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Messaggio del Presidente del Consiglio regionale in occasione della scomparsa di Giovanni Paolo II


Signor Presidente,  colleghi consiglieri,


con grande emozione ho espresso, subito dopo averne avuto notizia, il dolore mio personale e dell’intera Assemblea per la scomparsa di Giovanni Paolo lI, un grande Papa, un grandissimo uomo che ha segnato, indelebilmente, la storia mondiale di questi ultimi ventisei anni.
Un Papa che ha sempre guardato alla nostra Isola con grande affetto ed attenzione, comprendendone i problemi, condividendone, in molte occasioni, ì drammi. Vent’anni fa, nel suo breve ma intenso pellegrinaggio in terra sarda, il Papa polacco scese in miniera, per ricordare le sue esperienze operaie, ricordò come il perdono per i torti subiti è l’unica via per superare contrasti ed odi; sottolineò come l’impegno e lo studio sono i mezzi che gli uomini, di buona volontà, hanno a disposizione per crescere culturalmente e disegnare un futuro più giusto e migliore.
Un grandissimo uomo, strenuo difensore delle libertà e della pace; deciso nel ricordare i diritti inalienabili degli uomini, di tutti gli uomini; pronto a denunciare i torti subiti dai più deboli, dai fratelli meno favoriti, dai popoli oppressi, ai quali devono essere garantite libertà e condizioni di vita dignitose.
Un umanissimo Padre che si è rivolto ai credenti, ma anche ai non credenti, ricordando come la società moderna debba, sempre, tutelare la dignità del lavoro ed i diritti della persona umana.
Un appello che ha rivolto, venti anni fa, anche a chi come me, allora responsabile di una organizzazione sindacale, era impegnato proprio in difficili battaglie per difendere il tessuto produttivo della nostra isola. Un richiamo che ha ripetuto sino agli ultimi giorni della sua vita, chiedendo a tutti un maggiore impegno, per realizzare un mondo più giusto, più equo, dove le differenze siano ridotte, se non annullate.
Un richiamo rivolto spesso ai potenti della terra, ai politici, ai quali il voto popolare ha assegnato il difficile compito di fare le scelte più opportune, di elaborare programmi e progetti di sviluppo, in grado di dare risposte concrete alle esigenze delle società che li hanno espressi.
Non è questo il momento ne’ la sede per tracciare un bilancio di una intensissima attività e di una presenza tanto importante non solo per il cattolicesimo mondiale ma nelle relazioni fra popoli, religioni, stati.
Questi sono i giorni dei sentimenti, del ricordo, del dolore per una perdita grave alla quale questa Assemblea partecipa interpretando l’opinione dei Sardi.
L’insegnamento di Giovanni Paolo Il sarà costante stimolo anche per noi. Colleghe, colleghi, quell’alto magistero, che ha profondamente colpito cattolici e non, ci porterà ad impegnarci, ne sono convinto, per cercare di affrontare, forse con maggiore forza e determinazione, i problemi che ancora penalizzano la nostra società, che sono poi quelli della tutela dei diritti umani e della ricerca di un dignitoso lavoro per il maggior numero possibile di nostri fratelli.
Il monito che Giovanni Paolo Il ci ha rivolto vent’anni fa, ancora drammaticamente attuale, quello di essere noi gli artefici del nostro destino, è la sfida che questo Consiglio deve affrontare e vincere. In questo momento di particolare dolore, per la scomparsa di una così alta autorità morale, è un invito al quale non possiamo sottrarci.


 


 

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