, con quell'azione, ha restituito all'onorevole Grauso quel potere che tutti noi abbiamo cercato di toglierli, cioè il potere di essere determinante in una situazione nella quale i due poli erano quasi uguali numericamente.
Lei è responsabile di questa situazione, signor presidente Serrenti, che in questo momento non c'è; è responsabile dei ritardi e dei ribaltamenti. È anche responsabile di aver utilizzato quest'Aula, attraverso questo voto, per essere centrale, per avere visibilità, per essere in prima pagina tutti i giorni, con il ricorso a strumenti che, se è vero che hanno a che fare con la politica, molto danno stanno creando, in questo momento, alla nostra Regione. E' una politica fine a sé stessa che crea una situazione di continuo svilimento dell'istituzione che noi dobbiamo rappresentare e che evidenzia una caduta della dignità che quest'Aula deve salvaguardare.
Presidente Floris, lei dice che guarda con attenzione verso il popolo sardista e verso la migliore tradizione riformista e socialista, che è presente in Consiglio e che è interpretata dai Socialisti uniti, credo con dignità, coerenza e anche con capacità. Noi invece guardiamo a lei, Presidente, perché nel più breve tempo, essendo questa una Giunta di emergenza, e nessuno ce lo può negare, trovi soluzione alle contraddizioni che ho cercato di evidenziare, che sono presenti, sono visibili, sono forti, e restituisca in particolare, prioritariamente, a questo Consiglio la dignità che esso deve avere.Credo di poter dire che, attraverso lei, è importante che venga ridotta al minimo la capacità di incursione nella politica e nelle istituzioni dell'onorevole Grauso, perché se è vero che, in momenti come questi, i sardi sono disponibili a qualunque governo, sicuramente non sono disponibili ad accettare che l'onorevole Grauso svolga ancora un ruolo determinante. Credo che non le sarà facile, ma in questo avrà dai socialisti attenzione e dialogo, pur nel ruolo che noi siamo tenuti a svolgere, che è di opposizione.
Alcune cose nel suo programma, presidente Floris - è mio costume prenderle in considerazione per dare un contributo che sia sempre costruttivo - credo vadano sottolineate. Nella parte del suo discorso che riguarda il problema energetico credo che salti immediatamente agli occhi di tutti il fatto che lei preveda che nel Nord Sardegna venga realizzato il polo criogenico. Credo che questo sia in contraddizione con la vocazione e la volontà di quelle parti del territorio della Sardegna, perché non è possibile istituire un parco e contemporaneamente immettere nel territorio interessato una bomba, qual è appunto il polo criogenico, per la cui alimentazione sarebbero presenti costantemente navi che determinerebbero l'inquinamento della zona.
Credo che vada sottolineata, invece, così com'è stato fatto più volte, l'esigenza della continuità territoriale anche per quanto riguarda questo settore. Noi non dobbiamo dipendere dalla situazione di altre nazioni, dobbiamo avere riconosciuta la necessaria autonomia anche da parte del Governo nazionale, che,nel momento in cui si realizzano, con costi enormi, metanodotti tra la Libia e l'Italia, preveda di estendere anche alla Sardegna questo progetto. L'ambiente se ne può solo avvantaggiare e credo che questo sia un fatto notevole da non sottacere.
Un altro aspetto che credo vada sottolineato, e lo faccio come rappresentante del Gruppo socialista, è quello che riguarda la riforma elettorale. Noi ci aspettiamo che con questa riforma elettorale si introduca un sistema che preveda l'elezione diretta del Presidente della Giunta, che imponga una soglia di accesso del 5 per cento, che fissi un premio di maggioranza, che contenga una norma "antiribaltone", che abolisca i collegi uninominali che non permettono che siano rappresentati i partiti minori. Chiediamo inoltre che si facciano subito le nuove province.
E' stato già detto, ma va ribadito, in questo momento in cui si sta approvando una legge che prevede per la Sardegna l'elezione diretta del Presidente, che non accettiamo che la Sardegna venga trattata come se i suoi politici e anche i suoi abitanti fossero handicappati; non è possibile che sia previsto, solo ed esclusivamente per la Sardegna, che la Giunta debba essere formata entro due mesi, altrimenti tutti a casa. Se questa è una regola, deve valere per tutti e non soltanto per noi. Relativamente ad un altro aspetto che viene toccato nelle dichiarazioni programmatiche, quello dell'urbanistica, ho sottolineato, quando sono intervenuto nel dibattito sulle dichiarazioni programmatiche dell'onorevole Selis, e voglio sottolineare anche oggi l'esigenza che i piani territoriali paesistici vengano impostati in maniera diversa. Credo che la Sardegna abbia bisogno di un unico piano territoriale paesistico proprio per salvaguardare l'omogeneità, per fare in modo che ci sia una regolamentazione che sia unica per tutta la Sardegna. Sono convinto che sia importante anche far sì che vengano realizzate le direttive per l'attuazione della legge urbanistica, che ancora devono essere esitate, perché - così come lei stesso ha detto - va aggiornato il suo famoso decreto del 1983, che ormai è superato e che crea sicuramente una notevole quantità di problemi.
Un altro aspetto che credo sia importante per la nostra Regione è quello del turismo. Ritengo che sia importante ribadire che il turismo va favorito con leggi efficaci, e una delle più efficaci credo sia quella che mira a consentire a questo importante settore di recuperare il patrimonio immobiliare, di eliminare il lavoro nero, e tutto ciò che c'è di nero nella gestione del turismo in Sardegna, in particolare nella gestione delle seconde case che deve essere regolamentata per fare un uso corretto di questo patrimonio. Credo che l'allungamento della stagione turistica in Sardegna passi attraverso l'utilizzo delle zone interne. Lo slogan "non solo mare" non è casuale. Ritengo però che debba essere accompagnato da opere che servano a far sì che le zone interne siano davvero fruibili. Manca la segnaletica, mancano siti che possano essere in qualche modo fruiti, mancano le guide, mancano gli incentivi a chi vuole cimentarsi in questo settore all'interno della Sardegna.
Per concludere, signor Presidente, la valutazione della sua Giunta da parte del mio Gruppo, per il modo in cui si è formata e per le notevoli contraddizioni e i molti aspetti negativi che la caratterizzano, non può essere che negativa Il mio voto, naturalmente, non mi esime, per etica, dal dovere di farle i miei migliori auguri, perché sarà sicuramente un avvio difficile. Credo, così come hanno fatto altri, di poter concludere con una massima che forse serve a sollecitarci, e che mette in evidenza che la mattina, quando ci si alza, bisogna correre, sia che si sia leoni, sia che si sia gazzelle, bisogna correre per sopravvivere. Noi siamo fermi e corriamo il rischio o di essere aggrediti o di non aggredire; noi siamo stati aggrediti in questi cinque mesi, siamo stati aggrediti dalla stampa, dall'opinione popolare ed anche da quest'ultimo referendum che mette in discussione, svilendo il nostro lavoro, i nostri compensi che danno la possibilità a ciascuno di noi di fare politica.
Sono convinto che noi dovremo aggredire i problemi, dovremo seguire la massima che ho ricordato. L'importante è cominciare, l'importante è muoversi perché solo pensando, decidendo e operando possiamo dare una prima risposta a questa nostra Regione.
PRESIDENTE. Il consigliere Cassano ha rinunciato al suo intervento. E' iscritto a parlare il consigliere Falconi. Ne ha facoltà.
FALCONI (D.S.-F.D.). Grazie, Presidente Carloni, la ringrazio anche a nome dei colleghi per aver ristabilito, se pur temporaneamente, la "praticabilità di campo". Io non parlerò del collega Serrenti, ne hanno già ampiamente parlato i colleghi che mi hanno preceduto e, condividendo le cose che hanno detto, non le ripeto, ve le risparmio.
Mi consenta, Presidente della Giunta, di rivolgermi brevemente direttamente ai miei colleghi consiglieri, prima di rivolgermi a lei e prima di parlare delle sue dichiarazioni programmatiche sulle quali tornerò durante questo breve intervento. Da qualche ora si sta ristabilendo un confronto, si sono abbassati i toni; forse è quello che serve, forse è necessario reintrodurre in quest'Aula la pratica civile del saper parlare, ma soprattutto del saper ascoltare. E` proprio questo che voglio rimarcare; in quest'Aula dove tutti noi stiamo vivendo, ognuno con le proprie responsabilità, uno dei momenti più tormentati e bui della storia dell'autonomia. Penso che sia necessario partire da questo, riappropriarci nella nostra capacità di parlare e di ascoltare, della nostra voglia e della nostra capacità di discutere, riappropriandoci del gusto di parlare di politica, del gusto di contraddirci a vicenda.
Ma veniamo alle dichiarazione programmatiche. Presidente Floris, mi scuserà se durante il mio intervento mi riivolgerò a dei colleghi consiglieri; mi voglio rivolgere al collega Masala e al collega Pittalis che sono ancora i rispettivi Presidenti dei maggiori Gruppi del Polo e voglio chiedere loro cosa pensano delle sue iniziali dichiarazioni sulle forze politiche autonome dalle centrali politiche romane. C'è in questo modo di dire, in questo modo di esporre le cose, un sottile ma palese dispregio per l'essere partito diffuso a livello nazionale. Questo riguarda certamente noi, D.S., ma deve riguardare forse un po' di più Forza Italia, Alleanza Nazionale, sottolineo Italia e sottolineo Nazionale, che già nel nome manifestano un sentimento nazionale. Ancora a questi colleghi, che considero galantuomini, mi rivolgo per chiedere cosa pensano i partiti del Polo dell'analisi da lei fatta sulle ultime elezioni regionali.
Ci sono, dice lei, nelle sue iniziali dichiarazioni, tre quasi vincitori, ci sono tre quasi sconfitti, ci sono tre poli. Questa è la sua verità! Questi ragionamenti, sono da lei fatti senza l'ausilio dei numeri, che le voglio ricordare, signor Presidente Floris, perché 35 non è uguale a 8; 37 non è uguale a 8, e sia i 37 che i 35 sono più omogenei degli 8, perché gli 8 si collocano, per una parte nel centro-destra e per una parte nel centro-sinistra, quindi su sponde diverse. Ci vuole molta fantasia per dimostrare che 37 è uguale a 6e che 35 è uguale a 2. E' una buona risposta, collega Fantola (che è assente), quella che viene data, in questo modo, agli ultimi referendum! Cito testualmente dalle dichiarazioni programmatiche: "la nuova legge elettorale dovrà porre le basi per il superamento della crisi dell'attuale bipolarismo", cioè è il bipolarismo da superare. Vede, collega Fantola, la gente non si allontana dalla politica per la mancanza di inutili referendum; la gente si allontana quando si dice una cosa e poi si fa esattamente il contrario di ciò che dice. Chiedo ai colleghi referendari se la lettura fornitaci da queste dichiarazioni è da loro condivisa, se cioè il risultato elettorale ha dimostrato l'inadeguatezza totale del bipolarismo, oppure i sardi ci indicano esattamente il contrario.
Io capisco, signor Presidente, che dal suo punto di vista, la sua posizione politica non solo giustifica il tradimento dei tre popolari; io non li chiamo popolari sardi, perché popolare sardo è anche Giovanni Giagu. Non mi pare sia popolare veneto, è popolare sardo, come tutti quelli che sono rimasti popolari. Lei svolazza fra questi popolari che hanno tradito la loro coalizione, i loro compagni di partito, il leader della coalizione, il loro leader all'interno di quel partito. Lei svolazza fra questi, va a sollecitare il P.S.d'Az. e lo S.D.I, e si spinge a sollecitare la nostra attenzione, dei D.S.. Attenzione fa rima con astensione. Richiama un confronto aperto con i popolari, con quelli sardi, con i popolari veri. Non è a lei che chiedo un giudizio su tutto questo, lei lo teorizza; io un giudizio su questo quadro politico lo chiedo al collega Pili, gli chiedo di dire in aula cosa pensa di questo quadro politico.
La vostra sensibilità autonomista, autenticamente sarda, vi sollecita a proporre un modello di sviluppo nuovo. Questo io lo capisco e le novità le condivido; inizio a non capire più quando sento che i modelli proposti per le nostre specificità, che ieri erano quelli lombardi, oggi sono quelli catalani, e nel turismo ci si spinge a proporre un modello anglosassone.
Ho letto con attenzione le dichiarazioni programmatiche, ma vorrei fare una considerazione di carattere generale prima di entrare nel merito delle specifiche questioni: lei alterna a delle intuizioni interessanti e condivisibili (tutti quanti noi condividiamo la lotta alla disoccupazione) degli errori di analisi che non possono non destare perplessità in chi le legge. La prima sensazione è che l'analisi dell'esistente esaminato sia datata ante 1994; si coglie che anche lei ha sofferto l'esilio non volontario dei cinque anni. Tutto questo lo ha ammantato di una modernità ostentata in ogni capitolo, mai esposta razionalmente e mai adeguata alle esigenze della Sardegna. Io non faccio queste critiche perché il mio ruolo, che è di opposizione, me lo impone; sono convinto che vi siano alcuni sbagli macroscopici in queste dichiarazioni, sono altresì convinto che alcune considerazioni siano condivisibili e le assicuro che verranno da me sostenute se questa Giunta partirà.
Mi auguro che l'assegnazione alla Regione di un ruolo prevalentemente di programmazione e di promozione dello sviluppo generale, attraverso il trasferimento di risorse e funzioni al sistema delle autonomie locali, riforma da tutti e da molto tempoauspicata, trovi piena attuazione con la sua Giunta e le assicuro che lei avrà su questo il mio sostegno. Anche sulle politiche di bilancio, se vorrà trasferire, come dice, risorse dalla spesa corrente verso gli investimenti produttivi, troverà in me un alleato. Quando poco fa le ricordavo che lei fa un'analisi sbagliata e datata, impietosa dell'esistente, mi riferivo al sistema produttivo, da lei descritto in forma catastrofica. Forse non è informato del fatto che dal 1994 ad oggi in Sardegna si sono consolidate 36 mila aziende artigiane, sono cresciute in numero e qualità, hanno 92 mila dipendenti. Dal 1994 ad oggi sono state finanziate 400 piccole e medie imprese con la legge regionale numero15; ne sono state finanziate 120 con la legge regionale numero17; 420 con la legge "488"; alcune centinaia con la legge numero 28; decine di imprese turistiche con la "40"; centinaia di imprese commerciali con la legge numero 35.
Lei non è informato del fatto che abbiamo un sistema diffuso di aree industriali attrezzate come nessun altra regione ha in tutto il meridione italiano; non è aggiornato del fatto che abbiamo oltre 200 PIP (piani per gli interventi produttivi) in 380 comuni Sardi, che vi è, insomma, un'intelaiatura produttiva, certo con delle difficoltà, ma equamente distribuita su tutto il territorio regionale, che ha bisogno di credibilità, non di demolizione, e che ha bisogno di sostegno per la sua crescita. Non ha certo bisogno di analisi pessimistiche che appaiono attinte dagli editoriali di qualche giornale sardo di qualche anno fa.
FLORIS MARIO (U.D.R.), Presidente della Giunta. Sono attinti da quanto vi ha passato la triplice sindacale.
FALCONI (D.S.-F.D.). Poi, se vuole, le passo i dati reali.I suoi dati a me paiono attinti da editoriali di qualche giornale che tutti quanti abbiamo avuto la possibilità di leggere in quest'Aula e fuori da quest'Aula qualche anno fa, prima delle elezione regionali.
Le sue considerazioni sulla politica del credito in Sardegna sono serie e in larga misura condivisibili. Ha dedicato un capitolo a questo vitale settore, proponendo una strategia che condivido. Lo slittamento e la ricontrattazione del debito del sistema produttivo sono una premessa indispensabile per lo sviluppo, ma quando conclude ipotizzando investimenti delle banche continentali da effettuare in Sardegna, quasi in forma coatta, noto una scarsa conoscenza delle più elementari regole di mercato, non solo delle regole che l'Unione Europea ci ha dato.
L'analisi che lei fa del comparto agricolo parte da una premessa che ipotizza ordine e raziocinio; secondo lei il tutto è caratterizzato da una sostanziale confusione, e fin qui può andare. La sua ricetta è però basata esclusivamente su una proposta di agricoltura biologica, che è interessante ma assolutamente insufficiente. Forse le è sfuggito, Presidente Floris, che la Sardegna ha un fatturato di 100 miliardi con l'agricoltura biologica, come le è sfuggito che la Sardegna ha 2.000 miliardi di prodotto lordo vendibile della sua agricoltura, come comparto complessivo. Cosa propone concretamente per gli allevatori, per i serricoltori, per i grandi produttori del medio Campidano che non fanno agricoltura biologica, che rappresentano l'agricoltura vera della Sardegna? Non propone certo quello che serve, cioè delegiferare, semplificare, notificare tutte le leggi che riguardano l'agricoltura all'Unione europea. Tutto questo non trova spazio nelle sue dichiarazioni programmatiche; ipotizza una improbabile possibilità di triplicare gli incentivi agli agricoltori. Mi auguro che sia un refuso di un dattilografo, altre volte è stato inventato anche questo, ma la proposta di triplicare i contributi in conto capitale al comparto agricolo, mi pare sia o un refuso o una cosa molto improbabile.
FLORIS MARIO (U.D.R.), Presidente della Giunta. No, è l'Unione Europea che li triplica.
FALCONI (D.S.-F.D.). La risposta che lei dà alle zone rurali è quella dell'agriturismo. Signor Presidente, colleghi consiglieri, sta accadendo nell' agriturismo quello che accadde diversi anni fa con i maneggi per cavalli: tanti giovani si avventurarono in imprese legate all'ippica più per passione che sulla base di un'attenta analisi economica. Oggi il 90 per cento di questi maneggi sono chiusi, e questo sta già accadendo anche per le aziende agrituristiche che o chiudono o non rispettano le leggi che noi stessi ci siamo dati. C'è un aumento vertiginoso di aziende agrituristiche che deve iniziare a preoccuparci, e comunque sono ben altre le proposte che possono essere avanzate per incentivare gli insediamenti abitativi nelle zone rurali in fase di spopolamento. Vi sono già leggi approvate in quest'Aula all'unanimità, che individuano tipologie ricettive. Penso all'albergo diffuso, penso alle risorse finanziarie che servono per far decollare queste idee maturate nella precedente legislatura.
Sull'ambiente e sul sistema dei parchi in Sardegna lei fa un'analisi che deve fortemente preoccuparci, letta anche questa negli editoriali di qualche anno fa. Noi la consideriamo un'analisi di parte, un'analisi interessata, e quindi, non credibile. Ma, inserita nelle sue dichiarazioni programmatiche, deve preoccuparci perché lei ipotizza la cancellazione del concetto di parco-laboratorioe propone la Sardegna come unico parco per non fare nulla in questa direzione. Il concetto di parco-laboratorio, che è un concetto moderno che le maggiori democrazie del mondo stanno applicando, non prevede la creazione di parchi-recinto e la devastazione del resto dell'ambiente. Propone parchi-laboratorio a tutela dei pregi ambientali che però debbono servire ad esempio dei territori preparco e dei territori limitrofi, e quindi per il resto della Sardegna.
Lei propone che siano agricoltori e pastori a occuparsi della custodia e della gestione dei parchi; anche questa proposta l'avevo già letta. Due mesi fa volevate spostare i pastori nelle fasce parafuoco, oggi volete farne delle guardie per il parco. Ma non vi pare di esagerare? Lo chiedo ai consiglieri del Polo che conoscono questo mondo, perché vivono in esso. Mi pare che si stia esagerando! E' un mondo che non ha bisogno di strumentalizzazioni, né giornalistiche né del tipo di quelle contenute in questo programma. Ha bisogno, questo sì, di aiuti, di modernizzazione, di capacità imprenditoriale, non certo di ciò che si sta proponendo.
Il rapporto con l'Unione Europea, lei lo ha ridotto ai fondi strutturali da programmare, certamente da fare entro il 31 dicembre, e alle leggi di incentivo da notificare e che non sono state mai notificate. E' poco per portare la Sardegna fuori dal sottosviluppo e per portarla in Europa.
Anche l'analisi che fa della situazione dell'industria risente molto di quel suo esilio di cui parlavo poc'anzi. Anche questa analisi è datata. L'occupazione che Tiscali può creare è sicuramente preziosa, ma ipotizzare migliaia di posti di lavoro, in un settore pure avanzatissimo, a me pare anacronistico. Più concretamente, nel settore industriale, dove si sono fatti passi enormi negli ultimi anni con la piccola e media impresa, bisogna, avendo già un buon sistema legislativo, notificato alla Comunità Europea e da questa approvato, abbattere i maggiori costi produttivi, i maggiori costi di trasporto ed energetici, permettendo a quell'intelaiatura che le ricordavo, della piccola e media impresa sarda, di vincere l'isolamento e di incrementare l'esportazione dei nostri prodotti che oggi non supera il 3 per cento.
Grande spazio lei dedica, Presidente, al turismo, individuandolo come settore centrale e definendolo giustamente - e questa intuizione la condivido - non settore, ma sistema. E' un'ottima intuizione, ma l'analisi fatta successivamente e le proposte operative lasciano non poche perplessità.
Lei propone una rivisitazione della legislazione regionale: forse le sfugge che negli ultimi due anni quest'Aula ha rivisitato, corretto e approvato all'unanimità cinque leggi che sono state notificate all'Unione Europea e da essa approvate. E' l'unico settore che veramente è riordinato dal punto di vista legislativo, e lei di quest'unico settore propone il riordino legislativo. Il suo modello anglosassone noi l'abbiamo proposto come modello sardo, lo abbiamo fatto anni fa, l'abbiamo definito "albergo diffuso", l'abbiamo collocato nei centri storici dei nostri paesi. Proponga piuttosto lo stanziamento di risorse che facciano decollare queste iniziative. Appare singolare, quasi disarmante la sua proposta di abbattimento totale del prezzo del biglietto per i turisti. Forse le sfugge che in Sardegna sono censite 8 milioni e 500 mila presenze turistiche, ma si calcola che in realtà siano tre volte tanto all'anno, e che la permanenza di questi milioni di turisti è mediamente di soli 2 o 3 giorni. Che cosa accadrebbe se questi 8 milioni di turisti venissero trasportati a cura e a spese della Regione sarda? Non basterebbe il prodotto lordo del turismo che è di 2 mila miliardi!
Mi avvio a concludere, Presidente, ho solo toccato alcuni punti del suo programma cercando anche di cogliere aspetti positivi, ma denunciando macroscopiche banalità che sono sotto gli occhi di tutti. Ho cercato di portare dei numeri ad esempio.
Non serve fare qualche breve considerazione sulla sua Giunta o sulle sue alleanze. Sono state già fatte, è "la Giunta possibile". La definisco in ultimo, come l'ha definita Silvio Berlusconi nella sua ultima visita in Sardegna: la sua Giunta è un passo indietro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Tunis. Ne ha facoltà.
TUNIS MARCO (F.I.-Sardegna). Signor Presidente, colleghi e colleghe del Consiglio, è la prima volta che mi accingo a pronunciare un intervento di sostegno e di maggioranza, anziché critico e di opposizione.
Sono commosso perché questo mio intervento coincide con la prima volta del Polo al governo della Regione sarda, con forti possibilità di riuscita. La prima speranza è che le forze di sinistra non tentino di fare quanto hanno già realizzato nel Governo nazionale, cioè ribaltare l'atto coraggioso di tre colleghi del centro che hanno sposato il risultato elettorale che ha consacrato il Polo e il centrodestra, i Riformatori e altri movimenti...
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Lasciate parlare il collega, per cortesia.
TUNIS MARCO (F.I.-Sardegna). Presidente, non mi disturbano, riesco a contenerli!
PRESIDENTE. Disturbano gli altri e disturbano anche me.
TUNIS MARCO (F.I.-Sardegna). Dicevo, tentare di ribaltare questo atto coraggioso di tre colleghi del centro che hanno sposato il risultato elettorale che aveva consacrato il Polo e il centro-destra, i Riformatori ed altri movimenti minori quali forze di governo. La coalizione che ha dato vita al Governo di Mario Floris è in effetti la stessa che ha tentato di dar vita al governo di Mauro Pili, ma integrata in maniera determinante da altre forze minori, coraggiose, capaci di sfidare chi, per 40 anni e più, ha devastato la Regione occupando il potere e mai realizzando quanto contenuto nei programmi.
Ritengo che questa nuova coalizionesi impegnerà a risolvere immediatamente le urgenze più drammatiche che gravano sulla Sardegna. Le sessioni di bilancio saranno esperite in tempi rapidi. I fondi a disposizione del bilancio regionale saranno impegnati e spesi tempestivamente, senza lasciare gli imprenditori, gli operatori culturali, gli agricoltori, gli artigiani, i commercianti e tutte le categorie produttive in drammatiche situazioni di contenziosi bancari. Questa Giunta si dovrà adoperare per riportare in evidenza i progetti di legge approvati all'unanimità, ma giacenti a Bruxelles da ormai due anni per incuria dei nostri governanti uscenti (e speriamo uscenti per sempre), nonché a presentare rapidamente in Consiglio, quelli relativi alla materiale realizzazione dei programmi contenuti nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente Floris.
Contiamo anche sull'appoggio della sinistra per risolvere problemi di grande portata, quali quelli della disoccupazione e della continuità territoriale. Ci auguriamo che la sinistra non faccia una sterile opposizione, come quella che sta facendo in questo ultimo periodo, con sceneggiate e atteggiamenti isterici ed anche capricciosi, con il solo proposito di rovesciare la situazione e portare a compimento la spartizione delle poltrone che era iniziata con l'Era Palomba e che non era ancora conclusa. Il Presidente Palomba chiamato dalla sinistra "Presidente buono", ma "buono a nulla" ha lasciato fare tutto.
Penso che il Polo proporrà, al contrario, per la gestione degli enti solo persone competenti e di comprovata esperienza manageriale. Penso che il Polo cercherà di valorizzare i giovani sempre trascurati, andando alla ricerca di nuove energie vitali per il recupero della nostra società. Altresì occorrerà non dimenticare i ceti più deboli, gli emarginati, i disoccupati, i meno abbienti e gli anziani, impegnando questi ultimi in progetti che li facciano sentire utili alla nostra società. Così non è stato fatto dai nostri predecessori. Eguale importanza dovrà essere data alle problematiche femminili, per realizzare almeno alcuni degli obiettivi a cui aspirano le aderenti al movimento per le pari opportunità. Questi obiettivi si dovranno perseguire malgrado la deprecabile assenza in questa Giunta - di assessori di sesso femminile. Un altro diuturno impegno di questa Giunta dovrà essere quello di studiare incentivi e politiche attive per il turismo che consentano alla Sardegna di essere meta privilegiata del turismo mondiale e non solo di quello europeo.
La Giunta deve essere nuova nella mentalità e nelle azioni conseguenti, occorrerà non ricadere negli errori del passato. Palomba è fallito perché, nelle varie Giunte da lui presiedute, ha presentato programmi velleitari, indicando tempi di attuazione fasulli. Non sono stati capaci, né lui né la maggioranza rissosa che "a rate" l'ha sostenuto, di realizzare alcuna riforma. Tra quelle portate a compimento, alcune sono state rese possibili dall'apporto determinante dell'opposizione di allora, cioè dal Polo che ha votato le leggi, i programmi ed i provvedimenti di portata generale che andavano incontro alle esigenze della nostra gente.Ma l'insipienza del Presidente Palomba, la mancanza di statura politica di molti Assessori, colpevoli di carenza d'impegno, non hanno consentito di avere le relative autorizzazioni a Bruxelles da parte dell'Unione europea. Così è stato - ed io cito dati precisi - per la legge riguardante il piano di risanamento delle aziende agricole oberate dai debiti, taglieggiate dalle banche sanguisughe, che chiedono il rientro dei fidi, che hanno eliminato il prestito di conduzione, che mettono all'asta il nostro patrimonio agricolo, ispirato precedentemente da governanti buoni a nulla per 50 anni, ma pronti a ripresentarsi - e ne abbiamo visto - come sciacalli. Le banche, se non saranno tempestivamente fermate, stanno per mettere mano anche alle situazioni debitorie.
(Interruzioni)
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Se non saranno tempestivamente fermate, le banche stanno per mettere mano alle situazioni debitorie delle aziende operanti nei settori dell'artigianato, del commercio, del turismo, dell'industria. Il credito sta determinando lo sviluppo e potrà determinare il "desviluppo" della nostra Sardegna, della nostra economia. Così è stato per la legge riguardante gli sgravi fiscali alle imprese che, mediante incentivi e contributi per lo sviluppo, avrebbe consentito di occupare nuovi giovani e sistemare tanti cassintegrati e operai in mobilità. Tale legge prevedeva inoltre la parificazione dei giovani e dei meno giovani, fissando il tetto dei 40 anni, ai fini delle assunzioni agevolate. Questo provvedimento votato all'unanimità, favorevole ai nostri giovani e ai nostri disoccupati, giace colpevolmente a Bruxelles e di questo dobbiamo ringraziare voi!
I nostri governanti uscenti nulla hanno fatto e, quando si è realizzato qualcosa con l'aiuto delle opposizioni, tutto hanno distrutto. Altresì non hanno mai preso in considerazione le proposte di legge delle opposizioni. Erano progetti altamente qualificanti, come l'estensione a quasi tutta la Sardegna dei provvedimenti per le zone svantaggiate, che adesso si predica, ma una proposta di legge in questo senso era stata già presentata nella precedente legislatura. Così come erano giacenti provvedimenti che prevedevano la concessione di incentivi per favorire l'arrivo dei turisti stranieri, il riordino degli enti turistici in Sardegna, il riordino della formazione professionale, gli indennizzi per il "fermo agricolo" in situazioni come quella verificatasi recentemente con le alluvioni! Ora i nostri disgraziati agricoltori saranno taglieggiati, grazie a voi che non avete mandato avanti quel provvedimento, che non era clientelare ma era solo mirato a consentire un intervento in caso di situazioni eccezionali e di calamità naturali. Voi non l'avete voluto mandare avanti e ne siete responsabili.
Cosa auguriamo alla vecchia maggioranza che ci lascia? Utilizzando un detto sardo diciamo: " Buon viaggio e speriamo che non faccia mai ritorno". Ci auguriamo altresì che in questa legislatura il Polo sia meno miope dei predecessori, più vicino alla gente, alle zone interne, ai loro problemi. Ci auguriamo un impegno maggiore per reperire le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi fissati, ci auguriamo che gli Assessori, non si limitino, come è avvenuto in passato, a fare i burocrati. Tale compito dovrà essere perseguito esclusivamente dai dirigenti e dai funzionari e non dai politici. Occorrerà che gli Assessori mettano fine definitivamente alla prassi di bloccare le pratiche per poter scrivere ai loro clienti la solita lettera: "Caro amico ti scrivo".
Occorrerà individuare nel Presidente e negli Assessori i motori di una nuova Regione, dinamica, con obiettivi ben individuati e precisa volontà di realizzazione, stabilendo nei programmi e nei progetti i tempi di realizzazione. La gente ha bisogno di date certe per poter verificare che alle enunciazioni seguano le azioni. Non è possibile che il centrodestra si comporti come la sinistra. Ci divide un visione diversa della società, una capacità di operare diversa, una voglia di mettersi al servizio della comunità e non viceversa, com'è stato fino a ora, la volontà di utilizzare il potere per fini strumentali, che nulla hanno a che vedere con il bene comune. Ricordiamo qualche esempio del passato, come il vergognoso periodo delle lotte per la spartizione dei posti di sottogoverno. Non potete negare che sei crisi regionali sono state determinate di volta in volta dalla nomina del Presidente della SFIRS e dei componenti della Fondazione Banco di Sardegna, dalla nomina degli amministratori dell'ERSAT e così via. E, fatto eclatante di mal governo, due mesi prima delle elezioni di giugno 1999, questa Giunta ha cambiato tutti i commissari degli enti turistici, meno quelli dell'ESIT.
Auspico vivamente che si verifichino sicuri cambiamenti. Siamo certi che, con opportuni adattamenti nel cammino di questa Giunta, con l'allargamento possibile del quadro di maggioranza a quelle forze che altre volte hanno lavorato proficuamente con il centro cattolico, si possa consolidare quanto di positivo è stato raggiunto oggi, e rompere definitivamente con formule politiche e personaggi che hanno reso squallido il panorama politico sardo. Ricordo per tutti l'esempio di personaggi non sardi che determinano gli indirizzi politici regionali e presiedono enti della Regione di rilevante importanza.La Sardegna nulla ha acquisito da queste barbare esperienze, mentre per molti di questi brutti figuri, esse hanno rappresentato una sorta di "risurrezione di Lazzaro." Sarebbe stato meglio per tutti che la pietra tombale, in senso politico, fosse stata murata con cemento.
Le sinistre hanno criticato i politici che, a livello nazionale, hanno esercitato pressioni sui partiti della nuova maggioranza, al fine di favorire la nascita di questa Giunta, ma coloro che queste pressioni hanno esercitato
hanno titolo per indirizzare e correggere, anche con visite personali, al contrario di altri, della sinistra e della coalizione di centro sinistra, che hanno da sempre determinato e determinano la politica sarda senza avere titolo per farlo. A loro vada tutto il disprezzo della gente comune, in particolare degli operatori delle attività economiche in generale - agricoltura, artigianato, commercio, industria, turismo eccetera - di tutti coloro che sono stati privati per 5 anni della speranza di un posto di lavoro. Le sinistre hanno rovinato economicamente la Sardegna e hanno creato centomila nuovi disoccupati tra il 1994 e il 1999. Più che un referendum consultivo si sarebbe auspicato un referendum punitivo nei confronti di questi barbari. Berisha è stato cacciato dall'Albania, ma è riuscito ad esportare i propri figli qui in Sardegna!
Finalmente, per la Sardegna, questa neo formazione di maggioranza centrista, con una destra più avanzata e dinamica, rappresenta una svolta politicamente decisiva, certamente capace, meno velleitaria, capace altresì di realizzare le riforme strutturali che i sardi da mezzo secolo attendono, e realizzare così la rinascita tanto auspicata.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Emanuele Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA EMANUELE (D.S.-F.D.). Signor Vicepresidente del Consiglio, onorevoli colleghi, signor Presidente della Giunta, delle dichiarazioni programmatiche io sinceramente ho apprezzato le prime parole, mi riferisco a quell'opportuno richiamo al ruolo insostituibile di questa Assemblea come massima espressione democratica del Popolo Sardo, e come strumento irrinunciabile per difendere e potenziare la nostra autonomia regionale, mentre processi radicali e tumultuosi stanno modificando la condizione dell'umanità ed i rapporti tra le nazioni ed i popoli del mondo.
Noi siamo, cari colleghi, una piccola comunità nel cuore del Mediterraneo, una comunità che si sente popolo ed è matura per autogovernarsi, dopo un percorso storico e civile molto travagliato, ma che si sente anche esposta, in questo passaggio epocale, al rischio di un'ulteriore emarginazione e di nuove forme di dominino e di subalternità, sia all'interno della comunità statuale di appartenenza, sia nei processi di globalizzazione e di ridistribuzione delle opportunità e delle risorse nella comunità internazionale.
Ho apprezzato quel richiamo, signor Presidente, perché, all'interno di un discorso molto piatto, lo considero una possibile scintilla per far riaccendere in quest'Aula la fiamma di un vero confronto democratico, per tentare da qui e da oggi l'impresa, difficile ma non impossibile, di far rinascere il ruolo nobile di questa Assemblea e della politica nella nostra regione.
Entriamo, cari colleghi, nel nuovo millennio con la concreta prospettiva di una unificazione del continente europeo, ma l'Europa che stiamo edificando, non dovrà essere una grande nazione, ma una grande comunità dei popoli e delle regioni europee, con la ricchezza delle sue diversità, con il pluralismo delle sue lingue e delle sue culture locali. Noi, i sardi, possiamo partecipare da protagonisti a questo processo, con la forza della nostra identità e della nostra capacità di progettare il futuro, oppure con l'handicap della nostra endemica disunità, con la zavorra e la maledizione dei nostri conflitti fratricidi che ci porteranno nuove sofferenze e nuovi ostacoli nel cammino verso lo sviluppo e verso la modernità.
Lei ha fatto, onorevole Floris, un appello alla riconciliazione in quest'Aula e nella società civile, noi non saremo né sordi né inerti di fronte a questa proposta.
Il travaglio con cui nasce questa legislatura e questa maggioranza, sono il segno inequivocabile della crisi strutturale che sta attraversando il sistema politico ed istituzionale della nostra Regione. Il primo obiettivo, quindi, che dobbiamo porci, tutti gli eletti e tutti i rappresentanti dei sardi in questo consesso democratico, è quello di arginare l'incombente agonia dell'autonomia sarda, è quello per tutti noi di evitare che la crisi della politica e la degenerazione della lotta politica, tra i partiti e dentro i singoli partiti, si trasformi in una crisi di fiducia irreversibile da parte dei cittadini nei confronti della Regione e della sua funzione rappresentativa e unificante di tutta la comunità sarda. Sì, onorevole Floris, noi siamo disponibili senza riserve a impegnarci in questa sfida ed a ricreare un vero clima di riconciliazione regionale, a condizione che siano chiare, però, le regole e le garanzie con cui si dovrà svolgere il confronto democratico in quest'Aula e nelle nostre Istituzioni autonomistiche. Se il suo appello è sincero, come io credo, occorrono già nella sua replica e poi negli atti concreti della sua maggioranza, passi chiari innanzitutto per ripristinare la piena agibilità democratica al confronto politico del Consiglio regionale della Sardegna, in tutti i momenti del suo operare e in tutte le sue articolazioni istituzionali. Questo principio, questo bene prezioso, in 50 anni di esperienza autonomistica e di prassi parlamentare, è stato sempre salvaguardato e tenuto al riparo anche dai conflitti politici più dirompenti. Chi tenta di cancellare dalla memoria e dalla cultura democratica della nostra Regione questo patrimonio, non riuscirà nel suo intento. La lotta politica non ha mai, nella nostra Regione, in dodici legislature, coinvolto il Presidente dell'Assemblea. Lo spirito di parte non ha mai contaminato o piegato il suo ruolo di garanzia e di custode delle regole e dei diritti di tutti i consiglieri regionali. Quindi, chi tenta oggi con pretoriani o con compiacenti paladini, mascherati da esperti di diritto costituzionale, di giustificare il comportamento assunto dall'onorevole Efisio Serrenti dalla seduta pomeridiana del 5 novembre fino ad oggi, chi tenta questa indecente operazione di demolizione della nostra migliore tradizione parlamentare non riuscirà comunque nel suo intento. Di sicuro, onorevoli colleghi e signor Presidente, non si piegheranno la nostra intransigenza e la nostra vigilanza democratica. Non si potrà garantire la normale attività parlamentare se questa Assemblea sovrana non avrà costantemente una guida limpida, autorevole e imparziale.
Noi vogliamo la riconciliazione autonomistica, perché corrisponde più che mai agli interessi e alle aspettative della nostra comunità regionale, ma la maggioranza che, pur tra molte convulsioni e compromessi, si sta formando dovrà da subito dimostrare, presidente Floris, di avere non solo i numeri ma soprattutto la sensibilità e la volontà per garantire, con una nuova presidenza dell'Assemblea legislativa, un confronto libero e costruttivo con l'opposizione democratica. Se nascerà, noi faremo un'opposizione intransigente alla sua Giunta, cercheremo con un'azione parlamentare, politica e sociale incalzante di mettere a nudo subito le contraddizioni e la fragilità del patto di potere su cui si è costituita questa anomala maggioranza. Tuttavia noi distingueremo tra patto per governare e patto per rinnovare e rilanciare l'autonomia sarda.
Nel patto per l'autonomia noi sollecitiamo il confronto con tutte le forze democratiche rappresentate in quest'Aula. Io considero positivo il fatto che, nella nostra regione, tutte le forze politiche siano oggi pienamente costituzionalizzate e tutte pienamente spendibili sul terreno del governo. Ritengo anche che sia un fatto positivo l'ingresso nell'area di governo di Alleanza Nazionale, un partito che discende da un movimento politico che è stato per cinquant'anni all'opposizione e che ha oggi la possibilità di dimostrare, per la prima volta, la sua piena maturazione democratica e di incidere nel governo e nella vita politica di questa regione, esclusivamente sulla base del consenso che riceve direttamente dagli elettori.
Non ho nessuna remora, signor Presidente, a fare questa affermazione rispetto a un partito che è sicuramente il più distante e il più inconciliabile con le mie idee e con la mia parte politica. Sono caduti i muri in Europa e nella politica italiana, ora è giusto che cadano anche nella politica della nostra regione, nella speranza che cadano adesso, definitivamente, anche i muri fra di noi, fra i sardi, quando si tratta di difendere i nostri diritti e i nostri interessi collettivi. Il nostro sistema politico si sta sbloccando e affronta il mare aperto della democrazia compiuta, fondata sull'alternanza di coalizioni politiche e programmatiche che competono per il governo e per il consenso popolare. Anche il sistema politico della nostra Regione si è sbloccato, però resta un sistema vulnerabile e malato, come hanno drammaticamente dimostrato le vicende politiche di questi ultimi mesi.
Se il dibattito, cari colleghi, sulle dichiarazioni programmatiche non è un rito, e se è invece, come io penso e come dev'essere, un momento alto del confronto democratico, vorrei fare su questo punto la riflessione centrale del mio intervento, sollecitando un dialogo serrato con tutti i consiglieri, al di là delle logiche di schieramento e dei calcoli contingenti dei partiti che talora rischiano di offuscare e impoverire il nostro orizzonte politico.
Il presidente Floris, dopo la premessa condivisibile, che ho richiamato, sul ruolo del Consiglio e sulla difesa dell'autonomia, ha affrontato il tema ineludibile dell'anomalia del sistema politico della nostra democrazia autonomistica. Questo è, onorevole Presidente, a mio giudizio, il capitolo più insincero e più fragile delle sue dichiarazioni programmatiche, quello su cui non può sfuggire a un confronto rigoroso con il Consiglio e, più in generale, con il giudizio e la maturità democratica dei sardi. Dalla pagina 4 alla pagina 12 del suo rapporto al Consiglio lei tenta, signor Presidente, l'impossibile operazione di giustificare e dare dignità al tortuoso percorso politico che la sta riportando, dopo dieci anni, alla guida della Giunta regionale.
Può darsi che questa Giunta ottenga il lasciapassare da una maggioranza anomala e politicamente ermafrodita, signor Presidente, ma non si può consentire che vengano stravolti il reale significato e il vero substrato politico dell'accordo che sta portando alla nascita di questo Governo regionale, dopo cinque mesi dalle elezioni e dopo tre infruttuosi tentativi, compiuti prima dall'onorevole Pili e più recentemente dall'onorevole Gian Mario Selis. Lei non diventa, onorevole Floris, Presidente della Giunta per un'anomalia del sistema, come ha tentato abilmente quanto farisaicamente di dire dalla pagina 4 alla pagina 12 del suo rapporto; no, lei è la principale anomalia del sistema e insieme ne è il principale beneficiario. Lei non è vittima del bipolarismo incompiuto, lei è stato l'artefice più lucido e più ostinato di una soluzione che non solo non risolverà i problemi della governabilità, ma è anche la più distante dalla volontà popolare. Due coalizioni di partiti democratici, due schieramenti, uno riformista e l'altro conservatore, si sono, come sappiamo, confrontati prima per il consenso popolare, poi per dare un governo alla regione.
Queste due grandi aggregazioni politiche programmatiche hanno eletto, come ricordava opportunamente il collega Spissu, 72 consiglieri su 80, però non sono riuscite a portare il loro leader alla guida della Giunta. Ora, dopo cinque mesi di paralisi istituzionale, è probabile che l'impresa riesca all'esponente più esperto e più determinato di una piccola formazione politica che, con una pattuglia di tre o forse due consiglieri regionali, strappa la massima carica istituzionale della nostra regione autonoma. Trionfa, con la presidenza Floris, la regola del potere di coalizione, quel potere che può condizionare o sovvertire qualsiasi risultato elettorale e rendere del tutto ininfluente la volontà popolare nella vita istituzionale, negli assetti di governo e nelle scelte degli organi deputati ad inverare la nostra democrazia rappresentativa.
Trionfa con questa soluzione, onorevole Pili, la vecchia politica, non per il profilo personale o anagrafico del presidente Floris, al quale va anzi riconosciuta, da avversario, una indubbia capacità di restare al centro delle vicende politiche regionali per un lungo arco di tempo; no, trionfa il ritorno alla vecchia politica perché, come nelle fasi più vischiose della nostra esperienza regionalista e in presenza di un prolungato corto circuito della vita istituzionale, i partiti e i gruppi dirigenti, anziché affrontare la sfida dell'innovazione, ripiegano nelle mediazioni compromissorie, nelle manovre di palazzo, si rifugiano nel più deteriore trasformismo e restano sordi e assolutamente refrattari rispetto alle istanze e ai fermenti che maturano nella società civile. Questa soluzione, non di necessità, ma imposta da vecchi e nuovi politicanti, è l'esatto contrario, onorevole Fantola, della democrazia fondata sul bipolarismo e sull'alternanza, dove chi vince governa e chi perde esercita il controllo e l'opposizione democratica. In un sistema di questo tipo, un partito col 3 per cento, senza tradizione e senza vera base popolare, spesso nato al solo scopo di tutelare gli interessi dei suoi fondatori, non può conquistare la Presidenza della Regione, a meno che non sottoscriva prima delle elezioni un patto politico e programmatico dentro una coalizione che sottopone il suo progetto al giudizio degli elettori. Noi sappiamo che la storia democratica del nostro Paese e della nostra regione, con la pluralità e la ricchezza delle sue culture politiche, non può condurre a un bipolarismo fondato sull'aggregazione forzosa di due grandi partiti, uno di destra e l'altro di sinistra, e tuttavia la formazione di due grandi aree politiche, una di cultura riformista e l'altra di profilo moderato conservatore, che competono sul terreno democratico e programmatico, per governare le istituzioni e la società, questa esigenza, questa evoluzione del sistema politico italiano e delle sue articolazioni regionali è assolutamente ineludibile. Questa riforma è indispensabile ed ineludibile perché ormai matura nella coscienza della maggioranza dei cittadini, come ha dimostrato anche il chiaro risultato elettorale dell'ultima consultazione popolare per rinnovare questa Assemblea, nella quale la stragrande maggioranza dei consiglieri è stata eletta dentro una logica limpida di carattere bipolare. Questo risultato può essere quindi disatteso, come sta avvenendo, dalle oligarchie politiche, ma non può essere adulterato nelle analisi corrette della volontà popolare.
Non ci sono quindi, come lei ha detto, onorevole Floris, tre quasi vincitori che diventano tre sconfitti per l'anomalia del sistema elettorale; vince il potere di ricatto delle minoranze e viene sconfitta la sovranità degli elettori. A questo dato incontrovertibile, non positivo, della soluzione che si sta dando alla più lunga crisi della storia della nostra Regione, si aggiungono altri elementi, a mio avviso, cari colleghi, molto preoccupanti, che attengono al progressivo deperimento dei comportamenti individuali e dell'etica politica.
Su questa riflessione voglio svolgere la parte conclusiva del mio intervento, senza intendimenti polemici ed ancor meno rancorosi, nei confronti della maggioranza che si sta costituendo e dei singoli protagonisti di questa difficile fase della politica sarda. La crisi si chiude anche perché la paralisi istituzionale dell'amministrazione regionale non è più sostenibile, ma la crisi si chiude male e in un quadro torbido, forse anche perché, di fronte all'accertata impossibilità di allargare nella chiarezza i due poli della politica regionale, siamo stati tutti (e lo dico in termini autocritici) un po' timidi nella ricerca di una soluzione di decantazione che consentisse la nascita di una Giunta a termine, di garanzia autonomistica, con obiettivi di governo e di riforma irrinunciabili e predeterminati, sostenuta chiaramente dai due Poli e formata da personalità di indiscussa autorevolezza e competenza, espresse direttamente dai settori più vitali della società e della cultura della nostra isola. Temo che questa mancanza di coraggio sarà pagata con il varo di una Giunta senza reale legittimazione democratica, che non sarà né programmatica né tanto meno di convergenza autonomistica, per un velleitario "progetto riformista, nazionalitario e federalista", come ha tentato enfaticamente di definirlo il Presidente Floris.
FLORIS MARIO (U.D.R.), Presidente della Giunta. Se fosse così, D'Alema non sarebbe Presidente.
SANNA EMANUELE (D.S.-F.D.). Caro Presidente, la vedo un po' nervoso ma lei avrà ampia possibilità, in sede di replica, di confutare le mie tesi. La sostanza delle scelte e dei comportamenti politici è più dura, caro Presidente, e più espressiva del trasformismo e del camaleontismo politico. Il Polo conservatore non ha vinto le elezioni ma va al Governo della Regione; il centrosinistra ha preso più voti e più seggi ma va all'opposizione. Il Polo non ha sfruttato l'effetto Pili; quella valanga di preferenze, che nell'immaginario collettivo è diventata, forse giustamente, una sorta di elezione diretta del Presidente della Regione, non è stata sufficiente a portare al vertice della Giunta il candidato più votato, tant'è che Pili, pur avendo ricevuto due incarichi, non è riuscito a formare una Giunta e una maggioranza. Il Polo è stato però più spregiudicato e insieme più cedevole rispetto al centrosinistra, nel negoziare con i suoi potenziali ed insaziabili alleati, tant'è che ha ceduto prima la Presidenza del Consiglio ad un consigliere uscito dal Gruppo del Partito Sardo d'Azione, poi la Presidenza della Giunta ad un consigliere che forse non rappresenta neanche tutto il Gruppo dell'U.D.R.
Ma anche tutto questo non sarebbe bastato a formare una Giunta di centrodestra se la politica corsara del Polo non si fosse - ad un certo punto della crisi e forse anche nell'intervallo cruciale fra il 13 e il 27 di giugno - potuta giovare dell'efficace consulenza di abili intermediari per realizzare un vergognoso cambiamento di campo di tre consiglieri regionali eletti nelle liste del Partito Popolare e nella coalizione di centrosinistra. Tre consiglieri appena eletti, nel più assoluto disprezzo dell'etica politica e del patto stipulato con il loro elettori dell'area riformista, corrono senza pudore e senza onore in soccorso del Polo delle destre e, in cambio, incasseranno quei simbolici 30 danari di cui parlai già il 20 di luglio, quando a Gian Mario Selis, in quest'Aula, furono fatti mancare a scrutinio segreto due voti di imperscrutabile provenienza, che andarono invece all'onorevole Serrenti per suggellare un inconfessabile patto politico. Quei simbolici 30 denari saranno assessorati, saranno laute contropartite istituzionali e forse anche altre oscure contropartite sulle quali impegneremo, vi assicuro, la nostra ricerca e la nostra vigilanza democratica.
Capisco, onorevole Floris, che lei abbia un incommensurabile debito di riconoscenza verso i consiglieri usciti recentemente dal Partito Popolare, i consiglieri Onida, Fois e Ladu, ma il suo tentativo, a pagina 7 delle sue dichiarazioni programmatiche, di accreditarli come i paladini della governabilità e della non destabilizzazione della nostra autonomia e addirittura come un fermento per rivitalizzare il centro moderato e democratico del nostro paese, appare solo penoso e deprimente.
Così il Polo, sacrificando Pili ed affidando al più esperto Floris il timone della Giunta, va al governo della Sardegna; il centrosinistra va invece all'opposizione perché ha seguito un percorso lineare e più rispettoso del verdetto elettorale.
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, le ricordo che inizia a decorrere il tempo supplementare.
SANNA EMANUELE (D.S.-F.D.). Abbia pazienza, ho bisogno ancora di qualche minuto, ma le assicuro che me lo sconterà con il silenzio nelle prossime sedute.
La Coalizione Autonomista con i Democratici ha stabilito confini molto netti, oltre i quali l'accordo con i partiti intermedi non poteva essere spinto.
Di sicuro i Partiti della Coalizione Autonomista hanno iniziato questa difficile legislatura con l'handicap del bilancio non positivo della precedente legislatura. Cinque anni a lungo dominati dai conflitti politici e dall'instabilità hanno pesato sicuramente nel giudizio della pubblica opinione e hanno offuscato i pur rilevanti risultati ottenuti, in particolare nell'ultima fase della legislatura, dalle Giunte guidate dall'onorevole Palomba. Il centrosinistra però va all'opposizione soprattutto perché, pur avendo aperto un limpido negoziato con il Partito Sardo d'Azione, con l'U.D.R. ed anche con il Nuovo Movimento, non ha accettato - pur di governare - di pagare il prezzo dell'umiliazione della sua forza rappresentativa, di pagare il prezzo della rinuncia alla sua autonomia politica nel rapporto con nuovi e potenziali alleati.
Questa posizione si è espressa con molta fermezza nella indisponibilità a cedere la Presidenza della Giunta, mettendo nel mercato politico la leadership dell'onorevole Selis e anche rifiutando, con la massima nettezza, il tentativo di mettere la maggioranza riformista, la vita e l'attività del governo regionale nelle mani di personaggi non pienamente affidabili sul terreno democratico e della coerenza, con accordi limpidamente e liberamente sottoscritti.
Noi non abbiamo firmato cambiali in bianco, non abbiamo trattato negli alberghi, nei camper, nei salotti privati; abbiamo negoziato alla luce del sole e cercato di dare un governo a questa Regione e, quando abbiamo intravisto il torbido disegno di annullare la volontà popolare e dar vita ad una Giunta e ad una maggioranza condizionate dal potere di ricatto, abbiamo preferito scegliere la strada più seria dell'opposizione e, dopo l'atto irresponsabile, senza precedenti e forse non pienamente libero dell'onorevole Serrenti, i voltagabbana hanno gettato la maschera e sono venuti avanti. Gli usurai del pluripartitismo esasperato hanno potuto presentare al Polo il prezzo alto ed inverecondo del loro sostegno.
Da qui è nata, onorevole Floris, la sua Presidenza e da qui ripartiremo per farle una rigorosa opposizione senza mai trascurare o danneggiare gli interessi reali della Sardegna.
PRESIDENTE. Gli interventi di questa mattina sono terminati, la seduta riprenderà alle ore 16 e 30.
Ha domandato di parlare sull'ordine dei lavori il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (F.I.-Sardegna). Non è questo l'orario precedentemente concordato
nella Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 20, viene ripresa alle ore 13 e 32.)
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16 e 30.
La seduta è tolta alle ore 13 e 32.