Data: 11/10/2005 – Cagliari
Cagliari, 11 ottobre 2005 – L’Assemblea sarda, entro la fine dell’anno, approverà il “sistema integrato regionale dei servizi alla persona”, il provvedimento è stato licenziato recentemente dalla competente Commissione ed è pronto, quindi, per l’esame definitivo da parte del Consiglio regionale. Una prima risposta alle esigenze di molte famiglie sarde, specialmente di quelle che hanno necessità di ricorrere ai servizi di salute mentale, una difficile situazione nella quale si trovano molti sardi, anche perché nell’isola si registra “un grave ritardo, un colpevole ritardo” nell’attuazione della riforma sulle ”malattie mentali”, avviata oltre venti anni fa ed ancora bel lontana dall’essere “a regime”. La situazione, difficile, per i problemi sociali e per le carenze dei servizi necessari per prevenire e combattere le malattie mentali, è stata approfondita nel corso dell’incontro tra il presidente del Consiglio Giacomo Spissu, il presidente della Settima commissione Pierangelo Masia, i consiglieri regionali Nazareno Pacifico e Sandro Frau, l’assessore della Sanità Dirindin, i componenti il Comitato sardo delle associazioni dei familiari e degli utenti dei servizi di salute mentale che si è svolto, questa mattina, nel transatlantico del palazzo del Consiglio regionale.
Un incontro sollecitato dai rappresentanti delle diverse associazioni di volontariato che in Sardegna, in tutte le parti dell’isola, sono da anni impegnate nel cercare di risolvere una situazione complessa, resa anche più difficile dalla mancanza di ambulatori adeguati, di centri di salute mentale, di tutte le altre strutture, pubbliche e privaste, che assistono i malati e le loro famiglie, fornendo quei supporti sanitari, scientifici, necessari per superare gli ostacoli e le difficoltà causati dalla presenza, dalla costante e continua assistenza che deve essere garantita ai malati mentali.
Si è fatto molto, in questi ultimi anni, grazie anche alla preziosa collaborazione con le strutture sanitarie del Friuli Venezia Giulia che, proprio per queste particolari patologie, hanno messo a punto un sistema di cura ed assistenza particolarmente attento ed efficiente; molti risultati positivi sono stati raggiunti, anche “per il costante stimolo a fare” che ha caratterizzato l’azione di tutte le associazioni riunite nel Comitato. Ma molto resta ancora da fare, per superare la cronica mancanza di fondi, di centri in grado di operare sempre (24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, domeniche e feste comprese), per superare il ritardo culturale che impedisce di guardare al malato, ed alla malattia, in termini moderni e nuovi.
“Dalle malattie mentali si può guarire; non è vero che la schizofrenia sia una strada senza ritorno”, ha ricordato la “portavoce del Comitato” Gisella Trincas. Ma occorrono iniziative nuove, finanziamenti adeguati, iniziative diverse da quelle che hanno caratterizzato le scelte di molti decenni fa.
La situazione, grosso modo, è comune a tutte le diverse zone dell’Isola, come hanno denunciato i rappresentanti delle singole associazioni. Le strutture sono inadeguate, medici e specialisti (“che devono essere di grandissima preparazione e capacità professionali”) sono troppo pochi e non si trovano quando e dove occorrono.
La prima cosa da fare, in tempi assolutamente rapidi, è approvare il piano sanitario regionale (“quello proposto dall’assessore va bene”) e stanziare le somme necessarie per fare fronte alle esigenze dei malati sardi. Il resto verrà e le Associazioni, “siamo una risorsa, abbiamo dimostrato di avere capacità e qualità, umane e professionali, delle quali c’è bisogno”, sono prontissime a fornire il loro prezioso contributo.
Partendo dalle esperienze di Trieste, ma anche di ciò che si è fatto in altre parti d’Italia, si può organizzare anche in Sardegna un sistema moderno ed efficiente. Le case protette, le case famiglia sono una base di partenza, poi si deve modulare l’intervento tenendo conto delle peculiari esigenze dei malati, delle difficoltà che incontrano le famiglie, delle particolari cure che devono essere fornite e che variano da caso a caso. Particolare attenzione deve, infine, essere riservata alla prevenzione, al disagio giovanile, un fenomeno in preoccupante crescita, alla qualificazione dei servizi, al sostegno, anche economico, da fornire alle famiglie.
Obiettivi ben noti anche alla Giunta, ha assicurato l’assessore Dirindin, che ha avviato gli studi per giungere ad una rete integrata dei servizi, a realizzare un effettivo recupero e reinserimento, nella società ma anche nel modo del lavoro, dei molti malati “recuperati o guariti”; cosi come si stanno studiando programmi comuni con altre amministrazioni, ad esempio quella carceraria, per mettere a punto piani di intervento comuni.
“Una strada lunga, anche perché si incontrano spesso nuovi ostacoli; perché si trova sempre qualcuno che frena le iniziative degli altri”. Il Consiglio regionale, lo hanno confermato Giacomo Spissu e Pierangelo Masia, al termine dell’incontro, guarda “con grande attenzione anche a queste problematiche”. La commissione Sanità, infatti, sta lavorando con attenzione, interesse, grande sensibilità su questi temi e sta mettendo a punto le risposte possibili a queste delicate esigenze. “Il Consiglio, lo ha assicurato il presidente Spissu, entro la fine dell’anno discuterà ed approverà il sistema integrato regionale. Un primo passo. In seguito, unendo le forze e le energie (utilizzando anche l’apporto del Coordinamento delle associazioni), certamente sarà possibile giungere ad altri importanti risultati positivi”.