CCXVI SEDUTA
MARTEDI' 9 MARZO 1993
Presidenza del Presidente FLORIS
INDICE
Commemorazione dell'ex consigliere regionale Ulisse Usai
Congedo ....................................
Dichiarazioni della Giunta regionale sui rapporti Stato-Regione legati alla crisi economica in Sardegna. (Discussione e presentazione di o.d.g.):
CABRAS, Presidente della Giunta
COGODI...................................
MERELLA................................
USAI EDOARDO....................
PUSCEDDU..............................
BAROSCHI..............................
DADEA.....................................
SORO .......................................
MELONI...................................
Disegno di legge (Annunzio di presentazione)
Interpellanze (Annunzio)..........
Interrogazioni (Annunzio) .......
Interrogazioni (Risposta scritta)
Proposte di legge (Annunzio di presentazione)
La seduta è aperta alle ore 17 e 03.
SECHI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 4 febbraio 1993, che è approvato.
Congedo
PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Serra Pintus ha chiesto di poter usufruire di due giorni di congedo a far data dal 9 marzo 1993. Se non vi sono opposizioni, il congedo si intende concesso.
Annunzio di presentazione di disegno di legge
PRESIDENTE. Comunico che è pervenuto alla Presidenza il seguente disegno di legge:
"Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 25.1.1988, n. 4, concernete 'Riordino delle funzioni socio-assistenziali'". (366)
(Presentato il 25 febbraio 1993 e assegnato alla quinta Commissione.)
Annunzio di presentazione diproposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza le seguenti proposte di legge:
dai consiglieri Manchinu - Mulas Maria Giovanna - Pili - Fadda Antonio - Baroschi - Lombardo - Mannoni - Mereu Salvatore - Ferrari - Degortes - Fadda Fausto:
"Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 11.6.1990, n. 16 'Adeguamento della struttura amministrativa regionale per l'esercizio delle funzioni in materia di miniere, cave e saline'". (365)
(Presentata il 18 febbraio 1993 e assegnata alla prima Commissione.)
dai consiglieri Pusceddu - Desini - Mereu Orazio - Onnis:
"Modifiche alla legge regionale 30.10.1986, n. 58 recante ' Norme per l'istituzione di nuovi comuni, per la modifica delle circoscrizioni comunali e della denominazione dei comuni e delle frazioni'". (367)
(Presentata il 25 febbraio 1993 e assegnata alla prima Commissione.)
Risposta scritta ad interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Usai Edoardo, sulle disfunzioni dei traghetti della linea Palau-La Maddalena e viceversa". (429)
(Risposta scritta in data 1° marzo 1993.)
"Interrogazione Carusillo sulla direttiva 92/46/C.E.E. che stabilisce norme per la produzione e commercializzazione di latte crudo, di latte trattato termicamente e di prodotti a base di latte con particolare riferimento al latte ovino". (440)
(Risposta scritta in data 1° marzo 1993.)
"Interrogazione Carusillo sullo stato di attuazione delle norme prescritte dai decreti ministeriali 184 e 185 del 9 maggio 1991 per la produzione del latte alimentare bovino". (441)
(Risposta scritta in data 1° marzo 1993.)
"Interrogazione Carusillo sulla mostra nazionale e convengo mondiale Charolaise 1993". (452) (Risposta scritta in data 1° marzo 1993.)
"Interrogazione Serrenti - Ortu - Ladu Giorgio - Melis - Meloni - Morittu - Murgia - Puligheddu - Planetta - Salis sulla mancata riduzione di tariffe aeree per la Sardegna". (470)
(Risposta scritta in data 1° marzo 1993.)
Annunzio di interpellanze
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
SECHI, Segretario:
"Interpellanza Salis sul recente editto del Questore di Nuoro contro la libertà di maschera a carnevale". (299)
"Interpellanza Oppi - Sanna Adalberto - Piras - Amadu - Fadda Paolo sulla grave situazione di crisi del settore minerario". (300)
"Interpellanza Baroschi sulla liquidazione della SIM SpA". (301)
"Interpellanza Tamponi sul mancato rinnovo della convenzione tra il Coni e l'Alitalia, che garantiva alle società sportive la riduzione dei biglietti aerei Alitalia in occasione delle trasferte". (302)
Annunzio di interrogazioni
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
SECHI, Segretario:
"Interrogazione Morittu - Ortu - Melis - Ladu Giorgio - Meloni - Murgia - Planetta - Serrenti - Puligheddu, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione degli impianti Enichem di Macchiareddu". (500)
"Interrogazione Onnis - Pusceddu - Desini - Mereu Orazio, con richiesta di risposta scritta, sull'impossibilità di effettuare prenotazioni differite sulle navi Tirrenia nei collegamenti tra l'Isola e la Penisola". (501)
"Interrogazione Lorelli, con richiesta di risposta scritta, sulla installazione di un ripetitore RAI ad Ittiri". (502)
"Interrogazione Serrenti - Morittu - Ortu - Ladu Giorgio - Melis - Murgia - Meloni - Planetta - Puligheddu, con richiesta di risposta scritta, sullo sciopero del personale della Tirrenia di Napoli". (503)
"Interrogazione Marteddu, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata assunzione di 198 vincitori di concorso all'Amministrazione delle Poste". (504)
"Interrogazione Serra Pintus, con richiesta di risposta scritta, sul contenimento delle spese". (505)
"Interrogazione Manca - Muledda - Casu, con richiesta di risposta scritta, sulla richiesta della Cooperativa 'L'Altopiano' di Ghilarza per l'affidamento dello stabilimento ex 3C sito in Ghilarza e finalizzato alla lavorazione del latte". (506)
"Interrogazione Lorelli, con richiesta di risposta scritta, sui gravi ritardi nell'erogazione dell'indennità per il fermo pesca e sul periodo di fermo pesca fissato dall'Assessorato dell'ambiente". (507)
"Interrogazione Carusillo, con richiesta di risposta scritta, su un finanziamento per l'allestimento di una sezione numismatica nel Museo civico di Ozieri". (508)
"Interrogazione Usai Edoardo sulle licitazioni private effettuate in Sardegna dalle Amministrazioni pubbliche". (509)
"Interrogazione Atzori, con richiesta di risposta scritta, sull'aggravio di oneri per i cittadini beneficiari di mutui edilizi agevolati statali". (510)
"Interrogazione Carusillo, con richiesta di risposta scritta, sulla definizione di un nuovo Albo degli imprenditori agricoli". (511)
"Interrogazione Pau, con richiesta di risposta scritta, sull'attività dei veterinari alle dipendenze dell'ARA". (512)
Commemorazione dell'ex consigliere regionale Ulisse Usai
PRESIDENTE. Onorevoli consiglieri, nei giorni scorsi si è spendo a Cagliari l'onorevole Ulisse Usai, già consigliere regionale nella V, VI e VII legislatura. Aveva 67 anni.
L'onorevole Usai era entrato in Consiglio regionale nel 1967 in sostituzione dell'onorevole Umberto Cardia dimissionario. Nato a Guspini nel 1926, fin da giovanissimo, si era dedicato al sindacato nelle fila della CGIL.
Velio Spano, che allora dirigeva il P.C.I. in Sardegna, ne apprezzò la dedizione e l'impegno e lo coinvolse sempre di più nell'attività sindacale nella quale si distinse per l'equilibrio, il realismo e il perseguimento degli effettivi interessi dei lavoratori. Si era conquistato una larga popolarità tra i lavoratori che aveva rappresentato sia nel sindacato sia nel partito, dove ha ricoperto numerose cariche.
Entrato al Consiglio regionale si è interessato principalmente di due grandi questioni tra loro connesse: i problemi dei giovani e i problemi dei lavoratori. Scorrendo le sue varie iniziative consiliari infatti si constaterà come queste siano state le costanti della sua attività di consigliere sia nelle interrogazioni e interpellanze sia nelle iniziative legislative.
La sua capacità di lavoro e la sua costanza lo avevano fatto segnalare tra i consiglieri più impegnati sia nei lavori in Aula, sia soprattutto, nelle Commissioni. Sempre nella direttrice della tutela dei diritti dei giovani e dei lavoratori era stato tra i padri della legge per il diritto allo studio che, per molti anni, è stata una legge d'avanguardia in Italia.
Tutte le grandi questioni sindacali della Sardegna per oltre un decennio hanno avuto, anche attraverso lui, eco in Consiglio regionale.
Fin da quando era consigliere regionale aveva posto una particolare attenzione verso i problemi dei lavoratori sardi emigrati, o in altre regioni italiane o all'estero. Dagli infortuni sul lavoro ai problemi previdenziali; dalle questioni di integrazione nelle società ospitanti ai problemi dell'istruzione dei figli degli emigrati hanno visto il suo interessamento e le sue iniziative. Questa sua attività fu molto apprezzata dagli emigrati e da molti anni era presidente per la Sardegna della Federazione italiani emigrati e famiglie (FILEF) e vicepresidente della Consulta regionale dell'emigrazione.
Attivissimo all'estero è stato anche promotore di molte associazioni d'amicizia tra la Regione e Stati o province esteri. Si preparava a partecipare a una manifestazione di emigrati sardi in Australia quando è stato colpito dal male che lo doveva vincere.
Nella sua lunga attività consiliare ha saputo conquistarsi la stima e l'amicizia di tutti, anche degli avversari politici ed è con grande rimpianto che ne ricordiamo oggi la figura.
Giungano alla famiglia - e in particolare alla figlia Katia che lavora in Consiglio - e al Gruppo al quale apparteneva le condoglianze commosse del Consiglio regionale e mie personali.
Sospendo i lavori per cinque minuti in segno di lutto.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 16, viene ripresa alle ore 17 e 27.)
Dichiarazioni della Giunta regionale sui rapporti Stato-Regione legati alla crisi economica in Sardegna
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle dichiarazioni della Giunta regionale sui rapporti Stato-Regione legati alla crisi economica in Sardegna.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Presidente della Giunta.
CABRAS (P.S.I.), Presidente della Giunta. Signor Presidente, colleghi del Consiglio, sono passati quasi trent'anni dall'ultima volta che la Regione ha ricorso al Parlamento con un voto dell'Assemblea in materia di sviluppo economico e sociale. La Giunta poche volte ha contestato i provvedimenti dello Stato, considerandoli dannosi all'interesse generale della Regione, così come si è fatto con la delibera adottata venerdì 5 marzo. Tutto questo non significa che siano mancati momenti di tensione dialettica, anzi talvolta hanno raggiunto punte notevoli, mai però la Regione ha fatto ricorso in tutti questi anni allo strumento costituzionale dell'ordine del giorno-voto, termometro di un malessere che noi giudichiamo molto grave. Se questo è vero esiste allora una ragione profonda che non si può eludere. Davanti a questa ragione occorre che i soggetti istituzionali prima di tutto si assumano per intero le responsabilità che competono a ciascuno. Il corso degli avvenimenti legati alla vertenza con lo Stato, e per esso con il Governo, impone nuove analisi e nuove valutazioni per definire il nostro itinerario. In primo luogo emerge in tutta evidenza il venir meno dell'ambito corretto di inquadramento delle nostre proposte, quello previsto dall'articolo 13 dello Statuto che assegna allo Stato, con il concorso della Regione, il compito di favorire lo sviluppo economico e sociale della Sardegna. Data la portata degli argomenti in discussione infatti quale altra sede potrebbe rivelarsi più appropriata? Non certamente quella dei bilanci delle singole aziende pubbliche operanti nell'Isola, come finora ci è stato proposto. Da questo grave errore di impostazione discendono infatti le conseguenze dannose che conosciamo, i programmi del settore chimico con le prime chiusure nell'area di Cagliari, sottolineo "le prime chiusure nell'area di Cagliari", le modifiche agli investimenti ENEL con la eliminazione del modulo di gassificazione del carbone del Sulcis, argomento che consideravamo ormai conquistato, la negazione della economicità del progetto di metanizzazione della Sardegna, anche per questo c'è stata una legge alcuni anni fa, la caduta degli investimenti nella metallurgia del piombo, dello zinco e dell'alluminio, i ritardi con cui si cerca una soluzione al problema della cartiera di Arbatax. Il tutto, valutato con la dovuta prudenza che in questi casi si impone, significa all'incirca 19 mila posti di lavoro nell'industria e nell'indotto collocati a vista. E' il trionfo della linea del carciofo; foglia dopo foglia scompare l'apparato produttivo della Sardegna. Chi avesse dei dubbi su questi dati può consultare gli ultimi dati che sono stati pubblicati dall'osservatorio industriale in materia di bilancia commerciale e di altri indicatori economici regionali. Il nostro, come si sa, è un sistema economico particolare, per certi versi isolato, di conseguenza una linea di riconversione e di sostituzione pari a quella che ci viene proposta non è facilmente applicabile in Sardegna come altrove. Se ci viene tolto un pezzo di industria dove mai andiamo a prendere il lavoro che manca? Parlo di lavoro mai separato dalla produzione, capace di concorrere al reddito e alla ricchezza prodotta dalla nostra Regione, non parlo di assistenza. La linea regionalista proposta nella Commissione bicamerale proprio in questi ultimi giorni appare in netto contrasto, almeno queste sono le nostre valutazioni, con i propositi di politica economica sopra richiamati. Se le Regioni e in modo particolare quelle speciali sono destinate, come si usa dire ormai nelle ultime settimane, a essere più Stato allora è giusta la nostra rivendicazione di un confronto di rango adeguato.
Le valutazioni e le terapie proposte esclusivamente dall'Osservatorio romano non sempre convergono con gli obiettivi essenziali del nostro sviluppo. Per chi ha responsabilità di governo in Sardegna il lavoro non è mai - come forse lo è per altri in qualche caso - una variabile indipendente, il governo dei fatti economici oggi muta nei suoi rifiorimenti riconosciuti. Che cosa significa per noi processo di privatizzazione? Cosa significa che lo Stato abbandona il ruolo di impresa? Il mercato e le sue leggi, con le nuove regole di competizione in Europa possono offrire una prospettiva concreta anche a noi sardi? Questa è la domanda fondamentale che ci dobbiamo porre e non c'è dubbio che ce la poniamo in molti ma spesso nel rispondere confondiamo le affermazioni di principio e di valore universale con le realtà di partenza che, come si sa, sono assai diverse a seconda dei Paesi e delle Regioni. E' difficile affermare con sicurezza che in Sardegna il ruolo pubblico nell'economia finirà insieme a quello svolto dallo Stato, anzi, se si può avanzare un dubbio fondato, passerà ancora del tempo prima che questo accada. Si tratta di misurarsi con l'apertura e la fantasia necessarie in un contesto di grandi cambiamenti. Quali strumenti può impiegare lo Stato per svolgere la giusta funzione di riequilibrio a favore delle aree regionali in difficoltà? In che modo può essere sostituita la funzione di impresa nei luoghi dove lo stesso ruolo è sempre stato appannaggio del pubblico, almeno per quanto riguarda il comparto industriale? Le risorse fino a ieri assegnate al sistema delle partecipazioni statali a chi devono essere assegnate oggi se non alle Regioni? Questo meccanismo è già in atto in alcune aree europee perfino tra le più sviluppate. E' inutile dire che nessuno rinuncia a fabbricare in casa propria anche i prodotti che si possono comprare a prezzi minori fuori dai confini, questo vale sicuramente meno di ieri tra i Paesi comunitari ma come ieri nei confronti di quelli extracomunitari. Non si comprende perché mai dovremmo essere noi sardi i paladini del libero mercato, quando sono di questi giorni le polemiche nei confronti della linea sostanzialmente protezionista della nuova amministrazione americana. Quando insistiamo con forza nel sostenere utile alla nostra economia produrre energia da gas di carbone Sulcis non facciamo niente di diverso da ciò che hanno fatto nel Regno Unito solo poche settimane fa, restituendo al mittente il programma di smantellamento dei pozzi carboniferi nonostante in quel Paese si produca persino petrolio. Le risorse saranno pertanto il punto cruciale. Da ciò deriva un uso più attento di quelle che noi consideriamo le nostre risorse. Sarà indispensabile una ulteriore azione di modifica del nostro modo di fare il bilancio, nonostante gli sforzi finora compiuti, incrementando le quote destinate all'apparato produttivo. Le diseconomie strutturali potranno essere superate qui da noi tramite un ruolo ancora decisivo dell'intervento pubblico e dell'incentivo finanziario. In questo ambito appare non più rinviabile una revisione e un adeguamento degli strumenti finora adoperati, alcuni vecchi di quasi quarant'anni, valorizzando al massimo l'esperienza positiva consolidata nell'ambito dello stesso intervento pubblico in Sardegna. La Sfirs di oggi valga come un esempio da imitare. I nuovi strumenti di contrattazione programmata inoltre possono, se ben impiegati, utilmente concorrere agli obiettivi generali del nostro sviluppo ma non esistono obiettivi che possano fare a meno delle disponibilità di risorse finanziarie adeguate. Questa è schematicamente la linea che ispira le nostre proposte al governo in quel confronto avviato sinora senza esito. Questa è la linea alla quale si ispira la politica economica della Giunta, ma sarebbe più corretto dire della Regione dal momento che in questi ultimi anni si è registrata una sostanziale continuità in questa direzione. Questa linea si scontra però con una sorta di muro di gomma che lo Stato contrappone alle nostre richieste. Siamo di fronte a precisi impegni sottoscritti anche solennemente ma mai attuati nella sostanza come il protocollo d'intesa del dicembre del '90. Noi dobbiamo con ogni mezzo richiamare il Governo ai suoi doveri in base a quel principio di solidarietà che costituisce un punto essenziale della nostra Carta statutaria. Tutti gli elementi di analisi portano a considerare ampiamente giustificato il ricorso a strumenti anche formali di contestazione come quelli che stiamo proponendo e che abbiamo già adottato. Dalla questione politico-istituzionale discendono tutti gli aspetti economici richiamati. Nessuno si illude che ciò sia sufficiente da solo a risolvere, con soddisfazione piena di tutti, i problemi aperti. E' sicuramente indispensabile mantenere alta la tensione e la mobilitazione di tutti e per questo occorrono strumenti anche eccezionali per sostenere la lotta dei lavoratori ai quali in questo momento deve andare il nostro appoggio anche materiale. Infatti, sono gli operai in occupazione e autogestione che costituiscono la punta avanzata di questa rinnovata battaglia per lo sviluppo della Sardegna, una battaglia che ha come unica controparte lo Stato con tutto ciò che questo comporta.
Nell'avviare una fase così impegnativa occorre riguadagnare il tempo perduto in materia di riforma dello Statuto; il Consiglio dovrà rompere gli indugi, tutti gli indugi per inserirsi a pieno titolo nel dibattito aperto dalle proposte della Commissione bicamerale. Non c'è più tempo da perdere per disegnare la nostra Regione nel nuovo Stato regionalista che il Parlamento si appresta a varare. Non c'è più tempo da perdere se vogliamo che sia la nostra visione a prevalere e non quella dei neofiti del federalismo leghista portatori del vero spirito separatista. In questa direzione c'è la concreta possibilità che, grazie al nostro messaggio unito a quello delle altre Regioni e Province speciali, si riconduca la discussione nell'alveo corretto di una modifica adeguata ai tempi della nostra Costituzione repubblicana ispirata a principi di unità e di vera solidarietà.
Le proposte in quella sede finora avanzate meritano apprezzamento e non è certo un caso che alle loro elaborazione abbiano concorso in modo determinante parlamentari la cui formazione e cultura regionaliste si sono formate sul campo, fra questi Pietro Soddu, già Presidente della nostra Regione. Per tutte queste ragioni assegnamoci un tempo serrato di lavoro, sia attraverso una Commissione istituzionale, sia anche in una sede politica, valuti il Consiglio per elaborare una proposta che passi per uno o più momenti di partecipazione popolare, tramite le istituzioni rappresentative e le forze sociali e politiche. La Giunta svolgerà ogni compito di supporto a questa fase, ma dovrà essere il Consiglio, titolare del progetto statutario, il punto di sintesi e di definizione. Una seduta del Consiglio con la partecipazione di tutti i titolari di rappresentanza popolare può essere la sede dove varare la nostra proposta di nuovo Statuto. Questa è una necessità della storia che non si ferma alle tappe percorse, ma si avvia ininterrottamente su nuove strade. Il cammino che noi abbiamo davanti, al tramonto del secondo millennio, deve essere affrontato con una grande, ferma e convinta volontà unitaria. Soltanto così possiamo affermare in modo efficace e finalmente originale il buon diritto di noi sardi ad essere protagonisti della nostra storia. Grazie.
PRESIDENTE. Secondo gli accordi della Conferenza dei Capigruppo parlerà un consigliere per Gruppo per dieci minuti.
E' iscritto a parlare l'onorevole Cogodi. Ne ha facoltà.
COGODI (Gruppo Misto). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, questa riunione del Consiglio regionale sarà straordinaria, sarà normale, sarà solenne, o sarà dimessa, tuttavia è una riunione importante. E' importante perché è stato annunciato che il Consiglio regionale avrebbe discusso e deciso alcune cose importanti. Io dico subito che apprezzo l'analisi che ha fatto testé il Presidente della Giunta regionale, apprezzo meno la prospettazione che è insufficiente, permane contraddittoria e comunque è aleatoria. Non trovo nelle proposte del Presidente della Giunta regionale nessuna delle proposte che possono essere risolutive della crisi attuale e grave della regione. Ho detto non a caso Presidente della Giunta, laddove fino a qualche giorno fa, fino a ieri, si era annunciato che sarebbe stato il presidente della Regione - che è anche Presidente della Giunta, ma non solo Presidente della Giunta - ad assumere l'onere di sintetizzare e di concretizzare una proposta politica valida, concreta che fosse di tutto il Consiglio regionale, dell'Assemblea rappresentativa del popolo sardo e quindi di definire la base, il contenuto, l'obiettivo della contestazione.
Non basta, signor Presidente, onorevoli della Giunta, onorevoli del Consiglio, evocare o annunciare guerre per fare la guerra e meno che mai per vincerla. I lavoratori che manifestano di fronte al Palazzo, hanno scritto "Fatti; più fatti e non più parole". Noi abbiamo bisogno anche di parole perché attraverso le parole esprimiamo i concetti, ma devono essere le parole giuste, sobrie, necessarie per affrontare i problemi concreti di questa Regione. Non c'è oggi in quest'Aula, come si era previsto e dichiarato, una base comune sulla quale tutti si possa lavorare e che possa costituire la piattaforma della rivendicazione verso lo Stato e anche la piattaforma su cui poggiare i piedi noi, il Consiglio regionale, le istituzioni autonomistiche, su cui iniziare a fare quello che qui si può fare - ed è tanto - e non solo rivendicare dagli altri.
Si è scelta per questa riunione del Consiglio regionale una formula come dire, stringata, quella della comunicazione della Giunta seguita da un intervento per Gruppo di non più di dieci minuti, senza prevedere nessun atto formale del Consiglio a conclusione della discussione. Ma si può dichiarare una guerra senza sapere esattamente perché? Ma si può fare e soprattutto vincere una guerra senza sapere esattamente con chi o anche, purtroppo, contro chi esattamente? C'è ancora troppa confusione, se mi è consentito, troppa reticenza, e se mi è consentito anche troppa furberia nel modo di affrontare questioni che sono davvero gravi. Dieci minuti quindi, dieci minuti per dire, se ci riesco, dieci cose, a questo punto meno di un minuto a cosa, però alcune le voglio dire.
Primo, il Consiglio regionale deve solo prendere atto della dichiarazione di apertura di conflitto e non deve invece prendere parte a questo conflitto, essere capace cioè di elaborare proposte ed essere dentro un vero scontro politico? Perché questa, se guerra è, non è guerra simulata, non è giochino da videogame, è scontro politico vero che deve impegnare energie, intelligenze, fatiche, e volontà sincere, perché o le istituzioni autonomistiche sono capaci di risolvere la gran parte dei problemi importanti di questa Regione, oppure debbono dichiarare di essere inutili. Noi non siamo solo dei portavoce, noi siamo dei rappresentanti, dobbiamo fare nostra la volontà di lotta dei lavoratori, i diritti di un popolo, le ansie di riscatto, i bisogni della gente che devono trovare risposte concrete.
Seconda cosa, perché la guerra dichiarata è già rinviata? Perché si dice e si notifica al popolo a mezzo stampa, oggi, che il tutto si vedrà la settimana prossima, che non so esattamente chi ed esattamente dove ha chiesto di rinviare e di attendere perché a Roma le cose sono incerte? Ma chi non lo sa che a Roma le cose sono incerte? O si vuole aspettare domani o dopodomani la crisi di Governo per dire che non si può far niente perché non c'è più il Governo? Ma lo sappiamo che a Roma c'è un vuoto politico, che c'è un crollo verticale anche del sistema politico e di potere, che c'è un sistema politico che è chiaramente colpito e tangentato tanto da non valere e da non avere legittimità sufficiente ad affrontare le questioni di questa come di altre Regioni, ma soprattutto di questa Regione? E perché allora dichiarare che rinviamo di dieci giorni perché oggi dovremmo certificare la sconfitta? Questa è la mentalità degli sconfitti e chi ha mentalità da sconfitto non va a nessuna guerra, alza le mani e si arrende prima di ingaggiare qualsiasi conflitto. Noi non abbiamo mentalità da sconfitti, i lavoratori non hanno mentalità da sconfitti. Altri dicono ancora a mezzo stampa: "Aspettiamo dieci giorni. Ci sono margini di trattativa tecnica". Ma quale tecnica se non si riesce a fare neanche un incontro Giunta-Governo, neanche un incontro di confronto su cose da conoscere reciprocamente, da comunicarsi. Dove sono questi margini ancora? Dicono altri: "Si sta ottenendo qualcosa". Ma dove, ma quando? Tolti i colpi pesanti che sta ottenendo l'apparato produttivo di questa Regione, che cosa si sta ottenendo?
Terza cosa, se il Consiglio regionale è consapevole di tutto questo, ai sensi dell'articolo 51 dello Statuto, è il Consiglio regionale che apre un conflitto politico con lo Stato cioè con il Parlamento nazionale. Non si devono fare confusioni né di linguaggio, né di strumenti perché una cosa - ed è una cosa molto riduttiva - è appellarsi all'articolo 51 comma secondo, laddove in via quasi amministrativa, in via tecnico-giuridico-istituzionale stabilisce che la Giunta può contestare i singoli provvedimenti del Governo - in un confronto quasi paritario da Governo a Governo - e bene ha fatto la Giunta a farlo. Io do atto che la Giunta ha contestato il provvedimento sulle privatizzazioni; ha fatto bene a farlo, ma non ha risolto nulla perché il Governo che ha adottato quei provvedimenti, affermerà che sono coerenti con la sua politica economica e li manterrà. Altro è appellarsi all'articolo 51, comma primo, che stabilisce che il Consiglio regionale, in quanto soggetto politico rappresentativo, può con un ordine del giorno-voto al Parlamento aprire un conflitto politico per contrasto di interessi e di vedute politiche di carattere generale. Perché questo non si fa e non si fa subito? Perché non si definisce da oggi questa piattaforma dicendo che cosa si rivendica dallo Stato, che cosa si rivendica per la Regione, che cosa la Regione inizia a fare essa, perché, per aver diritto di chiedere, bisogna saper fare, per guidare la macchina bisogna avere la patente o almeno dimostrare di saperla guidare.
Quarta cosa, quanto agli strumenti che si invocano io dico che il primo e principale strumento è e rimane la mobilitazione popolare, la coscienza vigile della gente, la forza di questi lavoratori che nelle miniere e nelle fabbriche, anche garantendo dove è possibile forme di autogestione, tengono alta la dignità di questa Regione. L'Italia o un pezzo d'Europa non stanno parlando della Sardegna per le grandi iniziative nostre, del Consiglio e della Giunta, ma per le grandi capacità di movimento, per le gesta eroiche (perché non dirlo?) perché pagate sulla loro pelle, dei lavoratori, sulle ciminiere, nelle fabbriche e nelle miniere.
Quinta cosa, ma davvero pensiamo che l'articolo 51, cioè lo strumento della contestazione formale possa essere quello che risolve i problemi di questa Regione o non dobbiamo invece richiamare sempre e comunque l'articolo 13 dello Statuto, il Piano organico di sviluppo, il Piano di rinascita, per il quale dobbiamo saper dire però che non si richiede un rifinanziamento perché è un Piano che va ripensato e riscritto, perché risponda ai bisogni di oggi, cioè dello sviluppo dell'energia e quindi del carbone gassificato nel Sulcis, dello sviluppo della chimica e quindi del salvataggio e della produzione del PVC di Assemini, dello sviluppo della Cartiera e della forestazione e della disoccupazione in questa Regione? Questo deve essere il Piano di rinascita oggi, se si vuole che sia un piano di sviluppo e non una legge di principi e di filosofie generali.
Sesta considerazione. Si dice da ogni parte: c'è bisogno di unità, siamo costretti all'unità, siamo condannati all'unità. E' vero, io ci credo, ma l'unità necessaria, che è un imperativo politico ma è anche un imperativo morale, dev'essere unità attorno a cose chiare, ad obiettivi che risolvono i problemi della gente. L'unità del rinvio, l'unità delle parole a vuoto, l'unità del "dico oggi e dimentico domani" non è unità. Ecco perché ci siamo permessi, e ho concluso signor Presidente, di presentare, e abbiamo dovuto farlo, un contributo a questo Consiglio perché possa concludere il dibattito di oggi con una previsione di impegni, perché non ci si limiti a enunciare le questioni. E' un contributo che abbiamo presentato al Presidente e a tutti i Gruppi politici la settimana scorsa, e avremmo voluto discutere con gli altri dei contenuti, ma così non è stato. E' avvenuto un fatto strano, si è detto "si deve rinviare, si va in Aula, si ascolta la Giunta, i Gruppi fanno le loro dichiarazioni e si rinvia". Ma perché? Noi chiediamo che il Consiglio continui, discuta e approvi le impostazioni programmatiche di base che siano la sostanza dell'ordine del giorno-voto solenne, da presentare con i parlamentari, con il sistema autonomistico tutto, con tutte le componenti sociali della società sarda, con le autorità morali, culturali, religiose, per sostenere la piattaforma, gli obiettivi che questo Consiglio regionale deve darsi iniziando a decidere in questo dibattito.
Non tutte le dieci cose che volevo dire ho potuto dire nello spazio di pochi minuti, però la sostanza è e rimane, dal mio punto di vista, questa. Ho saputo nella Conferenza dei Gruppi di stamani che il Presidente del Senato, Spadolini, aveva già risposto alla Regione che manifestava l'intendimento di ricevere la delegazione regionale oggi e noi abbiamo dovuto rispondere: stiamo aspettando, non siamo pronti. Stiamo rivendicando un incontro, un'interlocuzione col parlamento e poi diciamo che non siamo pronti perché dobbiamo aspettare la settimana prossima e non so quale altro accadimento in questa Regione! Noi dobbiamo decidere subito cose che rispondano ai bisogni generali individuati in questa Regione. Nel documento che abbiamo presentato come contributo vi sono alcune proposte, i Gruppi le considerino, il Presidente della Giunta, se vuole essere anche Presidente della Regione, di tutti noi e di tutti i sardi, le consideri, i colleghi le considerino, e dicano su che cosa concordano e anche su che cosa non concordano, se si propone un'agenzia per l'energia che porti la Regione ad assumere il progetto del carbone Sulcis, se si propone un'agenzia euromediterranea per la cooperazione economica su vasta scala internazionale, se si propongono cose cioè che facciano già diventare la regione quello che dice di voler essere e non riesce invece ad essere.
PRESIDENTE. Onorevole Cogodi, la prego, lei ha superato due volte il tempo, abbia pazienza!
COGODI (Gruppo Misto). Mi rendo conto, io ho pazienza quanta ne abbiamo tutti noi, mi rendo conto che devo cessare il mio intervento, che dobbiamo parlare tutti, uno per Gruppo, che dobbiamo fare anche in fretta perché a conclusione di questo Consiglio avremo elaborato una piattaforma, definita di lavoro politico di questa Regione, per cui quanto prima arriviamo a questa definizione meglio è, quindi spero che da qui ad un'ora, quando avremo finito gli interventi, avremo davvero rafforzato la volontà politica della Regione e detto come si può rispondere ai bisogni della gente in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Merella. Ne ha facoltà.
MERELLA (Gruppo Laico Federalista). Signor Presidente, io ritengo che dopo l'intervento appassionato contenente grandi elementi di pathos dell'onorevole Cogodi, sia opportuna una descrizione più pacata e forse anche più concreta e meno bloccata sul problema della guerra rinviata, della guerra di trincea, del logoramento della situazione che oggi tutti prospettiamo e abbiamo davanti. Le nostre perplessità erano tutte dovute all'incertezza della situazione politica. Fino a questa mattina noi non sapevamo se il Governo oggi, a conclusione del Consiglio dei Ministri, si sarebbe dimesso. In questa situazione il Governo mostra grandi caratteristiche di impermeabilità e di insensibilità - è un Governo che altre volte ho avuto occasione di chiamare non Governo - però è sempre, obbligatoriamente un punto di riferimento per noi. Noi non sapevamo se il Governo oggi sarebbe stato un interlocutore legittimato o meno. Bene, da qualche ora sappiamo che il Governo continua ad andare avanti e quindi è la nostra controparte. Adesso spetta a noi dimostrare la capacità, la volontà, la determinazione di andare avanti. Ma oggi è successa un'altra cosa, forse, sul piano personale spiacevole. Il dottor Cagliari, presidente dell'Eni, non è più un nostro nemico, verosimilmente da domani avremo un altro interlocutore perché così ha deciso la Magistratura milanese, e mentre lui rifletterà sulle operazioni che ha fatto in combutta col dottor Gardini, noi pensiamo che vi debba essere un altro interlocutore, un commissario che guardi i problemi della chimica sarda con un'altra ottica, con l'ottica che la Regione e il movimento dei lavoratori chiedono.
Queste erano cose che fino a qualche ora fa non si conoscevano. Si sapeva solo con quale determinazione, crudezza ed indisponibilità Governo ed Eni si collocavano nei confronti dell'amministrazione regionale. Da domani la battaglia, la guerra può avere inizio sapendo quali sono i punti di riferimento, ma se come è doveroso, il Consiglio regionale deve essere chiamato con la Giunta, e con tutte le altre istituzioni, con tutte le realtà della società sarda, con il mondo dell'impresa, con il sindacato, con il clero, con il mondo del pubblico impiego, con il mondo della sanità - e io sostengo che anche gli uomini che amministrano la giustizia in Sardegna devono essere chiamati a questa grande prova di responsabilità, di disponibilità e di mobilitazione - dobbiamo fare un salto di qualità chiedendo che i nostri interlocutori non siano solo il Governo o il Parlamento ma il Governo, il Parlamento e il Paese insieme. Bisogna spostare gli elementi del confronto, bisogna far capire attraverso i mezzi di comunicazione di massa che è l'Isola intera che offre unità al Paese e che chiede, perché ne ha diritto, solidarietà ed impegno. Quando parlo del Paese parlo di chi fa voli pindarici tipo il federalismo e cose di questo genere e di chi invece capisce che l'Italia è una dalle Alpi alla Sicilia, dalla Sardegna al Trentino Alto Adige. Se noi riusciremo a mobilitare tutta l'Isola, noi forse riusciremo a ottenere risultati che altre volte ci sono stati delegati. Nella ripartizione delle risorse tra le regioni meridionali, la Sardegna non riusciva a spuntare più dell'11,2 per cento, e talvolta si depauperavano ulteriormente le risorse che ci spettavano, quando nella ripartizione dei fondi delle casse depositi e prestiti ad ottobre le somme non utilizzate per l'inoperosità degli enti locali e degli enti strumentali, andavano a favore del Nord che aveva progetti già pronti, già cantierabili, già finanziabili.
Tutto questo deve finire e noi dobbiamo chiedere concretezza estrema partendo dalla consapevolezza che la Sardegna si sta allontanando dal contesto nazionale, e perché questo non avvenga e perché non aumenti il senso di rivolta o di rifiuto dello Stato vi devono essere segnali ben precisi.
Noi diciamo e abbiamo già detto, e credo che questo la Giunta abbia condiviso, che bisogna chiedere e imporre allo Stato un anno di assoluta moratoria nei licenziamenti da qualsiasi parte e in qualsiasi sito essi possano essere proposti. Noi diciamo inoltre che il Governo con decreto legge, questa volta sì con decreto - con le motivazioni che giustificano il ricorso al decreto, non quelle che hanno portato questo Governo ad andare incontro ad una sbandata terribile che lo stava portando sull'orlo della crisi - con decreto legge deve approvare il Piano di rinascita della Sardegna. Entro 60 giorni, dopo la doverosa e opportuna consultazione e le modificazioni necessarie e possibili, il Governo deve dare alla Sardegna questo segnale fondamentale.
Io credo che la dichiarazione di guerra richiesta dall'onorevole Cogodi, che tanto si lamentava dei rinvii, sia contenuta di fatto in un atto che io spero che il Presidente domani o nei prossimi giorni, voglia notificare il capo del Governo. Mi riferisco alla deliberazione che non è un atto amministrativo, è un atto politico a cui raramente, come ha detto il Presidente, si è fatto ricorso nei quarantanni della nostra storia autonomistica. Questa è la dichiarazione di guerra, a mio avviso, della Giunta regionale, del Presidente della Regione, dell'intero Consiglio regionale. Io credo che noi abbiamo un tempo limitatissimo perché pare che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio abbia affermato che il Governo vivrà probabilmente fino a settembre, cioè fino all'approvazione di una nuova legge elettorale perché poi tutto il Paese sarà chiamato alle urne. Bene, se il Governo non vuole andare incontro a pericoli quali quelli che paventavo prima, se il Governo non vuole che verosimilmente una intera isola si estranei e si astenga dal voto, dovrà dare queste risposte. Io mi auguro che questa sera la riunione del Consiglio regionale, sentita e partecipata, possa concludersi con la presa di coscienza che da questa sera ha inizio una fase di grande confronto e di grande mobilitazione alla quale non si può sottrarre nessuno e nella quale è indispensabile essere uniti perché è necessario che tutta l'Isola si dimostri disposta alla mobilitazione e a una battaglia quale mai c'è stata negli ultimi cinquant'anni di storia repubblicana del nostro Paese.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Usai Edoardo. Ne ha facoltà.
USAI EDOARDO (M.S.I.-D.N.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, giorno dopo giorno, ora dopo ora, si infittiscono gli incontri, aumentano i dibattiti che diventano frenetici, in questa sede come in altre sedi istituzionali, ma la sostanza, il terribile futuro che sino a qualche tempo fa si addensava sulla regione e che si presentava minaccioso per tutti, è esploso in tutta la sua drammaticità, seminando lo sconforto, l'ira, ma soprattutto fra le genti sarde la disoccupazione minacciata o in atto per migliaia di unità lavorative.
Terre che non erano mai state baciate dalla fortuna ma che erano riuscite attraverso un duro lavoro delle popolazioni a ottenere un livello di vita, seppure modesto ma civile, vedono in questi giorni recidere il sottile cordone ombelicale che legava terre e popolazioni alla speranza e all'aspettativa dello sviluppo. Si dirà che oggi la Sardegna vive una catastrofe annunciata che i tanti, i troppi, talvolta inutili, dibattiti non sono riusciti ad evitare. Si dirà che la crisi in Sardegna niente altro è se non l'aspetto forse più grave di una crisi che investe in modo drammatico tutta la struttura produttiva nazionale. Non si dirà, signor Presidente, o verrà detto solo a mezza voce, che il disastro era previsto, che il disastro era in larga misura prevedibile; non si dirà o verrà detto a voce molto bassa che quanto accade ora in Sardegna e quanto lentamente ma inesorabilmente è accaduto negli anni passati, niente altro è se non il frutto di previsioni errate, di investimenti che sono serviti ad arricchire i boiardi pubblici o privati, il frutto di approssimazione, di superficialità, per non usare termini più pesanti, come malafede o interesse personale, che un certo ceto politico al potere ha messo largamente in campo pur di gestire la promessa del posto di lavoro, pur di gestire i finanziamenti coi quali acquistare il consenso e quindi i voti che consentivano di perpetuare un sistema di potere. Tutto questo allora per dire che cosa? Per dire che coloro i quali oggi pagano un prezzo altissimo, gli unici che pagano un prezzo spropositato, sono paradossalmente quei sardi che si sono visti precipitare addosso una serie di scelte industriali, un modello di sviluppo sul quale non erano stati interpellati o comunque sul quale non avevano potuto incidere, le decine di fabbriche le cui ciminiere hanno fumato solo per qualche mese, le fabbriche ampiamente foraggiate con denaro pubblico - e qualche magistrato di buona volontà farebbe anche bene, un giorno o l'altro, a dare uno sguardo a queste cose - queste fabbriche dicevo, le cui ciminiere non hanno mai fumato, che non hanno mai prodotto niente, che sono servite a dare una illusione momentanea di sviluppo per le popolazioni e la certezza di elezione, o rielezione, per questo e quello sponsor politico che aveva caldeggiato l'operazione, e adesso?
Adesso tutti quanti si piange sul latte versato, sul destino cinico e baro che si accanisce contro la Sardegna. Non si indicano da parte del Governo le strade attraverso le quali è possibile dare risposte alla gente, le sole indicazioni, che poi sono i veri e propri dictat, vanno nella direzione della chiusura degli stabilimenti, della chiusura delle miniere, della chiusura delle poche realtà industriali sopravvissute ai licenziamenti e alla cassa integrazione degli anni passati. Quindi, senza preoccupazione alcuna, si disattendono gli impegni assunti, si fa strame dei protocolli assunti, firmati e strombazzati da tutti su tutti i mass media come la panacea dei mali della Sardegna, si parla di sacrifici per una parte dell'Italia, per la Sardegna, che nel corso degli anni sacrifici ne ha fatti e molti, pagando un prezzo altissimo, in tema di emigrazione, in tema di disoccupazione e di sottosviluppo e anche questa, onorevoli colleghi, è una questione morale, che investe i partiti che a qualsiasi titolo hanno gestito il potere dall'entrata in vigore dello Statuto sardo. E' vero che almeno per il momento la Sardegna è rimasta fuori dalla salutare bufera che sta liberando l'Italia da una classe politica corrotta e ladra che ha rubato per sé, per il partito, per finanziare un giornale o per conquistare il consenso comprando i voti, ma è altrettanto vero che quanto è avvenuto in Sardegna, quanto sta avvenendo a Macchiareddu, a Sant'Antioco, nelle miniere del Sulcis, in tutte le realtà produttive, nelle grandi città, nei piccoli centri, dove migliaia di giovani sono in cerca di occupazione, dove migliaia di non più giovani talvolta hanno lavorato soltanto qualche mese della loro vita, dove migliaia di anziani vengono messi in cassa integrazione o in mobilità, o addirittura licenziati, assume un grave rilievo morale che deve pesare come un macigno su chi ha provocato e consentito questa catastrofe, che deve turbare le coscienze e i sogni di chi ha ingannato la gente più di quanto possa fare l'ombra di Di Pietro per un corrotto o un corruttore, che deve costringere chi ha provocato, voluto, collegato quanto sta accadendo a trovare immediatamente le soluzioni opportune per uscire dal tunnel entro il quale è stata precipitata la Sardegna da anni di cecità imprenditoriale.
E' questa la risposta che noi aspettiamo dal Presidente e dal Governo regionale. Abbiamo manifestato, signor Presidente, la nostra disponibilità a una iniziativa forte, unitaria, che facesse passare in secondo ordine le differenziazioni, per far assurgere ad elemento unificante l'interesse superiore della Sardegna e dei sardi creditori nei confronti dello Stato - per le gravissime responsabilità dei governi - di prospettive di reale progresso.
Questa volontà, questa disponibilità noi continuiamo a manifestare, a condizione che la strada da imboccare per chiedere l'applicazione dell'articolo 51 dello Statuto non sia solo una strada lastricata di buone intenzioni ma rappresenti l'itinerario da percorrere per richiamare fortemente il Governo al senso di responsabilità e di solidarietà nei confronti dei sardi. Quindi, no alle dismissioni, quindi salvaguardia dei posti di lavoro con una moratoria da determinarsi in un prosieguo di tempo; sì al rifinanziamento del Piano di rinascita, sì alla riscoperta della solidarietà nei confronti dei sardi, trovando i soldi dove vogliono, o dove volete. Chi ha combinato i guai, signor Presidente, vi ponga anche rimedio.
Se questo tentativo dovesse però fallire, e non sarà certamente per responsabilità del Gruppo al quale appartengo, daremo corso come Partito e come Gruppo a tutte le iniziative in grado di ridare speranza alla gente nella prospettiva di un superamento, questa volta definitivo, del gravissimo malessere che pervade la Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Pusceddu. Ne ha facoltà.
PUSCEDDU (P.S.D.I.). Signor Presidente, signori della Giunta, colleghi del Consiglio, penso che non sfugga a nessuno il divario esistente tra la percezione che noi come Regione intesa nelle sue più profonde articolazioni abbiamo della gravità della situazione economica e della conseguente drammaticità sociale che investe la nostra Isola e la percezione che ne ha il Governo nazionale che risulta molto lontano, non solo geograficamente. Da qui l'esigenza improcrastinabile di far sentire alta la voce di una intera Regione che non vuole vedersi condannata ad una prospettiva di sottosviluppo.
La lotta dei lavoratori, la solidarietà delle forze politiche sociali e del tessuto delle autonomie locali della nostra regione ha sperimentato in questi mesi diverse modalità con iniziative talvolta clamorose, ma finalizzate ad un'ampia opera di sensibilizzazione. L'occupazione dei pozzi e delle miniere, l'autogestione degli impianti, le marce per il lavoro e tutte le pubbliche manifestazioni, unitamente alle più intime e private sofferenze, personali e familiari, testimoniano nel loro insieme una volontà di resistenza e sono un segnale di speranza e di non rassegnazione.
Le lotte di questi ultimi mesi hanno sempre perso le caratteristiche di singole vertenze aziendali, di comparto o di territorio, per assumere le connotazioni di un'unica vertenza Sardegna. La stessa ricerca di interlocutori idonei, i vari tavoli di trattativa aperti a tutti i livelli hanno portato alla conclusione della necessità di individuare il referente istituzionale appropriato e legittimato a dare risposte più opportune. Per tante volte ci si è chiesti chi comanda. Troppe le riunioni interlocutorie, del tutto assenti quelle risolutive, ogni incontro rimandava a un livello gerarchicamente superiore fino ad arrivare alla conclusione che è il Governo nazionale, nella sua collegialità, il referente istituzionale più appropriato. Gran parte dell'attuale emergenza occupazionale è direttamente rapportabile alla manovra del Governo finalizzata al risanamento economico attraverso il contenimento del debito pubblico, la riduzione della spesa pubblica e il programma delle privatizzazioni all'insegna dello slogan "più mercato meno Stato".
Tutti avvertiamo la necessità di dare all'economia italiana un equilibrio in linea con i Paesi industrializzati. Nessuno disconosce che il livello medio delle imprese pubbliche del nostro Paese è di gran lunga inferiore a quello delle imprese private, e che in un contesto di globalizzazione dei mercati l'imprenditore italiano soffre di un enorme svantaggio competitivo.
Dopo i fasti di alcuni anni fa, quando l'Italia insidiava al Regno Unito il quinto posto nella classifica delle potenze mondiali, assistiamo a un processo di mancata crescita e di mancato sviluppo che sta dando luogo a un fenomeno di deindustrializzazione di cui il calo dell'occupazione è solo un aspetto. Dopo il crollo del sistema delle partecipazioni statali, con il fallimento dell'Efim, le consistenti perdite dell'ENI, non è più sufficiente affrontare semplicemente le emergenze, ma occorre rimettere in moto le dinamiche dello sviluppo.
Ma quale politica è oggi necessaria per lo sviluppo? E' sufficiente affidarsi interamente al mercato e al libero dispiegarsi delle sue forze? Oppure è necessario ripensare nuove modalità di un rigoroso ed efficace intervento pubblico? Temi questi affrontati nella relazione e nelle comunicazioni del presidente Cabras. E' indubbia l'insostenibilità di un sistema di imprese perennemente bisognose delle stampelle del sussidio pubblico per stare in piedi. Ma se da un lato sono necessarie misure di rigore e di moralizzazione dell'intervento pubblico, dall'altro la quantità degli squilibri tra le varie regioni d'Italia è tale da rendere irrealistica e impraticabile la prospettiva di affidare alle forze del mercato a risoluzione di questi squilibri territoriali. Infatti non è vero che le forze del mercato tendono a riequilibrare le situazioni di squilibrio, occorre quindi un intervento pubblico cosciente e orientato a ripristinare parità e riequilibrio rilanciando la questione meridionale e quella sarda come questioni centrarli del nostro Paese. Dobbiamo avere tutti la consapevolezza che un processo di sviluppo economico, pur ripensato nelle sue modalità, in Sardegna non può realizzarsi in assenza di una ripresa sostenuta dello sviluppo industriale. Da questa consapevolezza nasce l'esigenza di rilanciare con forza una piattaforma rivendicativa nel rapporto Regione-Stato. Siamo giunti al punto limite di aprire un vero e proprio conflitto istituzionale. Nel dichiarare questa guerra - che senz'altro ha connotati diversi anche nelle procedure rispetto a quanto prevede la Costituzione che stabilisce all'articolo 78 che siano le Camere a deliberare lo stato di guerra e a conferire al Governo i poteri necessari e che il Presidente della Repubblica, ai sensi dell'articolo 87, dichiari lo stato di guerra deliberato dalle Camere - qui forse anche per un eccessivo presidenzialismo del Presidente della Regione abbiamo anche modificato un certo modo di procedere. Ma non voglio soffermarmi su questi aspetti di metodo, è più importante invece tener presente che il ricorso a una procedura straordinaria quale quella prevista dell'articolo 51 dello Statuto, che nei diversi commi prevede una interlocuzione da Governo a Governo e da potere legislativo a potere legislativo e che è stato raramente usata appunto per la sua natura di eccezionalità nella nostra storia autonomistica, testimonia che il momento che stiamo vivendo va visto in uno con un ripensamento delle modalità del rapporto con il Governo una volta che sono saltati tutti i canali tradizionali di riferimento. Le esperienze del passato oggi non sono più attuali, il contesto politico, culturale e istituzionale è profondamente mutato, il rapporto tra i poteri dello Stato risulta profondamente alterato e pericolosamente conflittuale. Il Governo utilizza con sempre maggior frequenza lo strumento della decretazione d'urgenza, espropriando di fatto al Parlamento la funzione legislativa. Ne è prova evidente anche l'eco suscitata dai più recenti decreti legge in materie importanti e delicate. Nei confronti del Governo e delle istituzioni il ruolo di mediazione e componimento degli interessi, svolto fino a poco tempo fa dai partiti, non ha più luogo d'essere. La stessa riforma in senso regionalista dello Stato, che pure ha fatto notevoli passi in avanti, non è scevra dall'ambiguità di fondo che sottende il diverso approccio caratterizzante l'atteggiamento delle Regioni. Da una parte quelle ricche, che sulla base di spinte individualistiche e egoiste vogliono abbandonare il Sud al proprio destino per correre più velocemente verso l'Europa, dall'altra le Regioni povere che invocano la solidarietà per ridurre il divario di sviluppo. In tale contesto si assiste a un profondo mutamento culturale e politico nei confronti di alcuni meccanismi di solidarietà, troppo spesso degenerati in fattori di distorsione degli stessi processi di corretto sviluppo. Eppure nonostante le difficoltà non possiamo permetterci di abbandonare la battaglia in difesa dell'apparato produttivo sardo, che ha necessità del concorso solidale dello Stato anche perché in Sardegna non esistono le condizioni per una illusoria autosufficienza.
A parere del Gruppo socialdemocratico l'impostazione data per riuscire a concordare un ordine del giorno-voto al Parlamento risulta corretta e va sostenuta con leale convinzione e con la massima unità. E i contenuti devono proprio ripercorrere gli obiettivi prioritari che sono dati dal rifinanziamento di un nuovo piano di rinascita economico e sociale della Sardegna ai sensi dell'articolo 13 dello Statuto, da un allargamento della base produttiva sarda pur nel contesto di un programma di privatizzazioni che però non può essere calato dall'alto, e a una moratoria per alcuni provvedimenti che incidono pesantemente sui livelli occupativi, in attesa dell'avvio di attività sostitutive economicamente valide. Con il Governo vanno definite quanto prima le prospettive legate al piano della chimica e a quello energetico. In questi settori si gioca infatti la scommessa del futuro industriale della nostra Isola. In Sardegna è possibile rilanciare le dinamiche dello sviluppo. Avremo possibilità, nel corso della prossima riunione del Consiglio, di esaminare nel dettaglio i punti cardine dell'azione propositiva che dobbiamo proporre per il confronto con lo Stato. Riteniamo, come Gruppo del P.S.D.I., che non occorra lasciarsi ingannare da suggestive e velleitarie ipotesi di interventi sostitutivi a livello regionale, non sufficientemente suffragati da rigorose analisi economiche. Ciò non significa che la Regione non debba fare la sua parte, anzi tutt'altro. Occorre un recupero di rigore nella spesa qualificandola verso i settori produttivi.
Già dalla prossime ore, e mi avvio alla conclusione, dobbiamo riuscire a dare effetti espansivi a una manovra di bilancio restrittiva. Solo con una credibilità forte sarà possibile vincere battaglie giuste e sacrosante. Le proposte politiche ci sono, le progettualità non mancano, ciò che finora è mancata è la forza politica per imporle agli interlocutori, per questo è necessario il massimo di unità delle forze politiche consiliari allontanando l'esigenza di ritagliarsi spazi per specificità particolaristiche. E' per questo che diciamo "no" a un Consiglio ridotto a una platea oratoria dove prevale il nichilismo verbale e il nullismo politico.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Baroschi. Ne ha facoltà.
BAROSCHI (P.S.I.). Signor Presidente, onorevole Presidente della Regione, la guerra - così la sintesi giornalistica l'ha voluta definire - è già in atto, è già in atto con quei lavoratori che con ammirabile compostezza civile la stanno conducendo da vari mesi, compostezza ma allo stesso tempo grande e profonda determinazione. Hanno già fatto una campagna con la marcia sullo sviluppo, hanno conquistato quota 120 su una ciminiera, sono in una trincea, in un forno alla Sardamag, hanno in autogestione un impianto. Loro la guerra l'hanno già dichiarata e la stanno facendo. Questi cittadini vogliono sapere se questo Consiglio è con loro o no, e il Paese, l'intero Paese attraverso i mass media li sta guardando e ci sta guardando. Si è fatto attento alle ragioni che loro hanno saputo imporre alla pubblica opinione, con coraggio.
Una guerra nel nostro ordinamento è dichiarata dal capo del Governo ma è legittimata dal Parlamento. Noi oggi qui in questo Consiglio vogliamo il conflitto con lo Stato? Per quello che ci compete, il Gruppo socialista, la risposta è sì. Si parla di privatizzazione, Presidente, ma di quale privatizzazione stiamo parlando? Che cosa si nasconde dietro questa parola? Forse che un decreto governativo ha cambiato la mentalità di coloro che hanno gestito le aziende fino ad oggi? Solo perché un ente è diventato una S.p.a. sono diventati capaci di condurre un'azienda? Se così fosse avremmo la bacchetta magica: improvvisamente con un decreto legislativo le aziende adesso camminano sulla legge del mercato, sulla economicità. Sono balle! Di fatto nessuno vuole queste aziende; di fatto per la Sardegna la privatizzazione è semplicemente un'atroce beffa, significa solo una cosa: chiusura, perché il mercato rifiuta aziende che quei managers hanno condotto a questo sfascio. E non ci sono possibilità di equivoco su questo.
Noi attendiamo il giudizio della Magistratura sul presidente dell'ENI e fino ad allora non esprimiamo giudizi. A me, Presidente della Regione - dopo averle chiesto otto giorni fa se aveva l'intenzione di chiedere al Governo le dimissioni del presidente dell'ENI - dispiace solo che oggi il provvedimento della Magistratura non le consenta di richiedere le dimissioni come atto politico di questo manager per le responsabilità che egli ha nella conduzione di aziende qui in Sardegna. Mi dispiace; abbiamo perso otto giorni di tempo per manifestare il nostro dissenso dal modo come l'ENI conduceva le sue aziende qui in Sardegna. Vorrei anche aggiungere una cosa, io non credo che siano degli sprovveduti, ho detto che sono degli incapaci a gestire aziende, ma sono bravi, sono bravissimi a rapinare i soldi dello Stato per le proprie aziende. Io non credo che la liquidazione della SIM sia un fatto di destino barbaro o legge di mercato, è che vogliono prepararsi a prendere una fetta magari consistente del decreto sull'occupazione che il Parlamento sta per discutere. Questa è la verità! Vogliono altri soldi, questa è la verità di questa gente. Cinicamente mettono sul lastrico centinaia di famiglie per usarle nei confronti del Parlamento e del Governo per chiedere altri soldi, non per le miniere ma per sé stessi come dirigenti dell'ENI. E noi non possiamo ancora una volta, come abbiamo fatto in passato - non dimentichiamolo e facciamo autocritica - stare a questo gioco. Noi dobbiamo dire una sola cosa chiara - ecco il conflitto con lo Stato - che, l'ENI se ne deve andare perché non è stato capace di gestire il comparto, perché non dimostra capacità manageriali, perché non assicura sviluppo alle aziende e quindi alle zone in cui quelle aziende insistono. Questo è il conflitto con lo Stato e vorrei dirle, signor Presidente, che quando lei pone il problema di 19 mila lavoratori con posto di lavoro a rischio forse tutto questo viene da analisi economiche, per vedere se è possibile mantenere in piedi queste intraprese industriali. Perché non ci diciamo una buona volta che ci troviamo di fronte a interlocutori sulla cui capacità di analisi della situazione economica noi dobbiamo mettere un grande punto interrogativo, perché se non sono capaci di condurre le aziende, come possiamo noi accettare che siano capaci di analizzare la situazione economica nella quale le aziende stanno? Li dobbiamo cancellare dal suolo della Sardegna perché altrimenti partiamo da presupposti viziati in origine. Noi non possiamo accettare le analisi economiche che fa l'ENI, per il comparto minerario, per la gassificazione del carbone. Sono tutte bugie quelle che stanno dicendo, se ne volete la dimostrazione vedete gli stessi conti che in altre zone stanno facendo. Lei conosce molto bene quali sono i conti economici per la gassificazione del carbone in Spagna e quali sono i conti economici fatti dagli stessi dirigenti per la Carbosulcis. Poiché i termini economici sono gli stessi vorrei capire perché qui arrivano a risoluzioni nettamente opposte a quelle della Spagna. Allora c'è dietro qualche cosa che non va, qualcosa che noi dobbiamo rifiutare in anticipo e il Governo, che è colui che possiede la maggioranza delle azioni, visto che stiamo parlando si Spa e non più di enti, deve presentarsi con una faccia più capace, più pulita rispetto a questi problemi e a questi confronti. Certo noi dobbiamo farci carico anche di capacità forse diverse dal passato, non si avvia una guerra senza avere capacità proprie, una coerenza propria. Il richiamo anche agli strumenti nostri è opportuno. C'è coerenza, ma al di là di questo - e io credo che il prossimo bilancio sia un campo nel quale dovremo dimostrare coerenza con queste cose che andiamo dicendo - dobbiamo qui rispondere ad un semplice ma anche stringente interrogativo: chi è che rappresenta la Sardegna? La rappresenta lo Stato, che sta tradendo la Costituzione? Perché quando noi parliamo di articolo 13 dello Statuto e quando parliamo di articolo 51 dello Statuto ricordiamoci molto bene, non dimentichiamolo mai, che stiamo parlando della Costituzione, che non vale solo per noi, vale per tutto lo Stato e se il Governo questa Costituzione non la riconosce e non la rispetta è lo Stato, è il Governo che è fuori dalla Costituzione. Noi vogliamo il rispetto della Costituzione e in questo senso siamo noi a rappresentare la Sardegna in questo caso. Noi rivendichiamo il rispetto della Costituzione. Non dobbiamo chiedere solidarietà quasi fossimo dei bisognosi. E' previsto nello Statuto, è un nostro diritto sacrosanto, non lo dobbiamo chiedere quasi fossimo una parte perdente della Nazione. E' lo Stato che per essere coerente con se stesso ci deve questa attenzione e noi dobbiamo porre su queste basi il conflitto con lo Stato, dire che è fuori dalla Costituzione quando non la osserva e quando privatizza senza capire che qui in Sardegna questo non significa privatizzare, ma significa far morire una regione, e questo diritto il Governo non ce l'ha, come non ce l'ha il Parlamento. Noi questa rivendicazione dobbiamo portarla ai massimi livelli del nostro Paese, sapendo che dietro di noi non c'è soltanto il consenso della Regione e dei cittadini sardi, ma probabilmente, perché nel rispetto della Costituzione possiamo trovare solidarietà politiche molto più ampie, potremo avere anche il consenso di tutto il nostro Paese. Questa è una battaglia che è doverosa, giusta e che va condotta e ha ragione Cogodi quando ci dice: non dobbiamo perdere tempo, non possiamo fare cerimonie, è questo Consiglio che deve decidere e non possiamo aspettare a martedì o mercoledì. Dobbiamo farlo oggi, dobbiamo decidere che cosa fare. Possiamo rimandare le singole battaglie ma la dichiarazione di guerra deve avvenire oggi, senza perdite di tempo, perché altrimenti non saremmo coerenti con noi stessi. Non servirebbe proprio a nulla sprecare tempo su questo. Presidente, lei per me è il Presidente della Regione e ci rappresenta appieno, lei qui ha chiesto di poter avviare questa fase di confronto senza dubbio duro con lo Stato e deve avere da questo Consiglio e per questo Consiglio da tutti i cittadini sardi il consenso. Per quello che ci riguarda, per quello che possiamo fare, per quello che crediamo, lei questo consenso ce l'ha.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Dadea. Ne ha facoltà.
DADEA (P.D.S.). Signor Presidente, colleghi consiglieri, noi siamo chiamati stasera ad affrontare la prima tappa di percorso che, attraverso l'utilizzo di strumenti anche straordinari, di strumenti di carattere statutario, dovrà portarci a far sì che questo Consiglio regionale possa diventare punto di riferimento per l'insieme del popolo sardo, possa diventare strumento di aggregazione per tutto il sistema autonomistico della nostra Isola, possa diventare punto di riferimento e di aggregazione anche per le rappresentanze parlamentari e per tutta quella parte della società civile che deve vedere appunto in questo Consiglio regionale lo strumento per affrontare la guerra, così come è stata definita, nei confronti dello Stato e del Governo.
In tutti questi giorni c'è stato lo sforzo da parte di tutti i Gruppi consiliari, non solo per individuare il percorso che dovrà portarci ad affrontare questo conflitto istituzionale senza precedenti nei confronti dello Stato, ma anche per dare contenuti a questo percorso. E' stato fatto uno sforzo unitario e noi pensiamo che questo sforzo unitario debba essere perseguito. Sarebbe quanto mai miope e poco responsabile cercare di distinguersi rispetto a questo sforzo unitario soltanto per avere un facile ed effimero consenso. Noi pensiamo che oggi il Consiglio regionale sia chiamato ad affrontare la prima tappa di questo percorso, un percorso che dovrà portarci in tempi strettissimi ad una assemblea straordinaria e solenne di questo Consiglio regionale, una assemblea straordinaria e solenne che coinvolga tutte le istanze autonomistiche dai comuni alle amministrazioni provinciali, che coinvolga le forze sociali, che coinvolga la società civile, la Chiesa, l'Università; che coinvolga tutte le energie attive di questa regione affinché possano dare sostengo e forza all'azione che è stata intrapresa dalla Giunta regionale e oggi, attraverso questa seduta, dallo stesso Consiglio regionale. Naturalmente in molti di noi, in chi mi ha preceduto, e nelle stesse dichiarazioni del Presidente della Giunta regionale, è presente la consapevolezza della straordinarietà del momento che noi attraversiamo, una straordinarietà che è testimoniata dai pericoli che sono presenti di destrutturazione del nostro apparato industriale e dei pericoli per i livelli occupativi della nostra Regione. Bene ha fatto il Presidente della Regione a ricordare che sono in pericolo ben 19 mila posti di lavoro nella nostra regione, una regione che è caratterizzata da un apparato industriale quanto mai gracile e da livelli di disoccupazione quanto mai alti ed allarmanti. Ma la straordinarietà del momento che noi viviamo è testimoniata anche dalla maturità della lotta civile e politica che è stata messa in atto dai lavoratori sardi, dai lavoratori del Sulcis Iglesiente, dai lavoratori dell'Enichem di Macchiareddu che sono impegnati in una emblematica esperienza di autogestione, dalla lotta degli operai di Arbatax, di Fiumesanto e di Ottana. Io penso che noi dobbiamo trovare il modo di rimarcare con forza l'alto senso civile, la forza morale e politica di queste esperienze. Non si chiede assistenzialismo, non si chiede assistenza ma - e questo è un fatto quanto mai importante - i lavoratori, gli operai sono impegnati per rivendicare nuove occasioni di sviluppo, per individuare e per rivendicare iniziative produttive e non assistenzialismo fine a sé stesso. Ma la straordinarietà del momento che noi viviamo è anche testimoniata dallo stato di tensione che è la conseguenza dell'esasperazione che contraddistingue molte realtà territoriali della nostra Regione, esasperazione presente anche nelle battaglie e nelle lotte che i lavoratori stanno conducendo e che pone gravi problemi e ha gravi riflessi sullo stato dell'ordine pubblico. Ci sono state delle avvisaglie e dovremmo essere tutti consapevoli che di fronte all'assenza di risposte concrete ci saranno gravi ripercussioni sullo stesso stato dell'ordine pubblico. Ma la straordinarietà del momento che noi viviamo è anche testimoniata in maniera molto emblematica dall'attenzione con cui i mass media, non solo regionali, ma anche nazionali, del nostro Paese stanno seguendo con attenzione la vertenza Sardegna, stanno seguendo con attenzione la lotta che viene portata avanti dai lavoratori sardi. Lo stesso Parlamento ha dimostrato e dimostra grande attenzione rispetto alle iniziative consiliari dei nostri parlamentari sardi.
Quello che sconcerta è che all'attenzione che circonda questa vertenza, che circonda la lotta per nuove occasioni di sviluppo e la salvaguardia dei posti di lavoro dei nostri lavoratori, corrisponde la sordità e l'impermeabilità del Governo. Sono d'accordo col Presidente della Regione quando dice che ci troviamo di fronte a una sorta di muro di gomma da parte del Governo, non c'è nessuna risposta da parte del Governo alle sollecitazioni che vengono dalla Giunta regionale, dai sindacati, dalle parti sociali. C'è soltanto sordità e una sorta di impermeabilità che disorienta ed allarma. L'ultima testimonianza l'abbiamo avuta stamattina, come voi sapete c'è stato in Parlamento un dibattito scaturito dalle mozioni presentate dai senatori sardi. Ebbene di fronte alla mozione che è stata presentata unitariamente dai senatori della nostra Sardegna, c'è stato un atteggiamento ancora una volta di chiusura da parte del Governo di fronte a un punto qualificante contenuto nella mozione, cioè la necessità di una moratoria per quanto riguardano i licenziamenti. Di fronte alla richiesta forte contenuta nella mozione, affinché venissero sospesi i licenziamenti nelle miniere della SIM, c'è stato un atteggiamento da parte del Governo ancora una volta di netta chiusura, un'ulteriore dimostrazione di insensibilità e anche di irresponsabilità da parte del Governo.
Ma se questi sono i segnali della straordinarietà del momento storico che noi viviamo, di fronte a questa situazione eccezionale dobbiamo mettere in campo iniziative e azioni che siano altrettanto straordinarie e eccezionali. Dobbiamo individuare due livelli di intervento, che naturalmente non sono tra di loro separati, ma fortemente interrelati e interconnessi. Il primo livello d'intervento è quello che è legato al piano istituzionale, c'è un nodo politico-istituzionale che si è evidenziato in tutti questi giorni e che si evidenzia ancora, ed è il problema dei rapporti tra la Regione e lo Stato. Questo è un problema che è emerso in tutta la sua gravità e drammaticità, per responsabilità primaria dello Stato e del Governo. Io penso che noi dobbiamo aggredire questo nodo politico attraverso gli strumenti che noi abbiamo a disposizione, e gli strumenti sono contenuti nella nostra Carta costituzionale e nella nostra Carta statutaria che ha valore costituzionale. Bene ha fatto dunque la Giunta regionale a fare appello e a utilizzare l'articolo 51, più precisamente il secondo comma dell'articolo 51, quello cioè che dà la possibilità alla Giunta regionale attraverso una propria delibera di chiedere la sospensione di tutti quei provvedimenti che possono essere lesivi degli interessi vitali della nostra regione. Questo rappresenta soltanto una parte, un corno del percorso che è stato individuato, perché se questo è lo strumento che la Giunta regionale ha giustamente individuato per aprire questo conflitto istituzionale senza precedenti nella nostra Regione, c'è un'altra parte dell'articolo 51 che noi dobbiamo utilizzare appieno, ed è quello che fa riferimento al Consiglio regionale, e cioè il primo comma dell'articolo 51 dello Statuto, quello cioè che fa sì che attraverso un ordine del giorno-voto di questo Consiglio regionale, possa essere investito di queste questioni il Parlamento perché ne possa discutere e farsi tramite delle istanze della nostra Regione nei confronti del Governo nazionale.
Naturalmente questo conflitto, questo nodo politico istituzionale che emerge come conseguenza dell'insensibilità del Governo e dello Stato ha al fondo un articolo che è fondamentale nella nostra Carta statutaria, ed è l'articolo 13. Ancora una volta il Governo calpesta l'articolo 13 dello Statuto, cioè calpesta quella solidarietà che è sancita e che ha valore costituzionale e che impegna la comunità nazionale a mettere in atto un piano di sviluppo a favore della nostra regione. Ma sarebbe sbagliato se noi interpretassimo l'articolo 13 soltanto sotto la veste di una richiesta di interventi di carattere economico e sociale. L'articolo 13 ha una valenza di carattere istituzionale, nel senso che sancisce la necessità di un rapporto e di una solidarietà tra lo Stato e la Regione, e questo naturalmente ha dei riflessi sulla capacità della nostra Regione di incidere sui processi di programmazione nazionale e sulla forma stessa dello Stato e sulla possibilità che le Regioni a Statuto speciale abbiano maggiori poteri e li possano esercitare compiutamente.
Il secondo livello di intervento, e mi avvio a concludere, è rappresentato naturalmente dall'azione ordinaria di governo che deve essere messa in atto dalla Giunta regionale. Uno strumento importantissimo da questo punto di vista diventa innanzi tutto il bilancio. E' stato fatto uno sforzo per indirizzare le risorse del nostro bilancio verso iniziative e attività produttive a sostegno della nostra occupazione. E' stato fatto anche uno sforzo abbastanza importante per tagliare tutte le spese improduttive che sono contenute all'interno di questo bilancio. Naturalmente non tutto si è riuscito a fare, si è fatto un primo passo, penso che su questa strada dobbiamo incamminarci perché il bilancio regionale può diventare uno strumento per cercare di indirizzare le nostre risorse verso interventi di carattere produttivo e a sostegno dell'occupazione. L'azione di governo deve essere anche indirizzata per dire con chiarezza che due sono le grandi questioni che ci troviamo di fronte. Una è la questione energetica e da questo punto di vista deve essere chiara l'opzione della nostra Regione a favore della gassificazione del carbone del Sulcis, una opzione che deve naturalmente integrarsi e interrelarsi anche con altre iniziative che però devono essere subordinate e secondarie rispetto a questa. L'altra iniziativa che penso debba essere presa in tempi strettissimi è quella di un sostegno attivo nei confronti di quelle esperienze di autogestione che si stanno vivendo in questi giorni e in queste settimane nella nostra regione e che rappresentano forse l'emblema della lotta dei lavoratori sardi. L'ultima considerazione riguarda la necessità che, per quanto riguarda questo percorso che noi abbiamo individuato, i contenuti che deve avere questo percorso, è necessaria un'unità vera di questo Consiglio regionale, un'unità vera che poi deve trasferirsi all'interno della società sarda. Il tentativo di distinguersi rispetto a questa unità non fa altro che indebolire la lotta non solo di questo Consiglio regionale, ma anche la lotta che unitariamente i lavoratori e gli operai della nostra Isola stanno conducendo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.
SORO (D.C.). Signor Presidente, io credo che il senso principale di questa nostra riunione, insieme a tutte le cose che si sono dette, sia quello di essere noi prima di tutti consapevoli, e quindi la comunità regionale, di quanto sia diversa questa nostra condizione rispetto a tante altre che hanno sollecitato il dibattito in Consiglio regionale, ordini del giorno, mozioni, dibattiti ricchi di passione civile e qualche volta anche produttivi di risultati politici. Certo, la crisi è acutissima, io credo che tutti lo abbiano detto stasera, ma tutti ne eravamo da tempo consapevoli, forse è la crisi può grave degli ultimi dieci anni. Le condizioni strutturali della nostra economia sono deboli, così come deboli erano dieci anni fa, e il fatto che siano ancora deboli aggiunge forza alla valutazione che noi diamo, così come questo rischio, che abbiamo tutti avvertito da diverse settimane, di una imminente frana dell'apparato produttivo nei settori della chimica, nei settori minerario e metallurgico e quello della carta. Devo dire però che anche questa imminenza di frana del nostro sistema produttivo non è un fatto che ci capita oggi, forse oggi assume dimensioni più larghe, però in fondo è quasi una costante dello sviluppo regionale; e le condizioni ambientali, il quadro delle infrastrutture, dei servizi che pure sono migliorati rispetto agli anni ottanta, rispetto agli anni più deboli, ai primi anni della nostra autonomia regionale, conservano un differenziale largamente negativo rispetto alle regioni più forti del Paese. E il flusso degli investimenti in Sardegna in questi ultimi anni, in questi mesi in modo particolare, ha subito una frenata, un arretramento che è maggiore di quello già importante che si verifica generalmente nel Paese in una condizione di grave recessione. Ecco, io credo che non stia solo qui o soprattutto qui, il diverso di fronte al quale oggi noi ci troviamo. Ci sono due versanti per valutare le politiche della Regione, sul versante interno noi dobbiamo dire che tutto quello che noi facciamo in questo momento è insufficiente rispetto alla domanda sociale che viene dalla Sardegna. Il Consiglio regionale non è stato in questi mesi - questa è, la di là della nostra volontà, la considerazione della gente - all'altezza dei suoi doveri. La gente percepisce - quelli che stanno sulle ciminiere così come quelli che stanno in miniera ma anche tutti quelli che stanno nelle loro case senza protestare ma avvertendo il disagio di chi è disoccupato o di chi ha figli che sono disoccupati o di chi avendo figli che sono disoccupati sta per diventare anch'esso disoccupato - che il Consiglio regionale non fa tutto il suo dovere e noi dobbiamo essere consapevoli di questo. La gente percepisce insieme che lo stesso governo della Regione non ha ancora dispiegato per intero le potenzialità grandissime che sono contenute nel programma di questa Giunta e nel sostegno largo che ha ricevuto e riceve da questo Consiglio regionale. Esistono ora in occasione della manovra di bilancio e delle leggi di accompagnamento, spazi larghi perché si possano dispiegare con forza in modo che siano percepite dalla gente ma che producano efficacia duratura reale sul corpo sociale della Sardegna, sul sistema produttivo, iniziative di governo e legislative.
Noi dobbiamo concorrere in questa direzione eliminando rapidamente il tasso elevato di litigiosità e di polemica che ha segnato questi ultimi mesi. In fondo si misura da questi nostri comportamenti più che da altro il grado di affidabilità della proposta alta e ambiziosa che vorremmo declinare. Saremmo interlocutori ancora più deboli se non facessimo tutta intera la nostra parte sul versante della Regione e tuttavia l'orizzonte della crisi è tale che non risiede solo qui sul versante interno la prospettiva della Sardegna. Oggi più di sempre la prospettiva della Sardegna risiede fuori, oltre il confine della nostra Isola e qui si trova, io credo, la ragione davvero straordinaria, diversa, della nostra condizione attuale. La qualità del rapporto Regione-Stato non è mai stata così povera di risposte, di disponibilità reali, mai così ricca di decisioni governative e di decisioni parlamentari così dannose per l'economia della Sardegna e quindi per la vita dei sardi. Mai come oggi il palazzo della politica nazionale ci è apparso così impermeabile per mille ragioni che tutte convergono per disegnare l'eccezionalità del nostro presente. Si dirà che altre volte è stato così, ma gli anni '80 erano gli anni dell'espansione in cui il nostro Paese era un Paese che cresceva, che produceva sempre di più, che distribuiva ricchezze, che aveva un impianto di politica per il Mezzogiorno che disponeva di risorse quante mai ne erano state disposte. Erano gli anni nei quali il sistema di governo era un sistema forte e compatto capace di assumere decisioni che producevano efficacia nel bene e nel male. Questi sono invece gli anni non solo della grande recessione dell'economia - che non dobbiamo dimenticare perché è presente e perché è ineludibile, nei ragionamenti che tutti noi dobbiamo fare e che impongono doveri alla comunità nazionale, impongono doveri a chi ha responsabilità della politica - ma anche del trionfo degli egoismi regionali, è il tempo del leghismo, è tempo di grande confusione nell'equilibrio fra i poteri dello Stato, è tempo di graduale dissoluzione di qualsivoglia soggetto abilitato a decidere con efficacia delle proprie decisioni. Il quadro ha proporzioni di tale gravità che non può essere ridotto negli schemi di una banale polemica vecchia, consumata tra le maggioranze e le minoranze di governo. E' un quadro senza precedenti al di là di ogni possibile crisi di governo che oggi è ancora più probabile; non è prevedibile quale possa essere il corso delle privatizzazioni di cui noi parliamo e il contesto di una possibile programmazione, se esisterà, all'interno della quale il processo possa compiersi. Né appare comprensibile quale possa essere il soggetto affidabilmente deputato a garantire il rispetto di qualsivoglia accordo vecchio o nuovo tra Stato e Regione. La crisi del sistema politico italiano ha finito col proiettarsi implacabilmente sul funzionamento delle istituzioni. Viviamo una stagione straordinaria in cui lo Stato rischia di dissolversi, questo è ciò che conferisce alla nostra crisi una caratteristica di straordinarietà rispetto alla quale tutto il passato appare meno importante, meno rilevante, e rispetto alla quale si configura in tutta la sua portata la debolezza nostra e dell'autonomia regionale. Occorrerà certo perché si superi questa fase una nuova legittimazione del Parlamento, un ricambio profondo della classe dirigente del Paese, degli uomini e delle regole, ma intanto noi non possiamo ibernare la Sardegna e i suoi problemi, intanto noi abbiamo il dovere di non disertare dalle responsabilità - per chi ancora avverte il senso della responsabilità che noi abbiamo - che ci hanno conferito, che la gente richiede, a torto o a ragione, che noi si abbia. Noi credo non possiamo arrenderci in questa situazione alla nostra debolezza. A noi compete il dovere di dare un senso alla Regione, di dire che ha senso che esista l'autonomia speciale, di far comprendere ai sardi che hanno una ragione se credono nell'autonomia regionale, perché se no, se questa Regione rinuncia, diserta, prende atto della sua debolezza infinita, che senso ha che ci sia la Regione? Ecco, soprattutto noi abbiamo il compito di cercare di risolvere qualche problema, questo la gente si aspetta da noi. Certo, dovremo funzionare da amplificatore della protesta che sale dalla comunità regionale e farci sentire presso chi ha qualche possibilità di dare risposte e farci sentire soprattutto dalla grande opinione pubblica nazionale che in questo momento è soggetto politico primario, che sta orientando le scelte della democrazia italiana e che può orientare le scelte della economia italiana. Dobbiamo scommettere ancora sulla politica perché non abbiamo altri strumenti. Il Presidente ha indicato questa sera alcuni obiettivi possibili. Noi crediamo che questa sia una strada, nei suoi contenuti, percorribile e su questo si è aperto un conflitto. La decisone della Giunta regionale ai sensi del comma secondo dell'articolo 51 dello Statuto è una cosa straordinaria che da sola non sarà sufficiente, l'iniziativa del Presidente del Consiglio regionale da sola anche questa non sarà sufficiente, l'iniziativa dichiarata dai sindacati regionali dei lavoratori di una giornata generale di mobilitazione e sciopero in Sardegna anche questa da sola non sarà sufficiente e così non sarà sufficiente da sola l'iniziativa dei parlamentari sardi che mai come ora avevano ritrovato l'unità e questo non possiamo non sottolinearlo in Consiglio regionale. Occorre condensare tutte queste iniziative, fare sì che si crei in Sardegna un movimento di sinergie, come si diceva qualche volta con ironia, ma esistono davvero? E' necessario trovare le sinergie, creare una mobilitazione della comunità regionale che si riconosca in un obiettivo e in uno strumento, si è detto l'ordine del giorno-voto come lo strumento più immediato per comunicare non solo col Parlamento nazionale, ma con l'opinione pubblica del nostro Paese perché la comunità nazionale possa cogliere nella forza della nostra unità -altro non abbiamo per lottare in questo conflitto - il senso grande della nostra presenza e della nostra protesta. Io credo che questo dovremmo fare, preparandoci per la prossima settimana, se sarà la prossima settimana, non farei polemica per un giorno prima o un giorno dopo, quello che conta è che si riesca a far comprendere ai sardi che questo Consiglio regionale vuole affermare la solidarietà delle forze politiche, dei cittadini, delle forze sociali perché intorno a un obiettivo si ritrovi dopo tanto tempo l'unità del popolo sardo. Questo è il senso del nostro impegno, signor Presidente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI (P.S.d'Az.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire che a chiusura di questo intervento non ho capito e credo che non tutti abbiamo capito perché -qualcuno ha posto anche la domanda - stiamo dichiarando guerra, stiamo promuovendo conflitti istituzionali e soprattutto qual è l'obiettivo che intendiamo perseguire? Allora, al di là delle parole, perché la solidarietà in questo momento non si può ricercare solo sulle parole, io credo sia il caso di scendere su cose concrete, su fatti. Ora non c'è dubbio che sia in corso da tempo nella nostra regione qualcosa che io definirei un conflitto sociale. C'è la lotta dei lavoratori per mantenere il posto di lavoro, la lotta degli artigiani per sopravvivere alle leggi che introducono tassazioni insopportabili per le nostre categorie, la lotta dei giovani che attendono un posto di lavoro, la lotta di tutti coloro che stanno prendendo atto del fatto che la Sardegna sembra avviata verso una crisi ormai irreversibile. Conflitto sociale che con molto senso di responsabilità vogliamo trasformare, dandogli una definizione più istituzionale, in conflitto istituzionale. Conflitto istituzionale che nelle varie terminologie usate diventa una dichiarazione di guerra, diventa un confronto serrato con il Governo, con il Parlamento, diventa un qualche cosa che dovrebbe impegnare sul piano della battaglia istituzionale la Regione sarda nei confronti del Governo. La facciamo questa battaglia nel rispetto delle regole esistenti? Parlo dello Statuto e della Costituzione. Io credo che se ci limitiamo a questo la nostra sarà una battaglia perdente perché noi per anni abbiamo fatto battaglie rivendicando il rispetto della Costituzione e il rispetto dello Statuto, rivendicando adempimenti da parte del Governo, da parte del Parlamento e abbiamo sempre perso. La fantasia del Presidente, apprezzabile, di rispolverare una iniziativa come quella dell'ordine del giorno-voto a cui si è ricorso trent'anni fa sembra che sia il modo per instaurare questo nuovo conflitto istituzionale con il Governo. Mi chiedo se questo sia sufficiente considerato che, se non ha avuto efficacia trent'anni fa e non è stato ripetuto, un provvedimento di questo genere, anche in questa occasione non sortirà alcun effetto. Quando si dichiara guerra, quando si apre un conflitto bisogna sapere capire e dosare le parole perché una volta che si usano questi termini si deve sapere che c'è gente che poi ci crede davvero. Dire che si scende in guerra o anche in conflitto istituzionale significa assumersi la responsabilità poi di affrontare anche quelle che possono essere le conseguenze perché poi è difficile tornare indietro. Valutiamo allora se siamo pronti a questo conflitto istituzionale, se abbiamo le armi, se consociamo gli obiettivi, se abbiamo la certezza, quantomeno, se non di un successo, del conseguimento di qualche utilità. Ora io non credo che si possa fare la guerra ancora una volta con gli ordini del giorno e con le parole, io credo che noi dobbiamo instaurare, essendone convinti e, soprattutto, facendo sì che ne sia convinta la controparte, un confronto tra due soggetti istituzionali ai quali debba essere riconosciuta pari dignità istituzionale e costituzionale, cioè ottenendo più di ogni altra cosa e una volta per sempre, il pieno riconoscimento della soggettività politica e istituzionale della Regione nel senso che se, come organi di questo Stato, di questa Repubblica, Regione e Governo, faccio un esempio, sottoscrivono accordi e impegni di programma non ci può essere chi si tira indietro senza che ci sia una sanzione. Non può succedere - come sempre è avvenuto - che il Governo sottoscriva con la Sardegna degli accordi che puntualmente disattende. Questo significa che quegli accordi non sono stati fatti seriamente, non sono stati firmati da organi ai quali viene riconosciuta pari dignità istituzionale.
Altri hanno ribadito il momento difficile e di crisi che stiamo vivendo e il momento di crisi del Governo nazionale, che peraltro non giustifica, come sosteneva l'onorevole Merella, che mettiamo da parte la dichiarazione di guerra, e vediamo se il Governo riprende fiato perché fare una guerra a un Governo morto non servirebbe a niente. Io credo che il discorso debba essere ben diverso perché il Governo è un'istituzione che comunque ha una vitalità indipendentemente dal fatto che lo presieda Amato o lo presieda qualsiasi altro ministro e quindi il senso della nostra iniziativa non può essere condizionato in nessun modo dalla sussistenza fisica di questo Governo.
Signor Presidente, io continuo a dire che, se non si chiariscono questi concetti, noi col promuovere certe iniziative possiamo anche alimentare ulteriormente seri pericoli per la nostra democrazia, possiamo concorrere a creare ulteriori conflitti sociali e aumentare quelli esistenti. Questo Governo regionale, i partiti di questo Consiglio regionale stanno lamentando l'emarginazione, la chiusura, le inadempienze da parte dello Stato, da parte del Governo della Repubblica italiana. Le stiamo lamentando quotidianamente, ne stiamo prendendo atto quotidianamente, però stiamo rivendicando il consenso delle popolazioni sarde, delle forze sociali della Sardegna, dei lavoratori, per andare ancora una volta a confrontarci con un Governo del quale conosciamo l'assoluta, la totale inaffidabilità.
Questo è un concetto sul quale io credo occorra riflettere seriamente perché abbiamo percorso fino ad adesso le strade corrette del confronto democratico istituzionale, e le stiamo percorrendo anche non con un fatto clamoroso, come qualcuno sta sostenendo, che è quello del ricorso al voto previsto dall'articolo 51 dello Statuto, perché ancora una volta questo voto si conclude con una serie di richieste al Governo, una serie di richieste al Parlamento, cioè continuiamo a chiedere, non a pretendere il rispetto dei nostri diritti, continuiamo a chiedere che vengano sospesi i licenziamenti, continuiamo a chiedere che si intervenga perché siano concesse deroghe, perché ci diano i quattrini del rifinanziamento del Piano di rinascita visto che non si approva la legge, continuiamo a chiedere senza esercitare nei confronti del Governo un confronto che sia basato su quella che è la contrapposizione dei diritti. Se noi continuiamo a impostare in questo modo il confronto, noi non stiamo facendo una guerra.
Noi siamo pronti come Partito sardo a dare tutto il nostro sostegno a questa battaglia. Siamo pronti e credo saremo tra i primi a scendere in trincea, a combattere perché abbia successo il conflitto che si dice - noi ci auguriamo che sia veramente così - è intenzione di tutti portare avanti. Credo che anche in occasione di iniziative che verranno discusse negli organismi del partito, e anche nel prossimo congresso, daremo un contributo di idee, di proposte, di soluzioni perché questa battaglia sia una battaglia che riesca veramente a unire i sardi e ad avere la partecipazione convinta di tutti. Però crediamo che occorra per questo la convinzione delle forze politiche che devono affrontare una battaglia nei confronti degli esponenti del loro stesso partito in Parlamento perché la legge di rinascita non si approva perché non la votano la Democrazia Cristiana, il partito socialista e il partito comunista e così via, i partiti cioè ai quali appartiene e chi compone questa Giunta e chi compone questo Consiglio regionale e chi lamenta queste cose. Bisogna capire che occorre differenziare delle nostre istanze, e il nostro agire anche nei confronti degli esponenti politici che in Italia sono ben lontani dall'ascoltare e dal partecipare alla soluzione dei problemi della Sardegna.
Il Presidente avrà tutta la nostra solidarietà, però vogliamo prima di ogni altra cosa avere la certezza che il conflitto verso il quale ci si sta per imbarcare, non finisca con una piccola battaglia navale, con un ordine del giorno come quello che due anni fa abbiamo solennemente approvato e che è rimasto nel cassetto. Non vogliamo questo, vogliamo una cosa seria perché con le cose serie, concrete, i fatti e non le parole si vincono le battaglie, e su queste ci sarà la nostra piena partecipazione in prima linea.
PRESIDENTE. Sono stati presentati tre ordini del giorno. Se ne dia lettura.
SECHI, Segretario:
Proposta di risoluzione politica del Consiglio regionale Cogodi - Salis - Urraci da adottare come base per l'ordine del giorno-voto al Parlamento nazionale.
Il Consiglio regionale della Sardegna
riunito in seduta straordinaria, anche ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 51 , comma primo, dello Statuto sardo di autonomia,
PRESO ATTO che l'azione politica del Governo nazionale comporta l'effetto, ingiusto ed inaccettabile sul piano sociale e del tutto irragionevole sul piano economico, di cancellare in Sardegna la gran parte delle attività produttive esistenti o realizzabili (chimica, miniere, gassificazione del carbone, alluminio, cartiera, vetro, meccanica, agroalimentare, telecomunicazioni, assetto ferroviario e viario, ecc.);
RITENUTO che tale condotta politica contrasta radicalmente, non solo con gli interessi sociali fondamentali della collettività sarda, ma anche col sistema costituzionale che prevede ed impone nella Repubblica equi rapporti sociali, equilibrio nello sviluppo, solidarietà nell'uso delle risorse nazionali (disposizioni diverse della Costituzione repubblicana ed articolo 13 della Statuto sardo di autonomia);
VALUTATO che un simile atteggiamento politico costituisce un irresponsabile attentato alle basi stesse su cui poggia il patto costituzionale di collaborazione unitaria fra lo Stato e la Regione autonoma della Sardegna,
fa voti
perché il Parlamento nazionale decida, in modo rispondente ai diritti della collettività sarda ed in armonia con i principi costituzionali e statutari, innanzitutto su:
1) l'approvazione immediata, d'intesa con la Regione, del Piano di rinascita della Sardegna in ottemperanza dell'art.13 della legge costituzionale 26.2.48 n.3.
Detto "piano organico per favorire la rinascita economica e sociale dell'Isola" dovrà intanto contenere:
a) la salvaguardia integrale della occupazione dei lavoratori in tutti i comparti produttivi che manifestino un indice di sostenibilità sul piano economico;
b) il pieno sostegno del piano regionale per l'energia, a partire dal progetto della gassificazione del
carbone Sulcis, da confermare e da potenziare anche in funzione del riassetto produttivo ed occupazionale dell'intero comparto minerario; conseguentemente dovrà prevedersi la partecipazione statale nella costituzione di una "agenzia regionale per lo sviluppo energetico (ARSE)" che combinando in modo equilibrato le risorse e le utilità statali, comunitarie e regionali assuma prioritariamente l'obiettivo della continuità produttiva ed occupazionale del progetto gassificazione del Carbone Sulcis;
c) la realizzazione dell'area integrata delle produzioni chimiche in Sardegna, attraverso il sostegno di tutte le attività produttive, economicamente valide, esistenti, anche in funzione della diversificazione e della verticalizzazione; con priorità delle produzioni del PVC VCM di Macchiareddu da sostenere immediatamente con l'approvvigionamento delle materie prime per la continuità di gestione;
d) la promozione di un piano di salvaguardia boschiva e di forestazione, tale da prevedere il raddoppio della superficie boscata della Sardegna nel corso dei prossimi dieci anni, per finalità di miglioramento della qualità naturale dell'ambiente ed anche in rapporto funzionale con il rilancio dell'attività produttiva della cartiera di Arbatax, di cui deve essere sostenuto il progetto di sviluppo;
e) lo sviluppo e l'adeguato sostegno statale per l'attuazione:
- di un moderno sistema di produzioni agro-alimentari;
- del piano regionale dei trasporti;
- del piano regionale della ricerca e del Parco tecnologico;
- del piano regionale delle acque;
- del piano regionale delle telecomunicazioni;
- dell'intervento regionale in materia di credito;
f) l'istituzione delle zone franche, nei termini definiti dalla proposta di legge nazionale già approvata dal Consiglio regionale;
g) lo specifico riconoscimento e sostegno della culture e della lingua sarda;
h) la promozione di una agenzia unificata, Regione-Stato per il reimpiego produttivo di tutti i lavoratori in CIG;
i) il sostegno statale al piano straordinario per il lavoro, almeno sino al limite della riconduzione della disoccupazione nella misura del tasso medio nazionale;
1) il sostegno, anche finanziario, per la realizzazione dei piani territoriali paesistici e dei progetti di Parco;
m) la partecipazione statale all'istituzione dell'"Agenzia euro-mediterranea per la cooperazione economica (AEMCE)";
n) la procedura di riduzione delle servitù militari e del passaggio alla Regione per usi sociali e produttivi di tutti i beni demaniali e patrimoniali delle Stato, degli enti pubblici e comunque di derivazione pubblica, ivi compresi i compendi minerari, anche in attuazione dell'art.14 delle Statuto;
o) la realizzazione di standards di servizi e di addetti nella pubblica amministrazione in misura almeno pari alla media delle regioni più evolute;
2) di concordare e definire le procedure per rielaborare e contrattare il nuovo Statuto di autonomia improntato al riconoscimento dei poteri di carattere originario della collettività regionale sarda e alla configurazione di natura federale del rapporto con lo Stato, anche perché sia reso operante e pienamente garantito il valore costituzionale della solidarietà nazionale.
Il Consiglio regionale della Sardegna delibera altresì
1) di promuovere immediatamente, adoperando i suoi mezzi ed i suoi poteri, atti e provvedimenti che muovano nel senso dianzi indicato perché restino garantiti la salvaguardia e l'incremento occupazionale e il processo di sviluppo moderno della economia e della società sarda e perché si realizzi concretamente la costruzione di un diverso rapporto Regione-Stato-Comunità economica europea.
Dalla verifica di disponibilità dei poteri statali, di concorrere o meno a tale progetto di realizzazione della nuova autonomia e dell'autogoverno, dipenderanno le deliberazioni successive della Assemblea regionale del popolo sardo.
2) di rivolgere un appello a tutte le espressioni vitali della società sarda, a tutte le componenti politiche, istituzionali, sociali, culturali e religiose perché si abbia una mobilitazione generale del popolo sardo tesa a sostenere ed arricchire la base della rivendicazione autonomistica per lo sviluppo ed il progresso della comunità generale.
A tal fine il Consiglio regionale della Sardegna decide di tenersi convocato in seduta permanente di lavoro e invita tutte le espressioni istituzionali dell'autonomia (a partire dalle assemblee comunali e provinciali) a promuovere iniziative urgenti tese a tenere vigile la volontà di sostegno alle lotte dei lavoratori attraverso la più ampia mobilitazione e partecipazione popolare. (1)
Ordine del giorno Usai Edoardo - Cadoni - Porcu sui rapporti Stato-Regione legati alla crisi economica in Sardegna.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione della discussione sul rapporto Stato-Regione:
PREMESSO che vanno considerati:
- la crisi economica che ha colpito la Sardegna, con gravissime ripercussioni sull'occupazione;
- le gravi responsabilità delle forze politiche di governo, della Giunta regionale e dei precedenti Governi per le scelte industriali volute, imposte ed accettate in Sardegna;
- il fatto che tali responsabilità non debbono ricadere sui lavoratori ancora in occupazione, scampati negli anni scorsi alla cassa integrazione ed oggi concretamente minacciati dalla perdita del posto di lavoro;
- gli obblighi ed il grande debito che lo Stato, per responsabilità dei pregressi Governi, ha nei confronti della Sardegna, allontanata dal processo di sviluppo, carente nel sistema di comunicazioni interne, priva di prospettive di reale pregresso;
impegna la Giunta Regionale a richiedere con forza al Governo
- di sospendere le programmate dismissioni, la conseguente chiusura di molte aziende al fine di conservare, indipendentemente da ogni considerazione di profitto, di produttività aziendalistica o di pareggio di bilancio, l'intera, attuale forza occupazionale;
- di predisporre un programma per iniziative alternative all'attuale pseudo sistema industriale attuato in Sardegna, mantenendo sempre ferma l'attuale occupazione;
- di mantenere l'impegno più volte assunto di favorire l'approvazione del disegno di legge di rifinanziamento ai sensi dell'articolo 13 dello Statuto sardo, con gli opportuni aggiornamenti;
- di disporre la promozione di iniziative che abbiano come finalità la salvaguardia ed il consolidamento della base produttiva della Sardegna ed in particolare la conservazione ed il potenziamento, con ogni necessario ammodernamento, dei progetti per la gassificazione del carbone (con il mantenimento della produzione mineraria) del terminale metanifero, della conservazione della metallurgia del piombo-zinco;
- di disporre altresì che venga data attuazione agli impegni assunti dalle imprese pubbliche che hanno avuto negli anni passati ingenti risorse finanziarie e che debbono essere oggi poste in condizione di rispettare i programmi a suo tempo approvati;
- di adeguare la condizione della Sardegna ai livelli nazionali per quanto riguarda le infrastrutture, il settore dei trasporti, delle telecomunicazioni, dell'energia, dell'approvvigionamento idrico, introducendo immediatamente la defiscalizzazione dell'olio combustibile per usi industriali, così da renderlo uguale al costi del gas metano nelle altre regioni italiane;
- di studiare, d'intesa con la Regione sarda, un programma di sviluppo che, nel rispetto delle condizioni sopra indicate, consegua l'obiettivo di una rigorosa programmazione delle risorse, del conseguimento dei mezzi finanziari necessari per attuarlo. (2)
Ordine del giorno Soro - Dadea - Mannoni - Pusceddu - Merellasui rapporti Stato-Regione legati alla crisi economica in Sardegna.
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
RIUNITO per una valutazione della gravissima situazione dell'economia della Sardegna e del confronto aperto fra Regione e Stato sui problemi dell'industria chimica, del minero-metallurgico, dell'energia, della carta, della P.A. anche in attuazione del protocollo d'intesa siglato fra Governo-Regione e OO.SS. il 19 dicembre 1990;
SENTITA la relazione del Presidente della Giunta;
VALUTATA positivamente la richiesta di sospensione avanzata dalla Giunta regionale ai sensi dell'articolo 51 dello Statuto speciale per la Sardegna, dei provvedimenti attuativi del programma di riordino delle partecipazioni dello Stato previsti dal decreto legge 11 luglio 1992, n. 333, convertito in legge 8 agosto 1992, n. 359, nelle parti in cui per le scelte adottate determinano la cessazione di attività produttive in modo particolare nei settori richiamati, con gravi effetti sui livelli occupativi e in assenza di contestuali alternative in settori diversi;
CONSTATATO fortemente compromesso il rapporto Stato-Regione, essendo venuto meno il principio di solidarietà ribadito dalle norme dello Statuto speciale;
RILEVATO come si evidenzi una sorta di "sofferenza dell'ordinamento" che non riesce a tutelare completamente fondamentali diritti, quali quello del lavoro, e che a causa delle reiterate inadempienze governative, in attuazione dei numerosi accordi sottoscritti, si determina l'insorgere di un serio conflitto istituzionale;
CONSIDERATO che lo Statuto speciale, attraverso il ricorso all'articolo 51 della legge costituzionale 28 febbraio 1948, n. 3, consente un confronto istituzionale fra Regione e Stato, sancito da norma costituzionale;
CONSIDERATA inoltre la eccezionalità dell'attuale fase politica ed economica della Sardegna che richiede una nuova unitaria stagione di lotta autonomistica per la definizione di un nuovo Piano di rinascita che avvii un diverso modello di sviluppo della nostra Isola, capace di dare risposte alle esigenze di lavoro e di progresso delle nostre deliberazioni,
delibera
- di avviare una fase di mobilitazione e di confronto dei soggetti più rappresentativi della società sarda, parlamentari, consigli comunali, province, forze sociali ed intellettuali;
- di concludere tale fase di mobilitazione e di elaborazione con una proposta di confronto serrato con lo Stato sui problemi dello sviluppo e del lavoro, in una riunione straordinaria e solenne del Consiglio regionale alla presenza dei parlamentari sardi;
- di pervenire in quella sede all'approvazione di un ordine del giorno-voto rivolto alle Camere, ai sensi del primo comma dell'articolo 51 dello Statuto speciale della Sardegna, affinché vengano affrontate e risolte le problematiche relative all'avvio di una nuova fase dello sviluppo della Sardegna. (3)
PRESIDENTE. Nella seduta di domani mattina si cercherà di coordinare gli ordini del giorno perchè la risoluzione del Consiglio regionale sia veramente unitaria e coerente col dibattito politico di stasera. I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 19 e 25.
Allegati seduta
Risposta scritta a interrogazioni
Risposta scritta dell'Assessore dei trasporti all'interrogazione Usai Edoardo sulle disfunzioni dei traghetti della linea Palau-La Maddalena e viceversa. (429)
I collegamenti La Maddalena-Palau sono gestiti dalla Saremar con traghetti moderni costruiti espressamente per quella linea.
I traghetti in servizio sulle linee in oggetto sono l'"Isola di Caprera" costruito nel 1985 e l'"Isola di S. Stefano" entrato in esercizio nell'aprile 1992.
Il numero delle corse (21 nei periodi di bassa-media stagione e 24 d'estate) è stato stabilito dal programma quinquennale approvato dal Ministero della marina mercantile.
Le autorità locali hanno ripetutamente espresso l'esigenza di elevare il numero delle corse a 28 per tutto l'anno.
Tale esigenza, condivisa dalla Regione, è stata rappresentata al Ministero della marina mercantile, senza trovare positivo accoglimento.
Le navi in servizio, al fine di garantire la massima sicurezza, vengono annualmente sottoposte a revisione. I lavori vengono effettuati nei periodi di minor traffico al fine di non pregiudicare gli interessi dell'utenza.
I traghetti, a rotazione, per non più di un mese, vengono sostituiti da traghetti più piccoli che assicurano comunque il rispetto degli orari.
In ordine ai finanziamenti della Regione si precisa che la Saremar non riceve alcun contributo dalla stessa. Per i servizi svolti, a società riceve un contributo statale sulla base di una convenzione. L'attività della società è soggetta al controllo dei Ministeri della marina mercantile, Tesoro, Partecipazioni statali e della Corte dei Conti.
L'Assessorato dei Trasporti intende svolgere le iniziative necessarie ad assicurare il massimo di efficienza e funzionalità nei servizi di collegamento, il rispetto degli orari e delle tariffe, con la massima considerazione per la sicurezza dell'utenza.
Risposta scritta dell'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale all'interrogazione Carusillo sulla "direttiva 92/46/CEE che stabilisce norme per la produzione e la commercializzazione del latte crudo, del latte trattato termicamente e dei prodotti a base di latte", con particolare riferimento al latte ovino. (440)
In ordine alla interrogazione a margine, limitando la risposta agli argomenti di competenza di questo Assessorato - in quanto l'attuazione del piano della eradicazione della Brucellosi ovicaprina (BCR. OC) è di competenza dell'Assessorato alla Sanità - le problematiche sollevate dalla direttiva CEE n. 92/46 del 16 giugno 1992, in riferimento particolare al settore del latte ovicaprino, sono molteplici e complesse, interessando l'intera filiera della produzione (sanità animale, qualità del latte, strutture aziendali, igiene della mungitura, della raccolta e del trasporto, requisiti igienici, strutturali ed organizzativi degli stabilimenti di trattamento e di trasformazione, confezione, imballaggio, bollatura sanitaria, etc.).
La direttiva consente al nostro Paese una gradualità, nei tempi e nelle scadenze, degli obiettivi, degli adattamenti e degli adeguamenti da perseguire; tuttavia traccia le linee guida sulle quali è necessario ed urgente muoverci, per non arrivare impreparati ed inadempienti alle rispettive scadenze, con gravi e imprevedibili conseguenze sull'intero sistema produttivo ed economico.
Al riguardo, senza attendere il recepimento nazionale - che appare scontato se si vuole rimanere nel mercato unico - occorre che la Regione, e non solo l'assessorato dell'Agricoltura, programmi i propri interventi e destini sufficienti risorse, per intraprendere le conseguenti azioni atte a pervenire all'allineamento delle nostre condizioni di produzione agli obiettivi del mercato comunitario.
Al miglioramento delle condizioni di produzione del latte ovino, la Regione ha da tempo dedicato attenzione e risorse, non ultimo con gli interventi della L.R. 10.12.1973, n. 39 (Piano zone interne) e della L.R. 6.09.1976, n. 44 (Riforma dell'assetto agro-pastorale). Ovviamente i risultati sono stati parziali, per cui molto ancora resta da fare.
Da alcuni anni le risorse disponibili sono state orientate, anziché a incrementare i carichi di bestiame, a migliorare le condizioni aziendali di produzione, con particolare riferimento ai ricoveri ed agli impianti di mungitura e di raccolta del latte.
Di recente questo Assessorato ha intensificato la propria azione al riguardo, destinando, con apposita direttiva inserita nel programma triennale 1992/94, il 20% delle risorse per O.M.F. disponibili per la zootecnia, a interventi che riguardassero il miglioramento dei ricoveri e l'ammodernamento degli impianti di mungitura, prescindendo dall'ordine cronologico di presentazione e di carico delle domande e ammettendo a finanziamento domande di nuova presentazione.
E' stato in tal modo possibile destinare in forma specifica al miglioramento delle condizioni aziendali di produzione del latte (sia bovino che ovino) la somma di L. 8.000.000.000, corrispondente ad investimenti complessivi dell'ordine di 16.000.000.000.
A questo intervento si è aggiunto nel 1992, specificatamente per il settore del latte ovino, i programma di cui al Quadro Comunitario di sostegno (intervento POP) che ha destinato per il miglioramento igienico-sanitario della produzione del latte ovino (impianti di mungitura meccanica e serbatoi di refrigerazione del latte) la somma di circa 5.800.000.000 di lire, consentendo investimenti dell'ordine di circa 7.700.000.000 (contributo 75% della spesa).
L'intervento sarà ripreso nel 1993 (quota di programma già finanziata) e sarà riproposto in termini più consistenti nel 2° programma triennale del Quadro Comunitario di sostegno (anni 1994/96).
Gli interventi a favore dello sviluppo del settore, secondo gli obiettivi tracciati dalla direttiva comunitaria n. 92/46, non si esauriscono, tuttavia, nel miglioramento delle condizioni aziendali di produzione, ma si estendono all'assistenza tecnica alle imprese pastorali.
Attraverso il programma "ipofecondità" che in effetti è un piano di assistenza tecnica globale, viene data assistenza zootecnica e veterinaria a circa 3.500 aziende pastorali, rappresentanti circa un terzo del patrimonio regionale ovi-caprino, con l'impiego di 186 tecnici (di cui 93 zootecnici e altrettanti veterinari).
Il programma è orientato prevalentemente al miglioramento della qualità del latte ovino, con l'adozione di razionali tecniche di allevamento (ricoveri, alimentazione, mungitura), il miglioramento della sanità del bestiame e delle condizioni igienico-sanitarie degli allevamenti, ed il ricorso a sistematiche analisi di laboratorio per verificare la composizione qualitativa e le caratteristiche igienico-sanitarie del latte e intervenire a livello aziendale con appropriati suggerimenti.
L'estensione del programma "ipofecondità" alla generalità degli allevamenti è un obiettivo da perseguire, compatibilmente con le disponibilità delle risorse finanziarie.
Certamente l'allineamento delle condizioni di produzione e di commercializzazione del latte ovino e dei prodotti da questo derivati alle direttive comunitarie, è obiettivo essenziale e prioritario, e richiede uno sforzo straordinario, in termini di organizzazione e di mezzi finanziari, che questo Assessorato si propone di perseguire per la difesa e la tutela dell'intero settore, che rimane di vitale importanza per l'economia della Sardegna.
Risposta scritta dell'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale all'interrogazione Carusillo sullo stato di attuazione delle norme prescritte dai decreti ministeriali n. 184 e n. 185 del 5 maggio 1991 per la produzione di latte alimentare bovino. (441)
In ordine alla interrogazione a margine, limitando la risposta agli argomenti di competenza di questo Assessorato - in quanto l'attuazione dei piani di risanamento del bestiame è competenza dell'Assessorato alla sanità - si dà assicurazione che l'azione di questo Assessorato nel settore dell'allevamento dei bovini da latte è sempre stata orientata al miglioramento delle condizioni aziendali di produzione, con particolare riferimento alla creazione, all'ammodernamento ed alla razionalizzazione delle strutture di ricovero e di mungitura del bestiame.
Nel settore degli allevamenti bovini da latte, anche per effetto della introduzione delle limitazioni individuali di produzione del latte vaccino (quote latte), fin dal 1990 questo Assessorato, nelle direttive di applicazione degli interventi per opere di miglioramento fondiario, non ha più finanziato la costruzione di nuove stalle di bovini da latte, ma ha concentrato le risorse disponibili sugli interventi di ammodernamento e razionalizzazione delle stalle esistenti, escludendo interventi che determinassero incremento dei carichi.
Consapevole della esigenza, derivante dai decreti ministeriali n. 184 e n. 185 del 9 maggio 1991 recanti norme per la produzione del latte alimentare bovino, questo Assessorato ha intensificato la propria azione al riguardo, destinando, con apposita direttiva inserita nel programma triennale 1992/1994, il 20% delle risorse per OMF disponibili per la zootecnia, a interventi che riguardassero il miglioramento delle stalle e l'ammodernamento degli impianti di mungitura, prescindendo dall'ordine cronologico di presentazione e di carico delle domande e ammettendo a finanziamenti domande di nuova presentazione.
E' stato in tal modo possibile destinare in forma specifica al miglioramento delle condizioni aziendali di produzione del latte (vaccino in prevalenza) la somma di L. 8.000.000.000, che corrisponde ad interventi complessivi dell'ordine di L. 16.000.000.000.
L'azione sarà proseguita e intensificata nel corso della attuazione del prossimo programma triennale 1993/1995, ritenendo l'intervento essenziale per la difesa e la tutela della produzione e della commercializzazione del latte vaccino alimentare prodotto in Sardegna.
Risposta scritta dell'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale all'interrogazione Carusillo sulla "Mostra nazionale e Convegno mondiale Charollais 1993". (452)
In ordine alla interrogazione a margine, si forniscono i seguenti elementi di risposta ai quesiti posti dall'interrogante:
1) L'organizzazione del 28° Congresso mondiale dei bovini di razza Charollais è stata affidata dall'Assessorato all'Istituto zootecnico e caseario per la Sardegna in quanto, sotto il profilo finanziario, non sarebbe stato possibile altrimenti perché il relativo capitolo di bilancio sul quale viene fatta gravare l'iniziativa (Cap. 06001.00) riguarda "spese dirette" dell'Amministrazione regionale.
2) Al momento in cui è stato predisposto il "programma" del Convegno da parte dell'Istituto zootecnico e caseario, d'intesa con l'Associazione nazionale allevatori bovini di razza Charollais (ANACLI), non si disponeva di alcuna manifestazione di volontà di voler organizzare la Mostra nazionale dei bovini di razza Charollais, né a parte della predetta Associazione, né da parte della Associazione provinciale allevatori (APA) di Sassari, la quale, comunque, per il regolamento delle mostre, non ha competenza ad organizzare mostre di carattere nazionale, ma solo mostre di carattere provinciale.
Solo in data 4 dicembre 1992, successivamente quindi alla data dell'interrogazione, l'APA di Sassari chiedeva di inserire nel "programma del congresso" la mostra nazionale dei bovini di razza Charollais, da svolgersi a Ozieri nel settore fieristico.
La proposta dell'APA di Sassari richiedeva - e non poteva essere altrimenti - una deliberazione del Consiglio direttivo dell'Anacli, che si è riunito a Milano in data 18 dicembre 1992, senza tuttavia pervenire ad una precisa decisione e impegno in proposito.
Per esaminare, tuttavia, la possibilità di organizzare una mostra a carattere regionale, l'Istituto ha promosso l'11 gennaio 1993 una apposita riunione, alla quale hanno partecipato le quattro APA della Sardegna, l'ARA e rappresentanti dei quattro Ispettorati provinciali dell'agricoltura dell'isola.
Non tutte le APA si sono dimostrare favorevoli a partecipare alla ipotizzata mostra regionale della razza Charollais di Ozieri, per cui resta il dubbio che la stessa possa essere ricondotta a livello provinciale, perdendo, quindi, il significato originario.
Comunque, nel "programma del 28° congresso" è stata inserita, nel pomeriggio di una giornata di svolgimento del congresso, la visita ad un raduno di bestiame bovino di razza Charollais da tenersi nel campo fieristico di Ozieri.
Il raduno previsto potrà trovare finanziamento con i programmi di attività zootecnica svolti dall'ARA e dalle APA. In sede di esame dei predetti programmi, è intendimento di questo Assessorato, arricchire il raduno dei bovini di razza Charollais di Ozieri, con una esposizione campionaria della migliore produzione zootecnica selezionata, estesa a tutte le specie e razze di bestiame allevate in Sardegna.
3) L'Istituto zootecnico e caseario è stato da parte di questo Assessorato sensibilizzato a sentire il parere delle organizzazioni degli allevatori per quegli aspetti del congresso mondiale che riguardano iniziative di carattere zootecnico.
Ne è palese dimostrazione la convocazione già avvenuta dell'11 gennaio u.s., relativamente alla organizzazione, come aspetto collaterale del congresso, della mostra nazionale dei bovini di razza Charollais e l'inserimento di rappresentanti delle organizzazioni degli allevatori in seno al comitato organizzatore del congresso.
Risposta scritta dell'Assessore dei trasporti all'interrogazione Serrenti - Ortu - Salis - Ladu Giorgio - Melis - Meloni - Morittu - Murgia - Puligheddu - Planetta - Salis sulla mancata riduzione delle tariffe aeree per la Sardegna. (470)
Si deve precisare innanzitutto che il Ministero dei trasporti con nota n. 327615/32.3 del 30 settembre 1992 aveva trasmesso l'istanza di adeguamento tariffario presentata dalla società ATI con l'invito a voler esprimere il parere della Regione sull'argomento. In tale occasione aveva comunicato inoltre l'intendimento della società ATI di abolire dal 1° novembre 1992 sui collegamenti Roma-Alghero, Alghero-Milano e Cagliari-Roma le agevolazioni tariffarie per i residenti sardi che avrebbero dovuto pagare pertanto la tariffa piena su tutti i collegamenti aerei con il continente.
L'Assessorato dei trasporti alla nota ministeriale aveva risposto, in data 13 ottobre 1992 con foglio n. 8362, respingendo il tentativo della società aerea di voler far pagare ai soli sardi l'aumento delle tariffe e dichiarandosi disponibile a un esame congiunto del problema se basato sulla garanzia dell'osservanza del principio della continuità territoriale, con l'estensione delle agevolazioni a tutti i collegamenti da e per la Sardegna e una verifica di tutti gli aspetti del trasporto compresa la qualità dei servizi e le frequenze.
In attuazione di tale disponibilità si svolgeva a Roma il giorno 13.10.1992, presso il Ministero dei trasporti - direzione generale dell'aviazione civile, un incontro fra rappresentanti dello stesso Ministero, della società ATI e dell'Assessorato dei trasporti.
In tale riunione venivano assunti precisi impegni in ordine al riassetto tariffario della Società ATI che si possono riassumere di seguito:
-sulle tre linee cosiddette sociali e sulle quali viene applicata la riduzione per residenti Cagliari-Roma e vv., Alghero-Roma e vv., Alghero-Milano e vv., lo sconto per i sardi sarebbe passato dal 30% al 20% rispetto alla tariffa di fascia;
-su tutte le linee interessanti l'isola si sarebbe applicato un aumento generalizzato del 3% alle tariffe dei soli non residenti.
Il Ministero dei trasporti con proprio Decreto n. 13 in data 14 novembre 1992, ha provveduto ad aumentare le tariffe aeree applicate dalla società ATI a far data 1° gennaio 1993.
Al riguardo, si deve osservare che il provvedimento ministeriale è stato adottato a seguito di nuova istanza della società ATI avanzata in data 20 ottobre 1992 sulla quale non è stato richiesto il parere della Regione Sardegna a norma dell'art. 53 dello Statuto sardo.
L'Assessorato deve poter esplicare completamente ed in ogni fase la partecipazione della Regione alle procedure istruttorie e decisionali sugli aumenti tariffari che la riguardano, in quanto titolare di un potere equiordinato a quello statale in virtù della posizione paritetica riconosciutale dall'ordinamento.
L'Assessore dei trasporti ha proposto pertanto che il provvedimento ministeriale in argomento venga impugnato nanti il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, nell'ipotesi in cui potesse ravvisarsi nell'atto medesimo un vizio del procedimento amministrativo, richiedendo altresì la sospensione dell'esecuzione del provvedimento.
Testo delle interpellanze e interrogazioni annunziate in apertura di seduta
Interpellanza Salis sul recente editto del Questore di Nuoro contro la libertà di maschera a carnevale.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
a) nei locali pubblici di tutta la provincia di Nuoro viene in questi giorni esposto un originale manuale per l'uso del carnevale;
b) con esso viene "eccezionalmente consentito" l'uso della maschera "durante il periodo di carnevale, non oltre il 28 febbraio";
c) il pregone impone "l'obbligo di togliersi la maschera ad ogni invito" della forza pubblica;
d) in esso si fa divieto di portare fuori casa "bastoni, mazze, manganelli e altri oggetti" in grado di offendere;
e) con esso si impone la richiesta di preventiva approvazione da parte della polizia dei "progetti di maschere collettive o allegoriche";
CONSIDERATO che:
a) lo straordinario reperto fa visibilmente parte della campagna cominciata nel 1738 con un pregone analogo il quale impose il taglio della barba ai sardi "que por lo barbaro de tal uso se levaron la denominacion de Barbagias y sus habitadores de Barbarichinos";
b) l'attuale editto porta la data, probabilmente falsa, del 30 gennaio 1993 e la firma, anch'essa forse apocrifa, del questore di Nuoro Uccioli;
c) nello stile del pregone si riconosce la mano del marchese di Rivarol, viceré di Sardegna e autore del documento più su ricordato nonché conoscitore sì profondo degli usi e costumi e della storia degli indigeni da far derivare il nome di Barbagia dalla "indecencia y escandalo" dell'uso della barba da parte dei suoi abitanti;
ATTESO che:
a) nei 255 anni che separano i due pregoni qualcosa è cambiato in fatto di libertà e democrazia;
b) per la verità, l'editto di oggi si riferisce a disposizioni a noi certo più vicine (regi decreti del 1931 e del 1940) benché adottate in tempi che non sono ricordati per il rispetto delle libertà individuali e collettive,
chiede di interpellare il Presidente della Giunta per sapere se non intenda segnalare al Governo dello Stato l'inaccettabilità dell'editto poliziesco e chiederne l'immediata revoca. (299)
Interpellanza Oppi - Sanna Adalberto - Piras - Amadu - Fadda Paolo sulla grave situazione di crisi del settore minerario.
I sottoscritti,
chiedono di interpellare il Presidente della Giunta regionale per conoscere la posizione dell'Esecutivo in merito alla situazione del bacino minerario metallifero alla luce della pervicace e reiterata volontà dell'ENI di procedere alla liquidazione del settore e della mobilitazione in atto da parte dei lavoratori che assume particolari e preoccupanti forme suscettibili di grave turbativa dell'ordine pubblico.
A tal proposito gli scriventi richiamano la circostanza che in data 11 giugno 1992 pervenne ad esito positivo la vertenza del settore miniero-metallifero dopo una forte e corale protesta dei lavoratori, delle forze sociali, delle istituzioni e delle popolazioni contro l'arrogante determinazione dell'ENI di procedere unilateralmente al totale smantellamento del comparto.
Detto accordo, siglato al massimo livello di rappresentanza dal Governo, dalla RAS, dalle OO.SS. e dall'ENI, deve essere, ad avviso degli interpellanti, ricondotto al suo autentico significato di solenne impegno di tutte le parti interessate per una ragionevole e credibile soluzione dell'annoso problema. (300)
Interpellanza Baroschi sulla liquidazione della SIM Spa.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- dai vari anni l'ENI e le società collegate, ed in particolare la SIM, hanno assunto atteggiamenti lesivi verso la Regione autonoma della Sardegna provocando danni al suo patrimonio minerario disattendendo sistematicamente gli accordi, per avviare iniziative di reindustrializzazione nelle zone minerarie del Sulcis Iglesiente e Guspinese sottoscritti con le OO.SS. e la stessa Regione;
- che l'ENI, dopo aver collocato in pensione il sig. Coffrini, ha stipulato con lo stesso una convenzione triennale per complessivi 1000 milioni di lire, conferendogli contestualmente la presidenza dell'ENI Risorse Spa con il mandato di procedere alla più rapida chiusura di tutte le aziende minerarie, ed in tale veste o stesso Coffrini, nella giornata di venerdì 26 febbraio 1993, ha messo in liquidazione la Società Italiana Miniere (SIM) nominando il liquidatore nella persona del dott. Cilia e disattendendo le direttive date dal Governo in ordine a provvedimenti che comportano l'immediato licenziamento di oltre 600 dipendenti;
RICORDATO che nel 1968 la Regione espresse, a termine di Statuto il proprio non gradimento per il sig. Paul Audibert, amministratore delegato della Pertusola, per aver deciso la chiusura delle miniere che la stessa società eserciva in Sardegna,
chiede di interpellare il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore regionale dell'industria per sapere:
1) quali iniziative intendano assumere nell' immediato per evitare che la decisione di ENI Risorse di liquidare la SIM abbia conseguenza operative per il futuro di centinaia di famiglie del Sulcis Iglesiente e Guspinese;
2) se intendano esprimere a norma dello Statuto il non gradimento per il sig. Coffrini responsabile della liquidazione della SIM per evitare che egli possa esercitare nel territorio della regione Sardegna le sue nefaste funzioni dirigenziali;
3) se intendano richiedere al Governo le dimissioni del presidente dell'ENI per avere disatteso una direttiva governativa di sospendere per almeno sei mesi qualsiasi iniziativa che comporti il licenziamento di dipendenti. (301)
Interpellanza Tamponi sul mancato rinnovo della convenzione tra il CONI e l'Alitalia, che garantiva alle società sportive la riduzione dei biglietti aerei Alitalia in occasione delle trasferte.
Il sottoscritto chiede di interpellare l'Assessore regionale dei trasporti e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, per sapere come la Regione intenda affrontare il problema del mancato rinnovo della convenzione tra il CONI e l'Alitalia che garantiva il 25 per cento di sconto sui voli in occasione delle trasferte.
PREMESSO che:
- in Sardegna, come appare da fonti di stampa, circa sessanta squadre, alle quali vanno aggiunti tutti quei singoli atleti impegnati in discipline individuali, usufruivano di tale convenzione;
- il CONI nel passato recente era arrivato a garantire per il futuro un accordo per l'elevazione dello sconto sino al 30 per cento;
- la Regione autonoma della Sardegna si era battuta per avere un ulteriore sconto (attraverso quella legge regionale sullo sport mai nata) e arrivare al 50 per cento di sconto;
- sino ad oggi sia il CONI che l'Alitalia non sanno dare una risposta esatta sulla data in cui dovrebbe essere ripristinata la convenzione,
chiede:
- che cosa gli Assessori intendano fare per sollecitare il tempestivo ripristino della convenzione tra il CONI e l'Alitalia;
- che cosa gli stessi intendano fare perché la Regione autonoma della Sardegna aiuti le società e gli sportivi isolani ingiustamente colpiti dal mancato accordo. (302)
Interrogazione Morittu - Ortu - Melis - Ladu Giorgio - Meloni - Murgia - Planetta - Serrenti -Puligheddu,con richiesta di risposta scritta, sulla situazione degli impianti Enichem di Macchiareddu.
I sottoscritti,
CONSIDERATO che la situazione dell'apparato produttivo sardo, specie quello industriale, si aggrava sempre più di giorno in giorno;
SOTTOLINEATA la positiva esperienza di autogestione attuata dai lavoratori Enichem di Macchiareddu;
EVIDENZIATO che gli stabilimenti Enichem di Macchiareddu sono stati acquisiti dall'ENI a costo una lira;
SOTTOLINEATO altresì che ormai quegli opifici sono diventati patrimonio dei lavoratori sardi;
RICORDATO ancora che si tratta, sul piano tecnologico, di impianti attualissimi atti ad assicurare efficienza e produttività,
chiedono di interrogare il Presidente della Giunta regionale per sapere quali iniziative intenda assumere perché:
1) sia riconosciuta la validità operativa dei lavoratori Enichem di Macchiareddu che con l'autogestione hanno dimostrato grande professionalità ed efficienza;
2) siano trovati subito nuovi assetti proprietari che vedano i lavoratori sardi protagonisti all' intero di quelle soluzioni. (500)
Interrogazione Onnis - Pusceddu - Desini - Mereu Orazio, con richiesta di risposta scritta, sulla impossibilità di effettuare prenotazioni differite sulle navi Tirrenia nei collegamenti tra l'isola e la penisola.
I sottoscritti,
RILEVATO che è in corso, da parte del personale amministrativo della società di navigazione Tirrenia uno sciopero a carattere nazionale;
VISTO che di detti dipendenti la categoria in agitazione è quella degli addetti ai terminali;
CONSTATATO che a causa di tale agitazione, risulta impossibile effettuare una qualsiasi prenotazione differita nel tempo aggravando, se ce ne fosse bisogno, le innumerevoli difficoltà dei collegamenti con la penisola;
NOTA la peculiare situazione dei trasporti nella nostra isola e che i disagi sono maggiori per tutti i residenti ed in particolare per le categorie più deboli;
chiedono di interrogare l'Assessore regionale dei trasporti per conoscere:
a) i motivi che determinano questa inaccettabile situazione;
b) se per quanto attiene le sue competenze in merito sia già intervenuto con la necessaria tempestività ed autorevolezza per trovare, comunque, accettabili soluzioni volte alla immediata risoluzione del problema. (501)
Interrogazione Lorelli, con richiesta di risposta scritta, sulla installazione di un ripetitore RAI ad Ittiri.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
1) da oltre un anno, buona parte dei quartieri di Ittiri non riceve in modo regolare i programmi delle tre reti RAI e che, nonostante i ripetuti interventi del sindaco e dell'amministrazione comunale e le continue petizioni della popolazione, formulate anche attraverso gli organi di informazione, gli organi competenti della RAI, nonostante abbiano effettuato dei sopralluoghi di verifica, non sono intervenuti per risolvere in modo adeguato questo annoso problema;
2) sembrerebbe che la RAI intenda far gravare sul Comune le spese per l'installazione dei ripetitori, creando così non poche difficoltà all'ente locale già oberato da oneri che non sono di propria competenza;
3) occorre garantire a tutti i cittadini il costituzionale diritto all'informazione che in questo caso viene negato a oltre 4000 abitanti dei quartieri popolari e popolosi del laborioso centro di Ittiri;
4) nonostante la mancanza del servizio, gli abitanti di Ittiri pagano regolarmente il canone di abbonamento alla RAI,
chiede di interrogare il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore regionale della pubblica istruzione per sapere quali atti abbiano assunto o intendano assumere perché la RAI proceda, in tempi brevi, alla installazione dei ripetitori necessari per evitare che si perpetui una discriminazione ingiusta nei confronti della popolazione di Ittiri. (502)
Interrogazione Serrenti - Morittu - Ortu - Ladu Giorgio - Melis - Murgia - Meloni - Planetta - Puligheddu, con richiesta di risposta scritta, sullo sciopero del personale della Tirrenia di Napoli.
I sottoscritti,
PREMESSO che il personale della Tirrenia di Palazzo Sirignano, già dallo scorso 4 febbraio è entrato in sciopero bloccando ogni attività amministrativa;
RILEVATO che in seguito allo sciopero le agenzie di viaggi sarde sono state scollegate dal terminale non potendo, così, effettuare prenotazioni;
ATTESO che i biglietti vengono emessi esclusivamente al porto d'imbarco il solo giorno di partenza, dunque non è possibile per gli utenti organizzare i viaggi;
CONSIDERATO che anche le prenotazioni per la stagione estiva risultano bloccate, per le ragioni di cui sopra,
chiedono di interrogare il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore regionale dei trasporti per sapere se, considerati i gravi disagi per chi viaggia e il danno finanziario procurato alle agenzie di viaggi, non ritengano necessario intervenire presso il Ministero della marina mercantile al fine di ottenere la precettazione dei lavoratori in sciopero, garantendo così ai sardi un servizio primario nel settore dei trasporti. (503)
Interrogazione Marteddu, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata assunzione di 198 vincitori di concorso all'amministrazione delle Poste.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- il protocollo Stato-Regione firmato nel 1990 conteneva l'accordo per la deroga delle assunzioni nella pubblica amministrazione in Sardegna;
- 198 unità sono state assegnate, con decreto, alla direzione compartimentale P.T. di Cagliari, suddivise in 153 operatori specializzati di esercizio da attingere dalla graduatoria degli idonei approvata il 3 aprile 1990, con validità di tre anni e i restanti 45 da attingere nelle liste dell'ufficio di collocamento;
- la graduatoria di cui sopra scade improrogabilmente il 3 aprile 1993, vanificando di fatto l'esito di un concorso positivo per 153 giovani sardi,
TUTTO CIO' PREMESSO,
chiede di interrogare il Presidente della Giunta regionale per sapere quali iniziative intenda assumere per sollecitare il consiglio di amministrazione P.T. alla sollecita ratifica del decreto di assunzione di 198 giovani in Sardegna, decreto divenuto esecutivo dal 3 ottobre 1992.
Il sottoscritto chiede di conoscere inoltre quale volontà di ferma e decisa protesta la Giunta regionale mette in campo di fronte alla inerzia e alle colpevoli inadempienze del Ministero delle poste e del consiglio di amministrazione P.T. che sta vanificando l'impegno e le giuste attese di 200 giovani sardi, in un momento di gravissima crisi occupazionale. Il sottoscritto infine intende sapere se il Presidente della Giunta abbia esaminato l'opportunità che le inadempienze e i ritardi di cui sopra non possano, su iniziativa della Giunta regionale, arrivare sul tavolo della Magistratura ordinaria. (504)
Interrogazione Serra Pintus, con richiesta di risposta scritta, sul contenimento delle spese.
La sottoscritta,
RILEVATO che il Presidente della Giunta regionale nelle sue dichiarazioni programmatiche ha espresso la volontà di provvedere ad un severo contenimento delle spese;
CONSTATATO che il momento attuale di profonda crisi economica richiede ogni possibile sforzo per ridurre o eliminare le spese non indispensabili;
RILEVATO che dal 1948 ad oggi sono state approvate dal Consiglio regionale numerose leggi che comportano spese non di prima necessità e che limitano gli interventi della Regine sarda in settori vitali oggi particolarmente importanti per la ripresa e lo sviluppo dell'economia,
chiede di interrogare il Presidente della Giunta regionale per sapere se, fra le diverse iniziative volte a contenere le spese, intende includere anche un intervento nel settore legislativo proponendo al Consiglio regionale un disegno di legge avente ad oggetto la revoca o la modifica di tutte quelle leggi che comportano spese non indispensabili e la contemporanea proposta di utilizzo dei fondi così recuperati. (505)
Interrogazione Manca - Muledda - Casu, con richiesta di risposta scritta, sulla richiesta della Cooperativa L'Altopiano di Ghilarza per l'affidamento dello stabilimento ex 3C sito in Ghilarza e finalizzato alla lavorazione del latte.
I sottoscritti,
APPRESO dalla lettura della stampa quotidiana di giovedì 18 febbraio 1993 che "gli amministratori della Cooperativa lattiero-casearia Cao di Siamanna hanno chiesto alla Regione di acquisire al proprio patrimonio lo stabilimento ex 3C di Ghilarza, per dare corpo a quel polo del comparto ovino di cui si parla da tempo...";
RICORDATO che il caseificio cooperativo di Ghilarza, negli ultimi anni di vita autonoma, aveva di fatto incorporato anche la struttura e le attività del caseificio cooperativo di Neoneli, avviando realisticamente il processo di costituzione di un polo territoriale di riferimento per il comparto del latte ovino;
RICORDATO, altresì, che, soprattutto sulla base di una forte sollecitazione regionale, tale progetto è stato a suo tempo accantonato per favorire quello più ampio, strutturato attorno alla Società cooperativa 3C di Oristano, con l'obiettivo della lavorazione congiunta del prodotto di derivazione sia ovino che bovino;
EVIDENZIATO che, a seguito del fallimento della ditta 3C, di Oristano, nel territorio di riferimento dello stabilimento di Ghilarza, si è ricostituita l'aggregazione dei vecchi soci conferitori, che hanno dato vita alla nuova cooperativa "L'Altopiano", con l'obiettivo specifico di ottenere la riassegnazione e la disponibilità dell'impianto cooperativo, a suo tempo già di diretto utilizzo degli allevatori dell'alto oristanese;
DATO ATTO che la cooperativa "L'Altopiano", già dal mese di ottobre del 1992, ha trasmesso alla Regione una sua proposta per la riattivazione produttiva dell'impianto di Ghilarza, previo ristabilimento della funzionalità operativa;
SOTTOLINEATO che, già al momento della richiesta, la Cooperativa "L'Altopiano" aggregava la potenzialità produttiva di 13 Comuni, per un totale di 163 soci e di 25.600 capi ovini, con una previsione di obiettivo triennale apri a 353 soci, 66.000 capi ovini e 6.000.000 di litri di latte, con 45 occupati, di cui 30 stagionali;
OSSERVATO che l'ipotesi prospettata dalla cooperativa in oggetto appare stimolante sotto il profilo economico e gestionale, anche perché prevede il superamento della visione autolimitante di una certa forma cooperativa, sostanzialmente assistita e protetta, e l'affermazione della volontà di sperimentare un sistema misto, aperto alla compresenza dell'imprenditoria privata, per il sostegno del quale è auspicata e va ricercata la partecipazione paritaria anche della Cooperativa Cao di Siamanna, e della altre del territorio interprovinciale direttamente interessate,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale, per conoscere:
1) se la Regione abbia già assunto impegni di qualsiasi natura per l'affidamento dello stabilimento ex 3C di Ghilarza;
2) quale sia l'orientamento degli organismi competenti in merito alle proposte di completamento funzionale e di affidamento gestionale, avanzate dalla cooperativa già indicata;
3) quale sia il giudizio politico dell'Assessorato competente in merito alla proposta di dare vita, in tempi brevi ed in una zona economicamente debole e marginale, quale quella dell'alto oristanese, priva di insediamenti produttivi di qualsiasi natura e con un territorio assolutamente non utilizzabile per le coltivazioni agricole, ad un polo fortemente caratterizzato in direzione della raccolta e lavorazione del latte del comparto ovino. (506)
Interrogazione Lorelli, con richiesta di risposta scritta, sui gravi ritardi nell'erogazione dell'indennità per il fermo pesca e sul periodo di fermo pesca fissato dall'Assessorato dell'ambiente.
Il sottoscritto,
VENUTO a conoscenza del grave stato di disagio e di motivato malcontento esistente nella categoria dei pescatori di Alghero e del Nord Sardegna a causa dei gravi ritardi nell'erogazione dell'indennità per il fermo pesca maturata dal 15 ottobre al 29 novembre 1992 in attuazione della legge regionale 25 del 22 luglio 1992 ed a seguito della paventata fissazione dei termini per il fermo pesca tra il mese di marzo e maggio 1993 e in particolare per la piccola pesca per la quale è detto: "il periodo di fermo della piccola pesca da praticarsi nel 1993 (primavera-estate) è senz'altro più vantaggioso";
SOTTOLINEATE le gravi conseguenze anche di carattere economico che comporterebbe l'attuazione dell'ipotesi della nota assessoriale;
chiede di interrogare l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere quali atti abbia compiuto o intenda compiere per:
1) accogliere in tempi rapidi la richiesta di liquidazione della indennità maturata per il fermo pesca nel 1992 dai pescatori di Alghero e del Nord Sardegna;
2) valutare con attenzione (anche attraverso un confronto con la categoria) la richiesta di effettuare il fermo pesca a partire dal 1° marzo al 15 aprile 1993;
3) erogare l'indennità di fermo pesca relativa al 1993 entro 60 giorni dalla presentazione delle domande;
4) promuovere le previste "Conferenze di servizio con le associazioni della piccola pesca", per esaminare e definire i problemi della pesca in Sardegna e in particolare della categoria dei pescatori con l'apporto diretto dei soggetti interessati. (507)
Interrogazione Carusillo, con richiesta di risposta scritta, su un finanziamento per l'allestimento di una sezione numismatica nel Museo civico di Ozieri.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
1) l'Assessorato regionale della pubblica istruzione e dei beni culturali con nota 21247 del 22 novembre 1992, ha comunicato l'erogazione di un finanziamento di L. 200.000.000 sulla L.R. 7 febbraio 1958, n. 1, programma 1992, per l'allestimento di una sezione numismatica presso il Museo civico di Ozieri;
2) a seguito di detta formale comunicazione il Comune di Ozieri ha fatto predisporre il relativo progetto che ha trasmesso alla Soprintendenza Archeologica in data 1° dicembre 1992 con nota 17413;
3) la competente Soprintendenza ha approvato il progetto e lo ha trasmesso - regolarmente vistato - in data 3 dicembre 1992 con nota 8993;
chiede di interrogare l'Assessore regionale della pubblica istruzione e dei beni culturali per sapere:
a) se risponda al vero che il finanziamento di cui trattasi non sia più disponibile perché "dirottato altrove";
b) se, in tale deprecabile ipotesi, vi sia stata "formale" modificazione del sopra richiamato programma per il 1992 che prevedeva il finanziamento di cui trattasi ed a favore di quale nuovo intervento sia stato soppresso il finanziamento che tendeva a consentire l'allestimento di una sezione numismatica presso il Museo civico di Ozieri;
c) se, in considerazione anche del fatto che il Museo di Ozieri dispone di una collezione di monete dell'età punica e genovese di pregiatissimo valore, non intenda doveroso ripristinare l'originario finanziamento di cui all'oggetto o, quanto meno, reperire con sollecitudine le risorse necessarie perché l'iniziativa possa, comunque, essere realizzata in linea con le legittime aspettative che la comunicazione a suo tempo pervenuta all'Amministrazione comunale ha ingenerato nella popolazione locale. (508)
Interrogazione Usai Edoardo sulle licitazioni private effettuate in Sardegna dalle Amministrazioni pubbliche.
Il sottoscritto,
chiede di interrogare l'Assessore regionale degli affari generali ed il Presidente della Giunta regionale, in relazione alle licitazioni private per l'aggiudicazione delle polizze assicurative effettuate da qualche Amministrazione pubblica della Sardegna, per conoscere:
- se sappiano l'Assessore ed il Presidente che talvolta viene richiesta alle Compagnie di assicurazione, quale condizione vincolante per l'ammissibilità alla gara, "la presenza di una rappresentanza direzionale in Sardegna";
- se sappiano altresì che tale condizione sia mai stata richiesta in analoghe licitazioni effettuate da amministrazioni pubbliche;
- quale sia l'interpretazione dell'Assessore e del Presidente in ordine all'espressione "rappresentanza direzionale in Sardegna" sopra citata;
- quante siano infine, in base all'interpretazione stessa, le Compagnie di assicurazione operanti in Italia che hanno una "rappresentanza direzionale in Sardegna". (509)
Interrogazione Atzori, con richiesta di risposta scritta, sull'aggravio di oneri per i cittadini beneficiari di mutui edilizi agevolati statali
Il sottoscritto chiede di interrogare l'Assessore regionale dei lavori pubblici per sapere se sia a conoscenza della incresciosa ed a volte drammatica situazione in cui si sono venuti a trovare molti cittadini che hanno usufruito del beneficio di un mutuo edilizio agevolato da parte dello Stato ai sensi della legge 166 del 27 maggio 1975, concernente "norme per interventi straordinari di emergenza per l'attività edilizia". Infatti a causa di una disparità di interpretazione fra il Ministero dei lavori pubblici, il Centro di edilizia residenziale e l'Istituto di credito (Banco di Sardegna) circa la misura del contributo per le operazioni di mutuo agevolato, quest'ultimo Istituto, anziché provvedere ad una chiarificazione che dovrebbe avvenire fra i due organi amministrativi, ha inviato una notifica a carico dei titolari di mutui degli importi ad esso dovuti dal Ministero competente.
Poiché l'ammontare degli arretrati di tali contributi, determinati nell'ordine di decine di milioni, andrebbero a gravare ingiustamente sui cittadini per una diatriba fra banca e Ministero, si chiede un intervento urgente dell'Assessore, in primo luogo presso il Banco di Sardegna per farlo recedere dal proposito di rivalersi sui cittadini per un contributo che adesso dovrebbe essere corrisposto dal Ministero dei lavori pubblici e, secondariamente, intervenire presso il Centro di edilizia residenziale per ottenere, previa chiarificazione dei diritti spettanti per legge, la liquidazione di quanto richiesto dal Banco di Sardegna evitando così di coinvolgere i cittadini già caricati da vessazioni di vario genere, in questioni sulle quali non hanno responsabilità alcuna. (510)
Interrogazione Carusillo, con richiesta di risposta scritta, sulla definizione di un nuovo "Albo degli imprenditori agricoli".
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- il primo comma dell'articolo 14 della legge regionale 27 agosto 1992, n. 17, prevede che "a decorrere dal 1° gennaio 1993 è abrogato il titolo IV della legge regionale 23 marzo 1979, n. 19";
- al quarto comma del su richiamato articolo 14 è stabilito che "i criteri politico-amministrativi per la gestione dell'Albo sono determinati dalla Giunta regionale in ottemperanza alle prescrizioni del regolamento CEE n. 2328/91 e secondo le procedure dell'articolo 5 della legge regionale 7 gennaio 1977, n. l e successive integrazioni e modificazioni";
- a tutt'oggi, pare che l'Amministrazione regionale non abbia intrapreso alcuna iniziativa in proposito per cui, allo stato attuale, in linea teorica, nessun operatore dovrebbe avere la qualifica di IATP (imprenditore a titolo principale);
- la definizione di un nuovo Albo degli imprenditori agricoli dovrebbe sfoltire moltissimo quello vigente formato in linea di massima "per decorrenza di termini" entro i quali l'Assessorato avrebbe dovuto esprimersi;
- il ridimensionamento di detto Albo comporterebbe sensibili economie di risorse regionali perché soltanto agli IATP debbono essere destinati i contributi regionali, mentre gli altri imprenditori dovrebbero beneficiare solamente delle provvidenze creditizie (mutui agevolati),
chiede di interrogare l'Assessore regionale dell'agricoltura e foreste per sapere:
- quanti nominativi comprende l'attuale Albo degli IATP;
- se non ritenga necessario ed urgente provvedere alla determinazione dei criteri di cui al quarto comma dell'articolo 14 della legge regionale 27 agosto 1992, n. 17, darne la massima divulgazione anche attraverso le organizzazioni professionali agricole (che da tempo invocano il provvedimento di cui trattasi) e stabilire un congruo periodo per la definizione delle pratiche necessarie per la predisposizione del nuovo Albo degli imprenditori agricoli durante il quale resta in vigore l'Albo attualmente in essere. (511)
Interrogazione Pau, con richiesta di risposta scritta, sull'attività dei veterinari alle dipendenze dell'ARA.
Il sottoscritto,
PREMESSO che l'Associazione regionale allevatori (ARA) ha attualmente alle proprie dipendenze circa 100 medici veterinari, di cui due terzi provenienti dal vecchio piano di assistenza alle cooperative agricole di trasformazione;
CONSTATATO che di fatto l'ARA gestisce l'intero piano di assistenza veterinaria dell'Isola;
CONSIDERATO che le recenti norme comunitarie sulle caratteristiche igienico-sanitarie dei prodotti lattiero-caseari impongono una maggiore presenza dei veterinari presso le aziende di produzione;
PRESO ATTO che da oltre un mese i veterinari dell'ARA hanno dichiarato lo stato di agitazione attenendosi strettamente al mansionario nazionale e quindi di fatto non svolgendo il servizio di ricettazione dei farmaci e l'attività specialistica,
chiede di interrogare il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere quali iniziative intenda intraprendere affinché l'ARA, attraverso i propri veterinari, riprenda lo svolgimento dei propri compiti essenziali per la sanità animale e, di conseguenza, la qualità dei prodotti alimentari (latte e carne) quali fattori indispensabili per salvaguardare la salute dei cittadini. (512)