CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVI Legislatura
Ufficio Stampa
Nota stampa della seduta n. 169 – Antimeridiana
Venerdì 1 ottobre 2021
Seduta statutaria
Approvato Ordine del giorno unitario “sulla strategia e le azioni da intraprendere per contrastare il preoccupante fenomeno della violenza di genere e in merito all’istituzione di un percorso di tutela per le vittime di violenza”.
MOZIONE N. 513. MELE – ZEDDA ALESSANDRA – FANCELLO – CUCCU “sul crescente e preoccupante fenomeno della violenza di genere e aumento dei femminicidi
MOZIONE N. 514. MANCA Desiré Alma – CIUSA – LI GIOI – SOLINAS Alessandro in merito all’istituzione di un percorso di tutela delle vittime di violenza.
MOZIONE N. 515.PINNA – CADDEO – ORRÙ – GANAU – COMANDINI – CORRIAS – DERIU – MELONI – MORICONI – PISCEDDA – COCCO – LAI – AGUS – LOI – PIU – SATTA Gian Franco – ZEDDA Massimo sulla strategia e le azioni da intraprendere a contrasto delle discriminazioni e violenza basate sul genere e sull’orientamento sessuale.
La seduta statutaria è stata aperta dal vicepresidente Giovanni Antonio Satta. Dopo le formalità di rito, è iniziata discussione sulle tre mozioni all’ordine del giorno incentrate sul tema del femminicidio e del contrasto della violenza di genere.
La consigliera Carla Cuccu (M5S), ha illustrato la mozione n.513 (prima firmataria Annalisa Mele) “sul crescente e preoccupante fenomeno della violenza di genere e aumento dei femminicidi”. In premessa, la consigliera pentastellata ha ricordato la grave violazione dei diritti umani e della libertà individuali rappresentata dalla violenza di genere. Un fenomeno in crescita in Italia: nel 2020 le chiamate ai centri antiviolenza sono raddoppiate, passando dalle 149 del 2019 alle 320 del 2020. «Servono forti azioni di contrasto – ha detto Cuccu – l’istituzione del reddito di libertà, che ha visto la Sardegna in prima fila, è stato un primo e importante passo, ma ad esso deve necessariamente far seguito anche la creazione di una rete capillare di servizi che diminuisca il costo economico e psicologico dell’uscita della donna dal luogo in cui è vittima di violenze».
La mozione n.513 impegna la Giunta a dare continuità nei finanziamenti alle attività e al funzionamento dei centri e delle reti antiviolenza territoriali e a mettere in campo azioni per il reinserimento economico e sociale delle vittime di violenza: «Serve più attenzione in particolare da parte del mondo del lavoro per favorire le assunzioni di coloro che escono dai centri di violenza, incentivando misure di sostegno alla genitorialità da attivarsi presso gli istituti scolastici – ha concluso Cuccu – c’è bisogno di strategie efficaci per prevenire tutte le forme di violenza: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica».
Ha quindi preso la parola la consigliera Desirè Alma (M5S) per l’illustrazione della mozione n.514: «Finalmente questo argomento arriva in Aula – ha detto Desiré Manca – lo avevamo sollecitato da tempo. Purtroppo c’è da registrare anche oggi l’assenza del presidente della Regione». La consigliera del M5S ha poi elencato alcuni dati: «Ogni tre giorni una donna viene uccisa in Italia. Questi sono i numeri ma non ci sono solo i femminicidi, esistono anche i soprusi, molte volte non conosciuti o conoscibili, il carnefice è spesso colui che dice di amare la propria donna». L’esponente dei Cinque Stelle ha poi ricordato i nomi delle ultime donne uccise in Sardegna: Angelica Salis, Paola Piras, Marisa Pireddu, Michelangela Atzori. «Servono azioni urgenti, abbiamo presentato una proposta di legge, può essere aggiustata in Commissione ma è una buona base su cui lavorare per contrastare un fenomeno che in Sardegna è molto diffuso».
Manca ha quindi elencato le richieste presenti nella mozione prima fra tutte l’adozione di un Piano regionale triennale di prevenzione e contrasto alla violenza e alle discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere»
Rossella Pinna (Pd), ha infine illustrato la terza mozione n. 515 “sulla strategia e le azioni da intraprendere a contrasto delle discriminazioni e violenza basate sul genere e sull’orientamento sessuale”. Anche la consigliera del Pd ha parlato di quadro allarmante: «Nel mondo le donne hanno il 75% dei diritti in meno degli uomini. Sono loro le principali vittime delle violenza. In Europa viene uccisa una donna ogni sei ore, 4 al giorno. In Italia nei primi nove mesi del 2021 sono state uccise 86 donne. Omicidi che si consumano spesso per mano del partner o ex partner». Secondo Rossella Pinna serve una svolta per favorire la cultura della parità e del rispetto, eliminando pregiudizi e stereotipi sui ruoli di genere ancora molto radicati e spesso alla base di comportamenti violenti. «Le violenza spesso avvengono in casa – ha detto la consigliera d’opposizione – il luogo degli affetti è spesso quello più pericoloso per donne e bambini. Occorre interrogarsi come legislatori e chiedersi se si fa abbastanza. Il quadro normativo nazionale in vigore ha norme avanzate ma che forse richiedono ulteriori interventi. Credo che servano sistemi di valutazione perché le norme vengano attuate. La Giunta deve mettere in atto azioni coordinate. C’è bisogno di un Piano strategico contro le discriminazioni di genere».
Per Elena Fanncello (Psd’Az) «occasioni come questa non vanno sprecate, la violenza sulle donne non è una questione di relazioni ma di potere. Gli uomini maltrattanti vogliono avere il controllo totale sulla donna». Fancello ha poi fatto riferimento alla sua estrazione politica e culturale: «Sono sempre stata libera e indipendente, provengo da un contesto dove le donne hanno avuto sempre un rapporto paritario. A Dorgali oggi ci sono due candidate alla carica di sindaco, una donna è anche la sindaca uscente. Non posso accettare per questo forme di patriarcato anacronistiche». La consigliera del Psd’Az ha quindi rivolto un appello alla politica: «Si può fare molto rispettando le indicazioni della Convenzione del Consiglio d’Europa firmata a Instabul nel 2011 – ha sottolineato Fancello – sul fronte della prevenzione dei reati e su quello della protezione delle vittime. Ciò che manca è un nuovo approccio culturale. Occorrerebbe fare quello che si è fatto per sensibilizzare le nuove generazioni ai temi ambientali. Oggi i ragazzi sono molto attenti alla tutela della natura, lo stesso va fatto per i ruoli di genere». La consigliera sardista infine ha sollecitato più spazi per le donne nelle istituzioni e nella politica: «Si pensi al tema della lingua dove le donne sono escluse. Il Consiglio può fare buone leggi come quella che ha istituito i centri antiviolenza. Quella legge è frutto di un accordo trasversale tra le forze politiche. E’ un esempio che dovremmo seguire: uniamo le forze per dare voce alle donne sarde in questo Consiglio». (Psp)
Maria Laura Orrù, esponente dei Progressisti, ha affermato che i dati allarmanti del fenomeno della violenza di genere, già allarmanti, sono stati purtroppo aggravati dalla pandemia. Per questo, ha aggiunto, è giusta e va sostenuta la lotta della donne contro un sistema distorto e patriarcale che limita i diritti e la stessa democrazia. Ed è arrivato il momento, ha detto ancora la Orrù, di passare dall’ analisi del problema alla cose concrete, dall’incremento dei fondi per i centri di violenza all’interno dell’assestamento di bilancio ad altre azioni diffusi in tutti i settori della società sarda. Così come, secondo la consigliera dei Progressisti, va colta l’opportunità del Pnrr, che però la Sardegna ha colpevolmente lasciato cadere.
Sempre a nome del gruppo dei Progressisti Laura Caddeo ha lamentato in apertura le troppe assenze dei colleghi del Consiglio, ennesima dimostrazione del fatto che sul tema della violenza di genere è ancora troppo diffusa l’idea di un problema che riguardi solo alle donne. Per ribaltare questo schema, secondo la Caddeo, occorre lavorare sulla cultura e sul sistema di istruzione e formazione per cambiare un modo di pensare ancora strutturalmente sessista, e sull’esperienza del cambiamento come segnale di una nuova presenza femminile nella società, dal lavoro alle istituzioni. Lasciando da parte ogni retorica, ha concluso la consigliera dei Progressisti, bisogna cambiare profondamente anche le modalità di comunicazione degli episodi di violenza e femminicidio, perché spesso si parla di “dramma della gelosia” o di “raptus omicida” degli uomini dimenticando tutto ciò che ha preceduto il gesto estremo di violenza.
Intervenendo per i Riformatori, Sara Canu si è espressa positivamente sulla sensibilità che si manifesta dedicando una giornata di dibattito ai problemi della donne, anche se spesso non è seguita da soluzioni ai tanti problemi del mondo femminile. Riprendendo un tema sollevato dalla collega Caddeo, la Canu si è soffermata sulla centralità del cambiamento culturale ricordando la durissima condizione delle donne afghane che oggi non possono nemmeno studiare. Ma anche nelle nostre società avanzate, ha aggiunto, organi di informazione, social media, e reti stazioni televisive veicolano una immagine distorta della donna che purtroppo si fa strada in un pubblico molto ampio che non riesce a distinguere i contenuti autentici da quelli virtuali.
Prendendo la parola come consigliere regionale, Alessandra Zedda ha messo l’accento sulla necessità di una politica al servizio delle persone che ha il dovere di esprimersi con fatti concreti. La pandemia, ha osservato, ha aggravato la crisi di molte donne che già esisteva, anche in Sardegna, dove sono ancora troppo poche le denunce, Occorrono progetti e risorse, ha sostenuto, inserite all’interno di un grande piano strategico dedicato alle donne, a partire dal potenziamento del reddito di “libertà” a difesa delle donne più fragili vulnerabili. La società sarda si deve occupare più a fondo di queste donne, e non basta quanto fatto finora, che comunque non è poco: servono più strumenti per le forze dell’ordine ma occorre soprattutto una cultura nuova fatta di diritti, rispetto, informazione, educazione. Ora siamo impegnati in 22 progetti di inserimento lavorativo che abbiamo finanziato grazie ad accordi col mondo associativo: è la strada giusta, ha concluso, che mette le donne davanti ad un futuro di libertà e di indipendenza economica, come passaggio fondamentale per costruire un futuro migliore. (Af)
Dopo la vicepresidente Alessandra Zedda ha preso la parola l’on. Eugenio Lai (LeU), che ha ringraziato “le consigliere per i loro interventi ricchi di proposte e di contenuti. Comprendo anche l’indignazione dell’onorevole Laura Caddeo ed è chiaro che bisogna investire sulla cultura, entrando nel mondo della scuola per modificare il linguaggio e tutto ciò che porta a discriminazioni. Se non si incentiva l’educazione al rispetto, anche tra i bambini, non si inizia a superare un enorme problema culturale come questo”. L’oratore ha parlato di “crimini, anche contro la società, ma è chiaro che l’ordine del giorno che approveremo tutti assieme vanno inseriti quei punti che eviteranno che questa giornata sia retorica e sterile. Dobbiamo impegnarci per incrementare le risorse per i centri antiviolenza e l’occupazione femminile, per la quale possiamo fare di più già da subito con le legge omnibus”.
L’on. Emanuele Cera (FI) ha illustrato i numeri del triste fenomeno del femminicidio e ha parlato di “dati allarmanti di un fenomeno brutale. La Sardegna sta svolgendo un ruolo di apripista e lo ha fatto approvando per prima il reddito di libertà ma è chiaro che la protezione delle donne va rafforzata con strumenti applicativi, e non solo il divieto di avvicinamento, che frenino gli stalker e aumentino il controllo dell’autorità giudiziaria e della pubblica sicurezza su queste persone pericolose”.
Dai banchi di Cinque stelle è intervenuto l’on. Michele Ciusa, che ha denunciato “l’arretratezza della società sarda come quella italiana, dove tante donne non hanno via di fuga e sono soggiogate al proprio marito. Bisogna favorire il rifugio per queste donne, per liberarle dal proprio carnefice. E questo si fa se promuoviamo i centri antiviolenza, che in Sardegna operano ma non sono sufficienti. Io stesso oggi ho un punto di vista diverso e più completo sulla materia dopo che una persona a me cara ha subito stalking e violenza sui social. Noi uomini abbiamo una grande responsabilità per fare sì che si superi questa discriminazione e questa violenza”.
Per Francesco Mura (Fdi) “quest’Aula sta perdendo un’occasione importante per affrontare questo tema perché noi uomini siamo i primi a non capire le emozioni che una donna prova quando tratta questo argomento. Per questo ringrazio l’onorevole Laura Caddeo per il suo intervento, che mi ero preparato un intervento e rinuncio a illustrarlo, mi impegnerò per primo per capire quanto male facciano i gesti che anche involontariamente spesso gli uomini fanno, offendendo e portando germi di violenza”. (C.c.)
Il capogruppo dei progressisti, Francesco Agus, ha ringraziato le colleghe per “aver onorato la seduta solenne del Consiglio regionale” ed è entrato subito nel merito dell’argomento ricordando “che quando si discute di questi temi, si è convinti che non si possa tornare indietro rispetto ai livelli di consapevolezza nel frattempo raggiunti”. «Non è così – ha insistito il consigliere dell’opposizione – perché viviamo un tempo nel quale sono stati fatti molti passi indietro rispetto al passato anche recente». Agus ha quindi rimarcato le differenti condizioni sociali, economiche, culturali, lavorative, nel quale si consumano le violenze ai danni delle donne ed ha affermato: «Per ogni femminicidio consumato ce ne sono decine che si fermano un gradino prima».
Agus ha quindi insistito sul ruolo e sul compito del Consiglio, soprattutto in ordine alle proposte di modifica della normativa nazionale («deve essere aggiornata e il caso Dina Dore lo dimostra») e sui necessari stanziamenti per dare seguito ad azioni e programmi di contrasto e prevenzione alla violenza («dobbiamo trovare le risorse per i centri anti violenza, per migliorare l’efficacia del reddito di libertà ed inserire le figure professionali utili a garantire sostegno alle donne in crisi»). In chiusura dell’intervento la proposta di un confronto con Corecom, ordine e sindacato dei giornalisti al fine di evitare alcune banalizzazioni o peggio strumentalizzazione nelle cronache dei delitti.
Ha concentrato il suo intervento sulle conseguenze da lockdown, il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau che però in apertura, ha sottolineato in maniera critica “l’assenza del presidente del Consiglio e di quello della Regione dai lavori della seduta statutaria”. Sul tema oggetto del confronto, l’esponente della minoranza ha insistito sul fatto che “la pandemia ha acutizzato le differenze di genere e moltiplicato gli episodi di violenza tra le mura domestiche, provocando un preoccupante incremento dei femminicidi”. Il consigliere dei democratici ha quindi elencato una serie di disparità che penalizzano le donne nel lavoro e nella quotidianità dell’esistenza. «In Sardegna – ha spiegato Ganau – nelle dinamiche di genere registriamo più 20% di occupati maschi rispetto alle donne e nonostante queste abbiano più alti livelli di istruzione, tendono ad avere salari inferiori rispetto a quelli riservati ai maschi». «Serve sconfiggere le diseguaglianze di genere – ha dichiarato il capogruppo – con adeguate politiche per l’occupazione e con efficaci politiche per la famiglia». A giudizio di Ganau già nel provvedimento omnibus (ormai prossimo all’esame dell’Aula) servirà dare seguito alle intenzioni dichiarate nel corso del dibattito garantendo le risorse per i consultori territoriali e agli sportelli di ascolto psicologici («denuncio che proprio nell’omnibus si vuole cancellare il dipartimento psicologico di cure primarie che in questo momento ha particolare rilevanza»). L’assessore ai Servizi sociali, Mario Nieddu, ha dichiarato apprezzamento per il dibattito svolto in Aula ed ha ricolto un particolare ringraziamento all’assessora Zedda per il lavoro fatto nella precedente legislatura con l’approvazione della legge che ha introdotto il cosiddetto reddito di libertà.
L’esponente dell’esecutivo regionale ha quindi ribadito la conduzione delle politiche assessoriali in linea con quanto stabilito dal piano strategico nazionale che fonda su quattro assi: prevenzione, sostegno, perseguire gli autori di violenza, assistenza e promozione. Nieddu ha quindi ricordato l’integrazione tra i diversi interventi di contrasto alla violenza di genere e non ha mancato di evidenziare gli effetti della convivenza forzata a causa dei lockdown, sulla recrudescenza dei fenomeni di violenza sulle donne. «Si pensi – ha spiegato l’assessore – alle difficoltà nelle quali hanno dovuto operare i centri anti violenza o all’interruzione forzata di tanti progetti personalizzati per l’uscita dal tunnel della violenza».
«La nostra Regione – ha però affermato l’assessore – può dirsi all’avanguardia nel contrasto alle violenze di genere e non sono poche le azioni e le misure su cui possiamo contare». Tra le positive novità anche l’istituzione e l’operatività dell’osservatorio regionale con un dedicato sistema informatico, nonché una sostanziale uniformità nei diversi centri di accoglienza. La Regione conta su undici centri antiviolenza mentre 5 sono le case di accoglienza. I principali stanziamenti riguardano: circa 715 mila euro per il reddito di libertà, 200 mila euro a valere sulla legge 20 e altrettanti per le politiche per le pari opportunità.
A conclusione dell’intervento dell’assessore Nieddu, il presidente dell’Assemblea, Giovanni Antonio Satta, ha sospeso la seduta per favorire la presentazione di un ordine del giorno unitario. (A.M.)
Alla ripresa dei lavori, il vice presidente Satta ha informato l’Aula del rientro dal congedo del consigliere dei Progressisti, Massimo Zedda, e ha annunciato che è stato presentato un ordine del giorno unitario, sottoscritto da tutti i rappresentanti dei gruppi “sulla strategia e le azioni da intraprendere per contrastare il preoccupante fenomeno della violenza di genere e in merito all’istituzione di un percorso di tutela per le vittime di violenza”.
Tra i principali interventi, il testo impegna il Presidente e la Giunta ad assicurare continuità ai finanziamenti, alle attività e al funzionamento dei centri e delle reti antiviolenza territoriali e dei centri e servizi per uomini autori di violenza al fine di rafforzare la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere e a prevedere sempre maggiori azioni per il reinserimento economico e sociale, con particolare attenzione al mondo del lavoro, delle donne vittima di violenza; garantire, attraverso l’istituzione del ”Fondo di solidarietà alle vittime di violenza e ai loro figli” con interventi di sostegno a titolo di contributo spese per le cure mediche e psicologiche e per il completamento del percorso formativo e autonomia; costituzione e implementazione della “rete regionale contro la violenza di genere”, definire l’iter di attuazione del percorso di protezione denominato “Rete regionale contro la violenza di genere”, adottare il “Piano regionale triennale di prevenzione e contrasto alla violenza e alle discriminazioni legate all’identità di genere.
Tra i punti principali dell’ordine del giorno anche quello di istituire l’Assessorato per le Pari opportunità e la Commissione speciale per la lotta alla disparità di genere, valorizzare la differenza di genere e l’affermazione della specificità, libertà e autonomia femminile per il raggiungimento della parità giuridica, sociale ed economica; approvare un piano strategico di valenza pluriennale per il contrasto alla violenza e alla discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale ed all’identità di genere attraverso una doppia azione di educazione e prevenzione con progetti che coinvolgano ogni scuola di ordine e grado, anche attraverso protocolli di intesa con l’Ufficio scolastico, ma anche operare per la rimozione di ogni forma di disuguaglianza pregiudizievole, di discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle persone, indipendentemente dal loro genere. Il testo impegna il Presidente e la Giunta anche a dare attuazione ad implementare il finanziamento dei programmi di sensibilizzazione e prevenzione in cui siano previsti contenuti e modalità di comunicazione, nonché gli strumenti, accessibili a tutti i soggetti interessati e in particolare a tutte le donne e persone con disabilità, in particolare sensoriali, intellettive e psico-sociale per rendere operativa la presa in carico integrata da parte dei soggetti facenti parte della rete antiviolenza; inoltre, il materiale informativo deve essere fornito in formati adatti ad essere consultati dalle stesse donne con diverse disabilità; e infine a promuovere percorsi specifici per assicurare ai figli delle vittime di violenza un adeguato sostegno psicologico, il diritto allo studio e alla formazione, anche attraverso l’erogazione di contributi economici, nonché azioni per agevolare il loro inserimento nel mondo lavorativo. Il presidente ha quindi messo in votazione il documento che è stato approvato. La seduta è stata chiusa, il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio. (eln)