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Il Consiglio regionale avvierà una proficua stagione di lavoro per “riscrivere” lo Statuto speciale della Sardegna e valorizzare le autonomie locali. Il presidente Spissu ha ricevuto i segretari generali di Cgil, Cisl ed Uil ed i rappresentanti delle Comunità montane

Data: 09/09/2004


Le iniziative politiche promosse, in questi giorni, dal presidente del Consiglio regionale in difesa della “specialità” dell’autonomia della Sardegna, il voto dell’Assemblea sarda che ha approvato i contenuti della risoluzione elaborata dalla Prima commissione, sono stati giudicati “estremamente significativi” e totalmente condivisi dai segretari regionali delle Confederazioni sindacali Giampaolo Diana, Mario Medde e Gino Mereu, ricevuti, assieme alle loro delegazioni, questa mattina, dal presidente del Consiglio regionale, Giacomo Spissu.


Il disegno di legge di riforma della Parte Seconda della Costituzione, così come modificato dalla Commissione Affari costituzionali della Camera, il cui esame in Aula inizierà la prossima settimana, rischia di “ridurre profondamente” le caratteristiche della autonomia speciale della Sardegna. Un pericolo che ha spinto politici, sindacalisti, le forze vive della società sarda ad una mobilitazione che ora sembra dare i primi frutti.


Il momento, però, è ancora particolarmente delicato e le assicurazioni che lo stesso presidente Spissu ed il presidente Soru hanno avuto dai ministri Calderoli e La Loggia, nel corso dell’ultimo incontro romano, “rassicurano sul rispetto delle nostre ragioni, ma certamente non bastano”.


Il Consiglio, quindi, avvierà, in tempi brevi, una intensa attività per giungere ad un “nuovo Statuto speciale della Sardegna, per avviare anche quel processo di valorizzazione delle Autonomie locali”, temi dei quali si è a lungo discusso e che devono portare, ora, a soluzioni pratiche.


La scorsa legislatura, ha detto tra l’altro il presidente Spissu ai segretari generali delle confederazioni sindacali sarde, si è parlato molto del metodo da seguire per giungere ad una significativa modifica del nostro Statuto speciale. “Questa legislatura dovrà essere caratterizzata da un grande dibattito, da un grande confronto, al quale dovranno partecipare tutte le forze vive della società sarda, per riscrivere, materialmente, la nostra Costituzione autonomistica”.


Uno sforzo al quale dovranno partecipare, oltre ai politici, i sindacati, gli imprenditori, gli enti locali, le associazioni del volontariato e quelle culturali, tutti i rappresentanti delle composite realtà che formano la società sarda. Sarà necessario, quindi, trovare uno strumento che garantisca tutte “queste presenze” e, certamente, il Consiglio regionale saprà mettere a punto le norme adatte.


Il presidente Spissu, nel corso del cordiale incontro con i rappresentanti sindacali, ha anche voluto assicurare che l’Assemblea sarda seguirà, con particolare attenzione, il dibattito in corso nel Paese sul nuovo assetto federale da dare allo Stato. Un assetto che non dovrà penalizzare le regioni più deboli, che dovrà garantire i diritti essenziali, le esigenze dei più deboli e dei meno fortunati.


Le conquiste democratiche, civili, sociali, non possono essere dimenticate; se la situazione complessiva è migliorata, ciò è stato possibile grazie alle lotte, alle battaglie che le forze politiche e sindacali hanno portato avanti, con sacrifici, anche in Sardegna. E’ necessario, quindi, impegnarsi per essere “parte attiva” anche nella elaborazione del grande disegno di sviluppo europeo, ancora più impegnativo e difficile dopo l’allargamento della Unione e verso il traguardo dei 25 Stati membri.


“Il Consiglio, ha aggiunto Spissu, avvierà una puntuale riflessione sui temi delle riforme, dello sviluppo, della crescita sociale e civile, sull’insieme delle iniziative che devono essere avviate perché la Sardegna sia realmente al passo con i nuovi tempi”.


Una riflessione che deve portare a nuove regole “valide per tutti”, sulle quali occorre trovare una larga intesa e le opportune convergenze. Le riforme, infatti, non possono essere di una sola parte, ma di “tutta la società sarda”.


E le nuove norme statutarie devono, necessariamente, essere scritte in Sardegna, perché, come hanno sollecitato gli esponenti delle Comunità montane ed i molti rappresentanti degli enti locali che sono stati ricevuti dal presidente Spissu appena prima degli esponenti sindacali, la realtà sarda ha “bisogno di profondi cambiamenti”.


Nello scorso mese di luglio, nel corso di un seminario di studio a Dorgali, i rappresentanti delle autonomie locali isolane hanno elaborato la “carta di Dorgali”, un dettagliato documento col quale sollecitano la attuazione delle nuove norme del Titolo V della Costituzione anche nel complesso sistema degli enti locali sardi.


La istituzione del Consiglio regionale delle Autonomie, una ridefinizione dei ruoli e dei compiti delle Comunità montane, una reale attuazione del “federalismo interno, con il trasferimento di compiti e doveri agli enti locali, può favorire il processo di crescita, di ammodernamento della società sarda.


L’Assemblea regionale, ha ricordato il presidente Spissu, si è occupata a fondo di questi temi e, nella scorsa legislatura, aveva avviato l’iter per l’approvazione delle necessarie norme. Nel più vasto discorso delle riforme, anche questi argomenti saranno ripresi, approfonditi e, certamente, in tempi brevi, il Consiglio potrà affrontarli e trasformarli nei necessari provvedimenti legislativi.


Abbiamo discusso molto dei metodi da seguire, ha concluso il presidente dell’Assemblea regionale, abbiamo dato vita ad un grande ed interessante confronto. “Ora è necessario entrare nel merito dei diversi argomenti. Questo Consiglio ha le capacità per farlo. Coinvolgeremo nel nostro lavoro tutte le espressioni della società sarda ed i risultati, ne sono certo, saranno ottimi”.

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