CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVI LEGISLATURA
ORDINE DEL GIORNO n. 52
approvato il 7 gennaio 2021
ORDINE DEL GIORNO PIGA – GANAU – LAI – AGUS – CIUSA – SALARIS – COCCIU – MURA – CAREDDA – SECHI – MULA – GIAGONI sulla ferma contrarietà del popolo sardo a individuare la Sardegna come sede del deposito nazionale delle scorie radioattive.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione delle dichiarazioni del Presidente e della successiva discussione svolte durante la seduta antimeridiana del 7 gennaio 2021,
PREMESSO che:
– la SOGIN, società pubblica di gestione del nucleare, il 30 dicembre del 2020 ha ricevuto il nulla osta del Governo per pubblicare la mappa dei siti individuati per lo stoccaggio dei rifiuti e ha in seguito pubblicato sul suo sito la Carta nazionale delle aree più idonee (CNAPI) ad essere adibite a depositi nazionali dei rifiuti radioattivi italiani;
– tale deposito sarà costituito da una superficie di 150 ettari, suddivisi in 40 ettari per il Parco tecnologico e 110 ettari come area di stoccaggio dei rifiuti radioattivi;
– in tale Carta risultano interessate 4 aree in Provincia di Oristano e dieci aree nel Sud Sardegna, tutte sulle ondulazioni che circondano il Campidano: Siapiccia, Albagiara, Assolo, Mogorella, Usellus, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Tuili, Ussaramanna, Gergei, Las Plassas, Villamar, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Guasila, Ortacesus;
– la Sardegna ha pagato da tempo il proprio tributo alla solidarietà nazionale con la costituzione delle servitù militari: nell’Isola infatti il demanio militare permanentemente impegnato ammonta a 24.000 ettari, mentre in tutta la penisola italiana raggiunge i 16.000 ettari. A questa cifra vanno sommati i 12.000 ettari gravati da servitù militare. Inoltre gli spazi aerei e marittimi sottoposti a servitù militare raggiungono dimensioni veramente ragguardevoli;
– la presenza di servitù industriali, della chimica di Stato, non ha visto ancora bonifica alcuna, e ì numerosi siti dismessi e improduttivi sottraggono alla collettività l’uso sostenibile delle risorse naturali, negando il diritto al controllo democratico del territorio e, soprattutto, il diritto fondamentale alla sicurezza, alla salute e alla vita;
CONSIDERATO che data la posizione di insularità della Sardegna tale eventuale decisione, implicando il transito delle scorie attraverso l’intera penisola, un imbarco su nave, un arrivo in Sardegna in uno dei porti esistenti e, quindi, un traffico sulle nostre arterie viarie interne fortemente inadeguate, potrebbe determinare gravi problemi e potenziali situazioni di emergenza e messa in sicurezza delle persone e di aree ad alta vocazione agricolo-produttiva, a causa delle ben note difficoltà dei trasporti che, considerati anche i reali pericoli della spedizione dei materiali radioattivi via mare, rischierebbe implicazioni catastrofiche in caso di incidente, come denunciato a suo tempo dall’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile);
EVIDENZIATO che tale eventuale decisione mal si concilierebbe con il fatto che all’interno dei 14 siti idonei individuati vi sono aree di elevato pregio paesaggistico ambientale, ricche di emergenze archeologiche, storiche e culturali e contraddice il percorso che da tempo la Sardegna ha avviato con un progressivo impegno volto ad esaltare il proprio territorio come Isola “della qualità e dell’eccellenza”, in quanto tale, incompatibile con lo stoccaggio di rifiuti radioattivi;
VISTO:
– il Referendum consultivo svoltosi in Sardegna nelle giornate del 15 e 16 maggio 2011 con cui il Popolo sardo, a fronte di un’affluenza pari al 60 per cento degli aventi diritto, ha espresso in modo inequivocabile, con oltre il 97 per cento dei voti, il proprio fermo diniego alla ubicazione nel proprio territorio di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive;
– l’ordine del giorno n. 5/XVI, approvato da questo Consiglio il 29 maggio 2019 con il quale si impegnava il Presidente della Regione a “respingere ogni possibilità che la Sardegna venga inserita tra le aree idonee ad ospitare il sito sul quale sorgerà il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, nel rispetto dell’esito referendario del 15 e 16 maggio 2011”;
– l’ordine del giorno di ANCI Sardegna del 2015, con il quale i sindaci sardi riuniti in assemblea, all’unanimità, hanno respinto qualunque possibilità di stoccaggio in Sardegna di scorie radioattive,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
ad intraprendere ogni possibile iniziativa in tutte le sedi istituzionali deputate per esprimere e ribadire con la necessaria forza e determinazione la ferma volontà del popolo sardo contraria a qualsiasi ipotesi che la Sardegna possa essere considerata quale sede del deposito nazionale delle scorie e dei rifiuti radioattivi e a sviluppare ogni approfondimento tecnico e scientifico a supporto della posizione espressa,
chiede al Presidente del Consiglio regionale
1) di coinvolgere, mediante i poteri di rappresentanza ad esso attribuiti, l’intero Consiglio nel prendere nella dovuta considerazione le istanze sopra rappresentate che determinano e giustificano l’assoluto diniego della Sardegna allo stoccaggio delle scorie nucleari italiane sul proprio territorio;
2) di inviare il presente ordine del giorno al Presidente della Repubblica italiana.
Cagliari, 7 gennaio 2021
Il presente ordine del giorno è stato approvato all’unanimità dal Consiglio regionale nella seduta pomeridiana del 7 gennaio 2021.