Cagliari, 15 dicembre 2009 – La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo.
In apertura la presidente è intervenuta sulla violenza che sta avvelenando il clima politico nazionale.
Ecco il testo dell’intervento:
Colleghe e Colleghi,
il delicato momento di difficoltà dei rapporti nella vita pubblica e istituzionale che stiamo attraversando, è caratterizzato da forti tensioni sociali, e fra le parti politiche, che destano non poche preoccupazioni per il nostro futuro vivere collettivo.
Tensioni che hanno finito per contribuire ad avvelenare il clima generale nella Repubblica, che ha portato a una involuzione di questi rapporti e che troppo spesso sfocia nella violenta contrapposizione, che esula il confronto democratico per assumere un carattere personale di odio per l’avversario politico.
Il preoccupante segnale pervenuto domenica scorsa, con il gesto di un folle nei confronti del Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, – che condanniamo senza esitazione – deve suonare come un monito per tutta la classe dirigente, nazionale e regionale, affinché riprenda senza indugi la strada maestra per un sano, corretto e pacifico confronto democratico.
Spetta anzitutto a chi ricopre incarichi rilevanti nelle istituzioni, rigettare con ferma determinazione qualsiasi tentativo di imbarbarimento della vita politica, isolando le esasperazioni ideologiche, consapevoli o inconsapevoli, di una cultura dell’odio che non ci appartiene e che con forza e convinzione respingiamo.
Ritengo doveroso che il Parlamento dei sardi, come sempre avvenuto nel passato, faccia sentire forte la propria voce per unirsi al coro di unanime condanna pervenuto dalle massime cariche dello Stato, e per esprimere una ferma e vibrata condanna di qualsiasi atto di gratuita violenza, destinato a gettare scompiglio nella vita della Repubblica e avvelenare il clima politico generale.
Non è questo il momento dell’indifferenza o del qualunquismo.
Lungi da me l’intenzione di paventare gli stessi foschi scenari che fecero da preludio al clima perverso che favorì in Italia la nascita della lotta armata nei confronti dello Stato. Ma non possiamo negare che certi fenomeni deleteri e fuorvianti della nostra consolidata democrazia, trovino terreno fertile proprio nell’indifferenza, per non dire “ignavia” generale.
Qui non è un leader politico di parte ad essere stato proditoriamente colpito, ma il cuore stesso del nostro sistema democratico che poggia sui principi della tolleranza e del rispetto del prossimo quali valori fondanti della vita istituzionale e della società che la contraddistingue.
Il rispetto delle istituzioni che lo rappresentano costituisce per un popolo un valore edificante sul quale costruire una società libera se non vogliamo porre in serio pericolo la nostra pacifica e civile convivenza, consegnando la Repubblica alla barbarie e alla violenza di chi al confronto democratico preferisce lo scontro per mascherare la povertà di ideali e di idee.
Tuttavia non basta che anche Il Consiglio Regionale della Sardegna manifesti la più convinta condanna verso un modo sbagliato di intendere e vivere la politica. Quale società potrà mai consegnare al futuro una classe politica che consideri gli avversari bersagli da abbattere sul piano personale e non controparti in un corretto esercizio della politica fatto di confronto dialettico democratico nell’interesse comune?
Proprio questi momenti di difficoltà nei rapporti politici, ci chiamano all’assunzione di una piena e consapevole responsabilità per frapporre ogni possibile iniziativa utile a riportare questo confronto all’interno di una corretta dialettica democratica basata, sempre e comunque, sul rispetto fra le parti quale punto qualificante del nostro agire politico.
Come Assemblea legislativa della Sardegna, abbiamo il dovere di far pervenire al nostro popolo il senso di un nuovo impulso di crescita della coscienza civica collettiva, nel respingere con posizioni di assoluta fermezza qualsiasi tentativo di introdurre nelle istituzioni autonomistiche atti di prevaricazione o violenza nei confronti dei contendenti politici.
Nessuno, infatti, può dirsi totalmente scevro da questo fenomeno degenerativo della vita politica. Di questo dobbiamo, e vogliamo, prendere atto prima che sia troppo tardi e che il germe dell’odio per l’avversario pervada anche il nostro panorama politico regionale.
Tutta la classe dirigente sarda, dunque, è obbligatoriamente chiamata a effettuare una severa analisi e una valutazione critica sulla reale dimensione politica che rimbalza dai lavori di questo Parlamento e si riverbera nell’immaginario collettivo, e su come oggi la politica stessa venga recepita dalla gente.
Colleghe e Colleghi, iniziamo, nel nostro piccolo mondo, a rimuovere le cause che troppo spesso nella cronaca politica regionale, così come quotidianamente viene riportata dagli organi di informazione, danno preferenza e spazio a una politica urlata e involuta.
Una politica che, alla ricerca sfrenata della ribalta mediatica, frequentemente sfocia in pesanti contrapposizioni, scontri violenti e litigiosità diffusa, ingenerando confusione e sgomento fra i cittadini stessi.
Non è erroneo affermare che in tali comportamenti possano essere ravvisate le ragioni che hanno comportato una sensibile riduzione degli spazi che la stampa avrebbe dovuto dedicare per informare i cittadini in merito all’attività parlamentare e all’azione amministrativa, finendo per sottrarre agli stessi cittadini ambiti utili di conoscenza e approfondimento per capire effettivamente il naturale svolgersi degli eventi politici.
Così come non è sbagliato imputare a questa immagine negativa, di costante litigiosità del mondo politico, la crescente disaffezione che la società manifesta nei confronti delle istituzioni e della politica in generale.
Come rappresentanti del Popolo sardo abbiamo il dovere di interrogarci su questo modo distorto di rappresentare noi stessi, riconoscendo che l’inasprimento e la violenza del confronto politico finiscono sempre per influenzare in peggio il modo nel quale, invece, dovremmo correttamente rapportarci.
Si rende quindi necessario abbassare i toni, evitare inutili contrapposizioni, e ricercare nel dialogo e nel confronto politico serio e costruttivo una via privilegiata per adoperarsi nell’interesse di tutta la collettività.
Vanno sostenuti e incoraggiati i momenti di sereno e aperto confronto, come quelli che recentemente hanno visto protagonisti, con spirito costruttivo sulle cose da fare per risollevare l’economia della Sardegna, il Presidente della Regione e il leader del maggior partito di opposizione.
Così come vanno privilegiati i momenti di grande partecipazione democratica e tensione autonomistica raggiunti in Consiglio Regionale lo scorso 15 luglio, nel corso dell’assemblea straordinaria per evitare la chiusura del comparto chimico di Porto Torres.
Nessuno può negare che nel corso degli interventi si è vissuto un momento di esaltante manifestazione unitaria di popolo per difendere i diritti inalienabili dei sardi ad avere un futuro migliore, grazie al contributo di tutti e nel rispetto di tutti.
Questa è la politica che piace alla gente e che noi vogliamo rappresentare.
Soprattutto in un momento nel quale appare ineluttabile l’esigenza di avviare la grande riforma della Regione, che vede nella riscrittura dello Statuto il punto più qualificante e coinvolgente per mettere alla prova la capacità di dialogo e di collaborazione tra le diverse forze politiche per costruire insieme la Sardegna di domani.
Una Riforma che non può restare circoscritta negli ambiti ristretti di una geografia politica di parte e faziosa, per diventare patrimonio comune di tutta la classe dirigente sarda.
Si rende necessario un confronto leale che favorendo la partecipazione di tutte le sue componenti politiche, favorisca un entusiasmante momento di unità del popolo sardo per riscrivere, in questo Parlamento regionale, le regole della propria convivenza civile, sociale e politica attraverso un rinnovato patto con la Repubblica che porti all’acquisizione della massima sovranità possibile.
Colleghe e colleghi, questo Consiglio Regionale è stato inteso dai padri fondatori della nostra autonomia come la sede più alta e nobile che racchiude idealmente l’unità politica, morale e spirituale del popolo sardo, il quale ci ha delegato a svolgere la nostra funzione con alto senso di responsabilità e spirito di servizio per la collettività.
Da questo Consiglio Regionale è giusto pervenga la più totale e convinta solidarietà umana e politica al Presidente del Consiglio dei Ministri, oggetto di un gravissimo atto di inciviltà, e a tutte le massime cariche istituzionali della nostra Repubblica.
A essa si accompagni un impegno di tutte le forze politiche sarde affinché, in un momento nel quale è richiesto il massimo della coesione di popolo, giunga dalla nostra Isola un messaggio di serenità e di fiducia verso quel futuro comune che ci appartiene e che dobbiamo costruire attraverso il concorso di tutti e col rispetto di tutti. (R.R.)