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Garante per l’Infanzia e Adolescenza, presentata la ricerca su “Educazione alla Parità e al Rispetto nelle scuole sarde”

Cresce la consapevolezza tra i giovani sulla violenza di genere e sull’importanza del rispetto reciproco, ma c’è ancora una percentuale, che va dal 10 al 30%, pari a 10-30mila ragazzi e ragazze sardi, che ha atteggiamenti e percezioni problematiche che rendono normali comportamenti tossici come la violenza verbale, fisica, il linguaggio sessista, l’atteggiamento possessivo nelle relazioni e il revenge porn.
E’ quanto emerso dall’analisi, dal titolo “Educazione alla Parità e al Rispetto nelle Scuole Sarde”, realizzata da Eurispes Sardegna, in collaborazione con la Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Carla Puligheddu, e presentata oggi in Consiglio regionale, alla presenza dell’assessora della Pubblica Istruzione, Ilaria Portas, della presidente della Commissione Cultura e Istruzione, Camilla Soru, della consigliera regionale Paola Casula, del direttore dell’Eurispes Sardegna, Gerolamo Balata, e dei rappresentanti degli studenti, degli insegnanti e delle associazioni.

Tra le criticità evidenziate nell’analisi, condotta su un campione di 1.855 studenti, appartenenti a circa 70 scuole della Sardegna, è la normalizzazione di atteggiamenti di controllo e di violenza verbale all’interno delle relazioni affettive. Luca Pisano, psicologo, ha spiegato che ci sono ancora troppi giovani che vivono la relazione sentimentale come controllo, che poi sfocia in azioni violente, verbali o fisiche, quando non riescono a controllare il partner. Uno studente su sette, pari a circa il 15%, giustifica o non riconosce la gravità delle violenze sessuali e, addirittura, uno su cinque, pari al 20%, giustifica il revenge porn con una colpevolizzazione della vittima. Ma non solo. Sei giovani su dieci minimizzano la negatività dei linguaggi violenti.
Per Pisano è necessario lavorare su questi temi, a scuola e in famiglia, con un’educazione sentimentale, sui linguaggi, sul percepire alcuni atti come violenti, sull’utilizzo di contenuti digitali adeguati, sulla musica e sul riassociare la colpa con la responsabilità penale. “Bisogna insegnare ai nostri giovani, bambini e bambine che l’amore non è egoismo, non è possesso e non è controllo, ma occasione per continue rinascite. Bisogna valorizzare la diversità, il rispetto reciproco, favorire l’inclusione, valori fondamentali in ogni relazione la relazione”, ha affermato la Garante Puligheddu, “credo che l’amore sia il sentimento più connesso al concetto di parità e rispetto e credo che il rispetto non abbia genere e l’amore non abbia confini”. Per la Garante questa ricerca offre dati importanti, che non esistevano, per studiare politiche che siano efficaci e ha proposto un Osservatorio regionale dell’Infanzia e adolescenza, che consentirebbe alle Istituzioni di lavorare meglio e in modo più efficace”.
Puligheddu ha spiegato che la decisione di realizzare questa ricerca è stata spinta dalla necessità di capire cosa stia accadendo ai nostri giovani “che stanno sempre peggio e manifestano malessere”. Per la Garante bisogna lavorare sui rapporti e i ruoli all’interno della famiglia, sull’ascolto vero, accogliere la loro energia esplosiva e cambiare atteggiamento nei loro confronti e smettere di trattarli come “adulti manchevoli”. Dalla ricerca, ha spiegato Marisa Muzzetto, sociologa Eurispes, il 34,8% degli studenti ha dichiarato di aver inviato insistentemente messaggi o chiamate per controllare il partner, il 25,9% ha controllato lo smartphone del proprio partner almeno una volta e il 17,4% ha chiesto al partner di evitare determinate amicizie per gelosia. Non solo. Anche il linguaggio gioca un ruolo centrale nella formazione delle percezioni giovanili: il 57,9% degli studenti minimizza o ignora la violenza verbale presente nei testi delle canzoni, considerandola ironica o innocua. Tra gli aspetti negativi, evidenziati dalla ricerca, anche la difficoltà nel denunciare e nel riconoscere i comportamenti abusivi: un indicatore, secondo i relatori, della necessità di un maggiore supporto educativo e di politiche scolastiche più incisive. Quando i ragazzi subiscono episodi di violenza, infatti, il 29,4% non ne parla con nessuno, il 31,8% si confida con un amico, mentre il 31,1% con un familiare e solo il 7,7% si rivolge a un insegnante o a una figura scolastica. Anche se la violenza fisica viene perpetrata dopo la scoperta di un tradimento, la maggior parte degli studenti, l’87,8%, non la considera accettabile, mentre per l’8,8% di essi può essere in qualche modo giustificabile. È un comportamento normale, invece, per il 3,4% dei ragazzi.
Un aspetto positivo è che l’84,7% degli studenti afferma che nelle proprie scuole si affrontano temi come la violenza di genere, il bullismo e il cyberbullismo. Il 54,3% degli studenti ha sentito parlare frequentemente della violenza di genere, mentre il 6,9% non ne ha mai sentito parlare. Il 40,4% ritiene che il fenomeno sia allarmante per la sua diffusione attuale, ma il 43% pensa che sia sempre esistito, minimizzandone l’urgenza.
“I dati che ci ha fornito questa ricerca, – ha spiegato la garante Carla Puligheddu – sono molto importanti per proseguire il lavoro di indagine conoscitiva delle dinamiche che si sviluppano tra i ragazzi che frequentano le scuole sarde. Dopo la precedente, dedicata all’orientamento quale strumento per contrastare la dispersione scolastica, si intende proseguire le attività di studio e analisi così da contribuire alla realizzazione di politiche giovanili adeguate per la regione Sardegna”.

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