CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVI Legislatura
Ufficio Stampa
Nota stampa della seduta n. 213 – Antimeridiana
Martedì 5 luglio 2022
Discussione delle Mozioni n. 539, 598 e 599 in materia di energia eolica
I lavori proseguirano alle 16.30.
La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito, alcuni consiglieri regionali hanno preso la parole sull’ordine dei lavori.
Gianfranco Satta, dei Progressisti, ha segnalato all’assessore dell’Ambiente ed al commissario di Forestas che, in alcuni Comuni dell’Anglona, non è ancora iniziata la campagna antincendi.
Salvatore Corrias del Pd, invece, ha rilanciato la recente intervista del rettore dell’Università di Cagliari sulla crisi dell’Ersu, sollecitando l’intervento del presidente della Regione e della Giunta.
Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione delle mozioni n. 539, 598 e 599 in materia di energia eolica.
Presentando la mozione n.539, il capogruppo del M5S Roberto Li Gioi ha ringraziato il Consiglio per aver raccolto la richiesta del suo gruppo perché, ha detto, un momento di unità è molto significativo su questo argomento e bisogna raccontare la verità ai sardi su una vicenda vergognosa, a causa della quale la Sardegna sta per subire un oltraggio gravissimo che, se non sarà fermato, avrà conseguenze irreversibili. Attraverso manovre subdole, ha aggiunto, stiamo consegnando a speculatori senza scrupoli la nostra terra, trasformando la transizione in speculazione, con una Sardegna circondata da un disegno “colonizzatore” che perpetuerebbe una lunga storia fatta da disboscamento ed inquinamento dell’industria pesante; adesso vogliono vendere il nostro vento a peso d’oro senza lasciare in Sardegna nemmeno un centesimo od uno sconto nella bolletta, Consiglio comunali si sono già espressi all’unanimità ed oggi il Consiglio deve stare al fianco dei Comuni senza se e senza ma, dando mandato alla Giunta per difendere il nostro futuro turistico ed ambientale.
La sardista Fancello, prima firmataria della mozione n.598, ha citato in apertura i dati di Terna secondo i quali nel 2019 la produzione regionale di energia è stata di 13000 Gigawatt su un fabbisogno interno 9000; c’è quindi un surplus sulle fonti tradizionali e rinnovabili e di conseguenza il problema non è produrre di più ma sostituire le fonti fossili con quelle rinnovabili. Però, ha avvertito, c’è modo e modo, ora la Sardegna è sommersa da numerose richieste di autorizzazione, con una vera manovra di accerchiamento che va contrastata, dicendo sì alle rinnovabili e no a nuove servitù senza vantaggi per i sardi. La Regione, tuttavia, secondo la Fancello può e deve avere voce in capitolo, attraverso il Codice dei beni culturali e del paesaggio, nel cui ambito può esprimere pareri vincolanti. Ci giocando il futuro, ha detto infine, dobbiamo mettere la transizione al centro della nostra agenda ma alle nostre condizioni, nel rispetto dei territori, attivando un tavolo tecnico con la politica a fianco degli studiosi, per una transizione non da subire ma da governare.
Il consigliere del Pd Roberto Deriu, primo firmatario della mozione n.599, ha sostenuto che è sbagliato essere “per il no a tutto”, per il “nimby”, per il “costruire niente e mai”, ma è giusto opporsi alla compromissione dei beni comuni in modo permanente senza uno studio indipendente che si pronunci sulla scelta strategica dell’indipendenza energetica dell’Italia. Su questi temi, ha proseguito Deriu, l’unità del Consiglio è indispensabile perché non si tratta più di interventi su questo o quel bene ma di “un’altra Sardegna” intorno alla Sardegna con installazioni industriali per la fornitura di energia per tutta l’Italia: questo è incompatibile con il disegno della politica sarda e della sua identità, per cui è necessario che presidente e Giunta assumano una iniziativa forte per una inchiesta scientifica indipendente nella quale si chieda conto al Governo sull’immensa quantità di impianti sul nostro mare. Non ci fermeremo, ha annunciato, su tecnicalità come lo sciocchezza che “gli impianti dalle spiagge non si vedono” ma è necessario che il Consiglio converga su un documento unitario che consenta alla Regione di sostenere le proprie ragioni davanti al Governo, tutelando i nostri beni ambitali, proprietà del mondo e delle generazioni future.
Al termine delle relazioni, il Consiglio ha avviato la discussione generale delle mozioni.
Il consigliere del M5S Michele Ciusa ha sottolineato che il cambiamento climatico non è più trascurabile come di modello di sviluppo stretto fra temi aggravati da guerra e dalle questione energetica; in questo quadro sulle coste sarde si assiste alla presentazione di progetti calati dall’alto senza nessuna condivisione nè programmazione pubblica, ma solo in funzione speculativa, con una idea di transizione che diventa un “business” a favore di pochi contro tutti i sardi. Diciamo in maniera chiara, ha detto ancora Ciusa, che questa manovra non deve passare perché non ha alcun vantaggio per la nostra terra, e non possiamo commettere lo stesso errore di tanti anni fa con le “cattedrali nel deserto”, le industrie pesanti, la disoccupazione e l’inquinamento che hanno reso la Sardegna ancora più povera, non possiamo tollerare una “servitù energetica” e la politica, per questo, deve compiere un atto di responsabilità dando vita ad una transizione governata dalle istituzioni in prima persona.
Michele Cossa, dei Riformatori, ha messo in luce che transizione energetica ed autonomia della produzione sono problemi reali dopo l’invasione russa dell’Ucraina perché non possiamo dipendere da stati terroristici, ma dobbiamo concorrere al fabbisogno nazionale. Questo però, secondo Cossa, non può significare concedere ed ammettere tutto, partendo da autorizzazioni per impianti alti due volte la statua della libertà che non possono essere affidate al comandante della capitaneria di Olbia, che chiede osservazioni a Comuni entro 30 giorni. Deve essere coinvolta la Regione, ha dichiarato Cossa, perché non possiamo dire no a tutto perché saremo indifendibili, ma dobbiamo concorrere alle scelte con argomenti solidi prima di tutto con argomenti di rango costituzionale: l’art 9 che tutela ambiente anche nell’interesse delle future generazioni, l’art 41 sull’attività economica libera ma non in contrasto con l’utilità sociale e in danno dell’ambiente, l’art.119 che potrebbe essere votato il prossimo 18 luglio a conclusione della battaglia per l’insularità che non può significare “territorio franco” dove installare di tutto con un semplice parere della capitaneria ma con una visione delle isole che devono essere valorizzate dallo Stato abbattendo il “gap” insulare. Andiamo verso una nuova identità ambientale “green” secondo le indicazioni della Ue superando le fonti fossili ma è chiaro che queste scelte dovranno vedere la Regione protagonista con suo piano energetico e di sviluppo economico.
Per i Progressisti Gianfranco Satta ha parlato dell’energia come tema “traversale” per la politica che vuole essere rivolta al futuro, senza trincerarsi dietro le ideologie e con la volontà di invertire una tendenza che per anni ha fatto registrare rapporti totalmente sbilanciati sull’economia e gli interessi privati che hanno prevalso su quelli comuni. Le rinnovabili sono una scelta di futuro compatibile con l’ambiente senza equivoci, ha proposto Satta, perché non vogliamo essere oppositori allo sviluppo ma riaffermare il legame profondo con il grande patrimonio della Sardegna come nei migliori sistemi economici sostenibili, perché ambiente è il bene più prezioso. Da tempo, ha ricordato inoltre il consigliere dei Progressisti, chiedevamo una legge sugli impianti a terra e in mare, un atto di pianificazione che tenesse conto del fabbisogno regionale, senza dire no a tutto ma dicendo no a sistemi privi di controllo. Satta ha poi citato la sua esprienza di amministratore locale, ricordando che 2005 alcuni Comuni dell’Anglona sottoscrissero un contratto con una società privata per la realizzazione di un parco eolico da 35 turbine, nel quale erano previste agevolazioni per gli enti locali. I privati, ha aggiunto Satta, nel 2015 eccepirono la validità di quegli accordi e solo un lungo contenzioso ha chiarito che i proventi inseriti in accordi bilaterali restano acquisti nei bilanci negli enti locali.
Giovanni Antonio Satta (Misto) ha messo in evidenza che, mentre i parchi eolici stanno divedendo i sardi fra chi li vuole dappertutto e chi da nessuna parte, il Consiglio deve pronunciarsi sul tema con una posizione unitaria in una materia che segnerà il futuro della Sardegna su ambiente, economia cultura e antropologia, perché probabilmente vedremo una Sardegna diversa da quella conosciuta e questa è una questione politica e non solo tecnica. Lo scenario che abbiamo di fronte, ha osservato Satta, è quello di una produzione di quattro volte superiore a quella attuale con un surplus trasferito altrove, e noi solo come “base”. Con lo Stato, ha ricordato il consigliere, siamo da tempo e largamente a credito, sul piano militare e carcerario, e non c’è bisogno di un nuovo “carico”; abbiamo visto tutti che i nuovi impianti eolici sono da Bologna in giù e zero sulle Alpi, per effetto del decreto “semplificazioni”, che ha sistematicamente Sardegna banalizzato il ruolo della Sardegna, mentre la mozione di oggi vuole cambiare questa situazione: diciamo no con tutti gli strumenti possibili, compreso il ricorso alla Corte Costituzionale, alla Sardegna “gruppo elettrogeno d’Italia” che concede tutto senza avere niente in cambio, e dimostriamo alla politica nazionale che questa volta ha fatto male i suoi conti.
Il consigliere del Misto Stefano Tunis ha criticato quanti tutti hanno detto che non sono “nimby” però chiedono al presidente della Regione di esserlo e respingono gli impianti che si trovano in una certa area geografica, prendendo anche le distanze dai 5S che puntano sulle compensazioni, e dall’altra mozione che in qualche modo suggerisce di auto-escludersi. Al Mise, ha puntualizzato Tunis, non c’è nessuna di queste domande ed il punto è qui perchè, dati alla mano e fatta 100 la produzione energetica complessiva formata dal 30% da rinnovabili e dal 70% da termico, se entro il 2040 bisogna uscire dalle fonti tradizionali dobbiamo avere una potenza installata di almeno due volte superiore a quella di oggi in rinnovabili e, per fare questo, il tema non è sposare una causa ma esaminare le possibili opzioni. Cioè, ha chiarito Tunis, scegliere se potenziare il sistema eolico esistente o realizzarne dell’altro su terra o in mare, scegliere poi se puntare sul fotovoltaico di prossimità, e ancora entrare nella partita col Governo e scrivere le regole. Alcune proposte presentate, ha concluso, non sono credibili nemmeno sul piano tecnico perché “fotocopia” di altre proposte in altre parti del mondo, viceversa e più ragionevole parlare di impianti dove c’è maggiore quantità di consumo come nei siti di aziende energivore, stimare il fabbisogno reale per fare a meno delle fonti fossili; nel documento, insomma, dobbiamo dire che vogliamo stare nella partita. (Af)
Valter Piscedda (Pd), in apertura del suo intervento, ha fatto riferimento all’attualità ed ha dichiarato: «Preferisco vedere una pala eolica che il Po in secca e un ghiacciaio distaccato dalla montagna». L’esponente della minoranza ha insistito sull’emergenza dei cambiamenti climatici e si è detto contrario alla politica “del no a tutto”. «Servono regole certe – ha affermato il consigliere del Pd – e non trovo utile contestare, a distanza di un anno dalla loro emanazione, i contenuti del decreti per la semplificazione». Piscedda ha reclamato un maggiore coinvolgimento delle comunità locali e si è detto contrario alle speculazioni sui parchi eolici e fotovoltaici. Ignazio Manca (Lega), ha dichiarato di condividere le parole del suo collega della minoranza di Li Gioi (M5S) ed ha invocato un pronunciamento unanime “contro le decisioni calate dall’alto che umiliano l’autonomia sarda”. «Il tema dell’energia – ha affermato il consigliere del Carroccio – resta politico prima ancora che economico ed il punto nodale è coniugare le esigenza di produzioni energetiche alternative e salvaguardia dell’ambiente». «No alle nuove servitù – ha concluso Ignazio Manca – e se questa è una guerra e io sarò in prima linea».
Maria Laura Orrù (Leu), ha lamentato il ritardo con il quale si discute il tema dell’energia in Consiglio e soprattutto l’assenza dal dibattito del presidente della Regione. L’esponente della sinistra ha parlato di inerzia, riferendosi alla mancanza di iniziativa legislativa da parte della Regione, ed ha insistito sull’assenza di un piano energetico regionale aggiornato e di una mappatura delle zone idonee e non idonee. «Quale è la contropartita per i sardi – ha domandato polemicamente Orrù – e perché non vi siete domandati perché si sono potenziati i cavi in uscita e verso l’Italia per il trasposto dell’energia elettrica?».
Fausto Piga (FdI), ha rilanciato il tema del “caro bollette” ed ha evidenziato l’assenza di scelte in materia di energia e i danni di scelte sbagliate, soprattutto nel passato. Il consigliere della maggioranza ha incentrato il suo intervento sullo scarso ruolo riservato alla Regione («in pratica siamo dei passacarte e le decisioni sono in capo al Governo») e sulla scarso coinvolgimento dei territori e degli Enti Locali: «Uno scenario non più tollerabile ed è anche per questo che la Sardegna deve dire no alle pale eoliche». «Le rinnovabili sono un’opportunità – ha proseguito Piga – ma la soluzione non può essere quella di invadere la nostra Isola anche perché l’energia pulita non può essere intesa come una deroga per far decidere tutto al governo».
Massimo Zedda (Progressisti), ha posto in evidenza l’attualità degli argomenti in discussione ed ha rimarcato l’assenza del presidente della Regione “non solo dal dibattito in Aula ma dai luoghi dove si decidono le cose, come è ad esempio la conferenza Stato-Regioni”. «Non è stata definita una politica energetica regionale – ha tuonato l’esponente della minoranza e altri, vista l’assenza della Regione, hanno deciso per noi». Massimo Zedda ha quindi invitato alla riflessione sulle iniziative pubbliche, differenziandole da quelle private ed ha insistito sulla produzione di energia idroelettrica («la più rinnovabile di tutte e la meno impattante di tutte»).
Un pronunciamento unitario del Consiglio – è stato l’auspicio formulato da Michele Ennas (Lega) che ha mostrato un ferma contrarietà “alle scelte calate dall’alto da parte del governo”. «È inaccettabile restare spettatori – ha tuonato l’esponente della maggioranza – e dobbiamo essere protagonisti nelle scelte sull’energia e dimostrare di saper tutelare e valorizzare la nostra autonomia».
Giuseppe Meloni (Pd), ha ricordato polemicamente, l’emendamento proposto un anno fa in Parlamento dal gruppo della Lega, per lo stanziamento di cento milioni di euro per realizzare parchi off shore in Sardegna. L’esponente della minoranza ha denunciato “ritardi” da parte del governo regionale, del quale ha auspicato un intervento chiaro per “conoscere la posizione su un tema così delicato e importante”. (A.M.)
Ha quindi preso la parola il consigliere Gian Filippo Sechi (Udc) che si è chiesto quali siano i benefici per l’Isola con l’installazione dei parchi eolici: «Sappiamo tutti che le fonti rinnovabili sono necessarie per la transizione ecologica – ha detto Sechi – oggi è però in discussione l’autonomia della Sardegna. La Corte Costituzionale ha stabilito che le Regioni devono essere coinvolte anche quando le decisioni riguardino competenze esclusive dello Stato. In questo caso la Sardegna è stata completamente esclusa dal processo decisionale. Questo è già un motivo per opporsi al Dpcm del Governo». Secondo l’esponente dell’Udc, la creazione di parchi eolici off shore non determinerà tariffe energetiche più basse per i sardi e non porterà vantaggi alla Sardegna: «E’ importante puntare sulle energie rinnovabili ma non si può accettare che le decisioni vengano assunte senza coinvolgere la Sardegna».
Per Piero Comandini (Pd) ciò che occorre chiarire è se il Consiglio è a favore o contro la transizione energetica: «Questo è un punto dirimente – ha detto Comandini – altrimenti si fa la politica dei nani. Noi non siamo contrari alla transizione energetica. Il problema è un altro: è che alla guida della Regione c’è una Giunta che non gioca la partita. L’esecutivo su un tema così importante avrebbe dovuto svolgere un ruolo fondamentale. Mi sorprende che ci si svegli oggi, per tre anni e mezzo la Giunta non ha fatto nulla: il decreto energia non è calato dall’alto, la Giunta ha avuto tutto il tempo per discuterlo. La Sardegna è presente nella Conferenza Stato-Regioni ma ha svolto un ruolo marginale». Secondo Comandini su questo argomento si registra l’ennesimo fallimento della politica della Giunta Solinas. «Mentre noi parliamo di pale eoliche, la nave metaniera che doveva arrivare a Portovesme andrà a Ravenna. E’ ora di riportare la politica su questi temi».
Per il capogruppo di Leu Eugenio Lai: «Quello dell’energia è il tema più attuale visto l’aumento dei costi delle bollette per famiglie e imprese – ha detto – vorremmo capire qual è l’idea che la Giunta e il suo presidente hanno su questo argomento. E’ la prima volta che si discute di energia in quest’Aula, la prima volta che maggioranza e opposizione si confrontano». Anche per il capogruppo di Leu la questione energetica è dirimente: «A che punto è il piano energetico regionale? – ha chiesto Lai – occorre capire quali sono le aree idonee e quelle non idonee per pensare all’installazione di impianti di energia rinnovabile, capire come sviluppare le comunità energetiche. La politica regionale però è assente. Alcuni comuni si stanno organizzando da soli ma non si può andare avanti così. La guerra in Ucraina e il cambiamento climatico impongono una seria riflessione ma, occorre dirlo, la Sardegna è in notevole ritardo. La questione non si risolve con un ordine del giorno».
Secondo Francesco Mura, capogruppo di Fratelli d’Italia, stiamo assistendo a un cambiamento epocale: «Occorre superare la tentazione di dire di no a tutto e individuare un percorso che ci porti alla transizione energetica attraverso la decarbonizzazione della Sardegna. Oggi abbiamo una produzione di rinnovabili del 30% ma per eliminare le fonti fossili occorre raddoppiare questa percentuale – ha detto Mura – questo deve essere fatto con coraggio. Se dovessi ragionare per il futuro preferirei le installazioni in mare piuttosto che continuare a consumare suolo». L’esponente di FdI ha poi ricordato la figura di Doddore Meloni, indipendentista scomparso alcuni anni fa: «Lui chiamò il suo partito “Meris in domo nostra” – ha ricordato Mura – ciò significa che la Sardegna deve avere un ruolo da protagonista in casa propria, questo lo si fa raccogliendo le sfide del futuro. Serve un rapporto diverso con il Governo. Gli appelli che avete rivolto alla Giunta Solinas li dovreste rivolgere alle vostre segreterie di partito. Chi sta agendo è il Governo non la Giunta regionale. Noi siamo a favore delle fonti rinnovabili ma contestiamo l’azione del Governo che non coinvolge la Sardegna ma pensa solo ad impugnare le nostre leggi».
A nome del gruppo della Lega è intervento Dario Giagoni: «In Italia siamo bravi a curare ma non a prevenire – ha detto Giagoni – oggi parliamo di un tema che abbiamo trascurato. Faccio mea culpa: questo tema è stato snobbato, la mancanza di programmazione ha fatto sì che dal Governo arrivassero alcuni emendamenti. A noi però risulta che il Partito Democratico abbia votato a favore per l’impianto offshore di Ravenna». Secondo Giagoni la Sardegna non deve diventare terra di conquista: «Credo che la compattezza che si è trovata contro l’ipotesi di individuare in Sardegna un deposito per le scorie nucleari la si possa trovare anche contro l’idea dei parchi eolici in mare. L’energia si può produrre anche sfruttando il moto ondoso. Magari utilizzando la risorsa delle Bocche di Bonifacio con un accordo con la Corsica». Da Giagoni è arrivato un appello all’Aula: «Sediamoci insieme a fare una programmazione seria, sull’offshore siamo in ritardo, occorreva intervenire con più decisione». Il consigliere della Lega, infine, ha invitato ad insistere sulle comunità energetiche appoggiando i progetti dei Comuni: «Diamo più spazio alle comunità locali – ha concluso – non si capisce perché non si approvino piccoli interventi e si autorizzino invece progetti impattanti per l’ambiente frutto di speculazioni».
Per Franco Mula, capogruppo del Psd’Az il dibattito in Aula è stato interessante, ho sentito cose condivisibili anche in considerazione del rapporto Stato-Regione «Continuiamo a subire una politica nazionale che non porta nulla alla Sardegna – ha detto Mula – qui si pensa a mega impianti eolici ma l’Isola non ha nessun beneficio. Tunis dice che non bisogna perdere l’occasione e bisogna sederci ai tavoli di confronto: ma se non ci invitano che dobbiamo fare? – ha chiesto Mula – siamo sempre chiamati a fare la nostra parte solo quando fa comodo. Sul tema dell’energia abbiamo dato tanto: noi consumiamo circa novemila GW all’ora ma ne produciamo oltre tredicimila». Il capogruppo sardista ha citato poi la vicenda di Ploaghe dove non si è autorizzato un progetto che che prevedeva l’installazione di 60 pale eoliche perché considerato impattante: «Vorrei capire perché non lo sono le pale alte 300 metri installate in mare. Il primo progetto delle multinazionali è stato presentato nel momento in cui la Russia ha attaccato l’Ucraina. Non ci si pone il problema che ci sia qualcosa di poco rispettoso per la Sardegna? Noi non diciamo no a prescindere ma vogliamo sederci a discuterne».
Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha sollecitato un cambio di rotta nelle politiche energetiche regionali: « Quali sono le correzioni del piano energetico rispetto i nuovi obiettivi nazionali ed europei? Quanta energia deve essere prodotta? Come si affronta la transizione energetica? – ha chiesto Ganau – sul Dpcm nazionale non sono state presentate osservazioni da parte della Regione così come sui progetti del Pnnr sulla sperimentazione dell’idrogeno verde». Ganau si è detto favorevole a una transizione energetica basata sulle rinnovabili a patto che la si faccia nel rispetto dell’ambiente e le aspirazioni dei territori: «Manca una regolamentazione su cosa si possa fare e su cosa invece è necessario per bloccare le speculazioni di chi cerca di accaparrarsi centinaia di ettari di terreni agricoli». Il capogruppo Pd è poi entrato nel merito delle mozioni: «Non siamo aprioristicamente contrari agli impianti offshore ma chiediamo di conoscere quale sia l’impatto ambientale, turistico e paesaggistico. Occorre evitare che la Sardegna diventi una grande piattaforma energivora senza benefici tangibili. Su queste basi spero che il Consiglio sia in grado di formulare in modo univoco un ordine del giorno che venga fatto proprio dalla Giunta regionale per tutelare gli interessi dell’Isola».
Sull’ordine di lavori è intervenuto il consigliere Stefano Tunis (Sardegna 2020) che ha proposto di sospendere la votazione dell’ordine del giorno: «Fermiamoci qui – ha detto – il tema va approfondito e affrontato in termini più completi e articolati. Non disperdiamo tutto il bene che è emerso oggi, dobbiamo avere la pazienza di sospendere la votazione degli ordini del giorno per riprendere il tema dopo aver fatto un approfondimento».
Sull’ordine dei lavori è intervenuto anche Piero Comandini che ha chiesto di conoscere la posizione della giunta sulle mozioni ma anche sul tema del Dpcm energia: «Nessuno si dimentica che Solinas, a marzo, ha annunciato un ricorso contro il provvedimento del Governo. Che fine ha fatto il ricorso, a che punto è?».
L’assessore all’industria Anita Pili, dopo aver chiarito che nessuno è contrario alle fonti regionali ha introdotto il tema della necessità di un adeguamento dei piani energetici regionali. «I nuovi obiettivi europei rendono vecchi tutti i piani, per questo abbiamo proposto una modifica – ha detto – la Sardegna non vuole sottrarsi alla necessità di produrre 10 GW all’anno che consentirebbero di dare un contributo all’abbattimento del fabbisogno nazionale. Il Governo però non può dimenticarsi il principio della collaborazione istituzionale, la materia energetica è concorrente. Non è vero che la Sardegna non è presente ai tavoli, ciò che non ci viene concesso è di intervenire sui testi di legge. I pareri della Conferenza Stato-Regioni non sempre vengono accolti nei provvedimenti di legge. Ciò crea una distanza tra Governo e Regioni. IL Dpcm energia è l’unico che non ha fatto il percorso standard nella Conferenza Stato-Regioni. Parte delle nostre richieste hanno prodotto risultati. Altrimenti non si sarebbe arrivati alla perequazione dei bacini e all’unico deposito costiero in funzione collocato in provincia di Oristano». (Psp)
Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, è intervenuto sull’ordine dei lavori per chiedere, subito dopo l’approvazione dell’ordine del giorno, la convocazione della Conferenza dei capigruppo per valutare se proseguire i lavori anche nel pomeriggio visto i temi importanti all’ordine del giorno.
Il Presidente Pais ha sospeso i lavori e convocato la Conferenza dei capigruppo. Al rientro in aula, il presidente ha chiuso la seduta e ha annunciato che i lavori riprenderanno alle 16.30. Le Commissioni che si sarebbero dovute riunire stasera saranno rinviate a domani. (eln)