Signore e Signori
porgo il mio personale saluto e quello del Consiglio regionale della Sardegna ai relatori e agli studiosi presenti in questa sede per dare seguito a quella fondamentale operazione culturale, avviata dall’Assemblea legislativa a partire dal 1983, rappresentata dalla raccolta e dalla pubblicazione degli atti dei Parlamenti sardi dal XIV al XVII secolo, nota anche come “Acta Curiarum Regni Sardiniae”.
Un progetto ambizioso che affonda le radici nella moderna autonomia regionale: già nel 1951, e quindi nel corso della prima legislatura, emerse l’intendimento di colmare una lacuna presente nella storia giuridica e istituzionale della Sardegna e offrire alla riflessione generale, e non soltanto alla ricerca scientifica e accademica, i momenti più significativi della storia politica isolana in un periodo di tempo lungo quasi cinque secoli.
Il progetto, come tutti voi ben sapete, venne però quasi subito abbandonato e fu ripreso soltanto trent’anni dopo.
A partire dal 1983, furono i Presidenti Ghinami prima e Rais dopo a dare nuovo impulso all’iniziativa, verificando la fattibilità di un’opera assai complessa.
Il via libera definitivo arrivo alla fine dell’ottava legislatura e si concretizzò con una formale e unanime decisione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio nel quale sono, come è noto, rappresentate tutte le forze politiche autonomistiche.
Nel 1984 venne nominato un Comitato scientifico cui fu assegnato il compito di curare la direzione della pubblicazione degli atti. Di tale Comitato fanno parte tuttora docenti delle università di Cagliari, Sassari e di Napoli ed esperti della materia.
E ne faceva parte anche il professore Marco Tangheroni, insigne storico del medioevo sardo, prematuramente scomparso nel 2004 a Pisa, la cui figura oggi, proprio in occasione della presentazione del 23esimo volume della collana Acta Curiarum Regni Sardiniae, il Consiglio regionale della Sardegna intende commemorare.
Il suo ricordo sarà affidato alla sensibilità di Antonello Mattone, professore di storia delle istituzioni politiche nell’Università di Sassari, che ricorderà il particolare amore che Tangheroni ebbe verso la Sardegna, non soltanto per i suoi trascorsi di giovane studioso – si laureò a Cagliari – ma anche per le amicizie e i gli interessi storiografici che avevano come oggetto la nostra regione.
Un legame forte che lo portò a insegnare anche a Sassari dove fu preside della Facoltà di Magistero.
La sua scomparsa ha rappresentato per tutti una grave perdita dal punto di vista umano e professionale e, sicuro di interpretare il sentimento di tutti i presenti in quest’aula, permettetemi dunque di dedicare a lui la pubblicazione del volume che oggi presentiamo ufficialmente nell’aula del Consiglio regionale della Sardegna.
L’intendimento iniziale era quello di pervenire al traguardo finale della raccolta completa e commentata nello spazio di alcuni anni. Gli studi, le ricerche e i tempi si sono rivelati più complessi e più lunghi del previsto. In particolare la documentazione ritrovata presso gli archivi sardi e spagnoli è stata molto più vasta e voluminosa rispetto a quanto preventivato in un primo momento.
I Curatori dei singoli parlamenti si sono trovati di fronte a una impressionante mole di materiale. La volontà del Consiglio regionale è stata pertanto quella di consentire loro di completare la ricerca e di evitare la consegna di elaborati monchi sotto il profilo scientifico.
Il periodo che la collana Acta Curiarum intende focalizzare abbraccia, come ho già avuto modo di sottolineare, un arco di tempo di oltre quattrocento anni della storia della Sardegna, che consente una conoscenza approfondita del nostro passato e la cui lettura rappresenta un elemento per guardare con maggiore attenzione ai moderni processi di crescita e di sviluppo.
In questi anni si è parlato sovente, riferendosi alla pubblicazione degli atti delle antiche istituzioni parlamentari della Sardegna, di “un’operazione culturale di ampio respiro”. Ne sono convinto tanto da ritenerla una delle più importanti poste in essere da sempre nell’isola, anche per la sapienza con la quale l’Assemblea legislativa ha coinvolto le Università isolane e i più qualificanti studiosi della storia giuridica della nostra regione.
Il fatto che sia il nostro Istituto autonomistico a coordinare gli studi storici della Sardegna dimostra che siamo di fronte a un’opera culturale e politica allo stesso tempo. Un indirizzo preciso che conferma la volontà anche di questa Presidenza di ricostruire un periodo lungo e tormentato, caratterizzato da fatti politici e sociali che hanno caratterizzato la vita del popolo sardo.
Il Consiglio regionale, massima espressione istituzionale del popolo sardo, ha dunque deciso di mettere a disposizione di tutta la comunità una raccolta documentaria di straordinario interesse storico, nella piena consapevolezza di offrire ai sardi uno strumento fondamentale per rafforzare la specialità della Regione e l’identità di un intero popolo.
I parlamenti costituivano infatti le assemblee in cui la popolazione rappresentata dai tre statuenti (militare, ecclesiastico e reale) sottoponeva al re le sue richieste; il sovrano in cambio del donativo, ossia del contributo finanziario, concedeva ai regnicoli le grazie supplicate, in forma di capitoli di corte che diventavano poi le leggi della Sardegna.
In realtà è proprio all’interno delle assemblee rappresentative che affondano le vere radici dell’autonomia della Sardegna e il Consiglio regionale, consapevole di ciò, ne ha sponsorizzato la pubblicazione integrale, in tutto sono previsti 24 volumi, a partire dal primo Parlamento celebrato alla presenza dì Pietro IV, re d’Aragona (1355) sino alle riunioni stamentarie di fine Settecento (1793-1796).
Di tutto ciò devo ringraziare ovviamente, e lo dico con una punta di orgoglio, anche gli esperti e i funzionari del Consiglio regionale, che hanno lavorato in tutti questi anni con intelligenza e generosità al compimento di un’opera meritoria sul piano scientifico, istituzionale e politico.
Quello che viene presentato oggi – l’edizione critica del Parlamento del viceré Giuseppe de Solis Valderrabano, conte di Montellano (1698-1699), curato da Giuseppina Caiani e Carla Ferrante – è l’ottavo Parlamento su un totale di ventiquattro. Lo stato attuale dell’opera, però, consente di essere ottimisti sulla sua possibile conclusione entro qualche anno. Quasi tutti i Curatori hanno ormai completato la ricerca e stanno per consegnare i loro elaborati definitivi.
Alcuni Parlamenti sono peraltro già in fase di stampa. Entro il corrente anno dovrebbero essere pubblicati i Parlamenti dei Viceré Giovanni Coloma, Bayona, Avellano e Santo Stefano.
La pubblicazione dell’edizione critica degli Acta Curiarum Regni Sardiniae è solo un frammento, seppure il più importante, di una serie di pubblicazioni promosse in questi anni dal Consiglio regionale con l’obiettivo di ricostruire le origini, le tappe e i processi della storia identitaria del popolo sardo.
Tra le ultime in ordine di tempo merita di essere citata la pubblicazione dal titolo “La Carta de Logu D’Arborea nella storia del Diritto medioevale e moderno. La Carta è riconosciuta dalla storiografia come uno dei più importanti statuti italiani del Trecento e ha regolato praticamente tutti gli aspetti della vita civile ed economica della Sardegna di quei tempi. Il volume ripercorre tutti i principali aspetti del codice di Elenora e la sua lunga vigenza sino all’Ottocento. Lo statuto arborense, come è noto, occupa da sempre una posizione di privilegio nell’immaginario collettivo del popolo sardo. Per questo motivo il Consiglio regionale della Sardegna ha accolto positivamente la richiesta dei professori Italo Birocchi dell’Università di Roma La Sapienza e Antonello Mattone dell’Università di Sassari.
Analogo valore storico ha la diffusione dell’opera in tre Dvd dal titolo: “Sardegna del 900 – memorie di un secolo”: cinque ore di immagini provenienti dall’Istituto Luce che ripercorrono il cammino di un’isola che, nel volgere di poche generazioni, è diventata una moderna realtà aperta all’Europa anche se intimamente legata alle sue radici e tradizioni.
In quest’opera c’è una storia molto più recente di quanto si possa pensare: è la storia della Sardegna dei nostri padri e dei nostri nonni. Immagini preziose che scorrono, come quelle in particolare di Fiorenzo Serra, catturando sguardi e attenzione.. Che colpiscono e stimolano sogni e ricordi.
La speranza è dunque che, anche attraverso questa intensa attività svolta dal Consiglio regionale della Sardegna, che si possa davvero recuperare il vuoto di memoria che caratterizza una parte della storia della Sardegna.
Lo richiedono i tempi e ancor più la coscienza di un popolo da sempre abituato a rivendicare quegli spazi di autonomia che affondano le proprie origini anche negli ordinamenti di origine consuetudinaria presenti nella Sardegna medioevale.
L’autorevolezza e il rigore scientifico e intellettuale dei curatori dell’opera offre la piena garanzia di una completa ricostruzione della identità storica del popolo sardo, anche attraverso lo studio delle sue istituzioni parlamentari
Rinnovo a tutti i miei più calorosi saluti e quelli dell’intero Consiglio regionale della Sardegna, e nel ringraziare i presenti auguro a tutti un proficuo lavoro.