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Presentazione del Primo Rapporto 2008 sul sitema dei media locali in Sardegna

 


Buongiorno a tutti, un ringraziamento al Presidente del Co.Re.Rat. Ghiani, a tutti i componenti del Co.Re.Rat. regionale che hanno promosso questa iniziativa, che con la presentazione del rapporto conclude anche una fase della vita di questo organismo della nostra Regione perché, come molti di voi sanno, essendo tutti degli addetti ai lavori, prima dell’estate il Consiglio regionale ha approvato una legge che riforma il Co.Re.Rat. e istituisce il Co.Re.Com. ultima regione in Italia. Non sempre arrivare per ultimi è uno svantaggio, perché nell’approvazione di questa legge, nella costruzione di questa legge abbiamo potuto avvalerci anche delle esperienze di tutte le altre regioni e istituire un comitato regionale di controllo del sistema radio televisivo e della comunicazione più in generale, che è una sorta di braccio regionale dell’autorità garante delle telecomunicazioni, abbiamo potuto approvare una legge e realizzare un organismo funzionale ai problemi nuovi, diversi e moderni che questi comitati di garanzia dovranno affrontare. Abbiamo, qualche giorno fa, emanato l’avviso pubblico attraverso il quale chi manifesterà interesse per essere eletto dal Consiglio regionale in questo organismo lo potrà fare e nel giro di due mesi penso che saremo in condizioni di dotarci di questa nuova struttura: poi speriamo che funzioni bene perché le esperienze del loro funzionamento nel Paese sono esperienze diversificate, con luci ed ombre. Siamo in un campo che è assolutamente nuovo, assolutamente diverso, quello delle garanzie dei cittadini nel sistema comunicativo, il contenzioso tra il cittadino consumatore e i gestori del sistema non solo radio televisivo e della carta stampata, ma anche più in generale delle comunicazioni e delle telecomunicazioni. Quindi, un organismo che oltre che controllare diventa un organo di garanzia per il consumatore, dappertutto si trasformano infatti più che altro in luoghi di contenzioso e di incontro tra il cittadino che ritiene di avere dei diritti lesi dai gestori autorizzati dallo Stato in questa materia e appunto qualche diritto che viene leso. Io penso, quindi, che in questa fase di cambiamento, anche di cambiamento della situazione regionale, dei nostri sistemi di controllo e di garanzia regionale, sia utile e necessario partire da un “rapporto”, partire cioè – così come viene detto in premessa – da una fotografia della situazione sarda, da una conoscenza che non sia una conoscenza empirica di come il sistema nella nostra regione si sviluppa, di come è radicato, di quali sono i settori nei quali si concentra la presenza e anche la dimensione delle nostre emittenti e della nostra editoria.
Dalla ricerca vengono fuori dei dati molto interessanti, alcuni li richiamava il Presidente Ghiani, altri verranno richiamati da chi illustrerà il rapporto dopo di me. I dati interessanti sono che la Sardegna ha comunque, pur essendo un’isola, e in quanto tale “isolata” degli alti livelli – per esempio – di lettura dei giornali e ha un’altissima concentrazione di testate iscritte come tali nei tribunali, non tutte funzionanti, non tutte producono della buona informazione, forse c’è stata una distorsione anche determinata dal modo con il quale nel passato le leggi regionali hanno consentito l’accesso ai finanziamenti pubblici. Questo ha fatto proliferare una sorta di area protetta che non sempre corrisponde ad un’informazione puntuale, capillare e costante nel tempo. Spesso siamo in presenza di testate che pubblicano in maniera episodica o pubblicavano tanto quanto bastava per accedere alle leggi di finanziamento della Regione. Viene fuori però che i sardi hanno un sistema chiuso, ma questa è una cosa che già sappiamo, nel senso che l’insularità pesa anche da questo punto di vista, quindi c’è una fortissima prevalenza nell’utilizzo dei sistemi di comunicazione dei quotidiani locali, L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna si dividono praticamente il mercato regionale da tutti i punti di vista. Dal punto di vista dell’utenza, dal punto di vista della pubblicità, dal punto di vista degli addetti, dal punto di vista degli investimenti che complessivamente girano in Sardegna in questo settore. Ci sono dei dati molto interessanti di situazioni minori, soprattutto quelle radiofoniche che per me costituiscono e hanno costituito una sorpresa, che sono molto capillari, molto radicate e che sono anche molto ascoltate, più di quanto forse molti di noi si sarebbero immaginati o si immaginerebbero, se ci fermassimo a un’epidermica e superficiale conoscenza della questione. Così come, e per me è una conferma, emerge un fortissimo radicamento delle tivù locali che gestiscono programmi molto localistici, molto territoriali e molto rivolti quindi ad un’utenza e ad una domanda che è di tipo locale, però non per questo meno significativo. Dicevo che per me è una conferma perché nel 1994, quando facevo il sindaco di Sassari, in una rilevazione a campione sui cittadini sassaresi fatta per altro, cioè non finalizzata alla ricognizione dello stato delle emittenti e dell’informazione, veniva fuori che l’80% degli intervistati dichiarava nell’ordine di essere informata sulle vicende della città e del territorio: a) per l’80% da una tivù locale, Antenna 1; b) da La Nuova Sardegna e via via da altri mezzi di informazione. Quindi, un impatto anche dal punto di vista dell’informazione, della qualità della notizia e dell’insieme del format che viene proposto che è decisamente importante e che viene confermato in questo rapporto fatto con strumenti ovviamente molto più precisi e molto più puntuali. Io penso che la fotografia che viene fatta ci serva. Ci serva per capire cosa succede, ci serva in particolare in questa fase nella quale la Sardegna è comunque una sorta di laboratorio. Siamo una sorta di laboratorio per l’attenzione che registriamo, anche per eventi che in questi giorni avvengono nella nostra regione, è importante perché siamo una delle regioni nelle quali si sperimenta l’introduzione del sistema digitale, tra qualche giorno ci sarà appunto la partenza e la ricognizione dell’andamento e dello stato della diffusione del digitale, che dovrebbe portarci entro brevissimo tempo ad una copertura pari al 90% degli utenti della Sardegna e costituirà un punto di osservazione molto interessante per l’estensione del digitale su tutto il territorio regionale e nazionale. Ora, il digitale, come voi sapete, consente di trasportare una quantità di informazioni, di dati e di elementi straordinaria, veloce, piena di grandissime potenzialità che va gestita, va usata. Il dato più evidente è che raddoppieranno i canali televisivi a disposizione tra pochissimo, quindi ci sarà la possibilità di gestire anche per quanto riguarda l’istituzione regionale una parte di comunicazione istituzionale, appunto, e non politica. Questa è una straordinaria potenzialità, ma la potenzialità più grande è la possibilità dal mio punto di vista che questa quantità e velocità di comunicazioni sviluppi un’interattività tra il cittadino che usufruisce dei mezzi di comunicazione e le pubbliche amministrazioni che sono i soggetti con i quali si può sviluppare prevalentemente l’interattività. Per questo è necessario che le istituzioni siano preparate, si organizzino per favorire, per preparare, per formare il cittadino ascoltatore/utente di questo sistema perché da questo, secondo me, può derivare non soltanto l’utilizzo passivo dello strumento, ma una partecipazione attiva che consenta di migliorare e di sviluppare la qualità del rapporto del cittadino nei processi democratici della nostra regione. Quando intendo processi democratici mi riferisco soprattutto al rapporto tra pubblica amministrazione e cittadino e al miglioramento della qualità e della quantità dei servizi attraverso un intervento costante, diretto, monitorato del cittadino sulle nostre attività. Quindi, trovo il rapporto molto interessante, penso che il Co.Re.Rat. affidando alla Fondazione Rosselli questo incarico bene abbia fatto, perché questo ci consente di ragionare in termini un po’ più puntuali di queste questioni; penso inoltre che facciamo bene a valutare un altro elemento che emerge e che rappresentava il Presidente Ghiani: quello relativo alla quantità di addetti in questo settore, che è consistente, che è corposa e che è fatta da professionisti che stabilmente e con contratti a tempo indeterminato lavorano in questo settore, ma è fatta anche da una precarizzazione spinta, come ho avuto altre volte modo di dire parlando in iniziative, soprattutto promosse dai sindacati dei giornalisti e dall’associazione della stampa. Un fenomeno che è forse inevitabile in questo mare grande nel quale ci muoviamo fatto di imprese piccole e piccolissime, classificate quasi tutte micro nella nostra regione, di tipo A o di tipo B, ma comunque micro per dimensioni di fatturato, per impianti, per numero di addetti e tuttavia un fenomeno da tenere sotto osservazione e possibilmente da superare. Concludo con un’ultima cosa. In questa sede magari non ci sono coloro che questo mio appello dovrebbero sentire e ascoltare. Si trascina da troppo lungo tempo nel nostro paese una vertenza contrattuale tra i giornalisti e gli editori. Sono intervenuto sull’argomento più volte, ho incontrato il Presidente nazionale, i rappresentanti regionali dell’associazione e dei sindacati, sono intervenuto presso gli organi istituzionali più importanti, oltre che presso gli editori, la controparte cosiddetta. Penso che non sia un bene per il paese, prima che per i lavoratori di questo settore, che si tenga il contratto per così lungo tempo aperto in un settore di così delicato impatto nella nostra democrazia. Rinnovo quindi l’invito e l’appello e faccio voti perché si arrivi rapidamente a concludere questa vertenza contrattuale che oramai sta assumendo contorni anche paradossali e piuttosto gravi nel silenzio, sembrerebbe quasi un paradosso, dei mezzi di comunicazione di cui pure questi signori e questi amici sono addetti. Quindi, nessuno ne parla più, c’è un silenzio tombale su una vicenda che, ripeto, è oramai vecchia e tanto è vecchia che rischia di incancrenirsi e di produrre effetti non positivi.


 

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